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Archivio
di grandi eventi
nazionali ed internazionali,
inchieste, reportages su
quotidiani e riviste celebri |
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FINESTRE APERTE
SUL TERRITORIO |
GENOVA
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Il capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
"Capitale Europea della Cultura"... |
EUROFLORA |
In primavera, ogni 5 anni,
alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo... |
VIA FRANCIGENA |
Col Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento... |
PARCO DEL MAGRA |
A Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa... |
GOLFO DELLA SPEZIA |
Tra la punta
di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più
profonde insenature di tutto il litorale occidentale
italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella
quale è incastonata La Spezia, città sede di porto
militare e mercantile, che oggi è anche punto di
attracco per le navi da crociera... |
LE CINQUE TERRE |
Cinque
borghi marinari il cui destino è sempre stato
storicamente legato alla terra e all'agricoltura
piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della
Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i
Patrimoni Mondiali dell'Umanità... |
LA VAL DI MAGRA |
Nobili, vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio... |
LA VAL DI VARA |
La "Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa... |
LA LUNIGIANA |
La "Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e perfettamente
conservati... |
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Fotografie © GIOVANNI MENCARINI |
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Castelli medievali |
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Blocco Notes |
Il Piagnaro di Pontremoli |
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In Italia la Lunigiana ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano circa 160. Alcuni sono
bellissimi e perfettamente conservati e/o ristrutturati, altri
un po' meno. Tutti hanno alle spalle storie interessanti.
Uno di questi è il Castello del Piagnaro di Pontremoli, sede del
"Museo
delle Statue Stele" (vedi link "Liguri Apuani"),
che custodisce la più ricca raccolta di questi originali idoli
di pietra. Costruito con funzione di controllo dei percorsi
della Via Francigena che mettevano in comunicazione
la Pianura Padana con la Val di Magra
e la costa tirrenica, fu distrutto nel 1110 dall'Imperatore
Arrigo V. Nel 1167 resistette all'assalto di Federico Barbarossa.
Fu abbattuto nuovamente nel 1252 da Federico II e ricostruito
nel 1257 ad opera del figlio Enzo.
Il maniero rivela la successione di numerosi interventi di restauro,
resisi necessari a causa dei danni subiti nella sua funzione di
difesa della città e della valle del Magra. Il
maschio risale alla prima metà del XIII secolo. Significativi
interventi di recupero si ebbero nei secoli XIV e XV.
Dal 1650, in virtù di questi ampliamenti e ristrutturazioni, venne
considerato più simile ad una fortezza che ad un castello vero e
proprio. |
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La compagnia Arteatro recita Shakespeare (Sogno di una notte di mezz'estate)
nell'incantevole cornice del castello del Piagnaro a Pontremoli |
● Aulla, la Fortezza della Brunella |
Ad
Aulla, negli anni ottanta del IX secolo, il marchese
Adalberto I di Toscana fece costruire un corposo castello, con
funzione di residenza marchionale, collocandolo alla confluenza
tra il fiume Magra e il torrente Aulella. Il 27 maggio dell'884
il marchese fondò anche l'Abbazia Benedettina di Santa Maria e i
Santi, poi dedicata a
San Capriasio, alla quale donò vasti possedimenti. Il
dominio temporale degli Abati fu oggetto per secoli di aspre
lotte tra il Vescovo di Luni e varie linee ereditarie della
famiglia Malaspina la quale, alla fine, impose sempre un proprio
membro sul seggio abbaziale nei secoli XIV e XV e in parte del
XVI.
Aulla fu oggetto di vari domini: dei marchesi di Olivola,
dei marchesi di Villafranca, dei marchesi di
Lusuolo fino al 1543 quando Girolamo Ambrogio la
vendette, assieme ad altri suoi feudi, ad
Adamo Centurione.
Il nuovo signore pensò bene di sfruttare le naturali difese di
un'aspra collina che sovrasta la città e vi fece costruire sulla
sommità la Fortezza della Brunella, la più imponente costruzione
militare della Lunigiana.
L'opera sembra essere stata realizzata su disegni di Antonio
da Sangallo il Vecchio proprio per le analogie con la
fortezza di Civita Castellana, della quale l'architetto ne fu,
senza dubbio, il progettista. Il fortilizio, che presenta una
base quadrata, è giunto pressoché intatto fino ai nostri giorni
e con i suoi quattro possenti torrioni angolari continua a
dominare dall'alto tutto il paesaggio cittadino.
Il nucleo originario, con tutta probabilità, è databile
tra il XIII secolo e i primi anni del XIV. In quel periodo le
concezioni difensive erano in rapida trasformazione dovendo
fronteggiare nuovi scenari di guerra. I castelli e le mura
urbane venivano infatti fortificati per reggere la crescente
potenza offensiva prodotta dalle artiglierie di assedio dalla
fine del '300.
All'inizio del XVIII secolo (1706) la Brunella subì
un'occupazione da parte dei Franco-Spagnoli in guerra contro
l'Austria; nel 1773 venne nuovamente assediata e conquistata
dagli Spagnoli. Quando i Centurione decaddero dal feudo, Aulla
divenne possesso di Alessandro
Malaspina, marchese di
Podenzana. L'ultimo signore ed Abate del feudo aullese
fu il marchese Alfonso Malaspina che esercitò la sua signoria
fino all'occupazione francese del 1796.
