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Scoperte, invenzioni, record
e avvenimenti importanti che
hanno segnato il XX Secolo |
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Finestre fotografiche
su Liguria e Toscana |
GENOVA |
Il
capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
"Capitale Europea della Cultura"... |
EUROFLORA |
In
primavera, ogni 5 anni,
alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo... |
VIA FRANCIGENA |
Col
Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento... |
PARCO DEL MAGRA |
A
Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa... |
GOLFO DELLA SPEZIA |
Tra la punta
di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più
profonde insenature di tutto il litorale occidentale
italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella
quale è incastonata La Spezia, città sede di porto
militare e mercantile, che oggi è anche punto di
attracco per le navi da crociera... |
LE CINQUE TERRE |
Cinque
borghi marinari il cui destino è sempre stato
storicamente legato alla terra e all'agricoltura
piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della
Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i
Patrimoni Mondiali dell'Umanità... |
LA VAL DI MAGRA |
Nobili,
vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio... |
LA VAL DI VARA |
La
"Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa... |
LA LUNIGIANA |
La
"Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e
perfettamente conservati... |
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Close Up |
Argomenti del
sito in primo piano,
eventi, news e storia del territorio |
Le Alpi Apuane
Originano da movimenti
tettonici del fondo marino
e sono un "monumento
geologico" unico al mondo... |
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Liguri Apuani e Statue Stele
Le radici più profonde delle
comunità lunigianesi affondano
fino alle soglie della protostoria.
Mari e monti un tempo erano
occupati dalla bellicosa
popolazione dei Liguri Apuani... |
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Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
territorio, un tempo abitato dai
bellicosi Liguri Apuani, da dove
parte questo sito... |
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Antiche ricette in Lunigiana
Piatti prelibati di
una cucina essenziale, ma non per questo meno saporita. Cibi dal
sapore antico che tornano ad imbandire le nostre tavole dopo
essere stati riscoperti a nuova vita. |
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Ferrovia Aulla-Lucca
Il fascino dei
treni d'epoca
e delle locomotive a vapore |
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Ferrovia Pontremolese
Una linea di
vitale importanza
per La Spezia e la Lunigiana |
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Ex
Ceramica Vaccari
Il comprensorio
della fabbrica è un prezioso esempio di civiltà industriale di
fine Ottocento e rappresenta un pezzo di storia fondamentale per
Santo Stefano Magra e per tutta la Provincia della Spezia. Le
aree recuperate vengono oggi dedicate all'arte, allo spettacolo,
alla cultura... |
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Il dialetto genovese
Le trasformazioni
fonetiche avvenute nella parlata di Genova sono un segno
inequivocabile del dinamismo espresso dalla città durante i
secoli della Repubblica. A Genova il dialetto è una lingua viva,
che oggi viene insegnata anche nelle scuole... |
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Infiorate del Corpus Domini
"Per tetto un cielo di stelle e
per strada un tappeto di fiori...".
A Brugnato, ogni anno, giovani e
meno giovani si radunano nel
centro storico per abbellire strade
e piazze con disegni floreali,
secondo un'antica tradizione che
origina da un miracolo
avvenuto a Bolsena... |
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Mezzi da lavoro storici
I raduni e le
esposizioni di questi autoveicoli sono un modo per ricordare ed
onorare le persone che, in passato, questi mezzi li hanno
guidati per mestiere... |
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Mezzi militari storici
I più celebri
veicoli militari che hanno partecipato alle vicende della
Seconda Guerra Mondiale sfilano per strade e piazze e mantengono
vivo il ricordo di quei terribili giorni... |
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INDICE GENERALE
'800
CRONACA 01
02
03
04
05
06
SPORT GIRO
TOUR
CICLISMO
ALTRI
FAUSTO COPPI
INTER
RIVISTE |
Negli anni
'60 occupa la scena del calcio la "GRANDE INTER" di Angelo
Moratti |
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NEL 1963 IL PRIMO SCUDETTO DEL BINOMIO
MORATTI - H.H.
Ottavo anno della presidenza Moratti,
terzo campionato con Helenio Herrera in
panchina. Nel 1961 c'era stato lo
scandalo della CAF, con l'Inter al 3°
posto; nel 1962 il Milan aveva vinto lo
scudetto (nerazzurri secondi) grazie ad
una bottiglietta scagliata da un tifoso
veneziano sul cranio di David. Il
campionato 1962'-'63 si chiudeva invece
in bellezza, con la conquista
dell'ottavo scudetto della storia
nerazzurra.
I successi tardavano ad arrivare e i
tifosi cominciavano ad essere
impazienti, molto impazienti. In estate
Helenio aveva chiesto ed ottenuto
Humberto Maschio, argentino, gran
regista dell'Atalanta e Jair da Costa,
nazionale |
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brasiliano, riserva del leggendario
Garrincha ai mondiali del Cile. L'avvio
di torneo non è esaltante: pareggio per
1-1 nel derby, il gioco non c'è, Jair
sta fuori perchè i posti riservati agli
stranieri sono occupati da Maschio e
dall'inglese Hitchens, che viene
scambiato col torinese Di Giacomo. A
Genova, il 1° novembre avviene il varo
della nuova Inter. L'attacco si schiera
con Jair, Mazzola, Di Giacomo, Suarez,
Corso. Splendida vittoria per 3 a 1.
Comincia la galoppata verso lo scudetto,
una corsa irresistibile, turbata a fine
inverno da una clamorosa sconfitta sul
campo di Bergamo. Si tratta però solo di
una nuvola passeggera: i nerazzurri
ritrovano immediatamente il ritmo e la
condizione, avanzando senza incontrare
ostacoli. Il "match clou" del campionato
va in scena il 28 aprile a Torino. L'Inter
batte la Juve grazie ad uno spettacolare
gol di Sandro Mazzola (tocco smarcante
di Corso e legnata imprendibile
all'incrocio dei pali) ed ha la
sicurezza matematica di essere campione
d'Italia. Angelo Moratti aspettava da
otto anni questo benedetto scudetto,
l'ottavo nella storia della società, il
primo della sua gestione. |
LA FORMAZIONE BASE DELL'INTER 1962-'63:
Buffon, Burgnich, Facchetti, Zaglio,
Guarneri, Picchi, Jair,
Mazzola Sandro,
Di Giacomo, Suarez,
Corso |
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Campionato 1962-'63 - Spettacolissimo al
Fuorigrotta: Napoli-Inter 1-5! |
Si è spento nella tristezza il gran gioco
dell'attesa napoletana, mentre la folla
gridava: "Juve - Juve!". Una partita attesa
con speranza e con rabbia da tutta Napoli
che s'era preparata ad un grande giorno di
festa che aveva riempito Fuorigrotta fino
all'ultimo cantuccio e che a sera convertiva
in tristezza il fuoco dell'attesa. I
nerazzurri, all'ingresso in campo, si sono
beccati una fischiata di 55 secondi esatti;
ottantamila ad urlare una rabbia piena,
cattiva, assordante! L'Inter viene da Milano
e da Milano erano venute, proprio alla
vigilia, feroci polemiche sulla squalifica
di Tacchi, accuse di drogaggio, una campagna
di stampa che a Napoli, in questi giorni,
aveva acceso gli animi, portando nuovi
rancori nela tradizionale incompatibilità
fra napoletani e milanesi. |
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Oggi si vedevano cortei di ragazzini, cento,
duecento per volta, aggirarsi nei pressi
dello stadio chiedendo la testa di Herrera e
gridando che: "L'Inter è nata a Milano ed è
morta a Napoli".
Ma il Napoli era troppo modesto per
realizzare i sogni dei suoi tifosi, troppi
uomini mancavano all'appello. E la fortuna,
quella benedetta fortuna che sembra debba
stare sempre con le grandi, giocava
all'inizio qualche scherzetto ai partenopei
e li metteva ben presto in ginocchio. Jella,
jella nera gridava la gente prima di
convincersi che in effetti l'Inter è una
grande squadra... Nessun mortaretto alla
fine perché i mortaretti sono per i giorni
di festa e oggi Napoli era melanconica in
quanto i nerazzurri le avevano bruciato
tutte le speranze in soli 5 minuti... Negli
spogliatoi del Napoli la tristezza è dipinta
persino sui muri: i giocatori si sono
rivestiti a tempo di primato e sorridono fra
i denti perchè lo spettacolo della folla che
gridava "Juve - Juve" li ha demoralizzati
più di ogni altra cosa, forse più di quei
cinque gol al passivo presi in casa loro...
