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Archivio di grandi eventi
nazionali ed internazionali,
inchieste, reportages su
quotidiani e riviste celebri |
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FINESTRE APERTE
SUL TERRITORIO |
GENOVA
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Il
capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
"Capitale Europea della Cultura"... |
EUROFLORA |
In
primavera, ogni 5 anni,
alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo... |
VIA FRANCIGENA |
Col
Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento... |
PARCO DEL MAGRA |
A
Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa... |
GOLFO DELLA SPEZIA |
Tra la punta
di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più
profonde insenature di tutto il litorale occidentale
italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella
quale è incastonata La Spezia, città sede di porto
militare e mercantile, che oggi è anche punto di
attracco per le navi da crociera... |
LE CINQUE TERRE |
Cinque
borghi marinari il cui destino è sempre stato
storicamente legato alla terra e all'agricoltura
piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della
Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i
Patrimoni Mondiali dell'Umanità... |
LA VAL DI MAGRA |
Nobili,
vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti
per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio... |
LA VAL DI VARA |
La
"Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa... |
LA LUNIGIANA |
La
"Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e perfettamente
conservati... |
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Fotografie ©
GIOVANNI MENCARINI |
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Le Cinque Terre
Non solo mare... |
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L'ottavo giorno,
dopo essersi riposato, Dio disse fra sé e sé: "Manca
ancora qualcosa...".
E creò le
Cinque Terre. |
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Blocco Notes |
Patrimonio
Mondiale dell'Umanità |
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Le Cinque Terre sono un lembo di costa della
Riviera orientale ligure appartenente ai comuni di Riomaggiore,
Vernazza e Monterosso.
Contribuiscono alla loro denominazione anche
Manarola (frazione di Riomaggiore) e Corniglia
(frazione di Vernazza).
Il territorio, posto in provincia della Spezia,
è molto frastagliato, con coste rocciose a picco sul mare
e colline retrostanti alte più di 500 metri sulle quali si
trovano altre amene località di villeggiatura (Groppo,
Volastra,
San Bernardino ecc.).
Nel 1997 le Cinque Terre sono state inserite
dall'Unesco nella lista dei Patrimoni Mondiali
dell'Umanità. Dal 1998 le acque antistanti
la costa fanno parte di un'Area Marina Protetta.
Per meglio illustrare le caratteristiche
delle Cinque Terre basta riferirsi a quanto
scrisse lo storico, geografo e vescovo Mons.
Agostino Giustiniani (vissuto tra il 1470 e il 1536)
nel suo lavoro "Descrittione della Lyguria",
che è il resoconto di un viaggio da lui compiuto
da Ponente a Levante, istruttivo come pochi,
dove si citano abitanti, frutti della terra e
del lavoro, centri e modi di vita. |
La Via dell'Amore, un sentiero tribolato |
Molti
turisti arrivano nelle Cinque Terre principalmente
per percorrere la «Via dell'Amore», un
sentiero di poco meno di un chilometro scavato lungo la
costa rocciosa tra Riomaggiore e Manarola; una
passeggiata a mare che congiunge questi due paesi a
cui, inizialmente, venne dato il nome di
«Strada Nuova».
Le vicende della Via dell'Amore iniziano negli anni
Venti dello scorso secolo, durante i lavori di
ampliamento della galleria ferroviaria effettuati
dall'impresa Tameo. Il primo tratto era un sentiero
strettissimo, scavato nella roccia, che partiva
sopra la stazione di Manarola per raggiungere la
polveriera sistemata sui dirupi del Vaolungo,
verso Riomaggiore. Terminati i lavori, tutto venne
abbandonato.
Nel 1928 però si installò in zona la ditta che
doveva bucare la galleria Biassa in direzione di La
Spezia. C'era nuovamente l'esigenza di sistemare una
polveriera lontano dall'abitato.
I tecnici chiesero allora un consiglio a tal
Vittorio Benvenuto, che li stava alloggiando, il
quale indicò come luogo idoneo i dirupi della
«Banca» verso Manarola: egli sperava che
tracciassero un sentiero per raggiungerla e per
questo concesse anche il passaggio in un suo terreno.
La popolazione inoltre riteneva che i sentieri delle due
polveriere potessero dopo essere prolungati fino al
loro congiungimento sullo spiazzo che le ferrovie
avevano costruito nella «Batternara». Questa idea
ebbe un forte impulso anche grazie al commerciante
Alessandro Andreoli, «Lissandrin»
per la gente, poeta e oratore per vocazione, amante
delle cose belle e strane.
Lissandrin disse al podestà che la Strada Nuova
andava fatta a tutti costi e che gli uomini
necessari, se il comune non avesse avuto i mezzi, li
avrebbe pagati lui. La proposta venne accolta.
Furono tre mesi di duro e pericoloso lavoro: il
minatore Pietro Manara e il suo giovane aiutante
Giuseppe Andreoli «Pin dei Dria», spararono circa 14
mine tutti i giorni, nell'arco di 12 ore, per far
saltare la roccia del Vaolungo e dare vita alla
Strada Nuova.
