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IL TELEGRAFO - Il primo numero della testata nata a Livorno nell'aprile del 1877 (Edizione della sera)

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Elenco puntato - Genova  GENOVA

Il capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
"Capitale Europea della Cultura"...

Elenco puntato - Euroflora  EUROFLORA

In primavera, ogni 5 anni,
alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo...

Elenco puntato - Via Francigena  VIA FRANCIGENA

Col Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento...

Elenco puntato - Parco del Magra  PARCO DEL MAGRA

A Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa...

Elenco puntato - Golfo della Spezia  GOLFO DELLA SPEZIA

Tra la punta di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più profonde insenature di tutto il litorale occidentale italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella quale è incastonata La Spezia, città sede di porto militare e mercantile, che oggi è anche punto di attracco per le navi da crociera...

Elenco puntato - Le Cinque Terre  LE CINQUE TERRE

Cinque borghi marinari il cui destino è sempre stato storicamente legato alla terra e all'agricoltura piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i Patrimoni Mondiali dell'Umanità...

Elenco puntato - La Val di Magra  LA VAL DI MAGRA

Nobili, vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio...

Elenco puntato - La Val di Vara  LA VAL DI VARA

La "Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa...

Elenco puntato - La Lunigiana  LA LUNIGIANA

La "Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e perfettamente conservati...

 
 
 
 

Fotografie © GIOVANNI MENCARINI

 
Bagnone
BAGNONE - Scorcio sulla Via Ponte Vecchio
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Blocco Notes

L'antico borgo commerciale di Gutula
Bagnone e la sua Pieve dei Santi Ippolito e Cassiano sono collocati nell'area della Via Francigena che conduceva verso il Passo di San Nicolao di Tea e verso Lucca, la città del Volto Santo. La Pieve di Bagnone è antichissima e ad essa si riferisce un diploma di Ottone II del 981 dove si cita un mercatum in plebe Sancti Cassiani, individuando qui un luogo di scambio commerciale, difeso da un castello sottoposto, nel corso del tempo, a vari domini. La pieve era parte di un sistema che per Offiano, Codiponte, Soliera, Monti e Bagnone conduceva all'incontro dei due percorsi della Via Francigena a Filattiera; il castello si trovava invece lungo una linea di fortificazioni individuabile nelle torri di Bagnone, Treschietto, Apella, Comano, forse Torre Nocciolo, Castevoli, Verrucola, Casola, Viano, Minucciano di Garfagnana.
Una statua stele ritrovata a Treschietto e conservata nel Museo del Piagnaro di Pontremoli attesta che il territorio del comune di Bagnone era abitato sin da epoche remotissime e sta ad indicare la presenza umana in loco già nell'età del bronzo. La prima attestazione di Bagnone, sorto come castello sovrastante l'antico
borgo di Gutula (poi inglobato), è contenuta in una bolla pontificia del 1148. In origine per "Bagnone" si intendevano la roccaforte e l'agglomerato urbano di abitazioni sorte attorno al castello, edificato sulla sinistra del torrente dal quale prese il nome. Il castello si innalza sul colle che domina la stretta
BAGNONE (MS) - Le mura, il castello e il letto del torrente omonimo
gola ove scorre il torrente Bagnone. Il maniero malaspiniano fu costruito verso il 1351 e le

