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Scoperte, invenzioni, record
e avvenimenti importanti che
hanno segnato il XX Secolo |
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Finestre fotografiche
su Liguria e Toscana |
GENOVA |
Il
capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
"Capitale Europea della Cultura"... |
EUROFLORA |
In
primavera, ogni 5 anni,
alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo... |
VIA FRANCIGENA |
Col
Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento... |
PARCO DEL MAGRA |
A
Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa... |
GOLFO DELLA SPEZIA |
Tra la punta
di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più
profonde insenature di tutto il litorale occidentale
italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella
quale è incastonata La Spezia, città sede di porto
militare e mercantile, che oggi è anche punto di
attracco per le navi da crociera... |
LE CINQUE TERRE |
Cinque
borghi marinari il cui destino è sempre stato
storicamente legato alla terra e all'agricoltura
piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della
Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i
Patrimoni Mondiali dell'Umanità... |
LA VAL DI MAGRA |
Nobili,
vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio... |
LA VAL DI VARA |
La
"Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa... |
LA LUNIGIANA |
La
"Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e
perfettamente conservati... |
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Close Up |
Argomenti del
sito in primo piano,
eventi, news e storia del territorio |
Le Alpi Apuane
Originano da movimenti
tettonici del fondo marino
e sono un "monumento
geologico"
unico al mondo... |
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Liguri Apuani e Statue Stele
Le radici più profonde delle
comunità lunigianesi affondano
fino alle soglie della protostoria.
Mari e monti un tempo erano
occupati dalla bellicosa
popolazione dei Liguri Apuani... |
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Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
territorio, un tempo abitato dai
bellicosi Liguri Apuani, da dove
parte questo sito... |
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Antiche ricette in Lunigiana
Piatti prelibati di
una cucina essenziale, ma non per questo meno saporita. Cibi dal
sapore antico che tornano ad imbandire le nostre tavole dopo
essere stati riscoperti a nuova vita. |
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Ferrovia Aulla-Lucca
Il fascino dei
treni d'epoca
e delle locomotive a vapore |
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Ferrovia Pontremolese
Una linea di
vitale importanza
per La Spezia e la Lunigiana |
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Ex
Ceramica Vaccari
Il comprensorio
della fabbrica è un prezioso esempio di civiltà industriale di
fine Ottocento e rappresenta un pezzo di storia fondamentale per
Santo Stefano Magra e per tutta la Provincia della Spezia. Le
aree recuperate vengono oggi dedicate all'arte, allo spettacolo,
alla cultura... |
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Il dialetto genovese
Le trasformazioni
fonetiche avvenute nella parlata di Genova sono un segno
inequivocabile del dinamismo espresso dalla città durante i
secoli della Repubblica. A Genova il dialetto è una lingua viva,
che oggi viene insegnata anche nelle scuole... |
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Infiorate del Corpus Domini
"Per tetto un cielo di stelle e
per strada un tappeto di fiori...".
A Brugnato, ogni anno, giovani e
meno giovani si radunano nel
centro storico per abbellire strade
e piazze con disegni floreali,
secondo un'antica tradizione che
origina da un miracolo
avvenuto a Bolsena... |
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Mezzi da lavoro storici
I raduni e le
esposizioni di questi autoveicoli sono un modo per ricordare ed
onorare le persone che, in passato, questi mezzi li hanno
guidati per mestiere... |
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Mezzi militari storici
I più celebri
veicoli militari che hanno partecipato alle vicende della
Seconda Guerra Mondiale sfilano per strade e piazze e mantengono
vivo il ricordo di quei terribili giorni... |
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INDICE GENERALE
'800
CRONACA 01
02
03
04
05
06
SPORT GIRO
TOUR
CICLISMO
ALTRI
FAUSTO COPPI
INTER
RIVISTE |
LUGLIO 1969 - La missione Apollo 11 porta l'Uomo
sulla Luna |
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"UN PICCOLO PASSO PER UN UOMO, MA UN GRANDE
PASSO PER L'UMANITA'..." |
Il Messaggero
(Selezionando la testata si osserva la
riproduzione della prima pagina sull'evento) |
"...Agli eroi
dello spazio vada il terrestre pensiero,
commosso e trepidante. La vittoria degli
americani Armstron, Aldrin e Collins non è
solo la vittoria di tre uomini, non è solo
la vittoria di una Nazione ma la vittoria di
tutti i popoli della terra perché, più che
la macchina, ha vinto l'uomo...." |
Il Resto del Carlino |
"...Davanti
ad Armstrong una luce azzurra si è accesa
fra le cento e cento luci del cruscotto di
"Lem" o "Aquila" come si chiama oggi, giorno
della Luna, il ragno metafisico. E quella
luce azzurra voleva dire "Lunar contact",
"contatto con la Luna".... |
Il Tempo |
"Il LEM
all'ancora nel Mare della Tranquillità.
L'Uomo è sulla Luna. Lo sbarco americano
"spiato" da una sonda sovietica....La
conquista lunare "giustificata" come
un'ancora di salvezza per la Terra. Secondo
lo scienziato Donald Hornig ( uno dei padri
della "bomba atomica" ), tra milioni di anni
i terrestri potrebbero infatti essere
costretti a trovare rifugio in altri pianeti
celesti... Esaltata dal Papa la grande
impresa... |
La Nazione Sera |
"...Due uomini stanno camminando in queste
ore sulla Luna. Il modulo lunare "Aquila",
staccatosi dall'astronave "Apollo 11", ha toccato la
superficie del satellite della Terra alle |
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Il Telegrafo
Drammatica discesa: il LEM atterra
a sei chilometri di distanza dal
luogo previsto.
Dicono i due astronauti:
"Siamo circondati da rocce
e crateri". Diminuite le riserve
di carburante nell'allunaggio...
Il velivolo, così goffo da
sembrare antidiluviano, ha
compiuto una perfetta parabola. |
|
22.17'.54" (ora
italiana di ieri sera 20 luglio). Neil
Armstrong e Edwin Aldrin, i primi due uomini
discesi sul satellite, hanno
chiesto il permesso al centro di Houston di
anticipare di 5 ore l'uscita dal modulo
lunare...." |
Stampa Sera |
"...Armstrong ha proseguito: "Sono atterrato
nel centro di un cratere, su un suolo molto
pianeggiante, delle dimensioni all'incirca di
un campo da football. Tutt'intorno ci sono altre
montagne, piuttosto basse. Il cielo è nerissimo.
Un panorama fantastico, ma non vediamo stelle...." |
|
La conquista
della Luna nelle parole di Robert Gilruth,
direttore del centro spaziale di Houston |
Il dott. Robert Gilruth,
direttore del centro spaziale di Houston nel Texas, è il grande
stratega dell'impresa lunare e del programma di esplorazione
spaziale americano. Ha finora trascorso trentatré dei cinquantacinque
anni della sua vita dedicandosi al mondo dell'astronautica, come
responsabile dei programmi Mercury, Gemini e Apollo. Sue sono
state alcune delle decisioni più difficili e decisive, quelle
chiave che potevano significare il successo o il fallimento
nella conquista della Luna. Sua è la responsabilità ultima della
grandiosa impresa di Apollo 11, che ha sbarcato due uomini nel
Mare della Tranquillità. Sta a lui decidere, con estrema
precisione, i programmi futuri che prevedono stazioni
spaziali orbitanti intorno alla Terra e la possibilità di
portare l'uomo su Marte.
Il suo pensiero è stato molto
eloquente: "E' stato un lavoro di squadra ben
fatto che ha dimostrato come non solo le macchine, ma i concetti
base, quei concetti che solo sette o otto anni fa non avevamo
ancora sviluppato e approfondito, sono esatti. Certo, se guardo
indietro, l'impegno preso otto anni orsono dal presidente
Kennedy di sbarcare sulla Luna fu un coraggioso atto di fede
nell'America e nel popolo americano. Anche se un giorno la
gente, guardando indietro, sorriderà un poco e dirà «Poveracci
quelli del 1969, deve essere stato un brutto affare per loro
arrivare appena sulla Luna», gli uomini di allora non potranno
non riconoscere che questo è stato il primo passo, una pietra
miliare; e senza il primo passo non c'è mai il secondo e non ci
sono tutti gli altri che seguono. Anche se è un passo limitato,
così come sarà visto in futuro, la conquista della Luna rimarrà
come uno dei più importanti risultati mai ottenuti dall'uomo,
anche quando l'uomo potrà raggiungere Marte ed altri pianeti.
Io, soprattutto, penso che l'importanza di questa prima impresa
consisterà nell'aver dimostrato all'uomo che ogni problema
dell'umanità può essere risolto, anche quelli che sembrano
impossibili. E questo credo che sia l'aspetto più importante.
Poi, naturalmente, c'è tutta la questione del progresso
tecnologico.
Le prossime tappe di questo cammino
che è solo all'inizio: "Negli anni settanta,
oltre ai prossimi atterraggi lunari del programma Apollo, la
nostra attenzione sarà concentrata sulle stazioni spaziali
orbitanti intorno alla Terra, grandi ambienti con equipaggi di
scienziati e tecnici, veri laboratori per studiare Terra, Cosmo
e atmosfera, rifornite da «ferry-boats» che faranno la spola tra
loro e il nostro pianeta. Dopo svilupperemo la capacità di
volare verso pianeti più lontani, cominciando da Marte. Per i
voli abbiamo ormai acquisito tutte le conoscenze tecniche e
tecnologiche... Sono anche convito che la tecnica per atterrare
sulla Luna sarà valida anche per la conquista del pianeta
rosso... E' problematico stabilire una data per atterrare su
Marte: lo sviluppo dell'astronautica fino ad oggi, cioè da
quando abbiamo iniziato, è stato più rapido del previsto, almeno
di quanto io mi aspettassi. Se andiamo avanti di questo passo,
il suolo marziano potrebbe essere raggiunto dall'uomo negli
«anni ottanta»". |
Sintesi e
adattamento da "LA NAZIONE SERA" del 21 luglio 1969
- (Una copia del giornale costava Lire 70) |
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Con la missione
"Apollo 15" (luglio-agosto 1971) , per la prima volta gli
spostamenti lunari avvennero anche con un veicolo su ruote,
il Lunar Roving Vehicle, sopra a destra vicino al modulo lunare
"Falcon". |
Caratteristiche del Lem «Aquila», il veicolo
che si è posato dolcemente sulla superficie lunare |
L'idea del
«Lem» la ebbe nel 1961 John C. Houbolt, un ingegnere
della NASA. Questa invenzione, che originariamente si
chiamava LOR (Lunar Orbital Rendez-vous), non ebbe un
grosso credito iniziale e venne rifiutata anche da Von
Braun. Il prototipo era dotato di cinque gambe munite di
ammortizzatori d'urto simili a quelli delle nostre
automobili. Invece il modello della missione Apollo 11 e
seguenti di zampe ne aveva quattro e gli ammortizzatori
erano speciali, cioè disperdevano l'energia dell'impatto
deformandosi.