L'appellativo odierno è dovuto agli innamorati del luogo i
quali scoprirono subito quanto fosse romantico quel sentiero
e facile da raggiungere; appartato quel tanto che bastava a
concedersi qualche momento d'intimità, ma non così nascosto
per poter sfuggire alla vista e alle ire dei genitori.
Proprio uno di questi innamorati, un giorno, pensò bene di
apporre con un pezzo di calce, sulla porta della polveriera
in disuso, la scritta «Via dell'Amore».
Ai nostri giorni l'abbandono delle coltivazioni nei vigneti
sovrastanti è stato ed è fonte di movimenti franosi che possono
determinare la chiusura del sentiero per motivi di
sicurezza. Un'importante azione di restauro e
consolidamento era stata compiuta negli anni
Novanta quando l'Unione Europea aveva stanziato 2 miliardi
delle vecchie lire necessari anche a recuperare tratti
storici del paese. |
News |
Ottobre 2024 - La Via dell'Amore è
stata nuovamente chiusa al pubblico in seguito al
distacco di altro materiale roccioso dalle pareti
collinari che la sovrastano. Il fatto è avvenuto nello stesso punto in cui, 12
anni fa, si era generata una frana che aveva causato
il ferimento di 4 turiste australiane. Questa volta
alcuni massi hanno invaso il sentiero più famoso
d'Italia dopo avere sfondato le reti di
contenimento. Quello più pesante ha colpito la
galleria protettiva che sovrasta parte del percorso
procurando un vistoso buco sul suo soffitto.
Pertanto, essendo venuti a mancare alcuni requisiti
necessari per la sicurezza dei visitatori, il comune
di Riomaggiore ha preso la decisione di chiudere
la strada.
Per onor di cronaca già il 19 di ottobre la Via
dell'Amore aveva subito una breve chiusura in quanto
si era verificato l'incendio di un compressore
utilizzato dalla ditta che effettua le manutenzioni
e le fiamme si erano poi propagate anche alla
struttura dove il macchinario era ricoverato. Il
rogo era stato poi domato dai vigili del fuoco
accorsi sul posto.
Dopo questi ennesimi sfortunati episodi, tecnici ed
operai sono al lavoro per riportare la situazione
alla normalità. L'intendimento e' quello di poter
riaprire il sentiero prima delle feste natalizie. |
News |
Luglio 2024 - Dopo un'interruzione
durata circa 12 anni, il giorno 19 luglio 2024 è
ritornato praticabile l'intero percorso della Via dell'Amore.
L'estate scorsa c'era già stato un piccolo preludio
a questo avvenimento quando un tratto di circa 170
metri era diventato nuovamente fruibile a cittadini,
turisti, visitatori.
L'intero percorso fa parte del Sentiero Azzurro, che
conduce da Riomaggiore a Monterosso, ed è
sostanzialmente tutto pianeggiante lungo le
scogliere a picco sul mare. Questo tratto iconico
delle Cinque Terre, che misura circa 900 metri, è stato
oggetto di un intervento molto complesso di messa in
sicurezza e riqualificazione che ha visto anche
l'impiego dell'edilizia acrobatica. Il sentiero era
stato infatti chiuso nel settembre 2012 quando un
importante movimento franoso aveva anche causato il
ferimento di alcuni turisti australiani.
Nel giorno dell'inaugurazione ci sono stati grandi
festeggiamenti affinché l'evento venga ricordato non
solo alle Cinque Terre ma in tutto il mondo. |
Gennaio 2022 - Il giorno 14 è stato
aperto il cantiere per l'effettuazione dei lavori
descritti qui sotto che dovrebbero essere completati
in circa 2 anni e mezzo. |
Gennaio 2021 - Dalla Regione Liguria si
apprende che la conferenza dei servizi ha approvato
il progetto esecutivo delle opere per la messa in
sicurezza del sentiero. Come previsto dalle norme di
legge, il documento sarà ora sottoposto a verifica
prima che venga indetta la gara di appalto dei
lavori su base europea. Per questa emergenza
territoriale sono stati stanziati ulteriori 4,5
milioni di euro che portano l'investimento
complessivo a 16,5 milioni.
Il fronte roccioso che sovrasta il percorso sarà
definitivamente consolidato con l'adozione di
infrastrutture atte ad impedire la caduta di rocce e
altri materiali.
L'integrazione nel paesaggio delle opere previste
sarà realizzata con l'inserimento di elementi
vegetali individuati tra le specie locali, tenuto
conto della straordinaria qualità del bene culturale
e del contesto paesaggistico da consolidare,
valorizzare e restituire alla comunità. Non va
infatti dimenticato che l'area interessata si trova
all'interno di un parco nazionale e un sito Unesco,
Patrimonio Mondiale dell'Umanità. |
Dicembre 2017 - La Regione Liguria ha ottenuto dal Governo
7 milioni di finanziamento che verranno impiegati per
sostenere la parete rocciosa, ripristinare i parapetti del
percorso e migliorare la segnaletica turistica.