Lauro non ha voluto nemmeno scendere negli
spogliatoi a salutare i giocatori come ha
sempre fatto in precedenza. E' andato via,
quasi è scappato... L'allenatore dei
napoletani Pesaola ha parlato così dei nerazzurri:
"L'Inter indubbiamente è una bella
squadra, non si discute; ma qui è passata
troppo facile. Il migliore nerazzurro rimane
Corso; credo che sia il vero cervello
dell'Inter. Ci sono anche altri fuoriclasse
ma Corso, per me, è l'uomo più importante
dell'Inter di quest'anno." |
L'Inter era in formazione tipo come sopra -
Napoli: Pontel, Girardo, Gatti,
Ronzon, Rivellino, Montefusco,
Corelli, Fraschini, Tomeazzi,
Canè, Juliano -
Marcatori: Di Giacomo al 7' e al
10' del primo tempo; Suarez al
3', Corso all'11', Di Giacomo al
14', Fraschini (Napoli) al 18'
del secondo tempo -
Arbitro: Francescon -
Spettatori: 80.000 circa. |
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In altra pagina i
primi scudetti vinti dall'INTERNAZIONALE di
Milano |
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LA MAGICA INTER DEL 1965
- Questa straordinaria stagione
dell'Inter non ha precedenti almeno in
Italia. E tanto per i risultati
raggiunti, quanto per il modo con il
quale sono stati conseguiti.
L'accoppiata "Coppaeuropa - scudetto" è
già da sola un'impresa sensazionale,
tenuto conto che il nostro campionato è
assai più scottante, convulso,
complesso, imprevedibile di quello
spagnolo, dove il Real si può trovare
tra i piedi ogni tanto un Barcellona od
un atletico che si alternano a mordergli
i polpacci riuscendovi... una volta su
dieci, e di quello portoghese che il
Benfica, di solito, percorre in
carrozza. D'altra parte
l'Inter potrebbe anche estendere
l'impresa ad un "tris", mettendoci
dentro anche la Coppa Italia
e proiettandosi in tal modo |
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nel settore internazionale con la
partecipazione contemporanea alle due maggiori
Coppe europee; e sarebbe davvero un primato
assoluto. Un'Inter "pigliatutto", insomma, che
negli altri, tanto in Italia quanto all'estero,
lascia poche briciole di consolazione. Una
società che raccoglie oggi i frutti di una
razionale organizzazione impostata cinque anni
orsono e di volta in volta perfezionata fino a
farne uno strumento di successo infallibile..."
- Suarez ha fatto un'annata eccezionale, è
stato l'uomo-chiave del tour de force nerazzurro
- "Superato lo scoglio del Benfica, l'Inter
ha quasi in tasca il bis mondiale...",
affermano i tecnici di tutt'Italia dopo aver
visto i nerazzurri "scherzare" con i portoghesi
nella... piscina di San Siro. Certo per l'Inter
questa volta sarà più difficile sbarazzarsi
dell'Independiente. Non tanto per la reale forza
degli argentini (che navigano nel fondo
classifica del loro campionato) quanto per le
proibitive condizioni ambientali in cui i
neo-bi-campioni d'Europa saranno costretti a
giocare la partita di ritorno e l'eventuale
"bella". Il Maracanà insegna che le folle
sudamericane sono veramente capaci di annullare
anche le più evidenti lacune tecnico-tattiche di
una squadra e di inferocirla con successo anche
contro un avversario che, sulla carta, vale
almeno il doppio... Per questo l'Inter, memore
di Glasgow e di Liverpool, dovrà assolutamente
evitare il trabocchetto dello spareggio,
vincendo a San Siro e strappando sul campo
dell'Independiente almeno un pareggio... |
E cosi fu... - (Adattamento da
alcune interviste a tecnici italiani e
da un pezzo di Aldo Bardelli) |
I cammini societari di Angelo Moratti e
del figlio Massimo, anche lui diventato presidente,
presentano incredibili analogie. Sembra
di assistere ad un film già visto,
seppur con qualche piccola e logica
variante. Quel "tris" che tutti si
auguravano arriverà solo dopo 45 anni -
il 22 maggio 2010 - quando l'Inter di
Massimo Moratti (allenatore Josè Mourinho)
a Madrid conquisterà la sua 3a
Coppa dei Campioni, dopo aver già vinto
campionato e Coppa Italia. Il 18
dicembre 2010 i nerazzurri (allenati da
Rafael Benitez) porteranno in bacheca
un'altra Coppa Intercontinentale, dopo
aver sconfitto per 3-0 il Mazembe
(Congo) nella finalissima di Abu Dhabi
del Mondiale per Club. |
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"Quel
che ci vuol ci vuol: si l'Inter ha
bizogno de un gol fa un gol, si ne ha
bizogno de tre ne fa tre, si avria bizogno
de cinquo ne faria ciertamente cinquo!
Si ci vuol..."
(Helenio Herrera) |
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LA PRESIDENZA DI ANGELO MORATTI
- Il 29 maggio del 1955, Angelo Moratti
accettò la pesante eredità di Masseroni:
la presidenza della più "matta" squadra
d'Italia. Campatelli, Meazza, Frossi,
Ferrero, ancora Frossi, di nuovo Meazza,
Mr. Carver (che collezionò 32 punti in
33 partite), il suo "aiuto" Radio (che
resistette in panchina una domenica
sola), Bigogno, un'altra volta
Campatelli e per finire Achilli: ecco il
carosello degli allenatori prima della
"svolta H.H.". Nei cinque anni di "vita
col Mago" Moratti ha trasformato
gradatamente la sua "azienda difficile"
nella più seria ed organizzata
"industria dei piedi" di tutto il mondo.
Ed a pensarci bene questa trasformazione
della "Pazza Inter" in imperatrice
assoluta del calcio mondiale è stata
un'impresa terribile, senza dubbio la
più sudata e sofferta del geniale
petroliere. Ma il vero "dramma" di
Angelo Moratti scoppia adesso, nell'ora
del suo grande trionfo sportivo: cosa
resta |
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da vincere all'"INTERTUTTO"
? Niente. Può battere solo... il record
degli incassi, i 166 milioni per un gol
(tra le gambe del portiere) di Jair. "Dobbiamo
riuscire a conciliare i due problemi: il
risultato e lo spettacolo". Questo è
il tema che il presidente decennale (al
1965) ha dato da sviluppare al direttore
tecnico dell'azienda per il suo sesto
anno di magia nerazzurra... Angelo
Moratti oltre al genio del petrolio,
possiede una carica umana eccezionale,
che sta alla base del suo successo,
tanto nella vita privata quanto nella
sua vita movimentata con il Mago, che
ogni anno in aprile finge
improvvisamente di voler abbandonare...
il "tetto coniugale". H.H., due mesi fa
spiegava ridendo che: "Rimango
all'Inter, poerquè Moratti me ga dito
che, voliendo o nolendo en Italia non
existe el divorsio!"... |
IL PRESIDENTE TRA I PRINCIPALI
ARTEFICI DEI SUCCESSI SOCIETARI
Alcuni allenatori di serie A indicarono
i meriti che, a loro giudizio,
potevano essere alla base delle ultime
super-prestazioni della squadra:
(Rocco)
" L'Inter non ha segreti. Ha soltanto
una formidabile squadra, un formidabile
allenatore e un formidabile presidente!"