Costruito a Long Island, nell'officina Grumman, in clima
rigorosamente sterile, il modulo lunare sul quale Neil
Armstrong e Edwin Aldrin sono discesi verso la
superficie lunare era uno dei veicoli più compatti al
mondo. Pesava soltanto 16 tonnellate (12 erano di
carburante) e misurava 6,98 metri di altezza, 9,4 metri
di diametro (con le gambe di sostegno spiegate) ed aveva
un volume abitabile di appena 4,5 metri cubi. A forma di
«trottola» ottagonale, irto di antenne radio (15 per la
precisione), il «Lem» era rivestito di sottili e
speciali lamine di alluminio sovrapposte, che non
raggiungevano i 4 millimetri di spessore ma dovevano
sopportare temperature limite (da +150 a -150
gradi centigradi) |
senza deformarsi. Oltre i 18
motori, fra grandi e piccoli, contava 50 chilometri di circuiti elettrici
e 8 apparecchiature radio. Gli strumenti di bordo (all'epoca
i più perfezionati e miniaturizzati al mondo) erano
costruiti assemblando circa un milione di singoli
pezzi... Per svolgere il suo duplice compito (portare
gli astronauti sulla superficie lunare e riportarli
quindi indietro sul «modulo di comando») il «Lem» era
composto da due sezioni:
1) La sezione di discesa era dotata di un motore molto
manovrabile, che sviluppava una spinta massima di 4.380
chilogrammi, il quale agiva come freno durante la fase di |
|
avvicinamento alla superficie lunare.
Questa sezione fungeva poi da rampa di lancio durante la
manovra di ascesa ed era destinata a rimanere sulla
Luna. Per posarsi dolcemente, il «Lem» era dotato di 16
motori stabilizzatori che servivano per guidare il razzo
motore principale. La velocità di allunaggio non doveva
essere superiore al metro e mezzo al secondo, circa 5
chilometri all'ora.
2) La sezione di ascesa era
attaccata alla base inferiore con 4 bulloni
esplosivi, che saltavano via al momento
del decollo, e disponeva di un motore con una spinta fissa di
1589 chilogrammi destinato a sollevarla dal suolo. Questa parte
del «Lem» aveva una cubatura totale di 14,4 metri e
conteneva l'abitacolo dei due astronauti, appena più grande di
una cabina telefonica (metri 2,33 x 1,06) e sprovvisto di
sedili. Avrebbe dovuto raggiungere l'orbita desiderata con uno
«sparo» di 7 minuti e 18 secondi. Se il motore si fosse
spento dopo 6 minuti, la spinta mancante sarebbe stata
fornita dai razzi di manovra. Con un arresto avvenuto
prima che fossero trascorsi 6 minuti dall'accensione gli
astronauti non avrebbero mai raggiunto l'orbita lunare
e, prigionieri del Lem, si sarebbero schiacciati sulla
superficie del satellite, salvo la possibilità di
salvarli con una rischiosa manovra di recupero da parte
della capsula di Mike Collins. Quei 6 minuti sono stati
quindi i più lunghi nella vita di Neil Armstrong e Buzz
Aldrin. |
|
George Müller, nel 1969 coordinatore dei centri
spaziali americani di Capo Kennedy, Huntsville e
Houston, il «deus ex machina» delle
missioni Apollo e dei voli umani nello spazio. |
|
Aquila, così era chiamato il «Lem», atterrò nella parte
centro-orientale della Luna, nel settore sud-occidentale
del «Mare della Tranquillità», alle ore 4 e 18 minuti
(ora di Cape Kennedy). Il segnale di avvenuto «touch down» venne dato da una luce
azzurra che si accese sul quadro comandi e continuò a
lampeggiare. Fu allora che Edwin Aldrin pronunciò la frase storica
"Tranquillity Base. The Eagle has landed"
(Base Tranquillità. L'Aquila è atterrata). Durante la
manovra, a 150 metri d'altezza, Neil Armstrong dovette
compiere delle operazioni manuali perché si era accorto
che la rotta non era quella giusta e il Lem avrebbe
potuto schiantarsi al suolo. Il calcolatore di bordo li
stava indirizzando infatti verso un'area piena di
macigni e rocce. Dopo l'allunaggio, nonostante ogni
cenno di rassicurazione che arrivava dal centro di
Houston, il comandante della missione era attanagliato
da una tensione altissima. Le sue pulsazioni cardiache
erano salite a 156 e tornarono alla normalità (70-75
battiti al minuto) solo dopo 45 minuti.
Il Mare della Tranquillità era una
delle cinque zone che avevano superato l'esame finale
come possibili punti di atterraggio. I criteri |
|
che avevano influenzato la scelta, dopo un esame
approfondito delle fotografie scattate dai satelliti «Lunar Orbiter»
e dalle sonde «Surveyor»
(vedi tabella sottostante), erano stati: la relativa assenza
di crateri ed asperità, la facilità di
avvicinamento senza grandi montagne o profondi crateri
nelle zone circostanti, la possibilità di scendervi con
il minimo consumo di propellente, la flessibilità di
traiettoria nel caso di spostamento del lancio, la
possibilità di ripartire seguendo una traiettoria di
«ritorno libero» e la bassa inclinazione
(meno di due gradi) sia nella zona di avvicinamento sia
in quella di atterraggio vera e propria. Quest'ultimo
dato era di vitale importanza nella ripartenza, che non
sarebbe potuta avvenire se il modulo fosse stato
inclinato di 12 o più gradi.
Il motore di risalita del modulo lunare non era mai
stato collaudato in condizioni reali, cioè in partenza
dalla superficie lunare. Nei due precedenti voli Apollo,
infatti, esso aveva funzionato, ma gli astronauti erano
nello spazio quando l'avevano acceso.
Fortunatamente tutto andò alla perfezione anche in
questa nuova fase del programma: il Lem si alzò in linea
retta per 14 secondi, abbandonando sul suolo lunare lo
stadio di discesa, il «trespolo» a quattro zampe, poi si
inclinò su un angolo di 52 gradi ed entrò in orbita,
sollevandosi fino a 110 Km di altitudine. Dall'allunaggio
al decollo erano trascorse 21 ore e 37 minuti.
Nel 1968, durante i collaudi
terrestri, due «Lem» da addestramento incapparono
in gravi incidenti. Nel primo (a maggio) si trovava a bordo
proprio Neil Armstrong che si salvò grazie al seggiolino
eiettabile. Il secondo avvenne a dicembre.
Dopo la prima felice missione, il «Lem» si meritò anche
l'appellativo di «taxi lunare».
Il modulo lunare era stato
disegnato in modo che, con alcune
modifiche, in futuro avrebbe potuto portare circa 500 Kg
in più di quanti ne portò in occasione del primo
allunaggio. Questi 500 Kg saranno usati per aumentare
fino a tre giorni la permanenza sulla superficie lunare,
o per portare maggiore equipaggiamento scientifico, o
per aumentare la mobilità degli astronauti,
provvedendoli di un piccolo veicolo. L'«auto lunare»
sarà dotata di quattro ruote e avrà batterie
ricaricabili (vedi foto sopra di Apollo 15). |
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Veicoli spaziali automatici per l'esplorazione della Luna
lanciati dagli Usa prima del luglio 1969 |
VEICOLO |
DATA DEL LANCIO |
ESITO DELLA MISSIONE |
Pioneer I |
11-10-1958 |
Arrivò solo
a 113.800 km dalla Terra |
Pioneer III |
06-12-1958 |
Si portò ad
un massimo di 102.323 km dalla Terra. Scoprì le
radiazioni della fascia esterna di Van Allen |
Pioneer IV |
03-03-1959 |
Passò a
59.500 km dalla Luna e finì permanentemente in orbita
intorno al Sole |
Ranger I |
23-08-1961 |
Entrò solo
in orbita terrestre, ma collaudò apparecchiature per il
volo lunare |
Ranger II |
18-11-1961 |
Effettuò una
seconda prova in orbita terrestre |
Ranger III |
26-01-1962 |
Mancò la
Luna di 36.792 km |
Ranger IV |
23-04-1962 |
Colpì la
Luna, ma le telecamere non funzionarono |
Ranger V |
18-10-1962 |
Mancò la
Luna di 725 km |
Ranger VI |
30-01-1964 |
Colpì la
Luna, ma le telecamere non funzionarono |
Ranger VII |
30-07-1964 |
Colpì la
Luna e inviò 4.308 fotografie |
Ranger VIII |
17-02-1965 |
Colpì la
Luna e inviò 7.137 fotografie |
Ranger IX |
21-03-1965 |
Colpì la
Luna e inviò 5.814 fotografie |
Surveyor I |
30-05-1966 |
Primo
atterraggio morbido di una sonda americana sulla Luna,
con invio a terra di 11.150 fotografie |
Orbiter I |
10-08-1966 |
Primo
satellite americano in orbita lunare: inviò 206 immagini
panoramiche e 11 primi piani |
Surveyor II |
20-09-1966 |
Si infranse
sulla Luna |
Orbiter II |
06-11-1966 |
In orbita
lunare: 206 immagini panoramiche e 205 primi piani |
Orbiter III |
05-02-1967 |
In orbita
lunare: 153 immagini panoramiche e 144 primi piani |
Surveyor III |
17-04-1967 |
Atterraggio
morbido sulla Luna; saggiò il suolo e scattò 6.300
fotografie |
Orbiter IV |
04-05-1967 |
In orbita
lunare: 125 immagini panoramiche e 145 primi piani |
Surveyor IV |
14-07-1967 |
Si infranse sulla Luna |
Orbiter V |
02-08-1967 |
In orbita
lunare: 212 immagini panoramiche e 212 primi piani |
Surveyor V |
08-09-1967 |
Atterraggio
morbido sulla Luna: analisi chimica del suolo e invio di
19.000 fotografie |
Surveyor VI |
07-11-1967 |
Atterraggio
morbido sulla Luna: analisi chimica del suolo e invio di
30.000 fotografie. Fece anche un esperimento di decollo
e spostamento in un altro punto |
Surveyor VII |
07-10-1968 |
Atterraggio
morbido sulla Luna: saggiò il suolo e scattò 21.000
fotografie |
|
Per
raggiungere la Luna gli Stati Uniti spesero una somma pari a
circa 20.000 miliardi di lire italiane. Nessun'altra impresa
portata a termine dall'uomo era mai costata così tanto...
|
Quasi in contemporanea due sonde americane Mariner
passarono a poco più di 3.000 km da Marte |
Washington, 20 luglio 1969 -
La Nasa ha annunciato che due sonde spaziali «Mariner» lanciate verso Marte,
passeranno molto presto a meno di 3.210 km dal pianeta rosso.