Il progetto dovrebbe essere completato nel corso del
2018. L'inizio lavori è previsto per il 2019 e, se i tempi
verranno rispettati, l'intero sentiero potrebbe essere
riaperto nella primavera del 2021. |
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Sulle Cinque Terre egli descrive il proprio sbalordimento di
fronte al lavoro, fatica di generazioni, che ha reso coltivabili
montagne aride e a precipizio,
tutte infine disseminate di vigne, "alla
vindemia delle quali in qualche luoghi è
necessario che gli huomini si calino dalle rupi
ligati nel mezzo per una corda". E il vino
che ne risulta è eccellente, celebre in quasi
tutto il mondo e servito alla mensa di baroni,
principi e re.
Si capisce pertanto che il destino di questi
cinque borghi marinari è sempre stato
storicamente e insolitamente legato alla terra e
all'agricoltura piuttosto che alla pesca, se si
eccettua un'importante tonnara che è esistita a
Monterosso fino alla metà dell'Ottocento (vedi
note più sotto).
Il paesaggio delle Cinque Terre è dominato
dall'impianto dei vigneti, posti sulle terrazze
o fasce (localmente, ciàn),
costruite in antichità con fatica, alcune delle
quali nel recente passato hanno sofferto di
scarsa manutenzione ed abbandono. I pendii o
muri a secco tra una fascia e l'altra si
chiamano poggi (localmente, pòzi);
le vigne si coltivano per lo più col sistema a
pergolato (autedu, da altus),
sostenuto ai limiti del vigneto da pali
(localmente, pai).
Costituito nel 1999, il Parco Nazionale delle
Cinque Terre sta facendo opera di recupero
di terreni incolti, concedendo appezzamenti
in uso gratuito, per conservare gli equilibri
ecologici, tutelare il paesaggio e salvaguardare
i valori antropologici del luogo.
Per valorizzare e migliorare l'accoglienza
delle Cinque Terre, nel 1996 è nato un
Consorzio Turistico che ha sede legale a
Monterosso ed è composto da numerosi esercizi
commerciali tra alberghi, ristoranti, bar ed
attività collaterali.
Di questi tempi, soggiornando alle Cinque Terre,
è molto raro sentire parlare in italiano... |
● Riomaggiore |
Il primo paese delle Cinque
Terre che si incontra provenendo dalla Spezia in
auto attraverso la strada litoranea n. 370 è Riomaggiore.
Il borgo è stretto tra una scoscesa
collina ed una ripida scogliera e le sue tipiche
case torri dai colori pastello crescono sulle
sponde del torrente omonimo, il «Rivus Major»
dei Romani.
Alla fine dell'Ottocento vi soggiornò più
volte il grande pittore «macchiaiolo»
Telemaco Signorini che amò intensamente il
piccolo paese e seppe coglierne la bellezza
scenografica, il sereno paesaggio e l'intima
poesia, insieme ai vivi colori del mare, della
costa selvaggia, dei terrazzamenti coperti di
vigne, uniti allo spirito dei luoghi e al
carattere della gente.
Secondo tradizione, Riomaggiore
venne fondato nell'VIII secolo quando un gruppo
di Achei vi trovò rifugio per scampare alle
persecuzioni dell'imperatore bizantino Leone III.
Il suo sviluppo, come quello
degli altri borghi delle Cinque Terre, è dovuto
agli abitanti dell'entroterra, in particolare
della Val di Vara, i quali scesero verso la
costa in cerca di una clima più mite per
coltivare vite e olivo.
Le prime notizie storiche di Riomaggiore risalgono
al 1239 quando gli abitanti di Carpena entrarono
a far parte della Compagna genovese.
Le sue abitazioni sono tutte differenti per
colore, struttura e dimensioni: una tipicità di
questi luoghi che li rende molto originali senza
però generare una sensazione di disordine urbanistico.
Si tramanda che queste differenziazioni fossero
utili ai marinai nel riconoscere la propria
dimora anche dal mare.
Sulla collina del borgo si erge una fortezza di
origine medievale (il Castello) fatta costruire
da un signorotto della Repubblica di Genova nel XIII
secolo per difendere la popolazione dagli attacchi dei
Saraceni. L'edifico a base quadrata, con due
torri circolari e tozze, nel XIX secolo venne
riempito di terra e trasformato in un cimitero.
Dopo un'importante opera di restauro si presenta
oggi al turista con i caratteri dell'antico
bastione dal quale si può godere di un
bellissimo panorama su tutto il litorale
La chiesa
parrocchiale, di origini trecentesche, è dedicata a San Giovanni
Battista mentre dalla parte opposta ai resti della cinta muraria si
trova la chiesa di San Lorenzo, edificata tra il
1338 e il 1375 dai maestri antelami, secondo una
tipologia diffusa in zona e tipica della cultura
architettonica genovese del XII e XIII secolo.
Dall'alto domina il borgo il
Santuario di Nostra Signora di Montenero che
viene venerata durante la Pentecoste.