La Fortezza della Brunella dal 1988 è sede della
S.I.E.P. (Società Italiana di Ecologia del Paesaggio)
il cui laboratorio coordina l'attività internazionale di ecologi
di oltre trenta nazioni e organizza corsi universitari di
perfezionamento nel campo dell'ecologia. Tra le più importanti
attrezzature una stazione di remote-sensign e un sistema G.P.S.
per la preparazione di sistemi geografici informatizzati e
l'analisi di immagine da satellite.
Dal 1997 il Museo di Storia Naturale della Brunella è
promotore ed organizzatore di convegni scientifici, seminai di
studio e workshop nazionali ed internazionali. Nel parco di
lecci che circonda la fortezza si trova un sentiero didattico
dove vengono illustrati i percorsi della
Via Francigena ed un percorso botanico, raggiunto
periodicamente da alunni delle scuole durante stages o
escursioni guidate da esperti naturalisti. |
● Bagnone |
In un diploma di Ottone II
del 981 si cita un "mercatum in plebe Sancti Cassiani",
individuando qui un luogo di scambi commerciali facente riferimento alla
pieve di Sant'Ippolito e Cassiano e difeso |
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dal Castello. La pieve, collocata nell'area della
Via Francigena che conduceva
verso il Passo di San Nicolao di Tea e verso la città del
Volto
Santo (Lucca), era inglobata in un sistema che per
Offiano,
Codiponte,
Soliera, Monti e
Bagnone conduceva |
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all'incontro dei due percorsi nei pressi di
Filattiera.
Il Castello apparteneva ad una linea di fortificazioni
individuabile nelle torri di Bagnone, Treschietto,
Apella, Comano, forse Torre Nocciolo, Castevoli, Verrucola, Casola,
Viano e
Minucciano di Garfagnana.
Per lungo tempo la vita politica, amministrativa ed economica di Bagnone
si svolse unicamente presso la collina del Castello. In seguito, venuto a
cadere il sistema curtense ed aprendosi il sistema feudale al
movimento delle merci, cominciò a nascere un nuovo borgo più in
basso: Gutula (o pozzo), poi Borgo di Bagnone e quindi Bagnone,
che crebbe per tutto il VI secolo, sviluppando una certa
attività molinaria (nel 1446 la famiglia Malaspina fece
costruire parecchi mulini lungo il torrente Pendeggia ed il fiume Bagnone).
Le case sul colle, attorno al castello, rimasero allora
denominate "Castello", dalla persistente presenza della famiglia
nobiliare dei Malaspina di Filattiera prima,
e poi per la presenza del governo fiorentino dopo la seconda
metà del Quattrocento.
E' proprio coi fiorentini che Bagnone diventa importante
podesteria, sede del capitanato di giustizia. Il Castello segue
le sorti delle vicende sociali e dell'epoca feudale, con la
distruzione di parte delle mura e delle torri: oggi rimane un
unico bastione circolare, che aveva funzione di polveriera ai
tempi del Granducato.
Le poche mura rimaste circondano l'imponente villa Noceti,
cresciuta su una piccola casupola, ampliata ed abbellita da un
loggiato e da un ampio giardino nato sulle antiche mura,
concesse a Francesco Noceti dalla Repubblica Fiorentina nel 1470.
La torre richiama invece ad un più rude passato malaspiniano, sotto
lo spino fiorito di Filattiera.
L'ultimo marchese Malaspina fu Cristiano,
che vendette feudo e Castello alla Repubblica
Fiorentina nel 1385, stanco delle continue ingerenze e delle
sollevazioni della popolazione.
Si ricorda anche una piccola parentesi di dominio milanese, con
l'assedio a Bagnone del condottiero Nicolò Piccinino, quando il
Duca di Milano era in guerra con Firenze. |
●
Bastia di Licciana Nardi |
Il Castello della Bastia sorge
fra i castagni di un contrafforte dell'Alpe di
Camporaghena e guarda
dall'alto la cittadina di Licciana Nardi.
L'imponente e squadrata rocca presenta quattro torri rotonde |
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agli angoli. L'attuale aspetto è dovuto agli ampliamenti e
rimaneggiamenti avvenuti nel XVIII secolo. Ma il castello
esisteva già nel XIII secolo e questo rivela la sua funzione
prettamente militare e difensiva fin dalla nascita. Il termine
Bastia deriva dal |
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francese "bastir" (costruire) e indica
una fortificazione edificata velocemente a difesa del
territorio
circostante. L'area di Licciana e Monti era infatti un
importante incrocio tra la via per l'Emilia, attraverso il Passo
del Lagastrello, e la via che dal Passo di Tea portava a Lucca.
La Bastia di Licciana Nardi ebbe
tra i suoi signori anche i Malaspina di Villafranca. Fece parte di feudi
comprendenti altri castelli e altre terre e risultò incorporata nel
marchesato di Monti. Nel XVI secolo fu eletta feudo indipendente
per passare poi nel XVIII al servizio dei marchesi del Ponte Bosio.
Per la sua posizione dominante e
strategica fu teatro, nella sua complessa storia, di assedi, assalti,
distruzioni, sommosse e varie lotte di successione...
