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Scoperte, invenzioni, record
e avvenimenti importanti che
hanno segnato il XX Secolo |
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Finestre fotografiche
su Liguria e Toscana |
GENOVA |
Il
capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
"Capitale Europea della Cultura"... |
EUROFLORA |
In
primavera, ogni 5 anni,
alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo... |
VIA FRANCIGENA |
Col
Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento... |
PARCO DEL MAGRA |
A
Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa... |
GOLFO DELLA SPEZIA |
Tra la punta
di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più
profonde insenature di tutto il litorale occidentale
italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella
quale è incastonata La Spezia, città sede di porto
militare e mercantile, che oggi è anche punto di
attracco per le navi da crociera... |
LE CINQUE TERRE |
Cinque
borghi marinari il cui destino è sempre stato
storicamente legato alla terra e all'agricoltura
piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della
Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i
Patrimoni Mondiali dell'Umanità... |
LA VAL DI MAGRA |
Nobili,
vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio... |
LA VAL DI VARA |
La
"Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa... |
LA LUNIGIANA |
La
"Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e
perfettamente conservati... |
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Close Up |
Argomenti
del sito in primo piano,
eventi, news e storia del territorio |
Le Alpi Apuane
Originano da movimenti
tettonici del fondo marino
e sono un "monumento
geologico" unico al mondo... |
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Liguri Apuani e Statue Stele
Le radici più profonde delle
comunità lunigianesi affondano
fino alle soglie della protostoria.
Mari e monti un tempo erano
occupati dalla bellicosa
popolazione dei Liguri Apuani... |
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Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
territorio, un tempo abitato dai
bellicosi Liguri Apuani, da dove
parte questo sito... |
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Antiche ricette in Lunigiana
Piatti prelibati di
una cucina essenziale, ma non per questo meno saporita. Cibi dal
sapore antico che tornano ad imbandire le nostre tavole dopo
essere stati riscoperti a nuova vita. |
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Ferrovia Aulla-Lucca
Il
fascino dei treni d'epoca
e delle locomotive a vapore |
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Ferrovia Pontremolese
Una
linea di vitale importanza
per La Spezia e la Lunigiana |
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Ex
Ceramica Vaccari
Il comprensorio
della fabbrica è un prezioso esempio di civiltà industriale di
fine Ottocento e rappresenta un pezzo di storia fondamentale per
Santo Stefano Magra e per tutta la Provincia della Spezia. Le
aree recuperate vengono oggi dedicate all'arte, allo spettacolo,
alla cultura... |
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Il dialetto genovese
Le trasformazioni
fonetiche avvenute nella parlata di Genova sono un segno
inequivocabile del dinamismo espresso dalla città durante i
secoli della Repubblica. A Genova il dialetto è una lingua viva,
che oggi viene insegnata anche nelle scuole... |
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Infiorate del Corpus Domini
"Per tetto un cielo di stelle e
per strada un tappeto di fiori...".
A Brugnato, ogni anno, giovani e
meno giovani si radunano nel
centro storico per abbellire strade
e piazze con disegni floreali,
secondo un'antica tradizione che
origina da un miracolo
avvenuto a Bolsena... |
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Mezzi da lavoro storici
I raduni e le
esposizioni di questi autoveicoli sono un modo per ricordare ed
onorare le persone che, in passato, questi mezzi li hanno
guidati per mestiere... |
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Mezzi militari storici
I più celebri
veicoli militari che hanno partecipato alle vicende della
Seconda Guerra Mondiale sfilano per strade e piazze e mantengono
vivo il ricordo di quei terribili giorni... |
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INDICE GENERALE
'800
CRONACA
01
02
03
04
05
06
SPORT GIRO
TOUR
CICLISMO
ALTRI
FAUSTO COPPI
INTER
RIVISTE |
OTTOBRE 1957 - Lo Sputnik
I orbita intorno alla Terra e da il via alla corsa verso lo spazio |
Il 1957 è l'anno in cui si apre ufficialmente la corsa verso lo
spazio con l'entrata in orbita del primo satellite artificiale
terrestre, lo «Sputnik I»,lanciato dai sovietici. Un mese
più tardi il mondo si commuove e si emoziona per la cagnolina
Laika - primo essere vivente ad aver lasciato la Terra (a
bordo dello «Sputnik II») - che dopo essere entrata in
orbita verrà abbandonata nello spazio...
Sulla terra si ricevono i segnali radio del primo
satellite lanciato dall'uomo - A Genova due persone hanno
captato il segnale radio del primo satellite artificiale: si
tratta dei radiotelegrafisti Dau e Trucco, addetti
al centro radio del Ministero delle Telecomunicazioni. La
prima serie di punti in alfabeto «Morse» è stata avvertita alle
15,36 esatte e si è udita fino alle 15,50. Dopo una pausa, alle
17,06 e sempre sulla frequenza di 20 megacicli, la voce del
satellite è ritornata a farsi sentire. In verità era un
segnale molto flebile, la cui intensità - in base ad una
scala usata dai tecnici radio - raggiungeva appena «forza uno»,
vale a dire proprio il minimo per farsi ascoltare. Così come
si è presentata, la «voce» era caratterizzata da una serie di
punti intervallati da spazi vuoti, aventi la lunghezza di un
minuto secondo...
Il contato radio con lo «Sputnik I» è stato
stabilito anche dalla stazione radiotelegrafica a bordo della
motonave genovese «Giorgio Fassio», in navigazione nel
mare Arabico. Come ha riferito il comandante, la ricezione è
avvenuta alle ore 14,37 (ora di Greenwich)...
In merito all'orbita del corpo celeste artificiale è stato
interpellato l'ing. Morghen, consigliere e consulente tecnico
dell'Associazione Radioamatori Italiani (ARI).
Come lo stesso ha riferito, di essa nulla si sa con esattezza,
ma si hanno buone ragioni di ritenere che si tratti di una
rotta con sviluppo diagonale o ortogonale rispetto
all'equatore. L'orbita, in sostanza, seguirebbe l'andamento
dei meridiani, anziché quello dei paralleli.
Per quanto riguarda i segnali radio - trasmessi su lunghezze
d'onda di 4 e 15 metri (perciò vietate ai radioamatori
italiani) - essi difficilmente possono rappresentare elemento
di alto interesse. Vengono infatti trasmessi in codice ed è
assolutamente impossibile afferrarne il significato,
qualora non si conosca la chiave.
Secondo i radioamatori, trattandosi di ricerca
scientifica, i russi avrebbero dovuto prendere
accordi con le altre nazioni per stabilire una lunghezza d'onda
comune. Dare la possibilità di ricevere i segnali ad un numero
di ascoltatori il maggiore possibile, sarebbe stato di
utilità generale. In questo modo invece il satellite è più
difficile da captare e oltretutto parla una lingua
strana, che nessuno lo capisce... |
Sintesi e adattamento da "IL
SECOLO XIX" del 6 ottobre 1957 |
LUGLIO 1959 - Il
quotidiano di Firenze "La Nazione" festeggia i suoi cento anni
di vita |
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Cento anni di fatti, avvenuti e pubblicati,
nel bene e nel male, nella gioia e nel
dolore... |
LA NAZIONE del 19 luglio
1959 - (numero speciale del
centenario) - "Noi oggi
celebriamo festosamente il
centenario della Nazione, cioè
nient'altro che cento anni di
cronaca al servizio dei lettori.
Eppure dietro la storia di un
giornale, dietro la sua
diffusione e il suo successo ( e
anzi proprio nella misura di
questa diffusione e di questo
successo, così spesso legati
alla rapidità, all'ampiezza e al
carattere sensazionale delle
notizie) c'è una questione
morale non risolta, c'è un
rimorso pesante per le nostre
coscienze. Quanti dolori avremo
aggravato in cento anni di
cronaca? |
Quante tragedie avremo
esasperato con i nostri
resoconti? Quanti nomi di
innocenti avremo mescolato a
quelli dei colpevoli? E per
quanti colpevoli avremo saputo
proporzionare la cautela
nell'informazione alla gravità
della colpa, in modo da nonscavare un abisso tra loro e
la società, fra loro e la vita?
Non parlo qui della cronaca dove
protagonista è il destino (una
sciagura aerea per esempio)...
parlo della cronaca dove il
soggetto è l'uomo, con la sua
volontà e le sue passioni; dove
il comportamento della persona è
suscettibile di essere
interpretato, in un senso o nel
senso opposto; dove la verità
non è data dai fatti ma è
rinchiusa nella coscienza
dell'individuo, e talvolta è
sconosciuta perfino a lui. Può
allora profilarsi minacciosa e
aberrante la figura del
giornalista che, in preda ad una
specie di furore professionale,
sconfina oltre i suoi compiti di
informatore, diventa
improvvisamente psicologo,
investigatore, pubblico
ministero, giudice giudicante, e
pronuncia nelle poche righe di
un articolo un verdetto che ha
la pretesa di una verità
definitiva... |
Sintesi da un articolo di Marcello Taddei |
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MARTEDI' 19 LUGLIO 1859 USCI' IL PRIMO NUMERO UFFICIALE |
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La sera del 13 luglio 1859,
nello studio del Barone Bettino Ricasoli,
venne decisa la nascita de "La Nazione",
in accoglimento di una domanda
presentata fin da maggio da Piero
Puccioni, Leopoldo Cempini e Carlo Fenzi,
che intendevano dare vita ad un
quotidiano politico. Il primo numero
della Nazione, compilato in tutta fretta
e diffuso la mattina del 14 luglio 1859,
alle ore 10, constava di un mezzo
foglio, il cui verso era stato stampato
solo per metà. Non conteneva ne un cenno
di numerazione ne l'indicazione del
prezzo. Per quattro giorni di seguito il
giornale, firmato dall'Avv. Cempini come
direttore responsabile, uscì a cotesto
modo; soltanto nel numero del 18 luglio
apparvero, di qua e di là dalla testata,
due quadretti, il primo dei quali reca
il "prezzo della associazione" (per
Firenze paoli 18 al |
trimestre, per la Toscana 21,
per il Regno Sardo e per le
province romane rispettivamente
28 e 32, "franco al destino"; il
secondo il prezzo degli avvisi, crazie 3, o
centesimi 2 di fr., per linea) con
l'avvertenza che "le associazioni
si ricevono dai principali librai
d'Italia e dell'estero". Questo
numero inoltre avvisa, in un
corsivo d'apertura, che, a
partire dall'indomani martedì 19
luglio, "il giornale si
pubblicherà completo, cioè di 4
pagine, ed uscirà ogni giorno,
ad un'ora pomeridiana". Quindi,
il numero del 19 luglio 1859 è
da considerarsi ufficialmente,
se non storicamente, il primo de
"La Nazione": esso infatti reca,
al di sopra della testata, la
dicitura: "Anno I - Firenze -
Martedì 19 luglio 1859. Numero
1". In quel periodo la direzione
del giornale era collegiale,
cioè di Leopoldo Cempini, Piero
Puccioni e Carlo Fenzi, ma il
solo Cempini firmava il giornale
quale "responsabile", in base
alla legge vigente.
