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Scoperte, invenzioni, record
e avvenimenti importanti che
hanno segnato il XX Secolo |
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Finestre fotografiche
su Liguria e Toscana |
GENOVA |
Il
capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
"Capitale Europea della Cultura"... |
EUROFLORA |
In
primavera, ogni 5 anni,
alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo... |
VIA FRANCIGENA |
Col
Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento... |
PARCO DEL MAGRA |
A
Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa... |
GOLFO DELLA SPEZIA |
Tra la punta
di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più
profonde insenature di tutto il litorale occidentale
italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella
quale è incastonata La Spezia, città sede di porto
militare e mercantile, che oggi è anche punto di
attracco per le navi da crociera... |
LE CINQUE TERRE |
Cinque
borghi marinari il cui destino è sempre stato
storicamente legato alla terra e all'agricoltura
piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della
Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i
Patrimoni Mondiali dell'Umanità... |
LA VAL DI MAGRA |
Nobili,
vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti
per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio... |
LA VAL DI VARA |
La
"Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa... |
LA LUNIGIANA |
La
"Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e
perfettamente conservati... |
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Close Up |
Argomenti
del sito in primo piano,
eventi, news e storia del territorio |
Le Alpi Apuane
Originano da movimenti
tettonici del fondo marino
e sono un "monumento
geologico" unico al mondo... |
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Liguri Apuani e Statue Stele
Le radici più profonde delle
comunità lunigianesi affondano
fino alle soglie della protostoria.
Mari e monti un tempo erano
occupati dalla bellicosa
popolazione dei Liguri Apuani... |
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Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
territorio, un tempo abitato dai
bellicosi Liguri Apuani, da dove
parte questo sito... |
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Antiche ricette in Lunigiana
Piatti prelibati di
una cucina essenziale, ma non per questo meno saporita. Cibi dal
sapore antico che tornano ad imbandire le nostre tavole dopo
essere stati riscoperti a nuova vita. |
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Ferrovia Aulla-Lucca
Il fascino dei
treni d'epoca
e delle locomotive a vapore |
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Ferrovia Pontremolese
Una linea di
vitale importanza
per La Spezia e la Lunigiana |
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Ex
Ceramica Vaccari
Il comprensorio
della fabbrica è un prezioso esempio di civiltà industriale di
fine Ottocento e rappresenta un pezzo di storia fondamentale per
Santo Stefano Magra e per tutta la Provincia della Spezia. Le
aree recuperate vengono oggi dedicate all'arte, allo spettacolo,
alla cultura... |
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Il dialetto genovese
Le trasformazioni
fonetiche avvenute nella parlata di Genova sono un segno
inequivocabile del dinamismo espresso dalla città durante i
secoli della Repubblica. A Genova il dialetto è una lingua viva,
che oggi viene insegnata anche nelle scuole... |
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Infiorate del Corpus Domini
"Per tetto un cielo di stelle e
per strada un tappeto di fiori...".
A Brugnato, ogni anno, giovani e
meno giovani si radunano nel
centro storico per abbellire strade
e piazze con disegni floreali,
secondo un'antica tradizione che
origina da un miracolo
avvenuto a Bolsena... |
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Mezzi da lavoro storici
I raduni e le
esposizioni di questi autoveicoli sono un modo per ricordare ed
onorare le persone che, in passato, questi mezzi li hanno
guidati per mestiere... |
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Mezzi militari storici
I più celebri
veicoli militari che hanno partecipato alle vicende della
Seconda Guerra Mondiale sfilano per strade e piazze e mantengono
vivo il ricordo di quei terribili giorni... |
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INDICE GENERALE
'800
CRONACA
01
02
03
04
05
06
SPORT GIRO
TOUR
CICLISMO
ALTRI
FAUSTO COPPI
INTER
RIVISTE |
OTTOBRE 1985 - Commando palestinese sequestra la motonave da crociera Achille
Lauro |
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L'assalto nelle acque egiziane a 50 Km
al largo di Port Said |
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IL SECOLO XIX dell'8 ottobre 1985
- SEQUESTRATA L'ACHILLE LAURO
- Un commando palestinese minaccia di farla saltare in aria -
Sulla nave, partita da Genova giovedì, oltre 400
ostaggi - Il gruppo, guidato da un "comandante
Oman", è armato e dispone di un grosso
quantitativo di esplosivo - Chiede la
liberazione di prigionieri detenuti in Israele -
Più di 600 passeggeri erano sbarcati per
un'escursione a terra al Cairo - Al momento
dell'attacco, secondo le prime notizie fornite
dalla compagnia armatrice, si trovavano a bordo
72 passeggeri e 350 membri |
dell'equipaggio - L'allarme radio è
stato raccolto da una stazione svedese
a Goteborg, che ha provveduto immediatamente
a mettersi in contatto con l'Italia per
segnalare l'accaduto. Le autorità
italiane hanno fatto scattare subito
tutti i controlli e sono stati attivati
i vari canali diplomatici che hanno
confermato la situazione in atto - Al
momento non si sa quali degli ospiti
della nave siano sbarcati per
l'escursione al Cairo.
IL SECOLO XIX del 9 ottobre 1985
- L'"Achille Lauro", in mano ai
palestinesi, vaga nel Mediterraneo -
ORE
DISPERATE A BORDO - Annuncio dei
terroristi: "Abbiamo già ucciso due
ostaggi" - La Siria nega l'attracco.
Contatti segreti in mare aperto? - Le
vittime dei dirottatori sarebbero due
coniugi americani. Si preparano piani di
eventuale intervento militare - I pirati
vogliono la liberazione di
una sessantina di compagni detenuti in Italia
e Israele. Gerusalemme rifiuta - A Genova,
dove si sarebbe imbarcato il commando,
si indaga su un arabo, |
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con
doppio passaporto, arrestato a settembre
- Il Ministro della Difesa Spadolini:
"Soluzione pacifica". Ma le forze armate
sono pronte - Fra mille difficoltà e con scarsi
strumenti d'intervento il Ministro degli esteri
Andreotti cerca disperatamente una soluzione
diplomatica della vicenda...