Il castello
e le mura di
Bagnone

mura perimetrali sono elevate sull'orlo di un precipizio. Il manufatto prese corpo all'epoca in cui il borgo, dopo il frazionamento dell'antico predio marchionale dei Malaspina di Filattiera, divenne feudo autonomo.
La torre cilindrica è rimasta l'unica struttura superstite del fortilizio
Altri comuni della Lunigiana
Aulla Pontremoli Fivizzano Casola e Alta valle dell'Aulella
Fosdinovo   Villafranca   Filattiera Bagnone   Comano   Zeri
Podenzana   Licciana Nardi   Mulazzo   Tresana
trecentesco, oggi del  tutto scomparso e in parte inglobato nella villa cinquecentesca dei conti Ruschi-Noceti, che subentrarono ai Malaspina nel governo del territorio. Questa dimora, ampiamente modificata da interventi ottocenteschi, è stata arricchita nei primi anni del Novecento da un imponente porticato. Oggi la villa è di proprietà privata e non è visitabile.
A partire dal 1471 il feudo di Bagnone entrò a far parte della Signoria e poi del Granducato di Toscana fino all'epoca napoleonica, rientrandovi poi dal 1815. Dal 1849 per dieci anni rimase annesso al Ducato di Parma. Dopo l'unità d'Italia venne compreso nella Provincia di Massa Carrara.
Nel XVI secolo il castello aveva iniziato a perdere, poco alla volta, la propria importanza a causa dello sviluppo del sottostante borgo murato. Le sue belle torri furono mozzate, ad eccezione della superstite torre cilindrica, che era impiegata come polveriera.
I resti del fortilizio andarono in rovina mentre sulla vetta del colle faceva sempre più spicco la grande ed elegante villa, iniziata nel 1470 e via via ampliata, della potente e nobile famiglia dei conti Noceti.
Il Castello era collegato al borgo murato tramite via Ponte Vecchio e la porta detta di Santa Caterina. La struttura scavalca con un'unica arcata il torrente Bagnone, incuneato tra speroni di roccia, e sbocca sulla piazzetta dove già nel sec. XII si svolgeva l'antico mercato, che rimase attivo in tale sito sino al sec. XIV.
Nella frazione di Treschietto ci sono ancora tracce dell'imponente castello marchionale costruito nella prima metà del XIV secolo, riedificato su più antiche, ancora visibili, fortificazioni della rupe, da Giovanni Malaspina, del ramo di Filattiera. Politicamente aggregato a Firenze, il feudo venne annesso successivamente al Granducato. Passato nel 1747 alla Camera imperiale, con l'abolizione dei feudi finì sotto la Repubblica Cisalpina ed indi al Ducato di Modena. Attigui al castello, sono ancora oggi visibili i resti di una cappella quattrocentesca realizzata in pietra arenaria.
● La Chiesa parrocchale di San Nicola
La chiesa più antica di Bagnone è quella di Santa Maria che risale al XV secolo, alla quale si aggiunse nel XVII una nuova chiesa parrocchiale. L'edificio, intitolato a San Nicola, come la vetusta chiesetta romanica esistente al Castello, venne costruito a partire dal 1680 e consacrato nel 1735. Per raggiungere la parrocchiale si progettò l'apertura di una nuova strada nel cuore del paese.
Grafica titolo argomento  La festa votiva di Santa Croce

Il 3 di maggio si celebra a Bagnone la festa votiva di Santa Croce, a ricordo dello scampato pericolo da un'epidemia di peste che mieteva vittime ovunque. Leggenda narra che Bagnone fu preservato per la devozione dei fedeli verso una sacra reliquia lasciata al castello dei Conti Noceti da un misterioso pellegrino. Si vuole che lo sconosciuto, ospitato per una notte al castello e scomparso il mattino successivo senza lasciare traccia, fosse stato il Cristo stesso.
Portata al paese, la reliquia ritornava sempre al castello in modo incomprensibile. Fu pertanto deciso di erigere una chiesa per conservarla ed adorarla. In epoca di pestilenze veniva portata in processione per le vie del borgo ed invocata con una formula che si usa ancora oggi: "A fame, peste, bello, libera nos domine". Visto che gli abitanti di Bagnone venivano sempre preservati dal contagio, l'Amm. Comunale di antica memoria istituì una giornata da dedicare ai festeggiamenti solenni della Santa Croce.
La fede verso la reliquia si è mantenuta inalterata nel tempo e Bagnone, durante il terribile terremoto del secolo scorso che colpì tutta la Lunigiana, rimase miracolosamente incolume...

