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Cronaca dal 1946 al 1956

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SORRISI E CANZONI (Anno II - n.22) - settimanale di radiocanzoni e varietà. Copertina per la bella Marina Vernati, presentatrice della rivista radiofonica "Rosso e Nero" insieme a Corrado

IL BLOG DEL '900

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Scoperte, invenzioni, record
e avvenimenti importanti che
hanno segnato il XX Secolo

 

Finestre fotografiche
su Liguria e Toscana

Elenco puntato - Genova  GENOVA

Il capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
"Capitale Europea della Cultura"...

Elenco puntato - Euroflora  EUROFLORA

In primavera, ogni 5 anni,
 alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo...

Elenco puntato - Via Francigena  VIA FRANCIGENA

Col Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento...

Elenco puntato - Parco del Magra  PARCO DEL MAGRA

A Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa...

Elenco puntato - Golfo della Spezia  GOLFO DELLA SPEZIA

Tra la punta di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più profonde insenature di tutto il litorale occidentale italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella quale è incastonata La Spezia, città sede di porto militare e mercantile, che oggi è anche punto di attracco per le navi da crociera...

Elenco puntato - Le Cinque Terre  LE CINQUE TERRE

Cinque borghi marinari il cui destino è sempre stato storicamente legato alla terra e all'agricoltura piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i Patrimoni Mondiali dell'Umanità...

Elenco puntato - La Val di Magra  LA VAL DI MAGRA

Nobili, vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio...

Elenco puntato - La Val di Vara  LA VAL DI VARA

La "Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa...

Elenco puntato - La Lunigiana  LA LUNIGIANA

La "Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e perfettamente conservati...

 

Close Up

Argomenti del sito in primo piano,
eventi, news e storia del territorio

Le Alpi Apuane
Originano da movimenti
tettonici del fondo marino
e sono un "monumento
geologico" unico al mondo...

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Liguri Apuani e Statue Stele
Le radici più profonde delle
comunità lunigianesi affondano
fino alle soglie della protostoria.
Mari e monti un tempo erano
occupati dalla bellicosa
popolazione dei Liguri Apuani...

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Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
territorio, un tempo abitato dai
bellicosi Liguri Apuani, da dove
parte questo sito...

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Antiche ricette in Lunigiana
Piatti prelibati di una cucina essenziale, ma non per questo meno saporita. Cibi dal sapore antico che tornano ad imbandire le nostre tavole dopo  essere stati riscoperti a nuova vita.

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Ferrovia Aulla-Lucca
Il fascino dei treni d'epoca
e delle locomotive a vapore

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Ferrovia Pontremolese
Una linea di vitale importanza
per La Spezia e la Lunigiana

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Ex Ceramica Vaccari
Il comprensorio della fabbrica è un prezioso esempio di civiltà industriale di fine Ottocento e rappresenta un pezzo di storia fondamentale per Santo Stefano Magra e per tutta la Provincia della Spezia. Le aree recuperate vengono oggi dedicate all'arte, allo spettacolo, alla cultura...

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Il dialetto genovese
Le trasformazioni fonetiche avvenute nella parlata di Genova sono un segno inequivocabile del dinamismo espresso dalla città durante i secoli della Repubblica. A Genova il dialetto è una lingua viva, che oggi viene insegnata anche nelle scuole...

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Infiorate del Corpus Domini
"Per tetto un cielo di stelle e
per strada un tappeto di fiori...".
A Brugnato, ogni anno, giovani e
meno giovani si radunano nel
centro storico per abbellire strade
e piazze con disegni floreali,
secondo un'antica tradizione che
origina da un miracolo
avvenuto a Bolsena...

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Mezzi da lavoro storici
I raduni e le esposizioni di questi autoveicoli sono un modo per ricordare ed onorare le persone che, in passato, questi mezzi li hanno guidati per mestiere...

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Mezzi militari storici
I più celebri veicoli militari che hanno partecipato alle vicende della Seconda Guerra Mondiale sfilano per strade e piazze e mantengono vivo il ricordo di quei terribili giorni...

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INDICE GENERALE   '800   CRONACA  01  02  03  04  05  06     SPORT GIRO  TOUR  CICLISMO  ALTRI   FAUSTO COPPI   INTER   RIVISTE
GIUGNO 1946 -  Sorge la Repubblica Italiana per volontà di un referendum popolare
IL TIRRENO del 5 giugno 1946 - Tramite referendum, sorge la Repubblica Italiana per volontà del popolo
"E' nata la Repubblica!", telefona Nenni a Randolfo Pacciardi
Nuovo CORRIERE DELLA SERA del 6 giugno 1946 - E' nata la Repubblica italiana: risultati provvisori del referendum fino alle ore 24 del 5 giugno

"Risultato definitivo del referendum: Repubblica 12.160.155 voti - Monarchia 10.300.614. Calma assoluta nella capitale. Verso le 11 il Presidente del Consiglio On. De Gasperi, dopo essersi intrattenuto con l'On. Romita e col sottosegretario Spataro, si è recato al Quirinale e si è intrattenuto col Sovrano fino a pochi minuti prima di mezzogiorno. La visita di De Gasperi viene messa in relazione con l'opportunità di prendere accordi circa le modalità di un'eventuale partenza da Roma di Umberto II. Si afferma che l'annunzio ufficiale dell'esito

del Referendum, il quale, anche secondo gli ultimissimi dati pervenuti, sarà favorevole alla Repubblica, verrà comunicato solo dopo che il Sovrano avrà lasciato la Capitale. L'UNITA', che già ieri annunciava con sicurezza la vittoria repubblicana, stamane più cautamente si limita ad inquadrare la notizia stessa sotto un vistoso titolo che mette in risalto il delinearsi della vittoria dei favorevoli alla Repubblica. Il risultato finale sarà poi annunciato dalla Corte di Cassazione".

Da "IL TIRRENO" edizione straordinaria del 5 giugno 1946

RE UMBERTO PARTIRA' SABATO DOPO LA CONSEGNA DEI POTERI a De Gasperi, Capo provvisorio del nuovo Stato - Volontà di cooperazione di tutti i partiti per la distensione e la concordia - I risultati provvisori del "Referendum" - Chi sarà il nuovo Capo dello Stato: si parla di Orlando, ma i comunisti preferirebbero Nitti - Anche Bonomi e Sforza candidati - Si va verso un Governo di centro-sinistra - TREGUA NAZIONALE: la Repubblica ha vinto. Ha vinto con una maggioranza non grande, ma appunto perchè non grande essa sta a dimostrare la tenace resistenza contro cui il popolo ha dovuto a suo onore lottare, i forti pregiudizi contro cui ha dovuto combattere, le diffuse paure che ha dovuto vincere e la coalizione di malintesi interessi e di torbide nostalgiche fermentazioni che è stato costretto ad affrontare... La prima riunione dei 573 deputati eletti alla Costituente avrà luogo il 24 di giugno in Montecitorio... De Gasperi: Credo che il desiderio del Re, di procedere personalmente al passaggio formale dei poteri, sia un contributo positivo all'opera di pacificazione, del quale dobbiamo prendere atto con soddisfazione...".

Da Il Nuovo"CORRIERE DELLA SERA" del 6 giugno 1946
LUGLIO 1948 - Dopo l'attentato a Togliatti scoppiano disordini in tutta Italia

Nel luglio del 1948 un grave attentato pone in serio pericolo le istituzioni: lo studente Antonio Pallante prende a revolverate il leader comunista Togliatti e lo ferisce gravemente. Scoppiano disordini in tutta Italia, dove è stato proclamato lo sciopero generale. Ripreso il controllo della situazione, grazie anche al miglioramento delle condizioni di Togliatti, le autorità compiono una severa repressione: secondo il ministro degli interni Scelba, infatti, c'è stata un'insurrezione armata. I sindacalisti democristiani escono dalla CGIL e fondano la

IL TIRRENO del 14 luglio 1948 - Edizione straordinaria per l'attentato all'on. Palmiro Togliatti
«Libera CGIL», divenuta poi CISL. Anche alla Spezia e Genova migliaia di dimostranti si riversarono nelle strade e nelle piazze, dando luogo a sanguinosi incidenti...
Le violenze alla Spezia - Appena si è diffusa in città la notizia dell'attentato di Roma contro il leader del PCI, verso le 14, migliaia di persone mercoledì hanno abbandonato il lavoro per raggiungere Piazza Verdi e manifestare il loro sdegno. Hanno parlato: Franco del Sindacato marina; l'on. Barontini, segretario della Federazione provinciale del PC; Angelo Landi, del PSI e Giovannelli della Fiom provinciale. Tutti invitavano i dimostranti a mantenere la calma. I negozi erano stati fatti chiudere. Nello stesso momento in cui parlava l'on. Barontini, in Via Chiodo scoppiava un sanguinoso incidente tra gli agenti dell'ordine preposti a guardia del Partito Liberale e alcuni facinorosi.

