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Scoperte, invenzioni, record
e avvenimenti importanti che
hanno segnato il XX Secolo |
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Finestre fotografiche
su Liguria e Toscana |
GENOVA |
Il
capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
"Capitale Europea della Cultura"... |
EUROFLORA |
In
primavera, ogni 5 anni,
alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo... |
VIA FRANCIGENA |
Col
Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento... |
PARCO DEL MAGRA |
A
Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa... |
GOLFO DELLA SPEZIA |
Tra la punta
di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più
profonde insenature di tutto il litorale occidentale
italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella
quale è incastonata La Spezia, città sede di porto
militare e mercantile, che oggi è anche punto di
attracco per le navi da crociera... |
LE CINQUE TERRE |
Cinque
borghi marinari il cui destino è sempre stato
storicamente legato alla terra e all'agricoltura
piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della
Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i
Patrimoni Mondiali dell'Umanità... |
LA VAL DI MAGRA |
Nobili,
vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio... |
LA VAL DI VARA |
La
"Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa... |
LA LUNIGIANA |
La
"Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e
perfettamente conservati... |
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Close Up |
Argomenti del
sito in primo piano,
eventi, news e storia del territorio |
Le Alpi Apuane
Originano da movimenti
tettonici del fondo marino
e sono un "monumento
geologico"
unico al mondo... |
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Liguri Apuani e Statue Stele
Le radici più profonde delle
comunità lunigianesi affondano
fino alle soglie della protostoria.
Mari e monti un tempo erano
occupati dalla bellicosa
popolazione dei Liguri Apuani... |
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Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
territorio, un tempo abitato dai
bellicosi Liguri Apuani, da dove
parte questo sito... |
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Antiche ricette in Lunigiana
Piatti prelibati di
una cucina essenziale, ma non per questo meno saporita. Cibi dal
sapore antico che tornano ad imbandire le nostre tavole dopo
essere stati riscoperti a nuova vita. |
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Ferrovia Aulla-Lucca
Il fascino dei
treni d'epoca
e delle locomotive a vapore |
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Ferrovia Pontremolese
Una linea di
vitale importanza
per La Spezia e la Lunigiana |
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Ex
Ceramica Vaccari
Il comprensorio
della fabbrica è un prezioso esempio di civiltà industriale di
fine Ottocento e rappresenta un pezzo di storia fondamentale per
Santo Stefano Magra e per tutta la Provincia della Spezia. Le
aree recuperate vengono oggi dedicate all'arte, allo spettacolo,
alla cultura... |
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Il dialetto genovese
Le trasformazioni
fonetiche avvenute nella parlata di Genova sono un segno
inequivocabile del dinamismo espresso dalla città durante i
secoli della Repubblica. A Genova il dialetto è una lingua viva,
che oggi viene insegnata anche nelle scuole... |
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Infiorate del Corpus Domini
"Per tetto un cielo di stelle e
per strada un tappeto di fiori...".
A Brugnato, ogni anno, giovani e
meno giovani si radunano nel
centro storico per abbellire strade
e piazze con disegni floreali,
secondo un'antica tradizione che
origina da un miracolo
avvenuto a Bolsena... |
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Mezzi da lavoro storici
I raduni e le
esposizioni di questi autoveicoli sono un modo per ricordare ed
onorare le persone che, in passato, questi mezzi li hanno
guidati per mestiere... |
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Mezzi militari storici
I più celebri
veicoli militari che hanno partecipato alle vicende della
Seconda Guerra Mondiale sfilano per strade e piazze e mantengono
vivo il ricordo di quei terribili giorni... |
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INDICE GENERALE
CRONACA 01
02
03
04
05
06
SPORT GIRO
TOUR
CICLISMO
ALTRI
FAUSTO COPPI
INTER
RIVISTE 01
02
03 |
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FAUSTO COPPI
il campionissimo
del ciclismo |
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"Sarai la prima ruota del mondo!" gli disse Biagio Cavanna
toccandogli i muscoli... |
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La mamma |
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Il fratello Serse |
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Con la figlia Marina |
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Zia Albina, la sua maestra |
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La sua "terza sorella": la bicicletta |
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Giro di Lombardia 1951 |
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Sull'Abetone al Giro del 1940 |
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Primo piano in gara |
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Con la moglie e la figlia Marina |
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Tappa di Briançon al Tour 1951 |
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Con Loretto Petrucci |
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Vittoria al G.P. Vannini 1951 |
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Sullo Stelvio al Giro del 1953 |
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La fatica |
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Con Koblet al Giro del 1953 |
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Con Donato Piazza |
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Giulia Occhini al mare con i figli |
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Stretta di mano con Bartali |
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Angelo Fausto
Coppi da Castellania, un salumiere
mancato... |
La sua è una storia difficile. Nasce a
Castellania, allora un paesetto di venti case al
massimo, in cima ad una collina alle spalle di
Novi Ligure. A Castellania si arrivava su una
strada ripida e senza asfalto, segnata
profondamente dalle ruote dei carri agricoli.