Fino al XVIII secolo
Riomaggiore si distinse per la coltivazione dei
gelsi, poi sostituiti dai limoni, ma l'economia
locale non raggiunse mai livelli esaltanti di
floridezza. Ora è circondato da vigneti e
oliveti, un tempo molto fiorenti, oggi limitati a degli
appezzamenti tra le terre incolte oggetto di
recupero da parte del Parco
Nazionale delle Cinque Terre (che qui ha sede legale).
Lo sperone roccioso della Beccara sovrasta la
celeberrima "Via dell'Amore" che da Riomaggiore
porta a Manarola, un sentiero sospeso fra cielo
e mare che nel mondo è diventato il simbolo
delle Cinque Terre. L'incantevole panorama
naturale, su cui ha necessariamente inciso anche
mano umana, trova spazio su rocce che risalgono
a 50 milioni di anni fa.
Oltreché attraverso la strada statale litoranea, Riomaggiore è
raggiungibile in treno grazie alla linea
ferroviaria La Spezia-Genova (per le Cinque
Terre ci sono treni navetta in arrivo e partenza
ogni 30 minuti); nel periodo estivo è attivo un
servizio di battelli sia da La Spezia che da
Portovenere che lo collega anche agli altri
borghi limitrofi. |
● Manarola |
Frazione di Riomaggiore, situata su un piedistallo
roccioso a picco sul mare, Manarola si presenta come un
agglomerato
compatto di case vivacemente
colorate, molte con una terrazza sul tetto - la
tipica «ciassola» - dove in settembre, dopo la
vendemmia, si usava stendere al sole per circa
un mese i grappoli migliori per ottenere lo
Sciacchetrà che, alla pari del vino Cinque
Terre, è prodotto anche negli altri comuni e
nelle zone di "Tramonti" di Biassa e Campiglia,
con le stesse uve.
Il lungo appassimento determina una gradazione maggiore
(circa 18°) rispetto all'altro (circa 11°). Dal 1973
ambedue questi vini della costa spezzina fruiscono del
marchio DOC (denominazione di origine controllata).
La via principale di Riomaggiore scorre
sopra un torrente coperto e termina nella
caratteristica caletta tagliata nella roccia
dove le barche vengono issate e calate in mare
grazie ad uno scivolo in muratura.
Nella parte alta del borgo è caratteristica la
piazzetta dove si affaccia la
parrocchiale
di San Lorenzo.
Con una camminata a piedi di circa mezz'ora,
attraverso un sentiero che scorre tra viti ed
ulivi secolari, si può raggiungere la sommità
della collina di Volastra, un'altro ameno borgo nel
comune di Riomaggiore. Nel piazzale alberato di fronte al
Santuario
della Madonna della Salute
ci sono tavoli attrezzati per un pic-nic e la
vista può spaziare sull'incantevole panorama
disegnato dal mare e dalle colline circostanti. |
● Corniglia |
Frazione di Vernazza,
il borgo ha un aspetto più
agricolo che marinaresco ed è l'unico le cui
case non sono lambite dalle acque in quanto
sorge sulla sommità di un promontorio. Le
colline circostanti sono rigate dai terrazzamenti
(i «cian») ove si coltiva la vite e l'ulivo.
Il primo tratto di sentiero che porta
a Vernazza è protetto da un alto muretto a secco
che ripara dal sole e dal vento che può spirare
fortissimo dal mare; in mezzo ad ulivi secolari,
il percorso sale fin sulla sommità delle colline
coperte da lecci e pini marittimi. A metà
cammino, attraverso un sentiero a pagamento,
volendo si può scendere al mare, per
raggiungere la amena e solitaria spiaggia di Guvano,
tanto amata dai naturisti.
Il santuario
di Nostra Signora delle Grazie, posto
sul colle di San Bernardino, secondo tradizione
sarebbe stato edificato in seguito al passaggio
del predicatore francescano Bernardino da Siena,
intorno al 1485. L'intitolazione alla Madonna
risale ad un'epoca successiva, anche se nella
chiesa già si venerava un'immagine della
Vergine. Un culto che ebbe un rinnovato impulso
quando gli abitanti di Corniglia decisero di
rimettere a nuovo una tela raffigurante Maria
ormai sbiadita dal tempo, ma recatisi in chiesa
trovarono miracolosamente l'immagine splendente
di colori, come se qualcuno l'avesse appena
ridipinta.
Nel nucleo storico di Corniglia sorge la
Chiesa di San Pietro, costruita nel XIV
secolo sui resti di un preesistente edificio
sacro. Sulla grande facciata in pietra, che fa
da prestigioso biglietto da visita all'impianto
basilicale a tre navate, spiccano l'alta
gradinata e il portale lunettato, lo stupendo
rosone marmoreo e la sequenza degli archetti
pensili che sottolineano il cornicione. |
● Vernazza |
Vernazza
(l'antica Vulnetia)
conserva il caratteristico aspetto di borgo
medievale e vanta le più remote tradizioni
marinare di tutte le Cinque Terre.
Per un certo periodo è stato l'unico porticciolo del
territorio ad essere stato proclamato
dall'Unesco "Patrimonio Mondiale dell'Umanità".
