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Scoperte, invenzioni, record
e avvenimenti importanti che
hanno segnato il XX Secolo |
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Finestre fotografiche
su Liguria e Toscana |
GENOVA |
Il
capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
"Capitale Europea della Cultura"... |
EUROFLORA |
In
primavera, ogni 5 anni,
alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo... |
VIA FRANCIGENA |
Col
Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento... |
PARCO DEL MAGRA |
A
Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa... |
GOLFO DELLA SPEZIA |
Tra la punta
di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più
profonde insenature di tutto il litorale occidentale
italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella
quale è incastonata La Spezia, città sede di porto
militare e mercantile, che oggi è anche punto di
attracco per le navi da crociera... |
LE CINQUE TERRE |
Cinque
borghi marinari il cui destino è sempre stato
storicamente legato alla terra e all'agricoltura
piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della
Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i
Patrimoni Mondiali dell'Umanità... |
LA VAL DI MAGRA |
Nobili,
vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio... |
LA VAL DI VARA |
La
"Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa... |
LA LUNIGIANA |
La
"Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e
perfettamente conservati... |
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Close Up |
Argomenti del
sito in primo piano,
eventi, news e storia del territorio |
Le Alpi Apuane
Originano da movimenti
tettonici del fondo marino
e sono un "monumento
geologico" unico al mondo... |
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Liguri Apuani e Statue Stele
Le radici più profonde delle
comunità lunigianesi affondano
fino alle soglie della protostoria.
Mari e monti un tempo erano
occupati dalla bellicosa
popolazione dei Liguri Apuani... |
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Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
territorio, un tempo abitato dai
bellicosi Liguri Apuani, da dove
parte questo sito... |
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Antiche ricette in Lunigiana
Piatti prelibati di
una cucina essenziale, ma non per questo meno saporita. Cibi dal
sapore antico che tornano ad imbandire le nostre tavole dopo
essere stati riscoperti a nuova vita. |
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Ferrovia Aulla-Lucca
Il fascino dei
treni d'epoca
e delle locomotive a vapore |
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Ferrovia Pontremolese
Una linea di
vitale importanza
per La Spezia e la Lunigiana |
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Ex
Ceramica Vaccari
Il comprensorio
della fabbrica è un prezioso esempio di civiltà industriale di
fine Ottocento e rappresenta un pezzo di storia fondamentale per
Santo Stefano Magra e per tutta la Provincia della Spezia. Le
aree recuperate vengono oggi dedicate all'arte, allo spettacolo,
alla cultura... |
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Il dialetto genovese
Le trasformazioni
fonetiche avvenute nella parlata di Genova sono un segno
inequivocabile del dinamismo espresso dalla città durante i
secoli della Repubblica. A Genova il dialetto è una lingua viva,
che oggi viene insegnata anche nelle scuole... |
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Infiorate del Corpus Domini
"Per tetto un cielo di stelle e
per strada un tappeto di fiori...".
A Brugnato, ogni anno, giovani e
meno giovani si radunano nel
centro storico per abbellire strade
e piazze con disegni floreali,
secondo un'antica tradizione che
origina da un miracolo
avvenuto a Bolsena... |
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Mezzi da lavoro storici
I raduni e le
esposizioni di questi autoveicoli sono un modo per ricordare ed
onorare le persone che, in passato, questi mezzi li hanno
guidati per mestiere... |
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Mezzi militari storici
I più celebri
veicoli militari che hanno partecipato alle vicende della
Seconda Guerra Mondiale sfilano per strade e piazze e mantengono
vivo il ricordo di quei terribili giorni... |
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INDICE GENERALE
'800
CRONACA
01
02
03
04
05
06
SPORT GIRO
TOUR
CICLISMO
ALTRI
FAUSTO COPPI
INTER
RIVISTE |
LUGLIO 1900 - A Monza re
Umberto I viene assassinato dall'anarchico Gaetano Bresci |
Il 29 luglio 1900 ecco l'attentato
contro Umberto I, 56 anni, assassinato a
colpi di pistola dall'anarchico Gaetano
Bresci, 31 anni. Il re, che morì quasi
all'istante, subì un colpo di pistola
alla spalla, uno al polmone, uno al
cuore (quello mortale). Gli successe il
figlio Vittorio Emanuele III. La regina
Margherita, che non era presente
all'attentato, disse solo: "E' il più
grande delitto del secolo".
Bresci - emigrato oltreoceano come
operaio tessile - era tornato in patria
appositamente per vendicare le
vittime dei moti di Milano del 1898
ad opera del generale Bava Beccaris, poi
decorato dal re. Condannato all'ergastolo
non si pentì, anzi si mostrò sempre orgoglioso di
avere ucciso il sovrano. Fu trovato poi impiccato in
carcere, il 22 maggio 1901.
Da OGGI - Il Libro del Secolo del 31
dicembre 1999 |
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Le ore concitate del delitto attraverso le
colonne de "Il Telegrafo" |
Monza, 29 - Il Re Umberto I che,
festeggiato, aveva assistito alle ore 22
alla premiazione del concorso
ginnastico, appena salito in carrozza
col generale Ponzio Vaglia, fu colpito
da tre revolverate, rimanendo gravemente
ferito. Il feritore venne salvato dal
furore della folla ed arrestato dai
Carabinieri. La cittadinanza indignata
esecra l'omicida. |
Monza, 29 - Il Re, che era
rimasto ferito al cuore, è
spirato pochi momenti dopo
colpito. Assicurasi che l'autore
dell'assassinio si chiama Angelo Bressi, nativo di Prato.
L'assassino è stato arrestato.
L'attentato contro il Re avvenne
alle ore 22,45. Il Re morì alle
ore 23,30. L'assassino Angelo
Bressi da Prato fu salvato a
stento dal furore della folla;
egli confessò cinicamente il suo
delitto. |
Roma, 29 - L'on.
Saracco ha convocato il
Consiglio dei ministri a
Palazzo |
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Braschi, appena ricevuta la ferale
notizia della morte del Re.
L'on. Saracco parte stanotte per Monza.
Ricordi Storici - Sua Maestà
Umberto I, Ranieri, Carlo,
Emanuele, Giovanni, Maria,
Ferdinando, Eugenio era nato a
Torino l'11 marzo 1844 da
Vittorio Emanuele II e da Maria
Adelaide, nata arciduchessa d'Austria.
Nel 1868, il 22 Aprile, sposò Sua Maesta
la Regina Margherita, l' infelicissima
donna che oggi lo piange - e chiede a
Dio come possa aver permesso una così
orrenda catastrofe. Dieci anni dopo, nel
gennaio del 1878 salì al trono - per la
morte quasi improvvisa del suo glorioso
genitore.
Elogio funebre - I destini della
nostra patria non possono essere questi.
La nostra resurrezione gloriosa non può
dipendere dal delitto di un assassino.
Date fiori e lacrime, date lauro e
piante alla gloriosa tomba di Umberto I
ma, confidate o italiani, che un colpo
di revolver non può mutare le sorti
della Patria e che il terzo Re italiano
continuerà la tradizione gloriosa.
L'insegnamento di Vittorio Emanuele sarà
ascoltato anche dal figlio di Umberto,
con cuore non meno generoso, ma - Dio lo
voglia - con fortuna migliore.
Per la gloria e per l'avvenire d'Italia,
per la sicurezza e per l'indipendenza
della patria, sempre avanti Casa Savoia,
anche nell'ora del dolore, anche
nell'ora del pianto.