-
(Pugliese)
"L'armonia. L'armonia fra la squadra,
l'allenatore e la società è alla base
dei risultati. E' importante andare
d'accordo, è importante quasi come avere
un presidente come Moratti, che è...
l'Angelo di tutti. Se i giocatori non si
impegnassero alla morte, tutte le
domeniche, per vederlo sorridere, non
avrebbero un cuore ma un pezzo di pietra"
-
(Scopigno)
"Il segreto dell'Inter è
l'organizzazione, il suo presidente ed
Herrera. Credo che la società nerazzurra
continuerà a «mietere vittime» ancora
per molti anni" -
(Viani)
"Le carte vincenti dell'Inter sono
due: il cuore di Angelo Moratti e
l'abilità di Helenio Herrera" -
(Puricelli)
"L'importante in un gruppo è volersi
bene. E' l'unione che fa la forza e
consente di ottenere i risultati. Uno
per tutti, tutti per uno" -
(Chiappella)
"Oltre all'organizzazione, Moratti ed
Herrera, l'Inter ha un'esperienza unica
e la grande fortuna di avere in squadra
quattro o cinque fuoriclasse che, anche
quando non sono in forma, riescono
sempre a giocare bene..." |
La vita del petroliere Angelo Moratti fu
contrassegnata da molte soddisfazioni, sia in
campo imprenditoriale che sportivo. Rimase
presidente dell'Inter fino al maggio del 1968
quando cedette la proprietà ad Ivanoe Fraizzoli.
Gestì la società applicando quei metodi
imprenditoriali che erano alla base del suo
successo nel lavoro e che risultarono validi
anche in campo calcistico. A lui si deve la
costruzione (1962) del centro sportivo di
Appiano Gentile ("La Pinetina"), una struttura
all'avanguardia dove i giocatori tuttora si
allenano, sono seguiti dal punto di vista medico
e vanno in ritiro prima delle partite.
Nell'albergo attorno a cui gravita tutto il
centro sportivo sono oggi ospitati anche gli
studi televisivi di "Inter Channel", il canale
tematico satellitare che racconta 24 ore su 24
le vicende della squadra e della società. Angelo
Moratti è' deceduto a Viareggio il 12 agosto
1981. Dal novembre 2007, per ricordarne la
memoria, il piazzale antistante lo stadio "G.
Meazza" in San Siro Milano porta il suo nome. |
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Coppa dei Campioni 1964
Finale di Vienna, 27 Maggio
INTER - REAL
MADRID 3-1
Gol: Mazzola 43' e 76', Milani
60', Felo 70'
INTER: Sarti, Burgnich,
Facchetti, Tagnin, Guarneri, Picchi,
Jair, Mazzola S., Milani, Suarez, Corso
REAL MADRID: Vicente, Isidro,
Pachin,
Muller, Santamaria, Zoco, Amancio, Felo,
Di Stefano, Puskas, Gento |
Coppa dei Campioni 1965
Finale di Milano, 27 Maggio
INTER - BENFICA
1-0
Gol: Jair 42'
INTER: Sarti, Burgnich,
Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi,
Jair, Mazzola S., Peirò,
Suarez, Corso
BENFICA: Costa Pereira,
Cavem, Cruz,
Neto, Germano, Raul, Josè Augusto,
Eusebio,
Torres, Coluna, Simoes |
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LA COPPA DEI CAMPIONI 1964 E 1965
- Ai nomi del Real Madrid e Benfica sono
legati due dei tre successi europei
dell'Inter, poichè quelle due
celeberrime squadre venivano sconfitte
dai nerazzurri nelle finalissime di
Vienna e di Milano. I nerazzurri
sfiorarono il successo anche nel 1966 e
nel 1967: prima nel 1966 veniva
eliminata dal Real Madrid in semifinale,
perdendo 1-0 a Madrid (con Landini ala
sinistra) e facendosi sorprendere a San
Siro da un gol di Amancio (controllato
da Landini) per pareggiare poi troppo
tardi con una rete di Facchetti.
L'annata successiva fu trionfale per l'Inter
che eliminava la Torpedo di Mosca, il
Vasas di Budapest (con il leggendario
gol di Mazzola), il Real |
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Madrid (con la celebre esibizione di melina allo stadio
Bernabeu), il CSKA (dopo la rabbiosa «bella»
di Bologna) ma si faceva inaspettatamente
sorprendere dal Celtic nella finale di Lisbona
quando i nerazzurri scesero in campo privi di
Suarez (sostituito da Bicicli) ed in preda a
forti conati di vomito che avevano loro impedito
un regolare rendimento nella gara. |
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Coppa dei Campioni 1965 - Nel cielo d'Europa
l'Inter non tramonta mai |
L'Inter ha vinto, evviva l'Inter per il
secondo anno campione d'europa!
L'impareggiabile squadra nerazzurra, la
squadra d'acciaio che dodici mesi orsono ci
aveva regalato la grande gioia al Prater di
Vienna, in un ambiente più ostile che amico,
ha stasera rinnovato il trionfo tra
l'esultanza della sua gente. In questo
momento l'Inter è di tutti: i suoi
sostenitori la osannano, gli avversari di
ieri e di domani la ammirano e la
ringraziano... Il temporale che s'era
scatenato su Milano già 24 ore prima
dell'incontro, è ricominciato con inaudita
violenza questa sera poco dopo le 18...
Mezz'ora prima dell'inizio, San Siro è una
fungaia di ombrelli, con qualche zona vuota.
Alle 21,05 il signor Dienst - lo svizzero
che arbitrerà la partita - scende sul
terreno per una ricognizione; |
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è accompagnato da una ventina di fotografi.
Lo avevano preceduto un'ora prima Herrera e Schwartz.
Si dice che,l 'allenatore dell'Inter in
nottata - dall'eremo di Varese - abbia
telefonato ad Allodi
dicendogli di fare coprire subito il campo
con i teloni. Non si sa se l'ordine del
colonnello Herrera sia stato poi eseguito.
Nella mattinata don Helenio avrebbe così
commentato l'accaduto:
"Noi siamo veloci, loro no. Se il terreno
è pesante, noi non saremo più veloci e loro
conserveranno il loro passo. Non bisogna
mettersi sul loro piano...!".
Ora che il prato di San Siro è un vero
prato, in effetti, c'è la complicazione
dell'acqua; vaste zone del terreno di gioco
sono ridotte ad un acquitrino. Peccato
veramente. Una partita del genere
meriterebbe di essere giocata in condizioni
di regolarità ideali; così, viceversa,
aumentano le possibilità di interventi
fortuiti che possono influire sulla
effettiva sostanza del gioco... Alle 21,25
le squadre sono regolarmente in campo,
accolte da un fragore quale mai udito in uno
stadio italiano. Gli ombrelli si sono
richiusi: l'Inter ha vinto il campo e sarà
il Benfica a battere il calcio d'inizio. Con
regolarità svizzera il sig. Dienst dà il via
alle ore 21,30 precise... Il Benfica gioca
una partita decisamente intelligente, da
squadra di grossa esperienza internazionale.
Verso la fine del primo tempo, come previsto
da Herrera, si vedono con evidenza le
difficoltà che l'Inter incontra in questa
partita, aggravate notevolmente dalle
condizioni atmosferiche. Ma ecco al 42' la
svolta imprevedibile: riprende l'iniziativa
l'Inter, Corso - cadendo - riesce a far
giungere ugualmente la palla a Mazzola che
subito allarga sulla destra a Jair. Il
mulatto fa due passi e poi tira proprio
nell'angolo dove è piazzato Costa Pereira.
Si direbbe una palla innocua, ma il vecchio
portiere se la lascia sgusciare fra le gambe
e vana è la rincorsa di Germano quando la
sfera ha oltrepassato la linea bianca. E' un
premio per l'Inter, niente affatto
immeritato, poichè la squadra di Herrera si
è battuta con tutti i sentimenti, dominando
la prima mezz'ora... Nel secondo tempo
sull'Inter grava ancora l'handicap del
rettangolo di gioco che si è trasformato in
un laghetto.
