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Scoperte, invenzioni, record
e avvenimenti importanti che
hanno segnato il XX Secolo |
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Finestre fotografiche
su Liguria e Toscana |
GENOVA |
Il capoluogo
della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
"Capitale Europea della Cultura"... |
EUROFLORA |
In
primavera, ogni 5 anni,
alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo... |
VIA FRANCIGENA |
Col Giubileo
del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento... |
PARCO DEL MAGRA |
A
Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il
territorio
eco-certificato più esteso d'Europa... |
GOLFO DELLA SPEZIA |
Tra la punta
di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più
profonde insenature di tutto il litorale occidentale
italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella
quale è incastonata La Spezia, città sede di porto
militare e mercantile, che oggi è anche punto di
attracco per le navi da crociera... |
LE CINQUE TERRE |
Cinque
borghi marinari il cui destino è sempre stato
storicamente legato alla terra e all'agricoltura
piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della
Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i
Patrimoni Mondiali dell'Umanità... |
LA VAL DI MAGRA |
Nobili, vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti
per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio... |
LA VAL DI VARA |
La "Valle
dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa... |
LA LUNIGIANA |
La "Terra
della Luna", in
Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e perfettamente
conservati... |
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Close Up |
Argomenti del
sito in primo piano,
eventi, news e storia del territorio |
Le Alpi Apuane
Originano da movimenti
tettonici del fondo marino
e sono un "monumento
geologico"
unico al mondo... |
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Liguri Apuani e Statue Stele
Le radici più profonde delle
comunità lunigianesi affondano
fino alle soglie della protostoria.
Mari e monti un tempo erano
occupati dalla bellicosa
popolazione dei Liguri Apuani... |
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Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
territorio, un tempo abitato dai
bellicosi Liguri Apuani, da dove
parte questo sito... |
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Antiche ricette in Lunigiana
Piatti prelibati di
una cucina essenziale, ma non per questo meno saporita. Cibi dal
sapore antico che tornano ad imbandire le nostre tavole dopo
essere stati riscoperti a nuova vita. |
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Ferrovia Aulla-Lucca
Il fascino dei
treni d'epoca
e delle locomotive a vapore |
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Ferrovia Pontremolese
Una linea di
vitale importanza
per La Spezia e la Lunigiana |
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Ex
Ceramica Vaccari
Il comprensorio
della fabbrica è un prezioso esempio di civiltà industriale di
fine Ottocento e rappresenta un pezzo di storia fondamentale per
Santo Stefano Magra e per tutta la Provincia della Spezia. Le
aree recuperate vengono oggi dedicate all'arte, allo spettacolo,
alla cultura... |
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Il dialetto genovese
Le trasformazioni
fonetiche avvenute nella parlata di Genova sono un segno
inequivocabile del dinamismo espresso dalla città durante i
secoli della Repubblica. A Genova il dialetto è una lingua viva,
che oggi viene insegnata anche nelle scuole... |
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Infiorate del Corpus Domini
"Per tetto un cielo di stelle e
per strada un tappeto di fiori...".
A Brugnato, ogni anno, giovani e
meno giovani si radunano nel
centro storico per abbellire strade
e piazze con disegni floreali,
secondo un'antica tradizione che
origina da un miracolo
avvenuto a Bolsena... |
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Mezzi da lavoro storici
I raduni e le
esposizioni di questi autoveicoli sono un modo per ricordare ed
onorare le persone che, in passato, questi mezzi li hanno
guidati per mestiere... |
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Mezzi militari storici
I più celebri
veicoli militari che hanno partecipato alle vicende della
Seconda Guerra Mondiale sfilano per strade e piazze e mantengono
vivo il ricordo di quei terribili giorni... |
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INDICE GENERALE
'800
CRONACA 01
02
03
04
05
06
SPORT GIRO
TOUR
CICLISMO
ALTRI
FAUSTO COPPI
INTER
RIVISTE |
In Liguria alluvioni, mareggiate e frane sono una costante del territorio |
La
Liguria ha una conformazione orografica molto
particolare. Lungo l'arco regionale troviamo una
striscia costiera - larga in media pochi chilometri
- alle spalle della quale si elevano colline e/o montagne.
Emblematico è il territorio delle Cinque Terre
(Patrimonio Mondiale dell'Umanità UNESCO) dove rinomate
località di turismo e villeggiatura sono posizionate
su rilievi alti circa 500/600 metri che
finiscono direttamente nel mare.
Questo tipo di territorio presenta notevoli vantaggi
dal punto di vista climatico che, per esempio, si
sono tradotti in uno sviluppo particolare della
flora. In Liguria ci sono circa
3.000 specie di fiori spontanei
ed un vasto contingente di piante
alpine e marine, oltre a muschi, alghe, licheni e
felci. Un panorama fantastico che rende unica questa
terra.
Di contro, un territorio così strutturato presenta un grave
handicap dal punto di vista meteorologico. Quando
arrivano le perturbazioni di origine atlantica il
transito delle nuvole cariche di pioggia è
ostacolato dai monti alle spalle della costa e dalle
correnti fredde che scendono da nord. In
pratica il periodo di stazionamento dei nembi sui
nostri cieli è maggiore e la
compressione dell'aria che ne deriva fa condensare
maggiormente le goccioline di umidità. Queste
aumentano velocemente di volume col risultato che la
pioggia che si scarica a terra può essere molto
abbondante. Quando al fattore abbondanza si somma il
fattore tempo ecco che le precipitazioni si
trasformano in nubifragi e ingrossano i corsi
d'acqua dando luogo alle alluvioni. Questa è una
costante da tempo immemorabile.