Il Re è morto. Piangiamolo con lacrime
ardenti. Il Re è morto. Serbiamone in
cuore la memoria sacra e il culto
gentile. Il Re è morto; ma non devono
con esso morire le istituzioni e la
Patria. Il Re è morto; viva il Re!
Impressione a Livorno -
L'impressione in città per l'infame
assassinio del Re buono e leale è stata
grandissima. Si può dire, senza fare
della retorica, che è stato un grido
generale d'indignazione contro il
miserabile che così vigliaccamente
spengeva una vita si cara; è stato un
coro di rimpianto vero, sentito per il
nostro Monarca così barbaramente
strappato alla Patria e all'affetto dei
suoi sudditi... |
Sintesi e adattamento da "IL
TELEGRAFO" del 30 luglio 1900 |
Quando re Umberto muore, generali e
governo cercano l'erede che si trova
all'estero |
Vittorio gira i mari con la moglie. E'
partito da Corfù, chissà quando
arriverà. Non esiste il radiotelegrafo.
Le navi segnalano i passaggi ai fari
della costa. La regina Margherita
avverte il duca di Genova, comandante
della flotta ancorata davanti a Porto
Santo Stefano: "Umberto
assassinato. Non ho forza per aggiungere
altro. Ti prego andare incontro a
Vittorio ed annunciargli la notizia".
Comincia la caccia al principe, che
durerà due giorni. Allorché il suo
panfilo sfiora Capo Spartivento, un
messaggio spegne i motori della vacanza:
"Il re è gravemente malato".
Dopo un'ora arriva una torpediniera.
Vittorio guarda la bandiera: "E' a
mezz'asta...", dice alla principessa
Elena. Anche il comandante si accorge
del segno di lutto: è il primo ufficiale
a dichiarare fedeltà al nuovo sovrano.
Vittorio arriva a Monza il 2 agosto.
Un treno speciale gli ha fatto
attraversare di corsa l'Italia. A Monza
riceve l'omaggio, fra tanti, del sindaco
Corbetta. La sera in cui spararono ad
Umberto si credette avessero ucciso
anche lui. Sentiti i colpi, e sapendo
che erano indirizzati alla carrozza
reale, Corbetta, che tanto aveva pregato
il sovrano di partecipare alle feste
ginnastiche della «Forti e Liberi»,
si sentì mancare. Rotolò esamine per i
gradini della tribuna.
A dire il vero gli attentatori sono
proprio due, anche se solo Gaetano
Bresci fa fuoco. Si saprà dopo di
Luigi Granotti, anche lui tessitore,
anche lui anarchico, anche lui emigrato.
Quando arriva la notizia delle
cannonate di Bava Beccaris bruciano
una stampa con la faccia di Umberto I,
«colpevole» di aver premiato il
generale. E una bella ragazza -
Ernestina Crivello, emigrata di
Biella annuncia dal palco di «essere
pronta ad offrirsi a colui che
vendicherà le pallide vittime» (più di
100 morti, 450 feriti).
C'è molta rabbia per come si manda
all'estero la gente: un timbro sul
passaporto rosso, e via: per la patria
il poveraccio è solo «una valigia che
cerca lavoro». Abbiamo il più alto
indice di emigrazione d'Europa: 164
persone scappano ogni 10 mila
abitanti... |
Da "CENTO ANNI dal Corriere della Sera"
- Supplemento al giornale del 13 ottobre 1976 |
Costernazione generale e vivissima nella
città di Genova per l'efferato delitto
di Monza |
I rappresentati della società ginnastica
Raffaele Rubattino, che partecipò al
concorso di Monza, tornarono ieri sera a
Genova. Erano ancora sotto la tragica
impressione del mostruoso delitto del
quale furono spettatori. Ci confermarono
che dal lato opposto a quello dove fu
assassinato il Sovrano si rinvennero,
sopra un risalto dello steccato delle
tribune, 7 cartucce. Ciò prova come il
misfatto fosse preparato in guisa che si
il colpo falliva da una parte avrebbe
ottenuto lo scopo dall'altra.
I nostri ginnasti, che ebbero modo di
avvicinare il Sovrano, notarono che
egli era di umore insolitamente gaio
e appariva rubicondo e raggiante di
soddisfazione. Al Presidente della
società milanese «Forza e Coraggio»
che si prepara alle prossime grandi gare
ginnastiche disse: "Sarò felicissimo
di intervenire al vostro concorso, e
prometto che vi interverrò volentieri!".
Purtroppo non era profeta del tragico
momento che l'aspettava pochi minuti
dopo... L'assassino esplose quattro
colpi in un baleno e, per essere meglio
sicuro del colpo, salì sopra una delle
sedie riservate al pubblico per compiere
il nefando proposito.
Nella cittadinanza genovese la
costernazione fu generale, unanime e
vivissima, appena appreso dell'efferato
delitto di Monza. Quasi tutti i negozi
si chiusero con affisso sulla porta un
cartoncino listato a nero con la scritta
«Lutto nazionale». Quei pochi che per
necessità di cose non poterono chiudersi
del tutto lasciavano aperto al pubblico
solo un breve adito.
Da tutti i palazzi patrizi, dai
pubblici edifici, dalle sedi delle
numerose società, dei consolati e
simili, pendeva abbrunata la
bandiera a mezz'asta. E su tutto questo
aspetto triste e desolante della città
passava tratto tratto il rombo
sinistro dei cento colpi di cannone annunzianti,
dall'alto delle batterie di San Benigno,
la funerea notizia.
Alla sera tutti i teatri restarono
chiusi. In porto, da tutti i
piroscafi e da tutte le navi pendeva la
bandiera a mezz'asta. Alle 17:30 giunse
alla stazione Brignole - proveniente da
Roma e diretto a Monza - il presidente
dei ministri senatore Saracco. Lo
accompagnava il presidente della Corte
dei Conti, senatore Finali, insieme a
parecchi alti funzionari del ministero
dell'Interno. Viaggiava in un vagone di
prima classe i cui vetri erano tutti
ricoperti da tendine viola. L'on.
Saracco apparve affranto, più che dalla
notte perduta e dal faticoso viaggio,
dalla profonda emozione di cui era
manifestamente in preda...
Dopo 10 minuti di fermata il diretto
proseguì per piazza Principe, dove
una moltitudine di gente ne attendeva
riverente e silenziosa il passaggio, e
quindi procedette verso Monza. |
Sintesi e adattamento da "IL SECOLO
XIX" del 31 luglio 1900 |
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GENNAIO 1901 - Giuseppe Verdi muore
a Milano con immenso dolore dell'Italia tutta |
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Il Maestro si spegne in una camera dell'Hotel Milan, mai più affittata |
Verdi è a Milano da sei mesi, si
ammala, si aggrava. Un vecchio fragile, pallidissimo: la fine
della Strepponi l'ha chiuso in una malinconia scorbutica.
Bollettini sulla malattia vengono appesi ogni otto ore sul
portone dell'albergo. Per spegnere i rumori Via Manzoni è
coperta di paglia. Di fronte all'Hotel Milan le carrozze rallentano.
Giuseppe Verdi se ne va la mattina del 27 gennaio,
all'età di 87 anni. Il 27 febbraio la salma lascia il
Cimitero Monumentale per essere sepolta nella casa di
riposo per musicisti.
