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Scoperte, invenzioni, record
e avvenimenti importanti che
hanno segnato il XX Secolo |
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Finestre fotografiche
su Liguria e Toscana |
GENOVA |
Il
capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
"Capitale Europea della Cultura"... |
EUROFLORA |
In
primavera, ogni 5 anni,
alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo... |
VIA FRANCIGENA |
Col
Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento... |
PARCO DEL MAGRA |
A
Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa... |
GOLFO DELLA SPEZIA |
Tra la punta
di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più
profonde insenature di tutto il litorale occidentale
italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella
quale è incastonata La Spezia, città sede di porto
militare e mercantile, che oggi è anche punto di
attracco per le navi da crociera... |
LE CINQUE TERRE |
Cinque
borghi marinari il cui destino è sempre stato
storicamente legato alla terra e all'agricoltura
piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della
Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i
Patrimoni Mondiali dell'Umanità... |
LA VAL DI MAGRA |
Nobili,
vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti
per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio... |
LA VAL DI VARA |
La
"Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa... |
LA LUNIGIANA |
La
"Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi
e perfettamente conservati... |
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Close Up |
Argomenti
del sito in primo piano,
eventi, news e storia del territorio |
Le Alpi Apuane
Originano da movimenti
tettonici del fondo marino
e sono un "monumento
geologico" unico al mondo... |
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Liguri Apuani e Statue Stele
Le radici più profonde delle
comunità lunigianesi affondano
fino alle soglie della protostoria.
Mari e monti un tempo erano
occupati dalla bellicosa
popolazione dei Liguri Apuani... |
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Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
territorio, un tempo abitato dai
bellicosi Liguri Apuani, da dove
parte questo sito... |
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Antiche ricette in Lunigiana
Piatti prelibati di
una cucina essenziale, ma non per questo meno saporita. Cibi dal
sapore antico che tornano ad imbandire le nostre tavole dopo
essere stati riscoperti a nuova vita. |
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Ferrovia Aulla-Lucca
Il
fascino dei treni d'epoca
e delle locomotive a vapore |
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Ferrovia Pontremolese
Una
linea di vitale importanza
per La Spezia e la Lunigiana |
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Ex
Ceramica Vaccari
Il comprensorio
della fabbrica è un prezioso esempio di civiltà industriale di
fine Ottocento e rappresenta un pezzo di storia fondamentale per
Santo Stefano Magra e per tutta la Provincia della Spezia. Le
aree recuperate vengono oggi dedicate all'arte, allo spettacolo,
alla cultura... |
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Il dialetto genovese
Le trasformazioni
fonetiche avvenute nella parlata di Genova sono un segno
inequivocabile del dinamismo espresso dalla città durante i
secoli della Repubblica. A Genova il dialetto è una lingua viva,
che oggi viene insegnata anche nelle scuole... |
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Infiorate del Corpus Domini
"Per tetto un cielo di stelle e
per strada un tappeto di fiori...".
A Brugnato, ogni anno, giovani e
meno giovani si radunano nel
centro storico per abbellire strade
e piazze con disegni floreali,
secondo un'antica tradizione che
origina da un miracolo
avvenuto a Bolsena... |
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Mezzi da lavoro storici
I raduni e le
esposizioni di questi autoveicoli sono un modo per ricordare ed
onorare le persone che, in passato, questi mezzi li hanno
guidati per mestiere... |
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Mezzi militari storici
I più celebri
veicoli militari che hanno partecipato alle vicende della
Seconda Guerra Mondiale sfilano per strade e piazze e mantengono
vivo il ricordo di quei terribili giorni... |
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INDICE GENERALE
'800
CRONACA 01
02
03
04
05
06
SPORT GIRO
TOUR
CICLISMO
ALTRI
FAUSTO COPPI
INTER
RIVISTE |
MAGGIO 1909 - Si conclude a Milano, dopo 2.448 Km in 8 tappe, il primo Giro d'Italia di ciclismo |
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Da Recco verso il Lido di Genova:
momenti di una corsa fantastica |
IL SECOLO XIX del 26 maggio 1909
- "...Sono le 16 e 8 minuti allorché
sulla strada provinciale, a poca
distanza da Recco, passa un motociclista
coperto di polvere che appare appena in
un nuvolo bianco. Egli ci grida: "Primo
Galetti! Tenete a destra!". E un minuto
dopo passa Galetti colla maglia bianca e
verde, curvo sul manubrio. Non corre,
vola, e non sembra stanco: persino a
dispetto della polvere appare ancora
roseo in viso e ai nostri applausi
sorride. Noi lo acclamiamo ancora mentre
il fortissimo corridore lombardo
scompare nel polverone che copre la
strada. Una grande automobile lo segue
da vicino: fra i viaggiatori |
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mascherati, coperti da spolverini e da
tutta la polvere che può regalare una
corsa forzata sulle nostre
deliziose vie provinciali, riconosciamo
il signor Costamagna della Gazzetta dello
Sport... Improvvisamente, tre
minuti dopo il Galetti, ecco il secondo.
Va come il vento, curvo sulla macchina,
colle braccia abbronzate al manubrio. |
Le vicende odierne
del Giro d'Italia
attraverso il
sito della Gazzetta |
E, se fosse possibile, più impolverato
di Galetti, più sudato: i baffi appaiono
grigi, sembra quasi più vecchio, ed è
vecchio invece soltanto di ciclismo,
perché si tratta di Rossignoli, altro
potente lombardo, un rivale
temibilissimo a tutti
su qualunque strada...
Ovunque gente alle finestre,
ovunque applausi, si buttavano fiori dai
giardini, popolati da signorine che battono le
mani entusiasmate... I ragazzi fanno un chiasso
da non dire: i cani, i gatti, le galline hanno
prudentemente vinta la curiosità e non si
lasciano vedere. Meglio per loro! Qualche povera
vecchina sbigottita sulla porta di casa si
ritrae indietro, mettendosi le mani alla testa |
presa da terrore... Galetti ha una panna: la
catena della macchina, in prossimità di Nervi,
salta via... Rossignoli passa come una freccia...
Da Quinto al Lido, all'apparire di Rossignoli,
è un battimani frenetico, un'ovazione raramente
udita. Dalla valle, dalle terrazze piovono
fiori, ancora rose, molte rose. E l'entrata al
Lido? Inenarrabile e può immaginarsela solo...
chi vi ha assistito! Per un istante ebbi in
cuore l'ultimo rimorso di non aver usata
altra bicicletta che il tram. (articolo di
A. Pescio) |
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Da LA GAZZETTA DELLO SPORT - 80 anni di
cronaca sportiva - del 19/06/78
- Sulla "Gazzetta" del 12 maggio 1909 si
legge, in apertura, il seguente congedo:
"Corridori!
L'ora è prossima, la battaglia incombe. Gli
amatori del ciclismo di tutte le nazioni vi
ammirano e attendono. Ognuno ha tra di voi il
suo favorito, la sua speranza. Come corridori
italiani avete il gran compito di difendere i
colori della Nazione. Come forestieri ed ospiti,
troverete fra i nostri campioni avversari degni,
ma leali e cortesi... Ed ora correte, correte,
correte: tutta l'Italia vuole vedervi,
ammirarvi..."
Proprio nell'anno in cui Louis Bleriot
attraversa per la prima volta in
aereo il canale della Manica, volando per 36 |
chilometri a
100 metri di quota, il ciclismo italiano
compie anch'esso la sua brava impresa storica,
lanciando il primo Giro d'Italia. L'idea nasce
in "Gazzetta", tra il direttore Costamagna,
Armando Cougnet e Tullo Morgagni. Dal Milanese
Viale Monza la corsa, in 8 tappe, |
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punta su Bologna, Chieti, Napoli,
Roma, Firenze, Genova e Torino, per
tornare a Milano dopo aver percorso 2.448 Km. Il grande
favorito Gerbi cade rovinosamente fin dal primo giorno.
Vincerà il varesino Luigi Ganna ( che ricevette
un premio di 25 lire), davanti a Carlo Galetti e
Giovanni Rossignoli). La classifica, a
differenza che al Tour, si fa a punti, ma la
superiorità di Ganna, che in precedenza si era
aggiudicato la Sanremo, non si discute. I soldi
vinti, a lui muratore, serviranno per costruire
una casa (e dopo quella una fabbrica di
biciclette che porterà il suo nome anche dopo la
morte, avvenuta nel 1957). |
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CAROVANE
VARIOPINTE CHE PERCORRONO LE POLVEROSE STRADE ITALIANE |
Il Giro ciclistico d'Italia nacque verso la
fine di un periodo prospero e sereno che certamente non si
ripeterà nel tempo. Con gli avvertimenti delle imprese coloniali
che si concretano due anni dopo e che sono il preannuncio della
"grande guerra", il Giro d'Italia di ciclismo tira avanti sin tutto al 1914.
Quando l'anno successivo l'Italia, sciogliendo la sua neutralità,
scende in lizza, il «Giro» si ferma per riprendere il suo
cammino nel 1919.
Nei primi quattro anni, per la classifica del
Giro d'Italia si adottò la formula della graduatoria a punti anziché a
tempi. La prima edizione venne vinta da Luigi Ganna, la
seconda e la terza da Galetti. E, sebbene il nome di entrambi
viva clamorosamente per poco, la luce che esso lascia dura negli
anni, nonostante che dal 1912 al 1914 Atala, Oriani e Calzolari
primeggino. Costoro non riusciranno a creare intorno a sé un'eco
profonda.
Alla ripresa del «Giro», una sorte pari a quella di Ganna e Galetti tocca a
Costante Girardengo e Giovanni Brunero, i quali sono
circondati da un discreto numero di corridori eccellenti come
Belloni, Aimo, Gremo ed Enrici. Due supreme vittorie del primo
(1919 e 1923), tre del secondo (1921, 1922 e l'ultima nel 1926),
quando da un anno era salito alla ribalta il promettente astro di
Alfredo Binda, iscrivono i
due atleti nel libro d'oro del ciclismo. Ed eccoci appunto nel
1925, quando il Giro d'Italia è ad appannaggio di Binda, il quale
vincerà anche le edizioni del 1927, del 1928, del 1929 e del
1933 (anno in cui viene istituito il Gran Premio della Montagna,
anch'esso guadagnato da Binda). Tra gli splendidi protagonisti
di quegli anni troviamo Piemontesi, Camusso, Pancera, Giacobbe,
Marchisio, Pesenti. Con l'affermazione del 1934,
Learco Guerra cerca invano di superare la grandezza di Binda; non
di meno si creano in seno al pubblico due schieramenti: bindiani da una
parte e guerriani dall'altra. Questa situazione durerà fin
quando, dopo la conquista della maglia rosa da parte di
Bergamaschi (1935), non si affaccerà alla ribalta il
«superfenomeno» Gino Bartali.
