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Archivio
di grandi eventi
nazionali ed internazionali,
inchieste, reportages su
quotidiani e riviste celebri |
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FINESTRE APERTE
SUL TERRITORIO |
GENOVA
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Il
capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
"Capitale Europea della Cultura"... |
EUROFLORA |
In
primavera, ogni 5 anni,
alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo... |
VIA FRANCIGENA |
Col
Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento... |
PARCO DEL MAGRA |
A Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa... |
GOLFO DELLA SPEZIA |
Tra la punta
di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più
profonde insenature di tutto il litorale occidentale
italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella
quale è incastonata La Spezia, città sede di porto
militare e mercantile, che oggi è anche punto di
attracco per le navi da crociera... |
LE CINQUE TERRE |
Cinque
borghi marinari il cui destino è sempre stato
storicamente legato alla terra e all'agricoltura
piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della
Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i
Patrimoni Mondiali dell'Umanità... |
LA VAL DI MAGRA |
Nobili,
vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio... |
LA VAL DI VARA |
La
"Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa... |
LA LUNIGIANA |
La
"Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e
perfettamente conservati... |
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Fotografie © GIOVANNI MENCARINI |
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Casola e l'Alta Valle dell'Aulella |
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Blocco Notes |
Sede del Museo del Territorio |
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Casola
in Lunigiana, dal toponimo romano "Casuli",
si è sviluppata nel medioevo su uno sperone roccioso
costeggiato su due lati dai torrenti Aulella e
Tassonaro, intorno ad un nodo viario di grande
importanza per la Lunigiana, la Garfagnana e l'Emilia, in una zona
montagnosa tra la catena Appenninica e quella delle Alpi Apuane.
La sua struttura urbana è rimasta intatta nel
tempo ed è difesa da un triplice giro di mura.
Dal IX secolo fu un possedimento del vescovo
di Lucca e dopo la
pace di Castelnuovo (1306), stipulata da Dante col vescovo Camilla,
Casola col suo territorio passa al marchese di
Fosdinovo dei Malaspina dello
"Spino Fiorito".
Lucca allarga la sua influenza in Lunigiana e
Casola diventa l'ultimo baluardo lucchese contro
gli insediamenti fiorentini di
Caprigliola, Fivizzano e
Gragnola,
fino al 1496, anno in cui si dà spontaneamente ai
Medici. Sotto il dominio di Firenze diventa sede
di podesteria, che conserverà anche sotto il
Granducato (1569-1777), ed un fiorente
centro commerciale, molto conosciuta grazie
anche alle coltivazioni dell'ulivo presenti sul
lato destro del |
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Tassonaro.
Ed è in questi anni che il borgo godette di un
certo sviluppo e di benessere, ancora oggi
leggibili nei vari edifici pubblici e privati.
Dopo una breve parentesi francese (1808), Casola diventa
comune autonomo nel 1816, con un territorio identico a
quello attuale. Nel 1844 subisce l'annessione forzata ad
opera degli Estensi, per essere poi inglobata dal
1861 nel Regno d'Italia.
Appena alle spalle del vecchio borgo si trova la chiesa
della Madonna del Carmine
(secoli XVI - XVII), con altare in stile barocco
e la cui decorazione interna è affidata alla bicromia
dell'arenaria grigia e del marmo bianco di
Carrara. Il ritrovamento sul suo sagrato di due capitelli in stile
gotico induce a pensare che la sua costruzione possa
essere avvenuta su una più antica cappella.
La chiesa parrocchiale intitolata a Santa Felicita
è di origine romanica e la sua attestazione compare per
la prima volta nelle decime bonifaciane del 1296-97.
Nel XV secolo l'edificio subì alcuni interventi di
ristrutturazione, come indica un'incisione sulla testata
d'angolo della parete sinistra. |
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Sulla sinistra panorama
di Codiponte; a destra
la torre medievale di
Casola, oggi utilizzata
come campanile |
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Il
rimaneggiamento più pesante avvenne invece nel
XVIII secolo ed impresse il definitivo e
inconfondibile stile barocco, sia all'esterno
che all'interno. All'interno trovano posto
altari in marmi policromi, un fonte battesimale
con piletta d'acqua santa in marmo. |
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Pesantemente colpita dal terremoto che
nel 1920 provocò diversi crolli, tra cui il
Palazzo Belardinelli, e moltissime lesioni
urbane, Casola ha subito un considerevole ampliamento grazie
allacostruzione di moderne abitazioni ai lati delle strade
carrozzabili che confluiscono nella piazza principale
dove è posta una caratteristica torre trecentesca,
trasformata in campanile.