Pensate che la provincia della Spezia è talmente piovosa
che, in gergo volgare, viene soprannominata il "pisciatoio
d'Italia".
Contro questa situazione naturale l'uomo ha poche
armi da sfoderare: può giusto limitare i danni
con appropriate opere idrauliche o mettere in atto
sistemi di
prevenzione, uno dei quali - per esempio - è quello
di impedire che gli
insediamenti abitativi sorgano troppo vicini ai
corsi d'acqua. La Liguria è piena di paesi che sono
costruiti dentro quello che un tempo era l'alveo di
un fiume o di un torrente.
Per eliminare completamente ogni pericolo e
devastazione bisognerebbe avere a disposizione
un enorme ombrello che, in casi eccezionali,
ripari l'arco ligure dall'acqua piovana, scaricandola
nel mare. Siccome questa è fantascienza, non resta che rassegnarci a convivere con queste
situazioni meteo.
Su questo tema ecco una raccolta di articoli che
partono dal 1894 e che descrivono alluvioni e
devastazioni operate da corsi d'acqua impazziti,
violente mareggiate, frane e altre tragedie umane causate
dalle abbondanti precipitazioni sul suolo ligure. I
resoconti degli avvenimenti sono veramente
impressionanti e testimoniano che il tempo passa ma
il copione è sempre lo
stesso (da centinaia di anni e anche più). |
In altra sezione del sito »»
Studio di Legambiente sull'elevato rischio
idrogeologico della Liguria |
OTTOBRE 1894 -
Ad Oneglia scontano con l'alluvione la febbre edilizia |
Il rivo Santa
Lucia ha brevissimo corso e durante la
maggior parte dell'anno rimane asciutto. Solo
nella stagione invernale è solcato da un tenue
filo d'acqua. In seguito alla febbre edilizia
che imperversò anche ad Oneglia, dopo il
terremoto del 1887 questo ruscello - per circa
un centinaio di metri - nell'ultima parte del
suo corso venne quasi interamente coperto da
edifici, da un solido volto in muratura ed
infine, proprio alle foci, da un robusto ponte.
Nell'eseguire tali lavori, l'alveo del Santa
Lucia venne ristretto in |
più anguste sponde,
sicché le acque, straordinariamente ingrossate -
in seguito ad un vero diluvio durato più di
sette ore - non trovando via di scorrimento
adeguata fecero scoppiare il volto, travolsero
il ponte e danneggiarono in parte anche la
robusta diga a scarpata che sorge a fianco dello
stabilimento balneare. |
Alluvioni, mareggiate
e trombe d'aria in Liguria
dal 1933 in poi |
In un terreno alluvionale, incassato tra l'argine
destro del torrente Impero ed il muro di
cinta della proprietà del farmacista sig.
Tommaso Bonavera, sorge una casa in legno mal
connessa che serviva d'alloggio alla famiglia
Bernabò, i cui componenti furono salvati a
stento dall'annegamento. Sembra impossibile che
quel ricovero di tavole abbia potuto resistere
all'acqua che lo cingeva da ogni parte
raggiungendo un'altezza di più di due metri,
arrivando fino al soffitto del primo piano.
Nel pomeriggio di ieri (26) un'immensa folla si
riversò e stazionò in permanenza lungo la
via di Borgo Peri e sulla via della «Rabina»
che corre proprio a perpendicolo sulla spiaggia
del mare, il quale era torbido ed agitatissimo.
Gli occhi dei presenti scrutavano dolorosamente
l'orizzonte nel tentativo di intravvedere i
corpi di Alessandro e Nicola Amoretti, che erano
stati trascinati via dalla corrente del Santa
Lucia.
Quale strazio per i parenti delle due vittime
deve essere quello di aver perduto in modo tanto
tragico i loro cari ed il sapere che le loro
amate spoglie giacciono in fondo al mare
agitato, che forse verrà a deturparle contro le
rocce del Lido... |
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NOVEMBRE 1898
- Nel porto di Genova la rovina del molo Lucedio |
Il mare cominciò
ad ingrossare straordinariamente e - nelle
prime ore della notte del sabato - le ondate si
accavallavano con una furia spaventosa le une
sulle altre, elevandosi ad altezze vertiginose
come montagne. Verso le tre di notte, quando la
tempesta sembrava placarsi, ecco che i cavalloni
rompevano e asportavano, come per un colpo di
bacchetta magica, la casetta del fanalista e il
lanternino posti sulla punta del molo Lucedio
nel
porto di Genova.
Per fortuna non si registrarono vittime.
Per dare un'idea sufficiente della violenza
indescrivibile del mare e del vento, si pensi
che le ondate aprirono col loro impeto una
breccia nel molo Lucedio (alto ben 24 metri)
formato da massi ciclopici; la breccia andò
allargandosi con la rapidità del fulmine tra i
posti di approdo aventi numeri 6 e 19, segnati a
caratteri cubitali all'epoca dell'esposizione
colombiana del 1892 per regolare
l'approdo delle navi convenute da ogni parte del
mondo nel porto genovese.
