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LA NAZIONE del 19 luglio 1859 - Primo numero ufficiale del quotidiano di Firenze

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Fotografie © GIOVANNI MENCARINI

 
Casola   e l'Alta Valle dell'Aulella
CASOLA - Panorama del centro storico
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Sede del Museo del Territorio
Casola in Lunigiana, dal toponimo romano "Casuli", si è sviluppata nel medioevo su uno sperone roccioso costeggiato su due lati dai torrenti Aulella e Tassonaro, intorno ad un nodo viario di grande importanza per la Lunigiana, la Garfagnana e l'Emilia, in una zona montagnosa tra la catena Appenninica e quella delle Alpi Apuane.
La sua struttura urbana è rimasta intatta nel tempo ed è difesa da un triplice giro di mura. Dal IX secolo fu un possedimento del vescovo di Lucca e dopo la pace di Castelnuovo (1306), stipulata da Dante col vescovo Camilla, Casola col suo territorio passa al marchese di Fosdinovo dei Malaspina dello "Spino Fiorito".
Lucca allarga la sua influenza in Lunigiana e Casola diventa l'ultimo baluardo lucchese contro gli insediamenti fiorentini di Caprigliola, Fivizzano e Gragnola, fino al 1496, anno in cui si dà spontaneamente ai Medici. Sotto il dominio di Firenze diventa sede di podesteria, che conserverà anche sotto il Granducato (1569-1777), ed un fiorente centro commerciale, molto conosciuta grazie anche alle coltivazioni dell'ulivo presenti sul lato destro del
Altri comuni della Lunigiana
Aulla Pontremoli Fivizzano Casola e l'Alta Valle dell'Aulella
Fosdinovo   Villafranca   Filattiera Bagnone   Comano   Zeri
Podenzana   Licciana Nardi   Mulazzo   Tresana
Tassonaro. Ed è in questi anni che il borgo godette di un certo sviluppo e di benessere, ancora oggi leggibili nei vari edifici pubblici e privati.
Dopo una breve parentesi francese (1808), Casola diventa comune autonomo nel 1816, con un territorio identico a quello attuale. Nel 1844 subisce l'annessione forzata ad opera degli Estensi, per essere poi inglobata dal 1861 nel Regno d'Italia.
Appena alle spalle del vecchio borgo si trova la chiesa della Madonna del Carmine (secoli XVI - XVII), con altare in stile barocco e la cui decorazione interna è affidata alla bicromia dell'arenaria grigia e del marmo bianco di Carrara. Il ritrovamento sul suo sagrato di due capitelli in stile gotico induce a pensare che la sua costruzione possa essere avvenuta su una più antica cappella.
La chiesa parrocchiale intitolata a Santa Felicita è di origine romanica e la sua attestazione compare per la prima volta nelle decime bonifaciane del 1296-97.
Nel XV secolo l'edificio subì alcuni interventi di ristrutturazione, come indica un'incisione sulla testata d'angolo della parete sinistra.
CODIPONTE (frazione di Casola) - Ponte sul torrente Aulella e case del nucleo storico

Sulla sinistra panorama
di Codiponte; a destra
la torre medievale di
Casola, oggi utilizzata
come campanile