Dal 10 agosto Cempini (eletto
deputato all'Assemblea Toscana
per la Sezione di San Lorenzo)
fu sostituito nella firma da
Piero Puccioni. Col numero del
16 agosto appare la duplice
firma di Alessandro D'Ancona
"direttore" e avvocato Piero
Puccioni "direttore
responsabile". |
Sintesi da un articolo di Michele Risolo |
Nata all'indomani della
rivoluzione toscana del 27
aprile, per
volontà di un uomo, Bettino
Ricasoli, di eccezionale statura
morale e politica, che la ispirò
e la sorresse col consiglio come
con infaticabile fervore la
guidarono i patrioti L.Cempini,
P.Puccioni, C.Fenzi e A.D'Ancona,
La Nazione è sempre rimasta
fedele al programma unitario dei
suoi fondatori, adeguandolo col
trascorrere di decenni alle
mutate condizioni del Paese.
Unità ha voluto dire per lei
compattezza e coscienza di
popolo, concordia fra le classi,
fratellanza fra gli Italiani. Ha
voluto dire, e vuol dire,
consapevolezza dei doveri che si
impongono agli individui
associati del senso dello Stato
verso la collettività nazionale,
perché dall'incontro con altre
genti, con altre lingue e
altre tradizioni, si stabilisce
un rapporto di collaborazione
destinato a fruttare una più
grande realtà umana nella misura
in cui ciascuno avrà offerto la
più autentica immagine della
propria capacità.
Perciò ha sempre dato
dell'Italia e degli Italiani una
rappresentazione sincera e,
quando occorreva, impietosa.
Convinta, per essere nata in
terra toscana, che la lealtà e
la chiarezza sono il presupposto
del vero e del giusto, non ha
mai adottato la politica dello
struzzo, non si è mai nascosta e
non ha mai nascosto ai lettori
le difficoltà di certi problemi
che angustiano da secoli la vita
italiana. E con ciò ha creduto
di fare solo il proprio
dovere... |
Sintesi da un articolo di Alfio Russo |
Dal numero speciale del
centenario con 112 pagine - Anno
CI - N. 170 - Edizione del
mattino di Domenica 19 luglio
1959 |
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SETTEMBRE 1959 - Primo
atterraggio ufficiale all'aeroporto Cristoforo Colombo di Genova |
Ieri mattina (30) sulla pista «piccola» del costruendo
aeroporto di Genova Sestri Ponente è stato effettuato il
primo atterraggio «ufficiale». Altri due velivoli, in
precedenza avevano preso terra sulla striscia di terrapieno
allestita sul mare, ma si era trattato di atterraggi al limite
della clandestinità.
Alle 10,27, dopo 20 minuti esatti di volo, uno «Stinson L5»
dell'Aeroclub genovese partito dall'aeroporto di Novi Ligure è
spuntato dalla spalliera dei monti retrostanti Sestri Ponente.
Era l'ospite atteso, puntuale nonostante le nubi basse
incontrate sulla valle dello Scrivia. Dopo un passaggio sul
campo il velivolo biposto - pilotato dal direttore della
scuola di volo dell'Aeroclub Contigini, ha posto le ruote
sulla pista, fermandosi dopo circa duecento metri.
Scopo della prova era quello di constatare l'«atterrabilità»
dell'aeroporto in modo da autorizzarne l'uso per qualche
giorno, in vista delle manifestazione colombiane. Per tale
occasione, infatti, verranno eseguiti alcuni voli dimostrativi.
Nella prossima primavera, con l'allungamento della pista e il completamento
delle attrezzature, a Sestri Ponente potranno fare scalo aerei
pesanti fino a tre tonnellate.
Per controllare l'efficienza e le caratteristiche della pista
era presente una commissione arrivata dal comando della zona
aerea di Milano. Al sopralluogo ha assistito anche la
marchesa Carina Negrone, presidente dell'Aeroclub di Genova,
accompagnata da alcuni dirigenti del sodalizio aviatorio.
L'Aeroclub è stato infatti il primo ente propugnatore di una
pista «corta» che consentisse di iniziare sul nuovo aeroscalo
l'attività di volo, seppur limitata agli aerei leggeri.
L'aspirazione ha trovato la miglior comprensione nel
Consorzio del Porto, al cui servizio tecnico si deve
l'attuale realizzazione. Ieri mattina sono arrivate anche le
strutture del nuovo hangar dell'Aeroclub.
Le fondazioni della rimessa erano già state preparate e così pure
l'antistante piazzale di sosta per gli aeroplani. Il capannone dovrebbe
essere allestito in una diecina di giorni.
Qualche implementazione si inizia a vedere anche nel campo
dell'attrezzatura. «Cinesini» nuovi di zecca, dipinti a
spicchi bianco/arancione, sono stati allineati alla testata.
Saranno poi fissati al suolo ai bordi della pista in modo da
delimitare con evidenza il terreno dove si può atterrare. |
Da "IL SECOLO XIX" del 1 ottobre 1959 |
APRILE 1961
- Il maggiore sovietico Yurij Gagàrin è il primo uomo a salire nello spazio |
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La Vostok 1 circumnaviga la Terra
polverizzando ogni record aeronautico |
Yurj Gagàrin, con la sua rapida
circumnavigazione terrestre a
bordo della navicella «Korabl
Vostok 1», si è portato alla
vetta delle più importanti
classifiche internazionali
aeronautiche, cioè quelle della
velocità, dell'altezza e della
distanza. E lo ha fatto in modo
eccezionale, consono al
carattere della sua impresa,
arrivando a limiti che non è esagerato
definire iperbolici. Gagàrin ha infatti
viaggiato attorno alla Terra alla
fantastica velocità di 28.400
Km/h (altri testi riportano
28.260 Km/h), cioè con una
rapidità che solo pochi anni
addietro sembrava pazzesco
persino pensare, dato che si era
alle prese con i problemi creati
dalla barriera del suono e, più
recentemente, da quella del
calore. Se si pensa per un
momento agli sforzi che la
tecnica aeronautica ha dovuto
fare per permettere a mezzi
aerei di superare la classica
barriera dei 1.000 Km/h e se si
tiene conto che per arrivare a
simili traguardi si è |
dovuto lottare aspramente contro
le leggi della natura per circa
mezzo secolo, c'è da restare
allibiti pensando che un uomo
abbia potuto letteralmente divorare lo
spazio ad una velocità che è più di venti
volte quella del suono.
Una prova non comune, più che
altro di carattere psicologico,
ha invece, dovuto superare Gagàrin per
viaggiare nello spazio esterno, dove
la parola gravità non ha più alcun
significato, ad una quota mai
raggiunta da essere umano. I 302
Km toccati (altri testi
riportano 327 Km) dal «Vostok 1»
nel punto più alto dell'ellisse
orbitale da essa descritta
(apogeo) non solo fanno sembrare
poca cosa i 50.325 metri
raggiunti dall'americano Walker
con il suo aereo-razzo X15 (o
quelli del primato di velocità
con 5053 Km/h raggiunti da
White, proprio nei giorni
scorsi) ma ci danno un'idea
esatta degli enormi progressi
che la tecnica aeronautica e
quella del volo umano hanno
compiuto nel giro di questi
ultimi anni, specie con lo
sviluppo eccezionale assunto dal
ramo missilistico. L'impresa di
Gagàrin, inoltre, va posta in
risalto perché il suo volo
costituisce un primato anche
sulla distanza percorsa. Il
viaggio della «Vostok 1» ha
avuto sì una durata brevissima
(89 minuti e un secondo, o 6
secondo altri testi) ma
l'astronauta russo ha coperto
ben 41.500 Km, senza scalo e
senza alcun rifornimento in volo
(questo è ovvio), limite
superiore perciò a qualsiasi
altro stabilito in precedenza.
L'Unione Sovietica, all'indomani
del coraggioso volo del maggiore
di Smolensk, ha chiesto alla
Federazione Aeronautica
Internazionale di omologare
tutti primati che erano stati
battuti nella breve ma molto
emozionante prestazione,
nonostante che il regolamento
attuale dei records non preveda
la categoria dei missili
pilotati. Comunque, anche in
caso negativo, i limiti
raggiunti da questo eccezionale
«astronauta-atleta»
rappresentano ugualmente degli
exploits di una valore
sportivo eccezionale.
