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						Scoperte, invenzioni, recorde avvenimenti importanti che
 hanno segnato il XX Secolo
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				Finestre fotografichesu Liguria e Toscana
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						 GENOVA |  
                      | 
						Il
						capoluogo della Liguriaha il centro storico più grande
 d'Europa. Nel 2004 è stata la
 "Capitale Europea della Cultura"...
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                      | 
						
						 EUROFLORA |  
                      | 
						In 
						primavera, ogni 5 anni,alla Fiera di Genova va in scena
 lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
 I giardini più belli del mondo...
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                      | 
						
						 VIA FRANCIGENA |  
                      | 
						Col
						Giubileo del 2000 è statadefinitivamente rivalutata
 la via di Sigerico, che i pellegrini
 percorrevano a piedi fino a Roma,
 in segno di pentimento...
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                      | 
						
						 PARCO DEL MAGRA |  
                      | 
						A 
						Gennaio 2008 il Parco NaturaleRegionale del Magra è il territorio
 eco-certificato più esteso d'Europa...
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                      | 
						 GOLFO DELLA SPEZIA |  
                      | 
						Tra la punta 
						di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più 
						profonde insenature di tutto il litorale occidentale 
						italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella 
						quale è incastonata La Spezia, città sede di porto 
						militare e mercantile, che oggi è anche punto di 
						attracco per le navi da crociera... |  
                      | 
						 LE CINQUE TERRE |  
                      | 
						Cinque 
						borghi marinari il cui destino è sempre stato 
						storicamente legato alla terra e all'agricoltura
						piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della 
						Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i 
						Patrimoni Mondiali dell'Umanità... |  
                      | 
						
						 LA VAL DI MAGRA |  
                      | 
						Nobili,
						vescovi, mercanti e pellegrinilungo l'asse della Via Francigena.
 Culture differenti per storia e tradizioni,
 nei secoli, si sono sovrapposte
 e hanno permeato il territorio con
 i segni del loro passaggio...
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                      | 
						
						 LA VAL DI VARA |  
                      | 
						La
						"Valle	dei borghi rotondi"è anche conosciuta come
 la "Valle del biologico" per le sue
 produzioni agricole ottenute con
 metodi antichi e naturali.
 Varese Ligure nel 1999 è stato il
 1° comune ecologico d'Europa...
 |  
                      | 
						
						 LA LUNIGIANA |  
                      | 
						La
						"Terra	della Luna", in Italia,ha la più alta concentrazione di
 antichi castelli. Se ne contano
 circa 160. Alcuni sono bellissimi e
						perfettamente conservati...
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                | 
				Close Up |  
                | 
				Argomenti del 
				sito in primo piano,eventi, news e storia del territorio
 |  
                | 
				Le Alpi ApuaneOriginano da movimenti
 tettonici del fondo marino
 e sono un "monumento
 geologico"	unico al mondo...
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                | 
				Liguri Apuani e Statue SteleLe radici più profonde delle
 comunità lunigianesi affondano
 fino alle soglie della protostoria.
 Mari e monti un tempo erano
 occupati dalla bellicosa
 popolazione dei Liguri Apuani...
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                | 
				Carta della Lunigiana	StoricaUna cartina con note mostra il
 territorio, un tempo abitato dai
 bellicosi Liguri Apuani, da dove
 parte questo sito...
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                | 
				Antiche ricette in LunigianaPiatti prelibati di 
				una cucina essenziale, ma non per questo meno saporita. Cibi dal 
				sapore antico che tornano ad imbandire le nostre tavole dopo 
				essere stati riscoperti a nuova vita.
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                | 
				
				
				Ferrovia Aulla-LuccaIl fascino dei 
				treni d'epoca
 e delle locomotive a vapore
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                | 
				
				
				Ferrovia PontremoleseUna linea di 
				vitale importanza
 per La Spezia e la Lunigiana
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                | 
				Ex 
				Ceramica VaccariIl comprensorio 
				della fabbrica è un prezioso esempio di civiltà industriale di 
				fine Ottocento e rappresenta un pezzo di storia fondamentale per 
				Santo Stefano Magra e per tutta la Provincia della Spezia. Le 
				aree recuperate vengono oggi dedicate all'arte, allo spettacolo, 
				alla cultura...
 |  |  
                | 
				Il dialetto genoveseLe trasformazioni 
				fonetiche avvenute nella parlata di Genova sono un segno 
				inequivocabile del dinamismo espresso dalla città durante i 
				secoli della Repubblica. A Genova il dialetto è una lingua viva, 
				che oggi viene insegnata anche nelle scuole...
 |  |  
                | 
				Infiorate del Corpus Domini"Per tetto un cielo di stelle e
 per strada un tappeto di fiori...".
 A Brugnato, ogni anno, giovani e
 meno giovani si radunano nel
 centro storico per abbellire strade
 e piazze con disegni floreali,
 secondo un'antica tradizione che
 origina da un miracolo
 avvenuto a Bolsena...
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                | 
				
				Mezzi da lavoro storiciI raduni e le 
				esposizioni di questi autoveicoli sono un modo per ricordare ed 
				onorare le persone che, in passato, questi mezzi li hanno 
				guidati per mestiere...
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                | 
				
				Mezzi militari storiciI più celebri 
				veicoli militari che hanno partecipato alle vicende della 
				Seconda Guerra Mondiale sfilano per strade e piazze e mantengono 
				vivo il ricordo di quei terribili giorni...
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                | INDICE GENERALE  
						'800  
						CRONACA  01  
						02 
						03 
						04 
						05 
						06   
						SPORT GIRO 
						TOUR 
						CICLISMO 
						ALTRI  
						FAUSTO COPPI  
				        INTER   
				        RIVISTE |  
                | In Liguria alluvioni, mareggiate e frane sono una costante del territorio |  
                | La Liguria ha una conformazione
							orografica molto particolare. Lungo l'arco regionale troviamo
							una	striscia costiera - larga in media pochi chilometri 
							- alle spalle della quale si elevano colline e/o montagne. 
