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Cronaca dal 1900 al 1945

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L'OCCHIO del 19 marzo 1980 - Il quotidiano, diretto da Maurizio Costanzo, dedica una prima pagina al ministro Reviglio che smaschera i presunti evasori fiscali

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Elenco puntato - Genova  GENOVA

Il capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
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Elenco puntato - Euroflora  EUROFLORA

In primavera, ogni 5 anni,
alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo...

Elenco puntato - Via Francigena  VIA FRANCIGENA

Col Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento...

Elenco puntato - Parco del Magra  PARCO DEL MAGRA

A Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa...

Elenco puntato - Golfo della Spezia  GOLFO DELLA SPEZIA

Tra la punta di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più profonde insenature di tutto il litorale occidentale italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella quale è incastonata La Spezia, città sede di porto militare e mercantile, che oggi è anche punto di attracco per le navi da crociera...

Elenco puntato - Le Cinque Terre  LE CINQUE TERRE

Cinque borghi marinari il cui destino è sempre stato storicamente legato alla terra e all'agricoltura piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i Patrimoni Mondiali dell'Umanità...

Elenco puntato - La Val di Magra  LA VAL DI MAGRA

Nobili, vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio...

Elenco puntato - La Val di Vara  LA VAL DI VARA

La "Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa...

Elenco puntato - La Lunigiana  LA LUNIGIANA

La "Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e perfettamente conservati...

 

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Le Alpi Apuane
Originano da movimenti
tettonici del fondo marino
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geologico" unico al mondo...

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Liguri Apuani e Statue Stele
Le radici più profonde delle
comunità lunigianesi affondano
fino alle soglie della protostoria.
Mari e monti un tempo erano
occupati dalla bellicosa
popolazione dei Liguri Apuani...

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Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
territorio, un tempo abitato dai
bellicosi Liguri Apuani, da dove
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Antiche ricette in Lunigiana
Piatti prelibati di una cucina essenziale, ma non per questo meno saporita. Cibi dal sapore antico che tornano ad imbandire le nostre tavole dopo  essere stati riscoperti a nuova vita.

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Ferrovia Aulla-Lucca
Il fascino dei treni d'epoca
e delle locomotive a vapore

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Ferrovia Pontremolese
Una linea di vitale importanza
per La Spezia e la Lunigiana

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Ex Ceramica Vaccari
Il comprensorio della fabbrica è un prezioso esempio di civiltà industriale di fine Ottocento e rappresenta un pezzo di storia fondamentale per Santo Stefano Magra e per tutta la Provincia della Spezia. Le aree recuperate vengono oggi dedicate all'arte, allo spettacolo, alla cultura...

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Il dialetto genovese
Le trasformazioni fonetiche avvenute nella parlata di Genova sono un segno inequivocabile del dinamismo espresso dalla città durante i secoli della Repubblica. A Genova il dialetto è una lingua viva, che oggi viene insegnata anche nelle scuole...

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Infiorate del Corpus Domini
"Per tetto un cielo di stelle e
per strada un tappeto di fiori...".
A Brugnato, ogni anno, giovani e
meno giovani si radunano nel
centro storico per abbellire strade
e piazze con disegni floreali,
secondo un'antica tradizione che
origina da un miracolo
avvenuto a Bolsena...

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Mezzi da lavoro storici
I raduni e le esposizioni di questi autoveicoli sono un modo per ricordare ed onorare le persone che, in passato, questi mezzi li hanno guidati per mestiere...

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Mezzi militari storici
I più celebri veicoli militari che hanno partecipato alle vicende della Seconda Guerra Mondiale sfilano per strade e piazze e mantengono vivo il ricordo di quei terribili giorni...

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LUGLIO 1900 - A Monza re Umberto I viene assassinato dall'anarchico Gaetano Bresci

Il 29 luglio 1900 ecco l'attentato contro Umberto I, 56 anni, assassinato a colpi di pistola dall'anarchico Gaetano Bresci, 31 anni. Il re, che morì quasi all'istante, subì un colpo di pistola alla spalla, uno al polmone, uno al cuore (quello mortale). Gli successe il figlio Vittorio Emanuele III. La regina Margherita, che non era presente all'attentato, disse solo: "E' il più grande delitto del secolo".
Bresci - emigrato oltreoceano come operaio tessile - era tornato in patria appositamente per vendicare le vittime dei moti di Milano del 1898 ad opera del generale Bava Beccaris, poi decorato dal re. Condannato all'ergastolo non si pentì, anzi si mostrò sempre orgoglioso di avere ucciso il sovrano. Fu trovato poi impiccato in carcere, il 22 maggio 1901. 
Da OGGI - Il Libro del Secolo del 31 dicembre 1999

IL TELEGRAFO del 30 luglio 1900 - Prima pagina listata a lutto per l'assassinio del Re Umberto I
Le ore concitate del delitto attraverso le colonne de "Il Telegrafo"
Monza, 29 - Il Re Umberto I che, festeggiato, aveva assistito alle ore 22 alla premiazione del concorso ginnastico, appena salito in carrozza col generale Ponzio Vaglia, fu colpito da tre revolverate, rimanendo gravemente ferito. Il feritore venne salvato dal furore della folla ed arrestato dai Carabinieri. La cittadinanza indignata esecra l'omicida.
Monza, 29 - Il Re, che era rimasto ferito al cuore, è spirato pochi momenti dopo colpito. Assicurasi che l'autore dell'assassinio si chiama Angelo Bressi, nativo di Prato. L'assassino è stato arrestato. L'attentato contro il Re avvenne alle ore 22,45. Il Re morì alle ore 23,30. L'assassino Angelo Bressi da Prato fu salvato a stento dal furore della folla; egli confessò cinicamente il suo delitto.
Roma, 29 - L'on. Saracco ha convocato il Consiglio dei ministri a Palazzo

Braschi, appena ricevuta la ferale notizia della morte del Re. L'on. Saracco parte stanotte per Monza.
Ricordi Storici - Sua Maestà Umberto I, Ranieri, Carlo, Emanuele, Giovanni, Maria, Ferdinando, Eugenio era nato a Torino l'11 marzo 1844 da Vittorio Emanuele II e da Maria Adelaide, nata arciduchessa d'Austria. Nel 1868, il 22 Aprile, sposò Sua Maesta la Regina Margherita, l' infelicissima donna che oggi lo piange - e chiede a Dio come possa aver permesso una così orrenda catastrofe. Dieci anni dopo, nel gennaio del 1878 salì al trono - per la morte quasi improvvisa del suo glorioso genitore.
Elogio funebre - I destini della nostra patria non possono essere questi. La nostra resurrezione gloriosa non può dipendere dal delitto di un assassino. Date fiori e lacrime, date lauro e piante alla gloriosa tomba di Umberto I ma, confidate o italiani, che un colpo di revolver non può mutare le sorti della Patria e che il terzo Re italiano continuerà la tradizione gloriosa. L'insegnamento di Vittorio Emanuele sarà ascoltato anche dal figlio di Umberto, con cuore non meno generoso, ma - Dio lo voglia - con fortuna migliore.
Per la gloria e per l'avvenire d'Italia, per la sicurezza e per l'indipendenza della patria, sempre avanti Casa Savoia, anche nell'ora del dolore, anche nell'ora del pianto.
Il Re è morto. Piangiamolo con lacrime ardenti. Il Re è morto. Serbiamone in cuore la memoria sacra e il culto gentile. Il Re è morto; ma non devono con esso morire le istituzioni e la Patria. Il Re è morto; viva il Re!
Impressione a Livorno - L'impressione in città per l'infame assassinio del Re buono e leale è stata grandissima. Si può dire, senza fare della retorica, che è stato un grido generale d'indignazione contro il miserabile che così vigliaccamente spengeva una vita si cara; è stato un coro di rimpianto vero, sentito per il nostro Monarca così barbaramente strappato alla Patria e all'affetto dei suoi sudditi...