La performance di Yurij Gagàrin
è solo l'inizio di una lotta
contro il tempo e lo spazio,
lotta che assumerà negli anni a
venire toni sempre più accesi e
caratteri sempre più
strabilianti, ma ai quali
presiederà, in ogni caso,
quell'eccezionale essere che è
«misura di tutte le cose»:
l'uomo. |
Adattamento dal quotidiano sportivo "TUTTOSPORT"
del 28 aprile 1961 |
La corsa verso il cosmo: un'avventura
fantastica ma costellata anche da incidenti mortali |
I
ripetuti successi della tecnica, un secolo di
conquiste culminate con la discesa dell'uomo
sulla Luna, ci avevano illuso che la
macchina fosse infallibile.
Nella corsa verso il cosmo, le
imprese più difficili ci sono
apparse da quel giorno
addirittura banali e si era
arrivati al punto che a
sorprenderci non era il successo
quanto il sapere che esistevano
teoriche possibilità di errore.
Per questo, il rinvio di una
missione spaziale può fare più
notizia che il raggiungimento
dei suoi obiettivi. Forse per
imparare a convivere con l'alta
tecnologia, quasi per difenderci
da essa, ci eravamo imposti di
considerarla banale, scontata,
semplice, anche se
sofisticatissima.
Quando si verifica un incidente
spaziale ci vengono subito alla
mente gli accuratissimi conto
alla rovescia, le immense sale
di controllo, i sofisticati
congegni di sicurezza tante
volte visi in televisione e ci
appare impossibile che non
abbiano funzionato come tante
altre volte...
Il primo incidente
mortale nella corsa verso lo spazio si
verificò il 27 gennaio 1967 e
vide coinvolti tre astronauti
americani: Virgil Grissom,
Edward White e Roger Chaffee.
Durante la prova a terra di una
delle prime capsule del
programma Apollo, che poi portò
l'uomo sulla Luna, un incendio
dovuto ad un cortocircuito
(favorito dall'ossigeno puro e
pressurizzato che gli uomini
stavano respirando a bordo) si
sviluppò all'interno della
capsula posta alla sommità del
razzo Saturn IB. Il tremendo
calore generato carbonizzò tutto
in circa 15 secondi. I tre
morirono bruciati e asfissiati
da fumi tossici.
Il
primo decesso durante un vero
volo spaziale si ebbe il 23
aprile 1967 e riguardò
la prima missione sovietica «Soyuz» con
uomini a bordo. Il lancio dalla
base di Baikonur era stato
perfetto e così pure la
missione, fino alla tredicesima
orbita. Nella capsula si trovava
il colonnello Vladimir M.
Komarov che, periodicamente,
informava sul suo stato di
salute e sul corretto
funzionamento della
strumentazione. Poco più tardi
iniziarono le prime difficoltà
nelle manovre e nella
stabilizzazione della navicella.
Alla diciottesima orbita, 26 ore
e 45 minuti dopo il lancio,
l'astronauta russo iniziò ad
orientare la «Soyuz» per il
rientro e accese il retrorazzo.
Quello che accadde dopo non si
potrà mai sapere. Al rientro
nell'atmosfera il paracadute di
atterraggio si presentò
attorcigliato e rimase «a
fiamma» fino al momento
dell'atterraggio. La capsula
impattò sul terreno ad una
velocità di 644 km/h e Komarov
morì all'istante.
Gli americani furono ad un passo da
un'altra tragedia nell'aprile del 1970,
con la missione «Apollo 13», programmata per il
terzo sbarco sulla Luna.
Durante il viaggio di andata,
un'esplosione nella fiancata del
modulo di comando costrinse i
cosmonauti (Haise, Lovell e
Swigert) ad interrompere la
missione e a rientrare sulla
Terra in condizioni di grave
emergenza, utilizzando come
propulsore il motore del Lem.
Nel 1971
nuovo incidente mortale al rientro di
una missione sovietica durante
la quale era stato battuto il
primato di durata di volo nello
spazio (24 giorni in orbita).
Perirono i cosmonauti Georgi
Dobrovolsky, Vladislav Volkov e
Victor Patsayev.
Il 5 aprile
del 1975 i sovietici furono protagonisti
di un altro inconveniente,
fortunatamente senza vittime. La capsula
«Soyuz 19» dovette interrompere il volo
dopo il decollo per un guasto ad
un razzo di spinta. Vasily
Lazarev e Oleg Makarov furono
recuperati sani e salvi in una
regione montagnosa della
Siberia.
Il
27 settembre 1983 due cosmonauti
russi, Vladimir Titov e Ghennadi
Strekalov,
uscirono indenni da un grave
incidente. Alla base del razzo
vettore scoppiò improvvisamente
un incendio che fece scattare il
dispositivo di salvataggio. La
capsula venne eiettata a circa
tre chilometri di distanza e i
due si salvarono.
Il 28 gennaio 1986, alle 11,38 di
Cape Canaveral, iniziò la decima missione
del Challenger, la
venticinquesima della serie
dello Shuttle,
che sarebbe dovuta
durare sette giorni.
L'equipaggio, composto da sette
persone (due donne e cinque
uomini), avrebbe dovuto lanciare
un satellite per comunicazioni
in un'orbita stazionaria sopra
il Brasile, studiare la cometa
di Halley, effettuare una serie
di esperimenti proposti da varie
scuole americane sul magnetismo,
sulla microgravità, sugli
effetti dell'assenza di gravità
nella formazione dei metalli e
sulla dinamica dei fluidi. Nulla
di questo avvenne: circa 75 secondi
dopo il lancio il Challenger esplose
a qualche decina di chilometri d'altezza
sul cielo terso della Florida, diventando
un'enorme palla di fuoco. La
tragedia si consumò sotto gli
occhi di milioni di
persone che stavano seguendo la
partenza in televisione.
Nell'incidente perirono
all'istante: Michael J. Smith,
40 anni, astronauta dal 1980;
Francis R. Scobee, 46 anni,
reduce del Vietnam, astronauta
dal 1976 e comandante del volo;
Ronald Mc Nair, 36 anni, chimico
della missione, astronauta dal
1979; Ellison S. Onizuka, 39
anni, tenente colonnello,
ingegnere aerospaziale, che
aveva partecipato in precedenza
ad una missione segreta militare
dello Shuttle; Sharon Christa Mc
Auliffe, 37 anni, insegnante di
inglese e storia americana, che,
per la prima volta nella storia,
avrebbe dovuto tenere una
lezione ai suoi alunni dallo
spazio; Gregory Jarvis, 42 anni,
ingegnere aeronautico,
specialista in elettricità e del
carico; Judith A. Resnik, 36
anni, arrivata alle missioni
spaziali dalla musica classica.
Seconda donna americana a
viaggiare nello spazio, aveva
compiuto il primo volo due anni
prima.
Il
1° febbraio 2003 la NASA perse
un'altro Shuttle, il Columbia,
che si disintegrò al rientro nell'atmosfera
mentre si trovava sopra i
cieli del Texas. Era la missione
n. 107 (di fatto la n. 113),
partita il 16 gennaio dello
stesso anno. La causa primaria
del disastro venne attribuita ad
una breccia nel bordo anteriore
dell'ala sinistra, apertasi
durante la fase di decollo in
seguito all'impatto con un pezzo
di schiuma isolante staccatosi
dal serbatoio esterno. Circa
2.000 frammenti di detriti e
resti umani vennero poi
rinvenuti sui territori di
Texas, Louisiana e Arkansas.
Nella tragedia perirono
all'istante i 7 cosmonauti a
bordo: Rick Husband, ingegnere
meccanico, colonnello dell'US
Air Force, comandante della
missione; William Mc Cool,
pilota; Laurel Clark, medico di
bordo, specialista di missione;
Kalpana Chawla, ingegnere
aerospaziale, specialista di
missione; David Brown, pilota e
medico di bordo, specialista di
missione; Ilan Ramon, colonnello
dell'Aviazione israeliana, primo
astronauta israeliano; Michael
Anderson, fisico, comandante del
carico, responsabile della parte
scientifica della missione. |
Sintesi ed adattamento da "IL SECOLO XIX" e "LA
NAZIONE" del 29 gennaio 1986 + stampa specializzata |
Maggiori
informazioni su alcuni di
questi incidenti spaziali le potete
trovare sulla pagina dell'
Uomo sulla Luna |
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OTTOBRE 1963 - Pesanti responsabilità nella tragedia
del Vajont. Quasi tremila i morti |
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Una grande calamità naturale che ha segnato
l'Italia degli anni '60 del secolo scorso |
All'epoca del fatto la diga del Vajont
era la piu' alta del mondo (262 metri).
Dal 10 Ottobre 1963 è rimasta solo un
monumento ad una delle più eclatanti
catastrofi che si siano verificate a
livello mondiale, non fosse altro per le
modalità con cui si è determinata.
Costruita su un terreno instabile,
risultò un tale capolavoro di ingegneria
da resistere comunque all'impatto di 260
milioni di m3 di terra e roccia che,
staccatisi dal sovrastante monte Toc,
franarono dentro l'invaso d'acqua da
essa generato: il lago del Vajont
appunto.
Trecento milioni di m3 di acqua del
bacino artificiale, scavalcata la diga,
si riversarono nella stretta gola
sottostante, generando una pressione
d'urto smisurata, travolgendo tutto,
seminando morte e distruzione. |
|
Longarone, trovandosi proprio in fondo
alla valle del Vajont, fu l'abitato più
pesantemente colpito dall'evento e riportò
il più alto numero di vittime. Quasi tutte le sue
abitazioni furono spazzate via dalla furia delle
acque. |
|
Solo 22 case rimasero in piedi, compreso
il palazzo comunale, perché costruiti
sul versante destro della vallata e più in
altura. Le acque del fiume Piave, scosse
da questa tremenda ondata di piena,
ritornarono calme solo in corrispondenza
della foce, sul mare Adriatico. Il
numero dei morti arrivò quasi a tremila.