Suo padre Domenico era un negoziante di vini,
proprietario di una grossa vigna.
Fausto, per i registri dello stato civile,
nacque alle ore 17 del 15 settembre 1919.
Sua madre Angiolina lo diede alla luce nella
piccola casa sulla strada. Pesava solo 2 chili.
Era una giornata chiara d'autunno. Tempo di
vendemmia: suo padre venne avvisato nel vigneto.
Volle che il bambino venisse chiamato Angelo
Fausto. Ma fu per tutti, sempre, Faustino, per
non confonderlo con il prozio che, lui pure,
aveva nome Fausto.
Mosse i primi passi nella quiete di Castellania
e le 35 famiglie del paesetto piemontese allora
non avrebbero mai immaginato che quel silenzioso
ragazzino sarebbe diventato, un giorno, il re
della bicicletta.
Faustino, il terzo figlio dopo Livio e Maria,
venne su gracile. Aveva le gambe lunghe, la
testa piccola, un naso da "pinocchietto": con
questo nome lo canzonavano i compagni. Frequentò
le scuole a Castellania. L'edificio scolastico
era composto da un solo grande stanzone cui si
accedeva salendo tre gradini in pietra, passando
per una porta abbastanza piccola a fianco della
quale era anche una cassetta per le lettere. Gli
alunni di qualsiasi età studiavano in questa
classe unica. La maestra era sua zia Albina
Tartara in Coppi (aveva sposato uno zio di
Fausto).
Il destino del ragazzo, come per i suoi fratelli
( era nato anche Serse, il 19 marzo del 1923)
sarebbe dovuto essere il lavoro dei campi. Ma
Fausto sembrava troppo debole per quella vita e
venne così «messo a posto» presso una
salumeria di un amico di famiglia, Merlani, a
Novi Ligure.
La speranza, ora, era quella di fargli imparare
il mestiere e, chissà mai, comprargli un buon
negozio per vendere prosciutto, salame e
formaggio, oppure una <posteria> dove ci fosse
anche il pane e il vino. Tutto pareva
organizzato per bene.
Quando Fausto chiese di avere una bicicletta per
andare al lavoro, in famiglia gli dissero:
"Comprala con i soldi tuoi!".
Faustino aveva il suo gruzzolo. Lo zio Fausto
gli aveva messo sotto il cuscino, il giorno in
cui era nato, una grossa moneta da 10 lire che
era stata poi versata in banca. Quel denaro fu
la base per un libretto di risparmio, arricchito
da quanto era stato risparmiato, soldino per
soldino, grazie a tutta una serie di salvadanai
di coccio.
La bicicletta fu così acquistata. Il ragazzo,
tutte le mattine, verso le sette, inforcava il
suo nuovo mezzo e scendeva a Novi per servire i
suoi clienti. Arrivava sempre regolarmente in
orario, a volte un pò trafelato per le lunghe
volate che faceva se doveva recuperare del tempo
per aver dormito qualche minuto in più.
Fausto era stato autorizzato dal sig. Merlani a
consumare il pasto in negozio: un po' di
prosciutto, una fetta di gorgonzola e un
bicchiere di vino delle colline tortonesi...
A tarda sera, quasi sempre alla stessa ora,
tornava a casa. La salita per raggiungere
Castellania era dura e valeva la pena di tentare
ogni giorno di stabilire il <record> personale
della scalata. Nacque così Fausto Coppi
corridore... |
L'incontro col massaggiatore Biagio Cavanna |
Delle sue piccole e facili imprese venne a
conoscenza un massaggiatore molto noto a Novi
Ligure. Siamo nel 1935 e Biagio Cavanna, così si
chiamava, frequentava spesso la salumeria
Merlani, dopo essere sceso dal paese di Pozzolo
Formigaro. Il Cavanna era stato vicino anche ai
grandi Girardengo e Guerra e in quel tempo si
compiaceva di commentare le prime imprese di un
certo Gino Bartali, detto anche «il toscano».