LA NAZIONE del 10 ottobre 1985
- I PIRATI SI SONO ARRESI
- Un americano morto, tutti gli altri salvi - L'ostaggio
ucciso sarebbe stato gettato in mare, rivela il
Presidente del Consiglio. Giallo sulle effettive
intenzioni dei pirati: il braccio destro di
Arafat e fonti israeliane sostengono che i
terroristi volevano raggiungere Israele con la
"Lauro" e prendere ostaggi per ottenere la
liberazione di alcuni prigionieri. ma il piano
sarebbe stato scoperto. Si apre intanto,
durissima, la polemica sul ruolo |
di Arafat e sulla politica estera del
governo - Dal lato propagandistico ad
Arafat è andata bene. Il ministro
Andreotti ha riconosciuto che il suo
intervento è stato determinante e
Craxi lo ha pubblicamente
ringraziato - L'annuncio
della resa dei dirottatori della
motonave "Achille lauro" è stato dato
dal ministro degli esteri egiziano Esmat
Addel Meguid alle ore 16,35 (le 15,35 in
Italia) - Fin dalla mattinata si era
capito che l'Egitto e l'Olp di Arafat
avrebbero fatto tutto quanto era in loro
potere per favorire una soluzione
incruenta del più grave atto di
pirateria nel Mediterraneo, da molti
decenni a questa parte - Fermezza a
Washington: "I terroristi dovranno
essere puniti". |
Durante il sequestro i terroristi
uccisero un cittadino americano di
origini ebraiche, Leon Klinghoffer,
disabile costretto sulla sedia a
rotelle. Il corpo di Klinghoffer fu
gettato in mare. Il commando, raggiunta
Alessandria d'Egitto su una pilotina,
continuò la fuga su un aereo che venne
però intercettato da caccia americani e
costretto ad atterrare nella base di
Sigonella. Dopo estenuanti trattative, i
terroristi vennero presi in
consegna dalle autorità italiane e
processati a Genova. Al Molqui,
condannato a 30 anni di reclusione dalla
Corte d'Assise di Genova per quel
sequestro e l'uccisione di Klinghoffer,
ha scontato 20 dei 23 anni e 8 mesi di
carcere, pena ridotta per buona
condotta. A settembre 2009 è stato
liberato ed estradato a Damasco, in
Siria. |
Il 2 dicembre 1994 l'Achille Lauro
affondò al largo della Somalia a causa
di un incendio scoppiato a bordo 3
giorni prima. |
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NOVEMBRE 1985 - Eruzione catastrofica sulla
catena del Nevado del Ruiz in Colombia |
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Interi paesi distrutti - Armero è
un lago di melma |
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LA NAZIONE del 15 novembre 1985
- VULCANO ESPLODE IN COLOMBIA
- Interi paesi sepolti: quindicimila morti - Piccole
scosse. Poi mercoledì, alle ore 22, il Ruiz (5.000
metri) ha eruttato. I ghiacciai si sono sciolti,
migliaia di tonnellate di acqua, fango e sassi
sono precipitati a valle - La cittadina di
Armero ora è un lago - Si parla di 15.000 morti,
forse 20.000 - E' il bilancio dell'eruzione del |
vulcano "Arenas" nella regione occidentale
della Colombia, nota per le sue piantagioni di caffè.
L'"Arenas", alto oltre 5.000 metri,
coperto da un profondo manto di neve,
spento da più di 500 anni, è esploso in
una violenta eruzione mercoledì notte. L'enorme
calore ha fatto sciogliere immediatamente la
neve che lo copriva e quella sulle vicine vette
del "Nevado del Ruiz", la catena montuosa alla
quale il vulcano appartiene. Un'immensa valanga
di acqua si è abbattuta nel giro di pochi minuti
sulle valli sottostanti, ha travolto nella sua
corsa 5 paesi e cittadine, le ha sommerse in un
incredibile e spaventoso mare di fango. Un
pilota che ha volato sulla zona ha riferito che
il centro di Armero (50.000 abitanti) è
scomparso sotto il mare di fango. Non c'è
rimasto più nulla. Quello che si vede è solo un
lago fangoso. Insieme ad Armero, travolti dalla
valanga, sono i centri di Carmelo, Santuario,
Pindolito,. Allagati i paesi di Chinchina, Honda
e Libano. Le dimensioni della tragedia potranno
essere valutate con esattezza solamente fra
qualche settimana... |
IL SECOLO XIX del 16 novembre 1985
- Devastazione e morte in Colombia sotto
l'onda di fango precipitata dal vulcano Ruiz -
LA TRAGEDIA DELLA CITTA' SEPOLTA - Impossibile
un bilancio: si parla di 30.000 vittime -
Allarme di uno scienziato: "L'eruzione può
riprendere" - "Neppure il campanile si
vede più ad Armero", ha riferito un pilota
che ha sorvolato la zona del disastro - I
superstiti cercano di aggrapparsi ai supporti di
atterraggio degli elicotteri per sottrarsi alla
terribile morsa - La ricostruzione
dell'apocalisse che ha letteralmente cancellato
la città di Armero e una drammatica immagine
della tragedia che ha colpito la Colombia: una
giovane donna trasformata in una statua di fango
e trovata ancora miracolosamente in vita... |
Un bilancio esatto della catastrofe non
fu possibile farlo: si stima che le
vittime del vulcano siano state circa
25.000 |
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NOVEMBRE 1985 - Storica stretta di mano tra Reagan
e Gorbaciov al summit di Ginevra |
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Segnali positivi dal vertice della
svolta |
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IL SECOLO XIX del 20 novembre
1985 - Nel segreto più assoluto,
Reagan e Gorbaciov a passeggio da soli nel parco
della villa Fleur d'Eau a Versoix. Il
blackout sui colloqui non attenua l'ottimismo.
Solo gli interpreti dei due grandi hanno
assistito al primo faccia a faccia durato 64
minuti, ben oltre il quarto d'ora previsto. I
portavoce Usa e Urss d'accordo sulla possibilità
di una "conclusione positiva del vertice" -
Un'imprevista passeggiata in un |
parco sulle rive del Lemano tra il presidenteamericano Ronald
Reagan e il segretario generale del Pcus Mikhail
Gorbaciov ha posto virtualmente fine al
periodo più difficile tra le due superpotenze
dalla crisi dei missili a Cuba nei primi anni
sessanta... Fin dalle prime battute questo
vertice ha preso un indirizzo inatteso e tutto
lascia supporre che le cose vadano veramente
bene se gli stessi portavoce hanno quasi subito
rotto la consegna del silenzio imposta
dall'inizio. Il blackout era stato annunciato
nella tarda mattinata dal portavoce della Casa
Bianca, Larry Speakes, ma già pochi
minuti più tardi i portavoce sovietici
Lomeiko e Zamiatin
hanno potuto affermare: "Riteniamo che
entrambe le delegazioni siano nello spirito
giusto per portare questo vertice a una
conclusione positiva"... |
LA NAZIONE del 22 novembre 1985
- ORA MENO PAURA DI GUERRA
- Cinque paginette di appunti definiscono
questi incontri "franchi e utili",
ma prendono anche atto che "restano serie
differenze in un certo numero di questioni
cruciali". I due leader hanno tuttavia mostrato
la massima comprensione per i reciproci punti di
vista e "concordano nella necessità di
migliorare le relazioni russo-americane e la
situazione internazionale". A tal fine decidono
di vedersi di nuovo nel futuro più prossimo e
Gorbaciov accetta di visitare l'America, mentre
Reagan accetta l'invito a recarsi in Russia. Il
primo sottocapitoletto riguarda la sicurezza e
recita che "le parti hanno concordato sul fatto
che una guerra nucleare non può essere vinta e
non deve mai essere combattuta" e inoltre che
"non vogliono cercare di raggiungere la
superiorità militare" (un punto per Gorbaciov).