CORRIERE DELLA SERA del 28-29 Gennaio 1901
- "Una delle maggiori sventure che potessero toccare al nostro
paese è accaduta: |
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Giuseppe Verdi
è morto. I suoi begli occhi vivaci si sono spenti;
il suo cuore pieno di virtù e di bontà si
è fermato; le sue mani che, ubbidienti al
pensiero, hanno scritto tante pagine di musica sublime,
giacciono per sempre inerti! E questa sventura
viene a colpire l'Italia pochi mesi
dopo che l'ha turbata un grande
dolore (la morte del Re Umberto I). Ah,
veramente a un secolo finito male, succede per
noi un secolo che si apre malissimo!... Alla
notizia, corsa come un baleno, si sono sentite
ovunque voci di dolore. Quanti hanno goduto ai
suoi canti divini per più di mezzo secolo hanno
provato uno schianto indicibile, come se la
morte avesse colpito uno di loro famiglia...
Verdi era veramente il nostro orgoglio e il
nostro vanto, perché in lui tutto era mirabile
nell'ideale equilibrio delle sue facoltà
fisiche, artistiche e morali. Longevo, operoso,
onesto, solo un altro italiano gli è
completamente paragonabile:
Michelangelo,
al quale somiglia tanto per l'attività, per
l'amore verso l'arte e alla solitudine, per lo
sdegno contro ogni bassezza. Giuseppe Verdi ha
raccolto l'ardente ammirazione di tre
generazioni. I maggiori entusiasmi lo hanno
accompagnato per tutta la vita... Egli è morto,
ma l'opera sua rimarrà immortale e la sua
generosità perpetua in due istituti di
beneficenza. Chi resta senza conforto è
l'Italia, che oggi ha perduto uno dei maggiori
suoi figli!" |
Nato a Busseto (PR), da un
modesto salumiere, grazie
all'Aida, alla Traviata, al
Rigoletto, Verdi divenne il più
grande musicista d'Europa. In
Italia, dove fino all'unità era
stato perseguitato dalla
censura, era considerato un
simbolo del Risorgimento. Quando
passava l'inverno a Milano era
solito alloggiare all'Hotel
Milan. Sentendo la fine
imminente, aveva disposto che il
suo funerale si tenesse
all'alba, per andarsene senza
clamore. Venne esaudito, ma a
seguire il feretro c'erano lo
stesso oltre 100.000 persone... |
|
DICEMBRE 1908 - Terribile terremoto in Italia. Calabria e Sicilia
fortemente danneggiate |
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La città di Messina distrutta per due terzi. Sotto le macerie oltre centomila persone |
Ai primi del '900 la questione
meridionale, sollevata verso il
1870 dal toscano Sidney Sonnino,
giunge alla ribalta nazionale.
Ma, nonostante le belle parole,
la situazione non si modifica:
il Mezzogiorno serve
all'industria del nord come zona
d'esportazione per i prodotti,
resi ancor più cari dal
protezionismo, e come fornitore
di capitali, necessari agli
investimenti. La questione
meridionale era essenzialmente
un problema di miseria ma, come
se non bastasse, a peggiorare le
condizioni del Sud |
d'Italia si aggiungeranno spesso
cataclismi naturali. Nel 1906 ci fu
un'eruzione del Vesuvio, nel 1910 una
dell'Etna. Un terremoto in Calabria
(1905) produsse centinaia di vittime. Nel 1908
un sisma e un maremoto nello Stretto di Messina
distrussero 300 comuni, seppellendo
sotto le macerie di Messina e di Reggio
Calabria oltre centomila persone...
IL TELEGRAFO del 29 dicembre 1908
- "Le notizie da Messina sono
gravissime, anche se mancano ancora
notizie precise sull'entità dei danni
prodotti dal terremoto. Si parla di
migliaia di morti; queste notizie sono
incontrollabili. Il mare avrebbe
inondato gran parte delle strade,
coprendole di uno strato melmoso che
rende più difficile il soccorso agli
agonizzanti e ai feriti che si trovano
fra le macerie. Si dice che i villaggi e
il faro Ganzirri, finitimi di Messina,
siano scomparsi. Palermo e Messina sono
devastate anche da numerosi incendi
causati dallo scoppio delle tubature del
gas... Già all'opera gli sciacalli... |
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A gennaio, profughi siciliani e calabresi
arrivano a Genova |
Lo
choc per la tremenda
catastrofe sismica in Sicilia e
Calabria e la necessità di
portare soccorso alle
popolazioni colpite dominano la
prima parte del 1909. La nave
"Campania", con un ritardo di 3
giorni, la mattina del 6 gennaio
giunge nel porto di Genova con a
bordo il suo carico di miseria e
disperazione: 1700 profughi,
circa 400 dei quali feriti e per
oltre metà in modo grave,
raccolti tutti fra Messina,
Reggio Calabria e Villa San
Giovanni. Dalle prime
informazioni, il viaggio risultò
terrificante: il maggior numero
dei profughi fu imbarcato a
Messina e, nel raggiungere
le altre località, già 5 feriti
erano deceduti. Le loro salme
sbarcate a Reggio e Villa.
Durante il prosieguo della
navigazione, altri 9 scampati al
terremoto persero la vita e le
loro salme vennero gettate in
mare. Nessuno le pianse perché
era impossibile identificarle. |
Da "IL
SECOLO XIX" del 7 gennaio 1909 |
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Si assicura che il forte maremoto abbia
prodotto gravi danni, specialmente ai
battelli ormeggiati sulle varie
spiagge... Numerose imbarcazioni sono
scomparse a causa della mareggiata e nel
porto di Messina sono affondate tre navi:
la Finocchiella Gaetano Padre
con carico di sale, la
Finocchiella Giuseppe, ritirata
poi in secco molto danneggiata, la
Finocchiella Orlando, anch'essa
ritirata poi con gravi danni, e il
Corriere di Cibo... La popolazione
affluisce sul porto per assistere ai
fenomeni dell'alta e bassa marea... Per
quanto riguarda Reggio Calabria, la
Direzione delle Ferrovie annuncia che, a
causa del terremoto e del maremoto, è
interrotta la via tra Bagnara e Reggio e
tra Melite di Portosalvo e Reggio... A
Catania il maremoto ha allagato la
piazza sulla marina e il terremoto si è
esteso al versante orientale dell'Etna.
Fortissime scosse sono state avvertite a
Linguaglossa e Santa Severina, dove si
teme vi siano molti danni... Il
Presidente del Consiglio, avuta notizia
delle devastazioni prodotte dal
terremoto in Provincia di Catanzaro, ha
disposto che si rechino immediatamente
sul luogo i commendatori Muffone e
Sennoner, ispettori generali, perché,
previo accertamento dei danni stessi,
provvedano ai primi bisogni e facciano
le proposte necessarie... |
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CORRIERE DELLA SERA del
30-12-1908 |
(con prima pagina listata a lutto) - "ORA DI STRAZIO E DI MORTE - Due città
d'Italia distrutte - I nostri fratelli
morti a decine di migliaia a Reggio e a
Messina - I Sovrani verso i paesi della
sventura - La solidarietà dell'Italia
nel dolore - Verso l'orrenda certezza...
Messina rasa al suolo: 70.000 morti?" -
Col passare delle ore e dei giorni si
delineano le proporzioni della più
spaventosa catastrofe che abbia colpito |
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l'Italia negli ultimi secoli. I
giornali ricordano l'altro sisma
che sconvolse la Sicilia nel
1693 con 60.000 morti.
L'esercito e la flotta accorrono
nelle località devastate, soldati e
volontari civili soccorrono chi resiste
sotto le macerie, cercano di dare
sepoltura ai morti ma le proporzioni
della strage sono tali che si delinea il
pericolo di epidemie: le salme vengono
composte sui lungomari delle città
polverizzate. I cronisti raccontano che
i soccorsi sono caotici: troppi ordini e
contrordini creano solo confusione.