La torre medievale (vedi
anche foto nella pagina) subì anch'essa notevoli
danni e fu parzialmente ridotta in rovine. Un accurato
restaurò consolidò la parte inferiore (meno danneggiata)
e ripropose i motivi medievali del corpo cilindrico nel
resto dell'alzata, con ottimi risultati ottici. Oggi è
adibita a campanile. |
●
La torre medievale di Casola |
Durante il corso del tempo questo
manufatto ha subito tutta una serie di radicali
mutamenti. A rimanere sempre uguale è stata soltanto la
robusta base. Invece la sua sommità ha visto molte
trasformazioni, resesi necessarie per svariati motivi.
La torre ha attraversato il difficile periodo
medievale, quando queste fortificazioni venivano
abbattute o incendiate. In epoca rinascimentale ci si
misero pure gli artiglieri a metterle sotto tiro con i
loro cannoni, perché venivano ritenute bersagli di
prestigio.
In tempi più vicini a noi molte torri superstiti
sono cadute vittime dell'incuria, dell'abbandono o di
ammodernamenti urbanistici.
In questo scenario si sono ritrovate anche le tre belle
torri di Casola delle quali ne è rimasta in piedi una sola.
Nell'ottica di un naturale adattamento ad un uso
civile e pacifico, quella superstite venne
rimaneggiata con la costruzione di uno snello «attico»
di tre piani e
l'inserimento di un bel orologio. L'attico diventò la
cella campanaria della chiesa di Santa Felicita, di
linea barocca ma con palesi trascorsi romanici.
A questa sovrastruttura, che stonava un po' con il resto del
manufatto, nel 1920, in una drammatica mattina di
settembre, un violento scossone sismico causò delle
profonde lesioni, tali da renderla pericolante.
A malincuore, gli abitanti di Casola dovettero armarsi
di piccone per abbattere quello che ne rimaneva in
piedi. Per oltre quindici anni la torre ritornò quella di
stampo guerresco, anche se era limitata nell'altezza a
causa della mozzatura operata in seguito al terremoto.
Nel 1937 la cella campanaria fu ricostruita, sia pure
con una base più ampia ed una minore altezza della
precedente per renderla più resistente.
La torre di Casola ha subito ulteriori danni nel giugno
2013, sempre a causa di una forte scossa sismica. Nel
2018 sono stati operati dei
lavori di restauro e
consolidamento che non ne hanno modificato l'aspetto
esteriore. Nel settembre 2018, al termine dei lavori, è
tornata al suo antico splendore. |
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La Statua-Stele di Reusa |
Nel 1964, a poca distanza da Casola (località Reusa),
lungo la mulattiera per Vigneta, è stata rinvenuta una
statua-stele di tipo arcaico di
difficile collocazione cronologica. Il pezzo, ricavato
da uno strato di arenaria locale, trova molta
rispondenza con gli esemplari maschili della serie
ritenuta più antica per la primitiva tecnica di |
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Sulla sinistra il borgo
di Ugliancaldo; a destra
la Pieve dei Santi
Cornelio e Cipriano
a Codiponte |
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costruzione. La figura umana è vista nei suoi
tratti essenziali, un'immagine schematica
piuttosto che descrittiva, presumibilmente
identificabile con quella di una divinità o di
un mitico antenato. |
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La Statua Stele di
Casola in Lunigiana potrebbe perciò essere un idolo,
forse già interrato sulle soglie dell'Età del Ferro,
anche se nessun dato certo conforta questa ipotesi.
Frammenti di selci lavorate, venute alla luce presso le
frazioni più alte, sono il segno inequivocabile di una
frequenza umana fin dalla preistoria.
Nel luogo dove è stata rinvenuta la Statua Stele di Casola
è sorto un Parco Archeologico, che contiene un calco
della scultura originale (conservata invece nel
Museo
del Piagnaro a Pontremoli). |
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Il Museo del Territorio |
A Casola in Lunigiana è doveroso visitare il
Museo del Territorio dell'Alta Valle Aulella, uno dei
Musei del Parco delle Apuane. Il complesso, dotato di
servizi audiovisivi e didattici e collegato alla
Biblioteca Comunale e all'Archivio Storico, è un
raccoglitore e contenitore dell'identità culturale delle
popolazioni locali ed è diviso in varie sezioni. In
quella archeologica sono contenuti, tra gli altri, i
reperti venuti alla luce nella Tecchia di Equi, nella
Tana della Volpe, negli scavi di Luscignano e
Codiponte (vedi foto sopra). Nella sezione arte
sacra e religiosità popolare vengono mostrati oggetti |
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Il Museo
del Territorio
dell'Alta
Valle Aulella
a Casola |
relativi alle funzioni liturgiche, tipici locali,
come le maestà (edicole con immagini o statuette raffiguranti la
Madonna o i Santi), paramenti sacri |
ecc..
