|
|
|
Scoperte, invenzioni, record
e avvenimenti importanti che
hanno segnato il XX Secolo |
|
Finestre fotografiche
su Liguria e Toscana |
GENOVA |
Il
capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
"Capitale Europea della Cultura"... |
EUROFLORA |
In
primavera, ogni 5 anni,
alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo... |
VIA FRANCIGENA |
Col
Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento... |
PARCO DEL MAGRA |
A
Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa... |
GOLFO DELLA SPEZIA |
Tra la punta
di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più
profonde insenature di tutto il litorale occidentale
italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella
quale è incastonata La Spezia, città sede di porto
militare e mercantile, che oggi è anche punto di
attracco per le navi da crociera... |
LE CINQUE TERRE |
Cinque
borghi marinari il cui destino è sempre stato
storicamente legato alla terra e all'agricoltura
piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della
Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i
Patrimoni Mondiali dell'Umanità... |
LA VAL DI MAGRA |
Nobili,
vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio... |
LA VAL DI VARA |
La
"Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa... |
LA LUNIGIANA |
La
"Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e perfettamente
conservati... |
|
Close Up |
Argomenti
del sito in primo piano,
eventi, news e storia del territorio |
Le Alpi Apuane
Originano da movimenti
tettonici del fondo marino
e sono un "monumento
geologico" unico al mondo... |
|
Liguri Apuani e Statue Stele
Le radici più profonde delle
comunità lunigianesi affondano
fino alle soglie della protostoria.
Mari e monti un tempo erano
occupati dalla bellicosa
popolazione dei Liguri Apuani... |
|
Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
territorio, un tempo abitato dai
bellicosi Liguri Apuani, da dove
parte questo sito... |
|
Antiche ricette in Lunigiana
Piatti prelibati di
una cucina essenziale, ma non per questo meno saporita. Cibi dal
sapore antico che tornano ad imbandire le nostre tavole dopo
essere stati riscoperti a nuova vita. |
|
Ferrovia Aulla-Lucca
Il fascino dei
treni d'epoca
e delle locomotive a vapore |
|
Ferrovia Pontremolese
Una linea di
vitale importanza
per La Spezia e la Lunigiana |
|
Ex
Ceramica Vaccari
Il comprensorio
della fabbrica è un prezioso esempio di civiltà industriale di
fine Ottocento e rappresenta un pezzo di storia fondamentale per
Santo Stefano Magra e per tutta la Provincia della Spezia. Le
aree recuperate vengono oggi dedicate all'arte, allo spettacolo,
alla cultura... |
|
Il dialetto genovese
Le trasformazioni
fonetiche avvenute nella parlata di Genova sono un segno
inequivocabile del dinamismo espresso dalla città durante i
secoli della Repubblica. A Genova il dialetto è una lingua viva,
che oggi viene insegnata anche nelle scuole... |
|
Infiorate del Corpus Domini
"Per tetto un cielo di stelle e
per strada un tappeto di fiori...".
A Brugnato, ogni anno, giovani e
meno giovani si radunano nel
centro storico per abbellire strade
e piazze con disegni floreali,
secondo un'antica tradizione che
origina da un miracolo
avvenuto a Bolsena... |
|
Mezzi da lavoro storici
I raduni e le
esposizioni di questi autoveicoli sono un modo per ricordare ed
onorare le persone che, in passato, questi mezzi li hanno
guidati per mestiere... |
|
Mezzi militari storici
I più celebri
veicoli militari che hanno partecipato alle vicende della
Seconda Guerra Mondiale sfilano per strade e piazze e mantengono
vivo il ricordo di quei terribili giorni... |
|
|
|
|
|
|
|
INDICE GENERALE
'800
CRONACA 01
02
03
04
05
06
SPORT GIRO
TOUR
CICLISMO
ALTRI
FAUSTO COPPI
INTER
RIVISTE |
Gli
scudetti vinti dall'INTERNAZIONALE di Milano prima dell'era di Angelo Moratti |
|
|
Il PRIMO SCUDETTO NEL 1910, DOPO APPENA
DUE ANNI DI VITA
Il campionato 1909-'10 finisce con due
squadre prime a pari merito: si tratta
dell'Inter e della Pro Vercelli, che
chiudono la stagione con 25 punti. Al
terzo posto la Juventus con 20, quarto
il Torino con 17, seguono Genoa (15),
Milanese (13), Milan e Andrea Doria
(12), Ausonia (5). Per assegnare il
titolo è dunque necessario uno
spareggio, che viene disputato a
Vercelli in quanto la squadra piemontese
vanta un miglior quoziente-reti.