Sintesi e adattamento da "IL TELEGRAFO" del 30 luglio 1900
Quando re Umberto muore, generali e governo cercano l'erede che si trova all'estero

Vittorio gira i mari con la moglie. E' partito da Corfù, chissà quando arriverà. Non esiste il radiotelegrafo. Le navi segnalano i passaggi ai fari della costa. La regina Margherita avverte il duca di Genova, comandante della flotta ancorata davanti a Porto Santo Stefano: "Umberto assassinato. Non ho forza per aggiungere altro. Ti prego andare incontro a Vittorio ed annunciargli la notizia".
Comincia la caccia al principe, che durerà due giorni. Allorché il suo panfilo sfiora Capo Spartivento, un messaggio spegne i motori della vacanza: "Il re è gravemente malato". Dopo un'ora arriva una torpediniera. Vittorio guarda la bandiera: "E' a mezz'asta...", dice alla principessa Elena. Anche il comandante si accorge del segno di lutto: è il primo ufficiale a dichiarare fedeltà al nuovo sovrano.
Vittorio arriva a Monza il 2 agosto. Un treno speciale gli ha fatto attraversare di corsa l'Italia. A Monza riceve l'omaggio, fra tanti, del sindaco Corbetta. La sera in cui spararono ad Umberto si credette avessero ucciso anche lui. Sentiti i colpi, e sapendo che erano indirizzati alla carrozza reale, Corbetta, che tanto aveva pregato il sovrano di partecipare alle feste ginnastiche della «Forti e Liberi», si sentì mancare. Rotolò esamine per i gradini della tribuna.
A dire il vero gli attentatori sono proprio due, anche se solo Gaetano Bresci fa fuoco. Si saprà dopo di Luigi Granotti, anche lui tessitore, anche lui anarchico, anche lui emigrato.
Quando arriva la notizia delle cannonate di Bava Beccaris bruciano una stampa con la faccia di Umberto I, «colpevole» di aver premiato il generale. E una bella ragazza - Ernestina Crivello, emigrata di Biella annuncia dal palco di «essere pronta ad offrirsi a colui che vendicherà le pallide vittime» (più di 100 morti, 450 feriti).
C'è molta rabbia per come si manda all'estero la gente: un timbro sul passaporto rosso, e via: per la patria il poveraccio è solo «una valigia che cerca lavoro». Abbiamo il più alto indice di emigrazione d'Europa: 164 persone scappano ogni 10 mila abitanti...

Da "CENTO ANNI dal Corriere della Sera" - Supplemento al giornale del 13 ottobre 1976
Costernazione generale e vivissima nella città di Genova per l'efferato delitto di Monza

I rappresentati della società ginnastica Raffaele Rubattino, che partecipò al concorso di Monza, tornarono ieri sera a Genova. Erano ancora sotto la tragica impressione del mostruoso delitto del quale furono spettatori. Ci confermarono che dal lato opposto a quello dove fu assassinato il Sovrano si rinvennero, sopra un risalto dello steccato delle tribune, 7 cartucce. Ciò prova come il misfatto fosse preparato in guisa che si il colpo falliva da una parte avrebbe ottenuto lo scopo dall'altra.
I nostri ginnasti, che ebbero modo di avvicinare il Sovrano, notarono che egli era di umore insolitamente gaio e appariva rubicondo e raggiante di soddisfazione. Al Presidente della società milanese «Forza e Coraggio» che si prepara alle prossime grandi gare ginnastiche disse: "Sarò felicissimo di intervenire al vostro concorso, e prometto che vi interverrò volentieri!". Purtroppo non era profeta del tragico momento che l'aspettava pochi minuti dopo... L'assassino esplose quattro colpi in un baleno e, per essere meglio sicuro del colpo, salì sopra una delle sedie riservate al pubblico per compiere il nefando proposito.
Nella cittadinanza genovese la costernazione fu generale, unanime e vivissima, appena appreso dell'efferato delitto di Monza. Quasi tutti i negozi si chiusero con affisso sulla porta un cartoncino listato a nero con la scritta «Lutto nazionale». Quei pochi che per necessità di cose non poterono chiudersi del tutto lasciavano aperto al pubblico solo un breve adito.
Da tutti i palazzi patrizi, dai pubblici edifici, dalle sedi delle numerose società, dei consolati e simili, pendeva abbrunata la bandiera a mezz'asta. E su tutto questo aspetto triste e desolante della città passava tratto tratto il rombo sinistro dei cento colpi di cannone annunzianti, dall'alto delle batterie di San Benigno, la funerea notizia.
Alla sera tutti i teatri restarono chiusi. In porto, da tutti i piroscafi e da tutte le navi pendeva la bandiera a mezz'asta. Alle 17:30 giunse alla stazione Brignole - proveniente da Roma e diretto a Monza - il presidente dei ministri senatore Saracco. Lo accompagnava il presidente della Corte dei Conti, senatore Finali, insieme a parecchi alti funzionari del ministero dell'Interno. Viaggiava in un vagone di prima classe i cui vetri erano tutti ricoperti da tendine viola. L'on. Saracco apparve affranto, più che dalla notte perduta e dal faticoso viaggio, dalla profonda emozione di cui era manifestamente in preda...
Dopo 10 minuti di fermata il diretto proseguì per piazza Principe, dove una moltitudine di gente ne attendeva riverente e silenziosa il passaggio, e quindi procedette verso Monza.

Sintesi e adattamento da "IL SECOLO XIX" del 31 luglio 1900
GENNAIO 1901 - Giuseppe Verdi muore a Milano con immenso dolore dell'Italia tutta
CORRIERE DELLA SERA del 28/29 gennaio 1901 - Prima pagina listata a lutto e dedicata alla scomparsa di Giuseppe Verdi
Il Maestro si spegne in una camera dell'Hotel Milan, mai più affittata
Verdi è a Milano da sei mesi, si ammala, si aggrava. Un vecchio fragile, pallidissimo: la fine della Strepponi l'ha chiuso in una malinconia scorbutica. Bollettini sulla malattia vengono appesi ogni otto ore sul portone dell'albergo. Per spegnere i rumori Via Manzoni è coperta di paglia. Di fronte all'Hotel Milan le carrozze rallentano. Giuseppe Verdi se ne va la mattina del 27 gennaio, all'età di 87 anni. Il 27 febbraio la salma lascia il Cimitero Monumentale per essere sepolta nella casa di riposo per musicisti.
CORRIERE DELLA SERA del 28-29 Gennaio 1901  - "Una delle maggiori sventure che potessero toccare al nostro paese è accaduta:

Giuseppe Verdi è morto. I suoi begli occhi vivaci si sono spenti; il suo cuore pieno di virtù e di bontà si è fermato; le sue mani che, ubbidienti al pensiero, hanno scritto tante pagine di musica sublime, giacciono per sempre inerti! E questa sventura viene a colpire l'Italia pochi mesi dopo che l'ha turbata un grande dolore (la morte del Re Umberto I). Ah, veramente a un secolo finito male, succede per noi un secolo che si apre malissimo!... Alla notizia, corsa come un baleno, si sono sentite ovunque voci di dolore. Quanti hanno goduto ai suoi canti divini per più di mezzo secolo hanno provato uno schianto indicibile, come se la morte avesse colpito uno di loro famiglia... Verdi era veramente il nostro orgoglio e il nostro vanto, perché in lui tutto era mirabile nell'ideale equilibrio delle sue facoltà fisiche, artistiche e morali. Longevo, operoso, onesto, solo un altro italiano gli è completamente paragonabile: Michelangelo, al quale somiglia tanto per l'attività, per l'amore verso l'arte e alla solitudine, per lo sdegno contro ogni bassezza. Giuseppe Verdi ha raccolto l'ardente ammirazione di tre generazioni. I maggiori entusiasmi lo hanno accompagnato per tutta la vita... Egli è morto, ma l'opera sua rimarrà immortale e la sua generosità perpetua in due istituti di beneficenza. Chi resta senza conforto è l'Italia, che oggi ha perduto uno dei maggiori suoi figli!"