							Emblematico è il territorio delle Cinque Terre 
							(Patrimonio Mondiale dell'Umanità UNESCO) dove rinomate 
							località di turismo e villeggiatura sono posizionate 
							su rilievi alti circa 500/600 metri che 
							
							finiscono direttamente nel mare. Questo tipo di territorio presenta notevoli vantaggi 
							dal punto di vista climatico che, per esempio, si 
							sono tradotti in uno sviluppo particolare della 
							flora. In Liguria ci sono circa 
							
							3.000 specie di fiori spontanei
							ed un vasto contingente di piante 
							alpine e marine, oltre a muschi, alghe, licheni e 
							felci. Un panorama fantastico che rende unica questa terra.
 Di contro, un territorio così strutturato presenta un grave 
							handicap dal punto di vista meteorologico. Quando 
							arrivano le perturbazioni di origine atlantica il 
							transito delle nuvole cariche di pioggia è 
							ostacolato dai monti alle spalle della costa e dalle 
							correnti fredde che scendono da nord. In 
							pratica il periodo di stazionamento dei nembi sui 
							nostri cieli è maggiore e la 
							compressione dell'aria che ne deriva fa condensare 
							maggiormente le goccioline di umidità. Queste 
							aumentano velocemente di volume col risultato che la 
							pioggia che si scarica a terra può essere molto 
							abbondante. Quando al fattore abbondanza si somma il 
							fattore tempo ecco che le precipitazioni si 
							trasformano in nubifragi e ingrossano i corsi 
							d'acqua dando luogo alle alluvioni. Questa è una 
							costante da tempo immemorabile.
							Pensate che la provincia della Spezia è talmente piovosa 
							che, in gergo volgare, viene soprannominata il
							"pisciatoio d'Italia".
 Contro questa situazione naturale l'uomo ha poche 
							armi da sfoderare: può giusto limitare i danni 
							con appropriate opere idrauliche o mettere in atto 
							sistemi di prevenzione, uno dei quali - per esempio - è quello 
							di impedire che gli insediamenti abitativi sorgano troppo vicini ai 
							corsi d'acqua. La Liguria è piena di paesi che sono 
							costruiti dentro quello che un tempo era l'alveo di 
							un fiume o di un torrente.
 Per eliminare completamente ogni pericolo e 
							devastazione bisognerebbe avere a disposizione 
							un enorme ombrello che, in casi eccezionali,  
							ripari l'arco ligure dall'acqua piovana, scaricandola 
							nel mare. Siccome questa è fantascienza, non resta che
							rassegnarci a convivere con queste situazioni meteo.
 Su questo tema ecco una raccolta di articoli che 
				            partono dal 1894 e che descrivono alluvioni e 
							devastazioni operate da corsi d'acqua impazziti, 
							violente mareggiate, frane e altre tragedie umane causate 
							dalle abbondanti precipitazioni sul suolo ligure. I 
							resoconti degli avvenimenti sono veramente 
							impressionanti e testimoniano che il tempo passa ma 
							il copione è sempre lo stesso (da centinaia di anni e anche più).
 A tal proposito, basta dare un'occhiata alle 
							notizie riguardo il diluvio apocalittico che interessò il 
							territorio spezzino e la Lunigiana nella prima metà del XVIII secolo.
 |  
                | In altra sezione del sito »» 
							Studio di Legambiente sull'elevato rischio 
							idrogeologico della Liguria |  
                | OTTOBRE 1894 - 
				Ad Oneglia scontano con l'alluvione la febbre edilizia |  
                | 
									
										| Il rivo Santa 
								Lucia ha brevissimo corso e durante la 
								maggior parte dell'anno rimane asciutto. Solo 
								nella stagione invernale è solcato da un tenue 
								filo d'acqua. In seguito alla febbre edilizia 
								che imperversò anche ad Oneglia, dopo il 
								terremoto del 1887 questo ruscello - per circa 
								un centinaio di metri - nell'ultima parte del 
								suo corso venne quasi interamente coperto da 
								edifici, da un solido volto in muratura ed 
								infine, proprio alle foci, da un robusto ponte. 
								Nell'eseguire tali lavori, l'alveo del Santa |  
										| 
								Lucia venne ristretto in più anguste sponde, 
								sicché le acque, straordinariamente ingrossate - 
								in seguito ad un vero diluvio durato più di 
								sette ore - non trovando via di scorrimento 
								adeguata fecero scoppiare il volto, travolsero 
								il ponte e danneggiarono in parte anche la 
								robusta diga a scarpata che sorge a fianco dello 
								stabilimento balneare. | 
								
								
								Alluvioni,	mareggiatee trombe d'aria in Liguria
 dal 1933 in poi
 |  
										| In un terreno alluvionale, incassato tra l'argine 
								destro del torrente Impero ed il muro di 
								cinta della proprietà del farmacista sig. 
								Tommaso Bonavera, sorge una casa in legno mal 
								connessa che serviva d'alloggio alla famiglia 
								Bernabò, i cui componenti furono salvati a 
								stento dall'annegamento. Sembra impossibile che 
								quel ricovero di tavole abbia potuto resistere 
								all'acqua che lo cingeva da ogni parte 
								raggiungendo un'altezza di più di due metri, 
								arrivando fino al soffitto del primo piano. Nel pomeriggio di ieri (26) un'immensa folla si 
								riversò e stazionò in permanenza lungo la 
								via di Borgo Peri e sulla via della «Rabina» 
								che corre proprio a perpendicolo sulla spiaggia 
								del mare, il quale era torbido ed agitatissimo. 
								Gli occhi dei presenti scrutavano dolorosamente 
								l'orizzonte nel tentativo di intravvedere i 
								corpi di Alessandro e Nicola Amoretti, che erano 
								stati trascinati via dalla corrente del Santa Lucia.
 Quale strazio per i parenti delle due vittime 
								deve essere quello di aver perduto in modo tanto 
								tragico i loro cari ed il sapere che le loro 
								amate spoglie giacciono in fondo al mare 
								agitato, che forse verrà a deturparle contro le 
								rocce del Lido...
 |  |  
                | NOVEMBRE 1898 
				- Nel porto di Genova la rovina del molo Lucedio |  
                | Il mare cominciò 
								ad ingrossare straordinariamente e  - nelle 
								prime ore della notte del sabato - le ondate si 
								accavallavano con una furia spaventosa le une 
								sulle altre, elevandosi ad altezze vertiginose 
								come montagne. Verso le tre di notte, quando la 
								tempesta sembrava placarsi, ecco che i cavalloni 
								rompevano e asportavano, come per un colpo di 
								bacchetta magica, la casetta del fanalista e il 
								lanternino posti sulla punta del molo Lucedio 
								nel porto di Genova.