Peirò, Mazzola e Jair sono le maggiori
vittime delle condizioni ambientali, ma
tutta la squadra - che pur si batte su
limiti agonistici superlativi - non riesce a
tradurre positivamente la sua massa di
gioco... Nell'ultimo quarto d'ora la fatica
si fa sentire e tutti i reparti della
squadra milanese sembrano smembrati. Gli
stessi tifosi, che vogliono bene all'Inter,
sono mortificati per questo inspiegabile
calo e una parte dei presenti cerca di
scuotere i nerazzurri anche con i fischi. Il
Benfica comunque non riuscirà a violare la
porta di Sarti: l'Inter resisterà fino al
termine e conquisterà per la seconda volta
la Coppa dei Campioni. |
Il GRAZIE A TUTTI
DEL PRESIDENTE ANGELO MORATTI |
"Un buon allenamento in
campionato è alla base di questo
successo che abbiamo ampiamente
meritato. Il mio grazie ad
Herrera, ai giocatori, al
pubblico, a tutti coloro che
come me hanno sempre avuto
fiducia in un successo dei
colori dell'Inter. Questa è
notte di gioia non solo per i
nostri tifosi, ma per tutta
l'Italia sportiva. Nelle
competizioni di club, l'Italia
ha riaffermato la sua
superiorità in campo europeo.
Ora torniamo a guardare al
campionato che noi abbiamo
affrontato in funzione della
Coppa e che da questa sera
possiamo porre in prima fila nei
nostri pensieri". |
LE CAROVANE DEI TIFOSI NERAZZURRI
Avevano insegnato a tutt'Europa
con quale partecipazione (di
numero e di affetto), con quale
trasporto si segue la propria
squadra del cuore; avevano
nettamente battuto per numero e
per entusiasmo quelle madrilene
del Real. Poi l'esempio è stato
parzialmente seguito da altri
tifosi, soprattutto da quelli
del Celtic e dell'Ajax, ma senza
mai raggiungere il vertice
toccato dagli interisti. Nessuna
capitale europea ha mai subito
una così massiccia invasione di
tifosi come è accaduto a Vienna,
in occasione della finale Inter
- Real Madrid del 1964. I
supporters nerazzurri si
riversarono nella capitale con
aerei, treni, auto, torpedoni
stracarichi, con migliaia di
bandiere che sventolavano dai
finestrini. Successe anche un
episodio curioso, con un
equivoco che venne
immediatamente chiarito. Un
poliziotto troppo zelante aveva
fermato per accertamenti la
colonna di pullman con i quali
gli interisti, al grido "Inter,
Inter", si stavano dirigendo
verso lo stadio, scambiando
erroneamente le loro urla per un
inopportuno inneggiamento al
Führer della Germania, nativo
austriaco. |
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Coppa
Intercontinentale 1964
Buenos Aires, 9 settembre
INDEPENDIENTE - INTER
1-0
Gol: Rodriguez 57'
INTER: Sarti, Burgnich,
Facchetti, Tagnin, Guarneri, Picchi,
Jair, Mazzola S., Peirò, Suarez, Corso
Milano, 23
settembre
INTER - INDEPENDIENTE
2-0
Gol: Mazzola 8', Corso 39'
INTER:
Sarti, Burgnich, Facchetti, Malatrasi,
Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola S.,
Milani, Suarez, Corso
Madrid, 26
settembre
INTER - INDEPENDIENTE
1-0
Gol: Corso, al 5'
del 2°
tempo supplementare
INTER:
Sarti, Malatrasi, Facchetti, Tagnin,
Guarneri, Picchi, Domenghini, Peirò,
Milani, Suarez, Corso |
Coppa
Intercontinentale 1965
Milano, 8 settembre
INTER - INDEPENDIENTE
3-0
Gol: Peirò 2', Mazzola 23' e 60'
INTER: Sarti, Burgnich,
Facchetti, Bedin, Guarneri,
Picchi, Jair, Mazzola S., Peirò,
Suarez, Corso
Buenos
Aires, 15 settembre
INDEPENDIENTE - INTER
0-0
INTER:
Sarti, Burgnich, Facchetti,
Bedin, Guarneri, Picchi, Jair,
Mazzola S., Domenghini, Suarez,
Corso |
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HELENIO HERRERA, il "Mago"
- Intervistato da Gianni E. Reif
in relazione ai suoi primi cinque anni
di magie in nerazzurro, così
polemicamente si esprimeva: "Ha dito
Viani che questo è proprio «anno de
Inter», ma io credo che lo choque del
sorpasso ha indebolito un po' la sua
memoria. Yo infatti, da quando sono qui,
como Viani, a Milano, requerdo soltanto:
1) L'anno de l'invasion de campo de
Torino... 2) L'anno de la bottiglieta de
Venessia... 3) L'anno del doping e dei
rigori a go-go... Tutti gli altri sono
sempre stati... anni de Inter!".
Sembra una boutade polemica, eppure
in questo paradosso del Mago c'è un buon
50% di verità. Il 1964-'65 ha dimostrato
soprattutto una cosa: qualunque sparata
di H.H., anche la più apparentemente
assurda, va presa sul serio. A gioco
lungo perfino la vecchia volpe di
Nervesa (della...bottiglietta) si è
fatto mangiare il favoloso
fondo-scudetto di 7 punti. |
|
|
Herrera non è quasi mai in bluff e, quando bara,
si tratta solo della «Vanoni» (non la
cantante, ma la denuncia dei redditi di allora
ndr.!) o della sua carta d'identità. Al suo
arrivo in casa Moratti dichiarò infatti di avere
46 anni, mentre ora afferma di avere festeggiato
il suo 49° compleanno il 10 aprile 1965. Il Mago
si giustifica così: "Veramiente sul
passaporto sono nato sette giorni dopo, el 17 de
avril 1916, a Martin Garcia, un'isoletta
nell'estuario della Plata, proprio de fronte a
Buenos Aires. La colpa del piccolo inganno es de
mio padre: era tanto povero che quando
attraversò l'agua per andare in municipio
a denunciare la nascita
del più famoso allenatore del calzio
mondial, con una settimana di ritardo, imbrogliò
l'anagrafe per non pagar la multa. Mio
padre faceva el falegname! Per questo, poerquè
ho conosciuto veramente la fame, da
ragazzo sono rimasto un po' attaccato alle lire, anche
se ne guadagno qualcuna di più di quanto mi ha concesso
"L'Europeo"! Speriamo che el Fisco crede
ziecamente al giornal!" |
COPPA DEI CAMPIONI 1965 - Il Mago
sapeva...
"L'Inter è in forma stupenda, la
Coppa, davanti al suo pubblico, non
poteva sfuggirle. Siamo per la seconda
volta campioni del continente e questo
deve essere motivo di orgoglio per tutti
gli italiani. Questa Coppa è frutto di
tanti sacrifici, di una dura lotta
contro la sfortuna che ci aveva tagliato
le gambe all'inizio del torneo, che ci
aveva privati di Domenghini alla vigilia
della partita di Liverpool. Ecco, quando
l'Inter quindici giorni fa aveva
eliminato gli inglesi, io avevo capito
che la squadra era in possesso di tutto
quanto le era necessario per
riconfermarsi campione d'Europa: gioco,
ritmo, volontà, grinta, fiducia. Il
Benfica è stato un avversario
validissimo e, come il Real Madrid lo
scorso anno, così quest'anno il suo
valore dà lustro al nostro trionfo"
(Helenio Herrera) |
Il compenso di Herrera era di circa 2,5 milioni
di lire al mese,
più premi vari legati al
rendimento della squadra - Lasciò l'Inter nel
1968 per diventare allenatore della Roma. Nel
1973 il nuovo presidente Ivanoe Fraizzoli lo
volle nuovamente alla guida dei nerazzurri. La
parentesi fu breve, perchè nel febbraio 1974
venne colto da infarto e costretto a ritirarsi
temporaneamente dalla scene agonistiche. E'
scomparso il 9-11-1997, quando era ricoverato
nel reparto di rianimazione dell'Ospedale Civile
di Venezia a causa di un altro malore legato
alle coronarie e avvenuto poco tempo prima a
Madrid. |
|
I
guadagni del "Mago" andavano messi in
relazione con i successi ottenuti dalla
società
1961 - Inter al 3° posto con 44 punti e
732 milioni e mezzo d'incasso;
1962 - Inter seconda con 48 punti, 766
milioni d'incasso netto;
1963 - Scudetto con 49 punti e 878
milioni e mezzo d'incasso netto;
1964 - Perde lo spareggio finale col
Bologna dopo l'affare "doping", 54 punti
e 878 milioni d'incasso in campionato,
più quello della Coppa Europa e del
Mondo vinte entrambe di primo acchito,
col Real e con l'Independiente;
1965 - Inter "pigliatutto" con triplice
demolizione del record mondiale degli
incassi.