L'epilogo fu però contrassegnato da un
episodio polemico: la "Pro" aveva alcuni
suoi giocatori che stavano effettuando
il servizio militare e chiese ai
dirigenti dell'Inter un rinvio del
big-match, che venne però rifiutato.
In segno di protesta, i vercellesi
mandarono in campo la squadra ragazzi,
trafitta poi dai nerazzurri per ben 10
volte. La partita del primo scudetto
nerazzurro finì quindi con un trionfo
annunciato (10 a 3 il risultato finale).
Il presidente di quell'Inter era C. De
Medici.
Nel 1908, alla fondazione della società,
il veneziano Giovanni Paramithiotti,
grande appassionato di pesca, era stato
nominato primo presidente. L'anno
seguente i giocatori però lo avevano
ricusato, in quanto ritenevano che non
avesse influssi positivi sulla |
|
squadra. Paramithiotti andò a
Vercelli e, anche in quella occasione,
per scaramanzia, fu convinto a rimanere
fuori dello stadio. Per ingannare
l'attesa, non trovò di meglio che farsi
un bel giro in barca sul Naviglio Pavese.
Però il terreno di gioco si trovava
proprio sulla riva e, ogni volta che il
pallone finiva in acqua, il presidente
"esiliato" lo recuperava come un
provetto raccattapalle e
lo ricacciava in campo.
Quel pallone toccato varie volte dall'ex
presidente, alla fine portò proprio
proprio bene. Dopo aver vinto lo
scudetto, i suoi allontanamenti dallo
stadio cessarono e gli venne finalmente
concesso di sedersi in tribuna!
In quella squadra emergevano per classe
e personalità il centromediano Fossati
(che fungeva anche da allenatore),
deceduto poi tragicamente durante un
combattimento nella Prima Guerra
Mondiale e il centravanti Aebi. |
LA FORMAZIONE BASE DELL'INTER 1909/1910:
Campelli, Fronte, Zoller, Yenni,
Fossati, Stebler, Capra, Peyer, Peterlj,
Aebi, Schuler |
|
PER VINCERE IL SECONDO ALLORO L'INTER IMPIEGA 10 ANNI
Il
campionato 1919-'20 aveva la
particolarità di essere stato diviso in
due gironi: quello dell'Italia
Settentrionale e quello
Centro-Meridionale. Nelle finali del
Settentrione l'Inter superò Juve e
Genoa, qualificandosi per la finalissima
contro il Livorno. La partita clou venne
giocata a Bologna: i nerazzurri erano
nettamente superiori agli avversari e in
poco tempo si ritrovarono avanti di tre
gol. Il match sembrava concluso
anzitempo e i milanesi presero
sottogamba i minuti che restavano alla
fine. Il Livorno invece approfittò
dell'abulia dei giocatori interisti per
realizzare due gol. Grande patema finale
con gli amaranto che sfioravano
addirittura il pareggio. Ma il risultato
non cambiò: l'Inter del portentoso Zizì
si aggiudicò partita e campionato. Negli
spogliatoi gli |
|
|
interisti fecero promessa di non aspettare altri
10 anni per rivincere uno scudetto (una speranza
che andò poi disattesa)... Zizì era il
soprannome di Cevenini III, uno dei giocatori
che più furoreggiavano all'epoca.
I fratelli Cevenini erano cinque, ma Zizì è l'unico ad
essere entrato nella storia del calcio e
particolarmente in quella dell'Internazionale.
Giocatore di classe straordinaria, fantasioso,
eccezionale nel palleggio e nel dribbling:
insomma come mettere insieme Corso e Sivori.