								Per fortuna non si registrarono vittime. Per dare un'idea sufficiente della violenza 
								indescrivibile del mare e del vento, si pensi 
								che le ondate aprirono col loro impeto una 
								breccia nel molo Lucedio (alto ben 24 metri) 
								formato da massi ciclopici; la breccia andò 
								allargandosi con la rapidità del fulmine tra i 
								posti di approdo aventi numeri 6 e 19, segnati a 
								caratteri cubitali all'epoca dell'esposizione
								colombiana del 1892 per regolare 
								l'approdo delle navi convenute da ogni parte del 
								mondo nel porto genovese.
 Dopo essersi aperte un varco, le onde si 
								riversarono nel porto con tutta la violenza di 
								un oceano in rivoluzione, asportando in breve 
								tempo oltre trecento metri di costruzioni. Lo 
								scrosciare dei cavalloni sempre più alti, che 
								flagellavano ogni cosa in un velario di schiuma, 
								era assordante e grazie alle raffiche di vento 
								faceva ripercuotere il suo eco fin nelle parti 
								della città più lontane dal mare. Le calate 
								furono invase, inondate, devastate: ogni colpo 
								di mare le spazzava da cima a fondo.
 Il potente incrociatore germanico«Herta» 
								strappò sette cavi di ormeggio e si addossò alla
								cannoniera «Scilla» che riportò 
								gravi danni al bompresso e all'opera morta. Lo 
								Scilla, rotta la catena di sinistra, venne 
								trascinato con la rapidità di un'aquila verso il 
								molo guardiano dei bacini, dove si fracassò la 
								poppa. Il piroscafo «Marco», che 
								era in disarmo, venne investito dalla cannoniera 
								e riportò diversi squarci sopra la linea di 
								immersione. L'incrociatore tedesco venne 
								recuperato con grande fatica dai piloti del 
								porto. Con un'operazione che si protrasse fino 
								alla mattina, alle ore dieci si riuscì ad 
								ancorarlo al molo Galliera grazie 
								all'aiuto di diverse barche a vapore inviate 
								dalla Capitaneria. In questo lavoro fu 
								fondamentale l'apporto del pilota pratico 
								sig. Pozzo, il quale guidava la nave dopo 
								essere riuscito a salire faticosamente a bordo.
 I danni riportati da queste imbarcazioni sono 
								rilevanti, anche se fino ad ora non esattamente 
								precisati.
 La nave «Koningin Louise», proveniente da 
								Brema con 132 passeggeri, dovette 
								bordeggiare per circa tre ore di seguito prima 
								di poter entrare in porto e non senza continuo 
								pericolo. Anche in questo caso tutto finì bene 
								per il sussidio portato dalla barca a vapore dei 
								piloti portuali ai quali era stato richiesto 
								soccorso.
 Mentre le sirene con fischi prolungati 
								segnalavano l'allarme in tutto il porto ed 
								incitavano gli operatori a mettersi in salvo 
								come meglio potevano, da tutte le alture che 
								dominano la città una folla trepidante seguiva 
								le operazioni di salvataggio delle navi e il 
								mare in tempesta che inondava il molo Giano, 
								mentre il molo Lucedio era già completamente 
								sparito sotto l'irruzione dell'acqua.
 |  
                | SETTEMBRE 1900 - Nel 
				Savonese torrenti impazziti trascinano a mare i boschi |  
                | Ieri prima di mezzogiorno era 
								piovviginato ma nulla lasciava presagire il 
								disastro che sarebbe accaduto poi. Fu dopo le 
								ore 1,30 che le acque del Pora cominciarono ad 
								alzarsi ed in pochi minuti la corrente turgida e 
								impetuosa raggiungeva le arcate del ponte di 
								ingresso a Finalborgo e dell'altro, detto ponte 
								di testa, più a ponente del primo. Fu tosto un fuggi fuggi, un bloccarsi nelle case dopo aver 
								elevato due specie di barricate alle due porte 
								d'acceso della città. In un baleno l'acqua 
								straripando e gorgogliando orribilmente invadeva 
								tutto il territorio circostante, travolgendo 
								nella sua piena immane un'enorme quantità di 
								alberi e di arboscelli schiantati dalle radici 
								dal suo fatale ed irresistibile avanzare.
 Il crescere delle acque ebbe il sopravvento sulle 
								due barricate; sorpassata ogni diga queste irruppero 
								nell'atterrita città, invadendone le strade e le 
								piazze, fino rasente i primi piani. La marea 
								farraginosa pervase ogni angolo; le radici e i 
								detriti di ogni specie s'accumularono formando 
								una barricata di due metri d'altezza per 
								quaranta di lunghezza.
 Finalmarina ebbe la sua buona parte 
								d'inondazione. La piena del Pora fece crollare 
								il ponte della ferrovia, verso la stazione, 
								interrompendo il transito dei treni; anche la 
								strada provinciale è interrotta perché la furia 
								delle acque ha divelto il recentissimo ponte in legno.
 A Pietra Ligure i danni sono gravi come a
								Finalborgo: il Maremola oltremodo ingrossato 
								straripò in diversi punti allagando 
								completamente la città e asportando il grande 
								ponte sulla strada provinciale. Le sue acque si riversarono 
								poi verso Borgio devastando tutte le campagne e 
								abbattendo buona parte dei muri di cinta. Il livello
								dell'acqua nelle strade cittadine fu 
								di oltre un metro; allagati tutti i piani 
								terreni e la caserma dei Carabinieri. Alcuni 
								abitanti furono salvati per mezzo di barche. La 
								furia delle acque rovinò tutti i pali della luce 
								elettrica ed il paese dovette fare ricorso in 
								via provvisoria all'illuminazione a petrolio. 