Testi consultati - Vedi pagina principale "La Lunigiana"  Testi consultati: vedi pagina principale "La Lunigiana"
Il progetto venne attuato nel 1804 e, per far questo, si dovettero abbattere alcuni edifici. Uno di questi era una sala che aveva ospitato un piccolo ma efficiente teatro settecentesco, legato all'attività dell'Accademia dei Ravvivati. Dapprima la via così realizzata prese il nome di Strada Nuova per poi essere intitolata ad un illustre bagnonese, ovvero il senatore Niccolò Quartieri.
● Chiesa e Convento di San Rocco
Prima di raggiungere Bagnone, la strada proveniente da Villafranca passa sotto l'arco di San Rocco, appartenente all'ex convento degli Agostiniani, un complesso che comprende anche la Chiesa di San Rocco, edificio che nell'antichità era soltanto un oratorio. Lo stesso venne poi ampliato dai frati Agostiniani durante la costruzione del Convento.
I frati Agostiniani lasciarono il borgo al tempo della riorganizzazione religiosa voluta dal granduca Pietro Leopoldo. Negli anni a seguire il loro Convento venne utilizzato solo come canonica.
Nel 1840, per consentire il passaggio della strada rotabile per Villafranca, l'edifico fu sventrato con l'apertura di un arco, come riferito più sopra.
Nel 1901 la sacrestia della Chiesa di San Rocco venne parzialmente distrutta dal crollo di un fatiscente muraglione che si trovava lungo la strada che congiunge Bagnone alla frazione Nezzana. L'evento si verificò nel pomeriggio, verso le ore 16, quando un gruppo di ragazzi stava ritornando verso casa dopo avere seguito le lezioni scolastiche nel capoluogo. Le pietre e la terra del muraglione invasero la sede stradale e investirono due scolari che, per un certo tempo, rimasero sepolti sotto le macerie.
Nonostante l'intervento immediato di alcuni soccorritori, che iniziarono prontamente a rimuovere i detriti, i due sfortunati ragazzi non riuscirono a sopravvivere a causa delle ferite riportate. Uno fu estratto già morto; l'altro rimase due giorni in fin di vita prima di spirare.
● I mulini bagnonesi
I resti di muraglie lungo il canale Pendeggia, sulla riva sinistra del Bagnone, fanno ipotizzare che, in epoca altomedievale, su questo corso d'acqua esistesse un mulino al servizio dei bagnonesi che vivevano radunati entro le mura del castello.
Gli edifici vicino al torrente Bagnone ricordano tuttora una fiorente attività bagnonese del passato, e cioè l'industria molitoria, basata su diversi mulini ad energia idrica che sfruttavano con cascate, canali, e gore l'irruenza delle acque fluviali. La macinazione riguardava soprattutto grano, granturco e castagne. Queste lavorazioni rimasero in funzione fino agli ultimi anni dell'Ottocento finché le costruzioni non furono demolite o modificate per farle diventare delle abitazioni al servizio dei dipendenti della Società Elettrica. Nei bassi edifici vicini al torrente macinarono per secoli i mulini fatti costruire nel 1446 dai Malaspina di Bagnone (che li condussero fino alla cessione del feudo alla signoria fiorentina) e che, in seguito appartennero ai conti Noceti.
● I Barsan
Nel dopoguerra la popolazione di Bagnone aveva subito una drastica riduzione per l'esodo nel nord, dove i suoi emigrati esercitavano attività di vendita ambulante, progressivamente assunta ad affare economicamente rilevante. Le persone che, ad iniziare dalla fine dell'Ottocento si erano trasferite in una zona compresa tra Parma - Cremona - Mantova e Reggio Emilia erano soprannominati "Barsani" (in dialetto "Barsan") e commerciavano soprattutto in maglieria e chincaglieria. Dopo aver fatto fortuna, i "Barsani" sono tornati alle loro case e hanno contribuito con i loro investimenti a far rifiorire l'economia locale. Oggi il borgo di Bagnone punta tutto sul turismo e sul recupero di molte antiche tradizioni legate alla cultura, all'agricoltura, all'artigianato e alla gastronomia.
● Castiglione del Terziere e il suo castello
A Castiglione del Terziere sono stati riportati agli splendori rinascimentali il castello, diventato il Centro di Studi Umanistici “Niccolò V” di storia lunigianese e fiorentina, e il complesso della Santissima Annunziata, con il convento trasformato in struttura ricettiva.