Sotto il capitoletto "colloqui nucleari e
spaziali" si dice che i due leader convengono di
"accelerare il lavoro di questi negoziati, a
completamento degli accordi dell'8 gennaio 1985,
diretti a prevenire una corsa agli armamenti
nello spazio e a far cessare quella sulla
terra". Identità di vedute per quanto riguarda
la riduzione del 50% delle armi nucleari e
dell'idea di un accordo provvisorio sugli
euromissili. (Un punto per Gorbaciov e uno
per Reagan). Altri argomenti sui quali c'è
accordo: la riduzione del rischio di guerre
nucleari attraverso il miglioramento delle
comunicazioni (di recente la "linea rossa" da
telefonica è diventata telex); la fedeltà al
trattato sulla non proliferazione nucleare;
l'auspicio di un bando "generale e completo"
delle armi chimiche (materia tuttora allo
stallo); l'apprezzamento per il negoziato
Mbfr sulla riduzione degli armamenti
convenzionali (il quale tuttavia è fermo da
quindici anni); analogo apprezzamento per la
Conferenza sulla fiducia, sicurezza e disarmo di
Stoccolma (anch'essa però ha fatto pochi
progressi)... Sul sistema strategico di difesa
americano, lo Sdi, detto anche "guerre
stellari", Reagan ha confermato a Bruxelles
che al momento attuale il problema non è risolto
e si dovrà continuare a discutere. Gorbaciov gli
ha espresso il timore che la ricerca in atto
negli Stati Uniti per lo scudo spaziale possa
infine avere sbocco nella creazione di armi
offensive oggi ancora inesistenti, che
altererebbero l'equilibrio mondiale. Il ministro
degli Esteri italiano Giulio Andreotti ha
comunque riferito di un'affermazione del capo
della Casa Bianca secondo la quale, sul sistema
di difesa strategica si sono fatti a Ginevra
passi avanti "più di quanto ci si sarebbe potuto
attendere"...
Tutti e due i protagonisti sono usciti
vincitori, e questo si deve alla reciproca
insospettata saggezza politica che tutti e due
hanno dimostrato. Questo è un indice importante
e positivo per il futuro. E' confermato che i
russi intendono questa volta fare sul serio,
cambiare il tono delle relazioni, mettersi
d'accordo per le armi sulla terra e nello
spazio. Anche l'America è d'accordo. Ora ci
vorrà tempo, pazienza, buon senso e
perseveranza... |
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MARZO 1986 - Nel
carcere di Voghera Michele Sindona morente avvelenato dal
cianuro |
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Coma profondo - I medici non lasciano speranze |
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IL SECOLO XIX del 21 marzo 1986
- Dramma nel carcere di Voghera -
SINDONA AVVELENATO
- Lo sorvegliavano col monitor, l'hanno
visto accasciarsi - E' in coma profondo.
Gli inquirenti pensano al cianuro - Il
bancarottiere si è sentito male mentre stava
mangiando il cibo sigillato giunto dalle cucine
della prigione. Secondo voci avrebbe detto: "Mi
hanno avvelenato". Trovate nella sua |
cella alcune lettere. Il detenuto era
isolato in un reparto e pare che gli alimenti per
lui venissero assaggiati. I medici non lasciano
speranze: il cuore si è già fermato una volta.
Condannato tre giorni fa all'ergastolo per
l'omicidio Ambrosoli, Michele Sindona
sta ora lentamente morendo nel reparto
di rianimazione dell'ospedale di
Voghera. Una dose micidiale di cianuro
di potassio, dice il magistrato. Coma
pressoché irreversibile, encefalogramma
piatto, aggiungono i medici, lasciando
capire che in pratica non c'è speranza... |
LA NAZIONE del 21 marzo 1986
- CIANURO A COLAZIONE
- Sindona avvelenato in carcere. E'
morente - Il protagonista del clamoroso
caso si trovava nel carcere di Voghera
da quando era stato trasferito
dall'America per il processo alla Corte
d'Assise di Milano. Era in estradizione
temporanea e avrebbe dovuto essere
riportato negli USA dove è condannato a
25 anni per il crac della Franklin
Bank... Ieri mattina Michele Sindona era
nella sua cella del carcere di Voghera,
sorvegliato a vista dagli agenti di
custodia. Ha ricevuto la colazione che,
secondo prescrizioni tassative, è
portata con vassoio sigillato, dopo che
è stata controllata dal medico della
casa circondariale. Ha consumato thé o
caffé (non è stato ancora accertato) e
biscotti. Poco dopo si è sentito male:
erano le 8,40... "La repentinità
dell'episodio fa pensare al cianuro,
anche se trovarlo è un'altra cosa"
così dice Francesco De Socio,
procuratore della Repubblica... Solo 48
ore prima dell'avvelenamento su Michele
Sindona era caduta la pietra tombale del
carcere a vita quale mandante
dell'omicidio di Giorgio Ambrosoli,
liquidatore della Banca Privata Italiana
che nel 1974 fece registrare un buco di
257 miliardi, 1.000 ai valori attuali
della lira. Pagati dai piccoli
risparmiatori, ma anche - verosimilmente
- dalle organizzazioni affaristico
criminali che delle banche sindoniane si
sono sempre servite per i loro traffici
e i loro investimenti... |
I DUBBI DEI PERITI
SULL'AVVELENAMENTO DA CIANURO |
Il giallo Sindona sta cercando l'ultimo
capitolo nei laboratori dell'Istituto
di medicina legale di Pavia dove
continuano le indagini per appurare o
per escludere la presenza del cianuro
nel caffè. I periti tossicologici stanno
ricostruendo sperimentalmente tutte le
situazioni che si possono essere
realizzate nella cella di
Michele
Sindona. E questo per fornire
indicazioni più precise sulle esatte
circostanze del decesso. Il cianuro è
stato trovato nel sangue e nel succo
gastrico. Non ci sono dubbi. Ma è stato
bevuto col caffè?
Le prime analisi sulla tazzina di
plastica non lo avrebbero evidenziato
con certezza. Anzi, stando alle prime
indiscrezioni, l'avrebbero escluso.