Dopo essersi aperte un varco, le onde si
riversarono nel porto con tutta la violenza di
un oceano in rivoluzione, asportando in breve
tempo oltre trecento metri di costruzioni. Lo
scrosciare dei cavalloni sempre più alti, che
flagellavano ogni cosa in un velario di schiuma,
era assordante e grazie alle raffiche di vento
faceva ripercuotere il suo eco fin nelle parti
della città più lontane dal mare. Le calate
furono invase, inondate, devastate: ogni colpo
di mare le spazzava da cima a fondo.
Il potente incrociatore germanico«Herta»
strappò sette cavi di ormeggio e si addossò alla
cannoniera «Scilla» che riportò
gravi danni al bompresso e all'opera morta. Lo
Scilla, rotta la catena di sinistra, venne
trascinato con la rapidità di un'aquila verso il
molo guardiano dei bacini, dove si fracassò la
poppa. Il piroscafo «Marco», che
era in disarmo, venne investito dalla cannoniera
e riportò diversi squarci sopra la linea di
immersione. L'incrociatore tedesco venne
recuperato con grande fatica dai piloti del
porto. Con un'operazione che si protrasse fino
alla mattina, alle ore dieci si riuscì ad
ancorarlo al molo Galliera grazie
all'aiuto di diverse barche a vapore inviate
dalla Capitaneria. In questo lavoro fu
fondamentale l'apporto del pilota pratico
sig. Pozzo, il quale guidava la nave dopo
essere riuscito a salire faticosamente a bordo.
I danni riportati da queste imbarcazioni sono
rilevanti, anche se fino ad ora non esattamente
precisati.
La nave «Koningin Louise», proveniente da
Brema con 132 passeggeri, dovette
bordeggiare per circa tre ore di seguito prima
di poter entrare in porto e non senza continuo
pericolo. Anche in questo caso tutto finì bene
per il sussidio portato dalla barca a vapore dei
piloti portuali ai quali era stato richiesto
soccorso.
Mentre le sirene con fischi prolungati
segnalavano l'allarme in tutto il porto ed
incitavano gli operatori a mettersi in salvo
come meglio potevano, da tutte le alture che
dominano la città una folla trepidante seguiva
le operazioni di salvataggio delle navi e il
mare in tempesta che inondava il molo Giano,
mentre il molo Lucedio era già completamente
sparito sotto l'irruzione dell'acqua. |
SETTEMBRE 1900 - Nel
Savonese torrenti impazziti trascinano a mare i boschi |
Ieri prima di mezzogiorno era
piovviginato ma nulla lasciava presagire il
disastro che sarebbe accaduto poi. Fu dopo le
ore 1,30 che le acque del Pora cominciarono ad
alzarsi ed in pochi minuti la corrente turgida e
impetuosa raggiungeva le arcate del ponte di
ingresso a Finalborgo e dell'altro, detto ponte
di testa, più a ponente del primo.
Fu tosto un
fuggi fuggi, un bloccarsi nelle case dopo aver
elevato due specie di barricate alle due porte
d'acceso della città. In un baleno l'acqua
straripando e gorgogliando orribilmente invadeva
tutto il territorio circostante, travolgendo
nella sua piena immane un'enorme quantità di
alberi e di arboscelli schiantati dalle radici
dal suo fatale ed irresistibile avanzare.
Il
crescere delle acque ebbe il sopravvento sulle
due barricate; sorpassata ogni diga queste irruppero
nell'atterrita città, invadendone le strade e le
piazze, fino rasente i primi piani. La marea
farraginosa pervase ogni angolo; le radici e i
detriti di ogni specie s'accumularono formando
una barricata di due metri d'altezza per
quaranta di lunghezza.
Finalmarina ebbe la sua buona parte
d'inondazione. La piena del Pora fece crollare
il ponte della ferrovia, verso la stazione,
interrompendo il transito dei treni; anche la
strada provinciale è interrotta perché la furia
delle acque ha divelto il recentissimo ponte in
legno.
A Pietra Ligure i danni sono gravi come a
Finalborgo: il Maremola oltremodo ingrossato
straripò in diversi punti allagando
completamente la città e asportando il grande
ponte sulla strada provinciale. Le sue acque si riversarono
poi verso Borgio devastando tutte le campagne e
abbattendo buona parte dei muri di cinta. Il livello dell'acqua
nelle strade cittadine fu
di oltre un metro; allagati tutti i piani
terreni e la caserma dei Carabinieri. Alcuni
abitanti furono salvati per mezzo di barche. La
furia delle acque rovinò tutti i pali della luce
elettrica ed il paese dovette fare ricorso in
via provvisoria all'illuminazione a petrolio.
Una nota di merito va ad una guardia forestale
che, accortasi del pericolante ponte provinciale
sul Maremola, fece allontanare la folla che lo
occupava per godersi lo spettacolo della piena
che si riversava in mare. Attualmente risultano
dispersi un bambino di nove anni e due adulti
che, malgrado il mare in tempesta, avrebbero
varato una barca per recuperare delle
masserizie.
Notizie ancora più gravi giungono da Tovo San
Giacomo e Giustenice che non sono raggiungibili
perché tutte le strade sono franate. La furia
delle acque ha rovinato completamente tutte le
case e i molini, asportando le masserie e non
pochi quintali di farina.