Mariner VI, lanciato il 24 febbraio 1969 giungerà a destinazione
il 31 luglio, mentre Mariner VII, lanciato il 27 marzo, passerà
in prossimità di Marte il 5 agosto. Circa tre giorni prima
dell'avvenimento, i due Mariner scatteranno un centinaio di
fotografie che saranno trasmesse con un apparecchio telemetrico
all'osservatorio di Goldstone (California). Queste immagini
forniranno informazioni sulla topografia di Marte e sulla
formazione e i movimenti delle nuvole che lo circondano. Le
sonde sono anche dotate di spettrometri a raggi infrarossi e
ultravioletti e di radiometri a raggi infrarossi, che
inizieranno a funzionare alcuni minuti prima di raggiungere il
punto più vicino al loro obiettivo. |
Adattamento da "IL
RESTO DEL CARLINO" del 21 luglio 1969
- (Una copia del giornale costava Lire 70) |
Ma il 20 luglio 1969 gli americani conquistarono
veramente la Luna ? |
|
A distanza
di molto tempo da quella memorabile notte, si dibatte
ancora se l'uomo abbia toccato veramente il suolo lunare.
In circolazione ci sono molte teorie e "leggende
metropolitane" su quell'evento memorabile per tutta
l'umanità. Alcuni sostengono che l'allunaggio non c'è
mai stato. Quelle immagini che ci fecero rimanere
incollati alla poltrona sarebbero state un semplice
spettacolo, il frutto di un'abile messa in scena, il
risultato finale di un incredibile "set cinematografico"
allestito in qualche base segreta americana.
Chi sostiene che sia stato tutto un falso lo fa in primo
luogo evidenziando errori tecnici o
incongruenze originatesi durante la presunta simulazione
e rimasti poi impietosamente immortalati nelle immagini
televisive e fotografiche. Per esempio l'affermazione di
Armstrong "... il cielo è nerissimo, ma non
vediamo stelle" rimane ancora abbastanza misteriosa.
Gli astri e le costellazioni certamente non potevano
rimanere impressionati sulle pellicole fotografiche
perché il tempo di posa sulla superficie lunare era
estremamente alto, ma ad occhio nudo si sarebbero dovuti
vedere eccome....
Si può disquisire molto su questo e altre cose che
vengono contestate, ma la verità credo vada ricercata
nei comportamenti umani e non nelle imperfezioni di cui
sembrano essere pieni i documenti forniti dalla NASA.
Per tutti i coinvolti in quella eventuale fiction non
sarebbe |
|
|
stato umanamente possibile
conservare il segreto all'unisono e per così lungo
tempo. Senza scomodare la statistica, almeno; una di
quelle persone (tante) impiegate nell'allestire il falso
sbarco, col tempo avrebbe ceduto psicologicamente. O per
denaro, o per pubblicità, o per rimorso, o per altri
motivi avrebbe, come si dice, "vuotato il sacco".
Oppure sarebbe saltata fuori, sempre per un errore
umano,qualche prova veramente inconfutabile.
Questo non è ancora accaduto e finché non accadrà
rimane certo che il 20 luglio 1969 l'Uomo
conquistò la Luna. Piuttosto dovremmo chiederci
se tutta l'epopea spaziale ha portato qualche
beneficio pratico all'umanità e se,
come titolava all'epoca Il Tempo,
nello spazio ci sarebbe
stata la salvezza per il genere umano.
La risposta è ovviamente no, visto che il nostro
Pianeta sta mutando a causa dell'incontrollato
sfruttamento delle sue risorse e la
sopravvivenza di molti esseri viventi,
uomo compreso, è a rischio per l'incombenza di
pesanti
problemi ecologici. Nel 2003
è stato superato il break-even point dello
sviluppo sostenibile. Cioè stiamo consumando più risorse
di quelle che il Pianeta è in grado di autorigenerare.
Le sonde atterrate su Marte hanno evidenziato la
presenza di acqua allo stato solido (proprio una
interessante scoperta), ma molti scienziati sono
allarmati dai dati climatici del globo e avvertono che
non ce la faremo a colonizzare il pianeta rosso perché,
ironia della sorte, nel frattempo saremo già
morti di sete...
(GM) |
|
|
Oltre alla
bandiera americana, lasciati sulla Luna uno strumento
per rilevare i movimenti tellurici e un mini disco in silicone |
Oltre alla bandiera americana ed una targa-ricordo con le firme
dei tre astronauti di Apollo 11 e del Presidente Nixon,
Armstrong e Aldrin hanno lasciato sul suolo lunare varie
strumentazioni. Alcune serviranno per la misurazione
delle scosse sismiche.
Queste apparecchiature (posizionate a circa 30 metri da dove è
atterrato il «Lem») dovranno inviare a terra
informazioni radio sui movimenti tellurici della Luna per almeno
due anni. Gli apparati elettronici sono collegati ad una coppia di
piccole «stufe» funzionanti con ossido di plutonio
radioattivo che, |
mentre si deteriora, produce
calore per proteggerli dalle rigidissime temperature
della notte lunare. Aldrin ha inoltre installato un
riflettore di segnali Laser per misurare con estrema
precisione la distanza Terra-Luna ed ha
steso una sottile lamina di alluminio per catturare
frammenti del vento solare (il «lenzuolo» però, al
termine della missione, è stato ripiegato e portato a
terra per essere analizzato).
Inoltre, gli
astronauti dell'Apollo 11 hanno deposto
sul suolo lunare anche una piccola scatola di
alluminio contenente un dischetto di silicone che è un
prodigio di tecnologia: infatti, pur essendo poco più
grande di una moneta da cento lire (il suo diametro, per
l'esattezza, misura 3,75 cm) reca incisi i messaggi del
Papa e di 73 capi di stato, una breve dichiarazione dei
presidenti americani che hanno approvato il programma
spaziale, i nomi dei deputati e dei senatori che hanno
fatto parte delle commissioni parlamentari per lo spazio
ed infine dei direttori e vice-direttori della NASA,
dalla sua fondazione. |
|
Le parole dei presidenti Usa
sono quelle pronunciate da Dwight D.
Eisenhower in occasione della legge istitutiva della
NASA; quelle di John F. Kennedy nel discorso pronunciato
il 25 maggio 1961 sulle esplorazioni spaziali; quelle di
Lyndon B. Johnson del 17 gennaio 1965 annuncianti
l'esplorazione della Luna; quelle di Richard M. Nixon
contenute in un discorso del 4 giugno 1969.
Tra i messaggi dei capi di Stato figura quello del
presidente della Repubblica italiana, Giuseppe Saragat,
che dice: "Il coraggio e la
tecnica degli Stati Uniti d'America hanno portato sul nostro
satellite questo messaggio del capo della
nazione italiana la quale ha la gloria di annoverare tra
i suoi figli Galileo Galilei, il cui genio aprì le vie
alla scienza moderna. La conquista
della Luna segna una tappa gloriosa nel cammino di tutta
l'umanità verso la pace, la libertà e la giustizia".
I messaggi e i nomi sono stati ridotti fotograficamente di circa
200 volte. |
Altro elenco di
costosissimi oggetti che sono stati
abbandonati nel mare della Tranquillità |
Armstrong e
Aldrin rimasero sulla Luna 22 ore. Per
alleggerire il peso del Lem in fase di risalita dal mare
della Tranquillità, gli astronauti hanno dovuto
abbandonare sul suolo selenico un nutrico elenco di
(costosissimi) oggetti: una telecamera in bianco
e nero (costo 150 milioni di dollari); due macchine fotografiche
speciali (costo 20 milioni di dollari); le tute con il
complesso di alimentazione e refrigerazione
indispensabile nelle passeggiate lunari (costo 400
milioni di dollari cadauna); altri oggetti minori tra i
quali una cinepresa, una meridiana
per misurare l'altezza del sole, un manico estensore per l'uso di vari
strumenti, due paia di guanti, scatole di cibarie e contenitori in plastica dove
sono stati raccolti i bisogni fisiologici (costo globale di 30
milioni di dollari).
Il tutto assomma a circa 1 milione di dollari (620
milioni di lire italiane). Ma il pezzo più costoso
rimasto sulla Luna a segnare, insieme alle orme
indelebili degli astronauti, il primo passaggio
dell'uomo sul satellite della Terra, è lo stadio di
discesa del Lem: 2 tonnellate di metallo costate alla
NASA 41 milioni di dollari (circa 25 miliardi di lire
italiane). |
|
Houston chiama Apollo e
viceversa: gli argomenti
tecnici e mondani delle conversazioni radio |
La
conversazione storica, minuto per minuto, di Aquila che si
stacca dal Columbia per raggiungere la Luna. |
Houston:
Aquila, noi siamo pronti.
Aquila: Ci stiamo staccando.
Houston: Ricevuto, come vi sentite?
Aquila: L'aquila ha le ali.
Houston: Ricevuto.
Aquila: Va tutto bene.
Houston: Ricevuto.
Columbia: Avete una bella macchina volante,
Aquila. Anche se siete a gambe all'aria.
Aquila: Stiamo scendendo, Mike.
Columbia: Sento uno strano rollio. Devo avere
urtato qualche comando manuale.
Houston: Ricevuto, controlliamo.
Houston: Aquila, qui Houston. Preparatevi per il
DOI (inserzione di discesa orbitale). |
|
Mike
Collins sul modulo di comando |
|
Aquila: Ricevuto, via per il DOI.
Comando Apollo: Qui il comando Apollo, dopo 101
ore e 35 minuti. Siamo a meno di un minuto dal tempo previsto
per la manovra di inserzione nella discesa orbitale che il
modulo lunare dovrà effettuare sul lato posteriore della Luna
dove, naturalmente, non possiamo restare in contatto con la
navicella... Il risultato di questa manovra sarà quello di
mettere Aquila in un'orbita di 57,2 per 8,5 miglia nautiche.
Rimarrà in quest'orbita finché la discesa...
Columbia: Houston, vi sento forte e bene. E voi?
Houston: Così, così. Come Va?
Columbia: Tutto sta andando liscio come l'olio. E'
magnifico.
Houston: Aquila, via per la vostra discesa.
Columbia: Aquila, qui Columbia. Via hanno dato il
via per la discesa.
Aquila: Altitudine 46.000 piedi circa, continuiamo
a scendere.
Houston: Aquila, da qui va tutto bene.
Aquila: Altitudine circa 40.000 piedi.
Houston: Aquila, va sempre bene.
Aquila: Il radar segnala 33.500 piedi.
Houston: Andate sempre bene. Altitudine 33.500
piedi.
Houston: Ora l'altitudine è 21 mila piedi. Sempre
tutto bene. Velocità di discesa 1.200 piedi (360 metri) al
secondo.
Houston: Continuate. Andate sempre benissimo a 8
minuti.
Comando Apollo: Modificare la velocità. Ora
scendete a 760 piedi (230 metri) al secondo.
Aquila: Ricevuto.
Comando Apollo: Sempre bene. Altezza 9.200 piedi.
Houston: Siete splendidi.
Aquila: Ricevuto.
Comando Apollo: velocità di discesa ora 129 piedi
(40 metri) al secondo.
Houston: Controllato.
Comando Apollo: Siamo nella fase di allunaggio.
Tutto va bene. Altitudine 5.200 piedi.