Nato a Busseto (PR), da un modesto salumiere, grazie all'Aida, alla Traviata, al Rigoletto, Verdi divenne il più grande musicista d'Europa. In Italia, dove fino all'unità era stato perseguitato dalla censura, era considerato un simbolo del Risorgimento. Quando passava l'inverno a Milano era solito alloggiare all'Hotel Milan. Sentendo la fine imminente, aveva disposto che il suo funerale si tenesse all'alba, per andarsene senza clamore. Venne esaudito, ma a seguire il feretro c'erano lo stesso oltre 100.000 persone...
DICEMBRE 1908 - Terribile terremoto in Italia. Calabria e Sicilia fortemente danneggiate
IL TELEGRAFO del 29-12-1908 - In prima pagina il terremoto di Sicilia e Calabria
La città di Messina distrutta per due terzi. Sotto le macerie oltre centomila persone
Ai primi del '900 la questione meridionale, sollevata verso il 1870 dal toscano Sidney Sonnino, giunge alla ribalta nazionale. Ma, nonostante le belle parole, la situazione non si modifica: il Mezzogiorno serve all'industria del nord come zona d'esportazione per i prodotti, resi ancor più cari dal protezionismo, e come fornitore di capitali, necessari agli investimenti. La questione meridionale era essenzialmente un problema di miseria ma, come se non bastasse, a peggiorare le condizioni del Sud

d'Italia si aggiungeranno spesso cataclismi naturali. Nel 1906 ci fu un'eruzione del Vesuvio, nel 1910 una dell'Etna. Un terremoto in Calabria (1905) produsse centinaia di vittime. Nel 1908 un sisma e un maremoto nello Stretto di Messina distrussero 300 comuni, seppellendo sotto le macerie di Messina e di Reggio Calabria oltre centomila persone...
IL TELEGRAFO del 29 dicembre 1908 - "Le notizie da Messina sono gravissime, anche se mancano ancora notizie precise sull'entità dei danni prodotti dal terremoto. Si parla di migliaia di morti; queste notizie sono incontrollabili. Il mare avrebbe inondato gran parte delle strade, coprendole di uno strato melmoso che rende più difficile il soccorso agli agonizzanti e ai feriti che si trovano fra le macerie. Si dice che i villaggi e il faro Ganzirri, finitimi di Messina, siano scomparsi. Palermo e Messina sono devastate anche da numerosi incendi causati dallo scoppio delle tubature del gas... Già all'opera gli sciacalli...

A gennaio, profughi siciliani e calabresi arrivano a Genova

Lo choc per la tremenda catastrofe sismica in Sicilia e Calabria e la necessità di portare soccorso alle popolazioni colpite dominano la prima parte del 1909. La nave "Campania", con un ritardo di 3 giorni, la mattina del 6 gennaio giunge nel porto di Genova con a bordo il suo carico di miseria e disperazione: 1700 profughi, circa 400 dei quali feriti e per oltre metà in modo grave, raccolti tutti fra Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni. Dalle prime informazioni, il viaggio risultò terrificante: il maggior numero dei profughi fu imbarcato a Messina e, nel raggiungere le altre località, già 5 feriti erano deceduti. Le loro salme sbarcate a Reggio e Villa. Durante il prosieguo della navigazione, altri 9 scampati al terremoto persero la vita e le loro salme vennero gettate in mare. Nessuno le pianse perché era impossibile identificarle.

Da "IL SECOLO XIX" del 7 gennaio 1909

Un gruppo di profughi in fuga dalla città di Messina (archivio "Il Secolo XIX")

Si assicura che il forte maremoto abbia prodotto gravi danni, specialmente ai battelli ormeggiati sulle varie spiagge... Numerose imbarcazioni sono scomparse a causa della mareggiata e nel porto di Messina sono affondate tre navi: la Finocchiella Gaetano Padre con carico di sale, la Finocchiella Giuseppe, ritirata poi in secco molto danneggiata, la Finocchiella Orlando, anch'essa ritirata poi con gravi danni, e il Corriere di Cibo... La popolazione affluisce sul porto per assistere ai fenomeni dell'alta e bassa marea... Per quanto riguarda Reggio Calabria, la Direzione delle Ferrovie annuncia che, a causa del terremoto e del maremoto, è interrotta la via tra Bagnara e Reggio e tra Melite di Portosalvo e Reggio... A Catania il maremoto ha allagato la piazza sulla marina e il terremoto si è esteso al versante orientale dell'Etna. Fortissime scosse sono state avvertite a Linguaglossa e Santa Severina, dove si teme vi siano molti danni... Il Presidente del Consiglio, avuta notizia delle devastazioni prodotte dal terremoto in Provincia di Catanzaro, ha disposto che si rechino immediatamente sul luogo i commendatori Muffone e Sennoner, ispettori generali, perché, previo accertamento dei danni stessi, provvedano ai primi bisogni e facciano le proposte necessarie...

CORRIERE DELLA SERA del 30 dicembre 1908 - Prima pagina listata a lutto per le vittime del terremoto di Messina e Reggio Calabria
CORRIERE DELLA SERA del 30-12-1908

(con prima pagina listata a lutto) - "ORA DI STRAZIO E DI MORTE - Due città d'Italia distrutte - I nostri fratelli morti a decine di migliaia a Reggio e a Messina - I Sovrani verso i paesi della sventura - La solidarietà dell'Italia nel dolore - Verso l'orrenda certezza... Messina rasa al suolo: 70.000 morti?" - Col passare delle ore e dei giorni si delineano le proporzioni della più spaventosa catastrofe che abbia colpito

Alcuni superstiti del terremoto del 1908 si aggirano, come fantasmi, tra le macerie della strade di Messina

l'Italia negli ultimi secoli. I giornali ricordano l'altro sisma che sconvolse la Sicilia nel 1693 con 60.000 morti. L'esercito e la flotta accorrono nelle località devastate, soldati e volontari civili soccorrono chi resiste sotto le macerie, cercano di dare sepoltura ai morti ma le proporzioni della strage sono tali che si delinea il pericolo di epidemie: le salme vengono composte sui lungomari delle città polverizzate. I cronisti raccontano che i soccorsi sono caotici: troppi ordini e contrordini creano solo confusione. Creati tanti comitati e sottocomitati di coordinamento che in realtà non coordinano proprio niente. Altro ignobile e purtroppo immancabile risvolto delle grandi calamità sono gli sciacalli che frugano fra le rovine di negozi, uffici e appartamenti. Per fronteggiare la situazione a Messina viene istituito un tribunale speciale...

OGGI - Il libro del Secolo del 31 dicembre 1999 - "Messina, 28 dicembre 1908 - Alle ore 5 e 21 si ode un forte boato, la terra trema per 31 secondi, il mare si ritira di 200 metri, quattro colossali onde si abbattono sulla spianata di Ranieri. I primi soccorsi vengono prestati da 300 soldati scampati al crollo delle caserme. Tutti mandano aiuti: Papa Pio X dà un milione, da Montecarlo arrivano gli incassi del Casinò, Roosvelt chiede al Congresso americano 100 mila dollari. Accorre Re Vittorio Emanuele III, che si aggira sul posto e organizza i soccorsi. La Regina «dimessamente vestita, fascia quasi 300 feriti, incurante dei pericoli». I messinesi la chiamano "La Santa". Il sisma, del decimo grado della scala Mercalli, è il più forte mai registrato in Europa dal 1775. Il bilancio finale parla di 83.000 vittime, delle quali almeno 60.000 nella sola Messina.