Da Savona a Zinola il tragitto si
può compiere in vettura, con le ruote che
affondano in un mare di fango. Alla fragilità
delle costruzioni moderne fa da contrasto l'arco
ardito dell'antico ponte anteriore al
Cinquecento, che si crede ricostruito
sull'antichissimo - romano - appartenente alla
Via Emilia. Esso si erge superbo ed incolume ed
è l'unico sul tragitto attraverso il quale ci si
può ricongiungere a Vado. |
GIUGNO 1903
- Con l'estate alle porte La Spezia viene colpita da un
nubifragio |
Più volte nel passato il
centro
urbano della Spezia aveva
subito inondazioni a causa di violenti rovesci
di pioggia, delle intemperanze del torrente Lagora, delle alte maree che impedivano il
regolare deflusso delle fognature: spesso
l'acqua aveva allagato cantine, negozi, uffici,
appartamenti al piano terra, arrecando notevoli danni.
Un'alluvione veramente memorabile, documentata
da numerose fotografie, fu quella che si
verifico l'8 giugno del 1903. Si annunciava
l'estate, gli spezzini pensavano già ai bagni e
nulla lasciava presagire che la città sarebbe
finita sott'acqua per un diluvio.
Il giorno precedente, infatti, il
Golfo della Spezia aveva
visto una giornata molto soleggiata. "La
Nazione" dava notizia che nel cantiere navale
del Muggiano, con un tempo splendido, era stata
varata felicemente la goletta «Giovanni
Pellerano»; nel pomeriggio, sempre sotto un
cielo sereno, si era svolto un corteo di
studenti irredentisti che, recatisi sotto il
consolato Austro-Ungarico, avevano poi
protestato al grido: "Abbasso l'Austria,
Evviva Trento e Trieste".
Il giorno dopo invece si scatenò un violento
nubifragio, come riporta la notizia datata 8
giugno: "Questa mattina, causa la pioggia
caduta a dirotto per diverse ore, la città venne
in buonissima parte inondata, specie nei punti
più bassi. In alcuni negozi, ove l'acqua aveva
raggiunto la massima altezza arrecando danni, vi
si trovano pompieri civici e della Regia Marina
onde asportare l'acqua. Durante il nubifragio
venne interrotto il servizio dei trams
elettrici..."
Dalle fotografie si rileva che Piazza Cesare
Battisti rimase completamente allagata; i
passanti nei portici di Via Chiodo ebbero
l'acqua fin sopra le caviglie, l'acqua invase
anche tutto Corso Cavour fino all'intersezione
con i giardini pubblici, ancora privi del
monumento equestre
a Giuseppe Garibaldi che verrà poi eretto nel 1913. |
NOVEMBRE 1905
- Una grande mareggiata insidia le case di Riva Ligure |
Da vari giorni una terribile
mareggiata minaccia la parte di ponente di
Riva Ligure, tanto che una ventina di
famiglie, ieri sera, dovettero sloggiare
asportando altrove le masserizie in quanto le
loro abitazioni possono crollare da un momento
all'altro...
Il mare si è talmente ingrossato che, penetrando
nell'interno e lavorando nelle fondamenta, ha
già fatto crollare il pavimento di molti
magazzini; se disgraziatamente dovesse
continuare nella sua opera devastatrice, le
abitazioni in pericolo potrebbero perdere il
loro equilibrio e trascinarne altre nella
caduta. Questo danno deve in gran parte
attribuirsi all'inerzia delle passate
amministrazioni, le quali non vollero mai
provvedere nonostante le reiterate istanze delle
persone intelligenti del paese, nonché di molti
consiglieri.
Visto che il paese è molto piccolo, se altre
famiglie dovessero abbandonare le loro dimore
potrebbero insorgere gravi difficoltà nel
reperimento di alloggi dove ospitarle
18 novembre 1905, ore 18,20: La situazione si
aggrava - La furia del mare continua a
colpire l'abitato di Riva; le onde scalzano le
fondamenta delle case che minacciano di crollare
da un momento all'altro. La popolazione è molto
allarmata.
Gravi danni anche a Santo Stefano al Mare
dove a causa della forte mareggiata ci sono 15
abitazioni pericolanti. Le autorità ne hanno
ordinato lo sgombero e coloro che vi abitano si
sono dovuti accampare all'aperto... |
NOVEMBRE 1910
- Per il maltempo la Riviera dei Fiori diventa un mare di fango |
Desolante spettacolo da
Sanremo a Portomaurizio: interrotte
le comunicazioni ferroviarie e bloccate tutte le
strade provinciali. Le strade montane che
serpeggiano sui fianchi del Verde sono tra
quelle dove più violento è stato il fortunale.
Ma intorno quale desolante spettacolo!
Sotto lo stradale non è che una rovina degli
ubertosi olivi; garofani, rose e giaggioli
affogano in una fanghiglia limacciosa, tra
cumuli di sterpi e tronchi d'albero - schiantati
o divelti - e casupole crollate.
Ad Arma di Taggia sono andate
completamente distrutte le coltivazioni di
violette ed al posto dei prati riboccanti di
reseda c'è solamente una vasta palude d'acqua
torbida nella quale si specchiano, come
spaurite, poche casine sperdute tra quello
squallore.