								Una nota di merito va ad una guardia forestale 
								che, accortasi del pericolante ponte provinciale 
								sul Maremola, fece allontanare la folla che lo 
								occupava per godersi lo spettacolo della piena 
								che si riversava in mare. Attualmente risultano 
								dispersi un bambino di nove anni e due adulti 
								che, malgrado il mare in tempesta, avrebbero 
								varato una barca per recuperare delle masserizie.
 Notizie ancora più gravi giungono da Tovo San 
								Giacomo e Giustenice che non sono raggiungibili 
								perché tutte le strade sono franate. La furia 
								delle acque ha rovinato completamente tutte le 
								case e i molini, asportando le masserie e non 
								pochi quintali di farina.
 Da Savona a Zinola il tragitto si 
								può compiere in vettura, con le ruote che 
								affondano in un mare di fango. Alla fragilità 
								delle costruzioni moderne fa da contrasto l'arco 
								ardito dell'antico ponte anteriore al 
								Cinquecento, che si crede ricostruito 
								sull'antichissimo - romano - appartenente alla 
								Via Emilia. Esso si erge superbo ed incolume ed 
								è l'unico sul tragitto attraverso il quale ci si 
								può ricongiungere a Vado.
 |  
                | GIUGNO 1903 
				- Con l'estate alle porte La Spezia viene colpita da un 
				nubifragio |  
                | Più volte nel passato il
								centro
								urbano della Spezia aveva 
								subito inondazioni a causa di violenti rovesci 
								di pioggia, delle intemperanze del torrente Lagora,
								delle alte maree che impedivano il 
								regolare deflusso delle fognature: spesso 
								l'acqua aveva allagato cantine, negozi, uffici, 
								appartamenti al piano terra, arrecando notevoli danni. Un'alluvione veramente memorabile, documentata 
								da numerose fotografie, fu quella che si 
								verifico l'8 giugno del 1903. Si annunciava 
								l'estate, gli spezzini pensavano già ai bagni e 
								nulla lasciava presagire che la città sarebbe 
								finita sott'acqua per un diluvio.
 Il giorno precedente, infatti, il 
								Golfo della Spezia aveva 
								visto una giornata molto soleggiata. "La 
								Nazione" dava notizia che nel cantiere navale 
								del Muggiano, con un tempo splendido, era stata 
								varata felicemente la goletta «Giovanni 
								Pellerano»; nel pomeriggio, sempre sotto un 
								cielo sereno, si era svolto un corteo di 
								studenti irredentisti che, recatisi sotto il 
								consolato Austro-Ungarico, avevano poi 
								protestato al grido: "Abbasso l'Austria, 
								Evviva Trento e Trieste".
 Il giorno dopo invece si scatenò un violento 
								nubifragio, come riporta la notizia datata 8 
								giugno: "Questa mattina, causa la pioggia 
								caduta a dirotto per diverse ore, la città venne 
								in buonissima parte inondata, specie nei punti 
								più bassi. In alcuni negozi, ove l'acqua aveva 
								raggiunto la massima altezza arrecando danni, vi 
								si trovano pompieri civici e della Regia Marina 
								onde asportare l'acqua. Durante il nubifragio 
								venne interrotto il servizio dei trams 
								elettrici..."
 Dalle fotografie si rileva che Piazza Cesare 
								Battisti rimase completamente allagata; i 
								passanti nei portici di Via Chiodo ebbero 
								l'acqua fin sopra le caviglie, l'acqua invase 
								anche tutto Corso Cavour fino all'intersezione 
								con i giardini pubblici, ancora privi del 
								monumento equestre 
								a Giuseppe Garibaldi che verrà poi eretto nel 1913.
 |  
                | NOVEMBRE 1905 
				- Una grande mareggiata insidia le case di Riva Ligure |  
                | Da vari giorni una terribile 
								mareggiata minaccia la parte di ponente di 
								Riva Ligure, tanto che una ventina di 
								famiglie, ieri sera, dovettero sloggiare 
								asportando altrove le masserizie in quanto le 
								loro abitazioni possono crollare da un momento 
								all'altro... Il mare si è talmente ingrossato che, penetrando 
								nell'interno e lavorando nelle fondamenta, ha 
								già fatto crollare il pavimento di molti 
								magazzini; se disgraziatamente dovesse 
								continuare nella sua opera devastatrice, le 
								abitazioni in pericolo potrebbero perdere il 
								loro equilibrio e trascinarne altre nella 
								caduta. Questo danno deve in gran parte 
								attribuirsi all'inerzia delle passate 
								amministrazioni, le quali non vollero mai 
								provvedere nonostante le reiterate istanze delle 
								persone intelligenti del paese, nonché di molti 
								consiglieri.
 Visto che il paese è molto piccolo, se altre 
								famiglie dovessero abbandonare le loro dimore 
								potrebbero insorgere gravi difficoltà nel 
								reperimento di alloggi dove ospitarle
 18 NOVEMBRE 1905, ore 18,20: La
								situazione si aggrava - La furia del mare
								continua a colpire l'abitato di Riva; le onde scalzano le 
								fondamenta delle case che minacciano di crollare 
								da un momento all'altro. La popolazione è molto 
								allarmata.
 Gravi danni anche a Santo Stefano al Mare 
								dove a causa della forte mareggiata ci sono 15 
								abitazioni pericolanti. Le autorità ne hanno 
								ordinato lo sgombero e coloro che vi abitano si 
								sono dovuti accampare all'aperto...
 |  
                | NOVEMBRE 1910 
				- Per il maltempo la Riviera dei Fiori diventa un mare di fango |  
                | Desolante spettacolo da 
								Sanremo a Portomaurizio: interrotte 
								le comunicazioni ferroviarie e bloccate tutte le 
								strade provinciali. Le strade montane che 
								serpeggiano sui fianchi del Verde sono tra 
								quelle dove più violento è stato il fortunale. 
								Ma intorno quale desolante spettacolo! Sotto lo stradale non è che una rovina degli 
								ubertosi olivi; garofani, rose e giaggioli 
								affogano in una fanghiglia limacciosa, tra 
								cumuli di sterpi e tronchi d'albero - schiantati 
								o divelti - e casupole crollate.