Suicidio, allora, con una compressa che
avrebbe provocato le "ustioni" nella
bocca del defunto?
La risposta sarebbe stata già positiva
se i periti non si fossero trovati di
fronte ad una situazione chimica
piuttosto anomala, rappresentata da
un'acidità eccessiva che avrebbe potuto
volatilizzare il veleno. Gli
interrogativi collegati a questo fattore
sono tanti ed è per questo motivo che
all'Istituto di medicina legale di Pavia
si stanno ricostruendo tutte quelle
situazioni che possono essersi
realizzate nella cella di Sindona e
anche nel bar dove è stato preparato il
caffè...
Ieri, alle 16, il sostituto procuratore
di Milano ha concluso la fase di indagini nel
supercarcere di Voghera.
In sei giornate di interrogatori ha
ricostruito i comportamenti di tutto il
personale interno della casa di pena
nella mattina di giovedì 20 marzo 1986 e
nelle ore e nei giorni immediatamente
precedenti, ma non è ancora stata emessa
alcuna comunicazione giudiziaria.
L'interrogativo principale rimane quello
legato al thermos del caffè e al bricco
del latte: perché sono stati lavati dopo
la consegna dell'ultima colazione a
Sindona?... |
Da "LA NAZIONE" del 27 marzo 1986 |
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MARZO 1986 - Stati Uniti e Libia si fronteggiano in una
guerra lampo nel Golfo della Sirte |
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Sei missili di Tripoli contro aerei Usa |
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LA NAZIONE del 25 marzo 1986
- WASHINGTON - Caccia americani
hanno bombardato ieri sera una base missilistica libica
nella città di Sirte e affondato una vedetta. L'azione
di rappresaglia è avvenuta dopo una serie di
attacchi libici senza esito (sono stati lanciati
sei missili contro caccia americani in manovra).
Il portavoce della Casa Bianca
Larry Speakes
ha confermato che non si sono avute perdite da
parte americana, né |
di aerei, né di uomini. In precedenza,
un comunicato dell'agenzia libica
"Jana" aveva
affermato che i caccia americani avevano bombardato con
missili la regione della Sirte, e che le
difese antiaeree avevano risposto
all'attacco abbattendo tre aerei a
reazione americani. Speakes ha affermato
anche che le manovre americane nel Golfo
della Sirte stanno continuando e che,
d'ora in poi, ogni nave o aereo libico
che si avvicinerà agli aerei e navi
americane sarà considerato ostile. Il
presidente Reagan è
stato tenuto costantemente al corrente della
situazione nel corso della giornata...
Nel commentare gli avvenimenti di ieri,
il segretario alla difesa
Weinberger
ha dichiarato che le forze americane
hanno attraversato la cosiddetta "linea
della morte" indicata da
Gheddafi
(parallelo 32° 30' che la Libia
considera limite delle sue acqua
territoriali) almeno 7 o 8 volte dal
1981 e che le manovre non hanno lo scopo
di provocare uno scontro militare.
L'intenzione è solo quella di affermare
il diritto delle navi americane a
transitare senza molestia in acque
internazionali, come Washington ritiene
siano quelle del Golfo della Sirte... |
IL SECOLO XIX del 25 marzo 1986 - La Casa
Bianca:"Reagiremo a qualsiasi attacco" |
Drammatica
svolta durante le esercitazioni della flotta
americana oltre la cosiddetta "linea della
morte". In seguito al lancio di sei
razzi da parte delle forze di difesa di
Gheddafi gli americani, per
rappresaglia, hanno preso di mira due
navi da guerra e una base militare alla
periferia della città di Sirte. Tripoli
annuncia di aver abbattuto tre aerei
Usa; Washington smentisce di avere
subito perdite - La guerra dei nervi
ingaggiata dagli americani al largo
delle coste libiche si è trasformata in
battaglia... La notizia dello scontro
armato è stata data ieri sera in
anteprima dalla televisione libica,
mentre da Washington giungeva notizia
che i leader del Congresso si recavano
alla Casa Bianca per ricevere
informazioni da Reagan... Basate sulla
presenza, insolita per il Mar
Mediterraneo, di ben tre portaerei, la
"Coral Sea", la "Saratoga"
e la "America", le manovre
vedono la partecipazione di altre 27 navi appoggio
e di 240 aerei in quello che, secondo il
giornale americano "Christian Scienze
Monitor", è probabilmente il maggior
spiegamento di forze messo in atto dal
momento in cui Reagan ha assunto
la presidenza degli Stati Uniti... Le
ostilità hanno avuto inizio quando un
caccia americano, levatosi in volo da
una delle tre portaerei, ha superato
quella che in gennaio il leader libico
Gheddafi aveva definito la "linea della
morte". Si tratta di una linea retta che
va da un capo all'altro dell'enorme
golfo e che, secondo l'attuale governo
libico, delimita le proprie acque
territoriali, anche se, in certi punti,
questa linea dista dalla costa più di
100 miglia... |
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La Sesta Flotta presidia il Golfo della
Sirte |
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IL SECOLO XIX del 26 marzo 1986
- Colpite dai missili americani cinque navi di
Gheddafi. Non si conosce la sorte dei settanta
uomini d'equipaggio di una corvetta affondata
ieri - Tripoli insiste: abbattuti tre aerei
americani e uccisi i piloti - Ma il portavoce di
Reagan fa ai giornalisti un quadro dettagliato e
puntiglioso degli "incidenti" - Dopo il
mezzogiorno di ieri non si è più sparato un
colpo da nessuna delle due parti -
NEW YORK:
mentre continuano le |
manovre della flotta americana anche
al di là di quella che il
colonnello Gheddafi definisce la "linea
della morte" e che, invece,
per il mondo sono acque
internazionali del Golfo della Sirte,
non si spengono i bagliori di fuoco e il
pianeta continua a rimanere col fiato
sospeso. La situazione di scontro tra
la potenziatissima task-force degli Stati
Uniti e le forze aero-missilistiche
libiche è sempre a livello di crisi,
anche se una fonte del Pentagono
sottolinea che la grande manovra è agli
sgoccioli e potrebbe concludersi prima
della fine della settimana. Ma a
condizione - ha sottolineato la fonte
del Pentagono - "che la smettano di
spararci". Purtroppo, però, la
tendenza a dialogare con le armi
continua ad essere privilegiata dagli
opposti schieramenti. I libici attaccano
gli aerei americani con i missili
forniti dall'Urss e gli americani
rispondono attaccando navi e basi. Una
risposta flessibile, pur tuttavia
pesante, per via della superiorità
tecnologica e militare Usa. Così cresce
il bilancio delle distruzioni... Unica
nota confortante è che il portavoce
della Casa Bianca, dopo aver fatto il
bollettino di guerra, ha aggiunto che
nelle ultime 11 ore ( a mezzogiorno di
ieri) non si è sparato più alcun colpo...