Cavanna aveva allora un «covo», una curiosa
scuola di ciclisti, di giovanissime speranze,
che avviava alla carriera non facile di
corridore. Era quello che oggi viene chiamato un
«talent scout».
Faustino ascoltava in religioso silenzio quei
racconti e sognava di diventare un corridore
anche lui. Però non trovò mai il coraggio
personale di confessare le sue aspirazioni a
Cavanna, perché aveva paura di essere preso in
giro.
La sorte volle che l'uomo di sport di Pozzolo
Formigaro non potesse mai vedere le imprese del
suo nuovo pupillo perché, di lì a poco, sarebbe
diventato cieco.
Fu allora che cominciò a scendere a Novi per
fargli la spesa quotidiana il corridore Isidoro
Bergaglio. Faustino fece amicizia con lui e i
due, di tanto in tanto, uscivano insieme per
allenarsi sulle strade del novese.
Passarono circa due anni prima che Bergaglio
trovasse la forza di confessare al Cavanna che
tenere la ruota di Coppi era impresa molto
ardua, che il ragazzo aveva delle ottime
attitudini.
Cavanna, che era un lungimirante, convocò
immediatamente Coppi per tenere un allenamento
alla sua presenza. I suoi collaboratori lo
informarono dovutamente che quel ragazzo lungo e
magro, con un torace alto, ma assai capiente,
aveva della stoffa e delle spettacolose doti da
scalatore-passista.
L'ormai cieco Cavanna, toccandogli i muscoli,
esclamò: "Sarai la prima ruota del mondo!".
A Faustino venne perciò proposto di entrare nel
«covo» ciclistico.
Sarebbero saltati però tutti i progetti di papà
Domenico di fare del figlio un pizzicagnolo!
Dopo vari consigli di famiglia, anche lo zio e
la mamma si convinsero che bisognava per lo meno
tentare che Faustino abbracciasse un mestiere
così pericoloso.
Coppi abbandonò la salumeria Merlani, entrò nel
collegio e cominciò a correre da dilettante.
Partecipò alla sua prima corsa nel luglio del
1937 (Boffalora). La sua prima vittoria fu a
Castelletto d'Orba nel 1938, anno in cui Gino
Bartali vinceva il suo primo Tour de France.
Coppi era solo un ragazzo di belle speranze,
come tanti che vincono corse dilettantistiche.
Nel 1939, da dilettante indipendente vinse il
titolo italiano di categoria in quel di Varese e
riportò un totale di 6 successi
(una di queste vittorie
è ricordata ogni anno in quel di Lerici (SP),
nella frazione di Pugliola).
Ma per Faustino si spalancarono presto le porte
del professionismo.
Il suo primo contratto glielo fece firmare
Eberardo Pavesi, il furbo «avocatt» del
ciclismo, per la squadra della Legnano, il quale
spesso ricordava: "Quando lo vidi sulla
bicicletta compresi che era un uomo da tenere
d'occhio. Lo dissi anche a Bartali che allora
della Legnano era il caposquadra. Da quel giorno
l'ho sempre seguito e difeso...". Coppi
esordì al Giro del Piemonte svolgendo
egregiamente il ruolo di gregario di Bartali e
riuscendo comunque ad arrivare terzo al
traguardo di Torino.
Nel 1940 vinse il suo primo Giro d'Italia,
aiutato dallo stesso Bartali, quando per lui le
speranze erano definitivamente tramontate.
Conquistò la maglia rosa nella tappa
dell'Abetone, da Firenze a Modena, sotto una
pioggia torrenziale, e riuscì a tenerla fino a
Milano. Pavesi ricorda che, anche allora,
qualcuno disse che poteva essere una meteora.
Ciò accadde quando sulle Dolomiti si trovò
qualche volta in difficoltà. Ma aveva solo 21
anni e qualche debolezza era logica. Comunque,
che fosse un campione, era indubitabile.
Faustino guadagnò centomila lire e diventò il
primo rivale di Gino.