MAGGIO 1915 - Con contrasti interni, l'Italia entra in campo nella Prima Guerra Mondiale

L'apertura delle ostilità con l'Austria-Ungheria

IL SECOLO XIX del 24 maggio 1915 - L'Italia entra nella Prima Guerra Mondiale

Il 23 maggio 1915 l'Italia entra nel primo conflitto mondiale dichiarando ufficialmente guerra all'Austria - Ungheria. Cadorna dà battaglia sull'Isonzo. Lo scopo della guerra è quello di impadronirsi dei territori irridenti - Trentino e Venezia Giulia - il cui possesso è riconosciuto all'Italia da accordi segreti con le nazioni dell'Intesa. La Francia si batte

strenuamente, sul fronte occidentale, per respingere i tedeschi dal nord  dei  suoi  territori. Nel 1915, oltre all'Italia (e San Marino) entra nel conflitto mondiale anche la Bulgaria: lo zar Ferdinando si schiera con gli Imperi Centrali e attacca la Serbia. Riceve subito le dichiarazioni di guerra di Inghilterra, Montenegro, Francia, Russia e Italia.
Per quanto riguarda la politica interna italiana, c'è da rilevare che l'entrata nel conflitto non è avvenuta senza contrasti: l'aumentato peso degli interventisti ha trovato duri ostacoli in larghe aree di opinione ancora favorevoli alla neutralità: i giolittiani, i socialisti, buona parte dei cattolici. Per superare le difficoltà Salandra arriva a presentare le sue dimissioni, respinte però dal Re. Subito dopo il Presidente del Consiglio ottiene i pieni poteri e lancia l'Italia nella 1a Guerra Mondiale.
La guerra mondiale 1915-1918 rivela l'importanza di due nuove armi: l'aereo e il sommergibile. Non sono determinanti ai fini di un risultato definitivo, ma le loro azioni fanno profonda impressione sull'opinione pubblica e risultano quindi molto importanti dal lato propagandistico, sia in senso negativo che positivo. La prima incursione aerea sull'Inghilterra compiuta dai tedeschi a gennaio suscita molto scalpore, mentre il siluramento del transatlantico inglese Lusitania (1.200 vittime, tra cui molti americani) suscita profonda indignazione e prepara l'opinione pubblica statunitense all'entrata nel conflitto.

OTTOBRE 1922 - Marcia su Roma: comincia in Italia l'epopea di Mussolini e del fascismo
IL TELEGRAFO del 30 ottobre 1922 - Dopo la marcia su Roma Mussolini è chiamato dal Re Vittorio Emanuele III che gli affiderà l'incarico per il nuovo Governo
Attesa per le "camicie nere" accampate alle porte di Roma

"Mussolini chiamato dal Re - Sua Maestà ha fatto telegrafare a Mussolini, invitandolo a Roma con l'incarico di formare il nuovo Governo. Il Duce partirà stasera. Egli intende dare all'Italia un Governo degno della Nazione... La Capitale è da ieri nelle mani dei fascisti. La notte scorsa una commissione composta dal generale De Bono, da Michele Bianchi, Cresci, on. Pighetti e Bastianini, si è recata dal prefetto Franzè chiedendogli di cedere il potere al comando fascista, avvertendolo che ogni resistenza sarebbe stata vana. Come inutile sarebbe stato un conflitto, in quanto la città era assediata.

Il Re Vittorio Emanuele III riceve Benito Mussolini dopo la marcia su Roma

Dopo una mezz'ora di discussione, il Prefetto ha ceduto. Allora le squadre sono entrate nella Capitale occupandone i punti strategici..."
La crisi economica, l'insoddisfazione della piccola borghesia e dei reduci, il mito della «vittoria mutilata», il timore di una rivoluzione proletaria, furono tra i motivi che portarono al rapido collasso dello Stato e all'avvento al potere di Mussolini. La composizione del Parlamento (dove spiccavano ormai, socialisti da una parte e cattolici - il partito popolare di Sturzo - dall'altra) non consentiva la formazione di solidi governi: tra il 1909 e il 1922 ci furono 5 ministeri. Le ripetute consultazioni elettorali non modificarono la situazione. L'apice della crisi giunse nel 1920. Ma fu proprio allora, quando si intravedevano spiragli di miglioramento, che il movimento fascista (fondato a Milano un anno prima) riuscendo a capitalizzare vari interessi (dalla borghesia agli agrari) uscì allo scoperto. Nel 1921 alla Camera fece la sua comparsa il primo manipolo di deputati fascisti, guidati da quel Mussolini, prima socialista, poi interventista, poi agitatore nazionale, il quale si era ben reso conto della debolezza dello Stato che aveva di fronte. Nell'ottobre del 1922, al momento della marcia su Roma, il Duce aveva già ottenuto l'appoggio degli industriali e le simpatie della piccola e media borghesia.
Nel 1924 le elezioni daranno ai fascisti la maggioranza assoluta: il socialista Giacomo Matteotti denuncia irregolarità nel voto e viene assassinato. Da lì al 1926 Mussolini scioglie i partiti, sopprime la libertà di stampa, esautora il Parlamento e ripristina la pena di morte. E' l'inizio della dittatura... L'11 febbraio del 1929, Mussolini e il cardinale Pietro Gasparri, firmano i Patti Lateranensi. Viene riportata la pace tra i Savoia e la Chiesa di Roma, il cattolicesimo diventa religione dello Stato (nel 1984 ci fu poi una revisione voluta da Bettino Craxi) e lo Stato italiano riconoscerà la sovranità del Papa sulla Città del Vaticano. Il 5 dicembre dello stesso anno, Vittorio Emanuele III stringe la mano a Pio XI, per una definitiva riconciliazione.

DA "IL TELEGRAFO" del 30 ottobre 1922
MAGGIO 1936 - Conquistata l'Etiopia, l'Italia celebra Mussolini e il suo impero africano
IL TELEGRAFO del 10 maggio 1936 - Da Palazzo Venezia, Benito Mussolini proclama l'Impero d'Italia
Il titolo di Imperatore d'Etiopia viene assunto per se e per i suoi successori dal Re d'Italia

"Un grande evento si compie - L'Italia ha il suo Impero - La gratitudine della Patria al Duce fondatore dell'Impero - Il Popolo italiano, creato col sangue l'Impero, lo feconderà col suo lavoro e lo difenderà contro chiunque con le sue armi - Domani alle ore 10,  in tutte le città sedi delle principali guarnigioni, verranno eseguite salve di 101 colpi di cannone, per salutare il primo giorno dell'Impero..."  Uno stralcio del discorso di Benito Mussolini da Palazzo Venezia del 9 maggio 1936 per suggellare il destino dell'Etiopia, nel XIV anno dell'era fascista. E' l'apogeo del Duce, che dispiega grandi mezzi militari e per annettere la terra d'Africa fa uso anche di gas venefici. La facile vittoria in Abissinia convince il dittatore fascista della potenza bellica del nostro paese. Ma è anche l'inizio della rovina. La dichiarazione di guerra, quattro anni dopo, a fianco della Germania (quando aprimmo le ostilità, il 10 giugno 1940, i tedeschi

erano quasi a Parigi) innescherà il meccanismo che avrebbe portato alla caduta del regime, unita purtroppo ad un fardello gravissimo di lutti e rovine.  "IL TELEGRAFO" del 10 maggio 1936

Mussolini in visita ufficiale a Genova

Nel 1938 Mussolini compie una visita ufficiale a Genova. Il Duce inaugura l'ospedale pediatrico Gaslini e varie altre opere pubbliche. L'accoglienza dei cittadini è entusiastica: il fascismo, dopo l'impresa d'Etiopia, è al punto massimo della popolarità. In Piazza della Vittoria, per vedere Mussolini e ascoltare il suo discorso, confluiscono circa 400.000 liguri.