Questo centro polivalente di documentazione di
tipo comprensoriale è inoltre di vitale
importanza nella conservazione di quelle che
sono le tracce della funzione socio-economica
della |
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famiglia lunigianese, dal
cinquecento in avanti, con l'esposizione di arredi,
corredi, stoviglie ecc. di varie epoche. Un museo quindi
non concepito come semplice raccolta di materiale ma
strumento dinamico di una politica culturale intesa
come servizio sociale.
Dal punto di vista economico la zona è vincolata
alla sua conformazione orografica, che non consente
grossi insediamenti produttivi.
Come in quasi tutte le località collinari della
Lunigiana c'è una buona presenza di aziende
agrituristiche e bed&breakfast.
Su territorio comunale sono ancora molto sviluppate le
coltivazioni della vite e dell'olivo, la raccolta dei
prodotti del bosco (legname) e sottobosco
(principalmente funghi e castagne) ed i prodotti
agricoli derivanti dagli allevamenti di bovini e ovini.
La zona si presta molto anche alle battute di caccia,
soprattutto quella al cinghiale.
Oltre ai luoghi di culto indicati a lato, nelle
vicinanze di Casola sono molto caratteristici i borghi
di Reusa, Regnano, Castiglioncello e Ugliancaldo. |
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Il Convento delle Clarisse fondato nel 1400 |
A Codiponte,
nel marzo del 1400, sul colle ad oriente distante un quarto di miglio dal borgo,
dove già esisteva una maestà, avvenne un miracolo che
diede luogo alla costruzione di un convento, abitato poi
dalle monache dell'ordine delle Clarisse. L'edificio
durò oltre tre secoli e fu soppresso nel 1786 da
Leopoldo I. Oggi versa in stato di rovina.
Il fatto miracoloso riguarda alcune pastorelle che si
erano fermate a pregare nel punto dove già era
esistente una maestà. Costoro, trattenendosi più del
dovuto, avevano finito con lo smarrire le pecore, che si
erano allontanate per trovare cibo nei campi vicini.
I genitori delle fanciulle si adirarono parecchio ed uno
di loro, più in collera degli altri, trovando la figlia
inginocchiata a pregare andò su tutte le furie e fece il
gesto di colpirla con un bastone di ferro.
Non riuscì però nel suo intento perché venne trattenuto
da un braccio, che spuntava da un vestito bianco, il
quale gli impedì il colpo e la figlia rimase incolume.
Durante la notte la Madonna apparve in visione alla
giovinetta e le riferì che la mattina successiva sarebbe
dovuta andare lassù dove si era svolta la tragica scena.
Sul posto avrebbe trovato tre bacchette conficcate nel
suolo, una verde e due secche. Accanto alla verde
sarebbe dovuta sorgere una chiesa ed accanto a quelle
secche un convento.
La fanciulla rese noto l'accaduto e, negli anni a
seguire, sul luogo indicato e conosciuto come il
"Castellaro", venne costruita la Chiesa,
assieme al Convento delle suore Clarisse.
Questo fatto miracoloso è stato divulgato da Padre
Rutilio Amedei, del convento della Madonna dei Colli
di Soliera ed è spesso citato dai sacri oratori che tessono
il panegirico della Madonna del Convento di Codiponte.
La Madonna della Consolazione è venerata con particolare devozione anche nella
chiesa parrocchiale di
Santo Stefano di Magra
dove, probabilmente, vi è stata portata da qualche monaca
dopo la chiusura del convento. |
Sintesi
ed adattamento dal giornale "Il Serchio" del 13
settembre 1917. Altre informazioni su questo argomento
sono consultabili nella pagina relativa a Santo Stefano,
seguendo il link qui sopra. |
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Origini storiche dell'Alta Valle Aulella |
Posta al confine con la Garfagnana,
in corrispondenza del suo unico passaggio a nord-ovest,
l'Alta Valle dell'Aulella è stata da sempre percorsa
dalle grandi correnti di transito che risalivano il
fiume Serchio dirette verso l'alta Val Padana.
