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Archivio di grandi eventi
nazionali ed internazionali,
inchieste, reportages su
quotidiani e riviste celebri |
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FINESTRE APERTE
SUL TERRITORIO |
GENOVA |
Il
capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
"Capitale Europea della Cultura"... |
EUROFLORA |
In
primavera, ogni 5 anni,
alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo... |
VIA FRANCIGENA |
Col
Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento... |
PARCO DEL MAGRA |
A
Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa... |
GOLFO DELLA SPEZIA |
Tra la punta
di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più
profonde insenature di tutto il litorale occidentale
italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella
quale è incastonata La Spezia, città sede di porto
militare e mercantile, che oggi è anche punto di
attracco per le navi da crociera... |
LE CINQUE TERRE |
Cinque
borghi marinari il cui destino è sempre stato
storicamente legato alla terra e all'agricoltura
piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della
Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i
Patrimoni Mondiali dell'Umanità... |
LA VAL DI MAGRA |
Nobili,
vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio... |
LA VAL DI VARA |
La "Valle
dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa... |
LA LUNIGIANA |
La "Terra
della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e perfettamente
conservati... |
Close Up |
Argomenti in primo piano,
fotografie, turismo, news,
eventi e storia del territorio |
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Itinerario cicloturistico sulle
strade del miele e del castagno |
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Trattasi di un
percorso semi-circolare che attraversa vari comuni della Lunigiana,
tra i quali quelli di Bagnone. Ci si sposta sulle colline
che si affacciano lungo le due sponde del fiume
Magra, in un comprensorio dove vengono prodotti il miele e
la farina di castagne a marchio DOP... |
Itinerario cicloturistico nella
valle del torrente Bagnone |
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E' un percorso
durante il quale si raggiunge il borgo di Treschietto, località
rinomata per la coltivazione delle cipolle. Il dislivello totale
si avvicina agli 800 metri. Non ci sono salite impegnative eccetto
il tratto di circa un chilometro tra Bagnone ed il bivio per Collesino... |
Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
territorio, un tempo abitato dai
bellicosi Liguri Apuani,
da dove parte questo sito... |
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Le vie di pellegrinaggio
I pellegrinaggi a
Gerusalemme iniziarono già dai primi secoli dopo la morte di
Cristo. La via Francigena non vide solo il passaggio di
pellegrini ma anche di viandanti, militari e mercanti che misero
a confronto la loro cultura con quella dei territori
attraversati... |
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Pievi romaniche
In Lunigiana le pievi romaniche del
periodo medievale costituiscono esempi artistici molto rilevanti.
Anticamente le pievi avevano competenza esclusiva per la
somministrazione dei sacramenti e per la sepoltura, non
essendo tale prerogativa riconosciuta a cappelle,
basiliche e monasteri... |
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Acque minerali e termali
Sul
territorio che anticamente faceva parte della
Lunigiana storica ci sono moltissimi punti di
sbocco di sorgenti naturali che hanno vita autonoma
rispetto agli acquedotti pubblici... |
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La Ferrovia Pontremolese
I centri di
Villafranca e Filattiera possiedono stazioni autonome
lungo questa strada ferrata.
Quella di Villafranca serve anche il comune di Bagnone.
In origine la linea ferroviaria Parma - La Spezia era lunga 120 chilometri.
I lavori per la sua costruzione iniziarono nell'ottobre del 1880 e
durarono 14 anni. Oggi sono in corso opere per un potenziamento
strutturale ed il raddoppio dei binari, già completato per oltre
un 50% del percorso... |
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Il Premio Bancarella
Sintesi di una
passione
per il libro che dura a
Pontremoli da oltre 5 secoli... |
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La Festa del Libro
A Montereggio di Mulazzo
tutte le piazze e le strade
sono intitolate ad un editore... |
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Storia di stampatori e librai
In Lunigiana i primi libri con la tecnica a caratteri mobili
vengono stampati nel 1471 quando Jacopo da Fivizzano mette al
torchio
una decina di titoli... |
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Disfida degli arcieri
A Fivizzano la rievocazione di
una competizione avvenuta
nel 1572 e tramandata
da Frate Tommaso |
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Castelli medievali
In Italia
la Lunigiana ha la più alta concentrazione di antichi
castelli. Se ne contano circa 160. Alcuni sono bellissimi
e perfettamente conservati e/o ristrutturati, altri
un po' meno. Tutti hanno alle spalle storie interessanti... |
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Il Giro della Lunigiana
Corsa
ciclistica internazionale
per la categoria juniores |
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Nubifragio del 25/10/2011
Un evento atmosferico di
eccezionale portata ha dato luogo
a forti precipitazioni nel Levante
ligure e nell'alta Toscana.