La crisi nel Golfo della Sirte ha
costretto l'Alitalia a sospendere
per la giornata di oggi tutti i voli da
e per la Libia, in attesa dell'evolversi
della situazione. Domani Alitalia
deciderà se riprendere i voli di linea
con la Libia o mantenere la sospensione.
Il volo LN-127 della
Lybian Arab
Airlines è partito da Roma per
Tripoli con circa 50 minuti di ritardo
sull'orario previsto, accumulato
nell'andata dalla città libica...
Apprensione e ansia in Sicilia: spuntano
reticolati a Sigonella.
Le basi Nato dell'isola sono le più vicine agli
scontri Usa-Libia e nella nottata sono
entrate in funzione le fotoelettriche
della difesa antiaerea. Sopra l'altra
base militare di
Trapani-Birgi ci sono dalla notte
scorsa movimenti aerei intensi. A
Pantelleria, che viene considerata
una specie di portaerei in mezzo al
Mediterraneo, sotto il controllo stretto
di specialisti e tecnici americani, le
esercitazioni degli ultimi tempi di
"guerra-lampo", sono improvvisamente
divenuti dei movimenti veri... |
LA NAZIONE del 26 marzo 1986 - Ancora
battaglia nella Sirte |
Bombardamenti e navi affondate. Un
duro bilancio: tre motovedette libiche a
picco, un'altra colpita, di nuovo
bombardata la base missilistica della
Sirte. Lanciati da Tripoli sei missili "SAM".
Si calcola che sulle tre navi libiche
colate a picco possano aver
perso la vita 150 uomini - In
Libia i giornali stamattina non sono
usciti. I notiziari radio trasmettono
comunicati laconici e ripetono che
l'aviazione americana ha violato lo
spazio aereo e la difesa libica è
intervenuta abbattendo tre apparecchi
nemici. Il colonnello Gheddafi appare in
televisione attraverso filmati di
repertorio e rilascia dichiarazioni solo
per voce dell'agenzia di stampa
"Jana"...
La stampa più autorevole, soprattutto i
commentatori, indicano il pericolo di un
allargamento del conflitto, il rischio
che Gheddafi riesca a trascinare nella
brutta faccenda anche l'Urss, che in
certa misura l'appoggia. Il "New York
Times" dice appunto che il problema
è quello di "mantenere il conflitto nei
suoi limiti": quasi un invito a
interrompere le "manovre" della Sesta
Flotta nel Mediterraneo in anticipo
rispetto alla data prefissata del 1° di
aprile, possibilità che del resto ha
lasciato intravedere lo stesso
segretario di Stato alla difesa
Weinberger... Preoccupazioni vengono
anche dalla sorte di quei cittadini
americani che sono rimasti in Libia, non
rispondendo agli inviti di rientro in
patria che il presidente Reagan aveva
loro rivolto dopo gli attentati di
Fiumicino e Vienna: si tratta di almeno
1.500 persone... |
|
Reagan intenzionato a concludere in
anticipo le manovre nella
Sirte |
IL SECOLO XIX del 27 marzo 1986
- Nel Golfo della Sirte non si è più
combattuto. Dopo aver reagito al lancio (senza
risultati) di sei missili libici con due
bombardamenti e l'affondamento di tre navi
avversarie - una quarta è stata danneggiata -
gli Stati Uniti hanno proseguito nella
tranquillità le proprie "manovre". Non è tempo
di armi, ma di parole. E Muamar Gheddafi
promette guerra, in cambio di guerra, mentre il
leader sovietico Michail Gorbaciov
interviene facendo agli Usa una proposta
di mediazione: ritireremo la nostra flotta dal
Mediterraneo - ha detto in sostanza Gorbaciov -
se gli Stati Uniti faranno altrettanto. Il
bilancio di due giorni di scontri è comunque
sanguinoso: almeno cento i morti, tutti libici.
Il computo è stato fatto "grosso modo"
dagli |
americani e tiene conto delle sole
probabili perdite subite dalla marina di
Gheddafi: quattro le navi colpite, tre
quelle affondate; ognuna di esse imbarca
almeno trenta marinai e quindi parlare
di cento morti sembra abbastanza
realistico. Ma il calcolo ovviamente non
tiene conto delle possibili vittime
subite dai libici nel corso dei due
bombardamenti alla base missilistica di
Sirte. La base era stata edificata con
l'intervento di specialisti sovietici,
ma non si ha notizia di cittadini
dell'Urss tra il personale impiegato a
Sirte lunedì e martedì. Le esercitazioni
americane vedono la partecipazione di
una forza militare notevolissima:
25 mila uomini
in tutto a bordo di tre
portaerei e di altre 27
navi appoggio;
l'impiego di 240
aerei tra i quali i modernissimi
caccia F-14 e
F-18. Le manovre, secondo programma,
si dovrebbero concludere il primo di
aprile, ma già circola voce negli Stati
Uniti che Reagan deciderà per un rientro
anticipato... |
|
Gli Usa bombardano Tripoli e Bengasi e
Gheddafi lancia missili contro Lampedusa
|
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LA NAZIONE del 16 aprile 1986
- Gheddafi non ha atteso nemmeno che si posasse la
polvere degli impianti distrutti dai bombardieri
americani ed ha subito cercato di replicare,
sparando due missili contro il territorio
italiano. L'obiettivo era l'impianto radar
dell'isola di Lampedusa: i due missili, lanciati
probabilmente da lunga distanza, non hanno
nemmeno sfiorato il bersaglio e sono esplosi |
ad un chilometro e mezzo dalla costa
ovest dell'isola. L'impianto, che serve
alla Nato, è controllato da personale
americano. Si sono allora alzati in volo
intercettori e cacciabombardieri della
nostra aeronautica con l'intenzione di
rintracciare una fantomatica
motovedetta. Dopo mezz'ora di inutile
perlustrazione, gli aerei hanno fatto
ritorno alle basi. Il fallito attacco
libico si è svolto intorno alle 17: tre
ore dopo non si sapeva ancora con
esattezza quello che era successo,
neppure a grandi linee. L'incredibile
reazione del dittatore di Tripoli nei
confronti dell'Italia è il primo
risultato (ma gli esperti di cose
militari e di terrorismo si aspettano
qualcosa di più grave) dell'attacco
sferrato dagli Stati Uniti contro la
Libia... |
IL SECOLO XIX del 16 aprile 1986 - Stato
di guerra nel Mediterraneo dopo
l'attacco Usa |
I
bombardamenti degli Stati Uniti
su Tripoli e Bengasi hanno colpito anche
la caserma dove risiede il colonnello
Gheddafi, che sembra essere rimasto
illeso. Invece la figlia adottiva
Hanna,
e forse la moglie del leader
libico, sono rimaste uccise. Due degli
altri sette figli del colonnello
sarebbero feriti. Addirittura, secondo
fonti diplomatiche, potrebbero essere
morti anche loro. Fonti arabe parlano di
un migliaio di vittime fra morti e
feriti, ma non è stato ancora possibile
accertare quali siano i danni reali
provocati dal raid.