Senza ombra di dubbio fu lui che trascinò i
compagni di squadra alla conquista del secondo
alloro, per la felicità dell'allora presidente
Giorgio Hulss e degli allenatori Mauro e
Resegotti. |
LA FORMAZIONE BASE DELL'INTER 1919/1920:
Campelli, Francesconi, Beltrami, Milesi,
Fossati II, (Scheidler), Conti, Aebi,
Agradi, Cevenini III, Asti |
|
In altra pagina i successi
della "Grande Inter" di Angelo Moratti |
|
NEL 1930 IL TERZO TITOLO VIENE VINTO
DALL'AMBROSIANA
Il campionato 1929-'30 è il primo a
girone unico e l'Internazionale del
tempo aveva assunto la denominazione di
"Ambrosiana Inter". Il terzo titolo
venne conquistato dopo un'epica
"battaglia" contro il Genoa, che anche
lui aveva cambiato nome in "Genoa 1893".
Oltre che dalle palpitanti vicende di
gioco, che avvennero nel glorioso campo
milanese di Via Goldoni, l'incontro fu
segnato dal crollo di una tribunetta in
legno che causò il ferimento di 200
spettatori. La gara venne disputata
ugualmente e dopo 10 minuti di gioco il
Genoa vinceva già 2-0 e Allemandi era
stato espulso. Per l'Ambrosiana sembrava
finita, irrimediabilmente finita.
Ma l'Inter, dopo "Zizì" Cevenini, aveva
trovato un'altro fenomeno: Giuseppe |
|
Meazza, milanese di Porta Romana,
esattamente di Ponte San Luigi, il quale
si inventò tre splendidi gol che
chiusero i conti con i genovesi. Con
quel match si completò un lungo
inseguimento e relativo sorpasso verso
il terzo scudetto. Il Genoa 1893 finì
secondo con due punti di distacco; al
terzo posto la Juventus (che poi avrebbe
azzeccato la famosa cinquina)
distanziata di cinque punti.
Peppino Meazza (al quale è stato poi
intitolato lo stadio di San Siro in
Milano), nato nel 1910, era stato
lanciato dall'allora allenatore
nerazzurro Weiss, ungherese di gran
fama, e non era l'unico giocatore di
classe presente in squadra. Vanno
infatti ricordati anche il terzino
Allemandi, un tipo che non andava troppo
per il sottile, il poderoso Gipo Viani,
il gran lavoratore Serantoni. Il
presidente di quella fortunata stagione
fu Ernesto Torrusio. |
LA FORMAZIONE BASE DELL'INTER 1929/1930:
Degani, Gianfardoni, Allemandi, Rivolta,
Viani, Castellazzi, Visentin, Serantoni,
Meazza, Blasevich, Conti |
|
A San Siro, il 22 febbraio del 1931
nasce contro l'Austria il goal alla
Meazza |
|
L'Italia sta affrontando l'Austria e al
34' del primo tempo si trova sotto di un
gol, quando sul campo accade una cosa
che diventerà un prototipo, un simbolo
di irridente superiorità tecnica, che
rimarrà scolpito nelle menti di tutti
coloro che seguivano il gioco del calcio.
Il "Balilla" Peppino Meazza si fa beffe
del "Wunderteam" viennese: scatta da
metà campo sotto gli occhi di 50 mila
tifosi, che lo seguono con trepidante
entusiasmo, scarta prima l'uno poi
l'altro terzino, fa fuori anche il
portiere con un dribbling da favola ed
entra lentamente in porta con la palla
al piede. Folla in visibilio e partita che poi
si chiuderà con la |
|
prima vittoria della Nazionale Italiana
contro gli assi austriaci (2-1 il
risultato finale), firmata da Orsi. |
|
Le vicende odierne dell'
FC Internazionale di Milano sul sito ufficiale |
PASSANO OTTO ANNI E TRIONFA L'INTER CON
LE CINQUE "F"
Nel
1937-'38 l'Ambrosiana Inter (chiamata la
squadra di ferro per via di Ferrara,
Ferrari e Ferraris) totalizzò il maggior
numero di vittorie (16) e il maggior
numero di gol segnati (57). La
classifica finale vede al primo posto i
nerazzurri con due punti di vantaggio
sulla Juventus; terzi Milan e Genoa
staccati di tre punti. Stavolta non
furono necessari 10 anni per rivincere
lo scudetto, ma ne bastarono solo 8. La
squadra veniva dal campionato precedente
dove non aveva affatto brillato (settima
a 11 punti di distacco dal Bologna) ed
era partita molto bene, tanto da essere
subito indicata come una delle favorite
per la vittoria finale. Al torneo
partecipavano 16 squadre. |
|
Dopo un avvio elettrizzante,
l'Ambrosiana cede al Bologna (0-1)
e sembra accusare una piccola
crisi. Ma è solo una nuvola passeggera: la
squadra è solida in ogni reparto, si riprende
immediatamente e continua la sua marcia
trionfale verso il quarto scudetto. L'allenatore
nerazzurro era Castellazzi, coadiuvato dall'inglese
O' Donnelly, presidente Fernando Pozzani.