Aquila: I comandi manuali vanno bene.
Houston: Ricevuto.
Comando Apollo: Altitudine 4.200.
Houston: Avete il via per l'allunaggio.
Aquila: Ricevuto. Via per l'allunaggio. Siamo a
3.000 piedi.
Houston: Bravi, via.
Aquila: Stiamo scendendo, stiamo scendendo.
Duemila piedi, duemila piedi.
Houston: Ricevuto. Eccezionale.
Comando Apollo: Altitudine 1.600 piedi... 1.400,
va sempre tutto bene.
Houston: Ricevuto.
Aquila: 35 gradi, 35 gradi. Stiamo scendendo a 23,
700 piedi, stiamo scendendo a 21, 33 gradi, 600 piedi giù a 19;
540 piedi, giù a 15; 400 piedi, giù a 9; 350 piedi, giù a 4; 300
piedi, giù a 3 e mezzo; 270 piedi... La velocità diminuisce a 15
piedi, 11 piedi, 200 piedi 4 e mezzo giù, 5 e mezzo giù, 6 e
mezzo giù, in avanti a 9; 120 piedi, 100 piedi 3 e mezzo giù, in
avanti a 9, 5 per cento, 75 piedi, sembra che vada bene giù a
mezzo, 6 in avanti.
Houston: 60 secondi.
Aquila: Accendiamo le luci. Giù 2 e mezzo. Avanti,
avanti, 40 piedi giù a 2 e mezzo. Si solleva della polvere; 30
piedi giù a 2 e mezzo. Ombra. Quattro in avanti, quattro in
avanti, incliniamo un poco a destra.
Houston: 30 secondi.
Aquila: Luci di contatto. Okay. Fermi i motori.
Fermi anche i motori automatici. Tutti i motori fermi.
Houston: Vi seguiamo sulla Luna, Aquila.
Aquila: Houston, qui base Tranquillità. L'Aquila è
allunata.
Houston: Aquila, siete allunati. Ci sono un sacco
di ragazzi in festa. Respiriamo di nuovo. Grazie mille.
Base Tranquillità: Grazie a voi. |
|
La Luna è stata conquistata. Gli astronauti dell'Apollo 11 sono
sulla via del ritorno. I tecnici sulla Terra sono molto curiosi
e vogliono delle anticipazioni sulla missione lunare; Armstrong,
Aldrin e Collins sono invece assetati di notizie sul nostro
pianeta. Di seguito la sintesi di alcuni colloqui che si sono
intrecciati tra i navigatori dello spazio e la base di Houston
durante il viaggio di ritorno. Queste conversazioni sono molto
utili perché ci descrivono molto più accuratamente tanti
particolari della storica impresa.
Mancano tre ore e otto minuti alla manovra d'inserzione della
capsula lungo il corridoio terrestre e si passa il tempo
parlando di argomenti tecnici e di cose un po' più frivole o
mondane, come le definisce Armstrong... |
Houston:
Neil (Armstrong): messaggi di congratulazioni all'Apollo 11 sono
arrivati alla Casa Bianca dai leader di tutto il mondo e
continuano ad arrivare. Tra i più recenti, i telegrammi del
primo ministro inglese Harold Wilson, e del re del Belgio. Tutta
la stampa del mondo è dominata dalle notizie su Apollo 11.
Alcuni giornalisti calcolano che il 60% delle notizie riguardino
la vostra missione. Il New York Times ha avuto una
richiesta favolosa della sua edizione di oggi. Sebbene abbia già
stampato 950 mila copie, dovrà ristampare l'intera edizione.
Questo avverrà giovedì e quella edizione sarà venduta come un
ricordo. Alexei Kossighin ha mandato le sue congratulazioni a
voi e al presidente Nixon attraverso l'ex-vicepresidente
Humphrey che sta visitando la Russia. Anche i cosmonauti
sovietici vi mandano le loro congratulazioni. Humphrey riferisce
queste parole di Kossighin: «Voglio dire al presidente degli
Stati Uniti e al popolo americano che l'Unione Sovietica
desidera lavorare con gli Stati Uniti per la causa della pace».
Tutto il mondo sembra essere felice per la missione dell'Apollo
11. La polizia italiana ha dichiarato che la notte di sabato è
stata la notte in cui sono avvenuti meno furti o reati di tutto
l'anno. Questa mi sembra davvero una gran bella notizia, vero
Neil? Credo che vi interessino anche i commenti delle vostre
mogli. Neil, tua moglie Jane ha detto di ieri: «E' stata una
serata perfetta. E' stato un onore ed un privilegio viverla con
mio marito e con l'equipaggio. E' stata un'esperienza magnifica».
Quando le hanno chiesto se considera l'atterraggio sulla Luna il
momento più bello della sua vita, ha risposto: «No, no, il
giorno più bello della mia vita è quello in cui ci sposammo!».
Mike (Collins), la tua Pat ha detto semplicemente: «E' stato
fantasticamente meraviglioso». Buzz (Aldrin), tua moglie
Joan ha detto: «Io non riuscivo a crederci che erano lassù
sulla Luna. Era difficile crederci. Era assolutamente irreale
fino a quando hanno incominciato a muoversi. All'atterraggio
sulla Luna ho pianto. Ero tanto felice». Poi ha aggiunto: «La
parte migliore della missione, per me, è quella dell'ammaraggio
nell'oceano».
Armstrong: Grazie moltissimo Charlie. (trattasi
di Charlie Duke, astronauta che parla dal centro di Houston)
Houston (Pete Slayton): Ho un paio di domande da
fare ai due che hanno camminato sulla Luna. Avete un secondo?
Armstrong: Vai avanti Pete...
Houston: In un esperimento sismico vediamo salire
la temperatura. E' un po' più alta del normale. Ci chiediamo se
potete verificare la posizione in cui avete sistemato il
sismografo. Ci sembra che essa sia a 40 piedi di distanza dal LM
nella posizione delle undici sul quadrante dell'orologio.
Armstrong: No, no. La posizione è tra il nove e il
nove e trenta. Lo abbiamo sistemato a cinquanta o sessanta piedi
dal LM.
Houston: Avete notato, al decollo, se si è alzata
una nuvola di polvere dalla Luna?
Armstrong: Non molta. C'è stato un po' di «Kapton»
(rivestimento plastico in oro o argento che costituisce anche
all'esterno del LM la corazza termica) e pezzetti dell'LM sono
schizzati via in tutte le direzioni, ma non ricordo di aver
visto alcuna nuvola di polvere.
Houston: Ho capito tutto. Dunque hai visto
pezzetti del LM schizzare via? E' davvero questa la prima cosa
che hai da raccontare?
Armstrong: Si, si, era il Kapton ma non solo il
Kapton. Anche altre parti del LM, le zampe che schizzavano
tutt'intorno a grande distanza, ma, ti ripeto, non ho visto una
nuvola di polvere.
Houston: Grazie moltissimo. |
Tre ore sono passate e la capsula Apollo 11 ha già effettuato la
manovra di inserzione lungo il corridoio terrestre. Gli
astronauti ha fatto un riposino e, al risveglio, sono curiosi di
sapere altre cose che nel frattempo sono accadute sulla vecchia
Terra. Da Houston li informano che solo 4 nazioni non hanno dato
notizie sul volo e sull'atterraggio sulla Luna: la Cina
comunista, la Corea del Nord, Il Vietnam del Nord e l'Albania.
La sonda sovietica Luna 15 pare che sia precipitata nel Mare
della Crisi, dopo avere orbitato la Luna per 52 volte, anche se
l'agenzia Tass riferisce che le ricerche scientifiche in
programma sono andate a buon fine. Altri argomenti sono le
guerre, gli avvenimenti sportivi e il presidente Nixon che sarà
a bordo della «Hornet» per riceverli. Ma Collins preme per avere
un'altro genere di informazioni... |
Collins:
Bene, bene. Ma io voglio sapere come va la Borsa. Come stanno
oggi le azioni Industrials? Interessa a tutti e tre.
Houston: State in attesa, controllo. Intanto
verificate il vostro vettore.
Collins: Si, si, Houston, ma io voglio sapere
delle Industrials.
Houston: Va bene.
Collins: Vai avanti, vai avanti.
Houston: Allora, le Industrials hanno chiuso
martedì, verso le tre del pomeriggio, abbastanza maluccio. Vale
a dire, meno sei punti del normale. Oggi sono andate ancora più
giù. Stamani erano a 11,5. Poi sono salite di un punto, poi di
mezzo punto. Ma ora sono di nuovo scese di 1,63. Come le Ferrovie,
che sono in ribasso di 1,58.
Collins: Ahi, ahi! Ogni volo ha i suoi svantaggi,
suppongo.
Houston: Si dice che i responsabili di quel punto
e mezzo andato giù siate proprio voi.
Collins: Mi meraviglierei se non ci dessero sempre
la colpa di qualcosa. |
I
contatti radio hanno quindi un momento di difficoltà, poi
prende la parola Armstrong... |
Armstrong:
E' molto bello sedere quassù e guardare la Terra che diventa
sempre più grande e la Luna che diventa sempre più piccola.
Houston, sai cosa pensiamo noi quassù? Pensiamo che è proprio
brutto non trovare il punto di atterraggio quando scendiamo
sulla Luna, ma è ancora più brutto dirigerci verso il pianeta
sbagliato.
Houston: Non succederà mai: vi teniamo stretti in
pugno.
Armstrong: Quella cosa laggiù la vediamo diventare
sempre più piccola: la stiamo veramente lasciando...
Houston: Che bella cosa per voi, ragazzi.
Armstrong: E' ancora bella però, vista da qui. E
poi noi ne abbiamo abbastanza della Luna. Charlie, vorremmo
parlarti di qualcos'altro. So che ci sono tutti quegli
scienziati che vengono da tutti i paesi del mondo in attesa
delle rocce lunari e penso che sarebbero interessati di sapere
cosa abbiamo qui. Dunque, abbiamo queste due scatole che sono
veramente piene. Le abbiamo chiuse bene nel vuoto. Le abbiamo
chiuse sulla superficie lunare e le abbiamo portate nel LM dopo
averle sigillate: diglielo agli scienziati. E poi digli che le
abbiamo messe nei sacchi e le abbiamo accomodate proprio benino
qui dentro nel modulo di comando. Ripeto: sono due scatole e
digli che saranno immediatamente trasferite al Laboratorio
Lunare. Digli che ci sono molti tipi di rocce e che c'è anche
parecchio suolo e che c'è anche un bel po' di sabbia. E speriamo
che ci siano dentro anche delle particelle di vento solare. E
digli anche che l'esperimento del vento solare lo abbiamo
portato in fondo.
Houston: Grazie molte per tutto quello che avete
fatto. |
L'alimentazione
nello spazio riveste un ruolo molto importante e gli astronauti
sperimentano tutte le tecniche per mangiare correttamente.