 Ad Arma di Taggia sono andate 
								completamente distrutte le coltivazioni di 
								violette ed al posto dei prati riboccanti di 
								reseda c'è solamente una vasta palude d'acqua 
								torbida nella quale si specchiano, come 
								spaurite, poche casine sperdute tra quello squallore.
 Lo stesso panorama lo troviamo a Riva Ligure, 
								a Santo Stefano al Mare, a Sanremo 
								e a Portomaurizio. La gente a cui - in 
								poche ore - è stato distrutto ogni avere ed ogni 
								speranza vaga atterrita e lamentosa tra quelle 
								desolate piaghe che hanno visto in una notte 
								dirompere ogni più fiera violenza del cielo, del 
								fiume e del mare. Quel mare dove lungo la riva 
								si avventano muggendo i marosi sui quali 
								galleggiano i mille frantumi che la furia dei 
								nembi ha travolto giù per le valli, dai monti e 
								dai piani devastati.
 |  
                | GIUGNO 1915 -  
				L'alluvione del Teiro a Varazze provoca 3 milioni di lire di 
				danni |  
                | La fatale piena che le lunghe 
								e continue piogge dei giorni scorsi hanno 
								occasionato  - in seguito ad uno spaventoso 
								nubifragio che si abbatteva sul territorio di 
								Varazze, nella notte del 24 e nel mattino 
								susseguente - riusciva ad avere ragione degli 
								argini del torrente Teiro (poderosamente 
								restaurati pochi anni orsono) e correva 
								devastatrice per quasi tutto il paese. I danni, che sono già ingenti a cominciare dalla 
								località Pero, si fanno enormi a partire 
								dalla frazione Parasio. In quel luogo le 
								acque, trascinati enormi macigni e cataste di 
								legnami in un'arcata del ponte Piccone, 
								non potendo espandersi per l'unico arco 
								superstite invasero gli orti circostanti e 
								fecero crollare l'abitazione del sig. Organetto 
								Nicola. Irruppero quindi nel civico ammazzatoio, 
								ove divelsero i muri del cortile e l'enorme peso 
								pubblico che fu trascinato a buona distanza, con 
								gravi danni.
 Spazzata via, sotto la chiesa di San Donato, 
								un'impresa elettrica; rovinato il pian terreno 
								di un edifico dove era aperta un'osteria; il 
								Cotonificio Ligure fu a sua volta invaso in 
								tutto il suo piano terreno, ove gli operai 
								saranno impossibilitati a lavorare per parecchi 
								mesi; danneggiati anche una conceria, una 
								segheria, un negozio di mobili...
 Nel palazzo Gustavino - già terribilmente 
								provato dall'inondazione del 1909 - gli 
								inquilini del primo piano ebbero invasi dalle 
								acque i locali e rovinati i loro mobili e 
								provviste. Così dicasi delle case Firpi e 
								delle palazzine Doria.
 Il fiume immane si trovava quindi la via 
								sbarrata dal ponte ferroviario e dalla ferrovia 
								stessa. Rompeva i parapetti del primo, si 
								precipitava ad invadere via Maroncelli, 
								arrivava con orrida furia in piazza Municipio 
								ed allagava tutti i negozi ivi esistenti.
 Nella parte est il Teiro rompeva completamente 
								gli argini nei pressi degli alberghi Genova 
								e Torretti, congiungeva le sue acque col
								torrente Arsocco (anch'esso in piena), e 
								dava l'assalto al ponte della provinciale - poco 
								lontano dal mare - abbattendolo completamente, 
								con grande fragore e terrore.
 Il Teiro in piena finiva la sua corsa nel 
								borgo di Solaro, aprendosi una foce nella 
								piazza Umberto I e trascinando a mare le 
								cabine dello stabilimento balneare del sig. 
								Giobatta Craviotto.
 In quella località c'è stata la perdita di una 
								vita umana, quella di suor Maddalena Forzano (62 
								anni) dell'Istituto Santa Caterina, la 
								quale, vista l'irruenza della corrente, era 
								corsa in Chiesa per portare via dal tabernacolo 
								il Santissimo, che poteva essere risucchiato dai 
								gorghi. Le sono però mancate le forze e a nulla 
								sono valsi gli sforzi delle altre suore per 
								salvarla dall'annegamento.
 |  
                | SETTEMBRE 1915 
				- Nella Riviera di Levante l'acqua irrompe, distrugge e uccide |  
                | L'acqua caduta 
								straordinariamente abbondante nella notte dal 24 
								al 25 ha fatto gonfiare spaventosamente i 
								torrenti Boate e San Pietro, i cui 
								argini non hanno resistito alla violenza delle 
								correnti. La massa d'acqua - dopo aver invaso la
								pianura degli Orti - si è aperta un 
								varco tra il ponte ferroviario sul Boate (che 
								non è stato demolito ma solo lievemente 
								danneggiato) e il ponticello che sovrasta 
								Corso Umberto. Dopo essersi unita a quella 
								del torrente Cerighetto (pure in piena), 
								in pochi istanti ha inondato tutte le vie di 
								Rapallo, i vicoletti, i passaggi, i portici, 
								muggendo rabbiosamente. Molte persone che si trovavano fuori per 
								costruire opere a difesa delle proprie proprietà 
								sono state raggiunte dalla corrente. Quattro 
								uomini, sette donne e due bambini non ce l'hanno 
								fatta a porsi in salvo e hanno perso la vita, 
								orribilmente straziati dopo essere stati 
								sbattuti dall'acqua contro i muri delle case.
 In tutto il territorio, fino ad ora, sono stati 
								rintracciati 15 cadaveri, alcuni dei quali sono 
								ancora nella camera mortuaria in attesa dei 
								funerali. L'uscita dagli argini del torrente San 
								Pietro ha fatto si che alcune case della 
								frazione Sant'Anna siano crollate in seguito 
								all'alluvione.
 Una famiglia di contadini è stata trascinata via 
								dalla violenza delle acque insieme alla loro 
								abitazione. Di questi disgraziati si ignora la 
								sorte. Anche nel paesino di San Pietro ci 
								sono stati crolli e, al momento,  le 
								vittime accertate sono due: il tredicenne Enrico 
								Arata e una donna, Rosa Castagneto.