(gli incassi sono indicati in Lire
italiane dell'epoca) |
|
|
NEL '66 L'ULTIMO SCUDETTO DELLA PRIMA
ERA MORATTIANA
Un grande ed indimenticabile autunno
quello del 1965: l'Inter si è appena
laureata per la seconda volta campione
del mondo di club, battendo i
tradizionali rivali dell'Independiente.
Stavolta non c'è stato bisogno dello
spareggio: gli argentini avevano già
rimediato tre gol a San Siro e lo
squadrone di Helenio Herrera - sfidando
l'indegna gazzarra organizzata alla
Bombonera di Bueno Aires - aveva
conquistato un magnifico pareggio per
0-0 nel match di ritorno. Il 1965 è
stato un anno d'oro per l'Inter:
scudetto, Coppa dei Campioni e Coppa
Intercontinentale. I nerazzurri sono
ovviamente i grandi favoriti del
campionato e tengono fede puntualmente
ai pronostici, con un avvio fantastico |
|
che li tiene indenni da
qualsiasi disturbo. Fino a gennaio tiene bene il
Milan, che poi si imballa e scompare di scena.
Piuttosto regolare e senza scossoni eclatanti il
passo del Bologna che, sul finire di torneo, si
permette il lusso di battere per 2-1 i
nerazzurri nella famosa partita in cui Helenio
Herrera tentò la formula di Facchetti attaccante
(esperimento clamorosamente fallito). Comunque
la lotta per lo scudetto non offrì altre
emozioni: l'Inter vinse agevolmente il suo
decimo titolo (cosa che le consentì di cucire
sulle maglie la stella d'oro) con 4 punti di
vantaggio sul Bologna, 5 sul Napoli, 7 sulla
Fiorentina, 8 sulla Juventus, 10 sul Vicenza e
12 sul Milan. Nella stagione 1965-'66 i
nerazzurri erano rimasti in lizza nella Coppa
dei Campioni fino alle semifinali: qui furono
rocambolescamente eliminati dal Real Madrid.
Ancora una volta l'Inter aveva dimostrato di
possedere, in assoluto, il più forte impianto
difensivo del mondo. Purtroppo per lui, durante
la Coppa Rimet inglese, Edmondo Fabbri pensò
bene di farne a meno! |
LA FORMAZIONE BASE DELL'INTER 1965-'66:
Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin,
Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola S.,
Domenghini, Suarez, Corso |
|
In altra sezione le
fotografie di nomi illustri nella storia della
società |
GIULIANO SARTI - Il
portiere della praticità
Con lui la difesa nerazzurra ha trovato un
regista ideale. Giuliano Sarti da Castel d'Argile
di Bologna, classe 1933, è il portiere più
ammirato (anche dai colleghi) d'Italia.
Piacciono il suo distacco tra i pali, la sua
freddezza disincantata... Raramente Sarti spicca
il volo tra i pali, per cui invece era celebre,
ad esempio, Bepi Moro. La parata sensazionale di
Sarti è sempre effettuata per intuito, l'intuito
infallibile della classe. Alcuni fastidi fisici
hanno impedito a Sarti di proseguire una
carriera ben avviata in nazionale. Ma ora la
salute è tornata, il campione sta rifiorendo a
nuova vita sportiva. Con l'ultima gioia appena
sbocciata nell'apoteosi di San Siro (Coppa dei
Campioni 1965), Giuliano Sarti può avviarsi a
riprendere il suo posto di portiere italiano più
classico e più redditizio. |
TARCISIO BURGNICH -
L'uomo saracinesca
Quando Tarcisio Burgnich nella stagione 1961-'62
fu ceduto in prestito al periferico Palermo
pochi scommettevano sul suo futuro, pochi gli
pronosticavano una carriera radiosa. Invece il
friulano Burgnich ha smentito tutti. Pervenuto
all'Inter nel campionato 1962-'63, si è presto
imposto come il «terzino-roccia», il difensore
dalla strenua personalità agonistica. Una
grandissima squadra come l'Inter nasce da un
incontro di elementi, da una simbiosi di tecnica
e forza, di potenza e di stile. Burgnich
rappresenta nell'Inter difensiva di Herrera
l'uomo saracinesca, l'ultimo baluardo. Perciò è
spesso dimenticato nell'enfasi dei panegirici
per i suoi colleghi dotati di stile assai più
piacevole. Ma, senza Burgnich, la difesa
nerazzurra non avrebbe tanta solidità.
E' forte e buono, generoso, altruista e modesto.
E' semplice e, con la forza morale che è la
qualità dei semplici, si è saputo inserire con
straordinaria naturalezza in una squadra di
rango, senza complessi. Fisicamente è
potentissimo, un classico normotipo atletico,
con un peso forma di 75 chili, e il suo segreto
sta nell'allenarsi bene per mantenere intatta la
potenza e le estreme doti di recupero. |
|
GIACINTO FACCHETTI - Bomber sprecato?
E' alto, tanto è alto che gli danno
fastidio soltanto le alette piccole e
svelte, quelle che nascondono il pallone
tra le movenze di un dribbling. E' il...
sesto attaccante dell'Inter. E'
il terzino che, nel modulo difensivo
imperniato sul libero, da parole
testuali di Helenio Herrera permette: "de
justificar la posision rigida de Picchi.
El porchè è molto semplice: si l'Inter
avvia el libero elastico Facchetti
sarebbe siempre incollato all'ala destra
avversaria, inveze, con Picchi siempre
de guardia dietro a tutti, lui può fare
el suo giogo istintivo e tentare la via
del gol". Così, proprio nel settore
sinistro dello schieramento interista,
dove più si fa sentire l' «anomalia
tattica» di Mario Corso, nascono le
premesse per il vantaggio spesso
decisivo di un Facchetti-gol. Quando
Facchetti fece la sua apparizione in
campionato furono pesanti le
perplessità, forti i dubbi, frequenti le
stroncature: non convincevano quelle sue
lunghissime gambe negate (si diceva)
alla marcatura anche "minima" di
piccoletti sguscianti come Kurt Hamrin;
non convincevano quelle sue proiezioni
in avanti perchè portate con un passo troppo
lungo (si diceva), destinato fatalmente a
spezzarsi nella ragnatela fittissima |
|
delle aree avversarie. "Cinque anni fa, -
racconta ora con pacata soddisfazione - me ne
dicevano di tutti i colori! Ci fu soltanto una voce
che si levò alta in tutt'Italia a tenermi su di morale
e fu quella di Herrera. Anche la
stampa e la critica francese mi
hanno sempre sostenuto fin dall'inizio, dandomi
una notevole spinta sul piano psicologico".
Ed Herrera ha dovuto sgobbare molto per far
capire al gigante-timido di Nervesa che nessuno
può fargli paura, soltanto che voglia. Così,
poco a poco, Giacintone s'é scordato il
complesso; sia piccolo e tozzo o alto e
slanciato, Giacintone da Treviglio, classe 1942,
dell'avversario di turno se ne impipa. Vola
all'attacco, anticipa ogni intenzione del suo
avversario, imperversa in ogni zona del campo. E
segna gol col botto, perentori e risolutivi, i
gol che hanno dato all'Inter, più ancora di
quelli di Suárez o Corso, la fama di squadra
corsara.
Oggi Facchetti non si discute più: nè come
terzino puro, nè tantomeno come variante
d'attacco. E la sua forza caratteristica sta
proprio in una capacità di metamorfosi rapida
che si giustifica soltanto con la straordinaria
struttura atletica di questo giocatore.
Facchetti porta il numero tre sulla schiena ed è
terzino ma, Nazionale, Coppa, campionato:
Facchetti è un terzino che fa gol o un
centravanti sprecato?...