Lo stesso panorama lo troviamo a Riva Ligure,
a Santo Stefano al Mare, a Sanremo
e a Portomaurizio. La gente a cui - in
poche ore - è stato distrutto ogni avere ed ogni
speranza vaga atterrita e lamentosa tra quelle
desolate piaghe che hanno visto in una notte
dirompere ogni più fiera violenza del cielo, del
fiume e del mare. Quel mare dove lungo la riva
si avventano muggendo i marosi sui quali
galleggiano i mille frantumi che la furia dei
nembi ha travolto giù per le valli, dai monti e
dai piani devastati. |
GIUGNO 1915 -
L'alluvione del Teiro a Varazze provoca 3 milioni di lire di
danni |
La fatale piena che le lunghe
e continue piogge dei giorni scorsi hanno
occasionato - in seguito ad uno spaventoso
nubifragio che si abbatteva sul territorio di
Varazze, nella notte del 24 e nel mattino
susseguente - riusciva ad avere ragione degli
argini del torrente Teiro (poderosamente
restaurati pochi anni orsono) e correva
devastatrice per quasi tutto il paese.
I danni, che sono già ingenti a cominciare dalla
località Pero, si fanno enormi a partire
dalla frazione Parasio. In quel luogo le
acque, trascinati enormi macigni e cataste di
legnami in un'arcata del ponte Piccone,
non potendo espandersi per l'unico arco
superstite invasero gli orti circostanti e
fecero crollare l'abitazione del sig. Organetto
Nicola. Irruppero quindi nel civico ammazzatoio,
ove divelsero i muri del cortile e l'enorme peso
pubblico che fu trascinato a buona distanza, con
gravi danni.
Spazzata via, sotto la chiesa di San Donato,
un'impresa elettrica; rovinato il pian terreno
di un edifico dove era aperta un'osteria; il
Cotonificio Ligure fu a sua volta invaso in
tutto il suo piano terreno, ove gli operai
saranno impossibilitati a lavorare per parecchi
mesi; danneggiati anche una conceria, una
segheria, un negozio di mobili...
Nel palazzo Gustavino - già terribilmente
provato dall'inondazione del 1909 - gli
inquilini del primo piano ebbero invasi dalle
acque i locali e rovinati i loro mobili e
provviste. Così dicasi delle case Firpi e
delle palazzine Doria.
Il fiume immane si trovava quindi la via
sbarrata dal ponte ferroviario e dalla ferrovia
stessa. Rompeva i parapetti del primo, si
precipitava ad invadere via Maroncelli,
arrivava con orrida furia in piazza Municipio
ed allagava tutti i negozi ivi esistenti.
Nella parte est il Teiro rompeva completamente
gli argini nei pressi degli alberghi Genova
e Torretti, congiungeva le sue acque col
torrente Arsocco (anch'esso in piena), e
dava l'assalto al ponte della provinciale - poco
lontano dal mare - abbattendolo completamente,
con grande fragore e terrore.
Il Teiro in piena finiva la sua corsa nel
borgo di Solaro, aprendosi una foce nella
piazza Umberto I e trascinando a mare le
cabine dello stabilimento balneare del sig.
Giobatta Craviotto.
In quella località c'è stata la perdita di una
vita umana, quella di suor Maddalena Forzano (62
anni) dell'Istituto Santa Caterina, la
quale, vista l'irruenza della corrente, era
corsa in Chiesa per portare via dal tabernacolo
il Santissimo, che poteva essere risucchiato dai
gorghi. Le sono però mancate le forze e a nulla
sono valsi gli sforzi delle altre suore per
salvarla dall'annegamento. |
SETTEMBRE 1915
- Nella Riviera di Levante l'acqua irrompe, distrugge e uccide |
L'acqua caduta
straordinariamente abbondante nella notte dal 24
al 25 ha fatto gonfiare spaventosamente i
torrenti Boate e San Pietro, i cui
argini non hanno resistito alla violenza delle
correnti. La massa d'acqua - dopo aver invaso la
pianura degli Orti - si è aperta un
varco tra il ponte ferroviario sul Boate (che
non è stato demolito ma solo lievemente
danneggiato) e il ponticello che sovrasta
Corso Umberto. Dopo essersi unita a quella
del torrente Cerighetto (pure in piena),
in pochi istanti ha inondato tutte le vie di
Rapallo, i vicoletti, i passaggi, i portici,
muggendo rabbiosamente.
Molte persone che si trovavano fuori per
costruire opere a difesa delle proprie proprietà
sono state raggiunte dalla corrente. Quattro
uomini, sette donne e due bambini non ce l'hanno
fatta a porsi in salvo e hanno perso la vita,
orribilmente straziati dopo essere stati
sbattuti dall'acqua contro i muri delle case.
In tutto il territorio, fino ad ora, sono stati
rintracciati 15 cadaveri, alcuni dei quali sono
ancora nella camera mortuaria in attesa dei
funerali. L'uscita dagli argini del torrente San
Pietro ha fatto si che alcune case della
frazione Sant'Anna siano crollate in seguito
all'alluvione.
Una famiglia di contadini è stata trascinata via
dalla violenza delle acque insieme alla loro
abitazione. Di questi disgraziati si ignora la
sorte. Anche nel paesino di San Pietro ci
sono stati crolli e, al momento, le
vittime accertate sono due: il tredicenne Enrico
Arata e una donna, Rosa Castagneto.
Rapallo è una città in rovina, distrutta,
devastata...
Metà dei giardini pubblici in piazza della
Saline non esiste più. A destra il mare
infuriato si insinua nell'interno della
piazza Giustiniani per una sessantina di
metri, fino all'altezza dell'ingresso principale
dell'Hotel Europa. A sinistra arriva fino
alla base del monumento a Cristoforo Colombo,
donato alla cittadinanza locale dalla colonia
americana. La scultura si erge sull'acqua perché
il torrente Boate ha fatto franare buona parte
della piazza.