Nella formazione titolare, oltre al grande ed
inimitabile Peppino Meazza, militavano giocatori
di enorme personalità quali Locatelli, Frossi,
Ferrari e Ferraris II. Da registrare che, reduci
dalla vittoria a Bari nell'ultima giornata di
campionato, i nerazzurri furono attesi alla
stazione dai tifosi e portati in trionfo per le
vie di Milano. |
LA FORMAZIONE BASE DELL'INTER 1937/1938:
Perucchetti, Buonocore, Setti,
Locatelli, Olmi, Antona, Frossi, Ferrara
I, Meazza, Ferrari, Ferraris II |
|
|
NEL 1940 L'AMBROSIANA INTER CONQUISTA IL
5° SCUDETTO
Il presidente della squadra nerazzurra è
sempre Fernado Pozzani.
Ai nastri di partenza non si presenta
Giuseppe Meazza: per lui è un brutto
periodo, soffre per il famoso "piede
gelato" che non gli consente di iniziare
il campionato. A novembre è protagonista
di un clamoroso colpo di scena: tra lo
stupore generale il "Balilla"
passa al Milan.
Nel torneo 1939-'40 l'Ambrosiana Inter
arriva prima in classifica (44 punti)
con tre punti di vantaggio sul Bologna e
ben otto sulla Juventus. Le scarne cifre
della quinta "laurea tricolore" parlano
di 20 partite vinte, 4 pareggi, 6
sconfitte, 56 gol fatti e 23 subiti.
La mediana era il reparto migliore di
quella compagine allenata da Cargnelli. |
|
I nerazzurri diedero fin dall'inizio
l'impressione di essere molto compatti
ed inquadrati verso l'obiettivo finale.
La spina dorsale del complesso era
costituita da Locatelli, Olmi e il
giovane Campatelli.
La giornata trionfale che portò lo
scudetto all'Ambrosiana fu quella del 2
giugno 1940. A San Siro si presentarono
oltre 40.000 tifosi, per un incasso
record di mezzo milione di lire. La
partita venne decisa al nono del primo
tempo da una rete strepitosa di Ferraris
II, dopo aver ricevuto un passaggio di
Frossi. Da quel momento il risultato non
venne più modificato e i rossoblù furono
costretti a scucirsi lo scudetto dalle
maglie. Questa volta erano trascorsi
solo due anni dal precedente titolo... |
|
LA FORMAZIONE BASE DELL'INTER 1939/1940:
Perucchetti, Poli, Setti, Locatelli,
Olmi, Campatelli, Frossi, Demaria,
Guarnieri, Candiani, Ferraris II |
|
|
Dal 1940 tredici anni senza scudetto. Un periodo lungo e
travagliato, con soddisfazioni parziali |
|
STAGIONE 1946/'47 - L'Inter naviga nel fondo della classifica |
FEBBRAIO 1947
- FESTA DOPO LA VITTORIA CON LA FIORENTINA
- Mancava il sole all'Arena. Ci fosse stato quello a
trasformare il grigio plumbeo del cielo
in azzurro, ci fosse stato quello a
mitigare un po' l'umidaccio e a
illuderci che ormai il freddo inverno è
passato, nonostante la neve che ancora
ricopre ogni angolo e annacqua il prato;
ci fosse stato quello, i tifosi
nerazzurri avrebbero celebrato la loro
più bella domenica. Invece la festa non
ha potuto essere completa: mancava il
sole. Quello e basta: tutto il resto è
venuto, tra applausi scrosciati ed evviva sonanti.