Già notato in quel medesimo anno, quale primo scalatore, egli
vince i «Giri» del 1936 e 1937, il Gran Premio della Montagna
del 1936, del 1937, del 1939 e del 1940. Gli sta quasi alla pari
Valetti, vittorioso nei due «Giri» del 1938 e 1939 e nel Gran
Premio della Montagna del 1938. Contemporaneamente Olmo,
Canavesi, Cecchi, Vicini e Mollo si affermano in maniera decisiva.
Si arriva così al 1940, allorché
Fausto Coppi d'improvviso fa suo il «Giro»: è l'anno che segna l'arresto di
ogni competizione sportiva. Un nuovo conflitto, ben più vasto e
pauroso del primo, terrà il mondo in angustie per un durissimo
lustro. Mentre al termine della «grande guerra» la celere ripresa
di ogni attività porta anche al riassesto del «Giro», ma con
ciclisti del tutto inediti, alla fine del secondo conflitto i
campioni che abbiamo lasciati riappaiono prodigiosamente
giovani, freschi e pronti al nuovo cimento: in primo luogo
Bartali e Coppi.
Gino Bartali vince il Giro d'Italia 1946, compreso il Gran
Premio della Montagna; Coppi lo segue subito nella graduatoria
generale.
Nel 1947 è quest'ultimo che vince e l'altro occupa il secondo
posto, pur guadagnando il premio riservato al miglior scalatore
(Bartali, unico, assoluto arrampicatore, da che la bicicletta è
stata inventata). Nel Giro d'Italia del 1948 Coppi si impone nel
Gran Premio della Montagna, ma né l'uno, né l'altro si trovano
tra i primi tre classificati (la vittoria finale è di
Fiorenzo Magni e intorno a lui ci sono Cecchi, Cottur e
Vito Ortelli. Però nel 1949 ecco nuovamente
Coppi primo e Bartali secondo. Un alternarsi, diremo
così, di cortesie, mentre i soliti e non sempre obiettivi
sostenitori sono per l'uno contro l'altro e gridano ai prodigi
dell'atleta preferito.
Nello svolgersi di quarant'anni, salvo le obbligate interruzioni
di complessivi 9 anni, da Ganna a Coppi, astri di prima
grandezza si susseguono a due a due nel firmamento del pedale.
Quegli astri e qualche satellite che nelle competizioni in terra
straniera tengono alto il prestigio sportivo dell'Italia... |
Da "CICLO SPORT" del 16 luglio 1949 -
sintesi da un articolo di Giovanni Petronilli |
GIRO D'ITALIA 1935 - Una 16a tappa sulla
ridente strada dalla Versilia alla
Riviera Ligure |
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SULLA PISTA DI GENOVA LA VITTORIA VA AL
TOSCANO RAFFAELE DI PACO |
La sedicesima tappa del Giro
(Viareggio-Genova) ha confermato in
pieno le previsioni che la volevano una
tappa <geografica>. E' fallito invece il
pronostico di una probabile vittoria in
volata di Olmo, ottenuta invece da Di
Paco che, più volte durante la tappa,
aveva navigato penosamente fra i
ritardatari. Dal Passo del Bracco
all'arrivo le fiorite contrade della
Liguria erano una sola fiamma di
entusiasmo per il giovane aquilotto e
certamente Olmo avrebbe tenuto come
carissima la vittoria conquistata oggi
fra i suoi concittadini, se a tanto
fosse riuscito. Ma l'applauso che lo
accolse in pista prima che s'iniziasse
la volata deve averlo stordito, così ha
commesso un grave errore di tattica, del
quale ha approfittato Di Paco per
conseguire la sua seconda vittoria di
tappa. |
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Vittoria acciuffata per i capelli, un
primo posto che non premia la gara di
una giornata bensì il coraggio di un
atleta sofferente e la lucida
intelligenza di un minuto. |
LA PARTENZA DA VIAREGGIO IN UNA
BELLA GIORNATA DI SOLE |
Dopo la giornata minacciosa di ieri, i
nuvoloni e le pioggerelle, stamane la
carovana del Giro si è svegliata in una
mattina d'incanto a Viareggio. Sole,
mare azzurro e, in contrasto alla
stanchezza di molti corridori, senso di
riposo e freschezza. Ieri Olmo ha avuto
un meraviglioso ritorno di energie, ma
le condizioni dell'aquilotto non sono
buone e il dolore al tendine continua.
Solo la classe e la sua giovinezza gli
consentono di essere ancora fra i
primissimi posti della classifica. Non
parliamo del povero Piemontesi che è a
pezzi e che ieri - per poco - nella
corsa a cronometro non si è aggiudicato
il premio speciale di Viareggio
all'ultimo classificato della tappa: 250
lire messe in palio dai buoni sportivi
viareggini. Chi non sta bene di salute è
Guerra. A Montecatini, durante la notte
- svegliatosi all'improvviso - si era
accorto di avere il corpo coperto da
macchie che gli procuravano un insolito
prurito. Cavanna, il suo massaggiatore,
ritenne che ciò dipendesse da una
cattiva digestione, ma nella mattinata
un dottore sentenziò che si trattava di
orticaria e prescrisse una pomata
lenitrice. Guerra non riesce a dormire
la notte ed è tutto scombussolato da
questo noioso disturbo... |
GLI ENTUSIASTICI COMMENTI DEI
FRANCESI |
Ci sono corridori invece, come
detto, che nella prima parte del
Giro sono andati così così e che adesso
migliorano. Corre voce negli ambienti
del Giro che Archambaud ieri, nella
corsa a cronometro, abbia fatto ricorso
ad eccitanti, cosa non nuova per i
corridori francesi. Ma, eccitanti o no,
Archambaud ha fatto veramente una grande
corsa... La vittoria di Debenne nella
tappa Montecatini-Lucca e quella di
Archambaud nella Lucca-Viareggio sono
salutate con commenti entusiastici dalla
stampa parigina che ha seguito
quest'anno, con grande interesse, lo
svolgimento del Giro d'Italia. Gli
inviati speciali dei giornali francesi
segnalano l'intelligente azione del
giovane Debenne che ha saputo
approfittare della rivalità fra Olmo e
Guerra per vincere con sicurezza sul
traguardo di Lucca. Le vittorie odierne
smentiscono pure la leggenda che si
andava formando e secondo la quale la
stretta coalizione italiana toglieva
ogni possibilità agli stranieri di
affermarsi degnamente. Il Giro d'Italia,
appare invece con gli ultimi risultati
come una prova organizzata secondo
criteri sportivi e retta con assoluta
imparzialità... |
Da "IL TELEGRAFO" di mercoledì 5 giugno
1935 - Ordine d'arrivo della tappa Viareggio-Genova: 1°) Raffaele di Paco
che percorre 172 Km in 5 ore 29'25",
alla media di Km. 31, 328 -
2°) Giuseppe Olmo - 3°)
Alfredo Binda - 4°) Attilio
Masarati (1° degli isolati) -
5°) Mario Cipriani - 6°)
Gino Bartali - 7°)
Demuysère... - La classifica generale
vedeva al primo posto Vasco Bergamaschi,
che alla fine vinse il 23° Giro
d'Italia. |
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Nomi illustri e paesaggi del Giro d'Italia: Gino
Bartali, Alfredo Binda, lo Stelvio, il Sempione,
la Riviera Ligure |
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GIUGNO 1947 - Dopo sette anni Fausto Coppi rivince il Giro d'Italia
davanti a Gino Bartali |
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LA FOLLA IMMENSA PRESENTE AL VIGORELLI
APPLAUDE I DUE GRANDI CAMPIONI |
Anche Bresci e il belga Maes lungamente
acclamati - Dopo 27 anni la Bianchi
ritorna al successo - La Welter è prima
nella classifica per squadre - Tutti i
superstiti festeggiati da un pubblico
frenetico di entusiasmi e di consensi -
Leoni vittorioso nell'ultima tappa con
arrivo al Velodromo Vigorelli. Il "Giro
del trentennio" è giunto felicemente in
porto, è arrivato a Milano dopo tre
settimane di peripezie e di vicende
appassionanti, di alterna fortuna. Ha
sofferto qualche amarezza e c'è stato
anche uno sciopero che aveva scosso
forse i trepidi, ma che analizzato non
era stato che una ragazzata, di cui i
promotori si erano subito pentiti. Il
Giro reca al Vigorelli il suo responso
sugli atleti che tutto il mondo ci
invidia. I due grandi assi del nostro
ciclismo |
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rientrano reduci da una lotta accanita e
furiosa, sempre contenuta nei limiti
della lealtà e della correttezza, con
Coppi che trionfa per la seconda volta,
a 7 anni di distanza... |
ANCORA PRIMO DOPO LA MANCATA
VITTORIA DEL 1946 |
Leoni, la freccia bianco-celeste,
aveva vinto anche l'ultima tappa,
battendo in volata Coppi. La maglia rosa
aveva appena finito il giro d'onore: un
subisso di applausi. I più accaniti
sostenitori di Bartali lanciavano
fischi. Poco dopo la stessa scena dopo
il giro d'onore di Bartali, a parti
ovviamente invertite. Nel momento in cui
i due rivali, insieme, quasi
abbracciati, hanno rifatto il giro
d'onore gli applausi unanimi sono saliti
al cielo. Un pubblico mai visto al
Vigorelli ha spiritualmente rapito i
suoi atleti, li ha collocati in alto
sugli scudi del suo pazzo entusiasmo ed
ha accomunato il vincitore e il vinto.
Il vincitore e il vinto: due grandi
campioni vanto dello sport italiano,
continuatori di una tradizione che non
si appanna e oggi anzi luccica più che mai.
Ha vinto il più giovane. E' nell'ordine
naturale delle vicende umane. Cinque
anni separano i due rivali. Nello sport
e specialmente nel ciclismo sono molti.
Era logico che, un momento o l'altro, il
più giovane dovesse balzare avanti...
Fausto Coppi ha trionfato per la seconda
volta al Giro d'Italia, a sette anni di
distanza. Fausto è risultato di nuovo
primo nella più severa corsa a tappe
d'Europa. Il nostro grande campione, che
aveva vinto nel 1940 all'inizio della
carriera e che dopo una dura e lunga
parentesi (guerra, prigionia. amarezze,
patimenti) aveva faticosamente ritentato
il successo nel 1946 senza riuscirvi, ha
toccato ieri il vertice delle sue
aspirazioni, non solo per un trionfo che
inorgoglisce un campione, quanto per i
suoi riflessi e per le vicende che lo
hanno accompagnato. Il successo di Coppi
si abbina a quello della Bianchi, la
grande marca italiana che inseguiva da
ben 27 anni la grande vittoria che,
parecchie volte, le era sfuggita sul
palo d'arrivo.