 Rapallo è una città in rovina, distrutta, 
								devastata...
 Metà dei giardini pubblici in piazza della 
								Saline non esiste più. A destra il mare 
								infuriato si insinua nell'interno della 
								piazza Giustiniani per una sessantina di 
								metri, fino all'altezza dell'ingresso principale 
								dell'Hotel Europa. A sinistra arriva fino 
								alla base del monumento a Cristoforo Colombo, 
								donato alla cittadinanza locale dalla colonia 
								americana. La scultura si erge sull'acqua perché 
								il torrente Boate ha fatto franare buona parte 
								della piazza.
 I danni arrecati alle strutture pubbliche sono 
								ingentissimi (si parla di parecchi milioni di 
								lire). Sono tuttora in corso di valutazione 
								quelli che hanno interessato le proprietà 
								private.
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                | SANTA MARGHERITA LIGURE 
								- Il terribile disastro che ha colpito la città 
								è il più grave che si ricordi a memoria d'uomo. 
								L'acqua della Foce, scendendo con spaventosa 
								rapidità dalla conca di San Lorenzo, invase il 
								Viale di San Siro, rompendo argini e muri ed 
								infiltrandosi in Via Palestro. Da qui è arrivata 
								in Piazza Caprera e nel suo corso ha distrutto 
								tutti i negozi, annientandone anche il contenuto. Un'altra corrente nel contempo scendeva da via 
								Roma in piazza Mazzini e le acque, dopo essersi 
								unite assieme, precipitavano in mare 
								distruggendo tutti gli esercizi commerciali e 
								asportando gran parte della piazza stessa e 
								tutta la copertura della Foce. Nella Chiesa 
								principale l'acqua ha raggiunto l'altezza di due 
								metri. Danneggiati anche l'Ospedale della Croce 
								Rossa, specialmente al piano terra, e il Museo.
 Anche a Santa Margherita Ligure si contano 
								alcune vittime: un bambino (non ancora 
								rintracciato), due operai che sono affogati e un 
								certosino del convento della Cervara che è 
								rimasto fulminato mentre suonava le campane per 
								dare l'allarme.
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                | CAMOGLI - Una 
								frana ha devastato la frazione di 
								San Fruttuso di Capodimonte,
								celebre per la sua antichissima e storica Abbazia
								che contiene le	tombe dei Doria. L'imponente massa di terra è precipitata 
								dall'alto del monte soprastante, unitamente a 
								grossi tronchi d'albero e rocce, ostruendo 
								l'alveo del ruscello che di trova a ponente le 
								cui acque hanno completamente allagato le volte 
								sotterranee dell'Abbazia. I detriti asportati 
								seppellirono una grande quantità di battelli ed 
								attrezzi da pesca ed asportarono per oltre un 
								terzo la parte anteriore della Chiesa.
 Il movimento franoso ha fatto crollare le 
								abitazioni delle famiglie Bozzo, Avegno e 
								Massone. Spazzata via anche una rivendita di 
								sali e tabacchi del signor Pietro Massone e la 
								dimora delle sorelle Avegno (le generose 
								salvatrici dell'equipaggio del vapore Croesus) 
								sulla cui facciata, da pochi anni, era stata 
								murata una lapide a perenne ricordo dell'eroico 
								episodio.
 Al momento non possono essere valutati i danni 
								alle tombe dei Doria poiché sono ancora 
								ricoperte di macerie.
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                | NOVEMBRE 1916 - Una 
				mareggiata nelle riviere porta via anche un treno |  
                | Una violenta 
								mareggiata, paragonabile a quella che nel 1898 
								fece tanta devastazione, ha flagellato ieri 
								(19)le spiagge genovesi arrecando gravissimi 
								danni. Le ondate susseguitesi con furia 
								spaventosa sorpassavano il Molo Galliera e le 
								arcate del «Telfer» salendo a qualche metro 
								dalla batteria Stella. La passeggiata a mare 
								sottostante al Corso Italia era tutta ricoperta 
								dalle acque che invasero i locali adibiti a 
								caserme e lo stabilimento del Lido. Alla Foce le 
								terribili ondate fracassarono alcune barche da 
								pesca e asportarono la baracca-osteria del 
								«Lella». I proprietari riuscirono
								a salvarsi a stento. I marosi arrivavano fino alla fermata dei trams 
								elettrici. I pescatori della Foce non videro mai 
								una cosa del genere, anche i più vecchi. In 
								porto i piroscafi dovettero rinforzare gli ormeggi.
 Ben più gravi sono stati i danni arrecati dalla 
								mareggiata nelle riviere, specialmente in quella 
								di Levante.
 La linea ferroviaria Genova-Spezia venne 
								interrotta in tre punti: tra Sestri e Lavagna, 
								fra Moneglia e Deiva e fra Deiva e 
								Framura. Il trasbordo dei viaggiatori non fu
								possibile. Il servizio restò limitato da una parte fino a 
								Chiavari e dall'altra fino a Framura. La 
								locomotiva del treno merci 5703, il bagagliaio e 
								tre carri precipitarono in mare nel punto 
								d'interruzione del binario a mare fra Deiva e 
								Framura. Il fuochista è morto; il macchinista, 
								raccolto in condizioni piuttosto gravi, venne 
								trasportato all'ospedale di Deiva.
 Tutto il giorno si lavorò alla riparazione dei 
								guasti. I treni per Roma, anche per 
								un'interruzione sulla 
								linea Parma-La Spezia 
								prodotta da una frana, vennero inoltrati sulla 
								linea Voghera-Piacenza-Bologna-Porretta.
 A Chiavari i marosi fecero crollare il 
								muraglione dell'Educandato delle Gianelline e 
								invasero i locali della segheria Rusca 
								cagionando gravi danni.
 A Sturla le alte onde si spinsero fin sulla 
								piazza, trasformandola in un grande lago. A 
								Quarto lo stabilimento balneare sotto il 
								monumento di Garibaldi fu completamente spazzato 
								via dai flutti, con danni che ammontano a Lire 
								1.000. Stessa sorte è toccata a Priaruggia, 
								sotto la villa Quartara, allo stabilimento 
								balneare Doria. In quello di Paolo Viola furono 
								travolte tre imbarcazioni, distrutte altre due e 
								anche il casotto riportò gravi danneggiamenti.