CASOLA - La torre medievale oggi utilizzata come campanile
Il rimaneggiamento più pesante avvenne invece nel XVIII secolo ed impresse il definitivo e inconfondibile stile barocco, sia all'esterno che all'interno. All'interno trovano posto altari in marmi policromi, un fonte battesimale con piletta d'acqua santa in marmo.
Pesantemente colpita dal terremoto che nel 1920 provocò diversi crolli, tra cui il Palazzo Belardinelli, e moltissime lesioni urbane, Casola ha subito un considerevole ampliamento grazie allacostruzione di moderne abitazioni ai lati delle strade carrozzabili che confluiscono nella piazza principale dove è posta una caratteristica torre trecentesca, trasformata in campanile.
La torre medievale (vedi anche foto nella pagina) subì anch'essa notevoli danni e fu parzialmente ridotta in rovine. Un accurato restaurò consolidò la parte inferiore (meno danneggiata) e ripropose i motivi medievali del corpo cilindrico nel resto dell'alzata, con ottimi risultati ottici. Oggi è adibita a campanile.
● La torre medievale di Casola
Durante il corso del tempo questo manufatto ha subito tutta una serie di radicali mutamenti. A rimanere sempre uguale è stata soltanto la robusta base. Invece la sua sommità ha visto molte trasformazioni, resesi necessarie per svariati motivi.
La torre ha attraversato il difficile periodo medievale, quando queste fortificazioni venivano abbattute o incendiate. In epoca rinascimentale ci si misero pure gli artiglieri a metterle sotto tiro con i loro cannoni, perché venivano ritenute bersagli di prestigio.
In tempi più vicini a noi molte torri superstiti sono cadute vittime dell'incuria, dell'abbandono o di ammodernamenti urbanistici.
In questo scenario si sono ritrovate anche le tre belle torri di Casola delle quali ne è rimasta in piedi una sola.
Nell'ottica di un naturale adattamento ad un uso civile e pacifico, quella superstite venne rimaneggiata con la costruzione di uno snello «attico» di tre piani e l'inserimento di un bel orologio. L'attico diventò la cella campanaria della chiesa di Santa Felicita, di linea barocca ma con palesi trascorsi romanici.
A questa sovrastruttura, che stonava un po' con il resto del manufatto, nel 1920, in una drammatica mattina di settembre, un violento scossone sismico causò delle profonde lesioni, tali da renderla pericolante.
A malincuore, gli abitanti di Casola dovettero armarsi di piccone per abbattere quello che ne rimaneva in piedi. Per oltre quindici anni la torre ritornò quella di stampo guerresco, anche se era limitata nell'altezza a causa della mozzatura operata in seguito al terremoto.
Nel 1937 la cella campanaria fu ricostruita, sia pure con una base più ampia ed una minore altezza della precedente per renderla più resistente.
La torre di Casola ha subito ulteriori danni nel giugno 2013, sempre a causa di una forte scossa sismica. Nel 2018 sono stati operati dei lavori di restauro e consolidamento che non ne hanno modificato l'aspetto esteriore. Nel settembre 2018, al termine dei lavori, è tornata al suo antico splendore.
● La Statua-Stele di Reusa
Nel 1964, a poca distanza da Casola (località Reusa), lungo la mulattiera per Vigneta, è stata rinvenuta una statua-stele di tipo arcaico di difficile collocazione cronologica. Il pezzo, ricavato da uno strato di arenaria locale, trova molta rispondenza con gli esemplari maschili della serie ritenuta più antica per la primitiva tecnica di
UGLIANCALDO - Panorama con sfondo le Alpi Apuane

Sulla sinistra il borgo
di Ugliancaldo; a destra
la Pieve dei Santi
Cornelio e Cipriano
a Codiponte