Alcuni vorrebbero Facchetti centravanti per
risolvere il problema della Nazionale, che si
trascina da quando perì Gabetto, da quando il
cavalier Piola segnò l'ultima rete. Altri gli
assegnerebbero una maglia di laterale. Ma dove
troverebbe Herrera un altro Facchetti? Come
potrebbe sostituirlo? |
|
NEL 1972 VENNE VOTATO COME
COMPONENTE DI UNA "SQUADRA
IDEALE"MONDIALE
Nel momento in cui Giacinto Facchetti è
nel pieno della condizione fisica e da
tutti riconosciuto come il più forte
terzino d'Italia, viene escluso dal giro
della Nazionale. Valcareggi
intende fare largo ai
più giovani Marchetti e
Chinaglia, |
preferendoli appunto agli interisti
Facchetti e Boninsegna. Molte proteste giungono
anche all'allora presidente del Settore Tecnico
della FIGC Carraro.
Come se non bastasse, a rinfocolare gli
animi, arriva dal Brasile il risultato di un
referendum a cui hanno partecipato 128
giornalisti sportivi locali che hanno votato per
la "squadra ideale" del calcio mondiale. Un solo
italiano figura nell'elenco: è Facchetti, che ha
avuto 128 voti su 128, un plebiscito!
L'inglese Moore è stato segnalato
soltanto da 47 votanti, il peggior punteggio tra
gli undici prescelti. "Facchetti è l'unico
terzino che si possa avvicinare al grande Nilton
Santos", commentò allora Joao Saldanha.
La "squadra ideale" scelta dai brasiliani
avrebbe dovuto essere così composta: |
|
Mazurkiewicz
(Uruguay - Atletico Mineiro);
Figueroa
(Cile - Internacional Porto Alegre);
Moore
(Inghilterra - West Ham);
Anchieta
(Uruguay - Gremio Porto Alegre);
Facchetti
(Italia - Inter);
Gerson
(Brasile - Fluminense);
Beckembauer
(Germania Ovest - Bayer Monaco);
Netzer
(Germania Ovest - Borussia Moenchen.);
Jairzinho
(Brasile - Botafogo);
Tostao
(Brasile - Vasco de Gama);
Rivelino
(Brasile - Corinthians). |
Giacinto Facchetti terminò la sua
carriera agonistica nel 1978.
E' sempre stato universalmente
riconosciuto come uno dei più grandi
calciatori mai esistiti a livello
mondiale. Durante la gestione di Massimo
Moratti fu Direttore Generale
dell'Inter, quindi Vicepresidente dopo
la morte di Giuseppe Prisco e Presidente dal 19-01-2004, dopo
le dimissioni di Moratti stesso. Si è
spento a Milano il 4-9-2006 per un male
incurabile e riposa nel cimitero del suo
paese natale (Treviglio (BG). In suo
onore l'Inter ha deciso di ritirare la
gloriosa maglia numero 3. |
|
GIANFRANCO
BEDIN - Il preparatore dei gol
Facchetti fa spesso e volentieri dei gol
decisivi, Bedin li prepara. C'era una volta
Tagnin, rude maratoneta alessandrino, ora c'è
Gianfranco Bedin, di San Donà del Piave, mediano
autentico sbocciato alla scuola di Peppino
Meazza, che dà una mano a Facchetti e, se
occorre, a Suarez oppure anche a Corso e Peirò.
L'Inter con Bedin, ragazzotto timido e sereno,
ha guadagnato in freschezza, in fantasia, in
capacità di adattamento, in propulsione.
L'Inter, con i ragazzi come Bedin, si assicura
un avvenire, si garantisce un continuo
progresso. Ha esordito in Coppa il 3 dicembre a
Bucarest, con il numero 7. E' la perla di
Herrera nella stagione che ha ribadito la
capacità di psicologo e stratega dell'unico
autentico mago del campionato italiano. Bedin è
alto 1,73 e pesa 70 chili, parla poco e gioca
quasi tutti i palloni di esterno destro. |
ARISTIDE
GUARNERI - Un takle fantastico
C'è stato un momento nella stagione (1965)
durante il quale Aristide Guarneri, nato a
Cremona nel 1938, giocava mosciamente e tutti si
chiedevano il perché. Vacillava la difesa
nerazzurra e volavano in gol i centravanti
avversari. La cosa era tanto più stupefacente in
quanto ad Aristide Guarneri ha dato celebrità
quell'asciutta capacità che si chiama takle. Il
takle di Guarneri è come la chiave girata nella
toppa: porta chiusa e sprangata. Niente da fare
per nessun centravanti. Gira voce che Herrera
abbia esorcizzato il suo stopper con tirate
d'orecchie e lunghissime paternali. Fatto sta
che Guarneri ha presto ritrovato se stesso ed il
posto in Nazionale. Per un centravanti che
incontra Guarneri, come per Quasimodo, è subito
sera. |
|
ARMANDO PICCHI - Il Capitano
"Livornese, toscanaccio, è il capitano, il
vero capitano di una squadra di questo tipo. E' molto
razionale ed ha un'impostazione
congenita per quelli che sono i problemi
collettivi, sia in campo... che fuori.
Il fatto che lo si designi come "il
libero" è poco per un personaggio come
lui: è umano e sportivo nella pienezza
dei termini.
Lo caratterizzano una mente lucidissima
ed una sottile vena polemica toscana,
che gli da il senso della "capacità" nel
ruolo, ma anche un'interpretazione che
tocca i vertici della libertà.
E' anche orgoglioso e per lui non esiste
il problema del libero "che lavora meno
degli altri e vive a sbafo", perchè il
modulo tattico, e quindi lui stesso, |
|
sono
accettati da tutti, da Sarti a Corso. In campo è
molto autoritario e sa farsi ascoltare.
Ora (1965) ha più di trent'anni ma
è ancora in possesso di uno dei più notevoli
"scatti brevi" che si conoscano. Scatto breve
che ha perfezionato nel tempo e che sfrutta con
disinvoltura.
La sua duttilità di manovra permette infatti a
Facchetti di avanzare: se non fosse così, il
terzino non lascerebbe mai l'ala con il terrore
che vada senza ostacoli in porta. Picchi è la
premessa del movimento difensivo dell'Inter, dei
goal di Facchetti e anche di Burgnich..."
(Giudizio del Dott. Quarenghi, medico
dell'Inter)
Alcuni giocatori della "Grande Inter anni '60",
intervistati per uno speciale televisivo
dedicato ai successi della squadra, hanno
apertamente dichiarato che Picchi era
l'allenatore in campo e ogni tanto, dall'altezza
della sua classe e della sua visione del gioco,
si permetteva di modificare a proprio piacimento
gli ordini ricevuti da Helenio Herrera, con
ottimi risultati, non c'è che dire. Era
l'esperienza e la malizia in una difesa
sostanzialmente giovane, il connettivo con
l'applicazione dei primi capelli grigi, con la
posatezza dell'età, tra l'esuberanza dei
Burgnich, Facchetti e Bedin... |
Armando Picchi nato a Livorno il 20-06-1935
giocò nell'Inter dal 1960 al 1967 per terminare
poi la sua carriera nel Varese, squadra della
quale fu allenatore-giocatore fino al 1969. Fu
chiamato anche in Nazionale dal 1964. Nel 1968
un infortunio al bacino gli precluse la
partecipazione ai Campionati Europei e lo
costrinse anche a chiudere la sua esperienza in
maglia azzurra, con la quale registrò 12
presenze. In seguito divenne allenatore del
Livorno e della Juventus. A 35 anni, alla guida
dei bianconeri era il tecnico più giovane della
massima serie; un'esperienza che si concluse in
breve tempo a causa di una malattia incurabile
che lo portò alla morte il 27 maggio del 1971.
Dal 1990 lo stadio "Ardenza" di Livorno è stato
intitolato a suo nome. |
|
JAIR DA COSTA -
Un artista dribblomane
Al termine della partita Verona-Napoli, del 10
giugno 1962, al presidente dell'Inter Angelo
Moratti venne chiesto cosa ne pensasse dell'ala destra brasiliana Jair. Moratti, per niente
impreparato sorrise ed estrasse dalla tasca
della giacca una lunga relazione di Helenio
Herrera dal Cile, dove si trova alla guida della
nazionale spagnola. Nel documento si poteva
leggere, tra l'altro, che il «Mago» riteneva
Jair da Costa come elemento tecnicamente ottimo,
dotato di grande velocità e tiro, giocatore
particolarmente adatto al campionato italiano.