La concentrazione della pioggia, in alcune aree dello Spezzino e
della Lunigiana, ha raggiunto livelli tali da originare una vera
e propria apocalisse... |
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Fotografie © GIOVANNI MENCARINI |
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La Lunigiana
(6) |
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LE VALLI DI ZERI |
Il
territorio del comune di Zeri è tipicamente montano,
occupa una superficie di 73,61 Kq. e comprende
un'insieme di paesi che si trovano in quattro vallate
comprese tra i 200 e gli 850 metri di altezza sul
livello del mare: la vallata di Zeri, quella di
Rossano, di Adelano e di Codolo.
Le origini di Zeri si perdono nei tempi della
dominazione preromana e richiamano gli antichi usi
pagensi liguri, testimoniati da ritrovamenti tombali e
dalle denominazioni di alcuni luoghi, quale Castello,
che richiamano l'idea del castellaro ligure, più che la
fortificazione medievale. Con l'antico nome Cerri,
Zeri è citato in un atto del 774, ma è nel 1164 che
Federico II lo infeuda ad Obizzo Malaspina e la sua
storia successiva si mischia a quella di Pontremoli.
I "rurales" di Zeri, sempre irrequieti,
segnano per tutto il Cinquecento una storia di
contestazioni e lotte armate, fino alla rivolta del 1526,
quando assediarono Pontremoli in nome di una loro rivendicazione
di indipendenza che, nell'uso comune, si sintetizza
nell'antico detto: "Zeri mangia del proprio pane e
veste del proprio pelo".
A Zeri nacque Francesco Natali, l'artista
lunigianese del XVIII secolo, forse il più importante ed
attivo in molte città.
Al Passo dei Due Santi, sull'Appennino
Tosco-Emiliano, è localizzata una stazione di sport
invernali fondata nel 1971 e che ebbe un forte sviluppo
negli anni ottanta. Le piste si trovano tra 1400 e i
1600 metri di altitudine, |
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A sinistra un
pascolo di media
montagna, a
destra il Passo del
Rastello. |
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a
circa 30 Km dall'uscita del casello di Pontremoli
sull'autostrada A15 La Spezia - Parma. Oltre al rifugio
del Passo dei Due Santi, oggi esistono anche alberghi e
campeggi dove gli amanti della montagna possono trovare
tutti i comfort necessari per una vacanza all'insegna
del contatto con la natura.
Il motto della stazione è "Zum Zeri, ovvero la neve
che si specchia nel mare", in quanto scendendo
lungo le piste il panorama spazia fino alla costa
ligure. |
ZUM ZERI -
Negli anni Settanta del XX secolo, con l'apertura della
stazione invernale di Zum Zeri, è iniziato lo
sfruttamento delle potenzialità turistiche comunali.
Zeri sembrava destinato a rimanere l'isola austera di
una economia montana prima che sorgessero i primi
alberghi al seguito delle principali strade di
collegamento, particolarmente con la Val di Vara,
attraverso il Passo del Rastrello o Rastello. Ma il vero
lancio turistico fu fatto nel 1971 quando la mulattiera
per il Passo dei Due Santi divenne una strada
carrozzabile, con due piazzali, due piste da sci e tutte
le strutture sportive volute dall'Amministrazione
Comunale e dall'Associazione Sportiva Zum Zeri. Il
Comune iniziò anche una valorizzazione paesaggistica
della zona, attraverso percorsi di trekking che
permettono di godere le bellezze dei laghi Peloso ed
Aracci, dei pascoli e delle cascine del Lago Verde. |
LE MONTAGNE -
Le Valli di Zeri sono delimitate da rilievi montuosi
che per la loro altitudine e conformità le isolano quasi
completamente dal resto del territorio. Le cime più
elevate sono il Monte Fabei (1584 m.), il Gottero (1639
m.), il Focetto (1536m.) e lo Spiaggi (1554m.). Sul
fianco del Monte Gretta, lungo la strada tra
Patigno e Adelano, sorge un santuario dedicato alla
Madonna di Lourdes, eretto nel 1958 per il
centenario delle prime apparizioni alla piccola Bernadette.