IL TELEGRAFO
del 12 ottobre 1963 -
"Alcuni fatti emersi dopo la tragedia
starebbero ad indicare l'esistenza di
pesanti responsabilità - Si poteva
evitare il disastro? - Il pericolo della
frana non fu valuto esattamente. Il
Ministero dei Lavori pubblici aveva
vietato il riempimento del bacino. Era
stata chiesta la chiusura della zona al
traffico?.... La diga fu costruita dopo
perizie sbagliate. |
|
|
Estremamente pericolose le infiltrazioni
d'acqua. Va tenuto presente peraltro che
gli esami geologici non possono dare
risultati definitivi. Sullo nomina una
commissione per rintracciare cause e
responsabilità...". |
|
NOVEMBRE 1963 - Al
ligure Giulio Natta viene assegnato il Premio Nobel per la
chimica |
L'Accademia svedese delle Scienze ha reso noto oggi (5) i nomi
dei vincitori dei premi Nobel di quest'anno per la chimica e per
la fisica. Il premio per la chimica è andato per la prima volta
ad uno scienziato italiano, il prof. Giulio Natta del
Politecnico di Milano, che lo dividerà con il tedesco prof.
Kari Ziegler, direttore dell'Istituto Max Planck
di Müllheim nella Ruhr. La dotazione del premio,
una delle più alte da quando esistono i
Nobel, quest'anno è di oltre 30 milioni di lire.
Il prof. Giulio Natta, ligure di razza (essendo nato a Porto
Maurizio), sta trascorrendo un periodo di vacanza a
Sanremo, nella sua bianca villetta che spazia sul mare
aperto, proprio sul limite della passeggiata Trento e Trieste.
L'abitazione si trova a poche centinaia di metri dal parco di
Villa Nobel, in quella parte cittadina un po' «dèmodè» che
lo scopritore della dinamite scelse per passarvi gli ultimi anni
della sua vita.
Grande è stata la commozione dell'illustre scienziato nel
ricevere l'importante comunicazione e grande è stata la sua
letizia per un riconoscimento che premia tutta una vita dedicata
allo studio... La sua ultima scoperta, quella che gli è valsa il
Premio Nobel, è indubbiamente una delle più grandi nel campo
plastico tessile e delle gomme sintetiche.
La «polimerizzazione stereospecifica», attraverso la
quale si riesce ad organizzare secondo il voluto quelle grandi
molecole che prima non era possibile preordinare, oltre ad
interessare il campo industriale sarà fondamentale anche in
quello scientifico ed aprirà nuovi orizzonti ad una scienza in
continua evoluzione e progresso come la chimica industriale.
Il prof. Natta nella realizzazione della sua ultima scoperta si
è servito degli studi sui composti metallorganici
compiuti dal suo eminente collega ed amico prof. Kari Ziegler
della Germania occidentale.
Nel giorno più emozionante della sua lunga e brillante vita di
scienziato, il neo Premio Nobel per la chimica non è venuto meno
al suo amore per il paese nel quale, ancora fanciullo, ha
trascorso tante ore liete. Al volante della sua «1800», che
funziona a metano, ha raggiunto perciò Ceriana - un
grosso borgo nell'entroterra di Sanremo adagiato sul letto del
torrente Armea - per raccogliersi in preghiera sulla tomba della
madre. Etna Crespi, madre dello scienziato, era nata lì
nella seconda metà dell'Ottocento.
I Crespi sono un'antica famiglia del prospero paese
dell'entroterra ligure dove, nella quiete della campagna, Giulio
Natta viene spesso per riposarsi e per dedicarsi al suo hobby
preferito: la raccolta dei funghi. |
Da "IL SECOLO
XIX" del 6 e 7 novembre 1963 |
NOVEMBRE 1963 - Assassinato a Dallas il Presidente USA John Fitzgerald Kennedy |
|
Il Presidente è morto in ospedale
mezz'ora dopo l'attentato |
|
IL TELEGRAFO del 23 Novembre 1963 - "Ieri,
a Dallas, nel Texas, alle ore 19,30 italiane
con un colpo di fucile è stato assassinato
Kennedy, raggiunto alla testa da un
proiettile mentre si trovava in auto con
la moglie e il governatore dello Stato,
che è rimasto gravemente ferito. Un
agente ucciso. L'urlo straziante della
moglie Jacqueline. I drammatici
tentativi dei medici per salvargli la
vita. Lindon Johnson è il nuovo
Presidente...". L'attentatore sarebbe un
«marine» di 24 anni filo-castrista,
sposato ad una russa. Si chiama Lee H.
Oswald - per ora è stato solo accusato
dell'uccisione |
di un agente - Lavorava nell'edificio
dove è stato rinvenuto il fucile col
quale sarebbe stato ucciso il Presidente...
Durante la cattura avrebbe esclamato " Ora è tutto
finito". L'UOMO DEL CORAGGIO
- "Un uomo fa quello che è suo
dovere fare, quali che siano le
conseguenze personali, quali che siano
gli ostacoli, i pericoli e le pressioni. Questa è la
base di tutta la moralità umana".
Tali parole, che egli scrisse 8 anni fa,
riassumono |
la vita e la breve ma intensa
missione del 35° Presidente degli Stati
Uniti, troncato anzitempo da mano
omicida. Il coraggio era per John
Kennedy la più ammirevole delle virtù
umane... |
OGGI - Il Libro del Secolo -
del 31 dicembre 1999
- "A Newport (Stati Uniti), il 12
settembre del 1953 milleduecento invitati
partecipano alle nozze tra Jacqueline Lee
Bouvier e John Fitzgerald Kennedy, astro
nascente della vita politica americana. I primi
anni di matrimonio non sono tranquilli: John
subisce due operazioni chirurgiche e Jackie
perde un bambino. Ma il peggio deve ancora
venire... Il 22 novembre del 1963 Kennedy viene
assassinato a Dallas, tre anni dopo la sua
elezione e alla vigilia di una rielezione
annunciata... Kennedy, l'uomo che sfidò Castro e
i sovietici, che iniziò la guerra in Vietnam,
che regalò una «Nuova Frontiera» esce di scena.
E comincia la leggenda. L'America si
commuove davanti all'immagine di Jacqueline in
nero, tra i fratelli del marito Edward e Bob,
tutti stretti attorno ai piccoli orfani Caroline
e John-John che salutano la bara del padre.
La tragedia dei Kennedy prosegue il 5 giugno del 1968
quando anche il fratello Bob, senatore in corsa per la
Presidenza, viene assassinato". |
OTTOBRE 1964 - Sventato
nel Texas un complotto contro Lindon B. Johnson |
A
undici mesi dai tragici fatti di Dallas e
nel pieno corso di una battaglia elettorale che
viene condotta senza esclusioni di colpi, la
notizia della scoperta di un complotto per
uccidere il Presidente USA Lindon B. Johnson
ha suscitato viva sensazione in tutti gli Stati
Uniti. Già in precedenza si erano verificati
fatti tali da mettere in sospetto gli agenti
federali o locali in vari posti dove Johnson si
è recato per il suo giro elettorale, ma in ogni
caso si è avuta l'impressione o di equivoci o di
gente più velleitaria che pericolosa. Le
rivelazioni e la scoperta fatte dallo
sceriffo di Corpus Christi (una città texana
a 500 chilometri da Dallas dove è
previsto un comizio di Johnson) dimostrano che
questa volta di tratta di un complotto che
coinvolge un numero non ancora identificato di
persone, un tentativo delittuoso che è stato
sventato grazie ad informazioni anonime.
Lo sceriffo John Mitchell, di Corpus
Christi, destinatario della "soffiata", aveva
deciso di saggiare la fondatezza delle
segnalazioni mediante un'improvvisa
perquisizione nell'abitazione di una delle
persone indicate come partecipi ad un complotto
contro il Presidente USA. L'informazione anonima
appariva assolutamente credibile allorchè 25 «deputies»
(agenti dello sceriffo), provvisti di mandato di
perquisizione, irrompevano ieri a tarda sera
nella residenza di Julius Schmidt, di 29
anni, rinvenendo un intero arsenale di armi, fra
le quali un lanciarazzi, mitragliatrici, un
mortaio, fucili atti a sparare proiettili ad
alta potenza, bombe a mano e circa 20.000
proiettili. Nell'abitazione perquisita gli
uomini dello sceriffo hanno trovato anche
numerose bandiere naziste, libri di Hitler o su
Hitler, elmetti della Wehrmacht o dell'esercito
imperiale germanico e fotografie di gerarchi
nazisti. Tratto in arresto anche il ventottenne
Jerry Bird, che sembra essere collegato
all'episodio.
Lo Schmidt era già noto alla polizia per i suoi
traffici illeciti e in precedenza era stato
associato a concentramenti di armi e munizioni
lungo la costa del Golfo del Texas.
Secondo lo sceriffo Mitchell, l'arrestato
avrebbe dovuto consegnare le armi agli
incaricati che si apprestavano ad uccidere il
Presidente Johnson.
Schmidt ha ammesso di avere acquistato
illegalmente armi, ma nega disperatamente di
essere a conoscenza, anche indiretta, di un
eventuale attentato contro il Presidente Johnson.
Dagli schedari della polizia risulta che Julius
Schmidt, artigiano idraulico in proprio, era
stato condannato per omicidio nel 1956 alla pena
di 10 anni di reclusione. Nel 1958 era stato
posto in libertà condizionata per poi essere
definitivamente liberato nel 1960. Durante un
tentativo di furto in un negozio di
autoaccessori insieme ad un complice, lo Schimdt
aveva ucciso un guardiano che era intervenuto.