Per arginare le intenzioni di questi, ultimi che volevano penetrare nella sede del Partito Liberale, un agente sparava un colpo in aria a scopo intimidatorio che provocava invece l'effetto contrario: i dimostranti esasperati si gettavano contro la polizia. Un altro agente, visto il pericolo, allora apriva il fuoco e feriva due dimostranti. Nel derivava un pestaggio generale nel quale rimaneva vittima anche il Commissario Mangano, comandante la squadra mobile. La jeep con la quale gli agenti si erano portati presso la sede del partito veniva capotata e incendiata: i vigili del fuoco potevano operare lo spegnimento solo a manifestazione terminata, ma la macchina ormai era stata completamente distrutta dalle fiamme.
In contemporanea venivano assaltate le sedi della DC, del PSLI e dell'UQ. I dimostranti dopo aver prelevato le suppellettili le gettavano nella strada e le incendiavano. Alcuni agenti di guardia venivano sopraffatti e percossi. In breve la città assumeva un aspetto desolato, dominato dai tumulti.
Soltanto un'ora dopo la Celere poteva ristabilire una relativa calma, caricando più volte con le jeep i dimostranti e ricorrendo al lancio di lacrimogeni. L'agente della Celere Alessandro Saletti (30 anni), ricoverato con prognosi riservata all'ospedale civile per stato di shock dovuto a gravi contusioni alla testa, decedeva tre ore dopo la sua entrata nel nosocomio.
A Genova il doloroso bilancio di due giornate di scontri cittadini parla di 3 morti e 75 feriti.

Da "IL SECOLO XIX" del 18 luglio 1948
MAGGIO 1949 -  Precipita a Superga l'apparecchio che riporta in Italia il "Grande Torino"
STADIO del 5 maggio 1949 - Prima pagina dedicata alla tragedia di Superga e al "Grande Torino"
Nessun superstite sul tragico volo - Un lutto atroce per l'Italia sportiva

"Lo sport italiano conosce oggi la sua più dolorosa giornata di lutto. La notizia, fulmineamente sparsasi, è di quelle che lasciano impietriti. L'intera squadra dei Campioni d'Italia, al completo delle riserve, cinque dirigenti e tre nostri colleghi fra i più stimati e valorosi, sono deceduti in un incidente di volo. L'occhio velato guarda la bianca cartella che riporta la ferale notizia, mentre un nodo di pianto stringe la gola, e l'angoscia prende i nostri cuori. Tutta l'Italia sportiva piange la morte crudele dei suoi più rappresentativi campioni... Erano i migliori del calcio "azzurro". - A piè di pagina, un trafiletto invita

I soccorritori e la coda del trimotore G212, ben visibile fra i rottami sparsi sulla collina di Superga

alla speranza per Valentino Mazzola. Venne infatti diffusa la notizia che il grande campione potesse essere sceso da quel maledetto aereo nello scalo di Barcellona.
Ma tutto si rivelò infondato.... Alle 17,05 del 4 maggio 1949 il trimotore Fiat G 212 delle Aviolinee Italiane, recante a bordo la squadra calcistica del "Grande Torino", si era fracassato al suolo nel piccolo giardino retrostante la Basilica di Superga, sulla

cima della collina omonima. Tutti i passeggeri morirono sul colpo e i loro corpi rimasero orribilmente ustionati o carbonizzati a causa dello scoppio del serbatoio del carburante.

Dal quotidiano sportivo "STADIO" del 5 maggio 1949
La formazione del "Grande Torino"
Una squadra nella leggenda dello sport
In quel periodo era la squadra di calcio più forte e più amata d'Italia. Aveva vinto gli ultimi 4 scudetti e incarnato i sogni e la voglia di vita dell'intero Paese. Il 4 maggio 1949, al ritorno da un'amichevole disputata a Lisbona, l'aereo con a bordo il Torino si schianta sul colle di Superga, proprio alle porte della città.
Il velivolo era partito alle ore 9 e 4' dalla capitale del Portogallo, aveva fatto scalo a Barcellona ed era atteso all'Aeronautica d'Italia da familiari, amici e tifosi.
Nell'incidente perdono la vita tutti i 31 passeggeri a bordo,

tra i quali 18 giocatori della squadra. Valentino Mazzola e compagni, da quel tragico giorno, entreranno nella leggenda dello sport.

Da OGGI - Il libro del Secolo del 31 dicembre 1999 - L'incendio dei resti dell'aeromobile era durato circa 25 minuti, inutilmente contrastato dall'opera di 4 carabinieri del posto, di un maresciallo dell'aeronautica in servizio presso la locale stazione metereologica e del parroco della Basilica, intervenuti con gli estintori. Ai familiari delle vittime, giunti sul posto, venne impedito di avvicinarsi alle salme, visto che lo scenario era decisamente macabro. Alla base della sciagura il maltempo: nella zona collinare, a causa della fitta nebbia, la visibilità era ridotta a 40 metri. La posizione dell'apparecchio fece supporre che il pilota, accortosi all'ultimo momento dell'ostacolo, avesse tentato una virata sulla sinistra, che fatalmente non era riuscita. La radio italiana sospese le trasmissioni per un minuto in segno di lutto. Manifestazioni di cordoglio anche al Senato della Repubblica e alla Lega Nazionale Calcio.

I nomi dei calciatori periti: BACIGALUPO Valerio, BALLARIN Aldo, MAROSO Virgilio, MARTELLI Danilo, GREZAR Giuseppe, RIGAMONTI Mario, CASTIGLIANO Eusebio, MENTI Romeo, LOIK Ezio, GABETTO Guglielmo, MAZZOLA Valentino, OSSOLA Franco, FADINI Rubens, OPERTO Pietro, SUBERT Giulio, BONGIORNI Emilio, GRAVA Ruggero, BALLARIN II, il fratello di Aldo.

CAMPIONATO 1946-'47 - Senza forzare, il Torino solo in testa dopo la 13a giornata
SPORT ITALIA (organo ufficiale dei pronostici SISAL) del 24 dicembre 1946 - Il Torino solo in testa al campionato
Una formazione che per bravura di atleti potrebbe essere la Nazionale
Se n'è andato. Così, senza forzare, senza alcunchè di straordinario, nella giornata che ha sconvolto la classifica, il Torino è rimasto da solo. Gli è bastata un'onesta partita contro la Fiorentina per ottenere quella distinzione. E già ci pare di vederlo scomparire all'orizzonte, figgitivo solitario della grande corsa in linea; ci pare di vederlo sparire alla vista degli inseguitori, in un formidabile polverone. I bambini se lo sogneranno di notte e forse lo immagineranno come una macchina mostruosa, dalle innumerevoli ruote, in cui le ruote sono gli innumerevoli gol segnati e da segnare. Chi, di grazia, lo può riprendere? Le risultanze della 13a giornata sono davvero mortificanti in proposito.

Non certo - dice la «tredicesima» - la Juventus, cui basta l'assenza di Piola a rendere mediocre l'attacco; non certo il Bologna, che contro le due vivacissime squadre del Sud ha pagato il fio della sua lentezza d'azione. E allora chi? Il Modena? O la Sampdoria? Bubbole per il momento... Non dimentichiamoci, amici, che il Torino è un po' - o potrebbe essere - la nostra Nazionale, ma non per sistema di gioco: per bravura di atleti. Tutto qui.
Che il Torino, un giorno o l'altro, dovesse rimanere solo in vetta al campionato era un'eventualità scontata in partenza. Fra il Torino e gli inseguitori c'è effettivamente uno scarto di classe, soprattutto nel settore dell'attacco. Basta che la prima linea granata trovi il suo quarto d'ora - e quasi sempre lo trova - per determinare il risultato. Basta guardare all'incontro con la giovane e modesta Fiorentina: sono bastati due periodi di estro scintillante perché la squadra viola venisse sommersa da una valanga di reti. In questo momento, nessuna difesa italiana, per ferrata che sia, riesce a contenere compiutamente l'attacco granata quando è in vena. Può darsi che quest'attacco debba subire qualche piccola crisi e che, nelle restanti 25 giornate, finisca qualche volta a bocca vuota. Ma sarà proprio un caso eccezionale, perchè la forza offensiva del Torino è tale che stupirebbe una sua eventuale sterilità...

Da "SPORT ITALIA" del 24 dicembre 1946 - adattamento da un articolo di Giorgio Boriani
TUTTI I PRIMATI DELLA SQUADRA CAMPIONE

Al Torino vanno tutti i primati, meno quello delle reti incassate che spetta al Modena: 24 canarine contro 35 granata. E' uno spettacolare ruolino di marcia che non trova riscontro nella storia del calcio italiano. Cifre che parlano da sè e rivelano la schiacciante superiorità della squadra campione nei confronti di tutte le squadre. Per arrivare alla luminosa conquista del campionato 1946/'47, il Torino ha adoperato 16 atleti: Mazzola e Ballarin (38 presenze); Gabetto e Grezar (35); Ferraris e Rigamonti (34); Maroso (33); Loik (30); Ossola (29); Castigliano (27); Bacigalupo (25); Martelli (17); Menti (14); Rosetta e Piani (13); Tieghi (3).
Il Torino ha segnato 104 reti (due furono degli autogol: quello di Cominelli con l'Inter a Milano e quello di Magli con la Fiorentina), così distribuite: Mazzola 29, Gabetto 19, Ossola 13, Loik 12, Ferraris e Castigliano 8, Menti 6, Grezar 4, Tieghi 2, Martelli 1.
Tra i primati più appariscenti dei campioni d'Italia ci sono il numero delle partite perse (solo 3) e quello delle vittorie in trasferta (13). Una partenza incerta costrinse i granata ad un poderoso inseguimento. Alla 13a giornata il Torino riuscì a prendere il comando del gruppo, ma alla 17a veniva raggiunto dalla Juventus, che due domeniche dopo rimaneva sola in testa, laureandosi campione d'inverno. Ma alla 21a tornata i campioni si ritrovarono nuovamente primi in classifica ed iniziarono una veemente galoppata a redini abbassate, tanto da seminare per strada tutti gli avversari.
Col peso di questi primati il Torino è ora in vacanza...