Sull'argomento si sbizzarrisce molto Aldrin (che al ritorno a
casa dovrà affrontare un problema di altra natura), ironizzando
anche su un piano di volo per Apollo 12... |
Armstrong:
Houston, ora che noi abbiamo toccato la Luna io vorrei occuparmi
di cose un po' più mondane e vorrei raccontarti qualcosa su
questa faccenda del mangiare. Sono sicuro che hai già visto il
contenitore dell'acqua. Tra poco Mike ti mostrerà come funziona
l'acqua col nuovo filtro per togliere l'idrogeno. Questo
sacchetto dell'acqua lui lo può tenere in mano e l'acqua la
possiamo bere abbastanza facilmente. Per quello che riguarda i
cibi di natura solida puoi vedere forse questo cocktail di
gamberetti. Questo pomeriggio abbiamo mangiato anche l'insalata
di salmone
Houston: Sei molto chiaro per un po'. Poi la voce
si perde in un'altro mondo...
Aldrin: Ti volevo dire, se mi senti, che il cibo
ce l'avete tagliato così piccolo per impedire che galleggi
intorno alla cabina, per consentirci di mettercelo in bocca
subito. Con gli esperimenti che abbiamo fatto, io credo che
potreste fare a meno di tagliarcelo a pezzetti così piccoli e
che si potrebbe progredire un po' in questi voli e darci dei
pasti come quelli che mangiamo sulla Terra. Infatti, durante
questo volo non abbiamo fatto altro che mangiare dei pezzettini
di pane piccoli piccoli. Però quando abbiamo trovato l'unico
pezzo grosso che ci avete dato ci abbiamo spalmato sopra la
pasta di prosciutto e vi assicuro che spalmarla è stato
veramente facile, benché fossimo in gravità zero. Io credo di
aver scoperto che è assolutamente facile, in gravità zero,
mangiare come si mangia sulla Terra...
Houston: Senti, Aldrin, abbiamo chiamato tua
moglie Joan, ma non era in casa. Yanis, tua figlia, ci ha detto
di dirti che l'erba del giardino sarà così alta quando torni che
ti arriverà alle ginocchia. E forse al collo, quando uscirai
dalla quarantena.
Aldrin: OK, forse mi daranno un periodo di
permesso per tagliare l'erba.
Houston: D'accordo.
Aldrin: La colazione è stata magnifica, come
sempre, se non fosse per quei pezzettini. Abbiamo mangiato
pesche a fette, salsicciotti, due tazze di caffè. Non mi ricordo
il resto.
Houston: A me sembra una buona colazione. Certo
meglio della nostra. Io sono qui da un mucchio di ore senza
mangiare.
Aldrin: Ma perché non chiedi a Milt di darti
cinque minuti per masticare un hamburger?
Houston: Gliel'ho detto anche cinque minuti fa. Ma
lui continua a ripetere che c'è da controllare questo problema
del peso, del mio peso. Dice che devo tenere le mie calorie
molto basse.
Aldrin: Houston, sai che abbiamo fatto un piccolo
piano di volo per l'equipaggio di Apollo 12?
Houston: Quale?
Aldrin: Abbiamo cercato di calcolare quanti
spaghetti e quante polpette si possono portare a bordo per Alan
Bean.
Houston: Non siamo mica sicuri che l'astronave
possa portare su un'eccedenza di peso come quella che dite. Ti
rendi conto di quello che dici? Alan Bean è un fortissimo
mangiatore, pur essendo asciutto.
Aldrin: Be', noi abbiamo calcolato che è su per
giù il cibo che ci vorrebbe per la «bisbetica».
Houston: La cosa?
Aldrin: La bisbetica, t'ho detto. La bisbetica è
un animale che può mangiare sei volte il peso del proprio corpo,
ogni 24 ore. E questo è pressappoco la quantità di spaghetti che
potremmo portare per Alan Bean.
Houston: Ho paura che sarebbe ancora peggio della
bisbetica... |
Manca poco allo splash-down nell'Oceano Pacifico. Le
comunicazioni radio sono ancora interrotte mentre la Hornet
stabilisce un primo contatto visivo con Apollo 11, che però
scompare dietro le nuvole. Il momento è delicatissimo perché si
devono aprire i paracadute necessari a rallentare la velocità
della navicella che sta viaggiando a 36.237 piedi al secondo... |
Houston: Apollo 11 non vi sentiamo.
(dall'Apollo giungono solo rumori confusi)
Houston: L'Apollo 11 avrebbe dovuto aprire adesso
i primi paracadute. (dalla Hornet riferiscono di avere
udito un sonic-boom, il classico bang dell'aereo che supera la
barriera del suono)
Hornet: Apollo 11, Apollo 11. Questa è la Hornet.
Apollo 11: Questo è Apollo 11 che vi sente
abbastanza chiaro.
Hornet: Bene, vi abbiamo localizzati.
Houston: La Hornet ha stabilito il contatto
a voce. Gli aerei in volo ci riferiscono che tutti e tre i
paracadute sono aperti.
Houston: La Hornet riferisce che
l'astronave scende dritta sull'obiettivo stabilito.
Hornet: Apollo 11 in vista con i paracadute.
Apollo 11: Apollo 11 a 1.500 piedi.
Hornet: Capito. Abbiamo una visuale di circa un
miglio e mezzo.
Primo sommozzatore: Apollo 11?
Armstrong: Siamo a cento piedi.
Primo sommozzatore: State venendo giù proprio
bene.
Apollo 11: Cinquanta piedi.
Primo sommozzatore: Splash-down, splash-down!
Armstrong:
Ammaraggio: ci siamo. |
Armstrong e Aldrin non
avrebbero dovuto essere
i primi uomini a passeggiare sulla Luna |
Negli anni
sessanta ebbe inizio la gara per la conquista dello
spazio e gli uomini che vi partecipavano erano diventati
degli idoli per la gente. Il pericolo esisteva, certo
che esisteva. Ma faceva parte del gioco, di
un'esperienza completamente nuova e, al tempo stesso,
decisamente esaltante. In questa corsa al cosmo,
pericolosa e per certi aspetti sconosciuta, una data ha
segnato il cammino dell'Uomo che voleva raggiungere la
Luna: il 27 gennaio 1967, quando accadde un imprevisto
mortale.
Quel giorno tre astronauti
americani stavano svolgendo un'esercitazione terrestre
di routine all'interno di una capsula Apollo posta alla
sommità dell'immenso razzo Saturn IB. Il conto alla
rovescia era stato però interrotto perché si era
verificato un guasto nelle comunicazioni radio ed i
tecnici a terra stavano cercando di porvi rimedio. Si
era pertanto in un momento di «stanca», con le
telecamere all'interno della cabina che inquadravano i
volti degli astronauti intenti a seguire gli strumenti
di bordo.
La situazione non era
rischiosa: ne il Saturn, ne l'Apollo 1 contenevano
propellente. Inoltre tutti i componenti
pirotecnici erano stati disattivati o rimossi.
Improvvisamente il fuoco avvolse la capsula e gli
schermi delle telecamere diventarono bianchi. Una
scintilla elettrica aveva provocato una tremenda
esplosione dell'ossigeno di bordo: la tragedia non era
durata più di 15 secondi. |
Note
biografiche e curiosità degli astronauti di Apollo 11 |
|
NEIL ARMSTRONG:
è nato il 5 agosto 1930 nella cittadina di
Wapakoneta (Ohio). Laureato in ingegneria, è
astronauta dal 1962. Entrato a 19 anni
nell'aviazione di Marina, prese parte a diversi
voli durante il conflitto in Corea.
Successivamente divenne pilota collaudatore e
volò sull'aereo sperimentale a razzo X-15,
raggiungendo una velocità di 6.419 Km/h ad
un'altitudine di 63.246 metri.
Ha al suo attivo più di 3.500 ore di volo, 2.500
dei quali su aviogetti. E' stato comandante di
un'astronave Gemini, nel marzo del 1966, in una
missione di 10 ore durante la quale egli portò a
termine il primo aggancio (docking) tra due
veicoli spaziali.
EDWIN ALDRIN:
nato a Montclair (New Jersey) il 20 gennaio
1930, seguì giovanissimo le orme del padre
(colonnello dell'aeronautica in ausiliaria)
arruolandosi nelle Forze aeree. Ha compiuto più
di |
3.300 ore di volo ed è astronauta dal 1963. In
occasione del volo conclusivo del progetto
Gemini, insieme al collega James Lovell (novembre 1966),
stabilì un primato di escursione nello spazio di 5 ore e
mezzo, compiendo vari esperimenti e scattando
molte fotografie, tra le quali le prime di
un'eclisse solare ripresa dallo spazio.
MICHAEL COLLINS:
è nato a Roma il 31 ottobre 1930 mentre il padre
prestava servizio come addetto militare
all'Ambasciata degli Stati Uniti. Prima di
diventare astronauta (1963), fu ufficiale pilota
collaudatore dell'Aeronautica militare. Ha
accumulato oltre 3.800 ore di volo. Fu pilota
della decima missione Gemini, tra il 18 e il 21
luglio 1966, che prevedeva l'appuntamento e
l'aggancio con un vettore a razzo.
Nell'occasione effettuò due passeggiate nello
spazio e, in una di queste, si spostò sul razzo
vettore per recuperare un apparecchio che
rilevava le micrometeoriti.