Creati tanti comitati e
sottocomitati di coordinamento che in
realtà non coordinano proprio niente.
Altro ignobile e purtroppo immancabile
risvolto delle grandi calamità sono gli
sciacalli che frugano fra le rovine di
negozi, uffici e appartamenti. Per
fronteggiare la situazione a Messina
viene istituito un tribunale speciale... |
OGGI - Il libro del Secolo del 31 dicembre
1999 - "Messina, 28 dicembre 1908 -
Alle ore 5 e 21 si ode un forte boato, la terra
trema per 31 secondi, il mare si ritira
di 200 metri, quattro colossali onde si
abbattono sulla spianata di Ranieri. I
primi soccorsi vengono prestati da 300
soldati scampati al crollo delle
caserme. Tutti mandano aiuti: Papa Pio X
dà un milione, da Montecarlo arrivano
gli incassi del Casinò, Roosvelt chiede
al Congresso americano 100 mila dollari.
Accorre Re Vittorio Emanuele III, che si
aggira sul posto e organizza i soccorsi.
La Regina «dimessamente vestita,
fascia quasi 300 feriti, incurante dei
pericoli». I messinesi la chiamano "La
Santa". Il sisma, del decimo grado della
scala Mercalli, è il più forte mai
registrato in Europa dal 1775. Il
bilancio finale parla di
83.000 vittime,
delle quali
almeno 60.000 nella sola Messina. |
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MAGGIO 1915 - Con contrasti interni,
l'Italia entra in campo nella Prima Guerra Mondiale |
L'apertura delle ostilità con l'Austria-Ungheria |
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Il 23 maggio 1915 l'Italia
entra nel primo conflitto
mondiale dichiarando
ufficialmente guerra all'Austria
- Ungheria. Cadorna dà battaglia
sull'Isonzo. Lo scopo della
guerra è quello di impadronirsi
dei territori irridenti -
Trentino e Venezia Giulia - il
cui possesso è riconosciuto
all'Italia da accordi segreti
con le nazioni dell'Intesa. La
Francia si batte |
strenuamente, sul fronte
occidentale, per respingere i
tedeschi dal nord dei
suoi territori. Nel 1915,
oltre all'Italia (e San Marino)
entra nel conflitto
mondiale anche la Bulgaria: lo
zar Ferdinando si schiera con
gli Imperi Centrali e attacca la
Serbia. Riceve subito le
dichiarazioni di guerra di
Inghilterra, Montenegro,
Francia, Russia e Italia.
Per quanto riguarda la politica
interna italiana, c'è da
rilevare che l'entrata nel
conflitto non è avvenuta senza
contrasti: l'aumentato peso
degli interventisti ha trovato
duri ostacoli in larghe aree di
opinione ancora favorevoli alla
neutralità: i giolittiani, i
socialisti, buona parte dei
cattolici. Per superare le
difficoltà Salandra arriva a
presentare le sue dimissioni,
respinte però dal Re. Subito
dopo il Presidente del Consiglio
ottiene i pieni poteri e lancia
l'Italia nella 1a Guerra
Mondiale.
La guerra mondiale 1915-1918
rivela l'importanza di due nuove
armi: l'aereo e il sommergibile.
Non sono determinanti ai fini di
un risultato definitivo, ma le
loro azioni fanno profonda
impressione sull'opinione
pubblica e risultano quindi
molto importanti dal lato
propagandistico, sia in senso
negativo che positivo. La prima
incursione aerea
sull'Inghilterra compiuta dai
tedeschi a gennaio suscita molto
scalpore, mentre il siluramento
del transatlantico inglese
Lusitania (1.200 vittime, tra
cui molti americani) suscita
profonda indignazione e prepara
l'opinione pubblica statunitense
all'entrata nel conflitto. |
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OTTOBRE 1922
- Marcia su Roma: comincia in Italia l'epopea di Mussolini e del
fascismo |
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Attesa per le "camicie nere" accampate alle porte di Roma |
"Mussolini chiamato dal Re - Sua Maestà
ha fatto telegrafare a Mussolini,
invitandolo a Roma con l'incarico di
formare il nuovo Governo. Il Duce
partirà stasera. Egli intende dare
all'Italia un Governo degno della
Nazione... La Capitale è da ieri nelle
mani dei fascisti. La notte scorsa una
commissione composta dal generale De
Bono, da Michele Bianchi, Cresci,
on. Pighetti e Bastianini, si è recata dal
prefetto Franzè chiedendogli di cedere
il potere al comando fascista,
avvertendolo che ogni resistenza sarebbe
stata vana. Come inutile sarebbe stato
un conflitto, in quanto la città era
assediata. |
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Dopo una
mezz'ora di discussione, il Prefetto ha
ceduto. Allora le squadre sono entrate
nella Capitale occupandone i punti
strategici..."
La crisi economica, l'insoddisfazione della
piccola borghesia e dei reduci,
il mito della «vittoria mutilata», il
timore di una rivoluzione proletaria,
furono tra i motivi che portarono al
rapido collasso dello Stato e
all'avvento al potere di Mussolini. La
composizione del Parlamento (dove
spiccavano ormai, socialisti da una
parte e cattolici - il partito popolare
di Sturzo - dall'altra) non consentiva
la formazione di solidi governi: tra il
1909 e il 1922 ci furono 5 ministeri. Le
ripetute consultazioni elettorali non
modificarono la situazione. L'apice
della crisi giunse nel 1920. Ma fu
proprio allora, quando si intravedevano
spiragli di miglioramento, che il
movimento fascista (fondato a Milano un
anno prima) riuscendo a capitalizzare
vari interessi (dalla borghesia agli
agrari) uscì allo scoperto. Nel 1921
alla Camera fece la sua comparsa il
primo manipolo di deputati fascisti,
guidati da quel Mussolini, prima
socialista, poi interventista, poi
agitatore nazionale, il quale si era ben
reso conto della debolezza dello Stato
che aveva di fronte. Nell'ottobre del
1922, al momento della marcia su Roma,
il Duce aveva già ottenuto l'appoggio
degli industriali e le simpatie della
piccola e media borghesia.
Nel 1924 le elezioni daranno ai fascisti
la maggioranza assoluta: il socialista
Giacomo Matteotti denuncia irregolarità
nel voto e viene assassinato. Da lì al
1926 Mussolini scioglie i partiti,
sopprime la libertà di stampa, esautora
il Parlamento e ripristina la pena di
morte. E' l'inizio della dittatura...
L'11 febbraio del 1929, Mussolini e il
cardinale Pietro Gasparri, firmano i
Patti Lateranensi. Viene riportata la
pace tra i Savoia e la Chiesa di Roma,
il cattolicesimo diventa religione dello
Stato (nel 1984 ci fu poi una revisione
voluta da Bettino Craxi) e lo Stato
italiano riconoscerà la sovranità del
Papa sulla Città del Vaticano. Il 5
dicembre dello stesso anno, Vittorio
Emanuele III stringe la mano a Pio XI,
per una definitiva riconciliazione. |
DA "IL TELEGRAFO" del 30 ottobre 1922 |
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MAGGIO 1936 - Conquistata l'Etiopia, l'Italia celebra Mussolini e il
suo impero africano |
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Il titolo di Imperatore d'Etiopia viene assunto per se e per i suoi successori dal Re d'Italia |
"Un grande evento si compie -
L'Italia ha il suo Impero - La
gratitudine della Patria al Duce
fondatore dell'Impero - Il Popolo
italiano, creato col sangue l'Impero, lo
feconderà col suo lavoro e lo difenderà
contro chiunque con le sue armi - Domani
alle ore 10, in tutte le città
sedi delle principali guarnigioni,
verranno eseguite salve di 101 colpi di
cannone, per salutare il primo giorno
dell'Impero..." Uno stralcio
del discorso di Benito Mussolini da
Palazzo Venezia del 9 maggio 1936 per
suggellare il destino dell'Etiopia, nel
XIV anno dell'era fascista. E' l'apogeo
del Duce, che dispiega grandi mezzi
militari e per annettere la terra
d'Africa fa uso anche di gas venefici.