Nelle zone di montagna erano principalmente sfruttati
i tracciati naturali che non prevedevano la
realizzazione di grandi opere (muri di sostegno, ponti,
selciature) che, di solito, possono fornire elementi
certi per la loro collocazione topografica e
cronologica.
Sul crinale che separa i bacini di Garfagnana e Alta
Valle dell'Aulella si aprono tre valichi e tutti, in
ogni tempo, avrebbero potuto virtualmente essere
sfruttati, a seconda delle esigenze storiche che
rendevano preferibile ora questo, ora quello.
L'Alta Valle dell'Aulella si affaccia
alla ribalta della storia nel II secolo dopo Cristo, quando
l'imperatore Traiano, conformemente ai suoi piani di
sviluppo per l'agricoltura, concede un prestito in
denaro ai coloni del territorio di Velleia, registrando
su una tavola bronzea i loro nomi e la precisazione
topografica delle loro proprietà terriere, tra le quali
compaiono alcuni fondi identificabili con località di
questa zona.
La più antica documentazione medievale restituisce solo
notizie frammentarie, che non permettono di far luce
sull'assetto politico.
Nel 793 il vescovo di Lucca riceve in dono un fondo "trasmontem
ad Sanctum Ciprianum", cioè nei pressi di Codiponte.
Nel secolo IX è ancora il vescovo lucchese ad offrire in dono case
e tenute nelle adiacenze di Kasioli, con tutta
probabilità il nome antico di Casola.
Queste testimonianze fanno ipotizzare un'ingerenza
lucchese, sia ecclesiastica che laica, legata quindi ai
gastaldi di origine longobarda, nella distribuzione
delle proprietà fondiarie della valle.
Più tardi, nel secolo XI, il suo centro gravitazionale
sembra orientarsi vero Luni. Un passaggio suggellato
dalla donazione del castello di Regnano e delle sue
pertinenze all'episcopio lunense da parte del longobardo
Guinterno. A questo si aggiunge il patto di alleanza
stipulato tra Rodolfo da Casola e il vescovo Guido,
allora impegnato nella guerra di Vezzano contro il
nascente astro dei Malaspina... |
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La frazione Casciana |
Occupa una posizione intermedia tra
Codiponte e Monte de' Bianchi, in corrispondenza del bivio
stradale per Ugliancaldo e Minucciano.
Il suo insediamento presenta uno sviluppo allungato a fuso,
lungo un crinale secondario, il che fa pensare che in epoca
medievale potesse avere una certa funzione di controllo del
territorio.
Casciana è ricordata in un atto del 1162, rogato nel
Monastero di Monte de' Bianchi col quale Rodolfo del fu
Uguccione «de Panzano», professante legge romana, donava al
Monastero «quinque villanos».
Le sue prime testimonianze scritte sono relative al
Tre-Quattrocento, epoca nella quale il borgo sembra avere
avuto un forte sviluppo.
La chiesa del borgo, intitolata a Santa Maria Assunta e
San Rocco, fu edificata intorno al 1382, anno nel quale
i residenti chiedono alla Pieve di Codiponte che la stessa
diventi una parrocchiale. Nonostante le ripetute petizioni,
questa cosa avverrà solamente nel 1610. Nel 1787 la chiesa
passò alla Diocesi di Pontremoli dove rimase fino al 1901
quando venne aggregata alla Diocesi di Massa.
Nel suo interno l'edificio conserva un fonte
battesimale in marmo policromo con vasca a conchiglia,
altari lignei addossati ai muri, una balaustra marmorea nel
presbiterio.
Sullo spigolo occidentale del suo campanile
settecentesco è murata una grottesca testa apotropaica con
le gote rigonfie. La cella campanaria è aperta da quattro
arcate a tutto sesto e coperta da una cuspide piramidale.
In paese sono presenti varie edicole sacre in marmo,
databili fra i secoli XVIII e XIX. L'iconografia più
ricorrente è quella della Madonna col Bambino.
Nel 1418 Casciana seguì le sorti politiche del vicino
centro vallivo e si smarcò dal dominio marchionale dei
Malaspina per sottomettersi a Firenze. Questo cambiamento
diede un maggiore impulso alla sua economia e, di
conseguenza, all'edilizia con la costruzione di nuove case
rurali e artigiane.
Anche oltre il XVI secolo, l'abitato subì un forte
rinnovamento, soprattutto tra la fine del Seicento e la
fine del Settecento.