Giunge intanto notizia che sono arrivate minacce
anche alla vita del candidato repubblicano
Barry Goldwater. A raccoglierle un
centralinista telefonico del "Milwaukee
Journal" che ha prontamente informato le
forze dell'ordine. L'ispettore Leo Woelfel, della
polizia di Milwaukee, ha dichiarato che sono in
corso delle indagini e che è stato comunque
predisposto un piano di protezione per il
senatore Goldwater... |
Da "IL TELEGRAFO" del 15 ottobre 1964 |
|
OTTOBRE 1964 - Drammatica riunione
del Comitato Centrale del PCUS: deposto Kruscev |
|
Il comunicato ufficiale parla di
dimissioni richieste per "ragioni di età
e di salute" |
IL TELEGRAFO del 16 ottobre 1964
- In una drammatica riunione dell'altro
ieri al Comitato Centrale del PCUS -
KRUSCEV DEPOSTO - Lo sostituiscono
Kossyghin (attuale vice Primo Ministro)
al governo e Breznev alla segreteria del
partito - Sarebbe stato Suslov a
presentare la mozione richiedente le
dimissioni di Kruscev e a raggruppare
intorno a se la maggioranza - Si ignora
dove sia l'ex premier - L'Agenzia «Tass»
ha pubblicato alle ore 22,02 (ora
italiana) del 15 ottobre il seguente
comunicato: "Nikita Kruscev è stato
esonerato dalle funzioni di primo
segretario del Comitato del PCUS e di
presidente del Consiglio dei Ministri
dell'URSS. Leonid Breznev è stato eletto
primo segretario |
|
del Comitato Centrale del PCUS. Alexei Kossyghin è stato
nominato presidente del Consiglio dei
Ministri. la decisione è stata presa nel
corso di una riunione plenaria del Comitato Centrale
del PCUS, tenuta mercoledì scorso. In merito alla
riunione è stato emesso il seguente comunicato
ufficiale: «Una riunione plenaria del Comitato Centrale
del PCUS è stata tenuta il 14 ottobre 1964. La
riunione plenaria del Comitato centrale del PCUS
ha accolto la richiesta di N.S. Kruscev di
essere esonerato dalle sue funzioni di primo
segretario, membro del Presidium del Comitato
Centrale del PCUS e presidente del Consiglio dei
ministri dell'URSS in vista della sua età
avanzata e del deterioramento della sua salute.
Il Plenum del Comitato Centrale del PCUS ha
eletto L.I. Breznev primo segretario del
Comitato Centrale del PCUS».
ENORME IMPRESSIONE IN ITALIA E NEL MONDO
- Riunita d'urgenza la dierzione del PCI -
Saragat in collegamento diretto con Mosca
durante la riunione del governo - Nenni non fa
commenti - Preoccupazioni di Tanassi - A Londra
si definiscono «inesplicabili» i motivi delle
dimissioni - Da fonte sicura si apprende che
Alexis Agiubei, genero di Kruscev, avrebbe
cessato da oggi le sue funzioni di direttore de
"Le Iszvestia", organo ufficiale del governo
sovietico...
LA CARRIERA POLITICA DI KOSSYGHIN E BREZNEV
- Il primo iniziò nel 1939 come
commissario delle industrie tessili, il secondo
è stato a fianco di Nikita dal 1938 - Kossyghin
è nato il 20 febbraio 1904 a Leningrado ed è
ritenuto uno dei grandi tecnocrati del regime
sovietico. Il padre era operaio. Nel 1919 si era
arruolato nell'"Armata Rossa" e nel 1927 aveva
aderito al partito comunista sovietico. Ha
portato a termine i suoi studi nel 1933
all'istituto tessile di Leningrado...
UNA DURA LEZIONE
- A noi democratici dell'Occidente la tecnica
del colpo di stato di tipo comunista è ormai
troppo nota perché se ne vogliano trarre giudizi
di natura morale... Stalin non è Kruscev, si
capisce; e Breznev non è Kruscev, anche questo
si capisce. Ma il comunismo è sempre lo stesso.
Vogliamo dire che i mezzi sono diversi (Stalin,
Kruscev, Breznev ecc.) ma il fine ultimo del
comunismo è l'immutabile conquista violenta del
potere e la sua gestione attraverso la dittatura
del partito unico... |
|
NOVEMBRE 1966 - Apocalisse in Toscana.
L'Arno rompe gli argini e invade Firenze e Pisa |
|
Straripa anche l'Ombrone e le abitazioni di Grosseto
sono allagate fino al primo piano |
L'alluvione del 1966 devasta in particolare la
Toscana (pesantemente colpite Firenze, Pisa e
Grosseto) e mostra, insieme alla tragedia di
Longarone, avvenuta tre anni prima, quanti danni
possono provocare l'inclemenza della natura e
l'imprevidenza dell'uomo.
IL TELEGRAFO del 5 novembre 1966
- "Diluvio e tempeste flagellano
l'Italia - Apocalisse in Toscana - La
regione al centro del disastro. L'Arno
rompe gli argini e invade Firenze. La
città vive ore drammatiche: acquedotti
inquinati, tubature del gas in pericolo,
manca la luce.
Due metri d'acqua in Piazza della
Signoria. Sette morti a Reggello per una frana e
numerosi feriti. Sei deceduti in altre località.
venti bambini salvati da un elicottero.
Mobilitati esercito, polizia e vigili del
fuoco... Ore di terrore nel pisano e nel senese
- Straripa l'Arno, inondazione a Pisa - Le acque
hanno superato anche il Ponte di Mezzo. Continua
ad |
|
aumentare il livello del fiume. L'Era rompe gli argini e invade
Pontedera: auto travolte, sospesa la produzione
alla Piaggio. Crolla un palazzo a Castelfiorentino
- La gente si rifugia sui tetti delle case... Tutta la
Maremma è sotto l'acqua - L'Ombrone straripa e le
abitazioni di Grosseto sono allagate fino al
primo piano - La città isolata, si teme vi siano
vittime - 90 persone salvate con gli elicotteri
- Violenta mareggiata a Porto Santo Stefano, con
battelli affondati - All'Isola d'Elba un
fortunale provoca danni per decine di milioni:
distrutti vari locali, affonda un peschereccio a
Marina di Campo. Altre imbarcazioni da diporto,
prima di essere messe al sicuro, hanno riportato
notevoli danni. |
AGOSTO 1968 - Drammatico annuncio notturno
di Radio Praga: invasa la Cecoslovacchia |
|
Un'azione contraria alle norme del
diritto ed ai principi delle relazioni
fra Stati socialisti |
Il TELEGRAFO - Edizione
Straordinaria del 21 agosto 1968 -
"L'annuncio dell'invasione è stato
ripetuto ogni dieci minuti, numerose
volte, fino alle 4,45 locali, ora in cui
Radio Praga ha cessato le trasmissioni.
Prima di interromperle l'annunciatore
aveva segnalato la cessazione dei
programmi di altre emittenti e che aerei
stranieri stavano sorvolando il cielo di
Praga, a conferma che ormai tutta la
Cecoslovacchia era stata occupata dalle
truppe del Patto di Varsavia.... Il
rombo degli aerei è continuato
incessante per tutta la notte. Nelle vie
si sono sentite in continuazione le
sirene della polizia. In Cecoslovacchia
le comunicazioni telefoniche sono
interrotte e il centralino rifiuta di
accettare qualsiasi comunicazione... A
Mosca il governo sovietico ha annunciato
oggi che le sue truppe sono entrate
nelle prime ore di stamani in Cecoslovacchia, su
richiesta delle autorità ceche, «per far
fronte ad una |
|
minaccia al sistema socialista e
allo stato creato dalla costituzione,
minaccia proveniente dalle forze
controrivoluzionarie entrate in
collusione con le forze straniere ostili
al socialismo...»".
Un portavoce del segretario generale
dell'ONU, U Thant, fa sapere che nessuna azione
da parte dell'organizzazione internazionale può
essere prevista per ora - Due titoli
significativi pongono l'accento sulla sorte di
Dubcek e l'eventuale ritorno al potere di
Antonin Novotny - Convocata a Roma la direzione
del PCI - Sull'UNITA' il titolo a nove colonne
recita: «Un grave annuncio da Praga - truppe
sovietiche entrano in Cecoslovacchia». Il
commento: «Le drammatiche notizie che ci
giungono da Praga nelle prime ore del mattino
suscitano emozione e profonda preoccupazione |
|
nel movimento operaio italiano e
internazionale. I compagni della direzione del
PCI sono stati convocati per un'immediata
riunione, allo scopo di valutare la situazione»."
OGGI - Il Libro del Secolo -
del 31 dicembre 1999
- "Il sogno della libertà dura lo spazio
di pochi mesi. Nel 1968 il segretario del
Partito Comunista Cecoslovacco, Alexander
Dubcek, sostenuto dagli studenti, comincia un
processo di democratizzazione sociale e
politico: è la "primavera di Praga". Invano
il leader del Paese satellite di Mosca tenta di
rassicurare i sovietici: nella notte tra il 20 e
il 21 agosto le truppe del Patto di Varsavia
invadono la Cecoslovacchia. Dubcek è arrestato.
Praga viene presidiata dai carri armati. La
gente si ribella e centinaia di persone vengono
uccise. |
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OTTOBRE 1975 -
Al ligure Renato Dulbecco il Premio Nobel per la fisiologia e la
medicina |
Eugenio Montale e
Renato Dulbecco portano
la gente di Liguria ad un prestigioso traguardo: due Nobel nello
stesso anno. Del grande poeta, ispirato dalle linee austere e
dalle onde scatenate del litorale ligure,
si riferisce in altra pagina...
Stoccolma, 16 ottobre -
Il medico scienziato Renato Dulbecco, naturalizzato americano ma
di origine ligure, ha ricevuto il Premio Nobel 1975 per la fisiologia e la
medicina, congiuntamente a due scienziati Usa. Le loro scoperte
riguardano «l'integrazione fra virus tumorali e il materiale
genetico della cellula».
I tre si divideranno un assegno di 630
mila corone svedesi (oltre cento milioni di lire). Dulbecco
lavora presso l'Imperial Cancer Found Laboratory di Londra; gli
altri due premiati sono David Baltimore dell'Istituto di
Tecnologia del Massachusetts (MIT) e Howard Martin Temin
dell'Università del Wisconsin. Quest'ultimo è stato uno degli
allievi di Dulbecco quando lo scienziato insegnava presso il «California
Institute of Technology» negli anni Cinquanta.