Su Tripoli e Bengasi l'inferno è
scoppiato alle 2 di notte, ma
l'operazione militare Usa è scattata
parecchie ore prima, alle venti locali.
Sono stati impiegati
18 bombardieri
supersonici F 111, decollati dalle
basi inglesi di Upper Heyfor e
Lakenheath,
a nord est di Londra, dopo aver ottenuto il via
libera dalla signora
Thatcher.
Sono stati seguiti da due o tre dozzine di aerei
cisterna per il rifornimento in volo. Un
viaggio lungo quello degli F 111, perchè
la Francia ha negato il sorvolo del suo
spazio aereo e pertanto hanno dovuto
girare al largo delle coste atlantiche
ed entrare nel Mediterraneo da
Gibilterra. Invece delle due ore
previste, i bombardieri sono però
arrivati sul bersaglio molto più tardi.
Probabilmente a Washington non tutto era
pronto per il definitivo ok all'attacco;
qualche esperto militare non esclude che
la formazione aerea abbia fatto una
sosta nella base inglese di Cipro... Il
bombardamento ha preso totalmente di
sorpresa i radar e la contraerea libica.
Nessun apparecchio di Gheddafi si è
alzato in volo e nessun colpo di
mitraglia è stato sparato prima che le
bombe da cinquanta chili cominciassero a
cadere sulla capitale libica. Tensione
nella colonia diplomatica. Cittadini
tedeschi e britannici saranno
rimpatriati nelle prossime ore.
L'ambasciata italiana è intanto
"protetta" all'esterno da un folto
stuolo di poliziotti libici... Ore di
paura e di ansia per gli italiani
residenti in Libia e per i loro
familiari che, in Italia, hanno atteso
notizia. Poi, con le prime telefonate,
la tensione è andata allentandosi. Sono
oltre diecimila gli italiani che
lavorano nel paese arabo, la seconda
"colonia" dopo i sudcoreani... |
|
Dopo il bombardamento americano, rivolta
a Tripoli contro Gheddafi |
LA NAZIONE del 17 aprile 1986
- Duro colpo al regime libico. Nella notte i primi
scontri, proseguiti poi per tutta la giornata di
ieri. Una corvetta ha fatto fuoco dal porto, le
guardie del corpo del colonnello si sono
scontrate con l'esercito regolare. Il Pentagono
smentisce nuovi attacchi. Per Israele, Gheddafi
non è stato ucciso e resta al potere - In realtà
la sorte di Gheddafi è ancora un mistero. Il
leader libico non appare in pubblico dal momento
del raid americano e più volte si è sparsa la
voce che fosse morto o fuggito. Anche ieri si è
sparato nel centro di Tripoli. Ad uno scontro
che si presume fra esercito regolare e miliziani
hanno assistito numerosi testimoni. I funzionari
del governo libico sostengono sostengono però
che si è trattato di colpi della contraerea
contro |
un ricognitore americano. A dire il
vero, nessuno ha sentito il rumore di un
SR-71
Blackbird che avrebbe sorvolato
il porto. Gheddafi non si vede,
ma si vedono evidenti i segni
dell'incursione. Le bombe hanno aperto
crateri del diametro di dieci metri,
molti alberi sono stati abbattuti,
l'edificio dove viveva la famiglia del
colonnello è seriamente danneggiato...
La radio continua con i soliti slogan e
invita gli arabi alla guerra santa. Non
ci sono segni che si stia svolgendo una
lotta per il potere. Incertezza anche
sulla sorte di Monsignor Martinelli.
Dopo l'annuncio della sua liberazione,
il vicario apostolico non è stato ancora
visto da nessuno... Timori per i nostri
connazionali in Libia (circa 5.000
unità) dopo l'attacco missilistico a
Lampedusa. La questione è all'esame del
Governo... |
|
APRILE 1986 -
Esplode il reattore nucleare di Chernobyl. Paura nel mondo |
|
Un assurdo silenzio da parte di Mosca nasconde la catastrofe per 72 ore |
|
IL SECOLO XIX del 30 aprile 1986
- "Sarebbero due i reattori atomici
esplosi presso Kiev - Morte nucleare in
Urss - Si parla di 3.000 vittime -
Irrisori i dati ufficiali - Proteste nel
mondo per il ritardato allarme di Mosca
- Misure contro il fall-out: la
Finlandia vieta di bere l'acqua;
proibito in Polonia il latte fresco -
Secondo la ricostruzione del disastro
fatta in Occidente possibili nuove
perdite di radioattività - Kiev città
chiusa e, come ha affermato il premio
Nobel Carlo Rubbia, con il rischio di un
enorme deserto radioattivo - La Tass
ammette che sono stati evacuati i
25.000 cittadini di Pripyat,
la nuovissima cittadina sorta intorno
all'impianto e quelli di tre località
vicine. Spiega che l'incidente ha |
provocato la distruzione di parte degli
elementi strutturali dell'edificio
danneggiandolo ed una certa fuga
di sostanza radioattiva.
Insiste che il guasto riguarda solo uno dei
quattro reattori... Secondo Mosca infine
la situazione delle radiazioni nella
centrale e nel territorio adiacente si è
stabilizzata e si sta approntando
l'aiuto medico necessario alle persone
che sono state colpite. Ai giornalisti
occidentali è stato vietato di
raggiungere Kiev perchè «potrebbe
essere pericoloso». L'allarme è
stato lanciato almeno due giorni dopo il
disastro...". |
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La nube
radioattiva raggiunge l'Italia. Varate le prime misure
sanitarie e il piano d'intervento |
|
LA NAZIONE del 1 maggio 1986
- "Nube atomica sull'Italia - Nessun
pericolo affermano le autorità - Mosca
parla di 197 ricoverati e afferma che il
reattore di Chernobyl è stato bloccato.