La facile vittoria in Abissinia convince
il dittatore fascista della potenza
bellica del nostro paese. Ma è anche
l'inizio della rovina. La dichiarazione
di guerra, quattro anni dopo, a fianco
della Germania (quando aprimmo le
ostilità, il 10 giugno 1940, i tedeschi |
|
erano quasi a Parigi) innescherà il
meccanismo che avrebbe portato alla
caduta del regime, unita purtroppo ad un
fardello gravissimo di lutti e rovine.
"IL TELEGRAFO" del 10 maggio 1936 |
Mussolini in visita ufficiale a Genova |
Nel 1938 Mussolini compie una visita
ufficiale a Genova. Il Duce inaugura
l'ospedale pediatrico Gaslini e varie
altre opere pubbliche. L'accoglienza dei
cittadini è entusiastica: il fascismo,
dopo l'impresa d'Etiopia, è al punto
massimo della popolarità. In Piazza
della Vittoria, per vedere Mussolini e
ascoltare il suo discorso, confluiscono
circa 400.000 liguri. |
Dall'archivio de "Il Secolo XIX" |
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GIUGNO 1940 - Da Palazzo Venezia Mussolini dichiara
guerra alla Francia e all'Inghilterra |
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"VINCERE! - Questa è la parola
d'ordine data dal Duce, da Palazzo
Venezia, a tutto il Popolo
italiano - Da oggi l'Italia
si considera in stato di guerra con la
Gran Bretagna e la Francia - La
comunicazione del Ministro
degli Affari Esteri Conte Ciano
agli ambasciatori dei due Paesi: "Sua
Maestà il Re Imperatore dichiara che
l'Italia si considera in stato di guerra
con la Francia e la Gran Bretagna
a partire da domani 11 giugno"
- Nel messaggio di Hitler al Re
Imperatore e al Duce, insieme ai fervidi
e cordiali saluti, si può leggere: "...siamo
costretti, contro i nostri stessi
propositi, a difendere la libertà e
l'avvenire dei nostri popoli, in
combattimento contro l'Inghilterra e la
Francia..." - Con l'ordinanza del
Ministro della Cultura Popolare sono
stati sospesi gli spettacoli |
|
dell'Estate
Musicale Italiana e tutte le altre
rappresentazioni all'aperto... Continuano
normalmente gli spettacoli teatrali e cinematografici
nei locali pubblici al chiuso... A Napoli
temporanea chiusura della "Mostra
d'Oltremare". |
Da "Il TELEGRAFO" dell'11 giugno 1940 |
IL SECOLO XIX del 10 giugno 1940 -
Edizione straordinaria
- "L'Italia fascista getta la sua spada
vittoriosa sulla bilancia del destino -
IL DUCE HA PARLATO - La dichiarazione
di guerra è stata consegnata
agli ambasciatori di Francia e
d'Inghilterra - «Noi vinceremo
per dare finalmente un
lungo periodo di pace e di
giustizia all'Italia, all'Europa,
al Mondo» - L'Italia spezza le catene
che la soffocano nel suo mare -
Entusiasmo ardente nell'Urbe Imperiale. |
L'ESPRESSO dell'8 giugno 1980
- 10 giugno 1940. Galeazzo Ciano annota
nel suo diario:"Mussolini parla dal
balcone di Palazzo Venezia. La notizia
della guerra non sorprende nessuno e non
desta eccessivi entusiasmi. Io sono
triste, molto triste. L'avventura
comincia. Che Dio assista l'Italia."
- Il giorno precedente Ciano aveva preso
congedo dall'ambasciatore francese
Poncet ("ci siamo salutati con una
commozione che nessuno dei due è
riuscito a nascondere") e da quello
inglese, sir Percy Loraine ("più
laconico e imperturbabile, ha accolto la
comunicazione senza battere ciglio, ne
impallidire"). In questo modo
l'Italia entrava in guerra a fianco
della Germania nazista con euforiche
manifestazioni di facciata e non poche
perplessità nel gruppo dirigente del
partito fascista. Secondo lo storico
Renzo De Felice, intervistato da Paolo
Mieli, Mussolini pensava che non ci
sarebbe stata guerra fino al 1943 o
1944. Riteneva di avere davanti a sé 4 o
5 anni per perfezionare la sua politica
e dare all'Italia e a lui quel ruolo di
grande mediatore a cui teneva |
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moltissimo. Mussolini impiegò nove mesi
prima di scendere in campo a fianco
della Germania perché stava studiando la
possibilità di convocare una conferenza
come quella che si era tenuta a Monaco
nel settembre del1938 e nella quale lui,
Hitler, Chamberlain e Daladier erano
riusciti, bene o male, a scongiurare la
guerra. Sempre secondo De Felice, a Mussolini le
guerre non piacevano affatto. Le imprese
di Spagna e Albania furono volute
infatti da Galeazzo Ciano, il quale
voleva dimostrare di non essere solo il
genero del Duce, ma anche un fine
stratega politico... Negli anni che
precedettero la Seconda Guerra Mondiale
Mussolini pensava di instaurare un
solido rapporto con l'Inghilterra, e per
questo non voleva avere la guerra di
Spagna tra i piedi.
Tant'è vero che dopo la battaglia di
Guadalajara, tentò concretamente di
tirarsene fuori... Quando l'esercito
tedesco travolse la Francia, dovette
abbandonare i progetti che aveva
coltivato fino alla settimana prima e
cominciò a pensare a due cose: la prima
è che la guerra stava per concludersi e
l'Italia non poteva rimanere neutrale
perché sarebbe stata considerata un
paese di seconda categoria e non avrebbe
partecipato alla spartizione del bottino
della vittoria; la seconda è che Hitler,
dopo avere sbaragliato tutti, e con il
pretesto di essere stato tradito nel
'39, avrebbe potuto avventarsi sul
nostro paese distruggendolo... In una
conversazione tra Mussolini e Pellizzi
si capiva che i tedeschi potevano essere
«amici difficili e infidi» oppure «nemici
implacabili». Mussolini scelse
di averli amici e si alleò con Hitler perché
questo fu un modo pratico per non
doversi trovare a fare la guerra contro
di lui... |
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L'Italia entra in guerra il 10 giugno
1940,
in tempo per partecipare all'attacco
decisivo contro la Francia, al quale dà
peraltro un contributo modesto.
Mussolini, temendo che Hitler stesse per
trionfare, non voleva perdere i vantaggi
di una pace dalla parte dei vincitori.