CODIPONTE - La Pieve romanica dei Santi Cornelio e Cipriano (XII secolo)
costruzione. La figura umana è vista nei suoi tratti essenziali, un'immagine schematica piuttosto che descrittiva, presumibilmente identificabile con quella di una divinità o di un mitico antenato.
La Statua Stele di Casola in Lunigiana potrebbe perciò essere un idolo, forse già interrato sulle soglie dell'Età del Ferro, anche se nessun dato certo conforta questa ipotesi.
Frammenti di selci lavorate, venute alla luce presso le frazioni più alte, sono il segno inequivocabile di una frequenza umana fin dalla preistoria. Nel luogo dove è stata rinvenuta la Statua Stele di Casola è sorto un Parco Archeologico, che contiene un calco della scultura originale (conservata invece nel Museo del Piagnaro a Pontremoli).
● Il Museo del Territorio
A Casola in Lunigiana è doveroso visitare il Museo del Territorio dell'Alta Valle Aulella, uno dei Musei del Parco delle Apuane. Il complesso, dotato di servizi audiovisivi e didattici e collegato alla Biblioteca Comunale e all'Archivio Storico, è un raccoglitore e contenitore dell'identità culturale delle popolazioni locali ed è diviso in varie sezioni. In quella archeologica sono contenuti, tra gli altri, i reperti venuti alla luce nella Tecchia di Equi, nella Tana della Volpe, negli scavi di Luscignano e Codiponte (vedi foto sopra). Nella sezione arte sacra e religiosità popolare vengono mostrati oggetti
CASOLA - Il Museo del Territorio intitolato all'illustre studioso Prof. Augusto Cesare Ambrosi
Il Museo
del Territorio
dell'Alta
Valle Aulella
a Casola
relativi alle funzioni liturgiche, tipici locali, come le maestà (edicole con immagini o statuette raffiguranti la Madonna o i Santi), paramenti sacri
ecc.. Questo centro polivalente di documentazione di tipo comprensoriale è inoltre di vitale importanza nella conservazione di quelle che sono le tracce della funzione socio-economica della
famiglia lunigianese, dal cinquecento in avanti, con l'esposizione di arredi, corredi, stoviglie ecc. di varie epoche. Un museo quindi non concepito come semplice raccolta di materiale ma strumento dinamico di una politica culturale intesa come servizio sociale.
Dal punto di vista economico la zona è vincolata alla sua conformazione orografica, che non consente grossi insediamenti produttivi.
Come in quasi tutte le località collinari della Lunigiana c'è una buona presenza di aziende agrituristiche e bed&breakfast.
Su territorio comunale sono ancora molto sviluppate le coltivazioni della vite e dell'olivo, la raccolta dei prodotti del bosco (legname) e sottobosco (principalmente funghi e castagne) ed i prodotti agricoli derivanti dagli allevamenti di bovini e ovini. La zona si presta molto anche alle battute di caccia, soprattutto quella al cinghiale.
Oltre ai luoghi di culto indicati a lato, nelle vicinanze di Casola sono molto caratteristici i borghi di Reusa, Regnano, Castiglioncello e Ugliancaldo.
● Il Convento delle Clarisse fondato nel 1400
A Codiponte, nel marzo del 1400, sul colle ad oriente distante un quarto di miglio dal borgo, dove già esisteva una maestà, avvenne un miracolo che diede luogo alla costruzione di un convento, abitato poi dalle monache dell'ordine delle Clarisse. L'edificio durò oltre tre secoli e fu soppresso nel 1786 da Leopoldo I. Oggi versa in stato di rovina.
Il fatto miracoloso riguarda alcune pastorelle che si erano fermate a pregare nel punto dove già era esistente una maestà. Costoro, trattenendosi più del dovuto, avevano finito con lo smarrire le pecore, che si erano allontanate per trovare cibo nei campi vicini.
I genitori delle fanciulle si adirarono parecchio ed uno di loro, più in collera degli altri, trovando la figlia inginocchiata a pregare andò su tutte le furie e fece il gesto di colpirla con un bastone di ferro.
Non riuscì però nel suo intento perché venne trattenuto da un braccio, che spuntava da un vestito bianco, il quale gli impedì il colpo e la figlia rimase incolume.
Durante la notte la Madonna apparve in visione alla giovinetta e le riferì che la mattina successiva sarebbe dovuta andare lassù dove si era svolta la tragica scena. Sul posto avrebbe trovato tre bacchette conficcate nel suolo, una verde e due secche. Accanto alla verde sarebbe dovuta sorgere una chiesa ed accanto a quelle secche un convento.
La fanciulla rese noto l'accaduto e, negli anni a seguire, sul luogo indicato e conosciuto come il "Castellaro", venne costruita la Chiesa, assieme al Convento delle suore Clarisse.