Nella fortezza visse quella che, all'epoca, era una delle donne
più belle e graziose di tutta la Lunigiana. Si parla di
Anna Malaspina, moglie di
Giovanni Malaspina, il
quale poi si trasferì a Parma dove prese stabile dimora.
La marchesa fu prescelta per stare a fianco dell'infante donna
Luigia di Francia in qualità di cameriera maggiore, lo stesso
onorevole incarico che ebbe presso l'infante Maria Amalia, la
capricciosa moglie del Duca Ferdinando.
Molti poeti decantarono la sua graziosa beltà e nei loro versi
posero anche l'accento sul suo «modus vivendi» che veniva
definito nobile, dignitoso e cortese.
Essendo in confidenza col primo ministro Dutillot, si recò in
Francia assieme al gesuita Bettinelli per far cadere la
Pompadour, notoriamente grande persecutrice
dei gesuiti. Con le sue grazie doveva ammaliare Luigi XV solo
per trarre vantaggio a favore della Compagnia di Gesù. Alloggiò a Versailles
ma l'avveduta Pompadour non la perse d'occhio e, ricoprendola di
molte cortesie, mandò all'aria tutti i suoi piani.
Nonostante tutto la bella lunigianese riuscì a vedere il Re, in
segreto, per ben due volte per poi fare ritorno a casa con una
pensione. |
●
Castiglione del Terzieree |
Castiglione del Terziere sorge a 230 metri sul livello del mare,
fra i torrenti Bagnone e Civiglia, luogo ideale per abbracciare con un
colpo d'occhio la verdeggiante conca lacustre lunigianese sottostante, |
|
disseminata di villaggi. Castiglione, in origine, era detto dei
Corbellari, perché una famiglia con tale nome era stata
infeudata dagli Estensi. Ora è chiamato del Terziere per avere
formato quota della terza parte del patrimonio feudale del
primo Marchese |
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di Filattiera, Obizzo Malaspina, lasciata al
figlio nel 1275. Il borgo ha dato i natali a Giovanni Francesco Segalara, famoso
capitano di Ventura del XVI secolo.
Tra il VI e VII secolo in questa località esisteva probabilmente
un complesso fortificato che faceva parte della linea di difesa
bizantina a protezione di Luni.
La struttura originaria del maniero indica una datazione costruttiva
anteriore all'XI secolo, con pianta a quadrilatero e presenza di
accesso fortificato, oggi identificabile nel dongione (mastio)
centrale, nei resti di un recinto e di almeno una torre di
fiancheggiamento verso sud-est. Erano fortificazioni destinate
al controllo del territorio, molto probabilmente collegate da
sistemi di segnali con altre torri di avvistamento.
Nel XII secolo, sotto il dominio del Corbellari, fu eretta ad
oriente una grande torre quadrilatera a difesa del fianco più
esposto del castello. La torre presenta i caratteri più avanzati
della tipologia medievale.
Nel 1355 fu riconosciuto da un diploma di investitura di
Carlo IV al marchese Franceschino
Malaspina (detto "il soldato"), signore
di Castiglione (feudatario del Terziere), il quale
ristrutturò l'ala di levante, riorganizzò le mura e fece
costruire il torrione circolare, che aveva un'accentuata
scarpatura per adeguare le difese del castello alle nuove
tecniche militari nelle quali iniziava a farsi strada l'impiego
delle armi da fuoco..
La dominazione di Castruccio Castracani degli Antelminelli, che
qui pose nel 1321 una sua sede seguendo il sogno di fare una
grande dominio su Lunigiana, Garfagnana, Lucchesia e Versilia, e
l'importanza che dal '400 il castello venne ad assumere nei
disegni fiorentini di controllo del territorio e delle vie di
comunicazione, indicano Castiglione del Terziere come presidio
strategico nel tempo poiché ubicato all'incontro dei due rami
della Via Francigena, quello di fondovalle e quello proveniente
da Lucca attraverso il Passo di Tea.
Nel XVI secolo, sotto la Signoria di
Firenze e il Granducato di Toscana subì continue migliorie
edilizie per renderlo consono alle nuove funzioni di
rappresentanza e sede amministrativa del territorio (capitanato di Giustizia)
e quindi assumere le funzioni di prestigiosa dimora di
magistrati e funzionari della signoria fiorentina. Di quel
periodo è particolarmente suggestivo il salone delle udienze con
il grande camino rinascimentale.
Il castello è stato restaurato negli anni '70 dal Prof.
Loris Jacopo Bononi che lo
elesse anche a propria dimora fino alla sua scomparsa.
Oggi è sede del "Centro di Studi Umanistici Niccolo V"
e di una importante biblioteca, con testi rari e unici, curata da questo insigne
medico appassionato di letteratura.
Tra questi si segnala il volume "Legenda
aurea sanctorum" di Jacopo da Varazze (stampato
nel 1476 ed unico esemplare esistente in Italia), e
il "De civitate Dei"
di Augustinus Aurelius.