Fausto Coppi ha primeggiato nel 30° Giro
d'Italia battendo il suo grande rivale
nella più tremenda tappa dolomitica,
compiendo una delle più memorabili
imprese del ciclismo italiano ed
internazionale, che rimarrà per sempre
scritta a caratteri d'oro nella storia
del Giro d'Italia. |
Da "LA GAZZETTA DELLO SPORT" del 16-06-1947
- sintesi dagli articoli di E.De Martino e G.Giardini |
Altre informazioni sul Giro del 1947 |
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GIRO D'ITALIA 1947 - Luciano Maggini vince la terza tappa
con arrivo a Reggio Emilia |
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ZANAZZI CONSERVA LA MAGLIA ROSA DOPO
100 CHILOMETRI NELLA POLVERE |
Questa
mattina, alla partenza da Genova, nella
carovana si scommetteva sulla vittoria
di Adolfo Leoni, in gran forma e
particolarmente ammirato ieri nella dura
seconda tappa. Le azioni avevano quote
nettamente inferiori per Conte,
Bevilacqua, Ricci, Renzo Zanazzi,
Toccaceli, Bini. tanto più che Conte,
Bini e Bevilacqua non erano in grande
giornata. Nessuno pensava a Luciano
Maggini, sin qui mai considerato un
velocista, ne si poteva puntare sul
fratello Sergio che da due giorni soffre
alla gamba sinistra per un fastidioso
dolore al nervo sciatico. Qualche favore
per Fiorenzo Magni, per Bertocchi e
anche per il «monterosino» Covolo.
Viceversa era proprio il più giovane
della comitiva di Giacinto Benotto |
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che doveva imporsi nettamente in
una fase finale di corsa «alla
francese» che ha avuto in
Bertocchi prima, poi nei
belgi (si trovavano nel loro
ambiente ideale) e nell'impetuoso
Fiorenzo Magni, i protagonisti più
ammirevoli e più meritevoli di
caldo, incondizionato elogio.
Sapevamo che «Luciano» è ottimo
in salita (non per nulla è un
prodotto della fertile Toscana),
già lo avevamo visto sui
percorsi severi disimpegnarsi da
campione; però non lo credevamo
capace di stare nella lotta,
campione tra campioni, in una
infernale galoppata a 45 di
media e non pensavamo di vederlo
primeggiare con tanta franca
sicurezza all'arrivo, dopo un
così violento finale.
L'episodio che gli ha dato la
prima grande vittoria in Italia
nel campo superiore, oltre a
confermare il successo
conseguito in apertura nel
Gran
Premio di Nizza,
ha un significato sportivo e
tecnico ragguardevole. Ci ha
detto che questo Maggini (22
anni compiuti l'altro giorno) è
veramente quel campione che
Benotto e Tino Ferrario
promettevano di presentare alle
grandi corse su strada. Dopo
Legnano, è dunque Benotto che si
affaccia alla ribalta del Giro
d'Italia: ieri con la
significativa impresa di Ortelli,
oggi col successo del
«coscritto» della squadra, di un
esordiente che promette una
carriera luminosa.
Il clan dei benottiani è in
festa, questa sera, nella città
del tricolore anche perché nel
corso della tappa si è
riaffacciato Aldo Ronconi (già
rimessosi dall'indisposizione di
ieri, dopo l'intervento del
medico e di un buon riposo) e si
è constatato che Conte e Sergio
Maggini riprendono quota...
Zanazzi, la giovane maglia rosa,
un po' in difficoltà all'inizio
della tappa, ha dimostrato nella
ripresa e nel generale
comportamento di gara una
condotta autorevole e decisa.
Sul piano e rimasto un po'
passivo. Ma osservava i nomi
maggiori. Gli uomini più in
vista sono sempre in piena gara.
Nulla è deciso. Per adoperare
una vecchia frase fatta, si può
ripetere che il «Giro» inizia
sempre domani... |
FAUSTO
COPPI SI RIPRENDE DAL MAL DI STOMACO |
Coppi stamane appariva rinfrancato. E
infatti, nella prima mattinata
ha corso sempre in testa. Lui
stesso ha provato a spiegare il
motivo della sua crisi di ieri:
accusando acidità di stomaco,
non ha quasi mangiato. Invece
lui è un atleta che ha bisogno
di mangiare molto. Il dott.
Campi, l'ottimo sanitario del
«Giro» che lo ha visitato,
stamane lo ha trovato
perfettamente ristabilito e gli
ha detto: "Ricordati, quando
corri e hai lo stomaco in
disordine, quello è il momento
in cui devi mangiare di più". |
IL
GRANDE CUORE DI GINO BARTALI |
- La carovana è stata raggiunta
da una bella notizia: Gino
Bartali, prima di iniziare il
30° Giro d'Italia, ha compiuto
un simpatico gesto di
solidarietà umana. Egli infatti
ha fatto una cospicua offerta
personale all'Istituto di Arosio
per bambini mutilati di guerra,
esprimendo inoltre la sua
intenzione di allestire una
grande manifestazione sportiva a
favore di questi bimbi
sfortunati e infelici, in
collaborazione con altri grandi
campioni del ciclismo. |
Da "LA GAZZETTA DELLO SPORT" del 27
maggio 1947 - sintesi dagli articoli
di Guido Giardini ed Emilio De Martino |
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AL 30° GIRO D'ITALIA E' POSSIBILE
CHE VINCA UN CICLISTA STRANIERO? |
Eccoci quindi di fronte al grande quadro
del maggiore avvenimento ciclistico
nazionale. Eccoci in piena atmosfera di
vigilia. La settimana che incomincia
deve ritenersi una vera e propria
settimana di passione per le
moltitudini,, per i ciclisti che
parteciperanno al 30° Giro d'Italia, per
gli accompagnatori, per gli industriali,
per i giornalisti, per gli infaticabili
organizzatori. E' tutto un mondo che sta
per mettersi in movimento. Un mondo
pittoresco, variopinto, zingaresco. Un
mondo che soffre e che gode per le fughe
di Bartali, per le vittorie di Coppi,
per gli ardimenti di Motta, di Bresci,
di Cottur, per le vesta di Ortelli e
Ronconi, per tutto quello che il Giro
potrà offrire di vecchio e di nuovo nei
pochi giorni della sua intensa
esistenza. Sembra quasi impossibile, |
|
ma è proprio vero che il Giro
d'Italia avrà il magico potere
di far dimenticare per
un momento mille problemi della vita
nazionale. E non diciamo neppure di tutti
gli altri avvenimenti sportivi, campionato
di calcio compreso, che dal 24
maggio in poi finiranno per
scolorire dinanzi al clamore del Giro che
passa. Nessun'altra corsa,
nessun'altra manifestazione, ha
il potere di ubriacare le folle.
Il Giro d'Italia ci riesce con
le sue forti tinte, |
con i suoi gradevoli suoni, con l'armonica
fusione di tanti elementi
diversi che, messi insieme,
danno vita alla più grande sagra
dello sport italiano...
Il percorso già si conosce; di
solito il percorso del Giro
subisce sempre qualche ritocco,
per accontentare le pressanti
richieste di sportivissimi
centri che lo aspettano da anni.
Ma, a grandi linee, le strade,
le salite, le maggiori asperità
delle Alpi e degli Appennini,
gli arrivi tradizionali nelle
grandi città italiane formeranno
anche quest'anno l'ossatura
della corsa....
Alla ribalta della lotta ci sarà
il duello Bianchi-Legnano e
Coppi-Bartali, ora che si è
rivisto finalmente il Coppi di
tempi migliori. Ma sullo sfondo
del giro che sta per iniziare
giganteggiano altre due figure
minacciose: Vito Ortelli e Aldo
Ronconi. Più freschi di anni,
più violenti, più decisi, più
ansiosi di bruciare le tappe
della celebrità e della gloria,
i due romagnoli di Giacinto
Benotto scendono in lotta
spalleggiati da una squadra
formidabile tra i quali spiccano
Oreste Conte, Sergio e Luciano
Maggini e altri giovani di belle |
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speranze. A conti fatti il 30°
Giro d'Italia non dovrebbe sfuggire ai
valorosi campioni dello squadrone
torinese... Ma questo non è un discorso
da prendersi sul serio: il Giro d'Italia
non è gara da pronostico. Nulla si può
conoscere in anticipo di questa corsa
suggestiva ed affascinante, creata più
per le rivelazioni che per le conferme...
Nel gioco serrato delle rivalità
che già si addensano minacciose
sul cielo del 30° Giro d'Italia
difficilmente troverà posto adeguato la coalizione
straniera. Nelle ventinove edizioni passate, dal
1909 al "Giro della Rinascita" dello
scorso anno, mai una volta la grande
classica italiana è stata vinta da uno
straniero. E' plausibile che questa
bella tradizione si possa spezzare prorio col Giro
di quest'anno? Francamente sembra di no, e la ragione
la spiegheremo nei prossimi giorni... |
Da "L'INFORMATORE SPORTIVO" - bisettimanale di Livorno
Edizione del 19 maggio 1947 - sintesi da un articolo di Vincenzo Cataneo |
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GIRO D'ITALIA 1948 - Mario Ricci vince in volata la seconda
frazione Torino-Genova |
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PER FAUSTO COPPI LA PIAZZA D'ONORE -
GINO BARTALI AL TERZO POSTO |
Una foratura di Coppi, ai piedi di Colle
Caprile, desta improvvisamente la tappa
dalla sonnolenza. Brignole da il la
all'azione offensiva, Bartali la
prosegue, il campione d'Italia
superbamente l'annulla... Per quanto
monotona questa tappa è stata in tutta
la parte iniziale, altrettanto
combattuta ed emozionante è stata nel
finale, dalla Scoffera in poi, allorchè
il sole era venuto a rallegrare
l'atmosfera prima cupa e non certo avara
di precipitazioni. Causa il brutto
tempo, i corridori non avevano
moltissima voglia di impegnarsi, ma ci
ha pensato il destino sotto forma di una
foratura inflitta a Coppi ed allora
dalla indifferenza generale si è passati
alla lotta aperta e senza esclusioni di
colpi. Nella discesa che porta |
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a Gattorna i più attivi a «fare il passo»
erano stati Brignole, Logli e Lazzarini
della Arbos. Si era ormai quasi in piano
e il gruppo procedeva in fila indiana
quando Fausto ha dovuto mettere il piede
a terra per la ruota afflosciata.
Il bianco-celeste era con Bartali e con gli
uomini della Arbos, nelle prime
posizioni, e naturalmente tutti si
accorsero di quanto stava accadendo.