I danni arrecati alle strutture pubbliche sono
ingentissimi (si parla di parecchi milioni di
lire). Sono tuttora in corso di valutazione
quelli che hanno interessato le proprietà
private. |
SANTA MARGHERITA LIGURE
- Il terribile disastro che ha colpito la città
è il più grave che si ricordi a memoria d'uomo.
L'acqua della Foce, scendendo con spaventosa
rapidità dalla conca di San Lorenzo, invase il
Viale di San Siro, rompendo argini e muri ed
infiltrandosi in Via Palestro. Da qui è arrivata
in Piazza Caprera e nel suo corso ha distrutto
tutti i negozi, annientandone anche il
contenuto.
Un'altra corrente nel contempo scendeva da via
Roma in piazza Mazzini e le acque, dopo essersi
unite assieme, precipitavano in mare
distruggendo tutti gli esercizi commerciali e
asportando gran parte della piazza stessa e
tutta la copertura della Foce. Nella Chiesa
principale l'acqua ha raggiunto l'altezza di due
metri. Danneggiati anche l'Ospedale della Croce
Rossa, specialmente al piano terra, e il Museo.
Anche a Santa Margherita Ligure si contano
alcune vittime: un bambino (non ancora
rintracciato), due operai che sono affogati e un
certosino del convento della Cervara che è
rimasto fulminato mentre suonava le campane per
dare l'allarme. |
CAMOGLI - Una
frana ha devastato la frazione di
San Fruttuso di Capodimonte,
celebre per la sua antichissima e storica Abbazia
che contiene le tombe dei Doria.
L'imponente massa di terra è precipitata
dall'alto del monte soprastante, unitamente a
grossi tronchi d'albero e rocce, ostruendo
l'alveo del ruscello che di trova a ponente le
cui acque hanno completamente allagato le volte
sotterranee dell'Abbazia. I detriti asportati
seppellirono una grande quantità di battelli ed
attrezzi da pesca ed asportarono per oltre un
terzo la parte anteriore della Chiesa.
Il movimento franoso ha fatto crollare le
abitazioni delle famiglie Bozzo, Avegno e
Massone. Spazzata via anche una rivendita di
sali e tabacchi del signor Pietro Massone e la
dimora delle sorelle Avegno (le generose
salvatrici dell'equipaggio del vapore Croesus)
sulla cui facciata, da pochi anni, era stata
murata una lapide a perenne ricordo dell'eroico
episodio.
Al momento non possono essere valutati i danni
alle tombe dei Doria poiché sono ancora
ricoperte di macerie. |
NOVEMBRE 1916 - Una
mareggiata nelle riviere porta via anche un treno |
Una violenta
mareggiata, paragonabile a quella che nel 1898
fece tanta devastazione, ha flagellato ieri
(19)le spiagge genovesi arrecando gravissimi
danni. Le ondate susseguitesi con furia
spaventosa sorpassavano il Molo Galliera e le
arcate del «Telfer» salendo a qualche metro
dalla batteria Stella. La passeggiata a mare
sottostante al Corso Italia era tutta ricoperta
dalle acque che invasero i locali adibiti a
caserme e lo stabilimento del Lido. Alla Foce le
terribili ondate fracassarono alcune barche da
pesca e asportarono la baracca-osteria del
«Lella». I proprietari riuscirono a salvarsi a
stento.
I marosi arrivavano fino alla fermata dei trams
elettrici. I pescatori della Foce non videro mai
una cosa del genere, anche i più vecchi. In
porto i piroscafi dovettero rinforzare gli
ormeggi.
Ben più gravi sono stati i danni arrecati dalla
mareggiata nelle riviere, specialmente in quella
di Levante.
La linea ferroviaria Genova-Spezia venne
interrotta in tre punti: tra Sestri e Lavagna,
fra Moneglia e Deiva e fra Deiva e
Framura. Il
trasbordo dei viaggiatori non fu possibile. Il
servizio restò limitato da una parte fino a
Chiavari e dall'altra fino a Framura. La
locomotiva del treno merci 5703, il bagagliaio e
tre carri precipitarono in mare nel punto
d'interruzione del binario a mare fra Deiva e
Framura. Il fuochista è morto; il macchinista,
raccolto in condizioni piuttosto gravi, venne
trasportato all'ospedale di Deiva.
Tutto il giorno si lavorò alla riparazione dei
guasti. I treni per Roma, anche per
un'interruzione sulla
linea Parma-La Spezia
prodotta da una frana, vennero inoltrati sulla
linea Voghera-Piacenza-Bologna-Porretta.
A Chiavari i marosi fecero crollare il
muraglione dell'Educandato delle Gianelline e
invasero i locali della segheria Rusca
cagionando gravi danni.
A Sturla le alte onde si spinsero fin sulla
piazza, trasformandola in un grande lago. A
Quarto lo stabilimento balneare sotto il
monumento di Garibaldi fu completamente spazzato
via dai flutti, con danni che ammontano a Lire
1.000. Stessa sorte è toccata a Priaruggia,
sotto la villa Quartara, allo stabilimento
balneare Doria. In quello di Paolo Viola furono
travolte tre imbarcazioni, distrutte altre due e
anche il casotto riportò gravi danneggiamenti.
Anche nella Riviera di Ponente si ebbero a
lamentare danni rilevanti. Fra Varazze e
Cogoleto una frana cadde sulla linea ferroviaria
ostruendola. Dopo due ore di lavoro il servizio
venne ristabilito. Il treno 131 da Genova a
Ventimiglia accumulò un ritardo di due ore.