Il borgo, anticamente, era chiamato Castiglione dei Corbellari, nome dovuto ai primi castellani (i sub-feudatari Corbellari), che ne ebbero il possesso, insieme a quello di Virgoletta, in epoca altomedievale, e ai quali subentrarono in seguito i Malaspina. Nel 1275, dopo la morte di Obizzino dello Spino Fiorito, figli e nipoti si divisero il suo patrimonio, costituito dai beni situati sulla riva sinistra del Magra, con sede del marchesato a Filattiera. Castiglione fu compreso nella «terza parte» che toccò, insieme a Filattiera e altre terre della valle del Bagnone, al marchese Alberto, figlio di Obizzino. Da qui originò il nome «del Terziere», che rimase anche dopo il 1351 quando, con la spartizione di Filattiera, Castiglione divenne feudo indipendente in possesso del marchese Franceschino. Questi era conosciuto come «il Soldato» perché, tra le molte cariche, aveva anche quella di Capitano di Guerra della Repubblica fiorentina.
Nel castello e nella sua giurisdizione, l'ordinamento feudale, in vigore durante tutto il Medioevo, ebbe termine prima che in altre terre lunigianesi. Avvenne cioè nel periodo rinascimentale allorché Castiglione si dette a Firenze e divenne uno dei capisaldi del dominio fiorentino in Lunigiana. Firenze ambiva ad attestarsi saldamente in Lunigiana e, per questo motivo, agli inizi del Quattrocento aveva già acquistato Albiano e Caprigliola.
Dopo avere ricevuto una iniziale protezione, nel 1451 il popolo di Castiglione si dette alla Repubblica la quale, venti anni dopo, ebbe anche il dominio su Bagnone.
Castiglione del Terziere divenne sede di un Capitanato di Giustizia con giurisdizione su un vasto territorio, diviso in tre podesterie. Dapprima furono quelle di Castiglione, Caprigliola e Codiponte; in seguito Castiglione, Codiponte e Bagnone.
Quando la sede del Capitanato fiorentino venne trasferita nel più importante centro di Bagnone, Castiglione del Terziere perse la sua secolare importanza ed andò incontro ad una inevitabile decadenza.
Lo stesso palazzo marchionale, fiancheggiato da una massiccia torre squadrata, si avviò tristemente al tramonto, con un progressivo degrado e con alterazioni ottocentesche delle sue strutture architettoniche.
Castiglione ha dato i natali a Giovanni Francesco Segalara, famoso capitano di Ventura del XVI secolo. Costui dapprima militò in Lunigiana, spalleggiato da una cinquantina di uomini, poi, nel 1527, fu a capo delle Bande Nere nel torneo svoltosi in Firenze per il Duca Giovanni De' Medici. Rese pure servigi alla Repubblica di Genova, dalla quale ebbe in cambio alte cariche ed onori.
Per altre informazioni su Castiglione del Terziere seguire il link "Castelli medievali" nel bordo destro di questa pagina.
● Il borgo di Treschietto e il suo castello
I resti del castello di Treschietto sono posizionati sopra uno sperone roccioso del monte Orsaio e dominano la confluenza del torrente Bagnone con il canale Acquetta. Tra essi spicca tuttora un'alta torre cilindrica che, nel recente passato, è stata mozzata nella parte superiore da un fulmine.
La sua invidiabile posizione geografica piacque oltremodo a Giovanni Malaspina, detto Berretta, protagonista con i suoi fratelli di una divisione ereditaria avvenuta il 16 novembre del 1351. Dei beni paterni entrarono in suo possesso vari territori dell'alta valle del Bagnone, tra i quali Treschietto che lui scelse per farne il capoluogo del proprio feudo. In verità una residenza marchionale esisteva anche a Vico, ma il marchese Giovanni fu maggiormente attirato dalla strategica posizione di Treschietto, già dotato di un antico fortilizio. In questo luogo, già ben provvisto di difese naturali, eresse quindi il proprio castello.
La sua dimora sorse pertanto in una angusta vallata montana, in una posizione appartata, tale che Treschietto venne ben protetto dalle lotte intestine e dagli attacchi che caratterizzarono la vita di altri manieri lunigianesi.
Alla morte dell'ultimo dinasta, il marchese Ferdinando, il feudo non venne però risparmiato dalle mire del confinante Granducato di Toscana e dagli intrighi legati ai vari pretendenti alla successione.
Nel XVIII secolo il feudo tornò all'Impero, fu concesso al conte Carlo Emanuele di Nay e di Richecourt, passò al Granduca di Toscana, alla Repubblica Cisalpina, e quindi al Ducato di Modena.
Treschietto, nella tradizione popolare, viene menzionato soprattutto per uno dei suoi antichi signori, Giovan Gasparo, figlio del marchese Pompeo, nato il 12 luglio del 1616.
Costui, investito del feudo nel 1637, si macchiò di azioni turpi e delittuose, tale da essere definito una specie di Don Rodrigo. Al suo servizio aveva un pugno di «bravi», gentaglia priva di scrupoli e capace di qualsiasi nefandezza.