Brignole, oggi veramente indemoniato, fu
il più svelto a partire per attaccare di
slancio la seconda salita della
giornata, quella del colle Caprile, e si
ritrovò in testa insieme al compagno di
squadra Logli. Bartali all'inizio perse
terreno, poi aumentò gradualmente
l'andatura, staccando Zanazzi e De Zan e
riuscendo a raggiungere i fuggitivi. Il
campione della Legnano era quindi
passato al contrattacco, ma non aveva
fatto i conti con Coppi il quale,
ritornato in sella, con un'azione
imperiosa superava uno dietro l'altro
tutti gli avversari che lo precedevano
per andare ad annullare anche il suo
tentativo... Mentre ad un certo punto si
era intravisto il pericolo di una volata
con molti partecipamnti, in quel di
Genova soltanto sei uomini giungevano
assieme sul traguardo: Ricci, Coppi,
Bartali, Logli, Ortelli e Canavesi, che
finivano nell'ordine la seconda tappa
del Giro. |
Da "STADIO" del 17 maggio 1948 -
sintesi da un articolo di Luigi Chierici |
I FRANCESI SI INTERESSANO DEL GIRO
D'ITALIA
(Ma per conoscere le intenzioni di
Bartali e Coppi circa il "Tour"...) |
La stampa francese continua ad occuparsi
del Giro d'Italia, non tanto da un punto
di vista sportivo, quanto per tirarci
fuori notizie, o magari soltanto
indiscrezioni, circa le intenzioni che
Bartali o Coppi hanno per il "Tour".
Soprattutto L'Equipe, il
giornale che organizza il Giro di
Francia, si affanna in questo lavoro
di... scandaglio. |
Già nei giorni scorsi il
quotidiano sportivo parigino aveva
riportato le dichiarazioni fatte al suo
inviato dai due campioni italiani.
Tutti sanno che tanto Bartali quanto
Coppi aspirano a correre il "Tour":
il primo perchè a distanza di dieci anni
vorrebbe tentare la seconda vittoria e
con questo alloro chiudere la sua
magnifica carriera; il secondo perché
nell'albo d'oro gli manca proprio il
successo nella più grande corsa a tappe
del mondo e capisce che, coadiuvato da
una squadra forte e fedele, l'impresa
potrebbe riuscirgli.
A Perugia ha raggiunto il Giro
Claudio Tillet, che è il braccio
destro di Goddet, nuovo "Patron"
del "Tour". Si capisce che il suo arrivo
in Italia non è determinato soltanto da
compiti giornalistici. Anche lo scorso
anno fu Tillet a prendere gli accordi
definitivi con i corridori e con le Case
per la formazione |
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della squadra italiana... L'Equipe, nel suo
numero di sabato scorso ha pubblicato una
notizia proveniente da Perugia (e
certo inviata da Claudio Tillet), un
dialogo fra Gino e Fausto avvenuto
durante la tappa Fiuggi-Perugia: "..io
vorrei formare la mia squadra per il
Giro di Francia - avrebbe detto Gino
a Fausto - ma preferirei conoscere
prima le tue intezioni. Secondo me tu
dovresti partecipare al Giro della
Svizzera, dove hai molte probabilità di
vittoria, e io andrei al Tour. In tal
modo non ci daremo noia l'uno con
l'altro..."
La risposta di Coppi sarebbe stata
evasiva, pur lasciando comprendere che
anche Fausto continua a guardare al Giro
di Francia. Le intenzioni dell'UVI sono
ancora impenetrabili e, prima di Udine,
non è previsto l'arrivo di Rodoni al
Giro d'Italia.
Bisogna dire che non soltanto i
giornali, ma anche i tifosi si
interessano delle decisioni dei due assi
italiani. Un Giro di Francia con Bartali
e Coppi vedrebbe aumentato enormemente
il suo interesse e a Parigi è quasi
unanime la speranza che i due si
presentino alla partenza in terra
transalpina... |
(Il
Tour del 1948
venne poi vinto epicamente da Gino Bartali, che salvò l'Italia
dalla guerra civile...) |
Da "TUTTOSPORT" - edizione straordinaria
di martedì 1° giugno 1948 |
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GIUGNO 1948 - Fiorenzo Magni vince il 31° Giro d'Italia tra insulti, fischi
e lancio di cuscini |
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Magni conquista il successo
anche nella tappa finale con arrivo a Milano |
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STADIO del 7 giugno 1948
- "Ostili accoglienze sono state riservate
alla "maglia rosa" da parte del pubblico
presente. Al contrario, festa calorosa e
vibrante ad Ezio Cecchi, 2° nella
classifica finale... Gli applausi a
Cecchi sono comprensibili: in definitiva
con una squadra molto meno efficace di
quella della Wilier Triestina, l'atleta
di Monsummano ha perduto il Giro
d'Italia per gli incidenti (una foratura
e una caduta) capitatigli nella
Cortina-Trento... Fischi assordanti e
lancio di cuscini hanno costretto
Fiorenzo Magni ad interrompere il
cosiddetto giro d'onore (se in questo
caso si può chiamare così) a metà.
Invece la folla ha richiesto e ottenuto
un giro |
d'onore per l'applauditissimo Cecchi...
A tutti coloro che hanno seguito la
corsa è parso che il pubblico
milanese sia stato troppo ingiusto
con il vincitore, che di pagine
solari ne ha scritte parecchie
in questo Giro d'Italia, come l'ultima,
quando ha tagliato per |
primo il traguardo nella volata finale.
Un'ulteriore dimostrazione di forza
proprio davanti agli occhi della folla
che ora gli inveiva contro... La Wilier
Triestina prima anche nella classifica
per squadre..." |
CLASSIFICA GENERALE:
1°) Fiorenzo Magni in 124.51'.52"
- 2°) Ezio Cecchi a 11" - 3°) Giordano
Cottur e Vito Ortelli a 2'e37" - 5°) Volpi
a 8'24" - 6°) Giulio Bresci a 9'07" -
7°) Brignole 9'14" - 8° Gino Bartali a
11'e52" - 9°) Biagioni a 15'05" - 10°) Martini a
18'22" - 11° Menon a 22'45" - 12°) Logli a
22'47" - 13° Pasotti a 26'34". |
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DALL'INVIATO ENZO BIAGI
- "La folla non è ne educata
ne generosa: non è neppure umana.
Esaspera sempre tanto il delitto, quanto
il castigo, e per urlare «evviva» al
bravo, al meritevole, al buon Cecchi,
sentiva il bisogno di offendere Magni.
Onesti padri di famiglia, rinomati
professionisti, hanno speso tre o
cinquecento lire, con l'unico scopo di
andare in un velodromo a gridare «porco»
ad un corridore... Magni se n'è andato
con un mazzo di inutili fiori tra le
braccia, fiori falsi, senza alcun
profumo... Non credo che questa sera
Fiorenzo Magni sia felice... Sorrideva,
salutava, solo per farsi coraggio." |
LA WILIER TRIESTINA FESTEGGIA LA
VITTORIA
- In serata, in un noto locale milanese,
la Wilier Triestina ha festeggiato la
vittoria di Magni al Giro d'Italia.
Attorno al comm. Dal Molin erano
presenti il procuratore dell'azienda
colonnello Tonon, i signori De Paoli e
Imperiali, il signor Hernandez -
rappresentante per |
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L'Argentina - con signora, il dinamico Tino
Ferrario, l'ottimo direttore sportivo Zandonà e
tutti i corridori del team che sono
stati vivamente e calorosamente
festeggiati. |
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Le sorti del 31° Giro d'Italia decise dalla tappa Cortina-Trento
vinta da Coppi davanti a Ortelli |
Cecchi fora e cade: Bartali lo aiuta, ma perde
ugualmente la maglia rosa |
La
vecchiaia ha raggiunto Bartali due chilometri
prima del Passo del Falzarego. Io l'ho vista
arrivare, ho visto l'istante in cui si è
avvicinata a «Gino». La vecchiaia ha detto a
Coppi: "Vai, vai" e l'atleta si è
allontanato leggero; ha detto invece al campione
al tramonto: "Resterò io a farti compagnia,
perché è ormai la tua ora. Devi portarmi con te".
Allora l'impresa di Bartali si è fatta più dura,
perché sul telaio c'era il peso degli anni,
c'erano le fatiche gettate per le lunghe strade
del mondo, tante corse, ma il corridore non
aveva gli occhi lucidi, non svelava alcun
patimento.
Io guardavo Bartali e il suo volto era sereno:
Coppi fuggiva verso il Pordoi, verso Trento;
Bartali capiva forse di avere raggiunto l'ultimo
traguardo. |
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Credo ci
fosse nel suo cuore un senso
di dolcezza: "Sei stato grande",
gli dicevano le nevi, i monti, i piccoli villaggi, i
galli di ferro che il vento fa ruotare sulle cime dei
tetti. "Coraggio Gino", gli gridavano i pastori, le
donne curve sotto le gerle, i parroci dalle nere sottane
svolazzanti. "Viva", urlavano ancora i bambini delle
scuole battendo allegramente le mani.
Io credo che Bartali sia diventato vecchio stamattina,
poco prima del Falzarego, così, senza rimpianto, senza
amarezza. E si è accorto che, anche in discesa, qualcosa
frenava le sue ruote; credeva di pedalare come sempre,
ma la bicicletta si muoveva lentamente; non gli era mai
accaduto di sudare tanto.
Scendendo verso Canazei una macchina l'ha raggiunto. Da
un finestrino si è affacciato Alfredo Binda. Binda ha
sorriso e così pure Bartali. Il sorriso del «Re della Montagna»
voleva dire: "Bisogna sapere invecchiare, sapere
perdere, quando si ha tanto vinto. E' bello anche avere
molte corse da ricordare, ciò ti aiuterà a riempire i
giorni che verranno. Ogni minuto di distacco che hai
oggi, è una vittoria di ieri". E il sorriso di Gino
voleva dire: "Ho capito, deve essere proprio così". E
Bartali ha concluso questa tappa con un'azione generosa.
Cecchi era caduto, aveva forato, era stanco e lottava
con disperazione per cercare di conservare la maglia
rosa. Bartali si è ricordato del piccolo Cecchi,
costretto sempre a fare il gregario, ha pensato che
Cecchi ha la sua età e sta per concludere, anche lui,
una umile ma combattuta carriera. Ha voluto tentare di
difenderlo, di aiutarlo, lui, è diventato il gregario
del piccolo atleta di Monsummano e l'ha «tirato» per
chilometri e chilometri tenacemente.