 Anche nella Riviera di Ponente si ebbero a 
								lamentare danni rilevanti. Fra Varazze e
								Cogoleto una frana cadde sulla linea ferroviaria 
								ostruendola. Dopo due ore di lavoro il servizio 
								venne ristabilito. Il treno 131 da Genova a 
								Ventimiglia accumulò un ritardo di due ore.
 A Pegli i marosi si spinsero fino alla strada 
								provinciale allagandola ed impedendo il transito 
								della carrozze tramviarie. Le corse, per tutto 
								il giorno, rimasero limitate a Multedo. A 
								Cornigliano furono trascinati in mare tre 
								battelli da pesca e la mareggiata causò danni ai 
								muri di riparo del 
								castello Raggio. La strada 
								provinciale fra Voltri e Arenzano è franata per 
								un lungo tratto.
 |  
                | DICEMBRE 1916 - 
				Tutta Camogli assiste al naufragio della nave «Astrea» |  
                | Il terribile 
								uragano che imperversò sulla coste del 
								Tirreno fu causa ieri (13) a Camogli 
								di una grave sciagura. Le gigantesche ondate del 
								mare in tempesta si infrangevano con inaudita 
								violenza sugli scogli e sul molo del porticciolo 
								della cittadina rivierasca e verso le 22,30 sono 
								state la causa del naufragio della nave «Astrea». 
								La grande imbarcazione a tre alberi, di 
								proprietà dell'armatore Adriani di Genova 
								(stazza 1.270 tonnellate), proveniva dal porto 
								di Marsiglia in zavorra quando ad una 
								cinquantina di metri dalla costa si è trovata in 
								balia delle terribili onde e non ha più potuto 
								governare. Il suono cupo di un corno proveniente dal mare 
								come un lamento, che chiamava soccorso, venne 
								udito da alcuni abitanti che a quell'ora erano 
								ancora alzati. Ad esso si unì il rintocco della 
								campana di stormo che mise in allarme tutta la 
								cittadina marinara.
 A bordo dell'«Astrea» c'erano 10 componenti 
								dell'equipaggio. Sei di loro furono salvati 
								grazie al coraggio leonino di due abitanti di 
								Camogli. Infatti, quando la nave era ormai 
								vicinissima alla riva, i marinai da bordo 
								lanciarono una fune e Filippo Riva si tuffò tra 
								le onde per afferrarla. Coadiuvato da Vittorio 
								Ansaldo, riuscì a tornare sul litorale e a 
								legarla alle sbarre di un'inferiata.
 Con l'aiuto di questa corda vennero tratti sulla 
								banchina 6 marinai, i più giovani. Gli altri, 
								che non avevano la forza di lottare con le onde 
								rimasero sull'imbarcazione pregando per la loro 
								salvezza.
 Alle 11,30, dopo una lotta terribile, la 
								nave venne gettata sulla scogliera detta «Pianora 
								delle Chiappe». L'urto è terribile: uno 
								sconquasso sinistro e tragico la manda in 
								frantumi. Alcuni pezzi della nave squarciata 
								vengono proiettati sulla spiaggia. Quello che 
								rimane scompare inghiottito dai marosi, 
								trascinando con se i 4 «vecchi» rimasti a bordo 
								che muoiono tutti annegati.
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                | DICEMBRE 1916 - 
				Il maltempo fa riaffiorare la fragilità della terra ligure |  
                | Superando l'enorme frana
								staccatasi in regione Capo Verde, comprendente
								una zona che supera in lunghezza e profondità il 
								chilometro, si giunge ad Arma di Taggia, 
								che funzionava da capolinea. Arrivando in tram 
								all'antica trattoria della Vesca ci si 
								trova di fronte all'impressionante spettacolo. SANREMO, 17 - 
								Un'immane frana slitta verso il mare -
								Ove il disastro ha la sua massima e 
								minacciosa manifestazione un cordone di truppe 
								impedisce il passaggio alle persone. La strada 
								travolta dai terreni circostanti ha percorso un 
								tratto di circa 30 metri verso il mare, ove 
								l'enorme massa che vi si spinge forma un nuovo 
								promontorio, lambito dalle onde del mare che si 
								tingono di un colore gialliccio per un lungo 
								tratto. Un profondo ed esteso lago si è formato 
								accanto alla strada e ne sono i contorni i campi 
								di garofano che lentamente vengono inghiottiti. 
								Olivi sepolti, casupole crollate bigie sotto la 
								pioggia che è ricominciata a cadere formano un 
								lugubre quadro.
 I soldati vigilano su tutti i punti e si passano 
								ordini. Non vi sono più masserizie da 
								trasportare: le case che ieri erano in pericolo 
								sono crollate tutte; sono circa una ventina. La 
								massa di terreno stimata in un milione di 
								metri quadrati cammina inesorabilmente verso 
								il mare. Si è persa ogni traccia della strada 
								provinciale e la ferrovia presenta le rotaie 
								contorte, trasportate lontano in modo 
								inverosimile dai luoghi in cui vennero poste. I
								pali del telegrafo abbattuti trascinano 
								nelle voragini i fili che minacciano di 
								tranciarsi mentre squadre di operai silenziosi 
								ed alacri tentano di riallacciare le 
								comunicazioni.
 Sulla ridente collina della villa Rubino 
								non resta che un pilastro, un angolo della casa 
								a ponente e pochi calcinacci. Il resto è stato 
								completamente inghiottito. Uno spettacolo 
								terrificante si presenta ai nostri occhi sotto 
								altra pioggia che apre nuove e profonde fessure 
								nel terreno ove scorre l'acqua che completa la 
								rovina. L'antico dazio è completamente 
								sprofondato e gli eucalyptos, quasi 
								completamente inghiottiti, agitano il loro 
								ciuffo come per invocare soccorso.
 Si sta indagando sulle cause che hanno 
								provocato l'immane slittamento del terreno 
								verso il mare. Le opinioni generalmente 
								concordano nel condannare i sistemi di 
								innaffiamento delle estese colture di garofani; 
								inoltre su questo spaventoso evento ha avuto 
								grande influenza il persistere dell'abitudine di
								lasciare aperte le vasche, permettendo 
								alle acque di scorrere liberamente senza essere 
								incanalate col risultato di filtrare nei terreni 
								non più consolidati dalle radici degli alberi.