Il Comitato Omnia Vanitas sta attualmente collaborando con il
Dipartimento degli studi di Firenze e Roma, Facoltà di
Architettura, per realizzare un progetto di ricerca che mira a
valorizzare il territorio, istituendo come punto di riferimento
il castello di Castiglione. In memoria dell'opera e degli
insegnamenti del prof. Bononi, il maniero dovrebbe diventare
presto un luogo di studi internazionale, atto ad accogliere
universitari provenienti da tutto il globo. Maggiori
informazioni su questo progetto si trovano nella pagina principale sulla
Lunigiana (vedi link nella colonna a sinistra). |
● Fosdinovo |
Secondo alcune ipotesi storiche
il castello del borgo murato di Fosdinovo (un tempo detto "Città
Imperiale") risale al IX secolo e le sue origini sono riconducibili
alla leggenda della traslazione della salma |
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di
San Terenzio, ucciso nei pressi
di Avenza.
Il maniero venne edificato in tre diversi tempi. Verso il 1200
i nobili d'Erberia costruirono il Cassero, che restò poi
annesso alla rocca, fondata dai Malaspina |
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e man mano ingrandita. In questa sono
evidenziabili la Torre del Medioevo, le logge del secolo
XVI e il palazzo moderno. E'documentata una corte
altomedievale, propaggine del potere lucchese che
qui possedeva una torre o domignone. Decaduti i
vescovi di Luni, sulla fine del XIII secolo
si affermò la signoria dei Malaspina, che prese possesso di Fosdinovo.
La costruzione del primo nucleo del castello si deve alla volontà
di Spinetta il Grande (o del nipote
Galeotto), che ne fece il centro del
potere politico e militare dei domini del ramo dello spino fiorito.
Successivamente, sotto il marchesato di
Carlo Francesco Malaspina, venne ampliato e trasformato
in chiave barocca, con l'aggiunta del teatro e della cappella di corte. i
forma quadrangolare con cortile centrale, munito
agli angoli di torri circolari, collegate tra loro da un
camminamento di ronda coronato da merlature ghibelline.
Dall'ingresso, che reca ancora visibili segni di un ponte
levatoio, si accede alla parte più antica, costituita dalla
cosiddetta "piazzetta dei cannoni". E' certo che nel
1449, all'interno della Rocca, esisteva un giardino mentre, nel
Cinquecento, Lorenzo Malaspina
fece realizzare il cenacolo, il portico con volte a crociera e
gli ornamenti con fregi marmorei. Il disegno, che risale al
XVIII secolo, illustra l'imponente mole fortificata,
evidenziando le modifiche barocche.
Nel castello troviamo anche la stanza di Dante, così chiamata perché
tradizione vuole che vi avesse soggiornato il "sommo poeta"
durante la sua permanenza in Lunigiana. In questo credeva anche
il letterato fivizzanese
Giovanni Fantoni (nell'Arcadia conosciuto
come Labindo) che, amico del
marchese ultimo dei feudatari, voleva spesso dimorare in questo
locale per ispirarsi all'alta poesia.
Il mito del soggiorno di Dante nel castello è richiamato dalla rappresentazione
da girone infernale dei contrafforti digradanti verso valle.
L'ultimo signore di Fosdinovo fu il marchese
Carlo Emanuele Malaspina,
grande cacciatore, appassionato di teatro e di giochi sportivi,
che nel luogo detto il Fosso, fuori della Porta di Sotto, fece
costruire un'arena per il gioco del pallone.
Come testimoniato da un'iscrizione posta sull'architrave
marmoreo dell'ingresso, a lui si deve anche
il restauro, avvenuto nel 1770, dell'antico teatro posto accanto
al castello, dove si rappresentavano commedie e melodrammi.
Affrescato e dotato di ricche decorazioni, ospitava all'interno
il palchetto marchionale in legno scolpito, veniva attivamente
frequentato dal Fantoni e rappresentava lo spirito mecenatico
dei Malaspina, vivo fin dal tempo dei trovatori occitani e provenzali.
I marchesi di Fosdinovo, oltre al privilegio di battere moneta,
avevano pure quello di condannare a morte, di laureare dottori e di
legittimare i bastardi. I metodi con i quali venivano eseguite
le condanne erano i più vari. Le impiccagioni si tenevano
fuori dalle mura, dove ora sorge la Maestà di Mezzo (altrimenti
detta Monte della Forca). Chi provocava grossi danni con un
incendio veniva arso vivo; i bestemmiatori finivano alla
berlina, con la lingua inchiodata per tre ore. Le torture erano
date in pubblico, in vicinanza del Castello, e i torturati
venivano appesi con una corda ad un braccio di ferro infisso a
circa otto metri dalla strada. Coloro che erano messi alla
berlina venivano legati con le mani dietro le spalle all'inferiata
di una casa, presso la chiesa di San Remigio, con un morso da
cavallo in bocca ed un cartello attaccato sul petto.
La Zecca di Fosdinovo si affacciava su quello che oggi è
Largo Felice Vatteroni,
un piccolo spiazzo al centro del borgo. La fondò il
marchese Pasquale Malaspina con
diploma imperiale del 1666. Dal 1668 al 1677 coniò "Testoni"
e "Luigini", battuti sia col nome del marchese, sia con
quello della consorte Maria Maddalena Centurione, sia con quello
della moglie del fratello Ippolito, Cristina Pallavicini. Il
torchio originale della Zecca è oggi conservato nella
Torre Marchesa.