(dati riferiti al 21 luglio 1969) |
I loro messaggi sugli aspetti pratici e
simbolici della conquista della Luna |
La missione Apollo 11 sta per concludersi: dura ormai
da 177 ore e mezzo. Fra 17 ore e 48 minuti la capsula
ammarerà nelle acque del Pacifico a 24 miglia
dalla portaerei «Hornet». In questi ultimi
momenti di volo gli astronauti sentono il
desiderio di fare alcune considerazioni sul
loro viaggio, sugli aspetti simbolici della conquista
della Luna, sull'esplorazione dello spazio. Di
seguito il testo integrale dei messaggi
estrapolati dalle normali comunicazioni radio tra il
centro spaziale di Houston e i tre uomini sulla
via del ritorno. |
Neil Armstrong:
Houston, buonasera. Questo è il comandante dell'Apollo
11. Cento anni fa Jules Verne scrisse un libro
sul viaggio dalla Terra alla Luna. La sua
astronave, Columbia, partì proprio dalla Florida
per ammarare nell'Oceano Pacifico dopo aver
completato un viaggio fino alla Luna. Ci sembra
giusto oggi dividere con voi a Terra alcune
delle riflessioni che l'equipaggio della moderna
Columbia ha fatto oggi nel momento di entrare
nel corridoio terrestre e prima di ammarare
nell'Oceano Pacifico. Lascio pertanto la parola
a Mike Collins. |
Mike Collins:
Questo nostro viaggio verso la Luna a voi può essere sembrato
semplice e facile, ma io vi dico che non è stato
davvero un gioco. Tanto per cominciare, quel
razzo Saturno V messo in orbita è una macchina
incredibilmente complicata. Però ha lavorato
straordinariamente bene. Ma tutto qui è
complicato. Questo computer dietro la mia testa
ha un vocabolario di 38.000 parole. Ciascuna
parola è stata scelta accuratamente con uno
speciale significato per noi dell'equipaggio. E
questa valvola che ora ho in mano è composta a
sua volta di altre 300 valvole. E oltre a questo
vi sono miriadi, semplicemente miriadi di fili,
sottofili, nastri, sottonastri e altri aggeggi
di controllo. Il motore SPS, il motore più
grande che abbiamo sul modulo di comando, ha
funzionato benissimo in orbita lunare e deve
funzionare bene anche in orbita terrestre,
altrimenti..., i paracadute che sono qui sopra
alla mia testa e che domani, sono certo,
funzioneranno egregiamente, sono anch'essi meno
semplici di quel che sembra. Però noi abbiamo
sempre avuto una grande fiducia che tutto questo
«equipment» avrebbe funzionato bene e questo,
lasciatecelo dire ora che stiamo tornando a
casa, è stato possibile solo attraverso il
sangue, il sudore e le lacrime di un mucchio di
gente. Prima di tutto gli operai americani che
hanno costruito i pezzi di questa macchina nelle
fabbriche. E poi il lavoro di tutta quella gente
che li ha assemblati, e poi il lavoro di tutta
quella gente che, giù alla NASA, ha preparato
gli strumenti, la missione del volo: quelli che
sono rimasti al controllo del volo e quelli che
hanno allenato noi dell'equipaggio. |
Edwin Aldrin:
Buonasera. A me lasciate dire gli aspetti simbolici di
questo volo perché siamo arrivati alla conclusione che
questo è qualcosa di più del viaggio di tre
uomini fino alla Luna. E' qualcosa di più dello
sforzo di un governo e di un'industria; è
qualcosa di più dello sforzo di una Nazione. A
noi sembra che questo sia il simbolo
dell'insaziabile curiosità umana che vuole
esplorare l'ignoto. La dichiarazione che ha
fatto Neil l'altro giorno, «è un piccolo
passo per l'uomo ma un grande salto per
l'umanità», a me sembra proprio giusta. A me
sembra che sintetizzi tutto ciò che sentiamo noi
tre in questo momento. Noi abbiamo accettato la
sfida di andare alla Luna. Questa sfida era
inevitabile. E' stato relativamente facile, in
fondo, completare questa azione. Io penso che
oggi noi siamo assolutamente capaci di
sviluppare l'esplorazione dello spazio. E questa
Aquila, che noi abbiamo scelto come simbolo
universale di pace per la Terra nel nostro
viaggio dal pianeta Terra alla Luna, questa
Aquila dovrebbe andare un po' più lontano della
Luna. Personalmente, quando io rifletto sugli
avvenimenti degli ultimi giorni, penso al verso
dei Salmi ed è questo: «Quando io guardo i cieli,
il lavoro delle tue dita, la Luna e le stelle
che tu hai ordinato, mi chiedo, o Signore, come
tu abbia il tempo di occuparti anche di noi...». |
Neil Armstrong:
Buonasera. Qui Armstrong. Io voglio dire soltanto che la
responsabilità di questo volo spetta anzitutto
alla storia. Ai giganti della scienza che hanno
preceduto il nostro sforzo. Poi direi al popolo
americano che ha insistito nel desiderio di
andare alla Luna e poi ai governi e al Congresso
degli Stati Uniti che hanno approvato il
progetto, poi alle industrie che hanno costruito
le nostre astronavi. Ed è a loro che io, prima
di rientrare sulla Terra, vorrei inviare il
nostro ringraziamento. A tutta le gente che
stanotte ci ascolta e ci guarda: che Dio vi
benedica. Buonanotte dall'Apollo 11 e
arrivederci a tra poco. |
|
Poco più tardi, i primi
soccorritori, arrivati con gli ascensori alla sommità
del razzo Saturno, trovarono i tre astronauti morti,
seduti ai loro posti, con le tute bruciacchiate e con ancora le
mani sugli strumenti. Aprire l'abitacolo fu molto difficoltoso,
soprattutto perché il calore infernale impediva
l'avvicinamento. In questa, purtroppo inutile,
operazione di salvataggio ventisette persone rimasero
ferite, ustionate o intossicate Da notare che,
tecnicamente, il portellone della capsula poteva essere
aperto in circa 90 secondi e che gli astronauti non
morirono per le ustioni riportate ma soffocati dai fumi
tossici inalati durante l'incendio.
Dal momento dell'esplosione
all'apertura forzata del portello erano trascorsi solo cinque minuti.
Un tempo celere in regime normale, ma un'eternità nel
caso specifico. Negli Usa qualcuno parlò anche di colpevole
ritardo, non rendendosi conto che anche di
fronte alla prevedibilità di un episodio simile,
ogni intervento di soccorso sarebbe stato estremamente
difficoltoso, quasi vano.
Per capire meglio quello che era accaduto, i corpi dei
tre astronauti furono lasciati ai loro posti per altre
sette ore. In quel modo si cercò di interpretare
accuratamente il loro ultimo gesto, anche se nessuno
ebbe mai seri dubbi sulle cause dell'incidente.
Sicuramente una scintilla aveva incendiato l'ossigeno
puro pressurizzato necessario alla respirazione dentro
la capsula.
Un incidente al limite, che da quel giorno spinse i tecnici della
NASA a cercare altre soluzioni per la sicurezza dei voli
spaziali. Era assolutamente indispensabile evitare altri
fatti del genere in vista della missione finale verso la
Luna.
I tre astronauti che persero
la vita erano: Virgil Grissom,
comandante, già allora considerato un
veterano; Edward White, pilota maggiore, il
primo americano a «galleggiare» nello spazio fuori da
una capsula; Roger Chaffee, il
giovane pilota della missione.
Qualche giorno prima della tragedia, White aveva parlato
con un giornalista, ipotizzando che, in imprese così
temerarie, sarebbero potuti accadere degli incidenti ma,
allo stesso tempo, si augurava che questo non
avrebbe rallentato la marcia degli Usa verso la Luna.
Già, la Luna, perché era quasi certo che Grissom e White
sarebbero stati i prescelti per calcare l'«immacolato»
suolo lunare. Invece un destino crudele si frappose tra
loro e la storia, che oggi li ricorda solamente per quel
maledetto incidente...
Comunque la marcia verso il satellite naturale della Terra
ritardò solo di qualche mese: due anni e mezzo dopo, in
una incredibile notte dell'estate del 1969, il
privilegio di essere i primi uomini a posare i piedi
sulla Luna toccò ad Armstrong e Aldrin. |
|
Sintesi e
adattamento da "IL SECOLO XIX" e "LA NAZIONE" del 29
gennaio 1986 |
DICEMBRE 1968
- Apollo 8 aveva preparato lo sbarco entrando in orbita
intorno alla Luna |
|
Divulgate le prime eccezionali
foto inquadrate e scattate da uomini
nello spazio |
LA NAZIONE del 31 dicembre 1968 -
L'ente spaziale americano ha pubblicato
ieri i primi nove fotogrammi del film a
colori che Borman, Lovell e Anders, i
tre astronauti dell'Apollo 8, hanno
ripreso il 24 dicembre mentre si
trovavano in orbita intorno alla Luna.
Sono le prime foto inquadrate e scattate
da uomini nello spazio e il loro valore
storico è eccezionale; così come è
eccezionale il loro valore documentario,
per la nitidezza dei dettagli del suolo
lunare, ripreso da una quota di 112
chilometri. Lo sviluppo dei fotocolor ha
riservato una prima sorpresa per i tre
astronauti che avevano visto e descritto
la Luna come un corpo color grigio
sporco. "Un posto non molto invitante
per lavorarvi o viverci" aveva detto
Borman. Le foto non modificano questa
desolante impressione, ma la superficie
lunare vi appare di un colore |
|
|
verdastro e tutte le tonalità sono più marcate e decise
di quanto lo siano in realtà. Una spiegazione potrebbe
essere data dalla ipotesi che depositi acidi,
formatisi sugli oblò della capsula in seguito
all'evaporazione degli speciali stucchi usati
per i cristalli, abbaino formato
una sottile patina esterna che potrebbe
aver funzionato come un filtro, alterando i
colori. Durante il volo, come è noto, alcuni
oblò si appannarono appunto in seguito
all'evaporazione degli stucchi.
Le fotografie costituiranno un documento
prezioso per la scelta della zona in cui
dovranno discendere i primi esploratori della
Luna. Ogni particolare potrà essere ingrandito
fino a mettere in evidenza
anche i minimi dettagli... Nelle foto l'aspetto
della Luna cambia considerevolmente secondo il
mutare delle condizioni di luce. Quando i raggi
del Sole sono perpendicolari, o giungono con un
angolo piuttosto alto, la durezza delle ombre e
il biancore del riverbero appaiono accentuati;
sotto la luce radente, la superficie del
satellite naturale terrestre ha invece l'aspetto
di una soffice coltre di nubi, dagli angoli
molto morbidi. Sono comunque nitidissimi i
crateri, le fratture ed altri dettagli. Le
immagini raccolte da Apollo 8 saranno un
eccezionale strumento per studiare un fenomeno
sconosciuto: l'erosione degli orli di molti
crateri. Come è noto, sulla Luna non c'è
atmosfera, non vi sono piogge, ne venti, ne
altri fenomeni meteorologici che possano
spiegare - come accade sulla Terra - l'erosione
delle superfici solide. Le pessime condizioni di
molti crateri devono perciò essere attribuite ad
altri fenomeni naturali la cui spiegazione è
ancora incerta.
La Terra come appare
dalla Luna - Più impressionanti,
sotto altro aspetto, le immagini della Terra,
così come appare dalle lontane regioni lunari.
Il nostro pianeta brilla nello sfondo nero del
nulla come una meravigliosa gemma azzurra. "Un'oasi
nello spazio" disse Lovell mentre la
guardava affascinato dall'oblò della capsula. I
continenti si distinguono per il loro colore
bruno, le formazioni di nuvole sono
evidentissime, con il loro colore candido. Una
formazione ciclonica è distinguibile
sull'Atlantico: forse quella che porterà il
maltempo previsto per i prossimi giorni...
La faccia nascosta
della Luna - Attesissime le
immagini delle regioni poste nell'emisfero che,
nessun uomo, prima di Borman, Lovell e Anders
aveva mai potuto vedere dalla Terra. Le
fotografie scattate da 112 chilometri di quota
mostrano il grande cratere Glocenius del
diametro di 64 chilometri, attraversato da
numerosi solchi; i crateri Magellano, Magellano
A e Colombo A, una vasta area di 80 chilometri
di lato, ripresa quasi verticalmente, con un
grande cratere del diametro di 32 km.