In questo contesto abbondano le bellezze naturali
della fauna e della flora. I rapaci come l'aquila
reale, lo sparviere, la poiana, il
gheppio e l'allocco, vivono nei boschi
in assoluta sintonia con la natura.
Fra i mammiferi troviamo il cinghiale, la
lepre, la volpe, l'orso, il tasso,
la faina, lo scoiattolo, la
donnola, il ghiro, il moscardino.
Gli abbondanti pascoli consentono l'allevamento di
ovini, bovini ed equini.
Nei numerosi torrenti e corsi d'acqua prosperano la
trota e il vairone. Il territorio ha inoltre un prezioso
patrimonio idrico costituito da acque minerali e
sulfuree. |
COLORETTA -
Fino ai primi decenni del XIX secolo era un piccolo
villaggio montano mentre oggi è il più popoloso nucleo
abitativo dello Zerasco, sede del Comune, delle scuole e
dei maggiori servizi sociali e turistici, tutti a
sostegno della stazione invernale di Zum-Zeri. Il borgo
è raggiunto dalle principali vie di comunicazione
comunali e dalla provinciale per il Passo del Rastrello.
Nei pressi di Coloretta c'è il nucleo «Castello», che
probabilmente era il «Castrum Ziri» medievale, i cui
resti si ritengono essere quelli a nord dell'abitato. Il
paese ha oggi un aspetto nuovo perché è stato oggetto di
varie ricostruzioni operate dopo il secondo conflitto
mondiale quando molte case furono bruciate dai tedeschi. |
ADELANO -
E' una vallata con tre paesi che, nel corso del tempo,
hanno risentito del depauperamento legato all'esodo
della popolazione la quale, per avere maggiori
opportunità di lavoro, si spingeva verso altri
lidi. Attraverso la valle scende un antichissimo
sentiero, quello della Via del Gottero,
conosciuto anche come Via Regia, attraverso il quale
sono transitate tribù liguri, orde barbariche e greggi,
fin dall'antichità preistorica e protostorica. Questa
strada, poi divenuta una mulattiera in epoca romana e
medievale, durante la Resistenza fu arteria vitale che
scendeva dal Monte Cornoviglio in direzione di Bolano e
Ceparana ed era anche chiamata «strada salaria», perché
utilizzata dai mercanti di sale. Fu sempre e comunque
una via privilegiata di congiunzione tra la Valle del
Taro, Sarzana ed il Golfo della Spezia. |
LA FORMENTARA -
Fino alla II Guerra Mondiale era zona di alpeggio,
composta da 27 cascine di pietra, dalla
caratteristica copertura in piagne di arenaria e
da una chiesa dedicata a San Bartolomeo. Alla
Formentara i contadini tagliavano il fieno,
raccoglievano i prodotti del bosco e sottobosco,
pascolavano il bestiame. Oggi c'è solo il ricordo della
vita di allora, di un mondo agro-pastorale che si è
andato disgregando con l'esodo delle campagne e con
l'epoca industriale. |
BAGNONE |
Bagnone e la
sua Pieve dei Santi Ippolito e Cassiano sono
collocati nell'area della Via Francigena che conduceva
verso il Passo di San Nicolao di Tea e verso
Lucca, la
città del
Volto Santo. La Pieve di Bagnone è
antichissima e ad essa si riferisce un diploma di
Ottone II del 981 dove si cita un mercatum in
plebe Sancti Cassiani, individuando qui un luogo di
scambio commerciale, difeso da un castello sottoposto,
nel corso del tempo, a vari domini. La pieve era parte
di un sistema che per
Offiano,
Codiponte, Soliera,
Monti
e Bagnone conduceva all'incontro dei due percorsi
della Via Francigena a Filattiera; il castello si
trovava invece lungo una linea di fortificazioni
individuabile nelle torri di Bagnone, Treschietto,
Apella, Comano, forse Torre Nocciolo,
Castevoli,
Verrucola,
Casola,
Viano,
Minucciano di Garfagnana. |
Una
statua stele ritrovata a Treschietto e
conservata nel Museo del Piagnaro di Pontremoli attesta
che il territorio del comune di Bagnone era abitato sin
da epoche remotissime e sta ad indicare la presenza |
umana in loco già nell'età del bronzo. La prima
attestazione di Bagnone sorto come castello sovrastante
l'antico borgo di Gutula (poi inglobato), è
contenuta in una bolla pontificia del 1148.