Quando i due «vecchi» sono arrivati a Trento e sono
scesi dalla bicicletta per andare all'albergo, hanno
lasciata appesa al manubrio l'ultima illusione... |
DA
"L'ULTIMA ILLUSIONE" di Enzo Biagi per STADIO del 5
giugno 1948 |
Per ricordare
quella tappa che, secondo il giornale sportivo,
rimarrà memorabile nella storia dei Giri
d'Italia ho estrapolato questo pezzo del grande maestro
di giornalismo, all'epoca inviato speciale di belle speranze.
E' un articolo che descrive il dramma umano di due atleti non
più giovanissimi, uno dei quali sta perdendo la corsa
della vita. Nel testo viene messa in evidenza la
generosità di Bartali, notoria già all'epoca, che non
esita ad aiutare il gregario quando le cose si mettono male.
Dalla macchina da scrivere di Biagi esce però quella che
è quasi una coraggiosa e crudele sentenza per il
fiorentino, campione di tante vittorie, ma giudicato
ormai un atleta sulla via del tramonto, per il quale
altri successi sembrano proprio una pia illusione.
Fortunatamente anche le grandi firme possono sbagliare,
ovvero "Errare humanum est": Bartali si presenta
al Tour de France e lo vince alla grande per la seconda
volta (a distanza di dieci anni dalla prima), un
successo legittimato da 7 vittorie di tappa.
In Italia Togliatti viene ferito in un attentato: il
Paese è sull'orlo della guerra civile ma i trionfi
sportivi di Gino in terra d'oltralpe distolgono le menti
da brutti propositi e gli animi si placano. Non male per
un vecchietto che doveva andare in pensione.
Nelle interviste del dopocorsa
si lamenta perché «qualche giornalista milanese» voleva
fargli appendere la bicicletta al chiodo.
Al Tour de France 1949 Coppi e Bartali tengono alto il
nome dell'Italia sportiva arrivando rispettivamente
primo e secondo.
Il toscano vince altre corse e al Giro di
Francia del 1950 sui Pirenei è aggredito da alcuni
tifosi avversi: si difende rendendosi protagonista di una bella
scazzottata, poi torna in sella e vince la tappa sul
traguardo di Saint-Gaudens. Ritenendosi offesi
dall'accaduto, gli italiani prendono la decisione di
abbandonare la competizione.
Lo scorrere del tempo sembra non lasciare tracce su
Bartali, che rimarrà protagonista di tante altre battaglie sportive
negli anni a venire... GM |
AMMENDA E PENALIZZAZIONE PER FIORENZO MAGNI, SPINTO SUL
PORDOI DA MANI AMICHE |
TRENTO, 4 giugno 1948 - La giuria del
31° Giro d'Italia, presa visione dei reclami presentati
dalle case Bianchi e Cimatti, contro il corridore Fiorenzo
Magni, esaminati i rapporti degli ispettori di corsa, udite
le dichiarazioni di testimoni oculari che rivestono la
qualifica di «ufficiali», ha accertato che il corridore
suddetto è effettivamente incorso nelle infrazioni attribuitegli.
Pertanto al corridore Fiorenzo Magni è stata inflitta un'ammenda
di Lire 2.000 ed una penalizzazione di 2' per avere
usufruito di numerosissime spinte, per lunghi tratti,
sul Passo del Pordoi (spinte con evidente carattere
preordinato), durante la tappa Cortina-Trento. Ammende e penalizzazioni
sono state inflitte a 22 altri corridori. A Ortelli, secondo
arrivato di tappa, ammenda di Lire 1.000 per spinte
continuate; a Cecchi, ex maglia rosa, ammenda di Lire
500. Nonostante la severità delle punizioni decise, i
dirigenti delle case Bianchi e Cimatti non si sono
dichiarati soddisfatti.
|
da
"STADIO" del 5 giugno 1948 |
|
1949 - Coppi favorito d'obbligo del 32° Giro d'Italia, il technicolor più bello del mondo |
Il Giro d'Italia è una festa, la più
bella festa del ciclismo. E' una festa
di primavera che si veste di sole e di
fiori per andare incontro all'estate.
Ecco ora il "Giro" 1949: è pronto per
salire in bicicletta. Il "Giro" ha 32
anni, ma è rimasto bambino. Quello di
quest'anno è ritornato addirittura in
fasce. Ma ha le ossa dure, la carne soda
e parla già spedito... Partirà da
Palermo il 22 maggio e
salirà a zig-zag su per la Penisola in
19 tappe - di cui una a
cronometro: la Pinerolo-Torino -
per terminare a Milano (Autodromo di |
Monza). Sono la bellezza di
4071 chilometri, frammezzati
da 4 giorni di riposo: a Salerno,
a Venezia, a Bolzano e Sanremo. Per il
Gran Premio della Montagna sono
previsti 12 colli, tra cui si
citano il Pordoi (m. 2.239) e il Rolle
(m. 1.970) nell' 11a tappa;
l'Abetone (m. 1.388 - 13a tappa);
il Passo del Bracco (m. 615 - 14a
tappa); |
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l'Izoard (m. 2.360 - 17a
tappa); il Ghisallo (m. 754 -
nell'ultima tappa). Le tappe con i
traguardi volanti saranno 8. Gli
abbuoni verranno attribuiti in maniera
unica per tutte le classifiche: 1' al
primo, 30" al secondo e 15" al terzo. Il
leader della classifica indosserà la
"maglia rosa", mentre per il più bravo
tra i rincalzi sarà in gioco la "maglia
bianca". Il ciclismo d'Italia ha in mano
un "poker d'assi" e un "jolly" che ogni
tanto s'innesta nel gioco: 5 nomi, 5 |
campioni da Fausto Coppi a Gino Bartali,
a Fiorenzo Magni, Vito Ortelli e Adolfo
Leoni. Anche quest'anno
il pronostico s'addice a
questi nomi. Forse più a
Fausto che a Gino,
Fiorenzo, Vito e Adolfo.
Il "direttissimo"
(Coppi), con la
spettacolare vittoria
nel "Giro della
Romagna", ha
messo una grossa ipoteca
sulla corsa, ha
dimostrato che quando
vuole crea attorno a sè
il vuoto. C'è l'esempio
della "Milano- |
|
|
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Sanremo"
anche, che calza come un guanto. Coppi è
l'uomo che può far sua qualunque corsa,
in piano, in salita, in pista.
Ha iniziato la stagione vincendo la "Sanremo",
ha battuto Schulte, ha fatto bene nella
"Freccia Vallona", ha
dominato nel "Giro della Romagna".
Dunque è il più forte. Ma c'è un
pericolo per Coppi, un pericolo grosso:
la coalizione degli avversari, il "tutti
contro Coppi".
L'elenco degli iscritti da una rosa di
105 nomi, suddivisi in squadre
di 7 corridori. Possibili sorprese
possono essere Ronconi, che ha fatto
bene in Romagna, Maggini, Martini e
Bresci ( che però dovranno lavorare per
Magni). Outsider sono anche Cecchi, De
Zan e Pasotti. E non bisogna dimenticare
l'equipe del Belgio, guidata da
Demuysere, l'ex "Leone delle Fiandre".
Ma il "Giro" non è tutto qui. C'è la
carovana al seguito, c'è la canzone
della corsa, ci sono i paesi che i
corridori attraversano, i cento Paesi,
le cento Città d'Italia. Un film in
technicolor lungo 4.000 chilometri, il
più bel technicolor del mondo: quello
del cielo, della terra e del mare
d'Italia.
Sta per partire la bella avventura che
si rinnova ormai da tanti anni e che,
pure, è sempre nuova, sempre
interessante, sempre affascinante. |
Sintesi dal supplemento a "L'UNITA'" del
19 maggio 1949 - art. Attilio Camoriano |
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GIRO D'ITALIA 1949 - Serafino
Biagioni primo nella tappa dei due golfi da Salerno a Napoli |
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LA VITTORIA VA AD UN RAGAZZO SERIO,
MODESTO E BENVOLUTO DA TUTTI |
Non bisogna fidarsi delle tappe che
sulla carta sembrano facili. Quella di
oggi era di soli 161 chilometri,
succedeva ad un riposo di 40 ore e si
doveva pensare che ben difficilmente
sarebbe riuscito un tentativo di fuga,
poichè gli atleti erano freschi e ben
disposti alla lotta, pronti a rispondere
ad eventuali attacchi. Si prevedeva una
tappa nervosa, interessante, ma senza
episodi importanti. Viceversa questa
breve trasferta dal Golfo di Salerno a
quello di Napoli, per le balze
dell'Irpinia e del Sannio, è stata
oltremodo movimentata e per circa metà
del suo percorso ondulato e non proprio
facile è stata anche emozionante per la
carovana al seguito. Le emozioni
maggiori sono sempre offerte dai
campioni. Potete dunque immaginare la
sarabanda delle vetture al seguito
quando, |
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in vista della salita della Serra, si
vide che Coppi e Bartali erano in due
gruppi distinti e divisi da circa un
minuto... Siamo sempre evidentemente in
una fase di assaggio
e di studio tra gli assi. Si provano a
vicenda le forze, ma non si spingono
ancora a fondo gli attacchi. Terminate
le schermaglie tattiche tra i gruppi di
Coppi e Bartali, ecco sbocciare il «colpo» del
toscano Serafino Biagioni. Sembrava un
tiro senza intenzioni serie e viceversa
si è poi rivelato un attacco violento
che è andato via via aumentando
d'intensità e di lena, man mano che
passavano i chilometri. Biagioni ha
sfoderato tutte le qualità di corridore
tenace e volitivo, quelle qualità che in
cento occasioni aveva messo al servizio
dei capitani della sua squadra in Giri
d'Italia e Tour de France. Oggi ha corso
per se stesso, da campione. Dieci volte
l'abbiamo visto in faccia nella sua
audace e violenta fuga: era emozionato e
finalmente anche per lui arrivava una
giornata luminosa, una vittoria per fare
ammattire di gioia i suoi familiari e i
suoi molti amici di Pistoia, di Prato e di Firenze...
Biagioni
ha vinto brillantemente e mai vittoria
è stata così meritata, con soddisfazione di
tutti, anche perché Biagioni è un bravo
e corretto figliolo al quale tutti
vogliono bene per la sua serietà e
modestia... Bisogna oggi elogiare anche
Astrua, autore dell'attacco più
importante della giornata, Pasotti e
Drei (la squadra Benotto ha voluto
essere all'onore della 5a giornata del
Giro) e il bravo Cecchi che è risorto
dopo il riposo di Salerno. Meritano una
citazione anche Barozzi, De Santi,
Logli, Fondelli, Cerami e Soldani...