Anche i sovietici
hanno elogiato la Missione Apollo 8
- Boris Petrov, direttore dell'Istituto di
ricerche spaziali dell'URSS, ha così commentato
l'impresa lunare degli Stati Uniti: "La
felice conclusione del volo della capsula Apollo
8 è una grandissima conquista della scienza e
della tecnica spaziale americana e dei
coraggiosi astronauti Frank Borman, James Lovell
e William Anders... I voli intorno alla Luna col
ritorno sulla Terra delle stazioni sovietiche
Zond 5 e Zond 6 e dell'astronave Usa Apollo 8
hanno aperto un'altra pagina importante nello
studio dello spazio cosmico, studio il cui
inizio è stato segnato dal primo satellite
artificiale della Terra, lo Sputnik, e
dall'impresa di Yurij Gagarin... Una gran parte
del volo di Apollo 8 è stata assegnata ai
comandi manuali. I tre astronauti americani
hanno eseguito con notevole bravura le varie
manovre, soprattutto quella di passaggio
dall'orbita circumlunare alla traiettoria verso
la Terra. In quel momento la capsula si trovava
sulla faccia nascosta della Luna e non poteva
perciò ricevere indicazioni dai dirigenti del
volo. Le conseguenze di un errore o di un guasto
del motore in queste circostanze sono facilmente
immaginabili" |
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APRILE 1970
- Il dramma degli astronauti di Apollo 13 tiene il mondo
col fiato sospeso |
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"Houston, abbiamo un problema"
- Inizia la corsa contro il tempo per non morire |
EPOCA
del 19 Aprile 1970 - Martedì 14
aprile, alle 4,07 ora italiana, una
tremenda esplosione ha provocato uno
squarcio di quasi 6 metri nel modulo di
servizio, mettendo in avaria meta del
sistema elettrico di Apollo 13, mentre
l'astronave si trovava a 328.000
chilometri dalla Terra. Alle 4,15 del
mattino le luci rosse del sistema di
allarme si accendevano sul quadro di
controllo di Houston. Gli astronauti
Swigert, Lovell e Haise comunicavano
alla base che un indicatore di ossigeno
segnava zero e che la |
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|
|
navicella stava disperdendo del gas
nello spazio. Missione annullata e lotta
contro il tempo per tornare a terra. Gli
astronauti, durante il volo di ritorno,
sopravvivranno grazie all'elettricità,
all'ossigeno e alle riserve d'acqua
presenti sul LEM e ad una serie incredibile di
manovre di emergenza studiate e concordate con i
tecnici della Nasa.
EPOCA del 26 Aprile 1970
- Il nostro inviato è stato uno dei pochi
giornalisti europei che si sono trovati al
centro di controllo della Nasa al momento del
dramma... Nell'auditorium del centro spaziale si
sono susseguite le conferenze stampa. Deke
Slayton, capo degli astronauti, è stanco ma i
giornalisti continuano a bombardarlo di domande:
"Stiamo già lavorando per Apollo 14" dice, "come
se nulla fosse avvenuto...". Improvvisamente
arriva Neil Armstrong, apparentemente fresco e
riposato. Indossa una giacca color senape, su
pantaloni neri: "Ciò che stanno facendo lassù
Jim, Fred e Jack" dice, "è forse più difficile
di uno sbarco sulla Luna."... Da Mosca giunge un
messaggio alla Nasa per Lovell e i suoi
compagni. Il telegramma, firmato V. Shatalov,
dice: "Noi cosmonauti sovietici stiamo seguendo
il vostro volo con grande attenzione e ansietà.
Vi auguriamo di tutto cuore di ritornare salvi
sulla terra". |
|
"Un momento prima dello scoppio,
il cuore di Lovell batteva a 66 pulsazioni al
minuto, quello di Haise a 69, e quello di
Swigert a 70. Valori del tutto normali anche per
chi sta in poltrona a leggere il giornale.
Quindici secondi dopo, i battiti erano
bruscamente saliti rispettivamente a 105, 88 e
95. Trenta secondi dopo, quando un'orda di neri
pensieri urgeva già nelle loro menti e gli
strumenti di bordo segnalavano la vertiginosa
discesa dell'energia elettrica e dell'ossigeno
(che stavano per finire), l'aumento del ritmo
cardiaco era arrivato a 120, 104 e 105... Erano
i sintomi di un'umanissima paura che si
insinuava nei naufraghi dello spazio. E guai se
non fosse stato così, se degli uomini veri
avessero reagito come macchine. Una macchina,
infatti, sarebbe "morta": gli uomini invece -
aiutati dalle macchine, s'intende - sono
tornati..."
"Il freddo è stato crudele,
specialmente per uomini costretti a una
semi-immobilità e sottoposti a una tensione
nervosa che ci è difficile immaginare con
esattezza. Il riposo effettuato a due per volta,
a turno, nel Modulo Lunare, è stato molto
difficoltoso a causa della mancanza di spazio...
Pensate al significato di quel "dormire" a
intervalli quasi precisi, legati con cinghie o
con mezzi di fortuna per non galleggiare senza
peso, respirando un'aria viziata da un alto
tasso di anidride carbonica per la "crisi" di
alcune apparecchiature igieniche di bordo.
Eppure, anche se ciò può apparire al limite
dell'umano, è proprio all'autocontrollo e al
dominio di sé come questo che è dovuta la
salvezza di Lovell, Haise e Swigert..." |
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LUGLIO 1976
- La sonda americana Viking 1 atterra su Marte
per cercare tracce di vita |
La sonda americana
Viking 1 si prepara ad entrare in orbita attorno a Marte per
esplorare la zona in cui il 4 luglio prossimo atterrerà il suo
laboratorio biologico automatico. Lo scopo della missione è di
accertare se sul "pianeta rosso" vi siano tracce di vita, tracce
che evidentemente sono condizionate alla presenza di acqua. Dopo
dieci mesi di viaggio, la Viking è in forma perfetta e sta
trasmettendo a terra una serie di immagini eccezionali. Una di
esse riguarda un'inaspettata formazione nebbiosa, nuvole quindi,
che si ritiene siano costituite da cristalli di ghiaccio. Sulla
superficie di Marte sono state inoltre osservate maggiori
variazioni di colore di quante ne fossero state viste con le
precedenti sonde, mentre una torreggiante montagna vulcanica,
già scoperta 5 anni fa, sembra aver cambiato forma.
In relazione alle nubi di vapore acqueo sotto forma di cristalli
di ghiaccio, il dott. James Cutts ha definito l'osservazione
"piuttosto eccitante". Anche se la grande formazione di vapore
ghiacciato su una vasta depressione denominata "Hellas" era
inattesa, secondo Cutts non è necessariamente un segno che su
Marte vi sia più acqua di quanto ipotizzato in passato.
Le fotografie mostrano anche del ghiaccio, in alcune aree, tra
cui il fondo di antiche crateri. Tra le caratteristiche più
spettacolari della superficie marziana, osservata attraverso le
immagini inviate dal Viking nelle ultime ore, spicca senza
dubbio la grande altezza della montagna vulcanica "Arsia
Silver", valutata ad almeno 24 mila metri, e la lunghezza di un
profondo canyon, calcolata in oltre 4 mila chilometri. Il dott.
Michael Carr, capo dell'équipe fotografica del programma "Viking",
ha dichiarato che è impossibile sapere perché le caratteristiche
di "Arsia Silver" siano mutate da quando venne
fotografato per la prima volta dalla sonda Mariner 9, nel 1971-'72.
Carr dubita che il mutamento riscontrato sia attribuibile ad attività
vulcanica. Anche se Marte ha un certo numero di vulcani e molti
segni di colate laviche, gli scienziati ritengono che l'attività
vulcanica sul "pianeta rosso" sia cessata molti milioni di anni
orsono.
Per oggi pomeriggio è prevista la manovra dell'ingresso in
orbita marziana, definita dal direttore della missione Tom Young
come "un'occasione senza possibilità di ripetizione". Una prima
accensione del razzo di bordo (40 minuti di durata) rallenterà
la velocità della sonda di circa 2.500 miglia orarie, dopodiché
l'attrazione gravitazionale di Marte curverà la traiettoria
determinando l'ingresso in un percorso orbitale con apogeo di
31.440 miglia e perigeo di 932 miglia. La durata del giro
orbitale sarà di 42 ore e mezza. Lunedì, si accenderà di nuovo
il razzo di bordo per portare l'orbita a 24 ore e mezza, ossia
la lunghezza del giorno marziano, mentre le potenti cineprese
della sonda inizieranno a perlustrare la zona di atterraggio,
prevista all'imbocco di una gigantesca gola.
Se la zona dovesse
essere giudicata troppo inospitale, ne verrà scelta un'altra... |
Sintesi da "LA
NAZIONE" del 20 giugno 1976 |
APRILE 1981
- Lo Space Shuttle Columbia compie il
primo volo orbitale intorno alla Terra |
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L'America incollata ai televisori. E' l'inizio
di una nuova era dei voli spaziali |
IL GIORNO del 15 Aprile 1981 -
Favoloso Columbia! E' tornato dallo spazio
puntuale, intatto, leggero... John Young, il più
grande pilota del mondo, ha portato a terra la
prima navetta spaziale americana, con una
manovra perfetta che è venuta a concludere la
fase di discesa dall'orbita durata un'ora.
Un'ora di fiato sospeso per i timori che si
avevano: vuoi per la possibilità che si
staccassero altre mattonelle di protezione
termica, vuoi |
|
|
per le enormi difficoltà
obiettive dell'atterraggio avvenuto su una pista
sabbiosa del deserto del Mojave, dopo una discesa a 25
mila Km all'ora... Nello spazio gli astronauti Young
e Crippen non hanno dato segni di nervosismo, se si
eccettua un'imprecazione di Crippen
alle prese con un pannello che non riusciva a smontare
con il cacciavite. Morale alto dopo la telefonata con il
vicepresidente degli Stati Uniti George Bush, che si era
congratulato con loro anche a nome di Reagan.
Un commento di Gianni
Tibaldi - "Il viaggio nello spazio
più sofisticato della storia dimostra almeno due cose:
non solo l'indispensabilità dell'uomo alla guida della
macchina, ma anche di un uomo «completo»,
intellettualmente e affettivamente. Non basta la
razionalità, ci vuole anche la fantasia... La prova
dello Shuttle è il trionfo della scienza e della
tecnica, ma non dello scientismo e del tecnicismo. Senza
il combinarsi di ragione e creatività non avremmo avuto
né il fuoco, né la ruota, né le astronavi. Non potrebbe
esserci né civiltà, né progresso... Il successo del
Columbia, dunque, come affermazione dell'Uomo.
Soprattutto... Gli astronauti sono dei nuovi Prometei -
simili agli eroi di tutti i tempi che sono andati a
sfidare l'ignoto e a vincere con la loro paura degli
uomini - che ci danno coraggio e ci aiutano a superare
le nostre infondate angosce..." |
LO SHUTTLE COLUMBIA SI DISINTEGRO' IL 1° FEBBRAIO
2003 - L'incidente avvenne al rientro nell'atmosfera,
a causa di una breccia presente nell'ala sinistra,
mentre la navetta si trovava sui cieli del Texas. Nel
disastro perirono all'istante i 7 cosmonauti a bordo.