Non erano quelli anni propizi allo sport. Venne
richiamato a causa della guerra, ma poté
continuare a gareggiare. Vinse ancora molte
corse, anche se la vita gli oppose il primo
grande dolore: la morte del padre. Nel 1941 si
aggiudicò il Giro della Toscana, il Giro del
Veneto, il Giro dell'Emilia, la Tre Valli
Varesine, la Corsa a Coppie Milano (con Ricci).
Correva anche in pista.
Dopo la conquista del titolo italiano
nell'inseguimento, lo attendeva un'altro
episodio sfortunato. Nel giugno del 1942 cadde
sul parquet del Velodromo Vigorelli di Milano,
fratturandosi la clavicola sinistra. In quel
periodo di sosta maturò l'idea di conquistare il
record dell'ora che, dal 1937, era detenuto dal
francese Archanbaud. Il caporale Fausto Coppi
del 38° reggimento fanteria, in un fresco
mattino del 7 novembre, percorse in 60 minuti 45
chilometri e 798 metri, riuscendo nell'impresa.
C'era un pallido sole, le tribune del Vigorelli
erano deserte, sulle curve stavano gli amici, i
tifosi e i meccanici pronti ad intervenire per
una eventuale foratura.
Dopo vari tentativi e discussioni con i tecnici,
Coppi decise di adottare per la grande prova il
rapporto 52/15 (metri 7,38 di sviluppo), con
pedivelle di 170 mm. Le gomme pesavano 120
grammi. Parve, ad un certo punto, che non ce
l'avrebbe fatta, ma la sua tenace volontà lo
spinse a ritrovare quelle forze che lo fecero,
alla fine, prevalere.
Quando venne superato, Archanbaud si oppose.
Addusse varie scuse. Vi era il problema dei
sacchetti posti ai margini della pista che non
parvero regolari. Ma con una semplice variante
sulla media, apportata dalla Federazione,
relativa alla posizione dei sacchetti, il
primato rimase a Coppi.
Nel frattempo le sorti della guerra non erano
favorevoli e il 38° reggimento fanteria
(Divisione Ravenna) partì dal porto di Napoli
con destinazione Africa del Nord. A Fausto non
vennero concessi privilegi e seguì i suoi
compagni. Il 17 maggio del 1943 cadde
prigioniero degli inglesi in Algeria, rimanendo
nel campo di concentramento di Megez el Bab per
un lungo anno. Poi divenne motociclista e passò
nel campo di Blida, presso Algeri. Il 3 febbraio
del 1945 fu rimpatriato e destinato al servizio
presso un comando della R.A.F come portaordini.
Era rimasto senza un soldo. Fu aiutato da
qualche vecchio amico e partecipò anche ad
alcune competizioni con la S.S. Lazio.
Al termine della Seconda Guerra Mondiale salì da
Roma a Castellania in bicicletta. Come lui amava
spesso ricordare "fu una splendida corsa
vittoriosa...". Ritrovò la mamma, le sorelle
Dina e Maria, i fratelli Livio e Serse, lo zio
Giuseppe, ma soprattutto le corse, quelle vere.
Nel 1945 Fausto riapparve sulle strade italiane
vincendo la Coppa Salvioni, la Coppa Candelotti,
il Circuito di Milano, il Circuito di Lugano e
il Circuito di Ospedaletti.
Il primo numero di "Tuttosport"
versione bisettimanale (30 luglio 1945)
riportò in prima pagina la vittoria di Vito
Ortelli nella 28a Milano-Torino. Fausto Coppi,
attardato da incidenti, tagliò il traguardo al
quinto posto.
Il 22 novembre del 1945 si sposò nella chiesa di
Sestri Ponente con Bruna Ciampolini e due anni
dopo, il 1° novembre 1947, nacque sua figlia
Marina. |
La tragedia
del fratello Serse e i momenti più belli della carriera |
A casa aveva
ritrovato il fratello Serse, per il quale aveva
sempre avuto una predilezione. Anche a lui
piaceva correre in bicicletta e con lui riprese
la difficile strada delle gare.
Per Faustino quelli furono anni d'oro, che lo
additarono all'onore delle cronache sportive
europee come "
Il Campionissimo".
Nel 1946 passò sotto contratto con la mitica
Bianchi. E' l'anno del suo primo successo alla
Milano-Sanremo, ottenuto con un vantaggio
abissale di 14 minuti sul secondo arrivato.