Il presidente dell'Inter non poteva perciò
farselo scappare, anche se le trattative per il
suo acquisto furono lunghe e laboriose...
Jair è un dribblomane e, come tutti i
dribblomani è un artista e un vanesio. Jair si
innamora del gol, del tiro tondo, dell'applauso
scrosciante. Quando il gol non gli riesce, si
scarica. Allora si scopre dei malanni che sono
frutto della sua immaginazione, rimane in
tribuna e confessa ai giornalisti di accusare
dolorini alle giunture. In verità, uno come Jair,
non può soffrire di altro che di nostalgia.
Nostalgia di Osasco di San Paulo del Brasile,
dove l'unico autentico rivale di Garrincha
nacque nel 1940. Quest'anno (1965) Jair non è
stato lui. Si è spuntato su troppi terzini,
spesso e volentieri si è fatto invano aspettare.
Ma infine ha ritrovato anche lui, col primo
sole, l'euforia e il guizzo. Quel guizzo felino
che fa di Jair uno dei più estrosi goleador di
tutti i tempi. |
|
SANDRO MAZZOLA - Un tipo ironico a cui
piaceva parlare molto...
"Mentalmente è sensibile all'estremo,
esigente, orgoglioso. E' giovane (nel 1965)
e si porta dietro il bagaglio paterno
che in questo momento gli è più di peso
che di aiuto. Ora è in fase di
assestamento perchè il mutamento
familiare incide sulla sua personalità,
creandogli qualche scompenso. Ma il
matrimonio dovrebbe appunto segnare lo
stacco netto fra il passato e
l'avvenire. E' una persona molto seria
che, nel primo anno passato all'Inter,
ha saputo coniugare la professione con
lo studio, diplomandosi in ragioneria.
Fisicamente è un longilineo stenico,
forte: è sufficiente guardare come
difende la palla. Quando è un po' giù di
forma, si nota più degli altri, ma gli
arriva sempre in aiuto la squadra...
"
(Giudizio del Dott. Quarenghi)
"Così bravo quando è bravo, credo che in
vita sua non abbia mai sbagliato
interamente una partita. Anche quando la
giornata gli nasce tanto storta che |
|
persino il più scontato dei dribbling
gli si ripercuote addosso come uno
spietatissimo boomerang,
Sandro Mazzola
riesce, prima o poi, incredibilmente, a
trovare per strada quel paio di
situazioni che lo confermano, contro
tutto e contro tutti, personaggio
autentico, proprio autenticamente
vero...
Mazzola parla molto, poco meno di
Herrera. E quando uno parla molto da
sempre fastidio a qualche altro. Se ci
sono cronisti sprovveduti che non sanno
fare un minimo di tara a certe
dichiarazioni, è garantito che Sandrino
appare un tipo antipatico. Proprio perchè, essendo abituato
a parlare senza falsi complessi di inferiorità, una
volta o l'altra |
rilascia qualche dichiarazione
contro tizio, caio, oppure sempronio.
La folla, che si butta senza reticenze
sopra tutto quello che scrivono i
giornalisti ufficiali, allora assimila e
giudica. E nove volte su dieci Sandrino
non riesce a farci una bella figura...
Quando era alle prime armi ed alle prime
esperienze di titolare, lui calcò la
mano sopra due particolari: il primo che
il Torino non aveva fatto il diavolo a
quattro per assicurarsi le prestazioni
del figlio di Capitan Valentino e il
secondo che, a suo parere, Mariolino
Corso era tanto bravo, tanto
irraggiungibile come sapienza
calcistica, da non trovare eguali nel
nostro campionato e, forse, in buona
parte del rimanente mondo del calcio....
Per lui la stagione '64-'65 non è stata
facile. Mezza stampa milanese era
disposta a stroncarlo, stava proprio lì
con il fucile puntato, ad attendere
l'occasione giusta per abbatterlo, per
demolirlo. Ma se uno è disposto a
guardare in faccia la realtà, non può
fare a meno di ammettere che questa
stagione folgorante |
 |
L'Inter del 1967:
da sinistra, Facchetti, Suarez,
Guarneri, Burgnich, Bedin Picchi;
accosciati Sarti, Corso, S.Mazzola,
Domenghini, Cappellini |
|
dell'Inter deve molto a Mazzola... Anche
Don Helenio, che sembra un duce
spietato, mentre è solo un uomo che ha
famiglia, e per questo, all'italiana,
scusa e comprende tutto, pure lui ha
capito il difficile inserimento di
Mazzola nelle eterne esigenze di una
squadra che, da quando è iniziata la
stagione, ha sempre avuto da assolvere
impegni uno più spietato dell'altro..."
(Da
un ritratto di Giorgio Mezzi per
"Supersport")
Il figlio di papà Valentino è il
colpitore d'attacco più fantastico del
campionato. Magro ma duro d'ossa.
Sandrino pare esile ed invece scava con
i gomiti il cammino che lo porta
infallibilmente in gol. E' un orgoglioso
fanatico come suo padre. Il suo tiro al
volo è limpido e netto come lo era forse
soltanto quello del Boniperti giovane.
Mazzola ha una lunghissima strada di
goleador davanti a sè e deve soltanto
risparmiarsi e rispettarsi come conviene
ad un campione. Perchè non c'é dubbio
che la classe di Sandrino è purissima.
Gliel'ha trasmessa papà Valentino quando
lo conduceva per mano, marmocchio di
quattro anni, a scoprire il calcio al
Filadelfia. |
|
JOAQUIN PEIRO'
- Detto "il violinista"
Gioachino Luca Peirò è alto 1,74 e pesa 70
chili. E' stato nel Torino durante le stagioni
1962-'63 e 1963-'64 e l'Inter lo ha preso
proprio per rinforzare la rosa di Coppa Campioni
nella stagione 1964-'65. Viene soprannominato
"il violinista"; ha un viso lungo ed affilato,
sembra una faccia di malinconia, invece niente,
il suo viso è affilato perchè gli serve per
tagliare meglio l'aria quando scatta nei suoi
favolosi allunghi. L'allungo «lanciato» di Peirò
è uno spettacolo nello spettacolo; può risolvere
qualsiasi partita. Laurence, il portiere del
Liverpool, ha spiegato al popolo la qualità più
preclara di Peirò: l'opportunismo. Se un pallone
scappa ad un portiere, se un difensore si
distrae, si può star certi che la cavatina di
Gioachino risulterà decisiva.
Se Luis Dominguin, l'eroe di tante corride,
fosse stato sugli spalti di San Siro nella notte
di Inter-Liverpool, avrebbe riconosciuto nel gol
di Joacquin Peirò la «traduzione con i piedi» di
una delle più classiche e limpide «figure»
eseguite dai matadores: la veronica. |
In altra pagina l'Inter di Ivanoe Fraizzoli
conquista il suo 11° scudetto |
LUISITO SUÁREZ - L'uomo chiave del tour
de force nerazzurro
E' nato a La Coruna, Spagna, nel 1935.
La regia nerazzurra è stata sua e
si deve dire che a trent'anni, nel ruolo
di centrocampista, in un impegno
affrontato con esemplare modestia, Luisito
Suárez abbia raggiunto vertici di gioco
straordinari e senza dubbio superiori a
quelli, già eccezionali, toccati come
attaccante puro prima nel Barcellona,
quindi nei primi anni di milizia
interista. Suárez è già stato il miglior
giocatore d'Europa. Dovrebbe essere
rieletto anche quest'anno (1965) e con
meriti ancora più ampi. E' stato
unanimemente riconosciuto come il
cervello dell'Inter "pigliatutto", sia
che dovesse sgobbare da solo nella sua
vasta zona per la contrazione di Tagnin
e la partita pigra di Corso, sia che li
avesse come collaboratori fervidi in una
giornata di vena. |
|
|
E' innegabile che le partite più positive e
spettacolari siano state impostate da Suárez con
Bedin e Corso, il quale va a... corrente
alternata, ma quando la corrente passa... chi
mai può fermarlo?
In certi momenti, a chi ama il calcio giocato
col cervello, può ricordare Schiaffino. Ha un
fulgido passato. Prima di venire in Italia con
Herrera, giocando nel Barcellona eliminò
l'allora grande Real dalla Coppa dei Campioni.