Il padre di Dulbecco, ing. Leonardo, deceduto nel 1969,
nacque ad Imperia dove compì gli studi fino al liceo e alla
laurea. Trasferitosi a Catanzaro per motivi di lavoro, vi sposò
Maria Virdia, scomparsa a Cuneo nel 1972, all'età di 82 anni.
Dal matrimonio nacquero tre figli: Renato, che ha oggi (nel
1975) 61 anni, Emma, residente a Savona dal 1961 e Antonio,
attualmente domiciliato a Cuneo dove svolge l'attività di medico
endocrinologo.
La famiglia Dulbecco abitò ad Oneglia subito dopo la
prima guerra mondiale. Nella città ligure Renato ha portato
avanti gli studi dalle elementari al liceo. A sedici anni era
già all'università di Torino, a ventidue si era laureato, a
ventisette era libero docente e assistente, prima in istologia e
poi in patologia.
Il trasferimento negli Stati Uniti risale al 1949, dopo
due anni di ricerche in campo batteriologico. Negli Usa Renato
ottenne ampi consensi e per consentirgli di svolgere al meglio
il suo lavoro gli fu assegnata una cattedra d'insegnamento
presso l'Istituto di Tecnologia della California.
Nel 1953 ottenne la cittadinanza americana. Venti anni
dopo si trasferì a Londra per continuare la sua attività presso
l'«Imperial Cancer Research Found».
A proposito delle sue ricerche lo scienziato ha detto che i suoi
studi sui virus cancerogeni lo hanno occupato per ben 15 anni e
che il lavoro che è stato specificatamente selezionato è solo
una delle fasi della sua opera.
Dulbecco ha poi aggiunto di aver dimostrato che il materiale
genetico dei virus cancerogeni, il loro DNA, si incorpora nel
DNA della cellula ospitante e, una volta lì, vi rimane per
sempre, cosicché l'intera progenie della cellula ha le stesse
caratteristiche alterate. |
Da "IL SECOLO
XIX" del 17 ottobre 1975 |
GIUGNO 1976 - Alle
elezioni politiche italiane ammessi al voto anche i diciottenni
(Camera) |
|
Chiamati alle urne quasi 40,5 milioni di
italiani |
|
IL GIORNO del 20 giugno 1976 -
"Dopo la più breve e accesa campagna
elettorale del dopoguerra, 40 milioni di
italiani alle urne - I senatori da
eleggere sono 315, i deputati 630 -
Votano: 21.084.386 donne, 19.352.208
uomini - Tre milioni di giovani dai 18
ai 21 anni voteranno per la prima volta
(per la Camera) - L'ordine ai seggi
assicurato da 120.000 uomini fra
soldati, carabinieri, agenti di PS e |
guardie di Finanza - 40 giorni di comizi
in migliaia di manifestazioni... Gli
occhi del mondo puntati sull'Italia; le
corrispondenze dalle capitali straniere - Dagli
Stati Uniti: «La società italiana è giunta ad un
bivio» - Il "New York Times" presenta il solito
contrasto fra la famiglia che voterà
democristiano per la difesa della libertà e la
famiglia che voterà comunista, perché vuole
riforme ed efficienza... - Il "Washington Post"
è ancora oggi il più attento osservatore
dell'attuale situazione italiana... in una
corrispondenza da Mosca, Peter Osnos scrive che
i sovietici si preparano a dichiarare la loro
soddisfazione per i prossimi risultati in
Italia, ma se questa soddisfazione sia genuina
oppure no è da vedersi... Le predizioni nella
capitale sovietica riflettono «la
straordinaria ambiguità» dei sentimenti del
Cremlino verso i comunisti italiani e la
sensazione che le loro sorti «potranno avere
un effetto profondo sulle politiche sovietiche»...
Dalla Francia: Cautela nei giudizi sull'esito
del voto - Dall'Inghilterra: L'«efficienza» tema
della consultazione - Dalla Germania:
«Improbabile il voto di protesta»
- Dall'Urss: «E' indispensabile il ruolo del PCI...»"
LA NAZIONE del 20 giugno 1976
- "Oggi e domani le elezioni più
importanti degli ultimi anni - Per gli italiani
una scelta decisiva - I votanti per la Camera
saranno 40,5 milioni, per il Senato 35 - Non si
escludono risultati differenti per i due rami
del Parlamento - Cautela di tutti sull'esito -
Salvo clamorose sorprese, per la formazione del
nuovo governo si prevedono un lungo braccio di
ferro tra i partiti e dure battaglie... Il
problema-base è se il voto di domani e dopo
accentuerà ulteriormente lo spostamento a
sinistra dell'elettorato o lo fermerà e
riequilibrerà... L'andamento della campagna
elettorale, imperniata sullo scontro fra DC e
PCI, ha messo in rilievo l'importanza della
posta in gioco e potrebbe avere effetti
soprattutto sull'elettorato fluttuante...
Nessuno degli altri partiti si da per
perdente... Il PSI conta di superare il fatidico
muro del 15%..." |
|
APRILE 1977 - Il
quotidiano di Livorno "Il Telegrafo" compie cento anni di vita |
|
Un giornale nato da un garibaldino e,
quasi sempre, vissuto alla garibaldina... |
DAL 1° NUMERO DE "IL TELEGRAFO" - 29
aprile 1877 - "AI LETTORI - Il
nostro giornaletto si occuperà, per lo
più, delle cose lontane, cioè di quelle
che son per accadere in que' paesi dove
il russo e il turco s'accapigliano,
sfogando un odio antico e minacciando in
Europa e in Asia grandi e pericolose
novità. Noi farem si che ogni persona la
quale non ami vivere col capo dentro il
sacco, venga tutte le sere ad aspettarlo
con ansietà e pigli bizza se accada mai
che è tardi un minuto, perchè le notizie
ci fioccheranno da ogni parte e non ce
le recherà il procaccia.
IL TELEGRAFO narrerà le battaglie, i
fatti d'arme, le avvisaglie, i diavoleti
e tutto quanto avvenga di clamoroso in
questo povero trambasciato mondo,
facendo si |
che nessun sen vada a letto senza aver
contezza di ciò che s'è fatto sulla
superficie del globo, dal levar del sole
all'apparecchiar della tavola.
Basterebbe questo per rendere IL
TELEGRAFO graditissimo a tutte le
creature umane che vivono tra 'l Ponte
di Stagno e l'Antignano, senza
differenza di culto o di color politico
o di cervello; ma il nostro giornaletto
non si ristringerà ad occuparsi a rigor
di termine solo delle cose che accadono
in lontananza. Perchè, ogni sera, farà
così di volo un breve cenno sulle
faccende di casa, dicendo ciò che si
fece e ciò che non si fece intra
muros, mettendo il becco sul libro
della Questura, sullo scartafaccio della
Polizia Municipale,
et quidem in Borsa, dove si trema e
dove si patiscono le pene dell'inferno,
perchè non cè merlo di becco giallo e
avvezzo ad uccellar il suo prossimo che,
a questi lumi di luna, non abbia timore
di patir la sorte de' pifferi di
montagna e non si raccomandi con tutta
l'anima a Cristo o a Moisè.
Poi discorrerà, tratto tratto, delle
cose di Roma, cioè degli svenimenti del
Sommo Pontefice, dei puerperj dell'on.
De Pretis, delle chiacchere dei deputati
e del sonno dei senatori, della
concordia dei ministr, delle convenzioni
ferroviarie di là da venire, del corso
forzoso estinguibile in centoquaratasett'anni,
della questione degli zuccher e dei
broccoli del ministro Majorana, delle
file de' nuovi cavalieri progressisti e
di tant'altre cose indispensabili in un
periodico che voglia meritarsi almeno
gli onori della tonsura nel sacerdozio
della libera stampa...". |
IL TELEGRAFO nacque da un'idea del
garibaldino Giuseppe Bandi, direttore della
«Gazzetta Livornese», il quale con una edizione pomeridiana del
giornale intendeva principalmente informare i
livornesi su quello che stava accadendo al
fronte della guerra russo-turca. Il quotidiano,
come si può leggere nella prima pagina del primo
numero, assunse immediatamente anche altri
propositi, tra i quali quelli di metter lingua
(il becco) nelle vicende in Questura, nei
verbali della Polizia Municipale e negli affari
politici di Roma... Dopo la Liberazione la
testata fu sostituita da quella de "IL TIRRENO"
fino agli inizi degli anni '60, quando riprese
nuovamente il vecchio nome. Appena terminato il
centenario di vita, tornò ad essere
definitivamente "Il TIRRENO". |
|
AGOSTO 1980 - Strage alla stazione ferroviaria
di Bologna causata da una bomba |
|
Una delle più grandi tragedie del dopoguerra |
|
IL SECOLO XIX del 3 agosto 1980
- "Una terrificante esplosione ha
provocato una delle più grandi tragedie
del dopoguerra - Strage alla stazione di
Bologna, 76 morti, si scava fra le
macerie - Duecento feriti, decine dei
quali in fin di vita - Prevale l'ipotesi
di un attentato fascista - Crollato
l'edificio delle sale d'aspetto
affollate di viaggiatori e dove c'erano
anche alcuni uffici. Altre vittime
tutt'attorno. Scene |
spaventose: «Alle
ore 10,25 un boato come quello
dei bombardamenti e un fungo di
fumo e polvere si è alzato dall'edificio
delle sale d'aspetto. Quando il fumo si è dissolto
il fabbricato non esisteva più e si
poteva vedere distintamente un treno
sporco e lacerato, fermo sul binario»
dice un testimone. I primi feriti
caricati su un bus: sei giungeranno
cadaveri all'ospedale. Tra le vittime
molti bambini e giovani. Tra i
calcinacci estratta gente ancora viva -
Un'intera città accorre a dare aiuto -
Ogni mezzo diventa un'ambulanza per
soccorrere i feriti - la morte è tornata
a Bologna 6 anni dopo l'«Italicus» -
Mille drammi privati all'interno della
sciagura: una donna è impazzita, da ore
sta aspettando il marito; un maresciallo
solleva un lenzuolo e sotto trova la
figlia - Due telefonate dei NAR, ma
Rognoni dice: «Mancano dati certi»
- Un ritardo salva l'espresso da
Genova - Il parere di un esperto in
esplosivi...".