Vince anche il Giro della Romagna, il Gran
Premio delle Nazioni a cronometro, il Giro di
Lombardia, il circuito di Lugano, il Circuito
del Trocadero e arrivò secondo al Giro d'Italia
(vinto da Gino Bartali), con tre successi di
tappa. Nel 1947 rivinse il Giro d'Italia, molte
altre corse su strada, divenne Campione d'Italia
e Campione del Mondo dell'inseguimento.
Nel 1948 riportò altri grandi successi: La
Sanremo, il Lombardia (con distacco, nuovo
record della gara e della salita alla Madonna
del Ghisallo), Tre Valli Varesine, Giro
dell'Emilia, due tappe al Giro; tutto questo
nonostante la ridotta attività per una
squalifica subita dall'U.V.I. insieme a Bartali.
Ma fu nel 1949 che ottenne dei risultati
strabilianti: riuscì ad essere primo al Giro
d'Italia e al Tour de France, a conquistare il
titolo italiano, a battere tutti nelle più
importanti corse in linea, a rivincere la maglia
iridata dell'inseguimento. Al Giro rimase mitica
la tappa Cuneo-Pinerolo, conclusa dopo 192 Km di
fuga solitaria e 5 colli alpini scalati. Al
Tour, dopo essere partito malissimo, dominò le
due cronometro e staccò tutti nella
Briançon-Aosta, centrando una doppietta
Giro-Tour nello stesso anno, cosa in precedenza
mai riuscita ad altri.
Le sue imprese furono decantate dai giornali di
tutto il mondo.
Si prospettavano tempi ancora migliori, vista la
sua imbattibilità e le vittorie alla
Parigi-Roubaix e alla Freccia-Vallone. Invece,
il 2 giugno 1950, durante il Giro d'Italia, una
manovra azzardata del suo compagno di squadra
Peverelli lo fece cadere rovinosamente a terra.
Coppi riportò l'incrinatura del bacino e una
grave contusione all'anca e venne trasportato
all'ospedale di Trento. Sembrava che il
campionissimo dovesse interrompere la sua
meravigliosa avventura.
L'anno seguente invece eccolo di nuovo in sella:
una breve e ancora sfortunata apparizione nella
Milano-Torino, quando sul fine gara scivolò
sull'anello bagnato del Motovelodromo e si ruppe
la clavicola destra.
Il primo numero di "Tuttosport"
versione quotidiano (12 marzo 1951)
così titolava in prima pagina: "Fiorenzo
Magni vince in volata una durissima
Milano-Torino - Grave caduta di Coppi - Una
grande corsa con un doloroso epilogo - Guaribile
in 40 giorni: accertamenti radiografici e
ricovero in clinica per un probabile piccolo
intervento chirurgico."
Riuscì ugualmente ad essere al via del Giro
d'Italia, anche se fu solo per onor di firma,
vista la sua scarsa condizione fisica.
Decidendo di puntare tutto sul Tour, per
affinare la sua condizione atletica, qualche
giorno prima del via partecipò il 29 giugno al
Giro del Piemonte insieme a suo fratello Serse.
Un dramma stava attendendo, dietro l'angolo, la
famiglia Coppi.
Nella discesa verso Torino Serse cadde battendo
violentemente il capo. Lì per lì sembrava nulla
di grave. Il fratello minore si rialzò e
concluse ugualmente la corsa, ma i dolori al
capo erano forti e fu così condotto alla clinica
Sanatrix per accertamenti.
Sersè spirò nella nottata, praticamente nelle
braccia di Fausto e per suo volere venne poi
sepolto nel piccolo cimitero di Castellania,
sulla collina di San Biagio, accanto alla tomba
di papà Domenico, il 1° luglio.
Coppi era straziato dal dolore e dal rimorso di
non aver interrotto subito la corsa del
fratello. Appena possibile saliva fin sulla
collinetta per deporre fiori sulla sua tomba.
Non voleva essere visto: Coppi era sempre
gentile con tutti, anche con i fotografi
inopportuni, ma quando andava a pregare per
Serse non voleva nessuno intorno. Serse era più
giovane di Fausto ed era assai meno bravo di
lui. Per questo Fausto lo difese in ogni
circostanza e gli volle sempre un gran bene.