La Zecca indicava la vivacità commerciale del luogo, resa
possibile dal grande passaggio di merci, mercanti e carovane di
muli, lungo la Via Francigena dal mare e i suoi tanti
porti verso l'Europa e viceversa. Una ricchezza antica, ancora
oggi testimoniata dai numerosi palazzi che insistono nel centro storico. |
●
Gragnola, il Castello dell'Aquila |
Dal Caselli si apprende che
il Castello dell'Aquila deriverebbe
il suo nome dalla ripida collina sul quale è posizionato ed alla quale
si accede tramite una comoda viuzza che parte nei pressi della
stazione ferroviaria di
Gragnola.
Ma, con maggiore probabilità, il nome potrebbe essere legato al
frequente volo delle aquile, osservato ed ammirato dai
Signori Bianchi d'Erberia,
che lo eressero prima del XIII secolo. Questi
infatti avevano il loro quartier generale a Monte dei Bianchi,
di fronte al maestoso Pizzo d'Uccello,
che è il vero regno dell'aquila apuana.
Il maniero, dal quale si gode un'incantevole vista sulla vallata
dell'Aulella e dei suoi tipici borghi, entrò poi nel dominio
feudale di Spinetta il Grande e diede
il nome ad una linea marchionale dei Malaspina di Fosdinovo.
All'inizio del XV secolo i marchesi di Castel dell'Aquila e di
Gragnola, veri falchi rapaci, divennero tristemente famosi
poiché, per impadronirsi della Verrucola di Fivizzano (vedi note
più sotto), vi fecero assalire e trucidare il loro congiunto Marchese Niccolò
e quasi tutti i suoi familiari, divenendo signori del feudo.
Verso la fine del Cinquecento il castello venne trasformato in
residenza signorile. L'ultimo marchese di Gragnola, Alessandro,
lasciò erede del feudo nel 1642 il Granduca di Toscana
Ferdinando II. Il testamento venne però impugnato dai Malaspina
di Fosdinovo i quali vinsero la causa istituita presso la Corte
Imperiale di Vienna e rientrarono in possesso delle loro terre.
Il Castello dell'Aquila è oggi una dimora storica.
Nell'imponente torrione sono state ricavate 9 splendide camere
dove soggiornano gli ospiti. Gli spazi esterni e gli enormi
saloni possono ospitare eventi di qualunque tipo (matrimoni,
compleanni, eventi culturali e musicali, ricevimenti...)
in una atmosfera di grande fascino. |
● Lusuolo |
Il Castello di
Lusuolo, antichissimo possesso malaspiniano in unione con quello
di Villafranca, aveva il compito di vigilare e proteggere, dall'alto di un colle,
il punto in cui la vallata del Magra si |
|
restringe notevolmente.
Questo «occhio», perennemente vigile sul fondovalle,
nel XIV secolo era il centro politico,
amministrativo e militare di un feudo che
comprendeva numerosi altri castelli e villaggi
delle valli del Magra e del Vara. |
|
La sua importanza è dovuta al fatto che costituiva un
passaggio obbligato per gli eserciti e per gli scambi
commerciali che avvenivano tra le coste
tirreniche e la Pianura Padana. Questo possedimento,
col trascorrere del tempo, iniziò una graduale decadenza
a causa dei continui frazionamenti terrieri dovuti alle
divisioni ereditarie tra i membri della famiglia feudale.
Come numerose altre fortezze, anche Lusuolo ebbe le sue
disavventure belliche, la più grave delle quali si verificò nel
1449. In quel periodo i Campofregoso di Genova,
a causa di vecchie ruggini ed accesi scontri con i Malaspina di
Villafranca, attaccarono nuovamente vari possessi malaspiniani
in Val di Magra, non risparmiando il Castello di Lusuolo, che fu
espugnato ed abbattuto, nonostante una lunga e strenua
resistenza agli oppositori.
Dopo essere stato in parte ripristinato ed aver attraversato
altre vicende politiche, Lusuolo ebbe
quale ultimo signore dell'antica dinastia il marchese Ercole il
quale si appoggiò agli spagnoli del Ducato di Milano per
contrastare, senza successo, le mire espansionistiche dei
Medici di Firenze
ai quali, infine, dovette cedere amaramente il potere.
Nel XVII secolo i Granduchi di Toscana, ben
consci che quella posizione strategica era fondamentale per il controllo
della Val di Magra, intrapresero nuovi lavori per rafforzare il
castello e trasformarlo in una vera e propria fortezza.
Dal 1700 ad oggi le fattezze del castello e del borgo
sono rimaste le stesse e testimoniano visivamente l'ordinamento
gerarchico dei rapporti feudali, costituito da una scissione tra
l'abitato lineare, chiuso da due porte, e la residenza dei
marchesi signori del posto. |
● Malgrate |
Altro importante castello lunigianese è quello di
Malgrate (residenza medievale dei marchesi Malaspina),
collocato sulla sommità del colle che restringe naturalmente la
valle del Bagnone. |
|
L'impianto che noi ammiriamo
è il risultato di continue trasformazioni e
migliorie attuate fino al XVIII secolo. La
posizione dominante riconduce ad una funzione
storica di controllo delle strade dalla Cisa,
dall'Appennino e dalla Garfagnana. |
|
Nonostante il castello sia documentato solo a
partire dal 1351, la sua origine è sicuramente
più antica. L'alta torre cilindrica evidenzia un modello diffuso in
altri manieri presenti sul territorio, come quelli di
Bagnone, Treschietto, Apella,
Comano,
Castevoli, Verrucola, Casola,
Viano e
Minucciano in Garfagnana.