Nel 1960, nell'area cimiteriale della vecchia chiesa
parrocchiale, durante alcuni scavi archeologici, sono
state rinvenute due monete venete. Si ipotizza che le stesse
possano essere pervenute in zona ad opera di un patrizio
veronese, Matteo Filippo Caldani, che dopo una vita
dissoluta si ritirò in meditazione e preghiera su uno
sperone roccioso del Pizzo d'Uccello.
La storia del
Caldani è consultabile
seguendo il link "Via Francigena"
nel bordo nero sulla sinistra. |
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La frazione Castiglioncello |
Anticamente compreso nel territorio del feudo di Regnano e
del piviere di Offiano, per la sua struttura arroccata si discosta
invece sensibilmente da quasi tutti gli abitati circostanti
a nuclei sparsi. La sua fondazione sembra piuttosto tarda
e certo posteriore alla maggior parte di essi.
Per la prima volta viene nominato in un atto del 1481
come possedimento dei Malaspina di Fosdinovo. Pochi anni
dopo, nel 1495, passò sotto Firenze.
Non è dato sapere se vi fosse un castrum o se l'abitato
stesso fosse assimilabile con una fortezza, vista la sua forma
e posizione.
Il borgo si trova lungo la Via del Volto Santo e, per il suo aspetto, ancora integro, ha un
notevole valore paesaggistico, oltre che storico. In
uscita dal centro abitato, lungo la stradina che sale
verso la Pieve di Offiano, si erge l'edicola dell'Annunciazione,
edificio che nel 2008 è stato recuperato alla devozione di viandanti
e parrocchiani per opera dell'Amministrazione comunale di Casola.
La
maestà contenuta nella nicchia votiva risale al
XVIII secolo e, alla sua sinistra, un quadretto contiene
alcuni versi che ricordano la sua materna protezione sui residenti e sui
pellegrini che attraversano questo territorio. |
La Sagra dei Pomi a Codiponte |
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E' una festa popolare che si tiene ogni anno, nel mese
di settembre, in quel di Codiponte. La manifestazione è
stata organizzata per la prima volta nel 1970, per opera
della locale Pro Loco che fu supportata anche da alcuni
volontari del luogo.
La sagra prende il nome dai "pomi", nome |
dialettale utilizzato per indicare le mele. Questo
perché, verso la metà del Novecento, in un vasto
appezzamento di terreno localizzato nei pressi della
Pieve dei Santi Cornelio e Cipriano prese corpo una
florida piantagione di meli.
Il loro delizioso frutto fece ben presto la sua
apparizione negli stand della sagra dove viene tuttora
commercializzato al naturale oppure finisce per essere
un ingrediente di tanti prodotti gastronomici in
vendita.
Ecco anche il motivo per cui la Sagra dei Pomi si svolge
nel mese di settembre, periodo durante il quale i frutti
vengono raccolti.
Il momento più folcloristico della festa è rappresentato
dalla
sfilata dei
carri allegorici
sui quali salgono i
ragazzi del
paese, mascherati e vestiti con sfarzosi costumi.
Inizialmente i carri erano trainati dai buoi dei contadini locali;
col passare del tempo agli animali sono subentrati dei moderni
trattori.
La Sagra dei Pomi è arrivata fino ai nostri giorni
conoscendo alterne vicende. E' stata interrotta dal 1993
fino al 2004 e nel 2009 un nuovo stop venne
scongiurato grazie all'impegno di tanti giovani locali
che presero in mano le redini dell'organizzazione e
si trascinarono dietro i vecchi membri del comitato
promotore, che erano un po' stanchi per l'impegno profuso
nel corso degli anni.
Nel 2023 la Sagra dei Pomi è arrivata alla 38° edizione,
che si è svolta durante un arco di tre giornate, dal 1
al 3 settembre. Negli stand gastronomici si sono potuti degustare
prodotti a base di mele, l'asado, la polenta "meschia",
gli sgabei, i cian e tante altre prelibatezze...
Presso la Pieve Romanica è stata allestita una mostra
mercato
artigianale.