Questo fatto miracoloso è stato divulgato da Padre Rutilio Amedei, del convento della Madonna dei Colli di Soliera ed è spesso citato dai sacri oratori che tessono il panegirico della Madonna del Convento di Codiponte. La Madonna della Consolazione è venerata con particolare devozione anche nella chiesa parrocchiale di Santo Stefano di Magra dove, probabilmente, vi è stata portata da qualche monaca dopo la chiusura del convento.
Sintesi ed adattamento dal giornale "Il Serchio" del 13 settembre 1917. Altre informazioni su questo argomento sono consultabili nella pagina relativa a Santo Stefano, seguendo il link qui sopra.
● Origini storiche dell'Alta Valle Aulella
Posta al confine con la Garfagnana, in corrispondenza del suo unico passaggio a nord-ovest, l'Alta Valle dell'Aulella è stata da sempre percorsa dalle grandi correnti di transito che risalivano il fiume Serchio dirette verso l'alta Val Padana.
Nelle zone di montagna erano principalmente sfruttati i tracciati naturali che non prevedevano la realizzazione di grandi opere (muri di sostegno, ponti, selciature) che, di solito, possono fornire elementi certi per la loro collocazione topografica e cronologica.
Sul crinale che separa i bacini di Garfagnana e Alta Valle dell'Aulella si aprono tre valichi e tutti, in ogni tempo, avrebbero potuto virtualmente essere sfruttati, a seconda delle esigenze storiche che rendevano preferibile ora questo, ora quello.
L'Alta Valle dell'Aulella si affaccia alla ribalta della storia nel II secolo dopo Cristo, quando l'imperatore Traiano, conformemente ai suoi piani di sviluppo per l'agricoltura, concede un prestito in denaro ai coloni del territorio di Velleia, registrando su una tavola bronzea i loro nomi e la precisazione topografica delle loro proprietà terriere, tra le quali compaiono alcuni fondi identificabili con località di questa zona.
La più antica documentazione medievale restituisce solo notizie frammentarie, che non permettono di far luce sull'assetto politico.
Nel 793 il vescovo di Lucca riceve in dono un fondo "trasmontem ad Sanctum Ciprianum", cioè nei pressi di Codiponte. Nel secolo IX è ancora il vescovo lucchese ad offrire in dono case e tenute nelle adiacenze di Kasioli, con tutta probabilità il nome antico di Casola.
Queste testimonianze fanno ipotizzare un'ingerenza lucchese, sia ecclesiastica che laica, legata quindi ai gastaldi di origine longobarda, nella distribuzione delle proprietà fondiarie della valle.
Più tardi, nel secolo XI, il suo centro gravitazionale sembra orientarsi vero Luni. Un passaggio suggellato dalla donazione del castello di Regnano e delle sue pertinenze all'episcopio lunense da parte del longobardo Guinterno. A questo si aggiunge il patto di alleanza stipulato tra Rodolfo da Casola e il vescovo Guido, allora impegnato nella guerra di Vezzano contro il nascente astro dei Malaspina...
● La frazione Casciana
Occupa una posizione intermedia tra Codiponte e Monte de' Bianchi, in corrispondenza del bivio stradale per Ugliancaldo e Minucciano.
Il suo insediamento presenta uno sviluppo allungato a fuso, lungo un crinale secondario, il che fa pensare che in epoca medievale potesse avere una certa funzione di controllo del territorio.
Casciana è ricordata in un atto del 1162, rogato nel Monastero di Monte de' Bianchi col quale Rodolfo del fu Uguccione «de Panzano», professante legge romana, donava al Monastero «quinque villanos».
Le sue prime testimonianze scritte sono relative al Tre-Quattrocento, epoca nella quale il borgo sembra avere avuto un forte sviluppo.
La chiesa del borgo, intitolata a Santa Maria Assunta e San Rocco, fu edificata intorno al 1382, anno nel quale i residenti chiedono alla Pieve di Codiponte che la stessa diventi una parrocchiale. Nonostante le ripetute petizioni, questa cosa avverrà solamente nel 1610. Nel 1787 la chiesa passò alla Diocesi di Pontremoli dove rimase fino al 1901 quando venne aggregata alla Diocesi di Massa.
Nel suo interno l'edificio conserva un fonte battesimale in marmo policromo con vasca a conchiglia, altari lignei addossati ai muri, una balaustra marmorea nel presbiterio.
Sullo spigolo occidentale del suo campanile settecentesco è murata una grottesca testa apotropaica con le gote rigonfie. La cella campanaria è aperta da quattro arcate a tutto sesto e coperta da una cuspide piramidale.
In paese sono presenti varie edicole sacre in marmo, databili fra i secoli XVIII e XIX. L'iconografia più ricorrente è quella della Madonna col Bambino.