In origine per "Bagnone"
si intendevano la roccaforte e l'agglomerato urbano di
abitazioni sorte attorno al castello, edificato sulla
sinistra del torrente dal quale prese il nome.
Il
castello si innalza sul colle che |
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domina la stretta gola ove scorre il torrente Bagnone. Il
maniero malaspiniano fu costruito verso il 1351 e le |
Il castello
e le mura di
Bagnone |
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e
mura
perimetrali sono elevate sull'orlo di un
precipizio. Il manufatto prese corpo all'epoca in
cui il borgo, dopo il frazionamento dell'antico predio
marchionale dei Malaspina di
Filattiera, divenne
feudo autonomo.
La torre cilindrica è rimasta l'unica struttura
superstite del fortilizio trecentesco, oggi del
tutto scomparso e in parte inglobato nella villa
cinquecentesca dei conti Ruschi-Noceti, che
subentrarono ai Malaspina nel governo del
territorio. Questa dimora, ampiamente modificata da
interventi ottocenteschi, è stata arricchita nei
primi anni del Novecento da un imponente porticato.
Oggi la villa è di proprietà privata e non è
visitabile.
Il Castello era collegato al borgo murato tramite
via Ponte Vecchio
e la
porta detta di Santa Caterina. La
struttura scavalca con un'unica arcata il torrente Bagnone,
incuneato tra speroni di roccia, e sbocca sulla
piazzetta dove già nel sec. XII si
svolgeva l'antico mercato, che rimase attivo in tale sito sino al sec. XIV.
A partire dalla seconda metà del XV secolo Bagnone
entrò a far parte della Signoria e poi del
Granducato di Toscana fino all'epoca
napoleonica, rientrandovi poi dal 1815. Dal 1849 per
dieci anni rimase annesso al Ducato di Parma.
Dopo l'unità d'Italia venne compreso nella Provincia
di Massa Carrara.
Nella frazione di Treschietto ci sono ancora tracce
dell'imponente castello marchionale costruito nella
prima metà del XIV secolo, riedificato su più
antiche, ancora visibili, fortificazioni della rupe,
da Giovanni Malaspina, del ramo di Filattiera.
Politicamente aggregato a Firenze, il feudo venne
annesso successivamente al Granducato.
Passato nel 1747 alla Camera imperiale, con
l'abolizione dei feudi finì sotto la Repubblica
Cisalpina ed indi al Ducato di Modena.
Attigui al castello, sono ancora oggi visibili i
resti di una cappella quattrocentesca realizzata in
pietra arenaria. |
EDIFICI DI CULTO
- La chiesa più antica di Bagnone è quella di Santa
Maria che risale al XV secolo, alla quale si
aggiunse nel XVII una nuova chiesa parrocchiale.
L'edificio, intitolato a San Nicola, come la
vetusta chiesetta romanica esistente
al Castello, venne costruito a partire dal 1680 e consacrato
nel 1735. Per raggiungere la parrocchiale si progettò
l'apertura di una nuova strada nel cuore del paese.
Il progetto venne attuato nel 1804 e, per far
questo, si dovettero abbattere alcuni edifici. Uno
di questi era una sala che aveva ospitato un
piccolo ma efficiente teatro settecentesco, legato
all'attività dell'Accademia dei Ravvivati.