Serse non era bello come Fausto in bicicletta e
appunto per questo il campionissimo lo aiutava a
vincere. Ma, per quanto grande, non poté
impedire che la morte se lo prendesse proprio
durante una gara. Una corsa come tutte le
altre...
Per liberarsi dell'angoscia che lo opprimeva,
andò ugualmente al Tour de France 1951, con
alterne vicende. Nella tappa da Carcassonne a
Montpellier cadde in una crisi profonda, il
campione parve distrutto. Si lasciò sorprendere
dalla fuga di un gruppetto di corridori, tra i
quali il leader della classifica Hugo Koblet. Il
caldo terribile fece il resto. Tutta la squadra
italiana attese e aiutò il «campionissimo», che
arrivò solo qualche attimo prima della chiusura
del tempo massimo, sufficiente a continuare la
corsa. Qualche giorno dopo sui colli alpini del
Vars e dell'Izoard Fausto tornò a dominare gli
avversari, conquistando la vittoria della tappa
Gap-Briançon con quasi 4 minuti di vantaggio sul
secondo, il giovane Buchonnet. Era l'inizio
della ripresa...
L'anno seguente lo troviamo foriero di grandi
prestazioni. Nel 1952 vinse il Giro d'Italia, il
Tour de France e il Gran Premio del Mediterraneo.
Il Giro di Francia del
1952 era ricco di montagne e di arrivi di tappa
in salita
e fu letteralmente dominato da Coppi, scalatore
senza confronti.
Nel 1953 arrivò primo al Giro dopo aver trovato
la maglia rosa nella neve del Passo dello
Stelvio, durante la tappa di Bormio. Il
campionissimo della Bianchi salì la terribile
rampa con una magnifica andatura e transitò in
vetta con oltre due minuti sul secondo
(Pasqualino Fornara) e 4' e 27" sull'asso
svizzero Hugo Koblet, che era in testa alla
classifica generale. Nella discesa Koblet
recuperò solo 59" secondi: troppo pochi per
contrastare Coppi che all'arrivo si ritrovò
primo in classifica con 1' e 29" di margine.
Il 1953 è anche l'anno
in cui riuscì finalmente a conquistare a Lugano
il titolo mondiale. Per prepararsi
adeguatamente alla corsa della sua vita rinunciò
a circa 20 milioni di ingaggi che gli
organizzatori di mezza Europa gli avevano
offerto. Seguì un meticoloso programma di
allenamento e curò scrupolosamente i particolari
tecnici della sua bicicletta. Qualche amico gli
fornì dei materiali straordinari per l'epoca.
In corsa, modificando tutti gli accordi tattici
e tecnici, partì sulla salita della Crespera al
13° anziché al 14° giro. Gli resistette
temporaneamente il belga Dejiricke, che però
crollò a circa 30 Km dall'arrivo, accusando sul
traguardo un ritardo di oltre 6 minuti.
Chiuse quel magnifico periodo in coppia con il
campione mondiale dei dilettanti, Riccardo
Filippi, uno dei «cuccioli» della «covata» di
Cavanna, trionfando nel Trofeo Baracchi. I due
campioni del mondo percorsero il tragitto da
Bergamo a Milano alla media oraria di 45,713 Km,
una velocità da record, un'impresa incredibile.
Nel 1954 vinse il Giro della Campania, il Giro
di Lombardia superando tutti i più famosi
sprinters e il Trofeo Baracchi, ancora in coppia
con Filippi. |
L'incontro con Giulia Occhini e le sue ultime
vittorie |
Sembrava andare tutto benissimo, invece Fausto
Coppi fu protagonista di un altro episodio
sfortunato. Sulla strada di Pavia, in
allenamento, mentre era dietro un camion si
trovò improvvisamente davanti la sua ruota di
scorta che si era staccata accidentalmente.
Finì a terra e i medici
gli riscontrarono una frattura lineare frontale,
oltre a varie contusioni.
Quello era anche il periodo nel quale la sua
vita privata era in piena rivoluzione. Lo
«scandalo» di Fausto e della sua compagna,
la «dama bianca» Giulia
Occhini, già riempivano
tutte le prime pagine dei giornali.
Nonostante tutto, nel 1955 riportò un
formidabile successo al Giro della Campania,
conquistò il titolo italiano e vinse il Trofeo
Baracchi, sempre con Filippi.