Le alte case abbarbicate sul promontorio sono raggruppate ad
anfiteatro intorno ad un piccolo approdo. In
questo modo, storicamente, ci si difendeva dalle
incursioni dei pirati saraceni che in queste
acque scorrazzavano in lungo e in largo. Gli
edifici sono sovrastati dalle possenti mura difensive e l'antica
Torre
del Castello.
La salita al Castello è quanto di più vario si
possa immaginare: agli stretti e bui carrugi si
intersecano ripidissime le «arpaie» (strette
scalinate), sopra le porte delle variopinte
abitazioni occhieggiano piccole nicchie con
statuette votive.
Le prime notizie certe di Vernazza risalgono al 1080,
anno in cui venne menzionato per la prima volta
il castrum del paese dove si firma l'atto
con cui è donata al monastero di San Venerio del
Tino la corte di Frasso in Corsica. Con la
vendita di Portovenere, nel 1139 Vernazza passò
in mano ai genovesi, cui il paese resterà
legato. Nel XIII secolo il suo piccolo porto
divenne un polo di aggregazione all'interno del
nascente borgo il cui primo nucleo era sorto a
mezza costa intorno al Santuario di Nostra
Signora di Reggio. Nella navata di destra della
chiesa c'è una nicchia all'interno della quale
venivano introdotti bambini portatori di handicap,
alcuni dei quali ne uscivano poi miracolati.
Sulla piazzola di fronte alla chiesa
parrocchiale di Santa Margherita di Antiochia, dal
caratteristico campanile ottagonale, si aprono vecchi
portici e caratteristici esercizi commerciali.
L'edificio sacro, alla pari di San Fruttuoso di
Camogli e San Pietro di Portovenere, è un
esempio suggestivo di architettura religiosa
legata agli elementi naturali. A differenza
delle altre chiese delle Cinque Terre, arroccate
sul alti pendii per difenderle dalle incursioni
di aggressori provenienti dal mare, questa nasce
sull'acqua, fondandosi in buona parte sulla
scogliera alla quale si aggrappa scaricandovi il
suo peso tramite un profondo arcone.
Una piccola chiesetta collinare che sovrasta
Vernazza è quella di Santa Croce, costruita in
pietra e risalente al 1564. Da una diecina
d'anni è stata restaurata e riaperta grazie ad
un gruppo di volontari del paese.
Sul mare e caratteristica la grotta della Maimuna,
una caverna lunga e stretta dove alla fine si trova
una piccola spiaggia sabbiosa. L'acqua è limpida
e fredda, con qualche insidia coma le murene. Il
nome Maimuna è citato nelle Mille e una notte.
Nel porticciolo fanno scalo i battelli che
effettuano il servizio turistico da La Spezia e Portovenere. |
● Monterosso |
Monterosso è l'ultimo borgo
delle Cinque Terre che si incontra viaggiando
dalla Spezia in direzione Genova. La sua urbanistica è
sicuramente più simile a quella di una piccola
cittadina e per questo motivo è anche quello che
meglio può assorbire un turismo di massa,
soprattutto dopo che le "cinque sorelle" sono
state dichiarate dall'Unesco "Patrimonio
Mondiale dell'Umanità".
La spiaggia di Fegina e quella di fronte al
centro
storico hanno un discreto sviluppo
lineare e presentano una buona percentuale di
sabbia, cosa che le rende adatte ad una
balneazione per famiglie, anche con bambini
molto piccoli, che sappiamo necessitare di
alcune comodità al seguito (passeggino,
ombrellone, oggetti gonfiabili ecc..).
Nel periodo estivo, Monterosso al Mare è sempre
stato meta di gitanti locali che partivano in
treno dalla Lunigiana o dalla Val di Magra per
andare a fare il bagno nella sue bellissime spiagge.
La località Fegina, dove è posta la
stazione ferroviaria, è separata dal centro
storico da una collinetta dove insistono il
Convento dei Cappuccini e, ancora più in alto, i resti del
Castello dei Fieschi, oggi inglobati nel
locale cimitero.
Dalla parte nord a quella sud (e
viceversa) di Monterosso si accede attraverso
una galleria dismessa del vecchio tracciato
della linea ferroviaria La Spezia-Genova, che è
sottoposta a ZTL (zona a traffico limitato) ma
dotata di corsia per il transito pedonale.
Coloro che sono più allenati possono salire e
ridiscendere attraverso un'ampia e panoramica
scalinata che lambisce la "Torre Aurora", una
struttura difensiva fatta erigere dai genovesi a
protezione della costa. Lungo il costone roccioso
la vista può abbracciare un vasto tratto di
litorale: da un lato la scoscesa Punta
Mesco, dominata dalle rovine dell'Abbazia di
Sant'Antonio, dall'altro la ripida costa fino a
Capo di Monte Nero, ammantata di vigneti
terrazzati (alcuni dei quali andrebbero meglio
recuperati) e dei profumati limoni tanto decantati da
Eugenio Montale.