Dapprima la via così realizzata prese il nome di
Strada Nuova per poi essere intitolata ad un
illustre bagnonese, ovvero il senatore Niccolò
Quartieri. |
La festa votiva di Santa Croce |
Il 3 di maggio si celebra a Bagnone la festa votiva di Santa Croce,
a ricordo dello scampato pericolo da un'epidemia di peste
che mieteva vittime ovunque. Leggenda narra che Bagnone fu
preservato per la devozione dei fedeli verso una sacra
reliquia lasciata al castello dei Conti Noceti da un
misterioso pellegrino. Si vuole che lo sconosciuto, ospitato
per una notte al castello e scomparso il mattino successivo
senza lasciare traccia, fosse stato il Cristo stesso.
Portata al paese, la reliquia ritornava sempre al castello
in modo incomprensibile. Fu pertanto deciso di erigere una
chiesa per conservarla ed adorarla. In epoca di pestilenze
veniva portata in processione per le vie del borgo ed
invocata con una formula che si usa ancora oggi: "A fame,
peste, bello, libera nos domine". Visto che gli abitanti
di Bagnone venivano sempre preservati dal contagio, l'Amm.
Comunale di antica memoria istituì una giornata da dedicare
ai festeggiamenti solenni della Santa Croce.
La fede verso la reliquia si è mantenuta inalterata nel
tempo e Bagnone, durante il terribile terremoto del secolo
scorso che colpì tutta la Lunigiana, rimase miracolosamente
incolume... |
Testi consultati: vedi pagina principale "La Lunigiana" |
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I MULINI BAGNONESI
- Gli edifici vicino al torrente Bagnone ricordano
una fiorente attività bagnonese del passato, e cioè
l'industria molitoria, basata su diversi mulini ad
energia idrica che sfruttavano con cascate, canali,
e gore l'irruenza delle acque fluviali.
La macinazione riguardava soprattutto grano,
granturco e castagne. Queste
lavorazioni rimasero in funzione fino agli ultimi
anni dell'Ottocento finché le costruzioni
non furono demolite o modificate per farle diventare delle
abitazioni al servizio dei dipendenti della Società
Elettrica. Nei bassi edifici vicini al torrente
macinarono per secoli i mulini fatti costruire nel
1446 dai Malaspina di Bagnone (che li condussero
fino alla cessione del feudo alla signoria
fiorentina) e che, in seguito appartennero ai conti
Noceti. |
I BARSAN -
Nel dopoguerra la popolazione di Bagnone aveva
subito una drastica riduzione per l'esodo nel
nord, dove i suoi emigrati esercitavano
attività di vendita ambulante, progressivamente
assunta ad affare economicamente rilevante. Le
persone che, ad iniziare dalla fine dell'Ottocento
si erano trasferite in una zona compresa tra Parma -
Cremona - Mantova e Reggio Emilia erano
soprannominati "Barsani" (in
dialetto "Barsan")
e commerciavano soprattutto in maglieria e chincaglieria. Dopo aver
fatto fortuna, i "Barsani" sono tornati alle loro
case e hanno contribuito con i loro investimenti a
far rifiorire l'economia locale. Oggi il borgo di
Bagnone punta tutto sul turismo e sul recupero di
molte antiche tradizioni legate alla cultura,
all'agricoltura, all'artigianato e alla gastronomia. |
FRAZIONI e NOMI ILLUSTRI -
A
Castiglione del Terziere,
sono stati riportati agli splendori rinascimentali il
castello, diventato il Centro di Studi
Umanistici “Niccolò V” di storia lunigianese e
fiorentina, e il complesso della
Santissima Annunziata,
con il convento trasformato in struttura ricettiva.
Il borgo, anticamente, era chiamato Castiglione dei
Corbellari, nome dovuto ai primi castellani (i
sub-feudatari Corbellari), che ne ebbero il
possesso, insieme a quello di Virgoletta, in epoca
altomedievale, e ai quali subentrarono in seguito i
Malaspina. Nel 1275, dopo la morte di Obizzino dello
Spino Fiorito, figli e nipoti si divisero il suo
patrimonio, costituito dai beni situati sulla riva
sinistra del Magra, con sede del marchesato a
Filattiera. Castiglione fu compreso nella «terza
parte» che toccò, insieme a Filattiera e altre terre
della valle del Bagnone, al marchese Alberto, figlio
di Obizzino. Da qui originò il nome «del Terziere»,
che rimase anche dopo il 1351 quando, con la
spartizione di Filattiera, Castiglione divenne feudo
indipendente in possesso del marchese Franceschino.