La creazione di questa linea di difesa è il risultato di una
precisa volontà della famiglia Malaspina che, tra il XIII e il
XIV secolo, intese fortificare il territorio e accentuare il
controllo della viabilità dell'epoca.
Per completare e migliorare queste funzioni militari, nel XV secolo
il castello di Malgrate venne dotato di una nuova cinta muraria.
A Malgrate nacque e visse Giovanni
Antonio da Faje che descrisse, fra l'altro, il
Giubileo del 1450. |
●
Tresana, Giovagallo e Villa |
La primitiva
rocca
di Tresana fu costruita dai Longobardi ed oggi si mostra
al visitatore nella sua imponente decadenza. Tra le rovine del
castello si ergono ancora due torri. La più piccola |
|
è di forma circolare mentre
quella afianco (di dimensioni maggiori e meglio
conservata) presenta una pianta quadrangolare ed
è denominata "Turrio'n". La rocca era chiamata
"Turris sana" o meglio "Tersana",
che significa torre fortissima ed |
|
inespugnabile. Da qui l'origine del nome Tresana, che altri però fanno risalire
alla "Turris ianua", cioè torre porta. Nel 1164 la
fortificazione venne concessa da Federico Barbarossa a
Obizzano Malaspina di Mulazzo. I Malaspina, uomini d'arme e costruttori di castelli,
sceglievano sempre accuratamente i luoghi più adatti alla difesa
e all'offesa per difendere al meglio i loro possedimenti e
mantenere intatti i loro privilegi.
Nel XIV secolo Tresana apparteneva ad un vasto feudo dei
Malaspina, facente capo al castello di Lusuolo, nel tempo
ridottosi d'importanza a causa di molte divisioni ereditarie.
Il feudo di Tresana, come piccola entità territoriale
autonoma, venne in pratica costituito a partire dal 1560
quando diventò un possedimento di Guglielmo Malaspina del
ramo principale dei Da Mulazzo. Nel 1565 ci fu l'investitura
ufficiale per opera dell'imperatore Massimiliano II
il quale concesse al marchese il raro privilegio di battere
moneta, cosa che conferì nuovo e particolare prestigio al
castello ed al paese.
Le vicende politiche e guerresche legate alla Zecca di Tresana
(dove venne battuta anche moneta falsa di altri Stati), del
breve dominio spagnolo e del passaggio del feudo alla famiglia
Corsini di Firenze vengono più compiutamente narrate in altra
pagina con info sul
comune di Tresana.
Imponenti sono i ruderi del Castello di Giovagallo, che fu la
rocca di Morello Malaspina, il
condottiero guelfo che guidò i lucchesi e i fiorentini contro la
ghibellina Pistoia, poi occupata dopo undici mesi di assedio.
In quanto amico (nonostante le divergenze politiche), fu ospite
di Morello il poeta Dante Alighieri nel momento in cui si
trovava in Lunigiana per siglare la pace di Castelnuovo Magra.
Una volta estinta la discendenza di Morello, il castello di
Giovagallo seguì
le sorti di Tresana ed oggi i suoi resti, nonostante lo stato di
abbandono, testimoniano ancora quel periodo di grande fulgore.
Il Castello di Villa è
una delle più importanti attrazioni del Comune di Tresana anche
perché, sotto il maniero, che è stato restaurato da un privato nel secolo
scorso, si apre un caratteristico borgo medievale con le case tutte in
pietra, rimesse a nuovo grazie ad un piano di recupero dei
vecchi nuclei storici. |
● Treschietto |
Nel territorio di
Bagnone si trovano i ruderi del Castello di Treschietto sui
quali spicca l'alta torre cilindrica che, in passato, venne
spezzata in due da un fulmine. Il manufatto sorge sopra uno
sperone roccioso del Monte Orsaio e domina la confluenza del
torrente Bagnone con il Canale Acquetta.
Il 16 novembre del 1351 vari fratelli si divisero i beni del
padre Nicolò Malaspina, detto il
Marchesotto. A Giovanni Malaspina,
detto Berretta, toccarono vari possessi nell'alta Valle
del Bagnone tra i quali il borgo di Treschietto che venne
poi scelto per farne la «capitale» del proprio feudo.
Una residenza marchionale esisteva anche a Vico ma il
marchese Giovanni fu maggiormente attirato dalla posizione
strategica di Treschietto - già dotato di un antico fortilizio -
e vi eresse il proprio castello, che era oltretutto circondato
da difese naturali. La fortezza aveva una posizione appartata in
una angusta vallata montana e questa la preservò dagli attacchi
che resero tormentata e movimentata la vita di altri sistemi di
difesa lunigianesi.
Il territorio però non fu preservato dalle mire del
confinante Granducato di Toscana e dalle brame di alcuni
signorotti che avevano diritto alla successione in morte
dell'ultimo dinasta, il marchese Ferdinando.