Nel campionato italiano Suárez ha reso il suo
gioco più razionale. In Spagna era la «prima
donna», in Italia è diventato... Toscanini.
In campo conta più di tutti l'impulso che Suárez
dà sia nell'interdizione che nel rilancio. Ogni
pallone conquistato da Luisito è una speranza in
più per i nerazzurri di risolvere positivamente
una partita. Ultimamente le cronache lo hanno
definito il «mostro» dell'Inter. Mai iperbole fu
più giustificata, se solo si pensa alla
raffinata prestazione contro il Liverpool. |
Dicevano di lui
(Scopigno) "Il pubblico non fa segnare
i gol e invece Suárez si. Luisito ha avuto una
continuità incredibile, non ha mollato
mai, ha giocato per tutti. Ed ha
anche... picchiato per tutti. Persino il
mio povero Colausig, ma in fondo ha
fatto benissimo, perchè bisogna saper
fare anche quello" -
(Pugliese)
"Suárez è un motore, è il moto
perpetuo del calcio. Se gli altri dieci,
Corso compreso, facessero quello che fa
Suárez, assisteremmo al non plus ultra
del gioco del calcio" -(Silvestri)
"A mio modesto avviso è stata la
difesa, tutta in blocco, con l'aiuto di
Suárez uomo-tutto, a permettere ad
Herrera di vincere sempre" -
(Liedholm)
"Il pilastro dell'Inter è sempre
Suárez! In difesa e all'attacco" -
(Dott. Quarenghi)
"Suárez è l'unico che non va guidato.
Lavora all'oscuro, si massacra in una
tenaglia di marcature, corre più di
tutti, suda più di tutti. Se la partita
scorre come deve, è il cervello ovunque,
in ponte con Corso. Se la squadra non ha
brividi di paura, ma non ce la fa a
passare, può ritornare «punta», l'uomo
del Barcellona e tormentare con i suoi
affondi l'area avversaria" -
(M.Corso) "Suárez corre di più e gioca per la
squadra: quando ha la palla la lancia
subito senza accarezzarla, si mette
sempre dove sente che la squadra lo
esige... Non ho il suo passo e nemmeno
il suo ritmo, per cui se io prendessi la
maglia di Suárez e avessi le sue
funzioni ne verrebbe fuori un'Inter al
rallentatore! Nel suo ruolo è unico al
mondo, perchè riesce a fare tutto in
velocità, assistito da una condizione
fisica incredibile, che gli ha
consentito di reggere per anni a quel
livello". |
Luis Suárez Miramontes (questo il suo nome per
esteso) lasciò l'Inter al termine della stagione
1969-'70 per passare alla Sampdoria, nella quale
chiuse la sua gloriosa avventura da calciatore
in terra italiana (1973). Intraprese in seguito
la carriera di allenatore (nella stagione
1974-'75 accettò subito la guida dei
nerazzurri), senza però raggiungere quelle
grandi soddisfazioni che aveva ottenuto sul
campo. Nel 1960 (quando giocava per il
Barcellona)era stato il primo giocatore spagnolo
a vincere il "Pallone d'Oro". |
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MARIO CORSO -
La fantasia in persona
Se la classe di Suarez è praticità, quella di
Corso è fantasia. La fantasia di Mariolino Corso
si estrinseca in cento modi: nei calci di
punizione ad effetto contro i quali non basta
opporre barriere massicce e pignole; nei
passaggetti d'esterno; nel dribbling frusciante
come su un tappeto; nel tiro al volo; nel colpo
di tacco. In cento modi sempre nuovi. Alcuni
giudicano Corso un centrocampista, altri un
attaccante puro. Corso forse non è ne l'uno ne
l'altro. E' Corso. Vale a dire che assegnargli
un ruolo preciso può significare coartarne la
libertà. Come tutti i fantasisti ha un signor
caratterino, ma Herrera è riuscito a piegarlo.
Per quanto estroso o lunatico, nelle partite che
contano è sempre impareggiabile.
Fisicamente è diventato più forte e potente ed è
un cultore del bel gioco come Suarez: adatta
l'esigenza all'avversario ed è maestro
nell'addormentare la palla e il ritmo, se
necessario. Dicono che sia lento, invece ha un
buon scatto, e rallenta solo quando ritiene che
ce ne sia bisogno. Ma è uno difficilmente
inquadrabile, perché non ubbidisce a bacchetta,
perché e personaggio, é un primattore
protagonista. |
ANGELO DOMENGHINI -
Il dodicesimo delle imprese
proibitive
Helenio Herrera lo aveva ammirato in un paio di
occasioni e per
Angelo Domenghini si erano
subito spalancate le porte dell'Inter.
Cominciava la grande avventura di un giocatore
difficile da giudicare: è grande oppure è
soltanto utile? Gli inizi interisti erano stati
brutti e difficili. Il salto era stato molto
grande: da una squadretta di provincia alla
squadra Campione del Mondo.
Ma nella notte mondiale di Madrid, Angelo
Domenghini recitò onestamente la sua parte di
uomo-dovunque. Domenghini uscì distrutto da quei
120 minuti, attanagliato dai crampi che lo
fecero piangere e fecero urlare Helenio Herrera.
Poi la più grande ala d'Italia fu trasformato
dal mago in centravanti, perchè Milani non
riusciva più a creare spazi per Sandrino
Mazzola. Dovette cambiare gioco e abitudini, ma
si calò con puntiglio e successo nella parte di
uomo gol votato al sacrificio. Nella partite di
Coppa è sempre tagliato fuori: in una squadra si
gioca solo in undici e lui è il dodicesimo,
buono soltanto per le imprese disperate, per i
compiti proibitivi. Ma non importa: Angelo
Domenghini è un ubbidiente soldatino, che
risponde «signorsì» ad ogni ordine del generale
H.H. |
CARLO TAGNIN
- Un giocatore di grande volontà
Esecutore perfetto di ordini, con un fiato, un
mordente e una dedizione incredibili. Ha un
fisico asciutto, che ha resistito magnificamente
a tutti i migliori, su tutti i campi d'Europa.
E' un lavoratore dotato di grande volontà che ha
dato dignità ad un ruolo antipatico, Questo
sconosciuto, bersagliato da tutti, è venuto
all'Inter tranquillo e si è imposto, prima di
tutto, per le virtù morali: se non avesse avuto
una forte base positiva sarebbe andato a gambe
all'aria. Le doti morali sono alla base: De
Dorigo sarebbe morto senza di quelle e Don
Schollander non sarebbe il campione che è. Ora
che Gianfranco Bedin è apparso alla ribalta con
l'autorità e la limpidezza del veterano e del
fuoriclasse, sarà difficile per Tagnin
riprendere il posto di seconda sentinella della
difesa interista. Comunque al biondo mediano di
Herrera va tutta la riconoscenza delle folle
nerazzurre e degli sportivi italiani, per la sua
defilate ma utilissime prestazioni in tante
partite e contro i più pericolosi goleador
internazionali che Carletto Tagnin è sempre
riuscito ad annullare. |
LE
IMMAGINI presentate nella pagina e nella sezione "Nomi
illustri" provengono da giornali e riviste consultati
e sono state realizzate da Tullio Farabola
e dei suoi collaboratori, ma possono essere anche
di Marco Ravezzani, Celso Battaia,
Fotocronache Olympia, Foto Forte. Si precisa che non è stato
materialmente possibile associare ad ogni
singola fotografia il rispettivo autore perché
all'epoca la pubblicazione non era accompagnata
dal nome del fotografo. |
GIORNALI E RIVISTE CONSULTATI:
"Supersport / Inter-Tutto '65"; "Inter
Football Club" - Giornale ufficiale degli sportivi
nerazzurri; "Tuttosport" del 28 maggio 1965
- (artt. di Giglio Panza e Carlo Grandini);
"Tuttosport" del 18 febbraio 1963 - (artt. di
Gian Maria Gazzaniga - Giorgio Tosatti e Nino Masiello);
Mensile Inter Football Club n. 5 - 1971 - Supplemento "Inter
11" |
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