Questi era conosciuto come «il Soldato» perché, tra le
molte cariche, aveva anche quella di Capitano di Guerra
della Repubblica fiorentina.
Castiglione diede i natali a Giovanni Francesco
Segalara, famoso capitano di Ventura del XVI secolo.
Costui dapprima militò in Lunigiana, spalleggiato da
una cinquantina di uomini, poi, nel 1527, fu a capo
delle Bande Nere nel torneo svoltosi in Firenze per il
Duca Giovanni De' Medici. Rese pure servigi alla
Repubblica di Genova, dalla quale ebbe in cambio
alte cariche ed onori.
A Treschietto si tiene ogni anno (maggio-giugno) la
"Sagra della cipolla", famoso prodotto
tipico locale per la cui valorizzazione è stato istituito un
apposito comitato.
Altro appuntamento autunnale bagnonese
(settembre-ottobre) è la "Sagra della castagna e
del fungo porcino". |
COMANO |
Comano è posto a 530 metri sul livello del mare ed il suo
territorio è il meno popolato di tutta la Lunigiana.
Molti i suoi cittadini che nel corso degli anni sono
emigrati in altri lidi per maggiori opportunità di lavoro.
Prossimo ai confini con le province di Parma e
Reggio Emilia, è oggi un tranquillo borgo di
villeggiatura estiva, in una natura incontaminata e
nel verde dei boschi ai piedi dell'Appennino.
Comune autonomo dagli anni Venti, epoca di un
disastroso terremoto e di una successiva
ricostruzione, Comano vanta, già dall''800, una
vocazione specificamente turistica: all'epoca era
considerato, per le bellezze ambientali e la
salubrità del clima, la "Perla della Lunigiana".
Risalgono ai primi anni del Novecento molti impianti
residenziali di famiglie dell'alta borghesia
spezzina e della costa, che qui trascorrevano le
proprie vacanze. Oggi, col recupero del centro
storico e nuovi insediamenti, la popolazione è
tornata a crescere. Durante la bella stagione
le presenze possono anche triplicare.
Si stabiliscono permanentemente in loco soprattutto
Inglesi e Rumeni. Gli anglosassoni
sono principalmente pensionati benestanti, che hanno
acquistato molte residenze, le hanno ristrutturate
riportandole alle loro originarie fattezze. Passano
in zona molto tempo e spesso sono accompagnati anche
da figli e nipoti. Diversa e più recente è
l'immigrazione rumena, originata da motivi occupazionali.
A distanza, domina Comano il suo
castello, il
cui dominione centrale |
Comano:
segnaletica turistica
del territorio
comunale |
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alto
e rotondo svetta sulla costruzione risalente all'XI
secolo. La pianta è quadrata con rotonde torri
angolari che uniscono |
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le mura. Il maniero venne costruito dai Dallo,
fedeli ai Vescovi nemici dei Malaspina ma, nel corso del
tempo, si ritrovò un possesso anche degli Estensi e di
varie consorterie feudali come i Bosi, ai quali nel XIII
secolo si aggiunsero, come condomini, i Malaspina del
ramo di Filattiera e quelli del ramo di Olivola. Dopo
aspre lotte avvenute in Lunigiana tra i Malaspina e i
lucchesi di Castruccio Castracani, la valle superiore
del Taverone passò completamente a Spinetta il Grande e
alla linea dinastica della Verrucola. Questa ebbe una
vasta signoria comprendente i territori che attualmente
rientrano nei comuni di Fivizzano e Comano.
Si narra che in questo castello Spinetto Malaspina fece
decapitare gli ultimi esponenti della famiglia,
Bonaccorso e Boccarino, rei di aver fatto
uccidere Marcello, appartenente al loro stesso casato.