Nel 1418 Casciana seguì le sorti politiche del vicino centro vallivo e si smarcò dal dominio marchionale dei Malaspina per sottomettersi a Firenze. Questo cambiamento diede un maggiore impulso alla sua economia e, di conseguenza, all'edilizia con la costruzione di nuove case rurali e artigiane.
Anche oltre il XVI secolo, l'abitato subì un forte rinnovamento, soprattutto tra la fine del Seicento e la fine del Settecento.
Nel 1960, nell'area cimiteriale della vecchia chiesa parrocchiale, durante alcuni scavi archeologici, sono state rinvenute due monete venete. Si ipotizza che le stesse possano essere pervenute in zona ad opera di un patrizio veronese, Matteo Filippo Caldani, che dopo una vita dissoluta si ritirò in meditazione e preghiera su uno sperone roccioso del Pizzo d'Uccello.  La storia del Caldani è consultabile seguendo il link "Via Francigena" nel bordo nero sulla sinistra.
● La frazione Castiglioncello
Anticamente compreso nel territorio del feudo di Regnano e del piviere di Offiano, per la sua struttura arroccata si discosta invece sensibilmente da quasi tutti gli abitati circostanti a nuclei sparsi. La sua fondazione sembra piuttosto tarda e certo posteriore alla maggior parte di essi. Per la prima volta viene nominato in un atto del 1481 come possedimento dei Malaspina di Fosdinovo. Pochi anni dopo, nel 1495, passò sotto Firenze.
Non è dato sapere se vi fosse un castrum o se l'abitato stesso fosse assimilabile con una fortezza, vista la sua forma e posizione.
Il borgo si trova lungo la Via del Volto Santo e, per il suo aspetto, ancora integro, ha un notevole valore paesaggistico, oltre che storico. In uscita dal centro abitato, lungo la stradina che sale verso la Pieve di Offiano, si erge l'edicola dell'Annunciazione, edificio che nel 2008 è stato recuperato alla devozione di viandanti e parrocchiani per opera dell'Amministrazione comunale di Casola. La maestà contenuta nella nicchia votiva risale al XVIII secolo e, alla sua sinistra, un quadretto contiene alcuni versi che ricordano la sua materna protezione sui residenti e sui pellegrini che attraversano questo territorio.
Grafica titolo argomento  La Sagra dei Pomi a Codiponte
SAGRA DEI POMI (Codiponte) - Due figuranti in costume durante la sfilata
E' una festa popolare che si tiene ogni anno, nel mese di settembre, in quel di Codiponte. La manifestazione è stata organizzata per la prima volta nel 1970, per opera della locale Pro Loco che fu supportata anche da alcuni volontari del luogo.
La sagra prende il nome dai "pomi", nome
dialettale utilizzato per indicare le mele. Questo perché, verso la metà del Novecento, in un vasto appezzamento di terreno localizzato nei pressi della Pieve dei Santi Cornelio e Cipriano prese corpo una florida piantagione di meli.
Il loro delizioso frutto fece ben presto la sua apparizione negli stand della sagra dove viene tuttora commercializzato al naturale oppure finisce per essere un ingrediente di tanti prodotti gastronomici in vendita.
Ecco anche il motivo per cui la Sagra dei Pomi si svolge nel mese di settembre, periodo durante il quale i frutti vengono raccolti.
Il momento più folcloristico della festa è rappresentato dalla sfilata dei carri allegorici sui quali salgono i ragazzi del paese, mascherati e vestiti con sfarzosi costumi.
Inizialmente i carri erano trainati dai buoi dei contadini locali; col passare del tempo agli animali sono subentrati dei moderni trattori.
La Sagra dei Pomi è arrivata fino ai nostri giorni conoscendo alterne vicende. E' stata interrotta dal 1993 fino al 2004 e nel 2009 un nuovo stop venne scongiurato grazie all'impegno di tanti giovani locali che presero in mano le redini dell'organizzazione e si trascinarono dietro i vecchi membri del comitato promotore, che erano un po' stanchi per l'impegno profuso nel corso degli anni.
Nel 2023 la Sagra dei Pomi è arrivata alla 38° edizione, che si è svolta durante un arco di tre giornate, dal 1 al 3 settembre. Negli stand gastronomici si sono potuti degustare prodotti a base di mele, l'asado, la polenta "meschia", gli sgabei, i cian e tante altre prelibatezze...
Presso la Pieve Romanica è stata allestita una mostra mercato artigianale.
Alla domenica pomeriggio si è svolta la sfilata dei carri allegorici che, per la prima volta, è stata impreziosita dalla partecipazione del Gruppo Storico di Fivizzano e dei suoi famosi Sbandieratori i quali hanno poi allietato i presenti con due spettacolari esibizioni.