Secondo americani e svedesi anche un
altro sarebbe invece danneggiato. I
servizi d'informazione Usa rilevano con
i satelliti «massicce distruzioni ed enormi perdite
di vite umane». Sempre dagli Stati Uniti d'America
arriva un'altra notizia sconvolgente:
secondo gli esperti la catastrofe
nucleare di Chernobyl avrà effetti
disastrosi e prolungati sulla salute
della gente e, fra la gente, i più
esposti sono i bambini. Infatti lo iodio
radioattivo attacca immediatamente la
tiroide e, quella dei ragazzi, essendo
più piccola, accumula un più alto tasso
di questa sostanza mortale. Siccome lo
iodio |
radioattivo contamina in particolare il
latte e i prodotti caseari, questa
produzione è già stata interrotta in
alcune regioni della Polonia. Analoghe
misure dovrebbero essere state adottate
anche in Unione Sovietica.
Nessuno per il momento sa, con
esattezza, ciò che stia accadendo a
Chernobyl... E' ancora in corso
l'incendio atomico del reattore sfuggito
al controllo dei tecnici sovietici. Ma
spegnere quell'incendio non è affatto
facile...".
LA NAZIONE del 3 maggio 1986
- "Vietati latte e verdure - Misure
precauzionali. La nube sul centro Italia
- Provvedimenti «ultracautelativi» dice
Zamberletti. Il ministro della
sanità Degan ha proibito per due
settimane la |
|
vendita di verdure a foglia e la
somministrazione di latte fresco ai bambini fino
ai dieci anni e alle donne in gravidanza. E'
necessario lavare la frutta e non bere acqua
piovana - La nube radioattiva che si è
sprigionata dalla centrale di Chernobyl si sta
estendendo su tutto il territorio italiano. La
radioattività nell'atmosfera è il doppio
del valore normale. A terra invece va da 2 a 4
volte il livello consueto... Fra le particelle che
si stanno accumulando c'è lo iodio 131, ma anche il
Cesio, una sostanza che ha tempi di degradazione
lunghissimi... - L'incendio nella centrale
nucleare di Chernobyl, in Ucraina, sarebbe stato
domato... L'Unione Sovietica ha deciso di
ridurre al minimo il funzionamento di tutti gli
impianti analoghi esistenti sul territorio..." |
IPOTESI SUI PERCORSI DELLA NUBE ATOMICA CHE E' ARRIVATA FINO IN GIAPPONE |
Nella sua folle corsa attraverso il
mondo, fatta di paura e contaminazione,
la nube sprigionata dalla centrale
nucleare sovietica di Chernobyl è
arrivata fino al Giappone, che dista in
linea d'aria (ma la nuvola ha percorso
ben più strada) circa 11.000 chilometri.
Molti più di quanti ne abbia percorsi
per arrivare a Roma (circa 2.000). Come
ha fatto a colpire zone tanto diverse,
come l'estremo Oriente e l'Europa?
Il colonnello
dell'Aeronautica Bernacca, esperto
di meteorologia e quindi del mutevole
gioco dei venti, azzarda due ipotesi. "La
prima - spiega - è che dopo
l'esplosione la parte più alta della
nube si sia elevata fino a
tremila o quattromila metri. A quel punto
potrebbe essere stata presa dalle
correnti occidentali in quota, che vanno
da Ovest verso Est, le quali le
avrebbero fatto fare un lungo giro, fino
a dirigerla sul Giappone. La seconda
ipotesi, invece, a mio modo di vedere è
più verosimile: si pensa infatti che nei
primi giorni la nube sia rimasta
compatta e abbia cominciato a spezzarsi
sulla Scandinavia. E' probabile che
mentre la massa inferiore veniva spinta
sull'Europa meridionale, quella
superiore abbia preso la "rotta artica",
attraversando il Polo e ricadendo a
destra, sul Giappone. Mi rendo conto che
si tratta di un'ipotesi un tantino
suggestiva, però credo che sia andata
proprio così. Sul Polo Nord ci sono di
solito alte pressioni con circolazione
oraria e niente esclude una virata della
massa più alta di particelle
radioattive. Diciamo pure una "nube bis"
che ha solcato il cielo negli stessi
giorni in cui sua "sorella" arrivava
alle nostre latitudini".
Intanto ieri particelle radioattive hanno
raggiunto anche la costa occidentale
degli Stati Uniti... |
MOSCA AMMETTE LA PORTATA DEL DISASTRO |
Per la prima volta, a dieci giorni dal
disastro nucleare di Chernobyl, il
governo sovietico ha ammesso che le
radiazioni fuoruscite dall'impianto
della centrale sono andate oltre i
trenta chilometri e che tutta la zona è
stata fatta evacuare. L'agenzia
"Tass"
ha emesso un comunicato di poche righe
nel quale si dice che le radiazioni
continuano a scendere e che la
situazione nel territorio dell'Ucraina e
della Bielorussia si sta stabilizzando,
con una tendenza al miglioramento...
Misurazioni e rilievi, all'interno della
centrale, sono compiuti con mezzi
telecomandati e nessuno sa ancora quando
e se la popolazione potrà far ritorno
nella zona colpita...
|
da LA NAZIONE del 6 maggio 1986 |
GIUGNO 1986 - LE NUVOLE SOPRA CHERNOBYL BOMBARDATE PER IMPEDIRE TEMPORALI |
MOSCA
- Le nuovole sopra la zona della centrale nucleare di
Chernobyl
(130 chilometri a nord di
Kiev)
vengono "bombardate" con reagenti in
grado di impedire temporali particolarmente violenti.
La "Pravda"
informa di questa misura precauzionale,
resa necessaria per impedire che
precipitazioni atmosferiche troppo
violente facciano scorrere dalla "zona
di sicurezza" acqua contaminata nel
fiume di Priyat,
affluente del Dnieper
ed in altri bacini idrici. Nei giorni scorsi, i mezzi
d'informazione sovietici avevano messo
in risalto che al situazione atmosferica
sopra la centrale di Chernobyl è
mantenuta sotto controllo dai due cosmonauti
Leonid Kizim e
Valdimir Solovvov,
che sono passati dalla stazione orbitale
"Salyut-7"
alla stazione orbitale
"Mir".
Il disastro nucleare provocato
dall'esplosione del reattore numero
quattro della centrale di Cernobyl
continua a provocare timori per la
situazione delle falde acquifere e del
"Mare
di Kiev", grande bacino formato dal
fiume Dnieper proprio in prossimità
della capitale dell'Ucraina.
Tali timori sono ancora maggiori a causa dei
mutamenti improvvisi del tempo e di
sbalzi continui della temperatura, un
fenomeno che, come sottolineano gli
scienziati sovietici, non avveniva da
decine di anni.