Giovan Gasparo non si fece scrupoli nell'appropriarsi di beni della Chiesa; spesso organizzava grandi feste, con pranzi e balli, durante le quali si approfittava delle giovanette del posto, costrette a parteciparvi dopo essere state sottratte alle proprie famiglie dai suoi bravi; fu messo al bando dalla città di Parma quando intese sedurre con la forza la novizia di un convento, e tanti altri brutti episodi.
Insomma, di lui se ne raccontavano di cotte e di crude ma riusciva sempre a farla franca grazie alle sue influenti amicizie.
Per tutto questo veniva soprannominato «il mostro». Tale, molto probabilmente, lo considerava anche la moglie Ottavia, una virtuosa e religiosa fanciulla mantovana la quale, sentendosi sempre più trascurata ed offesa dai suoi comportamenti, abbandonò il castello per fare ritorno nella sua città d'origine.
Giovanni Gasparo continuò invece imperterrito la sua vita scellerata fino alla morte avvenuta a Bagnone nel 1678, quando aveva 62 anni.
Altre informazioni sul castello di Treschietto sono consultabili seguendo il link "Castelli medievali" nel bordo destro di questa pagina.
● La cipolla di Treschietto
A Treschietto si tiene ogni anno (maggio-giugno) la "Sagra della cipolla", famoso prodotto tipico locale per la cui valorizzazione è stato istituito un apposito comitato.
La cipolla di Treschietto, (oignon, cebolla, onion, zwiebel) è una pianta erbacea del genere Allium (A.cepa) della famiglia delle liliacee. Il bulbo schiacciato, di grandezza assai varia, è formato da squame carnose, generalmente di color bianco, e ricoperto di squame scariose rossicce. Tra le foglie, cilindriche e scanalate, s'innalza un lungo scapo fiorifero, rigonfio verso la base e terminante in una ombrella globosa di fiori bianchi.
La cipolla è di uso frequente nella cucina locale, soprattutto fresca,
anche perché non si presta ad un lunga conservazione.
Il "mangiar pane e cipolla" è un detto che significa nutrirsi in modo povero di cibo umile e che ricorda il passato, in cui il castagno e la cipolla erano gli alimenti principali della popolazione della Lunigiana.
Treschietto è oggi raggiungibile con strade carrozzabili asfaltate, ma ha mantenuto un ambiente sano e incontaminato.
È questa una delle ragioni che garantiscono la qualità della cipolla che conserva le sue caratteristiche solo se coltivata nei piccoli appezzamenti di terreno attorno all'abitato e ai ruderi del castello. Qui un buon numero di piccoli produttori, soci dell'Associazione di Tutela, assicurano tutto il ciclo produttivo, dal seme alla
BAGNONE - Slogan su cartello turistico del comune: "Io vivo a Bagnone, non bacio mia moglie da 20 anni, preferisco la Cipolla di Treschietto!"
raccolta delle cipolle mature, che a volte è fatta in presenza dei visitatori. Sono garantiti i metodi tradizionali di coltivazione, senza l'impiego di fitofarmaci, diserbanti e concimi chimici.
Con la dolce cipolla di Treschietto, per il suo gusto fragrante e delicato, si possono preparare ottimi piatti tradizionali, tramandati da molte generazioni.
Si devono distinguere i piatti confezionati con cipolle tenere o in erba e quelli con cipolle adulte. Con le prime si preparano torte mescolate ad erbe varie, nelle quali si impiega la parte bianca della cipolla e parte delle foglie verdi.
Gustosissima è la "barbotta" (vedi link "Antiche Ricette"), una sorta di sformato con cipolle, latte e farina di mais. Le dolci cipolle fresche vengono mangiate anche in "pinzimonio" ed in gustose insalate miste.
Ottima la "zuppa di cipolle", con fettine di formaggio pecorino, fatte gratinare al forno.
Le cipolle stagionate vengono cucinate "ripiene", di magro oppure con mortadella, e cotte al forno oppure impiegate per fare frittate; unite alla bietola compongono le caratteristiche torte d'erbi, racchiuse tra due sfoglie sottilissime di farina di grano e cotte nei testi in ghisa, ovvero l'antico “forno portatile” di campagna costituito da un disco di base (sottano) e un coperchio a cupola (soprano) entro cui la preparazione cuoce in mezzo alla cenere.
Per la tutela di questo prodotto tipico locale, a Treschietto si è costituita un'Associazione specifica ed è attivo un Comitato per la Valorizzazione della dolce "Cipolla di Treschietto", con sede nella Casa Canonica, in località Fenale.
Ulteriori informazioni le potete trovare sul: sito ufficiale
Testi consultati - Vedi pagina principale "La Lunigiana"  Testi consultati: vedi pagina principale "La Lunigiana"
 