Per questo motivo si può dire che il centro storico
di Monterosso, (costruito sulla sponda
occidentale del torrente Buranco)
è sovrastato da un paesaggio tipico delle Cinque Terre
mentre le colline dietro la spiaggia di Fegina presentano
una vegetazione di tipo mediterraneo, con scarse
coltivazioni e quindi "visivamente" già più
assimilabili a quelle che circondano altre
località marine del Levante ligure (Levanto, Bonassola,
Framura, Deiva ecc..). Insomma non si può fare a meno di
notare che oltre questo borgo le Cinque Terre terminano.
Di particolare interesse naturalistico sono
il Colle della Maddalena e la Costa Lapau,
data la presenza di boschi di sughero di origine
naturale e dove al ricchissimo sottobosco di
specie mediterranee si mescolano elementi di
origine centro-europea ed atlantica. |
La tonnara |
Quando era un possedimento della Repubblica
di Genova Monterosso divenne un fiorente
porto marittimo e dal 1247, come libero comune,
seguì le sorti genovesi e venne elevato a sede
di podesteria alle dipendenze del Capitanato di
Levanto.
Il paese era famoso per la sua tonnara
(seconda solo a quella di Camogli) dalla quale
derivava un'esportazione importante del pescato,
in particolare di acciughe salate e dello
sgabeccio, pesce fritto e messo sotto aceto
in barilotti di legno. Dal 1619 venne assegnata
per cinque anni a due nobili genovesi. Purtroppo
l'"esproprio" durò invece alcuni secoli
durante i quali le sue competenze vennero estese
per comprendere pesca e commercio di ogni fauna
ittica. La comunità locale riebbe indietro la
tonnara soltanto nel 1808; questa fiorente
attività ittica cessò di esistere intorno alla
metà dell'Ottocento ma tuttora le acciughe
pescate a Monterosso fanno parte di una rinomata
cucina marinara. |
La Chiesa di San Giovanni Battista e altri
edifici sacri |
Oltre a quelli già citati più sopra, dal punto di
vista turistico, sono di particolare pregio
anche: la chiesa conventuale di San Francesco
nel cui interno si trovano preziosi quadri di
scuola genovese ed una Crocifissione
attribuibile al Van Dyck; la Chiesa di San
Cristoforo, edificata a partire dal 1231, prima struttura di culto
all'interno del sistema difensivo del paese; la
Parrocchiale di San Giovanni Battista che
fu costruita vicino al mare e consacrata nel 1307.
La chiesa è costruita nel tipico stile gotico
genovese, con la severa facciata a fasce di
marmo bianco e pietra nera locale, impreziosita
da uno splendido rosone in marmo bianco del XIV
secolo. L'interno è a tre navate con colonne che
riprendono il motivo della facciata e una
copertura lignea di pregevole fattura. Rilevanti
sono anche la vasca marmorea battesimale,
risalente allo stesso periodo in cui fu
edificata la chiesa, e la parte settecentesca
del presbiterio. La torre campanaria dell'edificio, che
mantiene intatta la sua
merlatura medievale,
in origine era utilizzata come baluardo difensivo.
Sono inoltre presenti l'Oratorio dei Bianchi e
l'Oratorio
dei Neri. |
Personaggi celebri del borgo |
All'estremo lembo della
spiaggia di Fegina, protesa verso il mare
davanti alla villa Pastine, venne allestita nel
primo Novecento una gigantesca statua (il "Gigante")
che raffigura il dio Nettuno.
L'opera di Arrigo Minerbi, inaugurata nel 1910, è una
colossale scultura in cemento e ferro che regge
sulle spalle un'ampia terrazza a forma di
conchiglia. Alla stessa epoca risalgono anche le
due ville "Vecchiona" e "Montale",
edificate a ridosso della spiaggia dalla
famiglia del celebre poeta (insignito del Premio
Nobel) che era originaria di Monterosso.
Un altro personaggio illustre che sulla fine
dell'Ottocento soggiornava per alcuni periodi di
riposo a Monterosso era il maestro Arturo
Toscanini. Era ospitato a Villa Maggiorasca
(una proprietà di Pietro Accini), alle pendici
del colle, e durante il giorno era solito
scendere sulla amata spiaggia di Fegina.
Nella seconda metà del XVI secolo era
attestata in Monterosso la famiglia dei Saporiti
che, in seguito, si trasferì a Genova ed in
Spagna per le proprie attività.
Nel borgo possedevano un palazzo
cinquecentesco in località L'Erta mentre,
nel XVIII secolo, si fecero costruire a
Fegina una villa circondata da orti di limoni
e dotata di una cappella gentilizia.
Appartennero a questa facoltosa famiglia ben tre
prelati illustri.
Il primo, in ordine di tempo, fu Vincenzo
Saporiti che nacque a Monterosso nel 1606,
studiò a Genova e si laureò a Pisa. La sua
carriera ecclesiastica culminò nel 1646 con
l'elezione a vescovo di Nebbio.
Il secondo fu Giuseppe Maria Saporiti,
nato a Cadice nel 1691. Eletto sacerdote nel
1715, compì gli studi teologici all'Università
di Pisa e proseguì il suo ministero sacerdotale
a Roma, rivestendo importanti cariche.