LA NAZIONE del 3 agosto 1980
- "Bomba o disgrazia: ancora misteriosa
l'esplosione - Semidistrutta la stazione
ferroviaria di Bologna - 77 morti e 180
feriti - Fino a notte fonda si è scavato
fra le macerie alla ricerca dei
superstiti. Alcuni corpi sono stati
lanciati a decine di metri di distanza.
Lo scoppio terrificante sarebbe avvenuto
nella sala d'aspetto di 2a classe e non
nel ristorante, come si era creduto in
un primo momento. Questo avvalorerebbe
l'ipotesi dell'attentato (si è avuta
anche una rivendicazione di neofascisti
dei NAR). Il Presidente della Repubblica
Pertini ha interrotto le vacanze per
raggiungere la città emiliana -
L'ipotesi della bomba è quella che trova
più credito, anche se gli inquirenti non
lasciano cadere tutte le altre possibili
cause - La notizia arriva ai Giochi
Olimpici di Mosca - Ore d'angoscia e
tensione alla Presidenza del
Consiglio..." |
OOGI - Il Libro del Secolo - del
31 dicembre 1999
- Nella strage alla stazione di Bologna
persero la vita 85 persone e si
contarono 203 feriti. Le indagini si
rivelarono subito difficili. Il 23
novembre del 1985 si arriva a una
sentenza definitiva: i terroristi di
destra Valerio Fioravanti e Francesca
Mambro vengono condannati all'ergastolo
come esecutori materiali, ma si
proclameranno sempre innocenti. A Licio
Gelli vanno 10 anni per depistaggio... |
|
AGOSTO 1980 - Storica vittoria degli
operai polacchi. Solidarnosc é sindacato autonomo |
|
In Polonia diventa legale il diritto di
sciopero |
|
LA NAZIONE del 31 agosto 1980 -
"Dopo 16 giorni di scioperi senza
precedenti nei Paesi dell'Est - Gli
operai polacchi hanno vinto - Concesso
il sindacato autonomo - Gli accordi
siglati a Danzica e a Stettino sono
stati approvati dai vertici
del partito - Il nuovo organismo
«autogestito» collaborerà a fianco del
sindacato ufficiale - Legalizzato il
diritto di sciopero - Prima di arrivare
all'intesa Gierek |
avrebbe avuto il consenso di Mosca - Il lavoro
non sarà ripreso finché i dissidenti
(ieri ne è stato arrestato un altro) resteranno
in carcere... Il regime comunista polacco ha ceduto
su tutta la linea. La Polonia, primo paese del campo
socialista, consente la creazione di un
sindacato indipendente, non soggetto cioè alle
direttive del partito unico... La Polonia è il
primo paese comunista a legalizzare quello che
negli altri Stati dell'Est rimane un reato
punito con il carcere: il «diritto di sciopero»...
Promessi aumenti salariali e un piano per
l'edilizia popolare...".
IL CORRIERE DELLA SERA del 25 gennaio
1981 - "Media dell'80% nelle astensioni ieri
dal lavoro - Walesa vince la sfida del sabato -
Ai cantieri di Danzica gli assenti sono stati 9
su 10 - La TASS: «Coloro che organizzano
questi scioperi farebbero bene a riflettere»
- Il giornale dell'esercito sovietico sottolinea
il problema della «sicurezza
collettiva» - Missione di alti ufficiali
dell'URSS a Varsavia, Budapest e Bucarest -
Manovre di truppe nei Paesi satelliti... -
«Solidarietà» non intendeva arrivare ad una
nuova prova di forza sulla questione dei sabati
liberi. Vi è stata trascinata da quei dirigenti
del partito che hanno colto al volo l'occasione
per ribadire la linea della fermezza e della
disciplina uscita consacrata dal vertice di
Mosca..." |
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DICEMBRE
1981 - Arrestati un migliaio di leaders di
Solidarnosc. Scioperi e scontri a fuoco |
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LA NAZIONE del 14 dicembre 1981
- "L'esercito con pieni poteri arresta
nella notte un migliaio di leader di
«Solidarietà» - Stato d'assedio, legge
marziale e coprifuoco; i sindacalisti
minacciano lo sciopero per oggi - La
Polonia rischia il bagno di sangue -
Walesa, l'unico non in carcere, invitato
a svolgere subito trattative - In
prigione anche alcuni ex dirigenti del
governo e del partito, fra i quali Gierek
- Come si è sviluppata l'azione |
|
repressiva - Perquisizioni a tappeto
nelle sedi di «Solidarnosc» -
L'internamento o persino la pena di
morte a chi non obbedisce ai militari -
Chiuse le scuole... Intervento poliziesco a
Danzica - Il paese è isolato dal mondo - Le
misure di emergenza del consiglio militare -
Angoscia in Italia: unanime condanna - Haig: un
negoziato senza interferenze...".
IL SECOLO XIX del 15 dicembre 1981
- "Ore decisive in Polonia dopo il colpo dei
militari - Gli operai resistono - Occupate le
più grandi fabbriche di Varsavia. Il sindacato
libero tenta di organizzarsi. Lo spettro della
fame. Manifestazioni davanti ai negozi vuoti e
alle pompe di benzina chiuse. Tagliati tutti i
contatti con l'Occidente. Accorato appello del
Primate: «Conservate le teste e le mani per
il futuro» - Solidarnosc chiama allo
sciopero generale... Un disastro per il
Cremlino..." |
|
IL SECOLO XIX del 16 dicembre 1981
- "Dopo il colpo dei militari, il Paese
s'avvia verso la tragedia - Si spara a
Varsavia e Danzica - Dilagano gli
scioperi in tutta la Polonia - Scontri a
fuoco tra membri di Solidarnosc e
soldati. Gli operai avrebbero minato i
cantieri «Lenin» di Danzica e le miniere
di Cracovia, che sono stati occupati.
Appello agli studenti di medicina della
capitale: presentatevi negli ospedali.
Incidenti nelle università. Il Primate
della Chiesa di Polonia si rifiuta di
incontrare Jaruzelski. Le notizie
filtrano, nonostante il totale «black-out»
- A colloquio con gli operai di due
grandi fabbriche di Varsavia: «Walesa è
stato portato via dai carri armati... Il
Primate non può aver detto quelle parole»
- L'annuncio che tutti temevano è
stato dato ieri mattina a Stoccolma |
|
da Stefan Trezinski, rappresentante di «Solidarnosc»
in Svezia: «Lech Walesa è
stato arrestato da parte delle autorità
polacche». Mentre da Lisbona
l'ambasciatore polacco si
affrettava a precisare che il
Presidente del Sindacato
Autonomo «si trova tuttora
nelle vicinanze di Varsavia dove ha colloqui
con i rappresentanti del governo» -
Da Roma: importante svolta nella linea
ideologica e politica del PCI. Il
segretario Enrico Berlinguer, ieri sera
a «Tribuna Politica» ha rotto gli ultimi
indugi: «Quello che sta
accadendo in Polonia ci fa pensare che
la capacità propulsiva dell'Est Europeo,
che ha la sua nascita nella rivoluzione
d'ottobre, si sia andata esaurendo. Oggi
siamo giunti a considerare che quella
fase si chiude. Se ne deve aprire
un'altra... Alcuni insegnamenti di Marx
e Lenin devono essere abbandonati e da
noi stessi sono stati abbandonati. Due
esperienze storiche, quella
socialdemocratica e quella dell'Est
europeo, sono entrambe superate...»" |
GIUGNO 1986 - POLONIA
"NORMALIZZATA" - Jaruzelski recita il requiem
per Solidarnosc |
Il generale Wojciech Jaruzelski,
capo della Polonia, ha aperto il
congresso del partito comunista, il
primo che si tiene dopo l'imposizione -
nel 1981 - della legge marziale nel
paese. Il suo discorso inaugurale è
stato improntato ad un attacco contro il
movimento in clandestinità di "Solidarnosc",
ma ha fatto capire che le autorità sono
pronte a liberare un congruo numero di
prigionieri politici, poiché è diminuita
l'influenza del sindacato autonomo sulla
società.
Nell'aula attenta erano presenti
1.776 delegati del partito e 107
delegazioni straniere, tra le quali
spiccava quella del Pcus, guidata
personalmente dal segretario generale
Mikhail Gorbaciov e di cui fa parte
anche il ministro degli esteri
Shevardnadze... Secondo Jaruzelski,
Solidarnosc ha perduto l'appoggio da
parte della società polacca e nello
stesso tempo è passato sotto controllo
di estremisti «appoggiati e finanziati»
da enti di spionaggio occidentali. Il
leader comunista polacco ha ribadito che
è in corso una lotta per il futuro della
Polonia e che non si può e non si vuole
essere tolleranti nei confronti di
attività che danneggiano il paese. In
merito alla liberazione dei prigionieri,
ha fatto intendere che dal provvedimento
di clemenza saranno esclusi i recidivi,
il che significa che molti dirigenti
di Solidarnosc non potranno essere
scarcerati...