● La frazione Regnano
Le sue vicende si legano alla strada che portava da Lucca a Parma o Piacenza la quale, scendendo dall'altopiano di Tea verso la foce Casteglia, intercettava l'abitato nei pressi del Castello. Il borgo infatti è composto da tre nuclei abitativi: il «Castello», il «Poggio» e la «Villa», di diversa morfologia e destinazione funzionale. La Villa è un tipico insediamento agricolo di antiche origini mentre il Castello e il Poggio testimoniano due diverse fasi dell'arroccamento feudale, iniziato assai precocemente come testimoniano le fonti scritte.
Solo dal 1185 si conosce l'esistenza di un castrum, ovvero di una costruzione a carattere militare, mentre il castellum costruito da Guinterno è composto da una torre, dalle mura, dalle case. Pertanto, era più simile ad un centro abitato arroccato più che ad una vera e propria fortezza.
Il nucleo del Castello, prima del 1495, ospitava la dimora dei feudatari Malaspina che incassavano i pedaggi della Via di Tea.
L'insediamento ha subito numerosi rifacimenti in seguito ai danni del terremoto del 1920. In precedenza c'erano stati quelli meno gravi del 1837 ai quali vanno aggiunte le lesioni avvenute nel XVII e XVIII secolo, delle quali non esistono testimonianze scritte.
La zona è un agglomerato di abitazioni ravvicinate, raccordate da aie pensili e archivolti. Le dimore più rappresentate sono quelle rurali, con annessi metato, forno e aia.
E' ancora visibile lo sviluppo planimetrico della diroccata chiesa di Santa Margherita, abbandonata dopo il sisma del 1920. L'edificio era stato già abbondantemente modificato in seguito al terremoto del 1837, che l'aveva privato del protiro e aveva danneggiato buona parte dell'alzato. La chiesa evidenzia ancora una fase di rifacimenti barocchi sul preesistente corpo duecentesco.
Il suo portale, datato 1675, presenta delle linee sinuose e ricorda, molto da vicino, quello della Pieve di Offiano.
L'abitato del Poggio forma la propaggine occidentale del borgo del Castello, da quale è diviso da un sensibile dislivello.
Nel 1920 subì dei danni minori rispetto al nucleo superiore ma, nonostante tutto, non vi compaiono testimonianze precedenti il Sei-Settecento. Per la maggior parte abbiamo la presenza di stalle e metati, databili al XIX secolo. La presenza in loco di alcune grottesche teste apotropaiche, di fattura alquanto recente, documenta il perdurare di credenze superstiziose fin quasi ai nostri giorni.
La frazione Villa è più vasta e popolosa rispetto alle predenti ed è attorniata da verdi e ubertosi altopiani. La sua composizione si basa su diversi nuclei isolati e sparsi, che riflette una economia incentrata su piccole aziende agricole, ampliate nel tempo fino a formare dei casolari di discrete dimensioni.
La presenza di una tabella in pietra, datata 1586 e proveniente da una casa distrutta, attesta un'origine antecedente a quella riscontrabile sulle costruzioni attualmente visibili.
L'attuale "Villa" è identificabile con il fundus Rengnano, zona che era alle pertinenze del castellum voluto da Guinterno, diventato il cuore politico di un vasto territorio.
Nell'abitato di Villa ci sono due oratori di tipo viario. Uno, trasformato in casa, guarda sulla biforcazione della strada, proveniente dalla carrozzabile, ed è al servizio dell'estremo nucleo settentrionale. L'altro è stato rifatto nel 1934 su una preesistente struttura del 1680 e vi si accede da sotto un archivolto, come al romitorio di Minucciano, su cui si affacciano due finestre ai lati della porta.
● La frazione Reusa
Il territorio è costituito da vari nuclei sparsi e sembra riflettere quell'arcaica organizzazione in vici del periodo preromano. La presenza di un toponimo «castellaro» e dello stesso etnico «Reusa» ci rimanda, con tutta probabilità, ad un sistema pagense di origine ligure-apuana dotato di un compascuo, che divideva probabilmente con altre tribù della Valle del Rosaro.
Reusa è una statua-stele identificata nel fastigio di un arco in località Quercia, territorio ricco di boschi di querce e lecci, il che fa pensare ad un antichissimo e mitico culto delle selve.
Nel secolo XI il borgo figura tra i possedimenti donati da Guinterno al vescovo di Luni e nel XIII secolo ha una chiesa propria, nel sito attualmente occupato dalla parrocchiale di San Bartolomeo, la cui torre campanaria, posteriore al Settecento, presenta alcune teste e simboli apotropaici. Questa apposizione in un edificio sacro testimonia che alcune pratiche magiche e superstiziose, prima di essere definitivamente abbandonate, convissero a lungo con i riti del culto cristiano.