Alla domenica pomeriggio si è svolta la sfilata dei carri
allegorici che, per la prima volta, è stata impreziosita
dalla partecipazione del
Gruppo Storico di Fivizzano e
dei suoi famosi
Sbandieratori
i quali hanno poi allietato i
presenti con due spettacolari esibizioni. |
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La frazione Regnano |
Le sue vicende si legano alla strada che portava da
Lucca a Parma o Piacenza la quale, scendendo dall'altopiano di Tea
verso la foce Casteglia, intercettava l'abitato nei
pressi del Castello. Il borgo infatti è composto da tre
nuclei abitativi: il «Castello», il
«Poggio» e la «Villa»,
di diversa morfologia e destinazione funzionale. La
Villa è un tipico insediamento agricolo di antiche
origini mentre il Castello e il Poggio testimoniano due
diverse fasi dell'arroccamento feudale, iniziato assai
precocemente come testimoniano le fonti scritte.
Solo dal 1185 si conosce l'esistenza di un castrum,
ovvero di una costruzione a carattere militare, mentre
il castellum costruito da Guinterno è
composto da una torre, dalle mura, dalle case. Pertanto,
era più simile ad un centro abitato arroccato più che ad
una vera e propria fortezza.
Il nucleo del Castello, prima del 1495, ospitava la
dimora dei feudatari Malaspina che incassavano i
pedaggi della Via di Tea.
L'insediamento ha subito numerosi rifacimenti in seguito
ai danni del terremoto del 1920. In precedenza c'erano
stati quelli meno gravi del 1837 ai quali vanno aggiunte
le lesioni avvenute nel XVII e XVIII secolo, delle quali
non esistono testimonianze scritte.
La zona è un agglomerato di abitazioni ravvicinate,
raccordate da aie pensili e archivolti. Le dimore più
rappresentate sono quelle rurali, con annessi metato,
forno e aia.
E' ancora visibile lo sviluppo planimetrico della
diroccata chiesa di Santa Margherita, abbandonata
dopo il sisma del 1920. L'edificio era stato già
abbondantemente modificato in seguito al terremoto del
1837, che l'aveva privato del protiro e aveva
danneggiato buona parte dell'alzato. La chiesa evidenzia
ancora una fase di rifacimenti barocchi sul preesistente
corpo duecentesco.
Il suo portale, datato 1675, presenta delle linee
sinuose e ricorda, molto da vicino, quello della Pieve
di Offiano.
L'abitato del Poggio forma la propaggine occidentale
del borgo del Castello, da quale è diviso da un
sensibile dislivello.
Nel 1920 subì dei danni minori rispetto al nucleo
superiore ma, nonostante tutto, non vi compaiono
testimonianze precedenti il Sei-Settecento. Per la
maggior parte abbiamo la presenza di stalle e metati,
databili al XIX secolo. La presenza in loco di alcune
grottesche teste apotropaiche, di fattura alquanto
recente, documenta il perdurare di credenze
superstiziose fin quasi ai nostri giorni.
La frazione Villa è più vasta e popolosa rispetto
alle predenti ed è attorniata da verdi e ubertosi
altopiani. La sua composizione si basa su diversi nuclei
isolati e sparsi, che riflette una economia incentrata
su piccole aziende agricole, ampliate nel tempo fino a
formare dei casolari di discrete dimensioni.
La presenza di una tabella in pietra, datata 1586 e
proveniente da una casa distrutta, attesta un'origine
antecedente a quella riscontrabile sulle costruzioni
attualmente visibili.
L'attuale "Villa" è identificabile con il fundus
Rengnano, zona che era alle pertinenze del
castellum voluto da Guinterno, diventato il cuore
politico di un vasto territorio.
Nell'abitato di Villa ci sono due oratori di tipo
viario. Uno, trasformato in casa, guarda sulla
biforcazione della strada, proveniente dalla
carrozzabile, ed è al servizio dell'estremo nucleo
settentrionale. L'altro è stato rifatto nel 1934 su una
preesistente struttura del 1680 e vi si accede da sotto
un archivolto, come al romitorio di Minucciano, su cui
si affacciano due finestre ai lati della porta. |
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La frazione Reusa |
Il territorio è costituito da vari nuclei sparsi
e sembra riflettere quell'arcaica organizzazione in
vici del periodo preromano. La presenza di
un toponimo «castellaro» e dello stesso etnico
«Reusa» ci rimanda, con tutta probabilità, ad un
sistema pagense di origine ligure-apuana dotato di un compascuo,
che divideva probabilmente con altre tribù della Valle del Rosaro.
Reusa è una statua-stele identificata nel fastigio di un
arco in località Quercia, territorio ricco di boschi di
querce e lecci, il che fa pensare ad un antichissimo e
mitico culto delle selve.