Consacrato vescovo nel 1726, divenne assistente
al soglio pontificio e fu eletto arcivescovo di
Genova il 27 febbraio del 1747, città nella
quale scomparve il 14 aprile del 1767. Il suo
corpo venne sepolto nella chiesa del Gesù mentre
il suo cuore è conservato nel Santuario di
Soviore.
Infine ci fu Domenico Saporiti, nato nel
1692 a Genova, città dove venne consacrato
sacerdote nel 1718. Anche lui si era laureato
nell'ateneo pisano. Nel 1747 venne nominato
vescovo delle sedi di Mariana e Accia in
Corsica. Il prelato morì nel 1772. |
Il Santuario
di Soviore |
Da Monterosso, con una piacevole camminata, si arriva alla
Madonna di Soviore,
il più antico santuario mariano della Liguria. Risalirebbe
infatti all'VIII secolo (740) quando, secondo la
tradizione, genti della vicina costa di Monte
Albereto
scampate alla invasioni longobarde di Rotari
trovarono rifugio in quei luoghi ed avrebbero in
seguito fondato il paese sottostante. Le mura
perimetrali dell'iniziale insediamento si
possono ancora oggi scorrere sotto al pavimento
della chiesa.
I primi riscontri dell'edificio
datano invece al 1244 mentre una targa del 1300
attesta la consacrazione dell'attuale navata.
Nella prima metà del XVIII secolo venne
elevata da chiesa semplice a santuario
mariano e da Roma arrivò l'autorizzazione di
poter incoronare la Vergine e il Bambino con due
corone dorate, frutto di un lascito nobiliare.
Il santuario subì numerosi rimaneggiamenti, tra
i quali l'eliminazione delle tre navate che lo
portarono ad aula unica per avere più spazio a
disposizione dei fedeli.
Nella seconda metà del XIX secolo l'interno
venne affrescato con scene di vita della
Vergine.
Il Santuario di Soviore si trovava nei pressi
di un'antica via di collegamento, divenuta
poi "strada corriera"
della Repubblica genovese, che portò l'edificio
a diventare rifugio per pellegrini e viandanti.
Le innumerevoli apparizioni cinquecentesche
della Vergine fecero intensificare il culto
mariano pure a Soviore che il 15 di agosto,
per la festa dell'Assunta, è tuttora meta
di una gran folla di devoti. |
Fonti:
Insieme in Liguria - Luoghi d'arte, musica e teatro -
a cura della Regione Liguria;
QN Quotidiano Nazionale - La Nazione di Firenze;
Il Secolo XIX - Speciale turismo La Spezia;
La Liguria - Istituto Italiano Edizioni Atlas SpA;
Il Secolo XIX - La mia terra;
Guida insolita della Liguria - Newton Compton Editori 2006;
Il Secolo XIX - La mia gente;
Il Secolo XIX - 1886/1986 (Cento anni della testata);
La Nazione - Album della Spezia - a cura di Giorgio Batini. |
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Close Up |
Fotografie, eventi, turismo,
storia e news del territorio... |
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Manuale
del cicloturista |
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Per la realizzazione
delle immagini presentate in questo sito gli spostamenti sul
territorio della Lunigiana storica sono stati effettuati con una
bicicletta. In questa piccola guida sono state perciò condensate
varie esperienze logistiche e tecniche derivanti dall'utilizzo
turistico di questo mezzo di locomozione... |
Itinerario cicloturistico con
transito alle Cinque Terre |
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Si parte da S.Stefano
Magra in direzione della Val di Vara per poi toccare il Parco
Nazionale delle Cinque Terre e il Golfo della Spezia. E' un percorso
a saliscendi e, sulla carta, non ci sono pendenze superiori al 7%.
La massima altitudine, poco sopra i 500 metri di quota, viene
raggiunta all'inizio della Strada Provinciale n° 51 dei Santuari,
lungo la quale si apre un panorama mozzafiato... |
Itinerario cicloturistico
sulle colline di Levanto |
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E' un percorso che,
nella parte centrale, presenta un bellissimo panorama sul mare e
sulla vallata di Levanto. Attraverso la Galleria di Monte
Persico ci si sposta dalla Val di Vara alla costa marina per poi
salire ulteriormente lungo la strada che interseca la Via dei
Monti sulla la foce del Monte Bardellone (592 metri di
altitudine) e poi va a terminare nei pressi del Santuario di
Soviore... |
Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
territorio, un tempo abitato dai
bellicosi Liguri Apuani, da dove
parte questo sito... |
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Liguri Apuani e Statue Stele
Le radici più profonde delle
comunità lunigianesi affondano
fino alle soglie della protostoria.