Domani il Giro lascerà la Campania e il
Tirenno per andare nella Capitale... |
Da "LA GAZZETTA DELLO SPORT"
del 27-05-1949 - sintesi da un art. di G.Giardini
Il Giro d'Italia 1949 alla fine venne vinto da Fausto Coppi... |
CURIOSITA'
DAL TACCUINO DEL GIRO |
PROSERPIO
- della RAI segue in motocicletta e
talora ci informa. Egli è diventato un
conoscitore formidabile. L'altro giorno
è venuto ad avvertirci in corsa: "Ci
sono nove uomini in fuga" - E chi
sono? - Credevamo traesse fuori il
taccuino e ci leggesse nove numeri.
Ebbene ha snocciolato nove nomi di
seguito senza tirare il fiato. Senza
fiato noi siamo ancora adesso.
Stamattina gli abbiamo chiesto come
facesse - "Bella roba, io conosco
tutti i corridori solo a guardarli da
lontano e di dietro.." - Nel mentre
c'era un altro gruppetto che veniva a
distanza di cento metri e noi non
distinguevamo chi fossero... - "Ecco
per esempio - ha aggiunto Proserpio
- ecco questi ultimi: sono Brasola,
Crippa, Goldschmidt,
Missine, Cerami e Rossi.
Andate a vedere". Erano loro! |
CAROLLO
- L'ultimo posto in classifica ha già
fruttato a Carollo circa
trecentomila lire ed un orologio d'oro.
A Cuneo, dopo l'arrivo della massa dei
corridori, gli organizzatori erano
incerti se chiudere le operazioni. Un
cronometrista ufficiale interviene: "E'
arrivato anche Carollo, quindi si può
chiudere..." |
FULCHERI
- sta diventando popolare e i fotografi
lo cercano spesso. Allora Fulcheri
compiacentissimo da loro appuntamento
sul percorso: "Andate ad attendermi
al 25° chilometro - dice -
...andate al 123° chilometro". I
fotografi vanno ad appostarsi. Fulcheri
si prepara e sul luogo dell'appuntamento
passa con un sorriso smagliante in testa
al gruppo. Se c'è bonaccia, s'intende... |
LEONI
- ha ricevuto ieri, da due appassionati
emiliani, una maglietta rosa larga una
spanna con due biberon. Per il
"leoncino" che sta per nascere... |
Da "TUTTOSPORT" - edizione straordinaria
del 10 giugno 1949 |
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GIRO D'ITALIA 1951 - La prima maglia rosa sulle spalle dell'ex
iridato Van Steenbergen |
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MILANO-TORINO: QUATTRO ORE DI CORSA SOTTO IL
FLAGELLO DELLA PIOGGIA |
A pochi chilometri dal Motovelodromo di
Torino il belga si libera dei nove
compagni di fuga, fra i quali Soldani e
Magni, che arriveranno secondo e terzo.
Grande la soddisfazione di Costante
Girardengo quando il suo pupillo taglia
da solo la linea del traguardo. Van
Steenbergen, ex campione del mondo, ha
finalmente trovato la sua giornata
buona. Male invece le cose per Fausto
Coppi che ha concluso la tappa a 3'14"
dai primi. Ancora peggio la corsa di
Bartali che, sofferente ad un braccio,
ha accusato un ritardo di quindici
minuti. Per molti un inizio disastroso,
vista anche l'inclemenza del tempo.
Troppa acqua per battezzare un Giro!
Ieri sera a Milano c'era il sole.
Stamane il cielo era coperto ma l'aria
non era |
|
fredda. Festosissimo era
risultato il concentramento in
Piazza del Duomo, grandiosa e
commovente la sfilata attraverso
Milano, per la incomparabile
cordialità del popolo
milanese. Sembrava che il
maltempo volesse concedere una
tregua agli attori che stavano
per iniziare la dura fatica. Ma
al momento del via definitivo,
al Poligono di Boldinasco, sono
cominciate a cadere le prime gocce.
L'aria è tornata fredda, i
finestrini delle |
automobili si sono chiusi, i corridori
hanno pensato all'impermeabile senza
decidersi. Quanti hanno poi
percorso tutta la tappa in
maglietta, fradici per ore e
ore! - Come abbia potuto Van
Steenbergen andarsene in pianura
a otto chilometri dal traguardo
permane un mistero.
Indubbiamente il grande
velocista è sempre capace di
scattare... prima dell'ultimo
chilometro e staccare tutti, ma
Magni e Soldani non sembrano
uomini da rimanere staccati in
un finale simile. Vi è stato un
momento di disattenzione o di
incertezza? Forse qualcuno
compiacente ha chiuso un occhio
su uno che non fa paura in
classifica generale? O è proprio
soltanto la straordinaria
potenza di scatto del belga la
ragione del volo finale?
La battaglia ha svantaggiato
Coppi, già tutt'altro che
favorito da una simile giornata
da tregenda: la sua difesa deve
pertanto considerarsi un
successo. |
|
Svaniscono invece le speranze di
Bartali; ma è da considerare un prodigio
l'aver compiuto una tale tappa potendo
impugnare saldamente il manubrio con una
mano sola! Quanti si sarebbero
ritirati, o sarebbero arrivati mezz'ora
dopo. Malgrado il lento inizio e il
tempo orribile, la media è risultata di
oltre 38 chilometri all'ora, e basta
questo per rendersi conto di ciò che ha
fatto Bartali - praticamente - con un
braccio al collo... |
Da "TUTTOSPORT" del 20 maggio 1951 -
(sintesi da un art. di Carlin) - Il Giro
d'Italia 1951 alla fine venne vinto
da... Fiorenzo Magni |
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GIRO D'ITALIA 1952 -
Coppi tornerà grande o ha ormai
imboccato la via del tramonto? |
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Bartali, il vecchio campione, dopo la
vittoria al Giro dell'Emilia ricollocato
tra i favoriti |
Il
campo dei partenti del 35° Giro d'Italia si
presenta completissimo. Prenderanno il via tutti i
più forti corridori, ad eccezione di Louison Bobet
e dei francesi. Assenza scontata, ormai da mesi.
Alla base di tutte le grandi
organizzazioni sportive stanno dei seri
e tassativi problemi economici. Gli
amici parigini che organizzano ogni anno
il Tour hanno constatato che da quattro
anni un francese non è stato più in
grado di vincerlo. Prima Bartali, poi
Coppi e negli ultimi due anni gli
svizzeri Kubler e Koblet. Per un
giornale sportivo la vittoria di un
beniamino nazionale si conta con
centinaia di migliaia di copie di
tiratura in più. La vittoria di uno
straniero, bravo e popolare finché si
vuole, si conta con centinaia di
migliaia di copie di tiratura in meno.
Goddet, direttore de l'Equipe, e i suoi
abili collaboratori, si sono posti il
problema: Bobet è l'unico francese che
ha i numeri per vincere il Tour. Se lo
mandiamo prima in Italia a
sgrugnarsi - come dicono i
corridori - 3879 chilometri del
Giro, con quelle tremende salite che
figurano nel programma, ce lo
ritroveremo il 25 giugno |
|
spremuto e sfiatato. Se invece
ce lo teniamo nella bambagia, lo
potremo scatenare contro tutti
e, forse, il colpo riuscirà...
La Francia sarà al via con una
squadra pseudo-nazionale che
vestirà i colori della France-Sport,
con corridori di secondo piano
diretti da Olivieri. Gli altri
ci saranno tutti.
Learco Guerra presenterà come
suo capitano Hugo Koblet, la
Fiorelli gli farà da contraltare
con Ferdy Kubler. |
Giradengo
affiderà ancora i suoi colori a
Rik Van Steenbergen, magnifico
vincitore dell'ultima
Parigi-Roubaix e secondo al Giro
d'Italia dell'anno scorso; la
Arbos punta sul piccolo e
generoso Fritz Schaer, che lo
scorso anno si ritirò per
malattia, quando era ancora
assai ben piazzato alle spalle
dei primissimi. La squadra
della Garin sarà composta da un
mix di corridori belgi, olandesi
e lussemburghesi.
Fra gli spagnoli figureranno Bernardo Ruiz
(vedi foto a lato), Rodriguez, Langarica, fra
i tedeschi Saager, Siefert,
Schwarzenberg. Alla partenza
anche una strana squadra
composta da australiani e
diretta da Gino Bambagiotti (ex
corridore italiano da tempo
trasferitosi in Australia), il
quale asserisce di avere dei
ragazzi dotati di molta
resistenza, seppure di scarso
mestiere, che metteranno tutto
l'impegno possibile per non
sfigurare troppo.
Poi naturalmente, accompagnati
dal rullar dei tamburi, arrivano
i nostri: il vincitore dell'anno
scorso e campione d'Italia
Fiorenzo Magni, Gino Bartali
alla sua ottava o nona
giovinezza, Fausto Coppi che si
è legato al dito lo smacco del
1° maggio.
Giuseppe Minardi scalpita come un
puledro impazzito e al Giro si vedrà se
egli è tagliato per primeggiare in una
grande corsa a tappe. Loretto Petrucci
deve riscattare, assieme a Renzo Soldani,
la scarsa prova dell'anno scorso. Ci
sarà Toni Bevilacqua, nemico delle
salite, ma amante delle lunghe tirate in
pianura. La fila degli Italiani di
valore potrebbe durare ancora per un
pezzo, anche solo limitandosi a citare i
nomi di Alfredo Martini, di |
|
Lo spagnolo Bernardo Ruiz |
|
Luciano Maggini, di Moresco, di
Lambertini, dei fratelli
Rossello e di Astrua, di De
Santi e di Fornara, di Brasola,
di Milano, di Piazza e tanti
altri.. |
Il 35° Giro d'Italia partirà da
Milano il 17 maggio |
Vista già la data, incuranti
della cabala e delle
superstizioni, al via si
presenteranno 17 squadre di
sette corridori ciascuna: 119
atleti scatteranno sabato a
mezzogiorno in direzione
Bologna, dopo la solita parata
per le vie cittadine. I
superstiti rientreranno a Milano
nel tardo pomeriggio dell'8
giugno, dopo una grande sgobbata.
Mai come quest'anno il Giro sarà
spettacolare e soggetto ad
accorta regia: una carovana di
50 carri pubblicitari creerà in
ogni città di tappa, in una
piazza, la Fiera del Giro. Il
costo della manifestazione si
aggirerà sui 100 milioni di
lire. Ma se si calcola il valore
di tutte le macchine al seguito,
di tutto il materiale che sarà
distribuito gratuitamente, di
tutte le spese cui andranno
incontro i giornali per le
trasmissioni dei servizi, la
radio, il cinematografo ecc.,
il giro di denaro attorno alla
corsa rosa non sarà inferiore al
miliardo di lire. Una cifra
impressionante!