Da "TUTTOSPORT" del 12 luglio 1947
Dopo la tragedia i giovani granata proseguono la marcia con lo scudetto sulle maglie
TUTTOSPORT del 14 maggio 1949 - I giovani del Torino scendono in campo con lo scudetto sulle maglie
Ritorna il campionato in via Filadelfia con una partita densa di significati
Salutiamo gli undici giovani che domani, con lo scudetto tricolore appuntato sulla maglia granata, scenderanno in campo per continuare il cammino dei loro indimenticabili fratelli. Essi avranno vicino il cuore di tutti gli sportivi; e siamo sicuri che per volontà, serietà, correttezza, seguiranno la via tracciata dai loro maestri . La partita Torino-Genoa acquista un significato che trascende i puri valori sportivi, e il pubblico lo sa. Ma sarà anche interessante vedere questa bella e giovanile squadra, su cui i tecnici granata ripongono tante giustificate speranze, essere impegnata dagli allievi del genoa. E' la formazione di Ginevra dove, nei giorni della Pasqua, ha raccolto un netto successo di fronte ai più

forti avversari europei; essa raccoglie uomini di sicuro avvenire che un domani, forse non troppo lontano, potrebbero rinverdire le glorie dei caduti. Sarà bellissimo e commovente il grido di "Forza Toro" che domani riecheggerà sugli spalti di Via Filadelfia per questi ragazzi cui sembrerà pesante quel rettangolino di stoffa tricolore cucito proprio sopra il cuore. La compagine granata, che domani sarà in campo nella partita contro gli juniores del Genoa, è formata da giovanissimi nati dopo il 1° gennaio 1930, in massima parte formatasi in seno all'allevamento sociale e che hanno già sviluppato un ottimo senso del gioco. Recenti vincitori del Torneo di Ginevra, scenderanno sul terreno di gioco i seguenti elementi: Guido Vandone (portiere) - Umberto Motto (terzino destro) - Sergio Mari (terzino sinistro) - Lando Macchi (mediano destro) - Oscar Ferrari (centromediano) - Sergio Lusso (mediano sinistro) - Luigi Giuliano (ala destra) - Andrea Francone (mezzo destro) - Giuseppe Marchetto (centravanti) - Antonio Gianmarinaro (mezzo sinistro) - Alfio Balbiano (ala sinistra) - Riserva: Mario Audisio.
L'Italia risponde all'appello perchè il Torino risorga - Sono aperte in tutt'Italia le sottoscrizioni per "Torino Simbolo". E' un commovente plebiscito di sportivi per aiutare la società a risorgere dopo la spaventosa tragedia di Superga. Il dolore è espresso da uno slancio di adesioni, che è una prova concreta della volontà di tutti perchè la squadra granata possa continuare a vivere nel ricordo dei suoi campioni scomparsi... "Torino Simbolo" è in funzione da mercoledì mattina e le iniziative sorgono ovunque con un ritmo sempre più crescente... Sono previste delle agevolazioni delle industrie agli operai - Da Genova cinquecento dipendenti della ELAH porteranno di persona le sottoscrizioni - Un albergo torinese ospiterà gratuitamente la squadra argentina del River Plata, attesa a Torino il 24 maggio per disputare un incontro amichevole - Significativa offerta della Società pallonistica E.D.A. - La Juventus, capeggiata dall'avv. Gianni Agnelli e da Carlo Parola, ha portato l'adesione di 17 dirigenti e di 18 giocatori. Tra gli altri presenti all'appello il Milan, l'Inter, le squadre genovesi, il Novara, la Pro Vercelli, il campione del mondo Consolini, il pilota Nino Farina...

Da "TUTTOSPORT" del 14 maggio 1949 - sintesi dagli articoli di Ilo Bianchi e redazionale
GIUGNO 1950 -  Le forze aeree e navali americane entrano in azione nella guerra di Corea
IL TIRRENO del 28 giugno 1950 - Le forze areee e navali americane entrano in azione nella guerra di Corea
Il proclama del Presidente Truman - Il generale Mac Arthur assume il comando delle operazioni
Quella vissuta oggi a Washington e in tutte le città degli Stati Uniti è stata una giornata che, a buona ragione, può definirsi storica. Il pubblico che ieri aveva seguito gli avvenimenti coreani, con interesse assai mitigato da un certo scetticismo, oggi ha avvertito di colpo che il nuovo conflitto scoppiato in Estremo Oriente ha una portata decisiva per la pace del mondo la quale, mai come oggi in questo dopoguerra, è stata così gravemente minacciata.
La notizia che ha messo in allarme la capitale e che poi, annunciata alla radio, ha assorbito totalmente l'attenzione dell'opinione pubblica di tutto il Paese, è stata diramata dal Dipartimento di Stato poco dopo le dieci di stamane; essa rendeva noto che per le 11:38 (17:38 ora italiana) il Presidente Truman aveva convocato alla Casa Bianca le più alte personalità militari, diplomatiche e del Congresso per una nuova conferenza sulla situazione in Corea... Alle 11:55, quando le stazioni radio-trasmittenti della rete

nazionale hanno avvertito che era imminente la trasmissione del comunicato preannunciato, la vita nelle grandi città si è arrestata. Milioni di americani hanno invaso il piano stradale delle principali arterie cittadine per ascoltare la voce degli altoparlanti ed il traffico, a quell'ora intensissimo, è stato interrotto. Ecco di seguito il testo del messaggio che è stato letto agli americani a mezzogiorno in punto:

"Il Presidente Truman ha ordinato alle forze aeree e navali americane di entrare in azione in Corea

Nella sua qualità di Comandante in Capo delle Forze Armate americane, il Presidente ha ordinato loro di fornire protezione ed appoggio alle truppe del Governo della Corea Meridionale nella loro resistenza contro gli invasori della Corea del Nord. Il Presidente ha ordinato inoltre alla XI Flotta americana di impedire qualsiasi attacco contro Formosa e di accelerare l'invio di aiuti militari alle Filippine e all'Indocina".

Pochi minuti dopo, quando ancora non si erano sciolti gli assembramenti intorno agli altoparlanti, è stato annunciato che, mentre l' XI Flotta sta già incrociando nelle acque di Formosa, un'altra stessa formazione navale americana, e precisamente la VII Flotta - composta di portaerei, corazzate e incrociatori - è in rotta verso le coste della Corea comunista.
Da mezzogiorno in poi le notizie - tutte di fonte ufficiale - si sono susseguite a brevissimi intervalli. Alle 12:18 (ore 18:18 in Italia) il Segretario alla Difesa Ha annunciato - suscitando grande emozione - che le forze aeree e navali americane erano già entrate in azione nella Corea Meridionale e che formazioni da bombardamento pesante dell'Esercito degli Stati Uniti avevano ricevuto l'ordine di attaccare le città e i centri militari e strategici coreani situati a nord del 38° parallelo.
All'una un alto funzionario del Ministero della difesa ha annunciato personalmente ai microfoni della RCA che il comando di tutte le operazioni in Corea, comprese quelle navali, è stato assunto dal generale Douglas Mc Arthur. Anche le forze della Corea del Sud passano sotto al sua direzione e le loro operazioni saranno perciò, d'ora innanzi, coordinate in armonia con i piani tattici dello Stato Maggiore statunitense. Alle 14 è stata diramata una dichiarazione del Presidente Truman, nella quale venivano estesamente precisati il carattere e gli scopi dell'intervento americano.

Dopo il fulmineo intervento del generale Mac Arthur le avanguardie nordiste abbandonano Seul

Mac Arthur, uno dei migliori e più valorosi generali americani - che taluni affermano essersi già trasferito sul suolo coreano - va sviluppando con fulminea rapidità i suoi piani controffensivi e i primi segni dell'intervento statunitense si notano già stasera. Intanto, in seguito ai terribili effetti del bombardamento a tappeto effettuato sulle retrovie e nei punti nevralgici dell'invasore, la pressione dei nordisti sulla capitale è notevolmente diminuita. Le pattuglie e gli elementi corazzati che ieri sera e stamane erano penetrati nei sobborghi di Seul, perduti i contatti col grosso dell'esercito, hanno dovuto ripiegare precipitosamente ed ora le avanguardie nordiste si trovano in certi punti a 15 chilometri dalla città, in altri punti a 20 chilometri. Nel bombardamento e nel mitragliamento effettuato dagli americani una dozzina di carri armati sono andati distrutti.
Un'azione violentissima è stata diretta dai reparti aerei americani composti da bombardieri veloci e caccia a reazione contro una forte colonna armata nordista che puntava su Seul. Nettamente individuata ed inquadrata, la colonna è stata dispersa in pochi secondi e sei carri corazzati sono stati incendiati. La notizia dell'intervento americano, diramata alle truppe per mezzo di altoparlanti e volantini lanciati da ricognitori, ha galvanizzato la resistenza degli aggrediti. la comparsa nel cielo della battaglia delle formazioni aeree statunitensi è stata accolta dai soldati sudisti con entusiastiche acclamazioni.
In seguito all'intervento anche il governo coreano, che in un primo tempo aveva deciso di trasferirsi più a sud, ha annunciato stasera che Seul non verrà abbandonata e che nella città il governo ha sempre funzionato regolarmente. A Seul restano anche l'ambasciatore americano e tutti i membri della missione militare degli Stati Uniti...