Per un momento sembrava che all'Arena,
ricolma di folla come nelle grandi
occasioni, giocasse la vecchia squadra,
la bella squadra nerazzurra di un tempo.
Dolci ricordi!
Eppure, di tanto in tanto, sembrava
che tutto tornasse come allora. C'era
Meazza, c'era il suo tocco
a far partire la palla dal centro del
campo verso destra o verso sinistra, il
tocco |
|
magico e inconfondibile, che dà ogni volta il
«la» alla manovra come la bacchetta del
direttore d'orchestra inizia e dirige la
sinfonia. E giù applausi ed
incitamenti... Intanto anche tutti gli
altri sembravano ritornati di colpo alla
miglior forma. Sul terreno molle e
chiazzato di larghe pozzanghere, si
vedeva una squadra sola: quella
nerazzurra. I viola facevano confusione,
si difendevano alla garibaldina. L'Inter
invece dominava, imbastendo azioni su
azioni. Dopo tante occasioni sfumate, al
20' giunse il primo gol di Zapirain,
vanamente contrastato dal portiere
fiorentino. Cinque minuti dopo altra
rete, una stranissima rete. Meazza fa
uscire il pallone da un groviglio di
uomini, lanciando Neri che parte avanti
a tutti, in posizione di fuorigioco.
Viola e nerazzurri si fermano e lo
stesso Neri, arrivato in area di rigore
solo soletto, interrompe la sua azione e
si volta verso l'arbitro, pensando che
abbia fischiato. Invece non era così:
Neri riprende allora la corsa, fa qualche passo
e tira. Gol facile. A nulla valgono le
proteste dei giocatori della Fiorentina
che avevano immediatamente attorniato l'arbitro. Il
direttore di gara spiega che, uscendo
dalla mischia, la palla era stata
toccata da uno di loro. Quindi niente
fuorigioco, anche se Neri era nettamente
avanti a tutti.
Al 3' della ripresa, il solito Meazza,
con una finta ed un colpetto di tacco
lancia Campatelli. Il nerazzurro cerca
di sfilare i due terzini viola, ma
viene trattenuto da Piccardi e il
pallone gli sfugge debole verso
sinistra. Fortunatamente arriva il
solito Zapirain che colpisce insaccando
sotto la traversa. Tre a zero. Il quarto
gol arriverà al 37', sempre ad opera
dello scatenato Zapirain, servito
magnificamente da Passalacqua. Il
portiere gigliato Romoli riesce solo a
sfiorare la palla che finisce nel sacco
con gran tripudio dei sostenitori nerazzurri...
Ancora appalusi per tutti, in
particolare per Meazza, Zapirain, Muci e
Achilli. Alla Fiorentina pochi consensi:
se non rientrano presto i molti
infortunati, per i viola addio speranze.
All'Inter invece tutti ottimisti, tutti
felici, anche senza sole... |
Da "LA GAZZETTA DELLO SPORT" del 17
febbraio 1947 - Con questa vittoria
l'Inter agganciò la Fiorentina al terz'ultimo
posto (15 punti), davanti solo a Brescia (13) e
Triestina (11) - Il campionato 1946/1947 venne poi
vinto dal Torino, seconda la
Juventus, terzo il Modena |
|
|
STAGIONE 1948/'49 - Anticipo di campionato: Inter batte Milan 2-0 |
OTTOBRE 1948
- DERBY VINTO PER MERITO DELL'ATTACCO
- Vittoria netta dell'Inter; così chiara
da troncare ogni discussione perfino
nelle innumerevoli schiere dei tifosi.
Si poteva prevedere infatti il successo
dell'una o dell'altra squadra, ma non
una differenza di valori tanto evidente.
All'inizio il Milan aveva attaccato con
sorprendente vigore. Ci sono stati così
una decina di minuti veramente
drammatici per l'Inter. Un colpo di
testa di Burini è finito sul palo: e ciò
si può chiamare sfortuna. Due momenti
favorevolissimi per Carapellese sono
stati annullati dai difensori nerazzurri
(Franzosi è riuscito a strappare il
pallone dai piedi dell'avversario quando
il gol milanista pareva già fatto): e
ciò non si può chiamare sfortuna.