La Gazzetta dello Sport avrà uno
stato maggiore di oltre cento
persone, dagli ufficiali di gara
ai giudici, dai cronometristi a
tutti gli addetti ai vari
servizi, dal corpo redazionale
alle staffette, alla polizia
della strada, al servizio medico
e di assistenza. Per la prima
volta quest'anno il Giro avrà al
seguito il Telebus delle Poste e
Telegrafi, con la cartolina
della corsa ed un timbro postale
che varierà di tappa in tappa.
Verranno attraversate 50
provincie e oltre 800 comuni.
Sarà la vera sagra dello sport
ciclistico.. |
Chi lo vincerà questo 35°
Giro d'Italia? |
Non abbiamo la sfera di
cristallo, ma gli atleti capaci
di vincerlo non sono molti. La
rosa è limitata ed è sempre
quella: si va da Magni a
Bartali, da Koblet a Kubler, da
Minardi ad un'eventuale
rivelazione dei giovani.
E Coppi? Dove lo lasciamo
Coppi? Sulla scorta delle
sue gare più recenti non è nelle
condizioni ideali per vincere
questo Giro.
Il pronostico sarebbe suo se si
decidesse a privilegiare le
corse a tappe, piuttosto che
curare le riunioni in pista. Gli
avversari sono forti e se il
campione deciderà di partecipare
alla lotta lo vedremo subito. Ma
oggi non sembra tra i favoriti:
in volata rinuncia alla vittoria
perché non ha lo scatto; in
discesa non si butta a capofitto
per ragioni di giustificata
prudenza. Sono due carte che
egli è costretto a cedere ai
suoi avversari. In salita non
marcia fortissimo, se Bartali lo
ha potuto staccare dalla sua ruota.
Da questo 35° Giro d'Italia
uscirà il verdetto per Coppi: o
riavremo il grande campione del
1949 o ci si dovrà convincere
che qualcosa nella sua macchina,
un tempo perfetta, non funziona
più a dovere... |
Da "LO SPORT ILLUSTRATO" del maggio
1952 - sintesi da un art. di Nino Nutrizio
I timori della vigilia vennero fugati durante la
corsa. Coppi tornò il grande campione di
sempre, come si può vedere sotto... |
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GIRO D'ITALIA 1952 - Formidabile
galoppata di Coppi nella crono Roma-Rocca di Papa |
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ASTRUA IN ROSA - SCATENATI OCKERS, KUBLER, FORNARA, BARTALI
E ROMA |
Il tracciato di questa singolare tappa a
cronometro sembrava fatto apposta per
rivelare agli sportivi che si
appassionano alle vicende del Giro
d'Italia gli atleti di classe e in
migliori condizioni fisiche alla ripresa
della fatica dopo la sosta romana. Un
percorso che non trova riscontro in
nessuna delle precedenti tappe a
cronometro del Giro e in nessuna delle
altre gare del genere disputate in
Italia e all'estero per la sua varietà e
le sue specialistiche caratteristiche
tecniche: pianura, saliscendi, salita
vera e propria, discesa e ultimo tratto
in severa salita, si sono alternate in
una tappa che era oggi demandata a
stilare la prima sentenza sulla
graduatoria dei favoriti alla vittoria
finale. Questo genere di gare, entrato a
far parte del programma delle grandi
corse a tappe, è certo |
|
meno spettacolare e più freddo
delle corse in linea, eppure
oggi i presenti sul tracciato ne
hanno potuto seguire lo
svolgimento grazie ad un ottimo
servizio di segnalazione e
hanno vissuto l'attesissimo confronto
attraverso i tempi eloquenti e
precise descrizioni. Le
previsioni erano
quanto mai incerte, tanto
fitta era l'incognita che
aveva nascosto le possibilità
degli assi fino a Roma... Il
Fausto di oggi era il campione
sicuro di se, rinfrancato,
deciso, pur nella sua
fredda ponderazione. In
testa a Rocca Priora non aveva
perso in discesa che nei |
riguardi di Koblet e Magni.
Nonostante la prudenza, aveva
fatto la discesa meglio degli
altri. Ha corso come un bolide
possente, agile, sorridente alla
folla. Nessuno poteva mettere in
dubbio la sua vittoria a Rocca
di Papa, una vittoria alla quale
teneva particolarmente per le
ragioni morali che tutti
comprendono...
Astrua sembrava voler ripetere
il grande colpo dello scorso
anno a San Marino. Il biellese
spingeva come un dannato, col
vantaggio inestimabile del più
prezioso punto di appoggio,
proprio del diretto rivale
Coppi. L'incrollabile Astrua
faceva meraviglie, sapeva che
oltre a tutto poteva anche
conquistare la maglia rosa,
liberandosi dal groviglio dei
pari merito in classifica, nel
quale era impaniato dalla
seconda tappa. Astrua, questo
robusto torello piemontese, era
tutta energia, tutto tenacia,
tutto coraggio, uno spettacolo
di volontà che solitamente offre
quando sente di dover mettere
in gioco la sua |
|
I big della corsa sul Gran San
Bernardo |
|
reputazione di ottimo scalatore ed è
impegnato per emergere. Non si è
arreso nemmeno quando l'avvertirono che
la situazione non migliorava e il
traguardo era gia in vista. Ha saputo e
voluto tenere la distanza
da Coppi, e ora è maglia rosa...
Un'altra bella prodezza è quella
di Ockers. Il belga di "Gira",
piazzandosi terzo, conferma le sue
qualità già più volte emerse nel passato
Giro di Francia. Anche Ockers ha lottato
col cuore in gola. Cercava un posto
d'onore e una migliore classifica
generale; le previsioni dei suoi
connazionali non sono state smentite. La
terza piazza - in una gara tanto
impegnativa - non è impresa
trascurabile... Ha sorpreso invece lo
spagnolo Bernardo Ruiz - che è stato
pari a Geminiani - e che oggi ha
dimostrato quanto possano la forza
fisica, il coraggio e la volontà, anche
in mancanza di stile. Non si capisce
come egli possa ottenere simili
risultati pedalando tutto di forza... |
Da "LA GAZZETTA DELLO SPORT" del 23
maggio 1952 - sintesi dagli articoli di G.Ambrosini e G.Giardini
Il Giro d'Italia 1952 alla fine venne vinto
da Fausto Coppi - al secondo posto
Fiorenzo Magni - al terzo lo svizzero
Ferdy Kubler. Coppi ritrovò se stesso
dopo gli infortuni e il dolore morale
patito per la scomparsa del fratello
Serse, deceduto in seguito ad un trauma
riportato durante il Giro del Piemonte,
il 29 giugno del 1951. |
● Fausto Coppi è il più forte cronoman di tutti
i tempi? |
Le tesi sono controverse: c'è chi rammenta gli
exploits del grande Girardengo e chi
invece pone la candidatura di Hugo Koblet,
eccezionale specialista come tante sue imprese
attestano. Ma quale miglior suffragio
dell'eccellenza di Coppi del record mondiale
dell'ora, la più bruciante e straordinaria delle
battaglie contro il cronometro?
Grandi campioni tuttavia sono al varco in ogni
gara contro il tempo (ultimo della serie il
diciannovenne francese Anquetil) per cogliere
ogni attimo di debolezza o di offuscamento di
forma del campionissimo. Kubler, ormai un po'
invecchiato, è stato uno dei suoi più accaniti
avversari soppiantato dal connazionale Koblet.
Tra i francesi, accanto ad Anquetil, è da porre
senz'altro Louison Bobet, veramente pericoloso
nella specialità quando la vena lo assiste.
In Italia Fiorenzo Magni ha le migliori «gambe a
cronometro» da opporre a Coppi per i percorsi
pianeggianti; Fornara ed Astrua sono suoi
avversari di grande spicco su quelli misti.
Il «Faustissimo» dei giorni brillanti li tiene a
bada tutti, come dimostrano tante vittorie
arrivate nelle corse a tappe e nelle «classiche»
come il Gran Premio Vanini e il Gran Premio
delle Nazioni. |
Da "LO
SPORT" - Il romanzo di Coppi - numero speciale
del 05-11-1953 |
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GIRO D'ITALIA 1955 - Sulle strade della penisola si sfidano i campioni di tutto il mondo |
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IN PARTENZA DA MILANO IL 38° GIRO D'ITALIA - A CHI LA PRIMA MAGLIA ROSA? |
Prende il via questa mattina dal sagrato
del Duomo milanese il 38° Giro d'Italia,
il Giro per antonomasia, per quasi
semisecolare tradizione, il Giro della
più schietta espressione umana ed
atletica, della più fedele e fremente
passione di popolo, della più vasta
risonanza internazionale. Nasce, così,
dal cuore e nel cuore di Milano la
manifestazione che vuole irradiare per
l'Italia la più squillante voce di
propaganda sportiva e nazionale, il più
potente fremito d'entusiasmo, la più
copiosa corrente d'interesse che la
vitalità dello sport veramente più
popolare sia capace di emanare. La
"Gazzetta dello Sport", nel giorno in
cui vede la luce la 38° edizione
dell'illustrissima fra le più illustri
creature sue e dello sport italiano,
sente la letizia e l'orgoglio d'averla
concepita con l'antico e |
|
sempre acceso amore e di aver dedicato
alla sua gestazione le premurose cure, i
puù meditati frutti dell'esperienza, i
più larghi mezzi...
Inizia il Giro: si affacciano i primi
interrogativi. Chi sarà maglia rosa
questa sera a Torino? E' un
interrogativo al quale è molto difficile
rispondere, non soltanto per la
considerazione che la prima tappa è
breve e facile e pertanto accessibile a
tutti, anche ai più giovani, ma per
altre ben comprensibili ragioni.
Considerati i premi in palio, la
Milano-Torino, prima tappa del Giro 1955
riveste un interesse del tutto
particolare ed è per questa ragione che
prevediamo una battaglia a fondo e senza
quartiere tra le squadre e specialmente
tra i passisti e velocisti più noti,
italiani e stranieri. Nella
presentazione del Giro d'Italia abbiamo
più volte affermato, e dimostrato con
dati di fatto e cifre, che in questo
Giro ogni tappa vivrà a sè, per le
stesse caratteristiche del percorso. Ma
è fuor di dubbio che la prima, per
quanto essa può rendere immediatamente,
rappresenta un'eccezione. Torino è stata
più volte la prima tappa del Giro
d'Italia. Nel 1946 fu Cottur ad
indossare la prima maglia rosa, nel 1947
fu Zanazzi Renzo, nel 1948 ancora
Cottur, nel 1951 Van Steenbergen...
Il numero uno tra i favoriti del Giro
1955 è Fausto Coppi (n.36 - Bianchi) e
Fiorenzo Magni (n.92 - Nivea/Fuchs) è la
sua ombra - Molto riserbo sui giovani,
di cui Aldo Moser (n. 67 - Torpado) è il
leader. Henry Van Looy (n.13 -
Girardengo/Eldorado) è un altro Van
Steenbergen. I corridori si
affronteranno su un percorso di 21 tappe...