● La frazione Ugliancaldo
Ugliancaldo, insediamento storico della Lunigiana, fu un fiorente centro commerciale ed artigianale nella lavorazione dei tessuti, dei filati e del legno, dapprima sotto i Malaspina di Fosdinovo e Castel dell'Aquila e quindi, verso la fine del XV secolo, sotto Firenze.
Il nucleo più antico, detto "Castello" (vedi foto nella pagina), che sorge su uno sperone roccioso, nei secoli XIV e XV era presumibilmente un luogo fortificato cinto da mura. Oggi di tale fortificazione restano solamente i ruderi di una torre di fiancheggiamento.
Nel 1418 Ugliancaldo si era assoggettato spontaneamente al dominio dei Malaspina di Fosdinovo per sottrarsi all'autorità del famigerato marchese del Castel dell'Aquila. Verso la fine del XV secolo era poi passato direttamente sotto Firenze.
E' quindi abbastanza probabile che, in loco, ci potesse essere una dimora feudale fortificata, un castello appunto, di cui oggi restano poche tracce murarie. Un centro di difesa per la popolazione residente nel sottostante borgo era alquanto necessario. Bisogna inoltre contare l'opportunità di poter riscuotere i pedaggi, sempre molto ambiti, lungo una strada che, di certo, aveva un'importanza non secondaria nei collegamenti tra la Lunigiana e la Garfagnana.
Il nucleo storico si sviluppa dall'Oratorio di San Rocco (XVIII secolo) fino alla Chiesa di Sant'Andrea che sembrerebbe aver passato indenne il terremoto dell'11 aprile 1837 in quanto non compare nel preventivo di spesa per ricostruire il paese, compilato su richiesta del Granduca Pietro Leopoldo II. Il piazzale della chiesa offre notevoli spunti panoramici sulla Valle del Lucido, su Equi Terme e sulle Alpi Apuane.
La costruzione di questo edificio sacro sarebbe avvenuta nel 1488 su una fondazione romanica preesistente, menzionata per la prima volta nei Libri delle Decime del 1296-97 tra le dipendenze della Pieve di Codiponte, della quale non restano tracce in elevato.
Purtroppo i due luoghi di culto che delimitano il paese sono stati invece lesionati dal terremoto del settembre 1920 ed hanno subito gravi danni anche in occasione del sisma avvenuto nel giugno 2013.
Anche l'11 aprile del 1837, alle 6 del mattino, dopo un forte boato, la terra aveva tremato e la forte scossa aveva sollevato in aria pure le nevi del Pizzo d'Uccello. Il sisma fu valutato intorno al 7°- 8° grado della scala Mercalli, stante la vicinanza del borgo all'epicentro. Fortunatamente, a quell'ora, i residenti abili al lavoro si erano in gran parte già recati nei campi o nei pascoli e pertanto il numero delle vittime non fu elevato.
I danni materiali invece furono ingenti: si contarono infatti 22 famiglie rimaste senza la propria abitazione e circa una trentina che l'avevano ancora in piedi ma con gravi lesioni. Si rese pertanto necessario allestire una pronta opera di ricostruzione.
Il Governo Granducale elargì dei sussidi con i quali si costruì un nuovo quartiere in località «Spazzala», dieci case sul «Castello» e quindici nel «Borgo».
Dalle macerie si recuperò quanto possibile e si consolidarono gli edifici rimasti in piedi parzialmente. L'abitato tornò di nuovo a vivere ed assunse un aspetto abbastanza simile a quello odierno.
Lungo la strada che scende verso Codiponte, appena fuori dal borgo storico, sono posizionate varie abitazioni ad un piano, schierate in bella mostra e con la facciata rivolta a sud. Il complesso sorge su uno spianamento artificiale, ricavato dallo sbancamento parziale del crinale, al quale è addossato verso nord.
Gli elementi e le tecniche costruttive denotano con certezza l'origine ottocentesca dei fabbricati e la loro destinazione popolare. Un intervento così massiccio è sicuramente dovuto ad un unico progetto, per far fronte ad un fabbisogno straordinario
Le abitazioni del nucleo storico di Ugliancaldo sono invece costruite prevalentemente in sasso ed hanno subito un intervento di restauro nel 2005, curato dal parco Regionale delle Alpi Apuane con il contributo di I.C. Leader Plus. I lavori hanno riguardato il recupero formale e tipologico del percorso principale del borgo tramite il restauro dell'antica pavimentazione costituita da lastre di pietra arenaria, la reintegrazione delle pietra mancanti e la sostituzione delle griglie in cemento con quelle in pietra.
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  Cicloturismo nella Lunigiana Storica