Dall'archivio de "Il Secolo XIX"

Nelle immagini: Mussolini in visita a uno degli stabilimenti Ansaldo e durante un discorso davanti alla Stazione Brignole, su un podio a forma di nave (archivio "Il Secolo XIX")
GIUGNO 1940 - Da Palazzo Venezia Mussolini dichiara guerra alla Francia e all'Inghilterra
IL SECOLO XIX (Edizione straordinaria del 10 giugno 1940) - Mussolini parla da Palazzo Venezia e annuncia l'entrata in guerra dell'Italia

"VINCERE! - Questa è la parola d'ordine data dal Duce, da Palazzo Venezia, a tutto il Popolo italiano - Da oggi l'Italia si considera in stato di guerra con la Gran Bretagna e la Francia - La comunicazione del Ministro degli Affari Esteri Conte Ciano agli ambasciatori dei due Paesi: "Sua Maestà il Re Imperatore dichiara che l'Italia si considera in stato di guerra con la Francia e la Gran Bretagna a partire da domani 11 giugno" - Nel messaggio di Hitler al Re Imperatore e al Duce, insieme ai fervidi e cordiali saluti, si può leggere: "...siamo costretti, contro i nostri stessi propositi, a difendere la libertà e l'avvenire dei nostri popoli, in combattimento contro l'Inghilterra e la Francia..." - Con l'ordinanza del Ministro della Cultura Popolare sono stati sospesi gli spettacoli

IL TELEGRAFO dell'11 giugno 1940 - L'Italia dichiara guerra alla Francia e alla Gran Bretagna

dell'Estate Musicale Italiana e tutte le altre rappresentazioni all'aperto... Continuano normalmente gli spettacoli teatrali e cinematografici nei locali pubblici al chiuso... A Napoli temporanea chiusura della "Mostra d'Oltremare".

Da "Il TELEGRAFO" dell'11 giugno 1940

IL SECOLO XIX del 10 giugno 1940 - Edizione straordinaria - "L'Italia fascista getta la sua spada vittoriosa sulla bilancia del destino - IL DUCE HA PARLATO - La dichiarazione di guerra è stata consegnata agli ambasciatori di Francia e d'Inghilterra - «Noi vinceremo per dare finalmente un lungo periodo di pace e di giustizia all'Italia, all'Europa, al Mondo» - L'Italia spezza le catene che la soffocano nel suo mare - Entusiasmo ardente nell'Urbe Imperiale.

L'ESPRESSO dell'8 giugno 1980 - 10 giugno 1940. Galeazzo Ciano annota nel suo diario:"Mussolini parla dal balcone di Palazzo Venezia. La notizia della guerra non sorprende nessuno e non desta eccessivi entusiasmi. Io sono triste, molto triste. L'avventura comincia. Che Dio assista l'Italia." - Il giorno precedente Ciano aveva preso congedo dall'ambasciatore francese Poncet ("ci siamo salutati con una commozione che nessuno dei due è riuscito a nascondere") e da quello inglese, sir Percy Loraine ("più laconico e imperturbabile, ha accolto la comunicazione senza battere ciglio, ne impallidire"). In questo modo l'Italia entrava in guerra a fianco della Germania nazista con euforiche manifestazioni di facciata e non poche perplessità nel gruppo dirigente del partito fascista. Secondo lo storico Renzo De Felice, intervistato da Paolo Mieli, Mussolini pensava che non ci sarebbe stata guerra fino al 1943 o 1944. Riteneva di avere davanti a sé 4 o 5 anni per perfezionare la sua politica e dare all'Italia e a lui quel ruolo di grande mediatore a cui teneva

Neville Chamberlain e Benito Mussolini a colloquio durante la conferenza di Monaco del 1938

moltissimo. Mussolini impiegò nove mesi prima di scendere in campo a fianco della Germania perché stava studiando la possibilità di convocare una conferenza come quella che si era tenuta a Monaco nel settembre del1938 e nella quale lui, Hitler, Chamberlain e Daladier erano riusciti, bene o male, a scongiurare la guerra. Sempre secondo De Felice, a Mussolini le guerre non piacevano affatto. Le imprese di Spagna e Albania furono volute infatti da Galeazzo Ciano, il quale voleva dimostrare di non essere solo il genero del Duce, ma anche un fine stratega politico... Negli anni che precedettero la Seconda Guerra Mondiale Mussolini pensava di instaurare un solido rapporto con l'Inghilterra, e per questo non voleva avere la guerra di Spagna tra i piedi.
Tant'è vero che dopo la battaglia di Guadalajara, tentò concretamente di tirarsene fuori... Quando l'esercito tedesco travolse la Francia, dovette abbandonare i progetti che aveva coltivato fino alla settimana prima e cominciò a pensare a due cose: la prima è che la guerra stava per concludersi e l'Italia non poteva rimanere neutrale perché sarebbe stata considerata un paese di seconda categoria e non avrebbe partecipato alla spartizione del bottino della vittoria; la seconda è che Hitler, dopo avere sbaragliato tutti, e con il pretesto di essere stato tradito nel '39, avrebbe potuto avventarsi sul nostro paese distruggendolo... In una conversazione tra Mussolini e Pellizzi si capiva che i tedeschi potevano essere «amici difficili e infidi» oppure «nemici implacabili». Mussolini scelse di averli amici e si alleò con Hitler perché questo fu un modo pratico per non doversi trovare a fare la guerra contro di lui...

IL TELEGRAFO del 14 giugno 1940 - Divampa la guerra in tutta Europa. Le truppe tedesche stanno per entrare a Parigi
L'Italia entra in guerra il 10 giugno 1940, in tempo per partecipare all'attacco decisivo contro la Francia, al quale dà peraltro un contributo modesto. Mussolini, temendo che Hitler stesse per trionfare, non voleva perdere i vantaggi di una pace dalla parte dei vincitori. Le forze tedesche dilagano, vincendo sulle Somme e sull'Aisne. Il maresciallo Pétain , succeduto a Paul Reynaud, conclude l'armistizio. Nella Francia occupata nasce il governo fantoccio di Vichy; gli inglesi, di fronte alla prospettiva che la flotta francese passi ai tedeschi, scelgono di bombardarla. Da Londra si leva la voce del generale De Gaulle che incita i francesi alla resistenza.