Il gesto servì a punire il delitto ma mirò anche ad
eliminare gli ultimi avversari. annettendo così a se
tutta la zona, che entrò successivamente nell'asse
ereditario della linea della Verrucola, uscendo
dal possesso di Olivola.
Frazioni del
comune di Comano sono Torsana,
regno di pascoli e di pietra, arroccato a 950 metri sul verde
della montagna;
Camporaghena, agglomerato rurale
di stampo ottocentesco e non più medievale, posto a 950
metri sui detriti dell'Alpe di Succiso;
Crespiano,
posto a 330 metri, da sempre villaggio simbolo dell'isolamento
montano, lambito dal torrente Taverone. |
CAMPORAGHENA
- Collocato a 950 metri di altitudine, si presenta
arroccato sul dorso di un monte formato dai detriti
dell'Alpe di Succiso. Case e mura di roccia rossastra,
alternate a pietra più verde, danno l'impressione, a chi
arriva da lontano, che nel borgo non ci abiti più
nessuno. Già nel primo ventennio del XX secolo il
Caselli lo aveva definito un paese morto, dove solo
alcune persone anziane hanno caparbiamente mantenuto il
presidio di un territorio che, nel corso dei secoli, è
stato conteso da vari eserciti ed è stato
miracolosamente salvato dalle distruzioni operate dalle
forze naturali.
Camporaghena ci appare oggi in una veste
rurale ottocentesca e non più medievale, certamente modificata
rispetto alle forme originarie. Negli ultimi decenni
l'opera di squadre di scalpellini ha trasfuso uno
spontaneo messaggio artigianale in elaborate ed esotiche
forme, tratte dalla cultura assorbita in anni di forzata
emigrazione. |
CRESPIANO -
Si trova a 330 metri di altitudine ed è, da sempre, un
villaggio simbolo dell'isolamento della montagna, con le
poche case e la chiesa lambite dal torrente Taverone.
La millenaria pieve, dedicata a Santa Maria Assunta (vedi foto più sopra),
in epoche remote aveva una vasta giurisdizione che
comprendeva i territori posti sui due rami del Taverone.
La sua storia si perde in epoca anteriore all'intervento
di restauro attribuito alla contessa Matilde di Canossa
che, secondo alcuni, in Lunigiana avrebbe costruito
cinque chiese.
Di per certo, una lapide posta nella sacrestia ricorda
un restauro dell'edificio avvenuto nel 1078 per opera
del maestro Ottone.
La chiesa è un austero gioiello romanico, ombroso di
colonne e capitelli; la sue forme originarie tutt'oggi
suggestionano per il rigore e la purezza, mettendo in
secondo piano i rimaneggiamenti operati nel periodo
barocco ed ottocentesco. |
IL LAGASTRELLO
- All'antico valico si giunge passando di fronte alle
rovine della remota Abbazia di Linari, dedicata a
San Salvatore e San Bartolomeo. La chiesa, fondata
intorno all'anno Mille per volontà della casa Estense, nel 1077
venne conferita ad Ugo d'Este da Arrigo IV e dotata di
vasti possedimenti. Fu sempre contesa dai signori di
Groppo San Pietro fino alla sua soppressione, voluta da
Papa Gregorio XIII nel 1583. Aggregata al Convento degli
Agostiniani di Fivizzano, concluse il suo illustre passato
in una riconversione a fini agricoli, dopo che uno
smottamento del terreno ne aveva determinato il crollo.
Dopo pochi chilometri la strada conduce al passo e poi
costeggia il
Lago di Paduli, creato artificialmente con
uno sbarramento del terreno, dove, nel periodo estivo,
allevatori toscani ed emiliani fanno confluire i cavalli
per la transumanza. |
IL CAVALLO DI COMANO
- Nel processo di valorizzazione di alcune peculiarità
della Lunigiana, è giunto a completamento il progetto
che vedeva il Comune impegnato nell'ottenere il titolo
di razza "doc" per il "cavallo di
Comano". Una certificazione non fine a se stessa ma volta a
qualificare ulteriormente la "Fiera degli equini"
che si tiene con cadenza annuale nel mese di settembre.