Nel XVIII secolo il feudo fu oggetto di vari domini:
dapprima tornò all'Impero, fu poi concesso al conte Carlo
Emanuele di Nay e di Richecourt, quindi passò al Granduca di
Toscana, alla Repubblica Cisalpina ed, infine, al Ducato di Modena.
Ma, fatti salvi questi complessi eventi storici, nella
tradizione popolare il nome di Treschietto viene spesso
associato ad uno dei suoi antichi signori,
Giovanni Gasparo, figlio del marchese Pompeo,
nato nel 1616 ed investito del feudo nel 1637.
Di bassa statura e colorito bruno, questo oscuro
personaggio fu accusato di essersi macchiato di azioni turpi e
delittuose, di essere insomma una specie di Don Rodrigo con al
soldo un pugno di «bravi», privi di scrupoli e capaci di
qualsiasi nefandezza.
La gente di Treschietto, testimone di una lunga serie di
misfatti, chiamava Giovanni Gasparo «il mostro». Fu
abbandonato anche dalla moglie Ottavia, religiosa donna
mantovana, la quale si riteneva offesa dai suoi comportamenti.
Ma non per questo lo scellerato nobile mutò il suo stile di
vita. La morte lo colse in Bagnone, nel 1678, quando aveva 62
anni, con grande sollievo di tutti i suoi sudditi. |
●
Verrucola di Fivizzano |
Il borgo della
Verrucola sorge tra i torrenti Rosaro e Mommio. Mostra ancora
una chiesetta dedicata a Santa Margherita, nominata in una bolla
pontificia di Eugenio III (anno 1202) e che più tardi |
|
diede il nome ad un monastero
di Clarisse, esistente fino agli ultimi anni del secolo XVIII.
Prima del Mille il nome di Fivizzano non si
ritrova in alcun atto pubblico e privato. Solamente verso il
1200 è rintracciabile Fivizanum e Forum Verrucolae
Bosorum. |
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Quest'ultima fu patrimonio dei Marchesi di Toscana;
gli Estensi la subinfeudarono ai Nobili di Bosone e per questo
motivo venne nominata Verrucola dei Bosi.
Il Castello domina
la via che conduce dalla Val di Magra ai valichi appenninici, verso
la pianura reggiana e parmense. Dalla parte occidentale vi sono muri
romani ed un arco che sembrano testimoniare l'esistenza di un
tempio pagano. Nel XIV secolo assunse le dimensioni
e configurazioni ancora oggi visibili, grazie alle opere di
fortificazione volute dal marchese Spinetta Malaspina,
comprendenti le torri di appoggio al mastio centrale e la cinta
muraria perimetrale.
La Verrucola viene tristemente ricordata per una vera strage,
compiuta nel 1418, ad opera del marchese
Leonardo Malaspina, signore del Castello
dell'Aquila presso Gragnola (vedi note più sopra), che insieme ai
suoi bravi si impadronì del maniero dopo aver ucciso il marchese
Bartolomeo Malaspina, la moglie Margherita Anguisola (che era
incinta) e il padre marchese Nicolò. Anche i servi e i figli del
nobile furono tutti trucidati, ad eccezione della piccola
Giovannina e del fratello Spinetta (di appena venti mesi) perché
nascosto dalla balia.
Il 6 febbraio del 1481 il castello venne gravemente danneggiato
da un violento terremoto che squassò tutto il territorio, come
ricorda il capitano della Repubblica Fiorentina, Bartolomeo
Pucci (testimone del sisma) "... la fortezza di Verrucola aperta; il
castellano sta nel procinto; la torre dove stavo tutta aperta fracassata" |
● Virgoletta |
Tra Fornoli e
Virgoletta tradizione vuole che esistesse una località chiamata "Campo Armato" dove
sarebbero state elevate delle imponenti mura a difesa delle genti primitive.
Nel testo "Storia della Lunigiana Feudale",
a cura di Eugenio Branchi, Virgoletta viene così descritta: "E' Virgoletta una
piccola terra situata sul sinistro lato del fiume Magra, in
ristretta ma ubertosa ridente pianura a mezzogiorno rivolta...".
Questo piccolo, ma originalissimo borgo murato si stende sullo
sperone roccioso del Vignale
(nome originante dall'antica abbondanza di vigneti) e mostra da
lontano le altissime mura delle sue case a schiera, valoroso
baluardo contro ogni tipo di invasione. La sua nascita è
verosimilmente collocabile in epoca premalaspiniana (XII e XIII
secolo), quando ilterritorio era legato alla famiglia
dei Corbellari
(signorotti infeudati dagli Estensi), da qui il nome "Verugoletta
dei Corbellari".
Il castello di Virgoletta faceva parte di una serie di
fortificazioni fatte costruire da Oberto Obizzo I a difesa e
controllo del territorio, sul quale le merci in transito erano
sottoposte a pedaggi da vera rapina.
I Malaspina si arricchivano attraverso le ruberie poste in atto
nei confronti delle carovane che transitavano dal
Passo della Cisa, tant'è che il loro
castello di
Villafranca fu chiamato dapprima "Malvido" e poi
"Malnido" (nel
diploma conferito da Federico a Opizone nel 1164).
Nel 1221 Virgoletta seguì la sorte del feudo al quale
apparteneva quando, nella divisione tra Corrado e
Opizzino,
Villafranca venne assegnata a Corrado l'Antico, che ottenne i
possedimenti sulla destra del
Magra, mentre
Obizino cambiò
l'arme da "spino secco" in "spino fiorito" per avere il
controllo su parte dei territori alla sinistra del fiume.