Manuale del cicloturista

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Per la realizzazione delle immagini presentate in questo sito gli spostamenti sul territorio della Lunigiana storica sono stati effettuati con una bicicletta. In questa piccola guida sono state perciò condensate varie esperienze logistiche e tecniche derivanti dall'utilizzo turistico di questo mezzo di locomozione...

Itinerario cicloturistico
verso il Lago di Gramolazzo

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Il viaggio si svolge sui monti di Lunigiana e Garfagnana. Si sale al Passo dei Carpinelli (842 metri di quota) e poi si scende a Piazza al Serchio, località che è posta a metà percorso. Il rientro avviene transitando sul lago per poi salire a Ugliancaldo (743 metri di quota), dove abbiamo di fronte un panorama spettacolare costituito dal Pizzo d'Uccello e dalla Valle del Lucido...

Itinerario cicloturistico
da Casola verso Fivizzano

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E' un percorso lungo alcune strade panoramiche che collegano i comuni di Casola e Fivizzano. La massima altitudine (circa 700 meti di quota) viene raggiunta al termine del bosco che sovrasta l'abitato di Reusa. Le salite da affrontare non presentano pendenze importanti e quindi si viaggia con una certa agilità...

Itinerario cicloturistico nelle
valli dell'Aulella e del Lucido

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Il viaggio si svolge lungo la dorsale delle colline che dividono le valli dei torrenti Aulella e Lucido. Il punto più lontano è rappresentato dalla località Equi Terme dove sorge un rinomato stabilimento termale. Lungo il percorso sono presenti vari saliscendi, dove l'altitudine massima non è superiore ai 400 metri. Il rientro avviene attraverso la salita che collega Monzone a Casciana, corta ma impegnativa...

Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
territorio, un tempo abitato dai
bellicosi Liguri Apuani, da dove parte questo sito...

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Sentieri della Via Francigena
Una cartina del CAI traccia
i sentieri storici della
Via Francigena tra Aulla e
Sarzana, che sono
nuovamente percorribili dopo
essere stati ripuliti e segnalati.

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Le vie di pellegrinaggio
I pellegrinaggi a Gerusalemme iniziarono già dai primi secoli dopo la morte di Cristo. La via Francigena non vide solo il passaggio di pellegrini ma anche di viandanti, militari e mercanti che misero a confronto la loro cultura con quella dei territori attraversati...

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Pievi romaniche
In Lunigiana le pievi romaniche del periodo medievale costituiscono esempi artistici molto rilevanti. Anticamente le pievi avevano competenza esclusiva per la somministrazione dei sacramenti e per la sepoltura, non essendo tale prerogativa riconosciuta a cappelle, basiliche e monasteri...

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Castelli medievali
In Italia la Lunigiana ha la più alta concentrazione di antichi castelli. Se ne contano circa 160. Alcuni sono bellissimi e perfettamente conservati e/o ristrutturati, altri un po' meno. Tutti hanno alle spalle storie interessanti...

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La Ferrovia Aulla-Lucca
Il borgo di Casola è servito da una stazione in comune con i centri di Minucciano e Pieve San Lorenzo, dal quale dista pochi chilometri.
I primi progetti di questa linea non elettrificata risalgono al 1850, quando si pensava di collegare Lucca a Reggio Emilia. Venne ufficialmente aperta il 21 marzo del 1959 e oggi alla modernità delle automotrici "Swing" unisce, ogni tanto, il fascino dei treni d'epoca e delle sbuffanti locomotive a vapore...

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