Dal luglio 2010, il Ministero delle politiche
agricole, alimentari e forestali ha inserito nel
registro delle razze autoctone anche il cavallo
Appenninico, tipico dell'Alta Lunigiana e
dell'Emilia Romagna. Il documento fissa i tratti
caratteristici che gli equini devono possedere per
garantire la corretta riproduzione della specie e
provvede già a censire circa 500 cavalli di Comano,
che sono stati oggetto di studi approfonditi per svariati anni
Potrebbe essere invece al nastro di partenza una nuova
iniziativa, quella della commercializzazione del latte
equino, un prodotto di ottima qualità adatto a
diversificare la dieta dei sofferenti di intolleranze
alimentari. |
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Comuni,
arte, turismo,
trasporti,
economia e
gastronomia |
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La
Cipolla di
Treschietto |
La cipolla di Treschietto, (oignon,
cebolla, onion, zwiebel) è una pianta
erbacea del genere Allium (A.cepa)
della famiglia delle liliacee. Il
bulbo schiacciato, di grandezza assai varia,
è formato da squame carnose, generalmente di
color bianco, e ricoperto di squame scariose
rossicce. Tra le foglie, cilindriche e
scanalate, s'innalza un lungo scapo
fiorifero, rigonfio verso la base e terminante
in una ombrella globosa di fiori bianchi.
La cipolla è di uso frequente nella cucina
locale, soprattutto fresca, anche perché non
si presta ad un lunga conservazione.
Il "mangiar pane e cipolla" è un
detto che significa nutrirsi in modo povero
di cibo umile e che ricorda il passato, in
cui il
castagno
e la cipolla erano gli alimenti principali
della popolazione della Lunigiana. |
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Treschietto è oggi raggiungibile con strade
carrozzabili asfaltate, ma ha mantenuto un
ambiente sano e incontaminato.
È questa una delle ragioni che garantiscono
la qualità della cipolla che conserva le sue
caratteristiche solo se coltivata nei
piccoli appezzamenti di terreno attorno
all'abitato e ai ruderi del castello. Qui un
buon numero di piccoli produttori, soci
dell'Associazione di Tutela,
assicurano tutto il ciclo produttivo, dal
seme alla raccolta delle cipolle mature, che
a volte è fatta in presenza dei visitatori.
Sono garantiti i metodi tradizionali di
coltivazione, senza l'impiego di fitofarmaci,
diserbanti e concimi chimici. |
PIATTI
TRADIZIONALI
Con la dolce cipolla di Treschietto, per il suo
gusto fragrante e delicato, si possono preparare
ottimi piatti tradizionali, tramandati da molte
generazioni.
Si devono distinguere i piatti confezionati con
cipolle tenere o in erba e quelli con cipolle
adulte. Con le prime si preparano torte mescolate ad
erbe varie, nelle quali si impiega la parte bianca
della cipolla e parte delle foglie verdi.
Gustosissima è la "barbotta" (vedi
link "Antiche Ricette"), una sorta di
sformato con cipolle, latte e farina di mais.
Le dolci cipolle fresche vengono mangiate anche in
"pinzimonio" ed in gustose
insalate miste.
Ottima la "zuppa di cipolle", con fettine di
formaggio pecorino, fatte gratinare al forno.
Le cipolle stagionate vengono cucinate "ripiene",
di magro oppure con mortadella, e cotte al forno
oppure impiegate per fare frittate; unite
alla bietola compongono le caratteristiche torte
d'erbi, racchiuse tra due sfoglie sottilissime
di farina di grano e cotte nei testi in ghisa,
ovvero l'antico “forno portatile” di
campagna costituito da un disco di base (sottano) e un
coperchio a cupola (soprano) entro cui la
preparazione cuoce in mezzo alla cenere. |
TUTELA DEL
PRODOTTO
A Treschietto
si è costituita un'Associazione per la
protezione del prodotto tipico locale ed è attivo un
Comitato per la Valorizzazione della dolce
"Cipolla di Treschietto", con sede nella Casa
Canonica, in località Fenale.
Ulteriori informazioni sul:
sito ufficiale |
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