Da "Il Tirreno" del 28 giugno 1950
GENNAIO 1951 -  Nasce a Sanremo la prima edizione del "Festival della Canzone Italiana"
SORRISI E CANZONI D'ITALIA del 1953 - Supplemento dedicato alle canzoni del 3° Festival di Sanremo
Sanremo la città dei fiori, dei sogni, dell'amore e della canzone italiana

Mentre in Italia, nel 1951, ancora si imponevano le canzoni esotiche, la RAI, in collaborazione col Casinò di Sanremo, volle indire un concorso per riportare la canzone italiana al suo giusto posto. Era necessario creare un movimento che potesse risvegliare il nostro pubblico avvinto ormai dalle sambe, dalle rumbe e dalle conghe e dai ritmi più indiavolati del dopoguerra. Tutti gli autori più quotati risposero all'appello. Il geniale Pier Busseti mise a disposizione il Casinò di Sanremo e si prodigò affinché all'appello rispondessero gli italiani tutti... La RAI ricevette 440 testi di canzoni di altrettanti autori e ne scelse una ventina. A Sanremo bisognava presentarle al meglio e perciò erano

NOVELLE E CANZONI del 1954 - Supplemento dedicato alle canzoni del 4° Festival di Sanremo

indispensabili una buona orchestra e degli ottimi cantanti. La RAI allora prescelse il complesso del maestro Angelini e le voci di Nilla Pizzi, Achille Togliani e del Duo Fasano. Da Sanremo partirono alla riscossa gli autori italiani più quotati per rivendicare le glorie della nostra canzone che andava estinguendosi. Il successo fu strepitoso e le canzoni "Grazie dei Fiori" (prima classificata) - "La luna si veste d'argento" - "Serenata a nessuno" - "Tutto è finito" e tante altre belle melodie finirono sulla bocca di tutti...
Quella prima edizione (apertura il 29 gennaio) fu trasmessa attraverso la radio (la tv arriverà solo nel 1954) e il pubblico, seduto ai tavolini del Salone delle Feste del Casinò, cenava tranquillamente allietato dalla musica.
L'Italia del dopoguerra è un paese con tanti problemi: si vive soprattutto di agricoltura, la disoccupazione è in aumento, gli analfabeti sono tanti, molti di più di diplomati e laureati, la ricostruzione ha tempi sempre più lunghi e difficili.
In questo panorama di disagi, difficoltà ed amarezze il Festival di Sanremo si propone come la faccia tranquillizzante, una valvola di sfogo, il divertimento a buon mercato. Le canzoni sono semplici, rassicuranti, consolatorie e propongono messaggi "subliminali" del tipo: "canta che ti sentirai più sereno" oppure "vedrai che c'è un rimedio per tutto".
Per molti anni a seguire le vicende di Sanremo saranno lo specchio fedele del costume e della società italiana, suscitando l'attenzione e l'entusiasmo di milioni di persone...
Per l'attesissima seconda edizione del 1952, le nuove canzoni presentate dagli editori raggiunsero il numero di 380. L'entusiasmo era alle stelle e la RAI volle rinforzare il complesso artistico e migliorare ancora. Oltre alla Pizzi, Togliani e Duo Fasano furono chiamati al Festival di Sanremo anche Oscar Carboni e Gino Latilla. Questi delicati interpreti portarono alla luce le novità: "Vola colomba" (canzone vincitrice, portata al successo da Nilla Pizzi) - "Papaveri e papere" - "Una donna prega" - "Madonna delle rose" - "Un disco dall'Italia" e tanti altri successi. La canzone italiana stava riconquistando piano piano il posto che occupava tempi addietro.
Al Festival di Sanremo del 1953 (3a edizione) venne allestito un complesso artistico ancora più imponente dei precedenti, addirittura inatteso, formato dalle orchestre dei maestri Angelini / Trovajoli e da uno stuolo di cantanti scelti con la massima cura. Nilla Pizzi, Achille Togliani e Gino Latilla non potevano mancare. A loro, sul palco del Casinò Municipale, si aggiunsero anche Flo Sandon's, Carla Boni, Katina Ranieri, Teddy Reno, Giorgio Consolini e il Quartetto Stars. Un esercito di maestri e di voci consolidate e nuove che con le loro esibizioni tennero alto nel mondo il nome dell'Italia canora.
Ancora mattatore del Festival, come nelle due edizioni precedenti, Nunzio Filogamo il quale lanciava il suo saluto, come sempre, dalla città dei fiori a tutti gli "amici vicini e lontani". Nel 1953 ogni canzone era interpretata due volte, da due cantanti diversi...
Nel 1954 manca all'appello della 4a edizione un grosso nome del panorama musicale. Sulla stessa pedana di lancio dalla quale prese il volo Nilla Pizza venne sostituita da Vittoria Mongardi, la simpatica cantante proveniente dall'orchestra Fragna. La giovane artista riuscì a parlare a tutti con la sua voce carezzevole e a riportare un po' di luce viva, come la Luna nuova dinanzi al sole che tramonta. Nilla Pizzi non era a Sanremo e gli occhi degli ammiratori la cercarono invano nella sala.
Una nota triste, quasi come se, per la prima volta avesse luogo una festa durante un periodo di lutto. Una mancanza annunciata poi ufficialmente da Nunzio Filogamo, che non aveva scandito il suo nome tra i presenti.
Gli applausi di entusiasmo furono subito seguiti da un mormorio di voci e poi da un religioso silenzio che colpì anche gli ascoltatori della radio. Una sorpresa gradita fu invece l'intervento del Quartetto Cetra che, per la prima volta, partecipava al Festival della Canzone Italiana. Natalino Otto, che lo scorso anno mancò di poco l'affacciarsi alla ribalta di questa grande manifestazione (quando Teddy Reno era indisposto) ebbe la possibilità di farsi sentire, sia pure con un po' di ritardo, e di farsi applaudire. Anche Gianni Ravera, conosciuto come il sosia di Osvaldo Valenti, fece il suo ingresso trionfale con i solisti del maestro Semprini.
E così, al suono di due orchestre di gran classe e di un Festival rinnovato (con un po' di malinconia), una nuova girandola di canzoni prese il volo per raggiungere i cuori di giovani e anziani, ovunque...
Questa edizione rivestì un carattere particolare anche per l'avvento della televisione: domenica 3 gennaio 1954, alle ore 11, era andata in onda la prima trasmissione ufficiale e dopo un mese la RAI trasmise le tre serate del Festival, con enorme successo di pubblico. Senza contare che l'industria discografica stava compiendo passi da gigante e gli interessi, intorno a Sanremo, stavano crescendo a dismisura...
Nel 1956 in Italia arriva il rock and roll: gli idoli giovanili sono Elvis Presley ed i Platters, ma Sanremo non recepisce nessuno di questi mutamenti.
Nel 1958 il Festival, fino ad allora organizzato dalla RAI, passa in mano a privati. Si respirerà un pò di aria nuova anche nella città dei fiori. L'artefice e il protagonista di un radicale cambiamento del Festival della Canzone Italiana fu Domenico Modugno. La sua canzone "Nel blu dipinto di blu" (Volare) è il primo importante segno di svecchiamento dei costumi. Di quel disco si vendettero milioni di copie.

Sintesi e adattamento da alcuni articoli di Cesare Ardini e recensioni di stampa specializzata
"Sanremo the Story"- il libro per capire ciò che ogni anno si ripete come un mito...
Nelle principali librerie è rintracciabile il volume “Sanremo the Story”, il catalogo della mostra dedicata ai primi 60 anni della kermesse festivaliera che fu allestita al Music Store del Porto Antico di Genova nel febbraio 2011.
Il catalogo, curato da Pepi Morgia con testi di Claudio Porchia, contiene foto d'epoca e aneddoti di un mito e rappresenta un vero e proprio archivio della memoria del Festival.
Sfogliando le cento pagine del volume si trovano le immagini tratte dall'Archivio Alfredo Moreschi curate da Claudio Porchia, le spruzzate di humour del vignettista Tiziano Riverso ed i contributi della Fondazione Erio di Vallecrosia e del Museo della Moda Daphnè di Sanremo.
Vincenzo Mollica, nella prefazione al libro, definisce il catalogo opera pop piena di dettagli da scoprire e di particolari che suggeriscono “nuove prospettive” e, per questo, capaci di trasmettere appieno "il senso e il non senso della nostra contemporaneità".
Il Festival di Sanremo ha formato per anni la vox populi con motivetti, slogan, battute e canzoni nati al Casinò o all'Ariston e che sono tuttora tra noi. Ma le fotografie di Moreschi e i testi di Claudio Porchia ci descrivono anche l'imago populi: 60 anni di scatti racchiudono la nascita di una nazione.
Ne sono una dimostrazione la lettera che la Rai inviò alle case discografiche nel 1950 in cui invitava a partecipare alla kermesse con canzoni in lingua italiana (in tempi in cui si preferiva il dialetto!) e la straordinaria idea di Amilcare Rambaldi del concorso canoro che nacque ufficialmente nel 1951 come Festival della Canzone Italiana e che cambiò per sempre la stessa musica italiana. E si ha l’impressione che Moreschi sia riuscito a fotografare anche quella…
Molte le immagini di personaggi: la prima Nilla Pizzi con un vestito alla Hayworth che non metterà mai più; Claudio Villa che arriva a Sanremo in treno; Modugno scatenato in una pubblicità per una marca di apparecchi radio; Celentano ripreso dietro una selva di garofani che canta spalle al pubblico; Mina agli esordi; Mike Bongiorno alla prima esperienza ma già padrone del video; Patti Pravo e le sue prime scandalose trasparenze.
Non mancano foto di situazioni: i cantanti e i musicisti a messa dai Frati Cappuccini prima dell'apertura; Gino Cervi-Maigret che s'aggira con la sua pipa per i camerini a controllare che sia tutto regolare; il faccione stupito di Louis Armstrong costretto da Pippo Baudo ad abbandonare il palco dopo "When the saints go marchin in".
E ancora la kermesse e la sua evoluzione: il legame con i fiori, la floricoltura ed il Corso Fiorito, una volta vicino e quasi parte del Festival.
Preziose anche le interviste, come quella a Dario Fo sul Contro-Festival di Villa Ormond nel 1969 che ben illumina l'atmosfera di quegli anni, o l'esperienza di cronista di Giampiero Morettiche racconta la meccanica del Festival da dentro.
Sanremo the Story è, dunque, un catalogo per tutti, vicini e lontani, giovani e meno, per capire ciò che ogni anno, per una settimana, si ripete ormai come un rito.
Scheda del libro:
Titolo: “Sanremo the Story” a cura di Pepi Morgia
Testi di Claudio Porchia  -  Foto di Alfredo Moreschi  -  formato: 21,5 x 21,5  -  pagine: 96  -  anno edizione: 2010
Zem Edizioni: Via San Rocco n.4 - 18019 Vallecrosia (IM)