L'autentico Carapellese, il brillante
giocatore nazionale di altri tempi, non
avrebbe mai perduto una simile
occasione. Dieci minuti paurosi per
l'Inter, disorientata anche da un errore
iniziale di Giovannini; dieci minuti |
|
frenetici per il Milan. Poi la bufera
sotto la rete di Franzosi è
passata e lentamente i nerazzurri,
superato il primo momento di
sbandamento, sono andati al
contrattacco, a ritmo man mano sempre
più efficace... Il Milan ha deluso per
l'assoluta mancanza di una prima linea
assolutamente efficiente. Carapellese
pareva sfiduciato, quasi rassegnato. I
falli di Pangaro hanno finito per
smontarlo del tutto. L'unico uomo che
nel primo tempo aveva messo qualche
volta in difficoltà il centro sostegno
avversario è stato Burini, poi spostato
di posizione. Antonini lavorava col suo
solito grande cuore e cercava di dare
consigli ai compagni, ma nessuno era in
grado di seguirlo... La prima linea
nerazzurra invece è stata fortissima.
Amadei, ritrovati fiducia ed estro, ha
messo in luce la sua potenza, il suo
intuito, la sua personalità di sicuro
centrattacco. I due gol della vittoria,
anche se segnati da Nyers e da Lorenzi,
portano nella costruzione la sua sigla.
Nyers non si discute più: la rovesciata
che ha dato all'Inter il primo punto è
stata un capolavoro di intuizione.
Campatelli a inter-sinistro, pur non
essendo ancora in piena forma, è una
sicurezza. Tanto più che Achilli,
sostegno sistemista per eccellenza, più
indietro marcia benissimo e combina
ottimamente con Fattori, che è stato uno
dei migliori. Armano all'ala destra ha
sfoggiato momenti molto redditizi da
ottima promessa. Lorenzi svolge sempre
un grande volume di gioco, impreciso a
tratti, ma instancabile. Anche se il
posto di mezz'ala non gli è del tutto
congeniale, non andrebbe più spostato...
|
Da "LA GAZZETTA SPORTIVA" del 17 ottobre
1948 - Nel Campionato 1948/1949
lo scudetto andò al Torino, seconda
arrivò l'Inter, al terzo posto il Milan |
>>> GIUGNO 1949 - Tutto pronto a Milano per
l'inizio lavori del nuovo stadio
di San Siro |
|
|
STAGIONE 1949/'50 - Juve ko e i tifosi
sognano l'aggancio alla vetta |
FEBBRAIO 1950: JUVE-MILAN
1-7 / INTER-TRIESTINA 6-1
- Il Milan ha sconquassato di gol la
Juventus e l'Inter vincerà il
campionato. Questo l'elementare
sillogismo col quale i tifosi nerazzurri
hanno commentato il risultato di Torino.
Certo, ogni possibilità è aperta alla
squadra nerazzurra, a quella compagine
che alla fine del girone d'andata si
trovava a ben nove punti dalla Juventus
e che ora, alla quarta di ritorno, ha
ridotto il suo svantaggio a soli quattro
punti e con una partita ancora da
disputare, quella di giovedì a Bergamo
contro l'Atalanta. Potenzialmente quindi
l'Inter ha tutti i diritti di
considerarsi a soli due punti dalla
Juventus e a uno dal Milan. La posizione
è comoda e vantaggiosa e l'orizzonte
sembra aprirsi sereno e pieno di
promesse davanti agli occhi dei ragazzi
di Masseroni. Il campionato ricomincia,
rinasce a nuova vita, lo squadrone
nerazzurro si è rimesso decisamente in
corsa per lo scudetto.... |
|
Quando a San Siro, durante la partita
Inter-Triestina, l'altoparlante
alla fine del primo tempo aveva annunciato
che la vittoria del Milan a Torino stava
raggiungendo proporzioni clamorose
(risultato finale 7-1 per i rossoneri),
tutti i tifosi interisti erano scattati
in piedi, sospinti da una molla
irresistibile e al grido: "Viva il
Milan". E' stata la prima volta che
si è visto i sostenitori nerazzurri
gridare con tutto lo slancio della loro
passione un elogio sincero alla rivale
concittadina. Ma il Milan se lo meritava
veramente: è stato troppo bravo. In
quella esclamazione si celava il vero
significato della grande domenica
sportiva: Milano è tornata
alla'avanguardia del più tipico sport
nazionale. E se la Juventus è ancora in
testa alla classifica si ha tuttavia
ragione di credere che lo scudetto sarà
un fatto personale fra Inter e Milan...