Le forze tedesche dilagano, vincendo
sulle Somme e sull'Aisne. Il
maresciallo Pétain , succeduto a Paul
Reynaud, conclude l'armistizio. Nella
Francia occupata nasce il governo
fantoccio di Vichy; gli inglesi, di
fronte alla prospettiva che la flotta
francese passi ai tedeschi, scelgono di
bombardarla. Da Londra si leva la voce
del generale De Gaulle che
incita i francesi alla resistenza. |
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OGGI - Il Libro del Secolo
del 31 dicembre 1999 "L'Italia è impreparata
e senza mezzi adeguati. Subisce diverse sconfitte in Grecia e
anche in Africa, dove pure i tedeschi
avanzano al comando di Rommel, incontra una
serie di rovesci. Il 22 giugno del 1941,
nonostante il patto con Stalin, il
Führer ordina l'invasione dell'Unione
Sovietica. Il 25 e 26 agosto Hitler e
Mussolini si incontrano sul fronte
russo. Al vertice per verificare lo
stato bellico partecipano il maresciallo
Cavallero, l'ambasciatore Alfieri e il
generale Galland. Il 29 ottobre 1941 il
Führer scrive a Mussolini che la
"Campagna di Russia" deve ritenersi
vinta, ma gli |
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avvenimenti successivi smentiranno
clamorosamente questa avventurata
affermazione. Nella missiva Hitler
riteneva assurda l'ipotesi di una
ripresa dell'Unione Sovietica e non
considerava minimamente i fattori di
volontà dell'avversario.
L'avanzata delle sue truppe e di quelle
italiane si fermerà invece nel
gigantesco assedio di Stalingrado... I
soldati italiani dettero prova di grande
coraggio nella campagna di Russia, anche
se il loro equipaggiamento era
assolutamente inadeguato. Nel febbraio
del 1943, le truppe tedesche comandate
dal maresciallo Von Paulus, vengono
sconfitte da quelle sovietiche e dal
gelo. Inizia una catastrofica ritirata,
durante la quale migliaia di soldati,
molti dei quali italiani, spariscono nel
freddissimo inverno russo...". |
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SETTEMBRE 1943 - Con
l'armistizio cessano le ostilità contro le forze anglo-americane |
Le forze italiane reagiranno a eventuali attacchi
di altra provenienza. Berlino tace |
"Sino a questo momento, ne la radio, ne
i giornali del Reich hanno dato notizia
della fine delle ostilità fra l'Italia e
le nazioni alleate. Non si ha ancora
alcuna presa di posizione. Il portavoce
della Wihelmstrasse, interrogato dai
giornalisti esteri, si è rifiutato di
rispondere a tutte le domande. «Una
presa di posizione» ha dichiarato in
tono gelido «per oggi non è
possibile.»" - Nel giro di
pochi mesi la situazione bellica
dell'Italia si era fatta insostenibile.
Si pensa all'armistizio con gli alleati:
sarà firmato l'8 settembre del 1943,
dopo che il 25 luglio il Re aveva
destituito e fatto arrestare Mussolini,
liquidando il fascismo. Le esitazioni
del maresciallo Badoglio sulla firma del
trattato dettero agio ai tedeschi di
triplicare le loro forze e di prepararsi
ad ogni eventualità. Come se non
bastasse, quando fu decisa la |
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capitolazione, Badoglio e il Re
rinunciarono a tenere la posizione di
Roma e fuggirono al Sud, lasciando
l'esercito privo di ordini e di un
comandante. In poche ore i tedeschi
occuparono Roma e l'intera penisola sino
a Napoli, dove solo un'insurrezione popolare,
appoggiata dagli alleati, riuscì a fermare
l'avanzata. Ci furono episodi gloriosi di
resistenza al nazismo (come a Cefalonia) ma, in
molti casi, le truppe si lasciarono disarmare
senza colpoferire. Un memoriale per far
luce sui ferrovieri licenziati dal
fascismo per «scarso rendimento» sarà presentato da una
speciale Commissione al Ministro delle
Comunicazioni.
Da "Il TELEGRAFO" del 9 settembre 1943 |
OGGI - Il
Libro del Secolo del 31 dicembre
1999
- "Le truppe di Hitler |
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imperversano e dal settembre 1944
all'aprile 1945 la "Linea Gotica" dividerà
l'Italia in due: il
Nord in mano ai tedeschi, il Centro-Sud
agli alleati, che il 10 luglio del 1943 erano
sbarcati in Sicilia. Al Nord inizia la
resistenza dei partigiani...
Il 12 settembre del 1943 un commando
tedesco aveva liberato il Duce, prigioniero sul
Gran Sasso, per riportarlo nella zona occupata
dove era stata fondata la repubblica di Salò.
Per circa due anni i partigiani da una parte, i
tedeschi e i fascisti della
repubblica di Salò dall'altra, si
fronteggiarono in una guerra sanguinosa... Si
arriva al 1945, quando per i nazifascisti scatta
il momento della resa. Il 28 aprile del 1945,
Mussolini e la sua amante Claretta Petacci
vengono catturati durante un tentativo di fuga
in Svizzera. Sottoposti a fucilazione, i loro
corpi vengono esposti come trofei in Piazzale
Loreto a Milano. Il 30 aprile è la fine anche
per Hitler e la sua compagna Eva Braun che si
suicidano nel bunker della Cancelleria di una
Berlino ormai invasa dai sovietici. Pochi giorni
dopo, il 7 maggio, i tedeschi firmano la resa
che sancisce la fine delle ostilità in Europa". |
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La stampa ligure della Resistenza,
fenomeno di notevole estensione |
La carta stampata che ebbe a circolare
in Liguria durante gli anni della
Resistenza fu molta. Almeno due dei
numerosissimi fogli partigiani
pubblicati nella regione ligure avevano
le caratteristiche di giornale
organicamente concepito e realizzato: si
tratta de "La Voce d'Italia",
uscito a Genova sin dall'autunno del
1943, e de "Il Partigiano",
organo della VI Zona Operativa, il cui
numero iniziale porta la data del 1°
agosto 1944. Il primo si presentava
molto bene dal punto di vista
tipografico, con un'impaginazione molto
accurata. Era una pubblicazione
cospirativa, più orientata
sull'argomento politico. La |
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Voce d'Italia ebbe vita relativamente
breve perchè il suo stampatore,
individuato, fu arrestato e
successivamente fucilato durante una
delle rappresaglie naziste. Il
Partigiano, invece, pur tra
molteplici difficoltà e qualche
interruzione quando più
grave ed incombente era la
minaccia dei rastrellamenti
hitlero-repubblichini, riuscì a
resistere sino e oltre la
Liberazione. Il Partigiano
mirava a raggiungere ogni
settore di pubblico e fu tra i
più validi organismi della
Resistenza, non solo ligure.
Copriva tutta la VI Zona
Operativa, da Varzi a Varese
Ligure e tutto l'entroterra
genovese, insieme agli altri
giornali delle diverse
formazioni del Corpo Volontari
della Libertà. A La Spezia,
nonostante l'ininterrotto
martellamento dei rastrellamenti
operati dalle forze
nazi-fasciste, i partigiani
riuscirono a dar vita, sia pur
nella fase finale della lotta,
ad un loro periodico "Lunigiana
in armi", edito dal
Comando della IV Zona Operativa. |
|
Dopo l'8 settembre 1943, una
organizzatissima tipografia
collocata sul Monte Rocchetta,
sopra la Serra di Lerici, fece
uscire non meno di centomila
copie di manifestini e giornali
antifascisti, fra cui molteplici
edizioni de "L'Unità".
Nella Liguria di Ponente un
foglio abbracciava l'intera
zona: il "Volontario della
Libertà", organo dei
distaccamenti delle brigate
d'assalto Garibaldi di Savona e
Imperia, il primo numero del
quale porta la data del 7 luglio
1944. Rilegata come una rivista,
questa pubblicazione si
presentava veramente
completa, con un dettagliato
sommario, varie rubriche e
pagine dedicate ai passatempi.