La IX edizione del Festival attraverso le colonne di un nuovo settimanale

IL MUSICHIERE di Garinei e Giovannini - Settimanale sul mondo della canzone collegato alla celebre trasmissione televisiva. Copertina del 29/01/1959 dedicata a Nilla Pizzi, "signora della canzone" e regina di Sanremo"

Nel Gennaio del 1959 fa la sua comparsa nel panorama editoriale italiano un nuova rivista dedicata al mondo della canzone. Si tratta del settimanale "Il Musichiere" di Garinei e Giovannini - Arnoldo Mondadori Editore - nato sull'onda della celeberrima trasmissione televisiva. Il successo del giornale è incredibile. Da ogni regione d'Italia, da ogni città, da ogni paese del Nord come del Sud arrivavano centinaia di migliaia di richieste. Il numero 3 andò esaurito in poche ore e pertanto le rotative vennero immediatamente rimesse in moto per stampare altre decine di migliaia di copie. La rubrica delle lettere al giornale, curata da Mario Riva, diventò subito popolarissima. Per il IX Festival di Sanremo fu prevista l'uscita di una edizione straordinaria, con un contenuto sorprendente e tutti i retroscena della manifestazione. Nel quarto numero (copertina a lato), la rivista così preparava

i lettori all'imminente kermesse canora: IL MUSICHIERE n. 4 del 29 gennaio 1959 - "Tra poche ore si alza il sipario sul IX Festival della canzone italiana. Compariranno per primi alla ribalta due nomi nuovi: Fausto Cigliano ed Arturo Testa, ai quali seguiranno i veterani Natalino Otto e Gino Latilla... Il Festival si aprirà all'insegna dei fenomeni cosmici "Né stelle né mare"; e "La Luna è un'altra Luna": saranno le prime canzoni che i collegamenti radio e televisivi irradieranno nelle case di milioni di italiani. La "città dei fiori" si è ripopolata di turisti e di

personaggi legati al mondo canzonettistico. Su ogni canzone convergono ormai interessi che possono trasformarsi, in caso di vittoria, in colossali fortune. Grande è l'attesa per lo "stile '59". La canzone italiana, con il "fenomeno blu", ha riconquistato un ruolo di primo piano in campo internazionale. Finora lo stile dei motivi di Sanremo non si è mai ripetuto: ogni anno sono state presentate canzoni con delle varianti che ne contraddistinguevano il genere. L'ultimo di questi successi, «Nel blu dipinto di blu», ha riportato alla notorietà vecchie canzoni con arrangiamenti di gusto moderno. Quest'anno fra le venti creazioni degli autori italiani non c'è un motivo rivoluzionario, ma vi sono almeno 5 canzoni di alto livello, che si equivalgono e che hanno le stesse probabilità di affermarsi. Questo equilibrio rende nervosa l'attesa ed accresce l'interesse per l'interpretazione dei cantanti... I cantanti della "vecchia guardia" (Otto, Togliani, Reno, Latilla, Villa) cercheranno a Sanremo di arginare la popolarità dei giovani che urlano... Le sei voci nuove lotteranno per conquistare

IL MUSICHIERE - edizione del 30 aprile 1959 - Numero speciale con allegato disco di Corrado Lojacono che canta "Carina"

definitivamente l'ammissione nella elite canora... Comunque i Festivals vanno anche considerati come una fabbrica delle illusioni ed è per questo che, al termine della manifestazione, avremo le solite ed immancabili polemiche che si aggiungeranno a quelle degli autori esclusi e dei cantanti bocciati. Quest'anno, per mettere tutti in pace, le tre giornate sanremesi della canzone si chiuderanno con una pittoresca sfilata di carri infiorati, che si riallaccia alla tradizione di Viareggio. Un anello di congiunzione tra Festival ed anti-Festival che si terrà in Versilia ai primi di febbraio. Le due città finiranno per estendere la loro rivalità turistica anche alla musica leggera...

Adattamento da un pezzo di Ernesto Baldo
Copertina del 45 giri "Aranjuez la tua voce" (1967) con una immagine che testimonia la bellezza e il fascino di Dalidà, definita la "Brigitte Bardot della canzone"

Dietro le quinte del IX° Festival della Canzone Italiana di Sanremo

Copertina del 45 giri "Ciao amore, ciao", brano cantato da Luigi Tenco al Festival di Sanremo 1967 che segnò tragicamente il destino della sua vita e quella di Dalidà

• Dodicimila garofani  furono utilizzati per addobbare la Sala delle Feste del Casinò dove vennero presentate le canzoni. Tanti garofani non erano stati usati neppure per adornare il Teatro alla Scala in occasione del gala inaugurale della stagione operistica.
• Impresari di Parigi, Londra e New York entrarono in concorrenza per assicurarsi il "cast" dei cantanti del Festival per uno spettacolo identico a quello sanremese da effettuarsi nei primi giorni di febbraio.
• Alex Stone, paroliere di Perry Como e Maurice Chevalier fu tra coloro che assistettero alla gara canora.

• L'avvocato Edoardo Fosco  venne chiamato a presiedere l'Azienda Turistico Alberghiera di Sanremo, in sostituzione dell'avvocato Achille Cajafa.
• Enzo Tortora e Adriana Serra  presentarono ufficialmente la manifestazione.
• Iolanda Gigliotti, in arte Dalidà  (foto sopra), nativa di Serrastretta negli Abruzzi, fu ospite d'onore del IX° Festival. Dalidà aveva costruito la sua fortuna in Francia (viveva a Parigi), ma suoi celebri motivi come "Bambinò" e "Lazzareé" spopolavano allora in tutto il mondo. Il segreti del suo successo erano la potenza della voce e la bellezza, tanto che era soprannominata la "Brigitte Bardot della canzone". Negli anni '60 fu sentimentalmente legata al cantautore Luigi Tenco che, secondo la versione ufficiale, si tolse la vita con un colpo di pistola alla tempia in una stanza dell'Hotel Savoy, in preda allo sconforto perchè la sua canzone "Ciao amore, ciao" non aveva incontrato il favore del pubblico ed era stata esclusa dalla serata finale del Festival nel 1967. Quel brano, che secondo le cronache dell'epoca non piaceva neppure a Tenco, era cantato in coppia proprio con Dalidà la quale, al rientro in albergo, fu la prima a scoprire il corpo senza vita del cantante, con la testa in un lago di sangue. Il fragile equilibrio psicologico di Dalidà venne messo a dura prova da quell'episodio, a tal punto che negli anni a seguire tentò due volte il suicidio. Salvata in extremis, riuscì a togliersi la vita al terzo tentativo, il 3 maggio 1987.

VIAREGGIO E LE POLEMICHE PER L'ANTI-FESTIVAL - A Viareggio, l'8 e il 9 febbraio 1959, si tenne una manifestazione musicale imperniata sul "Burlamacco d'oro" e da tutti definita come '"l'anti-Festival'", alla quale parteciparono anche alcuni musicisti esclusi dal palcoscenico del Casinò di Sanremo. Tra questi Saverio Seracini. Seracini, in quel periodo, era il capofila degli autori che non intendevano rivoluzionare lo stile della canzone tipicamente italiana. In quell'anno il musicista toscano non figurò tra gli autori di alcuna delle 20 canzoni che vennero tenute a battesimo nella città dei fiori. Seracini si era imposto nella prima edizione del 1951 con "Grazie dei fiori" e nel 1958 era arrivato secondo, alle spalle di Domenico Modugno, con il brano "l'Edera", che trionfò poi in Canzonissima. Per snobbare il Festival canoro italiano il maestro non presentò i due motivi che, secondo lui, erano stati ingiustamente bocciati dalla giuria sanremese, bensì una melodia dedicata all'incantevole terra di Versilia, composta con Vincenzo D'Acquisto, dal titolo "Terra di paradiso".