Mari e monti un tempo erano
occupati dalla bellicosa
popolazione dei Liguri Apuani... |
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Tall Ships alla Spezia
Provenienti dalla "Tall Ship's
Race 2007 Mediterranea, da
Alicante a Genova, alcuni fra i
più prestigiosi velieri d'epoca
hanno fatto tappa nel Golfo
della Spezia prima di lasciare
definitivamente il Mar Ligure. |
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Festa
della Marineria
La biennale
manifestazione del
mare, nata nel 2009 alla Spezia,
ha raggiunto il culmine della
popolarità nel 2013 con la
presenza di 35 tra i velieri più
belli del mondo. |
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Antiche ricette in Lunigiana
Piatti prelibati di
una cucina essenziale, ma non per questo meno saporita. Cibi dal
sapore antico che tornano ad imbandire le nostre tavole dopo
essere stati riscoperti a nuova vita. |
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Alluvioni in Liguria dal 1894
In Liguria i
disastri legati al
maltempo sono determinati da
tanti fattori. Alluvioni e
devastazioni operate da corsi
d'acqua impazziti, violente
mareggiate e frane sono da
sempre una costante del territorio... |
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Nubifragio del 25/10/2011
Un evento
atmosferico di eccezionale portata ha dato luogo a forti
precipitazioni nel Levante ligure e nell'alta Toscana. Come
conseguenza, le esondazioni di canali, torrenti e fiumi hanno
originato una vera e propria apocalisse... |
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Liguria regione ad elevato
rischio idrogeologico
Secondo uno studio di
Legambiente in Liguria sono
molti i territori che risultano
fragili ed esposti ad un elevato
rischio idrogeologico... |
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Fotogallery |
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Manarola |
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Corniglia |
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Vernazza |
Vini DOC e vigneti |
In
Liguria la disposizione a gradoni delle vigne è
tipica nelle coltivazioni che guardano il mare lungo
le due riviere. La qualità e la disposizione dei
terreni contribuiscono alla bontà del prodotto e
perciò, nella regione, il vino è di casa e
costituisce un vanto molto antico.
I vini spezzini si caratterizzano per le produzioni
di qualità a marchio DOC (Denominazione d'origine
controllata) delle Cinque Terre, dei Colli di Luni,
delle Colline di Levanto. Nelle Cinque Terre, che
sono un po' il fiore all'occhiello della Liguria
vinicola, è mitico lo «Sciacchetrà»,
un vino dolce rinomato in tutta Europa già in epoca romana.
Un prodotto fine, che origina da un'accurata cernita
delle uve che poi subiscono un appassimento di
almeno un mese. |
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Chi volesse approfondire
l'argomento vini può consultare
questa pagina. |
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Montale a Monterosso |
Nato a Genova il
12 ottobre 1896, Eugenio Montale era
l'ultimo di cinque figli. Durante le vacanze infantili il
poeta soggiornava in una casa familiare a Monterosso che il
padre, originario della zona, aveva conservato in località
Fegina. Quella dimora ha naturalmente rappresentato un
centro molto importante nella sua «geografia sentimentale».
Gli antenati del poeta erano arrivati in paese intorno al
1570 e alcuni suoi avi erano ancora presenti fino ai primi decenni
del XX secolo. Negli anni '50 la "Casa delle Palme",
nella quale soggiornava durante le vacanze estive, fu oggetto di una
disputa ereditaria. Il poeta, infatti, aveva ereditato dai
genitori parte delle loro proprietà delle quali avrebbe
voluto barattare alcuni lotti, con gli altri eredi, in
cambio di questa villa. Purtroppo non riuscì mai a
raggiungere un accordo e, per la delusione, non frequentò
più Monterosso fino al conferimento della cittadinanza
onoraria. In quel periodo di tempo, amareggiato dalla
situazione, usò anche parole dure e sprezzanti verso il
borgo e i suoi cittadini.
Quello di Monterosso è il paesaggio poetico degli
"Ossi di Seppia" e di alcune liriche de
"Le Occasioni", il libro che forse può considerarsi
il maggiore di Montale, maturato nel periodo fiorentino durante
la collaborazione con l'editore Bemporad.
La fortuna degli Ossi fu lenta, come spesso accade a
tutte le opere con un profondo seme di novità, di lettura
non facile e di un contenuto non certo ottimistico, anzi,
decisamente sgradevole. Un mondo «negativo» - come disse
Gianfranco Contini - in cui «il poeta si sofferma a
descrivere il "male di vivere" che ha incontrato, e non è in
grado di dire al suo lettore che "ciò che non siamo, ciò che
non vogliamo».
La fortuna degli Ossi, pur lenta, fu costante e diede inizio ad
un crescendo di consensi fra i maggiori critici del tempo.
Il 13 giugno 1967 il presidente della Repubblica
Giuseppe Saragat nominò il poeta senatore a vita, «per
altissimi meriti nel campo letterario ed artistico».
Dopo essere stato varie volte candidato, finalmente nel 1975
Montale vinse
il premio «Nobel» per la letteratura.
Nel 1976 gli fu conferita la cittadinanza onoraria
di Monterosso che mise fine ai suoi malumori precedenti.
Montale si riavvicinò al borgo grazie anche alle visite che
gli faceva a Milano il sindaco Claudio Cavallo portandogli
in omaggio limoni, acciughe e vino sciacchetrà.
Eugenio Montale scomparve a Milano il 12 settembre 1981. |
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Meriggiare pallido e assorto |
Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi. |
Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche. |
Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mareare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi. |
E andando nel sole che
abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima aguzzi di bottiglia. |
da "Ossi di Seppia" |
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