Nel secolo XI il borgo figura tra i possedimenti donati
da Guinterno al vescovo di Luni e nel XIII secolo ha una
chiesa propria, nel sito attualmente occupato dalla
parrocchiale di San Bartolomeo,
la cui torre campanaria, posteriore al Settecento, presenta
alcune teste e simboli apotropaici. Questa apposizione in un
edificio sacro testimonia che alcune pratiche magiche e
superstiziose, prima di essere definitivamente abbandonate,
convissero a lungo con i riti del culto cristiano. |
●
La frazione Ugliancaldo |
Ugliancaldo, insediamento storico della Lunigiana, fu un
fiorente centro commerciale ed artigianale nella
lavorazione dei tessuti, dei filati e del legno,
dapprima sotto i Malaspina di Fosdinovo e Castel dell'Aquila e
quindi, verso la fine del XV secolo, sotto Firenze.
Il nucleo più antico, detto "Castello" (vedi
foto nella pagina), che sorge su uno sperone roccioso, nei
secoli XIV e XV era presumibilmente un luogo fortificato cinto
da mura. Oggi di tale fortificazione restano solamente i ruderi
di una torre di fiancheggiamento.
Nel 1418 Ugliancaldo si era assoggettato
spontaneamente al dominio dei Malaspina di Fosdinovo
per sottrarsi all'autorità del famigerato marchese del
Castel dell'Aquila. Verso la fine del XV secolo era poi
passato direttamente sotto Firenze.
E' quindi abbastanza probabile che, in loco, ci
potesse essere una dimora feudale fortificata, un
castello appunto, di cui oggi restano poche tracce
murarie. Un centro di difesa per la popolazione
residente nel sottostante borgo era alquanto necessario.
Bisogna inoltre contare l'opportunità di poter
riscuotere i pedaggi, sempre molto ambiti, lungo una
strada che, di certo, aveva un'importanza non secondaria
nei collegamenti tra la Lunigiana e la Garfagnana.
Il nucleo storico si sviluppa dall'Oratorio
di San Rocco (XVIII secolo) fino alla Chiesa di Sant'Andrea che sembrerebbe
aver passato indenne il terremoto dell'11 aprile 1837 in
quanto non compare nel preventivo di spesa per ricostruire il
paese, compilato su richiesta del Granduca Pietro
Leopoldo II. Il piazzale
della chiesa offre notevoli spunti panoramici sulla
Valle del Lucido,
su Equi Terme e sulle Alpi Apuane.
La costruzione di questo edificio sacro sarebbe
avvenuta nel 1488 su una fondazione romanica
preesistente, menzionata per la prima volta nei Libri
delle Decime del 1296-97 tra le dipendenze della Pieve
di Codiponte, della quale non restano tracce in elevato.
Purtroppo i due luoghi di culto che delimitano il
paese sono stati invece lesionati dal terremoto del
settembre 1920 ed hanno
subito gravi danni anche in occasione del sisma avvenuto nel giugno 2013.
Anche l'11 aprile del 1837, alle 6 del mattino,
dopo un forte boato, la terra aveva tremato e la forte
scossa aveva sollevato in aria pure le nevi del Pizzo
d'Uccello. Il sisma fu valutato intorno al 7°- 8° grado
della scala Mercalli, stante la vicinanza del borgo
all'epicentro. Fortunatamente, a quell'ora, i
residenti abili al lavoro si erano in gran parte già
recati nei campi o nei pascoli e pertanto il numero
delle vittime non fu elevato.
I danni materiali invece furono ingenti: si
contarono infatti 22 famiglie rimaste senza la propria
abitazione e circa una trentina che l'avevano ancora in
piedi ma con gravi lesioni. Si rese pertanto necessario
allestire una pronta opera di ricostruzione.
Il Governo
Granducale elargì dei sussidi con i quali si
costruì un nuovo quartiere in località «Spazzala»,
dieci case sul «Castello» e quindici nel «Borgo».
Dalle macerie si recuperò quanto possibile e si consolidarono
gli edifici rimasti in piedi parzialmente. L'abitato
tornò di nuovo a vivere ed assunse un aspetto abbastanza
simile a quello odierno.
Lungo la strada che scende verso Codiponte,
appena fuori dal borgo storico, sono posizionate varie
abitazioni ad un piano, schierate in bella mostra e con
la facciata rivolta a sud. Il complesso sorge su uno
spianamento artificiale, ricavato dallo sbancamento
parziale del crinale, al quale è addossato verso nord.