MARZO 1953 - Colpito da ictus, muore a Mosca il maresciallo Josef Vissarionovic Stalin
CORRIERE D'INFORMAZIONE del 6/7 marzo 1953 - Tutta la prima pagina dedicata alla morte di Stalin
Riuniti nella capitale russa i capi dei governi satelliti -  Svetlana e Vassili al capezzale del padre

CORRIERE D'INFORMAZIONE - Pomeriggio - 6/7 Marzo 1953 - "L'ultimo capo di stato ad arrivare nella capitale sovietica è stato Mao Tse-Tung. Dopo l'annuncio della morte di Stalin, avvenuta alle 21,50 (ora di Mosca) del 5 marzo, Radio-Mosca ha diramato un comunicato sulle disposizioni prese per i funerali. Successivamente la radio provinciale russa ha emesso una comunicazione della «Tass» nella quale si informa che il feretro recante la salma di Josef Vissarionovic Stalin verrà deposto nella sala delle colonne della «Casa dei Sindacati» a Mosca. La morte dello statista russo è avvenuta per le complicanze dovute ad un'emorragia cerebrale all'emisfero sinistro (causata da ipertensione sanguigna ed arteriosclerosi), sopravvenuta nella notte tra il 1° e il 2 di marzo". «Giuseppe» Stalin era persona di umili origini, di pochi studi, nato il 21 dicembre 1879 nella Georgia, a Gori. Suo padre era un

calzolaio e la madre proveniva dalle montagne caucasiche. Dopo la morte di Lenin, avvenuta nel 1924, era stato l'espressione maggiore del governo sovietico. LA GAZZETTA del 5 marzo 1953 - L'ATTESA: "Dopo l'annuncio della malattia dato ieri mattina da Radio Mosca, le condizioni di Stalin permangono ancora gravissime. Lo statista sovietico, colpito da emorragia cerebrale, non ha ancora ripreso conoscenza. L'annunzio dato ai Popoli dell'Unione Sovietica ed al mondo dal Governo e dal

LA GAZZETTA di LIVORNO del 5 marzo 1953 - Titolo di prima pagina sulle gravissime condizioni di salute di Stalin
IL LAVORO NUOVO del 6 Marzo 1953 - Titolo su Stalin che lotta tra la vita e la morte e ultim'ora sull'avvenuto trapasso

Comitato Centrale del Partito Comunista. Preghiere in tutte le Chiese Cristiane ed in tutti i templi ebraici dell'URSS per la guarigione dell'illustre infermo... Da ogni parte del mondo si guarda con ansia al Cremlino. Un telegramma augurale di Churchill ed un messaggio di Eisenhower ai popoli sovietici. Il capo dell'ufficio stampa della Casa Bianca, James Hagerty ha dichiarato ai giornalisti che il Presidente è stato informato della malattia di Stalin alle 6 di stamane (le 12 di Roma). Il Ministro degli Esteri britannico Anthony Eden, da New York dove era giunto insieme al Cancelliere dello Scacchiere Butler, ha espresso il suo dolore per l'inattesa notizia. Stalin viene curato sotto la direzione del Ministro della Sanità - Tretiakov - e del Capo dei Servizi del Cremlino - Kuperin -"

CORRIERE DELLA SERA del 7 marzo 1953 - Da Mosca arriva una comunicazione ufficiale: Giorgio Malenkov è il successore di Stalin

IL LAVORO Nuovo del 6 marzo 1953 - "Perdura in tutto il mondo la più viva trepidazione per la sorte del grande uomo politico - Stalin tra la vita e la morte - L'ultimo bollettino medico dice: « Lo stato generale dell'infermo continua a restare di un'estrema gravità. I medici cercano di combattere i disturbi alla respirazione, alla circolazione del sangue e a quelli alla coronaria » - I commenti internazionali: dinanzi alla grandezza del leader sovietico costretti ad inchinarsi gli stessi avversari - Tacciono soltanto il Viminale e Palazzo Chigi - Un telegramma augurale inviato dalla Gioventù Socialista italiana. Nella colonna di apertura Il Lavoro fa in tempo a dare l'annuncio della morte: « Ultima Ora - STALIN E' MORTO - Secondo notizie

pervenuteci all'ultim'ora, Giuseppe Stalin sarebbe morto. Al momento di andare in macchina manca qualsiasi particolare».

Dal CORRIERE DELLA SERA del 7 marzo 1953 - Il successore di Stalin è Giorgio Malenkov

(6 marzo notte) - Questa sera è stato diramato un lungo comunicato stilato dalle alte gerarchie del Partito comunista e del Governo sovietico per annunciare una serie di importantissimi provvedimenti, che investono l'intera struttura del Paese... Dal comunicato si apprende che Giorgio Malenkov è il nuovo Stalin. Egli ha formato un Governo di emergenza. Nel giro di ventiquattr'ore il successore è stato nominato ed è chiaro, anche per questo, che la designazione è venuta dal dittatore scomparso, il quale aveva allevato il suo luogotenente per il supremo potere. Malenkov diventa Presidente del Consiglio e sale così al vertice del Governo. Nella gerarchia del partito era già designato al posto supremo dopo la morte di Stalin. Ed era questo fatto che faceva giudicare assai probabile la sua successione. Il partito è la classe eletta della società sovietica e prevale sullo stesso Governo, ridotto, in realtà, a sole funzioni esecutive e burocratiche. Stalin, fino al 1941, esercitò la dittatura senza far parte del Gabinetto. Molotov, che era il più anziano dei vice-Presidenti del Consiglio ed era stato presidente prima che Stalin assumesse personalmente la carica, mantiene le stesse funzioni e riprende il portafogli degli Esteri che aveva lasciato a Viscinski nel 1949. Questo particolare è certamente significativo: vuol dire che il successore o i successori di Stalin si propongono di esercitare un controllo molto stretto della politica estera...
Ma quale sarà la politica del successore di Stalin? Quali ripercussioni avrà la morte di Stalin sui rapporti fra la Russia e i Paesi «satelliti» e sulla posizione di questi? E quali ripercussioni avrà sui rapporti fra la Russia e i Paesi liberi? E quali sulla posizione dei partiti comunisti nei vari Paesi al di qua della cortina di ferro? Ossia, saranno i detti partiti spinti ad intensificare la loro azione rivoluzionaria o la attenueranno?
Tutti questi quesiti si compendiano in uno solo: quale sarà la politica del nuovo Presidente del Consiglio, Malenkov?... Si può rispondere fin d'ora: il successore di Stalin farà la stessa politica di Stalin. La farà peggio o la farà meglio; più abilmente o meno abilmente; con altrettanta energia, o con meno; ma farà la stessa politica... Naturalmente non è possibile dimostrare in modo assoluto che la previsione sia certa; e del resto nessuna previsione è mai certa. Ma si può dimostrare che è probabile, partendo dai presupposti della politica realistica, della politica di tutti i tempi, e seguendo i metodi di ragionamento che sono stati sempre propri dei maestri della politica realistica e dei politici comunisti...

SVETLANA, LA PREDILETTA DAL DITTATORE, CRESCIUTA ALL'OMBRA DEL CREMLINO

L'avevano abituata a considerasi sempre il centro dell'attenzione, un esempio al quale le sue coetanee si rifacevano. Ma l'inquietudine dominava l'esistenza di Svetalana Stalin, figlia prediletta del dittatore russo. Con il suo temperamento ribelle, contro la volontà paterna, sposò l'ebreo Gregori Morozov dal quale ebbe un figlio, Joseph che vive in Russia. Morozov non rimase a lungo insieme a Svetlana: il divorzio fu deciso in breve tempo e ad esso seguì un secondo matrimonio.
Questa volta Stalin non osteggiò la scelta della figlia, anche perché si sarebbe accompagnata con Juri Zdanov, figlio del potente uomo politico molto vicino al dittatore. Da quellla seconda unione nacque la figlia Katia, che vive a Mosca e come il fratellastro Joseph ha condannato la madre dopo i sensazionali fatti del 1967: "Ci ha abbandonati per sete di notorietà. Non vogliamo più sentirne parlare: viva pure la sua vita, sposi chi vuole e, soprattutto, non torni più da noi!".
La morte di Stalin e il periodo che ne era seguito avevano messo in ombra Svetlana. Nel 1996 le autorità sovietiche si erano opposte al suo desiderio di recarsi in India per disperdere nel Gange le ceneri di Brijesh

Sing, il principe indiano diventato comunista dopo aver a lungo soggiornato a Mosca e che invano la figlia di Stalin aveva chiesto ai dirigenti del Cremlino di poter sposare. Dopo molte resistenze era comunque riuscita a partire per Nuova Delhi. Da qui, il 7 marzo 1967, si era imbarcata su un aereo di linea con destinazione ignota, facendo perdere le sue tracce.
L'efficente macchina dello spionaggio sovietico si mette subito in moto, mentre gli americani sembrano interessarsi al "caso" in modo particolare. Sono a conoscenza che Svetlana Stalin ha fatto sosta a Roma. Forse è diretta in Svizzera. L'ipotesi di una fuga dal mondo comunista della figlia di Stalin è talmente sensazionale che, in Occidente, si comincia a seguire la vicenda con crescente attenzione. I sospetti diventano certezza quando Svetlana Allelujeva, rintracciata nel suo rifugio svizzero, dichiara di non voler fare più ritorno in patria. Non solo: annuncia a sorpresa di essere in partenza per gli Stati Uniti, dove ha intenzione di stabilirsi. Da Mosca si grida al tradimento...
Nei due libri che ha scritto a Princetown, dove si era inizialmente stabilita, Svetlana rivela le ragioni che l'hanno indotta a prendere una decisione tanto importante per la sua vita: la mancanza di libertà, il clima di intimidazione e repressione che regnano nell'Unione Sovietica, le avevano reso la vita insopportabile.