Secondo fonti dell'opposizione, il
numero dei prigionieri politici è salito
invece a 350, dai meno di 200 che erano
all'inizio dell'anno. Risale infatti a
poche settimane fa l'inizio
dell'operazione di polizia tendente ad
incarcerare quanti più oppositori
possibile prima del congresso del Pc. La
Polonia ha amnistiato 630 prigionieri
politici nel 1984 ed altri 200 sono
stati liberati l'anno scorso, ma dopo
ogni amnistia il numero dei detenuti per
motivi politici è sempre aumentato.
Nella prima metà del suo discorso,
Jaruzelski ha posto l'accento anche sui
gravi problemi economici che angustiano
la Polonia: il paese ha una scarsa
produttività, esportazioni deboli ed un
debito di 30 miliardi di dollari con
l'estero. Non sono mancate le critiche
al partito che, dopo il periodo di
Solidarnosc ha perduto un milione di
iscritti e continua a soffrire di
problemi di credibilità di fronte alla
società, in particolare fra i giovani,
gli operai e gli intellettuali... |
Da "LA NAZIONE" del 30 giugno 1986 |
"SOLIDARNOSC" VENNE SCIOLTO DAL
REGIME POLACCO
e passò in clandestinità fino alla fine del
comunismo. Nel 1989, dopo la caduta del
«Muro di Berlino» e la vittoria di
Walesa nelle libere elezioni, fu
uno dei soggetti della nuova Polonia
democratica ma, lacerato al suo interno
da insanabili contrasti, perse consensi
e venne relegato a margine delle scene.
A Lech Walesa, nel 1983, venne assegnato
il «Premio Nobel» per la pace. |
|
OTTOBRE 1980 - La
regina Elisabetta II d'Inghilterra in visita ufficiale a Genova |
ELISABETTA
ENTUSIASMA GLI «INGLESI D'ITALIA»
- Piove sul popolo e sulla
Regina. Cade una pioggerella inglese. In
quel contorno tutto suo, in un ambiente
meteorologico che le riproduce attorno
panorami familiari, Elisabetta II
d'Inghilterra incontra Genova e i
genovesi; passa tra la folla in attesa
sotto ombrelli che si urtano, tonfano,
si sbudellano a vicenda.
Città autenticamente repubblicana, ma
altrettanto autenticamente assetata di
avvenimenti, spettacoli e personaggi,
Genova dedica alla Regina sentimenti a
metà tra curiosità e simpatia, si
affolla lungo il percorso del corteo
reale («privato» quel tanto che basta a
non escludere i corazzieri) quando
ancora l'aereo è in volo verso il
«Cristoforo Colombo»...
La folla di quella che viene considerata
la più britannica delle città italiane e
che ha, nelle proprie leggende di
eleganza, «il camiciaio a Londra», resta
affacciata per ore dai marciapiedi di
quel percorso che attraversa piazza
della Vittoria, via XX Settembre,
piazza De Ferrari. L'arrivo di Elisabetta
d'Inghilterra è un po' come una riscossa
elettrizzante, un ritorno al buon tempo
antico. Nelle strade c'è già qualche
cenno d'eleganza un po' irreale, un
cappello a larghe tese, qualche mano guantata.
In via XX Settembre la gente
si interroga su tre scozzesi in
gonnellino che suonano la cornamusa:
"Sono autentici!"...
Qualche scuola ha chiuso le aule
prima del tempo. I bambini delle
elementari sperimentano con le maestre,
emozionate a loro volta, le sensazioni
di un incontro regale. I reali sbucano
con un po' di ritardo sul previsto dalla
sopraelevata. Al posto dell'attesa «Rolls
Royce» c'è solo una «Fiat 132»
blindata e blu.
Il passaggio della Regina e di
Filippo d'Edimburgo ha per la folla,
bagnata e paziente, l'ingrata rapidità
di una scena intravista: lei saluta, lui
anche, ed è finita per la gente dei
marciapiedi, per quella delle finestre,
per gli scolaretti, le signore eleganti,
i nostalgici, gli ironici, per chi crede
e chi no. E' una città che, tutto
considerato, accoglie gli ospiti con
rispetto ed esprime contemporaneamente
simpatia e senso della realtà dei tempi...
Piove più di prima quando Elisabetta
arriva a Palazzo Tursi, quando
Filippo d'Edimburgo ne esce reggendo
l'ombrello ad Ardenia Cerofolini,
ignorando principescamente le mani che
dalla folla si protendono verso di lui,
invocando un impossibile contatto. Un
vero e proprio rovescio si scatena
quando la Regina d'Inghilterra arriva a
Palazzo Spinola. Elisabetta
scende dall'auto, si muove elegante,
impassibile e sovrana al cospetto della
pioggia copiosa e delle impalcature che
rivestono lo stabile. Si volta per un
attimo e sorride, muove la mano in un
saluto contento, un po' pontificale,
forse un po' troppo striminzito per
ripagare a sufficienza la gran folla
bagnata per la lunga attesa... |
Sintesi e adattamento da un articolo
di Roberto Badino pubbliacto su "IL SECOLO XIX" del 17 ottobre 1980 |
|
NOVEMBRE 1980 - Un
disastroso terremoto colpisce il Sud dell'Italia: migliaia i morti... |
|
Maggiormente colpite l'Irpinia, il
Salernitano e la Basilicata |
|
LA NAZIONE del 24 novembre 1980
- "Disastroso terremoto nel Sud -
centinaia di morti fra le rovine - Il
sisma del nono o decimo grado della
scala Mercalli, ha colpito con
particolare violenza la Campania e la
Basilicata. Interi edifici sono crollati
a Napoli, Potenza e in altri centri. La
popolazione terrorizzata si è data alla
fuga con ogni mezzo, rendendo più
difficile l'opera di aiuto. Mobilitata
la Protezione Civile. Colonne di
soccorso, partite da tutta la Penisola,
convergono verso la zona del cataclisma
- Difficile |
ovunque l'opera di soccorso. Le linee
elettriche e telefoniche sono saltate da
Roma fino alla Calabria, rendendo
impossibili le comunicazioni
tra le zone terremotate e la sala
operativa del Viminale a Roma
- A Balvano più di cento morti -
IL SECOLO XIX del 25 novembre
1980
- "Il terremoto che ha colpito il Sud
si rivela una delle più grandi
sciagure della storia italiana -
Migliaia di morti e dispersi - Ieri sera
la tragica contabilità |
|
ufficiale parlava di 1012 vittime, ma
nei paesi dell'Irpinia, del Salernitano
e della Basilicata mancano all'appello
moltissimi abitanti. In molti centri i
soccorritori non sono ancora giunti. Da
mesi si temevano scosse nelle zone
colpite ed erano stati collocati
sismografi-spia. I detenuti tentano
un'evasione in massa dal carcere di
Poggioreale. La tragedia delle venti
famiglie sepolte a Napoli dal crollo di
una casa popolare. Decine di vittime
sotto la |
|
|
chiesa di Balvano. La gente chiede a Pertini
«pulizia»... Proclamato il lutto nazionale. |
LA NAZIONE del 26 novembre 1980
- "Ancora non si sa quanti sono i morti.
Polemica sul ritardo nei soccorsi - Il ministero
degli interni parla di 2400 vittime, destinate
"ad aumentare in modo considerevole" -
Duecentomila senzatetto, quattro paesi
interamente distrutti, mentre la
terra continua a sussultare -
La tragedia dell'Alta |
Irpinia: la gravità del disastro scoperta
scoperta venti ore dopo il sisma - Pochi
uomini e mezzi dice Zamberletti che
propone l'esodo dei terremotati -
Secondo il commissario governativo, non
è possibile tenere i sopravvissuti sotto
le tende. Per ora sono disponibili solo
il 5% delle forze necessarie -
Pertini ha visto rabbia e dolore -
In crisi le Ferrovie
dello Stato: sette linee sono ancora
bloccate. Chiuse anche sei strade
statali per l'intero percorso, mentre
altre 25 arterie minori sono
parzialmente chiuse o transitabili con
difficoltà. E' ancora chiusa
l'autostrada Salerno-Reggio Calabria.
IL SECOLO XIX del 29 novembre 1980
- "Il maltempo con pioggia e neve
continua ad infierire sui terremotati -
Le tendopoli crollano nel fango,
migliaia nella morsa del freddo - Altri
sepolti vivi tratti in salvo dalle
macerie - Il dramma di vecchi e bambini.
Occorrono roulotte. Moltissimi dei
senzatetto dovranno essere trasferiti in
altre zone. Ancora caos nei |
|
|
soccorsi. Non tutti i paesi colpiti dal
sisma raggiunti dall'esercito - Zamberletti:
«A Roma il terremoto sembrava solo una questione
di palazzo...» - Vivere
con l'incubo di nuove scosse. La gente
ha l'orecchio teso al latrare dei cani.
Bottiglie capovolte
diventano sensibili e immediati
sismografi - Cinque giorni dopo il
terremoto, sotto le macerie continuano a
trovare gente viva. Ciò che sembrava
speranza assurda si sta avverando. Ieri
sera, alle 21, due bambini sono stati
salvati a Lioni nell'Avellinese... A
Sant'Angelo dei Lombardi, nelle ultime
24 ore, sono stati trovati e salvati
altri 10 sepolti vivi... Ormai piove
ininterrottamente da tre giorni nelle
zone del sisma e sulle montagne del
Potentino e dell'Irpinia è iniziata a
cadere anche la neve... Per i 250.000
senzatetto le notti si fanno sempre più
lunghe e difficili da sopportare nelle
tende fradice d'acqua..." |
E' LA TERZA VOLTA NEL XX SECOLO
, dopo il 1930 e il 1962, che l'Irpinia viene
devastata da un sisma. Il terremoto del
23 novembre 1980 (decimo grado della
scala Mercalli), fa tremare la terra per
30 interminabili secondi e causa circa
3.000 vittime. Viene avvertito e provoca
danni e morti nell'intera Campania e
anche in Basilicata. Il bilancio finale
dei Vigili del Fuoco parla anche di
circa 280.000 sfollati e 8.848 feriti. |
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