Curiosamente però, lo stemma che sovrasta il
portale d'ingresso
al castello di Virgoletta appartiene virtualmente alla famiglia Malaspina dello "spino secco".
Questo perché l'adozione degli stemmi non venne sempre rispettata, come nel caso,
per esempio, di Jacopo Malaspina marchese di
Fosdinovo, discendente dei
marchesi di Verrucola e Fivizzano (perciò "spino fiorito"), che
pose nella sua arme lo "spino secco". Le motivazioni di
tutto questo sono molteplici, prima fra tutte il fatto che il
simbolo originario del casato era sempre stato quello dello
"spino secco"; in secondo luogo, dopo la divisione dei beni
avvenuta nel 1221, "le ragioni e i diritti" erano rimasti indivisi.
Lo scudo che sormonta l'ingresso del castello di Virgoletta vede
inserito un leone bianco, concesso da
Luigi IX a Corrado,
capostipite del casato dei Malaspina dello "spino secco",
quale riconoscimento degli aiuti prestati al re di Francia nella
spedizione in terra d'Egitto, al tempo delle crociate (1248-1254).
La facciata del castello e le due torri verso il borgo sono
state costruite da Galeotto Campofregoso nel 1451, come
riportato nelle "Croniche" di Anton Giovanni da Faje.
L'edificio è circondato da un profondo fossato ed un ponte lo collega al
borgo. Per tutto il Cinquecento la famiglia Malaspina si adoperò
nell'ampliamento del maniero che, soprattutto per volontà di
Ferdinando Malaspina, venne ad assumere le caratteristiche di
una comoda residenza signorile. Sul fronte principale, una serie
di ampi ambienti voltati consentiva, grazie ad altrettanto
grandi finestre, la vista sul territorio da
Bagnone a
Villafranca e Castiglione.
Ai grandi saloni del castello si accede attraverso un loggiato,
edificato intorno al 1600, raggiunto per mezzo di due scale in
direzioni opposte, costruite in aderenza alle mura perimetrali.
Gravemente lesionato dal terremoto del 1920, il castello subì in
seguito pesanti interventi di rimaneggiamento.
Come tradizione vuole, Virgoletta vide il passaggio di
San Rocco,
il santo di Montpellier che deve la sua popolarità alla
protezione dalla peste (una delle malattie più diffuse dopo le Crociate),
il quale percorrendo la Via Francigena pernottò in una casa
posta lungo la strada che da Villafranca porta a Merizzo e dove pure sorge un oratorio a
lui dedicato. Le prime notizie certe dell'edificio risalgono al
1756 in quanto viene citato nel libro "La Compagnia di San
Rocco" relativo ai beni della chiesa-oratorio.
I caratteri architettonici risalgono però al Quattrocento, come
testimoniato anche da un'incisione sull'architrave del portale
d'ingresso che reca la data 7 maggio 1489.
I documenti storici però non attestano la presenza, in questo
luogo, di una struttura religiosa atta all'accoglienza dei
pellegrini in transito.
Nel XVII secolo Gabriele Della Porta,
trovandosi a Roma, si adoperò presso il Papa per entrare in possesso delle preziose
reliquie dei "Corpi Santi". Lo stesso, nel 1666, ne fece poi dono alla
chiesa parrocchiale di
Virgoletta dedicata ai Santi Gervasio e Protasio, dove sono tuttora
racchiuse sotto l'altare maggiore. Nella seconda domenica di
maggio, giorno della ricorrenza dei "Corpi Santi", un
discendente degli antichi Della Porta apre con la propria chiave
l'armadio che conserva le teche d'argento nelle quali sono
riposte le reliquie affinché vengano esposte al culto dei fedeli
durante le celebrazioni religiose. |
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Testi consultati:
eccetto ove
espressamente indicato, vedi pagina principale "La Lunigiana"
(link nel bordo nero a sinistra). Altre informazioni sui castelli medievali
sono consultabili nelle pagine che contengono note relative ai singoli Comuni della
Lunigiana, alle quali si accede dalla pagina principale suddetta. |
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Close Up |
Fotografie, eventi, turismo,
storia e news del territorio... |
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Manuale
del cicloturista |
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Per la realizzazione
delle immagini presentate in questo sito gli spostamenti sul
territorio della Lunigiana storica sono stati effettuati con una
bicicletta. In questa piccola guida sono state perciò condensate
varie esperienze logistiche e tecniche derivanti dall'utilizzo
turistico di questo mezzo di locomozione... |
Itinerario cicloturistico verso
il Castello della Verrucola |
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E' un percorso panoramico,
semi circolare, contrassegnato da molti saliscendi. L'altitudine
massima viene raggiunta sulla collina di Canepari, a 657 metri di
quota. Si parte dalla Val di Magra e si rientra dalla Lunigiana.
Il punto più lontano è il Castello della Verrucola, nel comune
di Fivizzano |
Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
territorio, un tempo abitato dai
bellicosi Liguri Apuani, da dove parte questo sito... |
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nuovamente percorribili dopo
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è stata recuperata e resa accessibile l'area
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