Intorno alla centrale dove si è
verificato il più grande disastro
nella storia dell'utilizzazione pacifica
dell'energia atomica le radiazioni
permango ancora molto alte. E' terminata
infatti la prima fase durante la quale è
stato scavato un tunnel sotto il
reattore esploso, ma ancora non è
completato il "sarcofago"
che dovrebbe sigillare tutto
l'impianto... |
Da "LA NAZIONE" del 30 giugno 1986 |
Ufficialmente le vittime dirette del
disastro nucleare furono 65 e circa 500
i feriti; l'ONU presume che per le
conseguenze indirette delle radiazioni,
nel corso di 80 anni, i decessi
saliranno a 4.000; secondo Greenpeace il
dato precedente va elevato a circa 6
milioni in 70 anni, cifra ritenuta
esagerata dai Verdi Europei che indicano
come numero massimo non più di 60.000
morti. Le persone che dovettero
abbandonare le loro terre contaminate
dalle radiazioni furono oltre
trecentomila. |
|
|
APRILE 1986 - Il
quotidiano genovese "Il Secolo XIX" compie 100 anni di vita |
|
Fu il primo giornale italiano a dotarsi
di mezzi tecnici e rotative necessari per uscire a 6 pagine |
DAL LIBRO DEL CENTENARIO 1886-1986
IL SECOLO XIX - "Il 25 aprile 1886
fu stampata la prima copia di un
quotidiano che era destinato a stabilire
una connessione profonda tra la sua vita
e la storia stessa di Genova e della
Liguria. Questo quotidiano era "Il
Secolo XIX" e forse neppure i suoi
stessi fondatori avrebbero potuto
immaginare il grande meccanismo che
stavamo mettendo in moto. "Il Secolo
XIX" è uno dei pochi esempi di giornale
che, da un certo momento in poi, è
riuscito a porsi come simbolo,
l'immagine stessa di una città e di una
regione che hanno rappresentato un punto
nevralgico per lo sviluppo dell'intera
nazione... Si pensi che "Il Secolo XIX"
fu il primo quotidiano italiano a
dotarsi dei mezzi tecnici e delle
rotative necessarie per uscire a 6
pagine, arricchendosi di servizi e di
informazioni superiori agli altri
giornali nazionali, i quali potevano
stampare solo 4 pagine. La
trasformazione dei |
|
quotidiani italiani in imprese
industriali ebbe "Il Secolo XIX"
in prima fila, espressione di
avanguardia di una regione tra le più
avanzate d'Italia dal punto di vista
dello sviluppo della societa
civile (Tommaso Giglio, direttore nel 1986). |
LA PRIMA SEDE DEL NUOVO GIORNALE
FU IN SALITA SAN GIROLAMO |
La redazione del Secolo XIX si
componeva, oltre che del fondatore e
direttore, Conte Ferruccio Macola, del
redattore capo, un certo Lodi, già
redattore di un'altro foglio milanese;
dell'Avvocato Carlo Imperiali; di
Federico Donaver, che più che un
redattore vero e proprio era un
collaboratore assiduo, al quale era
affidata la trattazione degli argomenti
di interesse cittadino e di carattere
amministrativo comunale; di Enrico
Rossi, corrispondente da Roma; del primo
cronista Ferdinando Massa e di Ernesto
Bertolotto.
La prima sede del nuovo giornale fu in
salita San Girolamo, in un locale a
volta, dal quale si accedeva scendendo
qualche gradino. L'aspetto di quel
seminterrato rassomigliava più ad una
cella di prigione che ad una redazione.
L'unica finestra, dalla quale proveniva
una fioca luce, si apriva a livello
strada e pertanto era stata munita di
un'inferriata con relativa griglia
metallica. Questa stanzetta, chiamata
pomposamente redazione, comunicava con i
locali della tipografia Marittima, posti
allo stesso piano, dal lato di Via
Caffaro e ricchi di aria e di luce. Il
proprietario della tipografia era
l'ingegner Cesare Gamba, il quale
l'aveva impiantata qualche anno prima in
quel locale, occupato anteriormente
dalla birreria Muller, allo scopo di
stamparvi un giornale radicale: Il Mare,
che per un anno aveva avuto un buon
successo, ma trascorso il quale aveva
sospeso improvvisamente ed
inaspettatamente le sue pubblicazioni.
L'amministrazione del "Secolo XIX" fu
affidata a Pietro Mosetig. |
QUANDO FONDO' IL "SECOLO XIX"
FERRUCCIO MACCOLA AVEVA APPENA 25 ANNI |
Nobile di nascita, in quanto appartenente ad una
famiglia di conti originaria di Camposampiero (Padova), aveva posto la
sua cultura media al servizio di una sua
grande passione, il giornalismo, dopo
aver avuto un buon passato da militare
nella Marina. Sulla carta stampata il Macola aveva idee pratiche ed
innovatrici. Era un grande ammiratore di
Dario Papa, il brillante e battagliero
direttore dell'"Italia del Popolo" di
Milano, ed amava imitarlo, dando al
giornale una spiccata impronta di
notiziario, sia abolendo i lunghi e
pesanti articoli di politica estera ed
interna, sia commentando le notizie di
maggiore rilievo con note brevi e
qualche osservazione acuta e, a volte,
paradossale. Quando Macola, dopo aver
fatto un giro quotidiano per Genova,
scriveva le sue "quattro righette",
tremavano tutti, dagli assessori ai
carrettieri. La sua arguzia fece sì che
il primo numero del "Secolo XIX" uscisse
il giorno di Pasqua, per sfruttare il
fatto che, in tale ricorrenza festiva,
tutte le testate fanno vacanza. Ma il
suo proposito principale, di battere il
"Secolo" di Milano, riuscì solo in
parte: quel giorno, è vero, molti
lettori del "Secolo" di Milano
acquistarono il "Secolo XIX", per poi
tornare però, il giorno dopo, al loro
foglio abituale e preferito. Per un bel
pezzo i lettori del "Secolo XIX" furono
molto pochi ma Macola non si perse
d'animo e arrivò anche ad adottare
metodi americani per far conoscere il
suo giornale, facendo uso di portatori
di cartelli pubblicitari che giravano,
giorno e sera, per le vie cittadine.
Macola ebbe il merito di mettere al
mondo un quotidiano dedicato
prevalentemente - se non proprio
eslusivamente - ai lettori. Il giovane
editore-direttore puntava molto sulle
vendite e per questo cercò di trovare un
immediato collegamento tra Genova,
Savona e La Spezia, ai fini di una più
ampia diffusione. In un primo tempo
Macola organizzò due edizioni del
"Secolo XIX"- una del mattino e una del
pomeriggio - affidando alla seconda il
compito di battere in freschezza i
giornali milanesi. Ma anche l'edizione
del mattino aveva compiti di
penetrazione nell'area ligure. Fin dalla
nascita, dunque, "Il Secolo XIX" era
tutt'altro che un effimero foglio
elettorale... |
Da "IL SECOLO XIX - 1886-1986", volume
celebrativo dei cento anni della testata |
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