Imponente la partecipazione della RAI -
Radio Televisione Italiana al 38° Giro
d'Italia. Numerosi sono i servizi
radiofonici nell'arco della giornata. La
televisione si avvale di tre aerei per
collegare le sedi di tappa con le
stazioni emittenti. L'arrivo di molte
tappe sarà trasmesso in diretta. Quanto
ai servizi in corsa, anche quest'anno
un'auto sonora precederà di circa un
chilometro i corridori, fornendo precise
notizie alle folle di tutt'Italia in
attesa del passaggio dei "girini": ciò
sarà possibile grazie ai collegamenti
radio stabili con l'autovettura del
Direttore di Corsa... |
Da "LA GAZZETTA DELLO SPORT" del 14
maggio 1955 - Il Giro d'Italia 1955 alla
fine venne vinto da... Fiorenzo Magni. |
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GIRO D'ITALIA 1960 - Grande sprint
a Rimini: vince Baffi e Anquetil perde la maglia rosa |
|
UNA LUNGA FUGA E UN GRANDE FINALE PER LA TERZA VITTORIA DELLA IGNIS |
Da una fuga nata in modo piuttosto
strano o quanto meno inconsueto a 150
chilometri dal traguardo, è scaturita la
scintilla del fuoco che ha bruciato la
maglia rosa di Anquetil... Pierino Baffi
ha conquistato per la «Ignis» la terza
vittoria su sei tappe disputate in una
volata aspramente combattuta. Braga,
Gismondi e Defilippis che sono entrati
in pista per primi, anziché infilare
l'anello di cemento, sono scesi nella
sottostante pista in terra battuta:
quando si sono accorti dell'errore sono
rientrati, mantenendo pressappoco le
stesse posizioni, meno Gismondi al quale
andava fuori posto la catena. Delberghe
sferrava il suo attacco sul rettilineo
opposto, ma all'uscita della curva
Defilippis lo aveva già nettamente
sopravanzato. Ma - ecco un guaio per il
«cit» - Baffi si era |
|
portato nella sua scia e sul rettilineo
di arrivo aveva operato il massimo sforzo.
Il torinese della «Carpano» ha resistito ottimamente
fino a pochissimi metri dal traguardo,
ma le ultime possenti pedalate di Baffi sono
state decisive. Non c'è da meravigliarsi
quando Baffi vince una tappa: semmai c'è
da meravigliarsi se finisce un Giro
senza averne vinta una. Oggi ha colto il
momento buono per entrare nella fuga
decisiva, ha contribuito al successo
dell'offensiva e infine ha fatto valere
le sue doti di velocista... L'uomo del
giorno è stato però Hoevenaars, che è
stato l'ideatore della fuga buona e
quello che ha lavorato di più per
portarla a buon fine. La prospettiva di
conquistare la maglia rosa ha
galvanizzato il belga e quando
Hoevenaars si scatena son dolori per
tutti. Vincitore del Gran Premio
ciclomotoristico, maglia gialla al Tour,
il caposquadra della «Ghigi» è da questa
sera anche la maglia rosa del Giro
d'Italia. E farà onore anche a questa
maglia... Anquetil ha perduto la maglia
rosa dopo averla difesa con tenacia in
queste ultime tre tappe. Il campione
della «Fynsec» però non farà una malattia per
questo. Anquetil ha forse ritenuto che
bastasse la presenza di Delberghe e
Couvreur fra i fuggitivi per frenare lo
slanci di questi ultimi, poi per un po'
ha pagato di persona, ma quando ha avuto
la sensazione che il gioco poteva
diventare troppo pesante, ha accettato
con la calma che è frutto di una sicura
esperienza la sua sorte. Quando la
maglia rosa costa degli sforzi
intempestivi e compromettenti per
l'esito finale della corsa, è meglio
lasciarla andare... |
Da "STADIO" del 25 maggio 1960 -
sintesi da un articolo del direttore Luigi Chierici
Il Giro d'Italia 1960 alla fine venne vinto
da Jacques Anquetil. |
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GIRO D'ITALIA 1978 - A Benevento vittorioso
sprint di Saronni che brucia De Vlaeminck |
|
SULLA SALITA DEL MACERONE MOSER STRONCA THURAU,
GIMONDI E BERTOGLIO |
CLAMOROSO AL GIRO
La settima tappa del Giro,
da Silvi Marina a Benevento, ha
cancellato dalle prime posizioni della
classifica, precisamente dal secondo
posto, il tedesco Thurau, che Moser ha
scoperto in difficoltà sulle prime rampe
del Macerone. Con Thurau sono stati
duramente sconfitti anche Gimondi e
Bertoglio. L'attacco, infatti,
prontamente sferrato da Moser ha visto
tutti gli altri favoriti della corsa
coalizzati nel dare al ritardo del
tedesco, che alla vigilia era indicato
come possibile vincitore, la maggiore
consistenza possibile (4'17" alla fine).
All'arrivo Beppe Saronni ha ottenuto la
seconda vittoria di tappa, battendo
nettamente De Vlaeminck e lo stesso
Moser con una volata estremamente
brillante. Oggi primo arrivo in salita a
Ravello, in una frazione che prevede
anche la scalata dell'Agerola e del
monte Faito...
Sarà questa l'ultima grande corsa a
tappe alla quale prenderà parte Roger De
Vlaeminck. Il "gitano di Eeklo", secondo
di tappa, ha così ammesso: "Non me la
sento più di affrontare certi disagi e
certi pericoli. Nella volata di Silvi
Marina mi si sono drizzati i capelli.
|
|
C'è chi, per un piazzamento, entra a
testa bassa come i tori nell'arena. Non
è che mi sia venuto meno il colpo
d'occhio: non me la sento più, pensando
a quello che può capitarmi, di essere
spregiudicato come prima. In questo
Giro, ad ogni modo, continuerò a fare
interamente il mio dovere". |
CLASSIFICA
SCONVOLTA PER UN RAFFREDDORE |
Thurau si è trovato in difficoltà
sulle prime rampe del Macerone e non è
più riuscito a riprendersi. E' stato
Moser ad accorgersi che il motore del
tedesco picchiava in testa. Un Moser che
non fosse superiore in salita a quello
di un anno fa, non sarebbe stato in
grado di assumere l'iniziativa. Il
Macerone, dal versante del ponte di
Vandra, è salita impegnativa, anche se
di appena tre chilometri e mezzo: verso
il culmine infatti la strada spiana. La
pendenza media è del 6,90%; ci sono però
alcuni tratti al 10%. Moser non scatta
in salita, come non scatta in pianura;
però allunga e quando è in condizione è
continuo...
Si cerca subito di stabilire quali
possano essere state le cause del
cedimento di Thurau. Lui «Didi» parla di
un'infreddatura che gli ha impedito di
respirare regolarmente, fino a trovarsi
asfissiato. Si è arrabbiato quando gli
hanno detto che il mal di gambe gli può
essere venuto a causa della salita, come
sul Monte Serra, nella tappa di Cascina.
Il tedesco ha replicato che li aveva
avuto problemi per la pioggia, qui è
stata l'impossibilità di respirare
regolarmente che lo ha praticamente
annientato.
A questo punto era inevitabile che si
parlasse del rapporto che lui ha usato
nei 25 chilometri a cronometro della
tappa Lanciano-Pistoia, il 56x12. Un
rapporto che sviluppa 9 metri e 97
centimetri. Un rapporto con il quale si
disputano corse dietro motori, alla
velocità di 70 km/h. L'aitante campione
tedesco si è ribellato quando gli hanno
chiesto se non abbia per caso esagerato
il giorno della Lanciano-Pistoia.
Tuttavia, per andare a 48 all'ora per 25
chilometri, non è proprio necessario
usare quasi 10 metri di rapporto. Thurau
ha pedalato la cronometro ad un ritmo di
80 pedalate al minuto. Usando un
rapporto inferiore, sarebbe stato
costretto ad aumentare il ritmo, ma non
può certo preoccuparsi di ciò uno come
Thurau che ha la souplesse di chi svolge
molta attività su pista. L'aumento del
rapporto - altre volte è stato detto -
non sempre porta ad una maggiore
velocità, mentre porta sicuramente ad un
maggior dispendio di energie. Perciò è
quasi certo che Thurau avesse ancora
nelle gambe la cronometro. |
BEPPE SARONNI,
MATRICOLA DEL GIRO, ACCUSATO DA MOSER DI SCORRETTEZZE |
Saronni fa l'occhio di triglia e stringe
la mano a Renzo Fornari, suo «patron».
Il ragazzo sorride ai giornalisti. Lo si
direbbe reduce da un allenamento, invece
con questa sono 17. Diciassette vittorie
in 78 giorni di attività: roba da far
leccare i baffi anche ai grandi
cacciatori belgi di successi.
Rick Van Looy, estimatore di Saronni, è entrato
in corsa oggi e non può che ripetere gli
elogi che hanno fatto ormai il giro
delle redazioni... Sulla volata che ha
concluso la tappa non c'è molto da dire.
Saronni l'ha vinta con astuzia quasi
beffarda, rimontando Moser e
sterzandogli sul naso. Secondo
vittorioso sprint, dopo quello della
Spezia, per il giovane campioncino della
Scic-Bottecchia. Uno sprint autorevole
in virtù del quale ha battuto la
coppia regina della Sanson-Campagnolo.
Il campione del mondo Moser (arrivato
terzo anche alla Spezia) oltre la linea
d'arrivo lamentava un danneggiamento, ma
la circostanza non toglie nulla allo
splendido sprint del lombardo... Il
trentino, non appena sceso di
bicicletta, aveva accusato un po' tutti,
da Saronni (l'avversario) a De Vlaeminck
(il consocio) di avergli chiuso più
volte la strada: "Ho dovuto frenare
almeno tre volte, sembrava che la
facessero apposta!". Poi ha cambiato
idea, o meglio ha rettificato il
concetto, dopo essere sceso dal palco TV
con la faccia di uomo tranquillo.
L'accenno a Saronni era diventato un "non
so, può anche essere stato lui",
quello a De Vlaeminck un "no di certo".
Forse devono avergli cantato in musica
che si può anche perdere con
remissione... |
Da "LA GAZZETTA DELLO SPORT" del 15
maggio 1978 - sintesi da articoli vari
Il Giro d'Italia 1978 (20 tappe per
3610 km) alla fine venne
vinto dal belga Johan De Muynck, al 2°
posto si classificò Gianbattista
Baronchelli, al 3° Francesco Moser. |
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