A Pegli i marosi si spinsero fino alla strada
provinciale allagandola ed impedendo il transito
della carrozze tramviarie. Le corse, per tutto
il giorno, rimasero limitate a Multedo. A
Cornigliano furono trascinati in mare tre
battelli da pesca e la mareggiata causò danni ai
muri di riparo del
castello Raggio. La strada
provinciale fra Voltri e Arenzano è franata per
un lungo tratto. |
DICEMBRE 1916 -
Tutta Camogli assiste al naufragio della nave «Astrea» |
Il terribile
uragano che imperversò sulla coste del
Tirreno fu causa ieri (13) a Camogli
di una grave sciagura. Le gigantesche ondate del
mare in tempesta si infrangevano con inaudita
violenza sugli scogli e sul molo del porticciolo
della cittadina rivierasca e verso le 22,30 sono
state la causa del naufragio della nave «Astrea».
La grande imbarcazione a tre alberi, di
proprietà dell'armatore Adriani di Genova
(stazza 1.270 tonnellate), proveniva dal porto
di Marsiglia in zavorra quando ad una
cinquantina di metri dalla costa si è trovata in
balia delle terribili onde e non ha più potuto
governare.
Il suono cupo di un corno proveniente dal mare
come un lamento, che chiamava soccorso, venne
udito da alcuni abitanti che a quell'ora erano
ancora alzati. Ad esso si unì il rintocco della
campana di stormo che mise in allarme tutta la
cittadina marinara.
A bordo dell'«Astrea» c'erano 10 componenti
dell'equipaggio. Sei di loro furono salvati
grazie al coraggio leonino di due abitanti di
Camogli. Infatti, quando la nave era ormai
vicinissima alla riva, i marinai da bordo
lanciarono una fune e Filippo Riva si tuffò tra
le onde per afferrarla. Coadiuvato da Vittorio
Ansaldo, riuscì a tornare sul litorale e a
legarla alle sbarre di un'inferiata.
Con l'aiuto di questa corda vennero tratti sulla
banchina 6 marinai, i più giovani. Gli altri,
che non avevano la forza di lottare con le onde
rimasero sull'imbarcazione pregando per la loro
salvezza.
Alle 11,30, dopo una lotta terribile, la
nave venne gettata sulla scogliera detta «Pianora
delle Chiappe». L'urto è terribile: uno
sconquasso sinistro e tragico la manda in
frantumi. Alcuni pezzi della nave squarciata
vengono proiettati sulla spiaggia. Quello che
rimane scompare inghiottito dai marosi,
trascinando con se i 4 «vecchi» rimasti a bordo
che muoiono tutti annegati. |
DICEMBRE 1916 -
Il maltempo fa riaffiorare la fragilità della terra ligure |
Superando l'enorme
frana staccatasi in regione Capo Verde, comprendente una zona
che supera in lunghezza e profondità il
chilometro, si giunge ad Arma di Taggia,
che funzionava da capolinea. Arrivando in tram
all'antica trattoria della Vesca ci si
trova di fronte all'impressionante spettacolo.
Sanremo, 17 -
Un'immane frana slitta verso il mare -
Ove il disastro ha la sua massima e
minacciosa manifestazione un cordone di truppe
impedisce il passaggio alle persone. La strada
travolta dai terreni circostanti ha percorso un
tratto di circa 30 metri verso il mare, ove
l'enorme massa che vi si spinge forma un nuovo
promontorio, lambito dalle onde del mare che si
tingono di un colore gialliccio per un lungo
tratto. Un profondo ed esteso lago si è formato
accanto alla strada e ne sono i contorni i campi
di garofano che lentamente vengono inghiottiti.
Olivi sepolti, casupole crollate bigie sotto la
pioggia che è ricominciata a cadere formano un
lugubre quadro.
I soldati vigilano su tutti i punti e si passano
ordini. Non vi sono più masserizie da
trasportare: le case che ieri erano in pericolo
sono crollate tutte; sono circa una ventina. La
massa di terreno stimata in un milione di
metri quadrati cammina inesorabilmente verso
il mare. Si è persa ogni traccia della strada
provinciale e la ferrovia presenta le rotaie
contorte, trasportate lontano in modo
inverosimile dai luoghi in cui vennero poste. I
pali del telegrafo abbattuti trascinano
nelle voragini i fili che minacciano di
tranciarsi mentre squadre di operai silenziosi
ed alacri tentano di riallacciare le
comunicazioni.
Sulla ridente collina della villa Rubino
non resta che un pilastro, un angolo della casa
a ponente e pochi calcinacci. Il resto è stato
completamente inghiottito. Uno spettacolo
terrificante si presenta ai nostri occhi sotto
altra pioggia che apre nuove e profonde fessure
nel terreno ove scorre l'acqua che completa la
rovina. L'antico dazio è completamente
sprofondato e gli eucalyptos, quasi
completamente inghiottiti, agitano il loro
ciuffo come per invocare soccorso.
Si sta indagando sulle cause che hanno
provocato l'immane slittamento del terreno
verso il mare. Le opinioni generalmente
concordano nel condannare i sistemi di
innaffiamento delle estese colture di garofani;
inoltre su questo spaventoso evento ha avuto
grande influenza il persistere dell'abitudine di
lasciare aperte le vasche, permettendo
alle acque di scorrere liberamente senza essere
incanalate col risultato di filtrare nei terreni
non più consolidati dalle radici degli alberi.