Localmente, nella provincia di
Savona si stampavano "La
voce dei Giovani",
organo della locale sezione del
Fronte della Gioventù per la
libertà e l'indipendenza
nazionale, uscito
clandestinamente in oltre venti
numeri; "Il solco",
periodico dei contadini della
zona; "Democrazia",
un bollettino antifascista di
studio e informazione, arrivato
fino al n. 6 del II anno, il 2
aprile 1945.
A Sanremo apparvero "La
Voce della Democrazia",
organo diretto del Comitato di
Liberazione Nazionale; "Volontari
della Libertà" e "La
Riscossa". Ad Imperia
venivano stampati "L'avanguardia",
organo della federazione
comunista, "La Voce del
Lavoro", "Il
Combattente", "Il
Contadino", "Noi
donne" nonché "Volontà
dei giovani" e il "Quaderno
del lavoratore". |
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MAGGIO 1945 - Il
generale Eisenhower annuncia la capitolazione della Germania |
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Le forze armate americane a Vipiteno |
"La Germania è vinta - La resa
delle armate dell'Europa
nord-occidentale - La 7a e la 5a armata
americana si incontrano a Vipiteno - Dal
comando Supremo delle Forze Alleate di
Spedizione il generale Eisenhower ha
diramato questa sera un proclama in cui
ha detto che i tedeschi sono stati
completamente battuti e, qualche mancata
resa, è unicamente dovuta alla stupidità |
|
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dei combattenti e dei loro capi...
Tutte le forze nemiche in Olanda, nella
Germania nord-occidentale e in
Danimarca, compresa l'isola di Heigoland
e le isole Frisone si sono arrese al 21°
Gruppo di Armate del Maresciallo
Montgomery. La resa entra in vigore alle
ore 8.00 di domani... - Le modalità
della capitolazione in Italia: i
delegati tedeschi sono convenuti
ieri al Quartier Generale
di Clark, sulle rive dell'Arno -
Il Presidente del Consiglio On. Bonomi
ha risposto con una lettera a Winston
Churchill, esprimendo la vivatedeschi
sono convenuti ieri al Quartier Generale
di Clark, sulle rive dell'Arno - Il
Presidente del Consiglio On. Bonomi ha
risposto con una lettera a
Winston Churchill, esprimendo
la viva soddisfazione del Governo |
e del Popolo Italiano per il discorso pronunciato
in occasione della liberazione dell'Italia dal comune
nemico... - Il fronte non esiste più..."
Dal "CORRIERE DEL MATTINO" del 5
maggio 1945
CORRIERE DEL MATTINO dell'8 maggio
1945 - Londra 7 maggio - La guerra
in Europa è finita. Il grande ammiraglio Doenitz,
successore di Hitler, ha ordinato la
resa incondizionata di tutte le forze
tedesche. La decisione è stata resa nota
alle 2.30 di questo pomeriggio dal
Ministro degli Esteri tedesco conte
Schwering von Krosigk, dalla radio di
Frensburg, sulla frontiera danese.
L'atto di resa della Germania nazista
agli Stati Uniti, all'Inghilterra e alla
Russia è stato firmato la scorsa notte
alle ore 2.41, in una piccola scuola
adibita a quartier generale di
Eisenhower. Per i tedeschi hanno firmato
il nuovo capo di S.M. Generale Gustav
Jodl; per l'Inghilterra e l'America il
Gen. Walter Bedell, Capo di Stato
Maggiore del Gen. Eisenhower; per la
Russia il Gen. Ivan Susloparov; per la
Francia il |
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Gen. François Sevez. Il Gen.
Eisenhower non era presente all'atto
della firma, ma subito dopo ha ricevuto
il Gen. Jodl e George Fritedeberg,
facente parte della delegazione
tedesca. Ad essi è stato chiesto se
comprendevano chiaramente quanto
imponevano le condizioni di resa e se le
medesime sarebbero state osservate dalla
Germania. I due rappresentanti tedeschi hanno
risposto affermativamente. Il Gen. Jodl
ha quindi chiesto e ottenuto il permesso
di fare la seguente dichiarazione: "Con
questa firma la sorte del popolo e delle
forze armate tedesche viene ad essere,
sia bene o male, completamente affidata
ai vincitori." - La firma dello
storico documento è avvenuta a Reims,
sede del Quartier Generale di
Eisenhower, a 136 Km. a nord-ovest di
Parigi. L'annuncio ufficiale verrà dato
oggi.
OGGI - Il Libro del Secolo del 31
dicembre 1999 - "Finita la
guerra in Europa, le ostilità proseguiranno nel
Pacifico, dove i giapponesi, anche se allo stremo,
dimostravano un'incredibile capacità di
resistenza. Harry Truman, diventato
Presidente USA dopo la morte di
Roosvelt, per costringere il governo di
Tokyo ad arrendersi ordinerà una «soluzione finale»:
l'utilizzo della bomba atomica. Il 6
agosto del 1945 l'aereo americano «Enola Gay» sgancerà
un ordigno nucleare su Hiroshima. Il
terribile fungo atomico raderà al suolo
la città, causando la morte immediata di
decine di migliaia di giapponesi.
Tantissimi altri riporteranno danni
permanenti o moriranno in seguito alle
radiazioni. Tre giorni dopo un'altra
bomba verrà sganciata dagli americani su
Nagasaki, provocando una seconda
catastrofe". |
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GIUGNO 1945
- Il discorso alla nazione del nuovo Presidente del
Consiglio Ferruccio Parri |
|
Appello alla concordia degli italiani
per affrontare gli eventi decisivi della
loro storia |
"Il posto di grande nazione non ci
sarà regalato: dobbiamo conquistarcelo
giorno per giorno con il nostro lavoro.
Sono in giuoco i confini della Patria;
saranno presto sul tappeto i problemi e
le condizioni della pace... Il Governo
non è la Divina Provvidenza: già vi è
stato detto. Il Governo vi fa una sola
promessa: lavorerà seriamente. Ma voi
sapete anche che un Governo riesce a
governare in quanto è sostenuto dalla
fiducia e dalla collaborazione dei
cittadini. Sta a voi ora aiutarci. A
voi, amici lavoratori del Nord e del Sud
che vi affidate spinti da necessità
economiche che bene apprezzo, al popolo
rivolgo un invito a non cedere ad
impazienze che non tengano conto delle
difficoltà del momento; ed a confidare |
nell'interessamento del Governo che
farà per voi quanto è nelle sue
possibilità..." *** Si apprende
da fonte molto attendibile che
l'abdicazione del Re del Belgio é
imminente. Nel Partito
Cattolico si va sempre più facendo
strada l'opinione secondo la quale Re
Leopoldo dovrebbe rinunciare al trono in
vista dei superiori interessi della
nazione - Da Milano, il corrispondente
dell'Associated Press comunica che gli
Alleati stanno ancora ricercando nella
zona di Como i 40 kg. d'oro che Benito
Mussolini aveva con se quando cadde
nelle mani dei partigiani - Da Roma, il
Ministero delle Telecomunicazioni rende
noto che sono già state riattivate
alcune linee telefoniche con Milano,
Torino e Genova, senza limitazioni di
orario... Da una dichiarazione del
Governo Militare Alleato si apprende che
a Trieste le autorità militari della
Jugoslavia, durante la loro occupazione,
hanno asportato 160 milioni di lire
dalla sede della Banca d'Italia. La
Borsa, le Banche e gli Uffici Postali
sono stati chiusi dagli Alleati, che ne
stanno ricostituendo le riserve. La
Borsa rimarrà chiusa fino a nuovo
avviso. Militari in borghese lasciati da
Tito nella città vi hanno istituito una
polizia illegale, le cosiddette
"Guardie del Popolo".