 Le acque torrenziali di questo piovoso autunno 
								hanno dato il via allo spostamento della collina 
								verso il mare. Evidentemente, dopo essere 
								penetrate nel terreno friabile e smosso, 
								incontrando un impermeabile strato roccioso non 
								hanno trovato via d'uscita e defluendo verso 
								valle si portano dietro, rovinandolo, la parte 
								di monte soprastante.
 |  
                | SAVONA, 29 - Un 
								furioso nubifragio provoca inondazioni e 
								disgrazie - Sin da ieri mattina 
								il tempo burrascoso lasciava presagire una 
								cattiva giornata: ad intervalli si scatenavano 
								sulla città violenti acquazzoni. Nel pomeriggio, 
								tra le 17 e le 21 fu un vero nubifragio ad 
								ostacolare il transito dei pedoni per le vie 
								cittadine ridotte a torrentelli dalla pioggia 
								copiosa. Nella parte più bassa di Savona, 
								le vie, i negozi, i porticati delle abitazioni 
								furono improvvisamente allagati, così da 
								impedire ai cittadini di uscire di casa. I civici pompieri dovettero accorrere in via 
								Untoria, via Gallicò, via Cassari 
								e adiacenze per aprire i tombini otturati dal 
								fango e mettere in salvo le merci che si 
								trovavano nei negozi. Un'altra squadra si recò 
								in via dei Mille per liberare dall'acqua 
								con una pompa i locali allagati dell'officina 
								del gas.
 Dovettero pure accorrere in piazza D'Armi 
								per mettere in salvo numerosi muli adibiti ai 
								servizi militari in quanto l'acqua aveva 
								raggiunto l'altezza di oltre un metro. Gli 
								animali furono ricoverati nella vicina 
								Vetreria Savonese del comm. Angelo 
								Viglienzoni.
 Il torrente Lavanestro, che si immette 
								nel Letimbro presso la borgata 
								Lavagnola, si riversa al mare estremamente 
								gonfio e minaccia di straripare in diversi 
								punti. A Lavagnola, Vado Ligure e paesi 
								vicini l'acqua ha invaso diversi punti allagando 
								i negozi e mettendo in seria apprensione la 
								cittadinanza.
 Nello specchio d'acqua antistante il litorale 
								fra Vado Ligure e Zinola la violenza 
								delle onde ha sbattuto sulla spiaggia il veliero 
								«Emma», appartenente al 
								Compartimento Marittimo di Palermo.
 Un salvataggio dell'imbarcazione fu tentato dal 
								rimorchiatore «Maria Noli» della 
								ditta savonese Carmelo Noli, il quale provò a 
								prenderla a rimorchio con un grosso cavo. Ma era 
								tale la violenza delle onde che lo stesso si 
								spezzò per ben due volte, cosicché, poco dopo, 
								il veliero si arenò sulla spiaggia di Zinola, 
								quasi in direzione del Palazzo Gavotti.
 |  
                | AGOSTO 1922 - Un'alluvione 
				sommerge le macerie della sventurata Bergeggi |  
                | Dopo lo scoppio 
								del Forte Sant'Elena - avvenuto durante la notte 
								del 25 ottobre 1921 - che ha seminato morte e 
								desolazione, un'altra non meno grave sciagura si 
								è abbattuta stamani (31) sul martoriato paese 
								alpestre di Bergeggi, un tempo così florido. Il tremendo scoppio del Forte Sant'Elena provocò 
								enormi avvallamenti di terreno e pietrame lungo 
								i fianchi della montagna rimasta completamente 
								disalberata, la rovina delle strade, la rottura 
								dei condotti per lo scarico delle acque. A tutti 
								questi danni si sono aggiunti quelli originati 
								dai violenti acquazzoni che questa mattina hanno 
								flagellato tutto il Savonesato e con maggiore 
								violenza le alture di Bergeggi.
 Le acque torrenziali, trascinando grandi masse 
								di terriccio e di pietrame, inondarono tutto il 
								paese, le botteghe e le abitazioni non ancora 
								completamente ricostruite, portando ovunque 
								altra desolazione, grande panico nella 
								popolazione e scompiglio nelle famiglie. Per 
								fortuna, intorno a mezzogiorno, la pioggia è 
								cessata altrimenti si sarebbero registrati 
								maggiori guai e forse anche funeste conseguenze.
 Nella località Monte una grossa frana minaccia 
								di precipitare sulla linea ferroviaria
								Savona-Ventimiglia e il capostazione locale ha 
								dovuto richiedere soccorsi d'urgenza. In 
								località Rovere si è verificato un forte 
								smottamento di terreno, mentre in località
								Valledada fu necessario abbattere i parapetti 
								della strada comunale per liberarla dalla 
								irruenza delle acque che così potevano defluire 
								meglio verso il mare.
 A monte della chiesa parrocchiale si è formato 
								un grande fossato ripieno di acqua che minaccia 
								di inondare i terreni vicini. La strada 
								provinciale è rimasta ingombra da terriccio e 
								detriti trasportati dalla violenza delle acque, 
								sia in località Stazione che in località 
								Livello, cosicché il transito dei mezzi rimane 
								ostacolato e/o interrotto. Alcuni veicoli per 
								poter transitare devono essere spinti a forza di 
								braccia e superano gli ostacoli con grande 
								fatica.
 Questa ultima sciagura ha posto in evidenza il 
								carattere degli abitanti di Bergeggi i quali, avendo di 
								nuovo la vita esposta ad altro serio pericolo, 
								non si sono persi d'animo e non hanno esitato ad 
								aiutarsi fra loro.
 |  
                | continua in:
								"Alluvioni, 
								mareggiate e trombe d'aria in Liguria dal 1933 in poi" |  
                | Sintesi e adattamento da: - VOLUME "1886-1986 - I cento anni de IL SECOLO XIX";
 - ALBUM DELLA SPEZIA - Cronache d'altri tempi" a cura de LA NAZIONE.
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