OGGI - Il Libro del Secolo del 31 dicembre 1999
"L'Italia è impreparata e senza mezzi adeguati. Subisce diverse sconfitte in Grecia e anche in Africa, dove pure i tedeschi avanzano al comando di Rommel, incontra una serie di rovesci. Il 22 giugno del 1941, nonostante il patto con Stalin, il Führer ordina l'invasione dell'Unione Sovietica. Il 25 e 26 agosto Hitler e Mussolini si incontrano sul fronte russo. Al vertice per verificare lo stato bellico partecipano il maresciallo Cavallero, l'ambasciatore Alfieri e il generale Galland. Il 29 ottobre 1941 il Führer scrive a Mussolini che la "Campagna di Russia" deve ritenersi vinta, ma gli

Sul fronte russo, il 25 e 26 agosto 1941, si tiene un vertice fra Hitler e Mussolini. Nella foto i due stanno esaminando una mappa dello stato bellico insieme ai comandanti militari

avvenimenti successivi smentiranno clamorosamente questa avventurata affermazione. Nella missiva Hitler riteneva assurda l'ipotesi di una ripresa dell'Unione Sovietica e non considerava minimamente i fattori di volontà dell'avversario. L'avanzata delle sue truppe e di quelle italiane si fermerà invece nel gigantesco assedio di Stalingrado... I soldati italiani dettero prova di grande coraggio nella campagna di Russia, anche se il loro equipaggiamento era assolutamente inadeguato. Nel febbraio del 1943, le truppe tedesche comandate dal maresciallo Von Paulus, vengono sconfitte da quelle sovietiche e dal gelo. Inizia una catastrofica ritirata, durante la quale migliaia di soldati, molti dei quali italiani, spariscono nel freddissimo inverno russo...".

SETTEMBRE 1943 - Con l'armistizio cessano le ostilità contro le forze anglo-americane

Le forze italiane reagiranno a eventuali attacchi di altra provenienza. Berlino tace

"Sino a questo momento, ne la radio, ne i giornali del Reich hanno dato notizia della fine delle ostilità fra l'Italia e le nazioni alleate. Non si ha ancora alcuna presa di posizione. Il portavoce della Wihelmstrasse, interrogato dai giornalisti esteri, si è rifiutato di rispondere a tutte le domande. «Una presa di posizione» ha dichiarato in tono gelido «per oggi non è possibile.»" - Nel giro di pochi mesi la situazione bellica dell'Italia si era fatta insostenibile. Si pensa all'armistizio con gli alleati: sarà firmato l'8 settembre del 1943, dopo che il 25 luglio il Re aveva destituito e fatto arrestare Mussolini, liquidando il fascismo. Le esitazioni del maresciallo Badoglio sulla firma del trattato dettero agio ai tedeschi di triplicare le loro forze e di prepararsi ad ogni eventualità. Come se non bastasse, quando fu decisa la

IL TELEGRAFO del 9 settembre 1943 - L'armistizio dell'Italia con le Nazioni Alleate è concluso (8 settembre 1943)
CINQUALE di MONTIGNOSO - Un cippo marmoreo segnala che durante la Seconda Guerra Mondiale in quel punto passava la "Linea Gotica" (settembre 1944 - aprile 1945)
capitolazione, Badoglio e il Re rinunciarono a tenere la posizione di Roma e fuggirono al Sud, lasciando l'esercito privo di ordini e di un comandante. In poche ore i tedeschi occuparono Roma e l'intera penisola sino a Napoli, dove solo un'insurrezione popolare, appoggiata dagli alleati, riuscì a fermare l'avanzata. Ci furono episodi gloriosi di resistenza al nazismo (come a Cefalonia) ma, in molti casi, le truppe si lasciarono disarmare senza colpoferire. Un memoriale per far luce sui ferrovieri licenziati dal fascismo per «scarso rendimento» sarà presentato da una speciale Commissione al Ministro delle Comunicazioni. Da "Il TELEGRAFO" del 9 settembre 1943
OGGI - Il Libro del Secolo del 31 dicembre 1999 - "Le truppe di Hitler

imperversano e dal settembre 1944 all'aprile 1945 la "Linea Gotica" dividerà l'Italia in due: il Nord in mano ai tedeschi, il Centro-Sud agli alleati, che il 10 luglio del 1943 erano sbarcati in Sicilia. Al Nord inizia la resistenza dei partigiani...
Il 12 settembre del 1943 un commando tedesco aveva liberato il Duce, prigioniero sul Gran Sasso, per riportarlo nella zona occupata dove era stata fondata la repubblica di Salò. Per circa due anni i partigiani da una parte, i tedeschi e i fascisti della repubblica di Salò dall'altra, si fronteggiarono in una guerra sanguinosa... Si arriva al 1945, quando per i nazifascisti scatta il momento della resa. Il 28 aprile del 1945, Mussolini e la sua amante Claretta Petacci vengono catturati durante un tentativo di fuga in Svizzera. Sottoposti a fucilazione, i loro corpi vengono esposti come trofei in Piazzale Loreto a Milano. Il 30 aprile è la fine anche per Hitler e la sua compagna Eva Braun che si suicidano nel bunker della Cancelleria di una Berlino ormai invasa dai sovietici. Pochi giorni dopo, il 7 maggio, i tedeschi firmano la resa che sancisce la fine delle ostilità in Europa".

Alcuni fogli della stampa ligure durante la Resistenza, tra i quali "Lunigiana in armi" edito a La Spezia
RL del marzo 1974 (Notiziario del Consiglio Regionale della Liguria) - In copertina la fotografia di prigionieri tedeschi scortati dai partigiani (Genova - Via XX Settembre - 25 aprile 1945)
La stampa ligure della Resistenza, fenomeno di notevole estensione
La carta stampata che ebbe a circolare in Liguria durante gli anni della Resistenza fu molta. Almeno due dei numerosissimi fogli partigiani pubblicati nella regione ligure avevano le caratteristiche di giornale organicamente concepito e realizzato: si tratta de "La Voce d'Italia", uscito a Genova sin dall'autunno del 1943, e de "Il Partigiano", organo della VI Zona Operativa, il cui numero iniziale porta la data del 1° agosto 1944. Il primo si presentava molto bene dal punto di vista tipografico, con un'impaginazione molto accurata. Era una pubblicazione cospirativa, più orientata sull'argomento politico. La

Voce d'Italia ebbe vita relativamente breve perchè il suo stampatore, individuato, fu arrestato e successivamente fucilato durante una delle rappresaglie naziste. Il Partigiano, invece, pur tra molteplici difficoltà e qualche interruzione quando più grave ed incombente era la minaccia dei rastrellamenti hitlero-repubblichini, riuscì a resistere sino e oltre la Liberazione. Il Partigiano mirava a raggiungere ogni settore di pubblico e fu tra i più validi organismi della Resistenza, non solo ligure. Copriva tutta la VI Zona Operativa, da Varzi a Varese Ligure e tutto l'entroterra genovese, insieme agli altri giornali delle diverse formazioni del Corpo Volontari della Libertà. A La Spezia, nonostante l'ininterrotto martellamento dei rastrellamenti operati dalle forze nazi-fasciste, i partigiani riuscirono a dar vita, sia pur nella fase finale della lotta, ad un loro periodico "Lunigiana in armi", edito dal Comando della IV Zona Operativa.

LA SPEZIA IN GUERRA 1940-'45 (Cinque anni della nostra vita) - Volume a cura di Arrigo Petacco, edito da "La Nazione"

Dopo l'8 settembre 1943, una organizzatissima tipografia collocata sul Monte Rocchetta, sopra la Serra di Lerici, fece uscire non meno di centomila copie di manifestini e giornali antifascisti, fra cui molteplici edizioni de "L'Unità".
Nella Liguria di Ponente un foglio abbracciava l'intera zona: il "Volontario della Libertà", organo dei distaccamenti delle brigate d'assalto Garibaldi di Savona e Imperia, il primo numero del quale porta la data del 7 luglio 1944. Rilegata come una rivista, questa pubblicazione si presentava veramente completa, con un dettagliato sommario, varie rubriche e pagine dedicate ai passatempi. Localmente, nella provincia di Savona si stampavano "La voce dei Giovani", organo della locale sezione del Fronte della Gioventù per la libertà e l'indipendenza nazionale, uscito clandestinamente in oltre venti numeri; "Il solco", periodico dei contadini della zona; "Democrazia", un bollettino antifascista di studio e informazione, arrivato fino al n. 6 del II anno, il 2 aprile 1945.
A Sanremo apparvero "La Voce della Democrazia", organo diretto del Comitato di Liberazione Nazionale; "Volontari della Libertà" e "La Riscossa". Ad Imperia venivano stampati "L'avanguardia", organo della federazione comunista, "La Voce del Lavoro", "Il Combattente", "Il Contadino", "Noi donne" nonché "Volontà dei giovani" e il "Quaderno del lavoratore".