Nel 1956, al Giro d'Italia, lo attendeva un
altro appuntamento con la sfortuna. Nella quinta
tappa da Mantova a Rimini, mentre il gruppo
procedeva lentamente, la caduta di alcuni
corridori coinvolse anche Coppi. Il
"Campionissimo" batté la schiena, ma riuscì
ugualmente a tagliare il traguardo. Però nella
frazione speciale pomeridiana di San Marino il
dolore era troppo forte e si ritirò. Rimase
immobilizzato per parecchio tempo ma, a fine
stagione, trovò la forza di arrivare secondo al
Trofeo Baracchi.
Nel 1957 la sfortuna per lui era ancora in
agguato. All'inizio della stagione accettò
l'invito di un vecchio amico, Franco Pretti, per
partecipare alle gare della «Settimana Sarda».
Il 1° marzo era a Sassari e, in un circuito di
poco conto, cadde fratturandosi il collo
anatomico del femore sinistro. Correva allora
per la Carpano-Coppi, sotto le cui insegne
riuscì a conquistare l'ultimo trionfo al Trofeo
Baracchi, in coppia con Baldini. |
La vacanza in
Africa quando era già iniziato il declino |
Ormai la sua stella va declinando. Il grande
campione resiste ancora sulla breccia solo
perché la bicicletta è la sua grande passione.
Sarebbe anche vecchio come atleta, ma la folla
lo ama ancora e ancora gremisce i velodromi per
applaudirlo.
I più famosi manager,
pur di averlo nelle
loro riunioni in pista,
gli offrono contratti favolosi. Guadagna ancora molto.
Per l'ennesima volta, ancora in allenamento, la
fortuna non gli è amica. Mentre segue la
motocicletta del fedelissimo Ettore Milano,
investe un trattore e finisce in ospedale. "Non
sono finito - dice - non c'è ragione perché io
abbandoni". Torna in sella e, pur non vincendo,
è sempre tra i primi. Alla gente piace molto
questo «vecchio» che da lezione ai giovani.
Conclude la stagione 1959 con un onorevole
piazzamento, in coppia con Bobet, al Trofeo
Baracchi. Gli anziani non ammainano bandiera...
Viene l'inverno: un organizzatore gli offre
l'opportunità di andare a caccia grossa
nell'Africa nera, in Alto Volta e di partecipare
a qualche criterium locale.
Per la caccia Fausto farebbe qualsiasi sacrificio.
Chiede soltanto che la tournee si concluda prima
del Natale, per poter passare le feste con suo
figlio Faustino, nel frattempo nato dall'unione
con Giulia Occhini.
Va in Africa, partecipa ad una riunione
piazzandosi assai bene, e poi va a caccia.
Al ritorno, in aereo, scrive i bigliettini di
auguri di Natale agli amici di sempre.
Un contratto appena firmato lo lega alla squadra
diretta dal suo ex rivale Gino Bartali, la "San
Pellegrino", della quale doveva essere il
capitano.
Insieme a Gino firma una serie di fotografie
che, in un certo senso sono sensazionali, in
quanto mostrano insieme, sorridenti, i due
famosi avversari, tornati insieme dopo venti
anni. A ritorno dall'Africa si porta dietro,
senza saperlo, un' infezione malarica.
Qualche giorno prima di Capodanno è in Via
Montenapoleone a Milano: ha accompagnato la
signora Giulia a fare compere. Ha il volto
stanco, lui che recupera in un'ora la fatica di
una tappa sull'Izoard. Dice "Buon anno!" e
sorride.
Il sorriso di sempre, un po' velato di
malinconia. Il destino avverso è ancora in
agguato...
Fausto Coppi si spegne il 2 gennaio 1960, per
una forma di malaria non riconosciuta dai
medici, tra il dolore e lo stupore del mondo
intero, sportivo e non.... |
Da una cronistoria di Mario Oriani -
(CORRIERE D'INFORMAZIONE 2-3 gennaio 1960),
liberamente adattata ed integrata con ulteriori
notizie, curiosità e particolari tratti dai
giornali sportivi dell'epoca. |
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INDICE GENERALE
CRONACA 01
02
03
04
05
06
SPORT GIRO
TOUR
CICLISMO
ALTRI
FAUSTO COPPI
INTER
RIVISTE 01
02
03 |
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