Le acque torrenziali di questo piovoso autunno
hanno dato il via allo spostamento della collina
verso il mare. Evidentemente, dopo essere
penetrate nel terreno friabile e smosso,
incontrando un impermeabile strato roccioso non
hanno trovato via d'uscita e defluendo verso
valle si portano dietro, rovinandolo, la parte
di monte soprastante. |
Savona, 29 - Un
furioso nubifragio provoca inondazioni e
disgrazie - Sin da ieri mattina
il tempo burrascoso lasciava presagire una
cattiva giornata: ad intervalli si scatenavano
sulla città violenti acquazzoni. Nel pomeriggio,
tra le 17 e le 21 fu un vero nubifragio ad
ostacolare il transito dei pedoni per le vie
cittadine ridotte a torrentelli dalla pioggia
copiosa. Nella parte più bassa di Savona,
le vie, i negozi, i porticati delle abitazioni
furono improvvisamente allagati, così da
impedire ai cittadini di uscire di casa.
I civici pompieri dovettero accorrere in via
Untoria, via Gallicò, via Cassari
e adiacenze per aprire i tombini otturati dal
fango e mettere in salvo le merci che si
trovavano nei negozi. Un'altra squadra si recò
in via dei Mille per liberare dall'acqua
con una pompa i locali allagati dell'officina
del gas.
Dovettero pure accorrere in piazza D'Armi
per mettere in salvo numerosi muli adibiti ai
servizi militari in quanto l'acqua aveva
raggiunto l'altezza di oltre un metro. Gli
animali furono ricoverati nella vicina
Vetreria Savonese del comm. Angelo
Viglienzoni.
Il torrente Lavanestro, che si immette
nel Letimbro presso la borgata
Lavagnola, si riversa al mare estremamente
gonfio e minaccia di straripare in diversi
punti. A Lavagnola, Vado Ligure e paesi
vicini l'acqua ha invaso diversi punti allagando
i negozi e mettendo in seria apprensione la
cittadinanza.
Nello specchio d'acqua antistante il litorale
fra Vado Ligure e Zinola la violenza
delle onde ha sbattuto sulla spiaggia il veliero
«Emma», appartenente al
Compartimento Marittimo di Palermo.
Un salvataggio dell'imbarcazione fu tentato dal
rimorchiatore «Maria Noli» della
ditta savonese Carmelo Noli, il quale provò a
prenderla a rimorchio con un grosso cavo. Ma era
tale la violenza delle onde che lo stesso si
spezzò per ben due volte, cosicché, poco dopo,
il veliero si arenò sulla spiaggia di Zinola,
quasi in direzione del Palazzo Gavotti. |
AGOSTO 1922 - Un'alluvione
sommerge le macerie della sventurata Bergeggi |
Dopo lo scoppio
del Forte Sant'Elena - avvenuto durante la notte
del 25 ottobre 1921 - che ha seminato morte e
desolazione, un'altra non meno grave sciagura si
è abbattuta stamani (31) sul martoriato paese
alpestre di Bergeggi, un tempo così florido.
Il tremendo scoppio del Forte Sant'Elena provocò
enormi avvallamenti di terreno e pietrame lungo
i fianchi della montagna rimasta completamente
disalberata, la rovina delle strade, la rottura
dei condotti per lo scarico delle acque. A tutti
questi danni si sono aggiunti quelli originati
dai violenti acquazzoni che questa mattina hanno
flagellato tutto il Savonesato e con maggiore
violenza le alture di Bergeggi.
Le acque torrenziali, trascinando grandi masse
di terriccio e di pietrame, inondarono tutto il
paese, le botteghe e le abitazioni non ancora
completamente ricostruite, portando ovunque
altra desolazione, grande panico nella
popolazione e scompiglio nelle famiglie. Per
fortuna, intorno a mezzogiorno, la pioggia è
cessata altrimenti si sarebbero registrati
maggiori guai e forse anche funeste conseguenze.
Nella località Monte una grossa frana minaccia
di precipitare sulla linea ferroviaria Savona-Ventimiglia e il capostazione locale ha
dovuto richiedere soccorsi d'urgenza. In
località Rovere si è verificato un forte
smottamento di terreno, mentre in località Valledada fu necessario abbattere i parapetti
della strada comunale per liberarla dalla
irruenza delle acque che così potevano defluire
meglio verso il mare.
A monte della chiesa parrocchiale si è formato
un grande fossato ripieno di acqua che minaccia
di inondare i terreni vicini. La strada
provinciale è rimasta ingombra da terriccio e
detriti trasportati dalla violenza delle acque,
sia in località Stazione che in località
Livello, cosicché il transito dei mezzi rimane
ostacolato e/o interrotto. Alcuni veicoli per
poter transitare devono essere spinti a forza di
braccia e superano gli ostacoli con grande
fatica.
Questa ultima sciagura ha posto in evidenza il
carattere degli abitanti di Bergeggi i quali, avendo di
nuovo la vita esposta ad altro serio pericolo,
non si sono persi d'animo e non hanno esitato ad
aiutarsi fra loro. |
continua in: "Alluvioni,
mareggiate e trombe d'aria in Liguria dal 1933
in poi" |
Sintesi e adattamento da:
- VOLUME "1886-1986 - I cento anni de IL SECOLO XIX";
- ALBUM DELLA SPEZIA - Cronache d'altri tempi" a cura de LA
NAZIONE |
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