- (Maggiori dettagli in altra pagina) |
|
GENNAIO 1986
- Lo Space Shuttle Challenger esplode dopo il lancio da Cape Canaveral |
|
L'America precipita nello sgomento. Tra i morti
il primo civile: una professoressa |
IL SECOLO XIX del 29 gennaio 1986
- "Morte nello spazio - Esplode lo Shuttle con 7
a bordo - Tra i componenti dell'equipaggio il
primo civile: una maestra madre di due bambini.
La spaventosa tragedia è avvenuta 75 secondi
dopo il lancio. Un serbatoio sotto accusa. Vane
ricerche nell'Atlantico - La maestrina 37enne
Sharon Christa McAuliffe, scelta fra undicimila,
doveva fare alcune lezioni dal cosmo. Insieme a
lei, nella navicella della tragedia, sono morti
altri sei astronauti: Ellison Onizuka (39 anni - |
|
|
ingegnere), Gregory Jarvis (41 anni -
specialista elettrico) , Judith Resnik (36 anni
- ingegnere biomedico, altra donna del gruppo),
Michael Smith (40 anni - copilota), Francis Dick
Scobee (46 anni - comandante della
missione) e Ronald McNair (35 anni - chimico)... Per sei
mesi Christa si era sottoposta a
duri allenamenti, dopo aver
chiesto un'aspettativa nell'istituto
superiore di Concorde nel New Hampshire, dove
insegnava inglese e storia americana... Dalla
scuola era partita anche una comitiva di
studenti, diretta a Cape Canaveral per assistere
di persona alla partenza della professoressa Mc
Auliffe, la «loro» professoressa, quella che
gran parte dell'America avrebbe dovuto ascoltare
fra qualche giorno nella prima lezione
spaziale..."
LA NAZIONE del 29 gennaio 1986
- "Lo Shuttle esplode in cielo
davanti agli occhi del mondo - La missione
è durata due minuti. Improvvisamente un'immensa
palla di fuoco, arancione. |
L'America, che stava seguendo
il lancio in diretta, è precipitata nello sgomento. Morti i sei
dell'equipaggio, tra cui una donna, e una privata
cittadina, un'insegnante, che avrebbe dovuto tenere
lezione dal cielo. Un'ora dopo i rottami ancora
precipitavano in mare. Tutti sotto choc alla Nasa: "Non
sappiamo cosa dire". Nel cielo azzurrissimo della
Florida, alle 11,40 ora locale, si è accesa
una palla di fuoco e l'America piange la più grave
tragedia della sua giovane storia di potenza spaziale,
vent'anni e un giorno dopo un'altra esplosione, quella
che |
|
distrusse sulla rampa di
lancio la capsula «Apollo» pronta a partire per la
Luna... La notizia dell'esplosione del «Challenger» ha
provocato un rapido ridimensionamento della Borsa di New
York, scesa improvvisamente di 5 punti... Il Presidente
USA Ronald Reagan è stato informato dell'accaduto dal
vicepresidente George Bush e dal consigliere
per la sicurezza Pointdexter. In serata Reagan ha parlato
dagli schermi della televisione.
Poche commosse parole per rendere onore agli
astronauti deceduti, per invocare un'inchiesta sulle
cause della loro morte e per annunciare che il programma
spaziale americano andrà comunque avanti..." - LA
NAZIONE, tra i vari articoli, ricorda il primo
astronauta morto durante un volo spaziale: fu il
sovietico Vladimir Komarov che il 23 aprile 1967, tre
mesi dopo la tragedia dell'Apollo, si schiantò al suolo
dentro la sua capsula che non era riuscita
a rallentare durante il rientro
nell'atmosfera. |
|
Quattro anni più tardi, un altro incidente durante il
rientro da una missione in cui tre sovietici avevano battuto il
primato di durata con 24 giorni in orbita: morirono
Georgi Dobrovolsky, Vladislav Volkov e Victor
Patsayev...
RUGGERO ORLANDO su Il Secolo XIX
- " La scienza e la tecnica richiedono sacrifici nel
loro progredire, anche il sacrificio della vita.
Progrediamo pure, voliamo pure, ma con
umiltà e timore: peggiore della paura
è la tentazione dell'arroganza...". |
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LA NAZIONE del 30 gennaio 1986
- AMERICA ATTONITA - NASA SENZA RISPOSTE - "Continueremo
la ricerca nello spazio" - Solo ipotesi sulla sciagura
del "Challenger" - Reagan nel suo messaggio al Paese: "Ci
saranno più voli, più equipaggi, più volontari... nulla finisce qui"
- Ma già qualche esperto annuncia una
lunga sospensione dei lanci, forse un anno... - Il "New
York Times" scrive che il Presidente chiederebbe alla
NASA di accelerare la costruzione della navetta di
seconda generazione, pronta per il 1990.
IL SECOLO XIX del 30 gennaio 1986
- L'America piange i morti dello "Shuttle", ma
fa appello al suo orgoglio -
REAGAN: "Torneremo nello spazio" -
Anche i parenti delle vittime chiedono che il programma
non si fermi - La NASA è però inquieta; vuole prima
scoprire le cause della tragedia - Il messaggio di
cordoglio di Gorbaciov da un significato "mondiale" al
lutto per i 7 astronauti. Ci si interroga sulla fine
della maestrina: è stato giusto aprire così presto i
voli ai civili? La prossima volta dovrebbe essere scelto
un giornalista: accetterà? Nei centri spaziali in
Florida e nel Texas angoscia e sconforto... Le campane
di ogni chiesa d'America spontaneamente, ciascuna ad una
sua ora, ieri hanno suonato a morte, chiamando ogni
americano a riflessione, mentre tutti dicono che nessuna
ipotesi sull'esplosione del "Challenger" può ancora
essere fatta... |
FATALI RICORSI STORICI - Lo Shuttle Challenger si alzò in volo
19 anni e un giorno dopo la tragedia di Apollo
1, avvenuta il 27 gennaio 1967 mentre era in corso una prova di volo
a terra (vedi note a centro pagina). La rampa di lancio
di Cape Kennedy dal quale partì Challenger era la stessa usata
nel 1967. Incredibile a dirsi, era inattiva da dieci anni ed era stata
rimessa in servizio proprio per il lancio della navetta. |
Mentre Apollo 11 raggiungeva la Luna, la NASA
pensava già all'«autobus dello spazio» |
Lo Space
Shuttle è la prima applicazione pratica dei progetti
riguardanti i veicoli riutilizzabili. Costruito dalla
NASA, l'Ente Spaziale Americano, nella seconda metà
degli anni Settanta, poggiava su
idee e lavori di ricerca che avevano visto la nascita
molti anni prima. Addirittura la teorizzazione
prese avvio nei primi anni del Novecento, epoca dei
pionieri dell'astronautica Goddard, Oberth, Tsiolkowsky.
Può portare in orbita un massimo di 8 uomini: due sono
il comandante e il pilota, gli altri sono esperti
tecnici e scientifici, noti come «mission specialist»
e «playload specialist», cioè responsabili del
carico utile. I voli nello spazio con la navetta,
l'«autobus spaziale», non richiedono agli astronauti
sforzi fisici al livello di quelli delle missioni
lunari. Due sono i momenti critici del volo di uno
Shuttle, chiamato anche «Orbiter»: il decollo e
l'atterraggio, un po' come succede per un normale aereo
di linea.
Al Kennedy Space Center le
navette partono utilizzando le stesse due
rampe (LC 39 A e LC 39 B) del programma Apollo, ma
profondamente modificate. Per esempio: mentre la torre
di lancio del razzo vettore Saturn era montata su una
piattaforma mobile, quella per lo Shuttle è fissa.
Arriva alla rampa già montato e in posizione verticale.
L'astronave è attaccata alla superficie di un gigantesco
serbatoio esterno ai lati del quale sono assicurati due
razzi ausiliari con propellente solido.
Essendo il momento del decollo una delle fasi più
pericolose dell'intera missione, la NASA ha previsto un
rientro di emergenza in caso di disfunzioni. Purtroppo
non servì al Challenger (vedi sopra), perché l'incidente
avvenne ad una quota troppo bassa e comunque
l'esplosione fu troppo repentina e violenta.
Le procedure di emergenza
previste dalla NASA prevedono che se
avviene un guasto durante i primi 262 secondi della fase
di ascesa, può rendersi impossibile o comunque
sconsigliabile un entrata in orbita dello Shuttle quindi
si interviene per farlo rientrare alla base. A quel
punto la navetta si comporta come un aliante e plana su
una traiettoria diversa da quella normale, che la porta
ad una distanza di 665 Km dalla rampa di lancio e ad una
quota di 122.000 metri.
Da quel momento lo Shuttle, grazie ai due motori di
manovra, dirige il muso verso la pista in cemento di
Capo Kennedy e diminuisce la velocità. Indi vengono
spenti i motori e sganciato il serbatoio esterno per
consentire l'atterraggio sulla pista del Centro Kennedy
da dove era avvenuta la partenza.
Un'altra procedura d'emergenza prevede che, prima
dell'accensione dei motori nella fase di decollo, gli
astronauti possano abbandonare lo Shuttle scendendo con
una teleferica dopo aver fatto saltare i bulloni
esplosivi che tengono chiuso un portellone.
In un normale rientro a
terra, al termine di una missione,
l'astronave può manovrare a destra e a sinistra per
1.600 Km. L'atterraggio avviene ad una velocità di circa
335 Km/h.
La navetta vera e propria ha
le dimensioni di un aereo DC9 ed è divisa
in cinque parti fondamentali che vengono costruite
separatamente. Nella parte posteriore sono piazzati i
cinque motori, le ali sono a doppia delta ed il timone
verticale. L'insieme della struttura è costruito
principalmente in alluminio ma il velivolo non potrebbe
resistere alle altissime temperature sviluppate al
rientro negli strati più densi dell'atmosfera (circa
1.650 gradi centigradi) senza
l'adozione di una speciale soluzione tecnica. Si tratta
di una protezione termica costituita da circa 32.000 piastrelle
di vari materiali, la maggior
parte quadrate, dello spessore medio di 2 centimetri e
aventi ognuna una superficie tra i 15 e i 20 centimetri
quadrati. Questo scudo protegge tutta la superficie
dello Shuttle. Le piastrelle in ceramica devono essere
controllate dopo ogni volo perché possono rompersi. |
Sintesi e adattamento da "IL SECOLO XIX del 29 gennaio
1986 - articolo di Ezio Seymand + stampa specializzata |
I VOLI
DELLO SHUTTLE SI CONCLUSERO UFFICIALMENTE IL 21 LUGLIO
2011 quando la navetta Atlantis tornò a terra al Kennedy
Space Center dopo aver completato con successo la 135ma
missione. La partenza era avvenuta l'8 luglio 2011.
Oltre ad Atlantis, andarono fuori servizio anche Discovery ed Endeavour.
A ricordare il periodo dell'«autobus dello spazio»
rimane anche l'orbiter Enterprise, che ha volato
solamente nell'atmosfera terrestre per effettuare test
dinamici. |
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