I neo sposi Svetlana Stalin e William Wesly Peters mentre tagliano la torta nuziale nella scuola di architettura di Taliesin (foto Arizona Republic)

"Venti lettere ad un amico" apre uno spiraglio di verità sul mondo del Cremlino, un best-seller internazionale, che ha fruttato tre milioni di dollari in diritti d'autore. "Soltanto un anno" mette a fuoco invece l'ambiente dei consiglieri di Stalin e traccia un quadro negativo dell'attuale situazione politica nel Paese.
Di Svetlana, da qualche tempo, non si parlava più. Si sapeva che aveva comperato una villa con parco a Princetown, la roccaforte degli intellettuali americani. Si era inserita con entusiasmo nella nuova società, intratteneva rapporti con uomini di lettere ed editori, ma non appariva volentieri in pubblico. Sembrava avviarsi ad una serena maturità, senza preoccupazioni economiche, ma velata dalla solitudine che attanaglia l'esule...
Invece qualcosa di inatteso è successo a Taliesin, dove una donna ormai nel pieno degli anni (Svetlana ne ha compiuti 44), che forse pensava di aver passato tutto nella vita, si è improvvisamente innamorata di un uomo più maturo, diverso da lei per origine, lingua, religione, mentalità. Com'é nella sua natura, lo ha sposato subito, con la decisione irruente di una fanciulla alla prima esperienza. Durante il brindisi nuziale aveva confessato: "Voglio avere subito un figlio e voglio che sia un figlio americano"...
Venderà la sua casa di Princetown, dal momento che si trasferirà con "Wes" a Taliesin e lo seguirà nei viaggi di lavoro. Forse andrà presto in Iran dove l'architetto Peters sta costruendo la residenza della principessa Shams Pahlavi, sorella dello Scià Reza Palhavi...
Non ha più contatti con i pochi amici lasciati a Mosca e forse questo è un motivo segreto di nostalgia, ma non lo dà a vedere. Anche nei giudizi sulla Russia oggi mantiene un atteggiamento più prudente, pur confessando che: "C'è stato un momento in cui ho temuto di soccombere. Soltanto quando ho visto da lontano la Statua della Libertà, che preannunciava l'arrivo a New York, ho capito che anch'io potevo avere diritto ad una nuova vita...".

Da "EPOCA" del 19 aprile 1970 - estratto da un art. di Monyca Christy Manoil
OTTOBRE 1984 - Svetlana Stalin torna in Unione Sovietica ma resisterà solamente un anno e mezzo

Svetlana Alliluyeva Stalin aveva clamorosamente abbandonato l'Unione Sovietica nel 1967 e altrettanto sorprendentemente vi aveva fatto ritorno nell'ottobre 1984, lasciando l'Inghilterra insieme alla figlia Olga Peters.
Nell'aprile del 1986, dopo un soggiorno di solo un anno e mezzo, la figlia del defunto dittatore sovietico, è ritornata negli Stati Uniti. La donna ha lasciato Mosca a bordo di un volo della "Swissair" diretto a Zurigo e da lì è ripartita alla volta di Chicago.
Aveva giustificato la decisione di fare ritorno in patria con il desiderio di riallacciare i legami coi due figli maggiori, Josef di 22 anni e Yekaterina di 17, lasciati quando erano bambini, per riparare in Occidente. Ma i due figli maggiori di Svetlana Stalin non sono probabilmente riusciti ad accettare una madre che per diciassette anni era vissuta in Occidente e che sentivano estranea.
Anche i rapporti tra Olga Peters, la ragazza nata dal matrimonio con l'architetto californiano William Wesly Peters, e i due fratellastri sono rimasti piuttosto freddi.
La partenza dell'unica figlia di Josef Stalin è stata avvolta dal massimo riserbo e la notizia è stata data con un ritardo di ventiquattro ore quando Svetlana, come ha confermato un portavoce dell'aviazione federale americana, era già a Chicago.
Martedì sera, la nipotina quattordicenne di Stalin, Olga Peters, è tornata in Inghilterra per proseguire i suoi studi. Dopo l'arrivo a Londra si è poi trasferita nell'Essex, presso la scuola privata quacchera di Safron Walden, dove ha potuto riabbracciare amiche e compagne. Con loro potrà parlare "nella sua lingua", come ha detto appena giunta con un volo da Mosca all'aeroporto di Heathrow. Nel periodo trascorso in Georgia, a Tiblisi, Olga non ha imparato il russo. La "sua" lingua era e continua ad essere l'inglese. Di lei la madre aveva detto: "E' americana come una torta di mele". Quando i giornalisti le hanno chiesto se si considerasse americana ha risposto: "Naturalmente"; poi, dopo un breve ripensamento aveva aggiunto: "Metà e metà, perchè mio padre è americano e mia madre è cittadina sovietica".
Il padre di Olga, William Peters, da cui la figlia di Stalin ha divorziato nel 1973, aveva cercato in tutti i modi di impedire che Svetlana portasse la figlia in Unione Sovietica. Olga ha comunque diplomaticamente dichiarato: "Non rimpiango il periodo trascorso in Russia. E' stata una bella esperienza, ma sono contenta di essere tornata".
John Woods, direttore della scuola di Safron Walden - vicino Cambridge - dove ogni studente paga una retta di 11 milioni di lire all'anno, ha continuato a tener libero il posto di Olga, anche dopo la sua partenza, dietro espressa richiesta della madre.
Secondo il giornalista  televisivo britannico Malcom Murreridge, Svetlana Stalin ha commesso un errore nel portarsi in Unione Sovietica questa figlia così "profondamente americana".

Da "IL SECOLO XIX" del 17 e 18 aprile 1986
APRILE 1954 - S.Stefano di Magra alla ribalta della cronaca sulla "Domenica del Corriere"
LA DOMENICA DEL CORRIERE dell'11 aprile 1954 - Nel disegno di Walter Molino i due bambini di S.Stefano Magra mentre vengono travolti da crollo delle strutture dell'abitazione
Due bimbi seppelliti dal crollo di una vecchio stabile - Vivi per miracolo sotto le macerie

LA DOMENICA DEL CORRIERE dell' 11 aprile 1954 - "Li ha protetti Dio. A Santo Stefano di Magra (Sarzana) una vecchia abitazione è improvvisamente crollata, seppellendo due bambini. Carlo Ruffini di anni 4 e Alberto Castagna di 2 stavano giocando nell'androne quando sono stati improvvisamente travolti dai detriti del rudere le cui strutture sono collassate a causa della fatiscenza.
Squadre di operai hanno lavorato ininterrottamente per due ore in loro soccorso ed alla fine la loro fatica è stata premiata. Li hanno ritrovati piangenti ed impauriti, ma illesi, sotto un architrave che aveva miracolosamente formato sui malcapitati una nicchia protettiva."
Tutto è bene quel che finisce bene... L'episodio salì alla ribalta della cronaca nazionale e la

"Domenica del Corriere", supplemento illustrato del "Corriere della Sera", illustrò l'accaduto in prima pagina con un disegno del celebre Walter Molino, visibile a sinistra.

AGOSTO 1954 - Grande lutto per l'Europa. A Sella di Val Sugana muore Alcide De Gasperi
LA NAZIONE del 20 agosto 1954 - Nove colonne per la scomparsa di Alcide De Gasperi
Un uomo semplice, modesto, gran lavoratore  e fermo nelle decisioni
IL TIRRENO del 20 agosto 1954 - Cordoglio nel mondo intero per la scomparsa di Alcide De Gasperi

LA NAZIONE ITALIANA del 20 agosto 1954 - " Un grande lutto della libera Europa - Il Governo e i capi della Democrazia intorno alla salma di Alcide De Gasperi - Gli ultimi istanti: "Non è niente, non preoccupatevi" -Parlando con Scelba aveva pianto per la comunità europea di difesa - "Si vedeva, non era più lui" - Il cordoglio mondiale - I funerali sabato a Trento e lunedì a Roma -

L'uomo che ci ha governato per oltre 7 anni: semplice e modesto, cordiale nei rapporti umani, gran lavoratore, coraggioso e fermo nelle sue decisioni. Tollerava la critica, considerava gli uomini con serena indulgenza, faceva grande affidamento sul suo fiuto politico, parlava di regola improvvisando, e la sua disadorna oratoria raggiungeva nella

polemica una rara efficacia... Di questo coraggio, di questa fermezza, offrì molte prove nelle infinite battaglie parlamentari che resero agitata la vita dei suoi sette ministeri... Tre fatti di portata storica caratterizzano la lunga opera dell'on. Alcide De Gasperi: la ricostruzione dello Stato sulle fondamenta liberali e democratiche; la collaborazione, la stretta associazione, in questa ricostruzione, fra le democrazia cattolica e la democrazia laica; l'arresto della spinta rivoluzionaria socialcomunista, che sei anni orsono sembrava inarrestabile. Bastano da soli a dare un giudizio fortemente positivo sull'uomo di Stato..."
Il TELEGRAFO del 20 agosto 1954 - "Unanime cordoglio nel mondo intero per la morte di Alcide De Gasperi - Le ultime ore dell'ex Presidente del Consiglio nella sua casa di Sella Val Sugana - Le spoglie riposano su un letto coperto di ciclamini e fiori di montagna - Il commosso omaggio delle alte cariche dello Stato e della popolazione - la salma attraverserà l'Italia per essere tumulata nell'Urbe - Come hanno appreso la ferale notizia Pio XII e la figlia dello scomparso, suor Lucia... Il «Presidente» se n'è andato con quella semplicità che ha sempre caratterizzato la sua vita privata e politica... Il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi ha appreso la notizia alle 6,35 dal Prefetto Varino che lo ha raggiunto telefonicamente nella sua casa civile a Saint-Vincent in Val D'Aosta, dove stava villeggiando..."