MAGGIO 1945 - Il generale Eisenhower annuncia la capitolazione della Germania
CORRIERE DEL MATTINO del 27 aprile 1945 - L'Italia Settentrionale è insorta; gli Alleati, travolgendo il nemico, liberano Verona...
Le forze armate americane a Vipiteno

"La Germania è vinta - La resa delle armate dell'Europa nord-occidentale - La 7a e la 5a armata americana si incontrano a Vipiteno - Dal comando Supremo delle Forze Alleate di Spedizione il generale Eisenhower ha diramato questa sera un proclama in cui ha detto che i tedeschi sono stati completamente battuti e, qualche mancata resa, è unicamente dovuta alla stupidità

CORRIERE DEL MATTINO del 5 maggio 1945 - La Germania è vinta; Eisenhower annuncia la disfatta dell'esercito tedesco

dei combattenti e dei loro capi... Tutte le forze nemiche in Olanda, nella Germania nord-occidentale e in Danimarca, compresa l'isola di Heigoland e le isole Frisone si sono arrese al 21° Gruppo di Armate del Maresciallo Montgomery. La resa entra in vigore alle ore 8.00 di domani... - Le modalità della capitolazione in Italia: i delegati tedeschi sono convenuti ieri al Quartier Generale di Clark, sulle rive dell'Arno - Il Presidente del Consiglio On. Bonomi ha risposto con una lettera a Winston Churchill, esprimendo la vivatedeschi sono convenuti ieri al Quartier Generale di Clark, sulle rive dell'Arno - Il Presidente del Consiglio On. Bonomi ha risposto con una  lettera  a  Winston  Churchill, esprimendo  la viva soddisfazione del  Governo

e del Popolo Italiano per il discorso pronunciato in occasione della liberazione dell'Italia dal comune nemico... - Il fronte non esiste più..."  Dal "CORRIERE DEL MATTINO" del 5 maggio 1945
CORRIERE DEL MATTINO dell'8 maggio 1945 - Londra 7 maggio - La guerra in Europa è finita. Il grande ammiraglio Doenitz, successore di Hitler, ha ordinato la resa incondizionata di tutte le forze tedesche. La decisione è stata resa nota alle 2.30 di questo pomeriggio dal Ministro degli Esteri tedesco conte Schwering von Krosigk, dalla radio di Frensburg, sulla frontiera danese. L'atto di resa della Germania nazista agli Stati Uniti, all'Inghilterra e alla Russia è stato firmato la scorsa notte alle ore 2.41, in una piccola scuola adibita a quartier generale di Eisenhower. Per i tedeschi hanno firmato il nuovo capo di S.M. Generale Gustav Jodl; per l'Inghilterra e l'America il Gen. Walter Bedell, Capo di Stato Maggiore del Gen. Eisenhower; per la Russia il Gen. Ivan Susloparov; per la Francia il

CORRIERE DEL MATTINO dell' 8 maggio 1945 - La resa della Germania all'America, all'Inghilterra e alla Russia. E' la fine della II Guerra Mondiale in Europa...

Gen. François Sevez. Il Gen. Eisenhower non era presente all'atto della firma, ma subito dopo ha ricevuto il Gen. Jodl e George Fritedeberg, facente parte della delegazione tedesca. Ad essi è stato chiesto se comprendevano chiaramente quanto imponevano le condizioni di resa e se le medesime sarebbero state osservate dalla Germania. I due rappresentanti tedeschi hanno risposto affermativamente. Il Gen. Jodl ha quindi chiesto e ottenuto il permesso di fare la seguente dichiarazione: "Con questa firma la sorte del popolo e delle forze armate tedesche viene ad essere, sia bene o male, completamente affidata ai vincitori." - La firma dello storico documento è avvenuta a Reims, sede del Quartier Generale di Eisenhower, a 136 Km. a nord-ovest di Parigi. L'annuncio ufficiale verrà dato oggi.
OGGI - Il Libro del Secolo del 31 dicembre 1999 - "Finita la guerra in Europa, le ostilità proseguiranno nel Pacifico, dove i giapponesi, anche se allo stremo, dimostravano un'incredibile capacità di resistenza. Harry Truman, diventato Presidente USA dopo la morte di Roosvelt, per costringere il governo di Tokyo ad arrendersi ordinerà una «soluzione finale»: l'utilizzo della bomba atomica. Il 6 agosto del 1945 l'aereo americano «Enola Gay» sgancerà un ordigno nucleare su Hiroshima. Il terribile fungo atomico raderà al suolo la città, causando la morte immediata di decine di migliaia di giapponesi. Tantissimi altri riporteranno danni permanenti o moriranno in seguito alle radiazioni. Tre giorni dopo un'altra bomba verrà sganciata dagli americani su Nagasaki, provocando una seconda catastrofe".

GIUGNO 1945 - Il discorso alla nazione del nuovo Presidente del Consiglio Ferruccio Parri
IL TIRRENO del 24 giugno 1945 - Ferruccio Parri, nuovo Presidente del Consiglio, in un radio-discorso fa appello alla concordia degli Italiani...
Appello alla concordia degli italiani per affrontare gli eventi decisivi della loro storia

"Il posto di grande nazione non ci sarà regalato: dobbiamo conquistarcelo giorno per giorno con il nostro lavoro. Sono in giuoco i confini della Patria; saranno presto sul tappeto i problemi e le condizioni della pace... Il Governo non è la Divina Provvidenza: già vi è stato detto. Il Governo vi fa una sola promessa: lavorerà seriamente. Ma voi sapete anche che un Governo riesce a governare in quanto è sostenuto dalla fiducia e dalla collaborazione dei cittadini. Sta a voi ora aiutarci. A voi, amici lavoratori del Nord e del Sud che vi affidate spinti da necessità economiche che bene apprezzo, al popolo rivolgo un invito a non cedere ad impazienze che non tengano conto delle difficoltà del momento; ed a confidare

nell'interessamento del Governo che farà per voi quanto è nelle sue possibilità..." *** Si apprende da fonte molto attendibile che l'abdicazione del Re del Belgio é imminente. Nel Partito Cattolico si va sempre più facendo strada l'opinione secondo la quale Re Leopoldo dovrebbe rinunciare al trono in vista dei superiori interessi della nazione - Da Milano, il corrispondente dell'Associated Press comunica che gli Alleati stanno ancora ricercando nella zona di Como i 40 kg. d'oro che Benito Mussolini aveva con se quando cadde nelle mani dei partigiani - Da Roma, il Ministero delle Telecomunicazioni rende noto che sono già state riattivate alcune linee telefoniche con Milano, Torino e Genova, senza limitazioni di orario... Da una dichiarazione del Governo Militare Alleato si apprende che a Trieste le autorità militari della Jugoslavia, durante la loro occupazione, hanno asportato 160 milioni di lire dalla sede della Banca d'Italia. La Borsa, le Banche e gli Uffici Postali sono stati chiusi dagli Alleati, che ne stanno ricostituendo le riserve. La Borsa rimarrà chiusa fino a nuovo avviso. Militari in borghese lasciati da Tito nella città vi hanno istituito una polizia illegale, le cosiddette "Guardie del Popolo". Arrestati tre repubblichini che avevano lavorato per la stazione radio-trasmittente di Trieste durante l'occupazione jugoslava e che ora giravano indisturbati per la città.  Da "Il TIRRENO" del 24 giugno 1945