Gli elementi e le tecniche costruttive denotano con
certezza l'origine ottocentesca dei fabbricati e la
loro destinazione popolare. Un intervento così massiccio
è sicuramente dovuto ad un unico progetto, per far
fronte ad un fabbisogno straordinario
Le abitazioni del nucleo storico di Ugliancaldo
sono invece costruite
prevalentemente in sasso ed hanno subito un
intervento di restauro nel 2005, curato dal parco
Regionale delle Alpi Apuane con il contributo di I.C.
Leader Plus. I lavori hanno riguardato il recupero
formale e tipologico del percorso principale del borgo
tramite il restauro dell'antica pavimentazione
costituita da lastre di pietra arenaria, la
reintegrazione delle pietra mancanti e la sostituzione
delle griglie in cemento con quelle in pietra. |
Testi consultati: vedi pagina principale "La Lunigiana" |
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Close Up |
Fotografie, eventi, turismo,
storia e news del territorio... |
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Manuale
del cicloturista |
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Per la realizzazione
delle immagini presentate in questo sito gli spostamenti sul
territorio della Lunigiana storica sono stati effettuati con una
bicicletta. In questa piccola guida sono state perciò condensate
varie esperienze logistiche e tecniche derivanti dall'utilizzo
turistico di questo mezzo di locomozione... |
Itinerario cicloturistico
verso il Lago di Gramolazzo |
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Il viaggio si svolge sui
monti di Lunigiana e Garfagnana. Si sale al Passo dei Carpinelli (842
metri di quota) e poi si scende a Piazza al Serchio, località che è
posta a metà percorso. Il rientro avviene transitando sul lago per poi
salire a Ugliancaldo (743 metri di quota), dove abbiamo di fronte un
panorama spettacolare costituito dal Pizzo d'Uccello e dalla Valle
del Lucido... |
Itinerario cicloturistico
da Casola verso Fivizzano |
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E' un percorso lungo
alcune strade panoramiche che collegano i comuni di Casola e
Fivizzano. La massima altitudine (circa 700 meti di quota) viene
raggiunta al termine del bosco che sovrasta l'abitato di Reusa. Le
salite da affrontare non presentano pendenze importanti e quindi
si viaggia con una certa agilità... |
Itinerario cicloturistico nelle
valli dell'Aulella e del Lucido |
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Il viaggio si svolge
lungo la dorsale delle colline che dividono le valli dei torrenti
Aulella e Lucido. Il punto più lontano è rappresentato dalla
località Equi Terme dove sorge un rinomato stabilimento termale.
Lungo il percorso sono presenti vari saliscendi, dove l'altitudine
massima non è superiore ai 400 metri. Il rientro avviene attraverso
la salita che collega Monzone a Casciana, corta ma impegnativa... |
Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
territorio, un tempo abitato dai
bellicosi Liguri Apuani, da dove parte questo sito... |
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Sentieri della Via Francigena
Una cartina del CAI traccia
i sentieri storici della
Via Francigena tra Aulla e
Sarzana, che sono
nuovamente percorribili dopo
essere stati ripuliti e segnalati. |
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Le
vie di pellegrinaggio
I pellegrinaggi a
Gerusalemme iniziarono già dai primi secoli dopo la morte di
Cristo. La via Francigena non vide solo il passaggio di
pellegrini ma anche di viandanti, militari e mercanti che misero
a confronto la loro cultura con quella dei territori
attraversati... |
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Pievi romaniche
In Lunigiana le pievi romaniche del
periodo medievale costituiscono esempi artistici molto rilevanti.
Anticamente le pievi avevano competenza esclusiva per la
somministrazione dei sacramenti e per la sepoltura, non
essendo tale prerogativa riconosciuta a cappelle,
basiliche e monasteri... |
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Castelli medievali
In Italia
la Lunigiana ha la più alta concentrazione di antichi
castelli. Se ne contano circa 160. Alcuni sono bellissimi
e perfettamente conservati e/o ristrutturati, altri
un po' meno. Tutti hanno alle spalle storie interessanti... |
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La Ferrovia Aulla-Lucca
Il borgo di Casola è
servito da una stazione in comune con i centri di Minucciano e
Pieve San Lorenzo, dal quale dista pochi chilometri.
I primi progetti di questa linea non elettrificata
risalgono al 1850, quando si pensava di collegare
Lucca a Reggio Emilia. Venne ufficialmente aperta
il 21 marzo del 1959 e oggi alla modernità delle automotrici
"Swing" unisce, ogni tanto, il fascino dei treni d'epoca
e delle sbuffanti locomotive a vapore... |
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