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Fotografie, eventi, turismo,
storia e news del territorio...

  Cicloturismo nella Lunigiana Storica

Manuale del cicloturista

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Per la realizzazione delle immagini presentate in questo sito gli spostamenti sul territorio della Lunigiana storica sono stati effettuati con una bicicletta. In questa piccola guida sono state perciò condensate varie esperienze logistiche e tecniche derivanti dall'utilizzo turistico di questo mezzo di locomozione...

Itinerario cicloturistico
sulle strade del miele
e del castagno

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Trattasi di un percorso semi-circolare che attraversa vari comuni della Lunigiana, tra i quali quello di Bagnone. Ci si sposta sulle colline che si affacciano lungo le due sponde del fiume Magra, in un comprensorio dove vengono prodotti il miele e la farina di castagne a marchio DOP...

Itinerario cicloturistico nella
valle del torrente Bagnone

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E' un percorso durante il quale si raggiunge il borgo di Treschietto, località rinomata per la coltivazione delle cipolle. Il dislivello totale si avvicina agli 800 metri. Non ci sono salite impegnative eccetto il tratto di circa un chilometro tra Bagnone ed il bivio per Collesino...

Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
territorio, un tempo abitato dai
bellicosi Liguri Apuani, da dove parte questo sito...

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Sentieri della Via Francigena
Una cartina del CAI traccia
i sentieri storici della
Via Francigena tra Aulla e
Sarzana, che sono
nuovamente percorribili dopo
essere stati ripuliti e segnalati.

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Le vie di pellegrinaggio
I pellegrinaggi a Gerusalemme iniziarono già dai primi secoli dopo la morte di Cristo. La via Francigena non vide solo il passaggio di pellegrini ma anche di viandanti, militari e mercanti che misero a confronto la loro cultura con quella dei territori attraversati...

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Pievi romaniche
In Lunigiana le pievi romaniche del periodo medievale costituiscono esempi artistici molto rilevanti. Anticamente le pievi avevano competenza esclusiva per la somministrazione dei sacramenti e per la sepoltura, non essendo tale prerogativa riconosciuta a cappelle, basiliche e monasteri...

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Castelli medievali
In Italia la Lunigiana ha la più alta concentrazione di antichi castelli. Se ne contano circa 160. Alcuni sono bellissimi e perfettamente conservati e/o ristrutturati, altri un po' meno. Tutti hanno alle spalle storie interessanti...

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La Ferrovia Pontremolese
In origine la linea ferroviaria Parma - La Spezia era lunga 120 chilometri. I lavori per la sua costruzione iniziarono nell'ottobre del 1880 e durarono 14 anni. Oggi sono in corso opere per un potenziamento strutturale ed il raddoppio dei binari, già completato per oltre un 50% del percorso...

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