OTTOBRE 1954 -  Accordi siglati a Londra: Scelba annuncia che il tricolore sventola a Trieste
LA NAZIONE (Italiana) del 6 ottobre 1954 - Dopo gli accordi di Londra, Trieste ricongiunta all'Italia
La soddisfazione del Presidente Einaudi che dona la bandiera d'Italia ai triestini
LA NAZIONE del 6 ottobre 1954 - "Trieste ricongiunta alla Patria - Scelba annunzia al Senato lo storico evento e illustra la portata politica degli accordi siglati a Londra - Una calorosa manifestazione patriottica della maggioranza - Tutti i ministri si sono recati al Quirinale - Ai triestini si sono velati gli occhi quando il tricolore è salito sul pennone - Il discorso al Senato di Scelba: «Onorevole Presidente, onorevoli senatori; stamane a Londra l'ambasciatore Brosio, a nome del governo italiano, ha proceduto con i rappresentanti della Gran Bretagna, degli Stati Uniti d'America e della Jugoslavia alla parafatura di un insieme di accordi, in base ai quali l'Italia assume

L'Amministrazione della Città di Trieste e della zona finora affidata al Governo Militare Alleato. Dopo dieci anni la bandiera della Patria torna a sventolare sulla torre civica e sul campanile di San Giusto...» - A conclusione del suo discorso l'On. Scelba sottolineava che, risolto il problema di Trieste, si rendeva possibile l'instaurazione di una collaborazione politica ed economica con la Jugoslavia, collaborazione che è suggerita dalla stessa complementarietà di struttura dei due Paesi e dalla loro posizione geografica, sempre più persuasi che l'intesa fra i due Popoli sia necessaria ed utile, non solo per il consolidamento della pace nell'Adriatico, ma anche nell'interesse di tutto l'Occidente dopo la conferenza di Londra."

LUGLIO 1956 - Speronata dallo "Stockholm", la nave "Andrea Doria" affonda nell'Atlantico

Alle 23,22 di mercoledì 25 luglio il primo S.O.S. I naufraghi trasportati nel porto di New York

IL GIORNALE DEL MATTINO del 27 luglio 1956 - « Venuti a collisione alle ore 23,20 con "Stockholm". Danno non è stato ancora determinato. SOS - SOS - SOS ». Questo il primo drammatico radiomessaggio trasmesso dalla nave italiana "Andrea Doria", protagonista di una terribile catastrofe avvenuta nell'Oceano Atlantico. Il più moderno transatlantico della nostra flotta, gemella del "Cristoforo Colombo" e di proprietà della compagnia di navigazione "Italia", è affondata a circa 300 Km da New York mentre faceva rotta verso quel porto proveniente da Genova. La sciagura è stata innescata da una collisione avvenuta, per la fitta nebbia, con il transatlantico svedese "Stockholm", varato nel 1948 e stazzante 12.600 tonnellate. L'"Andrea Doria" non ha avuto scampo perché lo "Stockholm", avendo la prua dotata di uno sperone rompighiaccio (seguiva solitamente le

GIORNALE DEL MATTINO del 27 luglio 1956 - La motonave "Andrea Doria" si inabissa nell'Atlantico dopo essere stata speronata dal transatlantico svedese "Stockholm"

rotte dei mari del Nord), in seguito all'urto ha aperto uno squarcio immenso sulla sua fiancata destra e la nave italiana è colata a picco in poche ore (ore 10,09 locali - ore 15,09 in Italia).

CARATTERISTICHE TECNICHE DELLA NAVE ANDREA DORIA - La motonave Andrea Doria era la più bella nave italiana insieme alla «Cristoforo Colombo» - aveva una stazza lorda di circa 30.000 tonnellate - il volume interno era di circa 98.000 metri cubi - era mossa da due eliche e l'apparato motore poteva sviluppare una potenza di 50.000 cavalli asse, che imprimeva alla nave una velocità di 25,3 nodi - misurava 212,50 metri di lunghezza «fuori tutto» ed aveva una larghezza massima «fuori ossatura» di 27,40 metri - poteva trasportare 1241 passeggeri e un equipaggio di 575 uomini - Questa autentica «città galleggiante» era dotata di 16 lance di salvataggio in alluminio, undici ponti, tre piscine all'aperto, un ospedale con 60 letti, quattro cinema, un impianto di aria condizionata con cucina elettrica, ascensori ed un centralino telefonico con 300 numeri a disposizione dei passeggeri per comunicare a terra direttamente dai loro alloggi - Le cisterne di acqua dolce avevano una portata di 3.300 tonnellate, più altre cisterne che contenevano 370 tonnellate di acqua potabile - La 1a classe poteva ospitare 218 passeggeri, la classe cabina 320, quella turistica 703; in tutto 1241 persone che trovavano ospitalità in 452 cabine, attrezzate come stanze di un albergo di lusso - A prua v'era un giardino d'inverno, opera degli architetti Ponti e Zoncada; numerosi altri architetti avevano decorato i ristoranti e i saloni - Era dotata di sale elioterapiche, di massaggi e di ginnastica - A bordo erano presenti anche servizi religiosi con una cappella dove i suoi ospiti che lo desideravano potevano raccogliersi in preghiera - Un salone ospitava la biblioteca comprendente raccolte di libri in varie lingue - Al momento della collisione la motonave stava effettuando la sua 101a traversata atlantica. La nave prendeva il nome dall'ammiraglio, principe e condottiero Andrea Doria.

OTTOBRE 1956 -  La rivoluzione divampa tremenda nelle città e nelle campagne d'Ungheria
LA NAZIONE (Italiana) del 27 ottobre 1956 - Prima pagina dedicata allo scoppio della Rivoluzione d'Ungheria
Lo sciopero generale esplode ovunque. Fra i morti anche il campione di calcio Ferenc Puskas
LA NAZIONE (italiana) del 27 ottobre 1956 - "Comitati rivoluzionari costituiti nei grandi centri industriali. L'autostrada per Vienna presidiata dai posti di blocco dei ribelli. Il governo di Nagy ordina «l'attacco generale» contro i rivoltosi della capitale ma è costretto successivamente a promettere la più ampia amnistia e a scendere a trattative. Il quotidiano comunista parla di «tremenda sciagura nazionale» e giustifica l'indignazione della popolazione. Fra i morti dell'insurrezione d'Ungheria c'è un idolo del popolo magiaro, Ferenc Puskas, uno dei più grandi giocatori di calcio del mondo, mezz'ala sinistra della nazionale ungherese e colonnello dell'esercito. Egli è caduto in combattimento nelle strade di Budapest. Si era schierato a favore degli insorti contro le truppe sovietiche. Le vittime sono ormai migliaia e migliaia. Tutti coloro che oggi sono giunti in Austria dall'Ungheria sono stati

concordi nel riferire che il numero dei morti ascende a diecimila e che le strade di varie città sono ricoperte di cadaveri e che gli ospedali rigurgitano di feriti. Miskolc in mano ai rivoluzionari...."

OGGI - Il Libro del Secolo del 31 dicembre 1999 - "In Ungheria comincia la destalinizzazione. La ribellione ai russi scoppia in ottobre, quando gruppi di studenti chiedono il ritorno al governo di Imre Nagy, allontanato 5 anni prima, e una parziale indipendenza dall'URSS. Al governo c'è lo stalinista Geroe, che invoca l'aiuto delle truppe sovietiche: arrivano carri armati e aerei. Il 4 novembre, reparti corazzati russi riconquistano Budapest dopo aver finto di trattare con i ribelli. Imre Nagy viene deposto e poi ucciso. Le stime della rivolta parlano di 35.000 morti in 19 giorni di combattimenti.

La notizia della morte di Ferenc Puskas si rivelò poi infondata. Il campione ungherese era all'estero con la sua squadra e vi rimase fino al 1958 quando tornò a giocare nelle fila del Real Madrid. Puskas è deceduto di morte naturale, a seguito di malattia, il 17-11-2006 in un casa di cura di Budapest.
COPPA DEI CAMPIONI 1960 - PUSKAS, "RIABILITATO" DAI TEDESCHI, GIOCA E VINCE

Glasgow 18 maggio 1960 - Nella finale per la Coppa dei Campioni d'Europa il Real Madrid batte l'Eintracht di Francoforte per 7-3. Si registra pertanto un nuovo clamoroso successo dello «squadrone bianco» e la vittoria assume un significato particolare, considerato che la splendida esibizione fornita dal Real è avvenuta in terreno britannico, cioè in casa degli ex-depositari della migliore tecnica calcistica. A titolo di curiosità, va registrato invece il fatto che Ferenc Puskas si prende una rivincita sui tedeschi, da lui non più incontrati dopo la finale «mondiale» del 1954. Sei anni fa, infatti, la squadra nazionale ungherese venne clamorosamente battuta dalla Germania Ovest nella partita decisiva della Coppa Rimet. Qualche tempo dopo, Puskas, che quella sconfitta non l'aveva proprio digerita, aveva dichiarato ad un giornalista che i tedeschi, quel giorno, si erano dopati ed avevano pertanto riportato una vittoria assolutamente immeritata. In Germania, naturalmente, la reazione fu violenta e la stessa Federazione calcistica intervenne, inibendo alle Società affiliate di incontrare qualsiasi squadra straniera che contasse Puskas nelle sue fila. In seguito a questa decisione autoritaria, dopo il 4 giugno 1954, il «colonnello» non ebbe più modo di giocare contro dei tedeschi.
Esaurite le semifinali dell'attuale Coppa dei Campioni, la Federazione tedesca si vide costretta ad abrogare l'inibizione suddetta, non potendo evidentemente impedire all'Eintracht di tentare la conquista di un titolo così importante solo perché nelle fila dell'altra squadra sarebbe sceso in campo anche Puskas. Ed ecco la partita di Glasgow, ed ecco i quattro gol del grande Ferenc: quattro gol che accompagnati ai tre di Alfredo di Stefano, hanno messo in ginocchio l'Eintracht di Francoforte.

 Da "STADIO" del 25 maggio 1960
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