AGOSTO 1945 - Dopo le atomiche, la resa del Giappone pone fine alla II Guerra Mondiale
IL TIRRENO del 12 agosto 1945 - Gli accordi per la resa del Giappone. Hiro Hito potrà rimanere sul trono, ma sotto il controllo degli Alleati...
Le flotte alleate entrano nella baia di Tokyo

Le contro proposte alla resa giapponese - Hiro Hito potrà restare sul trono, ma sotto il controllo dei capi militari alleati - La risposta nipponica attesa entro 24 ore - La Casa Bianca annuncia ufficialmente che i governi degli Stati Uniti, di Gran Bretagna, Russia e Cina hanno trasmesso al Giappone contro proposte nelle quali viene salvaguardata la persona dell'Imperatore nipponico, mentre

IL TIRRENO del 17 agosto 1945 - L'Imperatore giapponese Hiro Hito ordina la cessazione delle ostilità

la sua autorità viene posta sotto il diretto controllo dei capi militari alleati delle forze di occupazione delle 4 potenze alleate. Il portavoce della Casa Bianca e dei ministri  Americani della Guerra, degli Esteri e della Marina, hanno  definito  le controproposte  Alleate  come "un compromesso che può essere e certamente sarà accettato dal Giappone" - UNA NUOVA RIUNIONE DEI TRE GRANDI? - L'avanzata russa in Monciuria - La bomba atomica lanciata su Hiroshima può considerarsi di tipo antiquato in confronto a quella lanciata su Nagasaki - Il Giappone prepara una rappresaglia con bombe atomiche di sua produzione?...   Da "Il TIRRENO" del 12 agosto 1945

IL TIRRENO del 17 agosto 1945 - HIRO HITO HA ORDINATO LA CESSAZIONE DELLE OSTILITA' (15-08) - Le flotte alleate entreranno in forze nella baia di Tokyo - Il nuovo gabinetto nipponico - Il Ministro degli Esteri ha fatto "Karakiri" - Controffensiva giapponese infranta dai russi - Gli avvenimenti si succedono drammatici nel Giappone vinto. Dopo il messaggio dell'Imperatore al popolo e le dimissioni del gabinetto Suzuki, il Ministro della Guerra Korechita Anami si è tolto la vita col "Karakiri" - Il re d'Inghilterra, Giorgio VI, ha inviato un telegramma al Generale De Gaulle congratulandosi per la vittoria. Giorgio VI ha auspicato una sempre più stretta collaborazione tra Inghilterra e Francia nel concerto delle altre Nazioni per poter contribuire con le loro azioni all'instaurazione di una pace duratura nel mondo. Il generale De Gaulle ha risposto riaffermando i sensi di stima e amicizia del popolo francese verso la Gran Bretagna e ponendo in evidenza l'importanza della lotta sostenuta in comune per la vittoria - Bande di fascisti polacchi e tedeschi terrorizzano la Germania... Gli auguri di Truman agli ebrei americani - Le prossime Olimpiadi si svolgerebbero a Londra...
Il 2 settembre 1945 il Giappone siglerà ufficialmente le condizioni di resa, ponendo termine alla 2a Guerra Mondiale
Il presidente americano Truman annuncia che il Giappone si è arreso senza condizioni
L'UNITA' del 15 agosto 1945 - Il presidente americano Truman annuncia che il Giappone si è arreso senza condizioni. Finisce la Seconda Guerra Mondiale

Il popolo giapponese piangente si raduna davanti al palazzo imperiale

WASHINGTON 15 agosto 1945 - (I.N.S.) - Il presidente Truman ha fatto questa notte alle ore 1,30 la seguente attesa dichiarazione: "Ho ricevuto nel pomeriggio di oggi un messaggio dal Governo giapponese in risposta al messaggio del Segretario di Stato Byrnes inviato l'11 agosto con la risposta che il Giappone accetta in pieno la resa incondizionata" - Il Presidente ha poi continuato annunciando che il generale MacArthur è stato nominato comandante supremo per ricevere la resa del Giappone. L'Inghilterra, la Russia e la Cina saranno rappresentate allo storico avvenimento. E' stata ordinata la sospensione di tutte le operazioni militari. Alla stessa ora il primo ministro inglese Atlee ha parlato per annunciare la resa del Giappone. Le

prime frasi che egli ha pronunciato sono state le seguenti: "Il Giappone si è arreso oggi. L'ultimo nostro nemico è a terra. Qui ho il testo della nota di risposta del Giappone alla nostra domanda di resa". L'annuncio ufficiale è stato dato anche a Mosca ed a Ciung King. - *** In un continuo alternarsi di notizie, di smentite e di conferme, nella tarda notte del 14 da Berna si era giunti finalmente ad un comunicato in cui veniva affermato ufficialmente: "Il ministro giapponese ha consegnato la risposta del suo governo alla dichiarazione alleata, questa sera alle ore 20,25 ora di Berna. I messaggi sono stati trasmessi alla legazione svizzera di Washington alle ore 21,05. Max Jordan ha trasmesso alla National Broadcasting Company di New York da Basilea che la nota di resa del Giappone dovrebbe giungere alla Casa Bianca entro due ore, e cioè prima delle ore 1,00 di mercoledì". Come è noto, c'era gia stata una precedente notizia diramata dall'ufficio informazioni di guerra degli Stati Uniti, che alle 7,59 ora di Roma aveva annunciato: "La radio Giapponese dichiara che i giapponesi hanno accettato le condizioni di resa".

LE REAZIONI NEL MONDO E IN GIAPPONE: Subito dopo l'annuncio dell'accettazione da parte del Giappone dei termini di resa alleati un'enorme folla di persone si era riversata per le strade di New York. Nella "Times Square" i presenti hanno improvvisato una specie di parata; tutti cantavano inni patriottici e le ragazze baciavano i militari in divisa. A San Francisco sono stati accesi fuochi nelle strade; molti militari sono stati portati in trionfo. A Pearl Harbour venivano accesi tutti i riflettori e per una ventina di minuti il cielo era stato anche illuminato da razzi e fuochi d'artificio. A Londra invece i cittadini si erano recati tranquillamente al lavoro, ignari degli ultimi sviluppi della situazione, giacché la notizia della resa giapponese era giunta troppo tardi per essere diffusa dai giornali della mattina e troppo presto per quelli della sera...
In Giappone l'incertezza e l'angoscia regnano nel popolo. Un sistema rigidamente assolutista come quello del Tenno, un ordinamento dello stato che si può dire ancora feudale, hanno posto il popolo giapponese nella più disperata e oscura situazione. Perciò un sapore quasi grottesco, se non fosse profondamente tragico, emanano le notizie che provengono da Tokio. L'agenzia "Domei" ha cominciato oggi a trasmettere il testo del messaggio che l'imperatore Hiro Hito indirizza al popolo giapponese per informarlo della decisione imperiale. La "Domei" cominciava la trasmissione con queste parole drammatiche: "Il 14 agosto 1945 è stata presa le decisione dell'Imperatore. Il popolo piangente si radunerà domani a mezzogiorno, ora di Tokio, davanti al Palazzo Imperiale". Si suppone quindi - e sembra strano, data la tradizione giapponese, secondo la quale l'Imperatore-Dio non può essere visto dal popolo - che Hiro Hito abbia deciso addirittura di comunicare personalmente ai giapponesi che la guerra era stata perduta...

Da "L'UNITA'" di mercoledì 15 agosto 1945
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