Arrestati tre repubblichini che avevano
lavorato per la stazione
radio-trasmittente di Trieste durante
l'occupazione jugoslava e che ora
giravano indisturbati per la città.
Da "Il TIRRENO" del 24 giugno 1945 |
|
AGOSTO 1945 - Dopo le
atomiche, la resa del Giappone pone fine alla II Guerra Mondiale |
|
Le flotte alleate entrano nella baia di Tokyo |
Le
contro proposte alla resa giapponese - Hiro Hito potrà restare sul trono, ma
sotto il controllo dei capi militari
alleati - La risposta nipponica attesa
entro 24 ore - La Casa Bianca annuncia
ufficialmente che i governi degli Stati
Uniti, di Gran Bretagna, Russia e Cina
hanno trasmesso al Giappone contro
proposte nelle quali viene salvaguardata
la persona dell'Imperatore nipponico,
mentre |
|
|
la sua autorità viene posta
sotto il diretto controllo dei capi
militari alleati delle forze di occupazione
delle 4 potenze alleate. Il portavoce della Casa
Bianca e dei ministri Americani della
Guerra, degli Esteri e della Marina, hanno
definito le controproposte Alleate
come "un compromesso che può essere e
certamente sarà accettato dal Giappone" -
UNA NUOVA RIUNIONE DEI TRE GRANDI? - L'avanzata
russa in Monciuria - La bomba atomica lanciata
su Hiroshima può considerarsi di tipo antiquato
in confronto a quella lanciata su Nagasaki - Il
Giappone prepara una rappresaglia con bombe
atomiche di sua produzione?...
Da "Il TIRRENO" del 12 agosto 1945 |
IL TIRRENO del 17 agosto 1945
- HIRO HITO HA ORDINATO LA CESSAZIONE
DELLE OSTILITA' (15-08)
- Le flotte alleate entreranno in forze
nella baia di Tokyo - Il nuovo gabinetto
nipponico - Il Ministro degli Esteri ha fatto
"Karakiri" - Controffensiva giapponese infranta
dai russi - Gli avvenimenti si succedono
drammatici nel Giappone vinto. Dopo il messaggio
dell'Imperatore al popolo e le dimissioni del
gabinetto Suzuki, il Ministro della Guerra
Korechita Anami si è tolto la vita col
"Karakiri" - Il re d'Inghilterra, Giorgio VI, ha
inviato un telegramma al Generale De Gaulle
congratulandosi per la vittoria. Giorgio
VI ha auspicato una sempre più stretta
collaborazione tra Inghilterra e Francia nel
concerto delle altre Nazioni per poter
contribuire con le loro azioni all'instaurazione
di una pace duratura nel mondo. Il generale De
Gaulle ha risposto riaffermando i sensi di stima
e amicizia del popolo francese verso la Gran
Bretagna e ponendo in evidenza l'importanza
della lotta sostenuta in comune per la vittoria
- Bande di fascisti polacchi e tedeschi
terrorizzano la Germania... Gli auguri di Truman
agli ebrei americani - Le prossime Olimpiadi si
svolgerebbero a Londra... |
Il 2 settembre 1945 il Giappone siglerà
ufficialmente le condizioni di resa, ponendo
termine alla 2a Guerra Mondiale |
Il presidente americano Truman annuncia che il Giappone si è arreso senza condizioni |
|
Il popolo giapponese piangente si raduna davanti al palazzo imperiale |
WASHINGTON 15 agosto 1945 - (I.N.S.) -
Il presidente Truman ha fatto questa
notte alle ore 1,30 la seguente attesa
dichiarazione: "Ho ricevuto nel
pomeriggio di oggi un messaggio dal
Governo giapponese in risposta al
messaggio del Segretario di Stato Byrnes
inviato l'11 agosto con la risposta che
il Giappone accetta in pieno la resa
incondizionata" - Il Presidente ha
poi continuato annunciando che il
generale MacArthur è stato nominato
comandante supremo per ricevere la resa
del Giappone. L'Inghilterra, la Russia e
la Cina saranno rappresentate allo
storico avvenimento. E' stata ordinata
la sospensione di tutte le operazioni
militari. Alla stessa ora il primo
ministro inglese Atlee ha parlato per
annunciare la resa del Giappone. Le |
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prime frasi che egli ha pronunciato sono
state le seguenti: "Il Giappone si è
arreso oggi. L'ultimo nostro nemico è a
terra. Qui ho il testo della nota di
risposta del Giappone alla nostra domanda di resa". L'annuncio
ufficiale è stato dato anche a Mosca ed
a Ciung King. - *** In un continuo
alternarsi di notizie, di smentite e di
conferme, nella tarda notte del 14 da
Berna si era giunti finalmente ad un
comunicato in cui veniva affermato
ufficialmente: "Il ministro
giapponese ha consegnato la risposta del
suo governo alla dichiarazione alleata,
questa sera alle ore 20,25 ora di Berna.
I messaggi sono stati trasmessi alla
legazione svizzera di Washington alle
ore 21,05. Max Jordan ha trasmesso alla
National Broadcasting Company di New
York da Basilea che la nota di resa del
Giappone dovrebbe giungere alla Casa
Bianca entro due ore, e cioè prima delle
ore 1,00 di mercoledì". Come è noto,
c'era gia stata una precedente notizia
diramata dall'ufficio informazioni di
guerra degli Stati Uniti, che alle 7,59
ora di Roma aveva annunciato: "La
radio Giapponese dichiara che i
giapponesi hanno accettato le condizioni
di resa". |
LE REAZIONI NEL MONDO E IN GIAPPONE:
Subito dopo l'annuncio dell'accettazione
da parte del Giappone dei termini di
resa alleati un'enorme folla di persone
si era riversata per le strade di New
York. Nella "Times Square" i presenti
hanno improvvisato una specie di parata;
tutti cantavano inni patriottici e le
ragazze baciavano i militari in divisa.
A San Francisco sono stati accesi fuochi
nelle strade; molti militari sono stati
portati in trionfo. A Pearl Harbour
venivano accesi tutti i riflettori e per
una ventina di minuti il cielo era stato
anche illuminato da razzi e fuochi
d'artificio. A Londra invece i cittadini
si erano recati tranquillamente al
lavoro, ignari degli ultimi sviluppi
della situazione, giacché la notizia
della resa giapponese era giunta troppo
tardi per essere diffusa dai giornali
della mattina e troppo presto per quelli
della sera...
In Giappone l'incertezza e l'angoscia
regnano nel popolo. Un sistema
rigidamente assolutista come quello del
Tenno, un ordinamento dello stato che si
può dire ancora feudale, hanno posto il
popolo giapponese nella più disperata e
oscura situazione. Perciò un sapore
quasi grottesco, se non fosse
profondamente tragico, emanano le
notizie che provengono da Tokio.
L'agenzia "Domei" ha cominciato oggi a
trasmettere il testo del messaggio che
l'imperatore Hiro Hito indirizza al
popolo giapponese per informarlo della
decisione imperiale. La "Domei"
cominciava la trasmissione con queste
parole drammatiche: "Il 14 agosto
1945 è stata presa le decisione
dell'Imperatore. Il popolo piangente si
radunerà domani a mezzogiorno, ora di
Tokio, davanti al Palazzo Imperiale".
Si suppone quindi - e sembra strano,
data la tradizione giapponese, secondo
la quale l'Imperatore-Dio non può essere
visto dal popolo - che Hiro Hito abbia
deciso addirittura di comunicare
personalmente ai giapponesi che la
guerra era stata perduta... |
Da "L'UNITA'" di mercoledì 15 agosto 1945 |
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