La partita contro la Triestina non ha
mai rappresentato il pur minimo dubbio
per l'Inter... Dopo tre minuti dal
fischio di partenza il primo pallone
nerazzurro era già alle spalle di
Nuciari. La difesa alabardata era in
ginocchio e alla Triestina non restava
altro che passare alla controffensiva,
nella speranza di raggiungere un
risultato pratico. E questo ha favorito
sommamente l'Inter che, trovandosi nella
comoda posizione di giocare contro una
squadra scoperta, ha potuto far valere
le migliori individualità del suo
complesso... Nel primo tempo i
nerazzurri hanno sfoderato un gioco da
manuale, un perfetto lavoro del
quadrilatero con scambi fra Fattori e Achilli, Wilkes e Campetelli. Scambi che
richiedono polmoni d'acciaio ma che se
ben esguiti sono come dinamite sotto i
piedi della difesa avversaria: fanno
saltare tutto. Il primo tempo è
terminato 3-0 e negli spogliatoi il
dott. Cappelli aveva ordinato ai suoi
ragazzi di stare calmi nella ripresa, di
non spremersi in un gioco ormai inutile
di tiro al bersaglio. L'Atalanta era
alle porte e la prossima domenica
avrebbero dovuto affrontare il Venezia.
Ma la bellissima notizia del Milan
(parziale di 4-1) e l'autogol di
Miglioli ad inizio di secondo tempo
hanno punto nel vivo l'orgoglio dei
nerazzurri che sono partiti in quarta
alla ricerca di nuove reti. Alla fine
l'Inter ha vinto per 6-1, ma senza
Miglioli e il Milan la partita sarebbe
tranquillamente finita sul 3-0, senza
che nè da una parte ne dall'altra si
pensasse a modificare il risultato... |
Da "MILANINTER" del 7 febbraio 1950 - Il
campionato 1949/1950 venne vinto dalla Juventus,
secondo il Milan e terza L'Inter |
|
|
STAGIONE 1950/'51 - Battuta la Juve per 3-0,
l'Inter allunga il passo |
DICEMBRE 1950 -
AVVENTURA NERAZZURRA
- Francamente ci credevano in
pochi che l'Inter battesse anche la
Juventus. Si pensava che il volo dei
nerazzurri fosse più un'avventura che
altro e tutti i commenti del Campionato,
da quando l'Inter era in testa, venivano
stilati in modo guardingo. L'Inter
capintesta aveva più della... condanna
condizionale e anche ora c'è qualcuno
che, malgrado il 3-0 e il gran dominio
di San Siro, afferma che i nerazzurri
hanno prodotto il massimo sforzo e che,
di conseguenza, andranno ad infrangersi
contro le cugine scogliere di Bergamo...
Accettiamo l'Inter qual'è: ossia una
formazione che talvolta lascia a
desiderare per chiarezza e bellezza di
gioco, ma che pure mostra una
trimestrale pagella veramente da prima
della classe. E' in testa con tre punti
di vantaggio sul Milan e quattro sulla
Juventus. E' di tre punti sopra la media
inglese (il Milan è a +1 e la Juve è in
media). Ha il trio centrale d'attacco
sulla |
|
vetta della classifica dei cannonieri (Wilkes alla
pari con Gunnar Nordahl - 13 centri
personali, e Lorenzi e Nyers inseguono
con 10). Ha vinto 11 partite, due di più
del Milan, tre di più della Juventus. Ne
ha pareggiata una e ha perso una sola
volta. Ha segnato 41 goal, uno meno del
Milan, e ne ha incassati 18 tre di più
della Juventus e due più dell'Atalanta.
Ha l'entusiasmo di una miriade di
tifosi. Ha una formazione in cui i
giocatori di classe certa superano
quelli di classe dubbia. Da due mesi
deve fare a meno del suo migliore
mediano Fattori (che dovrà ritardare di
molto il suo ritorno in squadra). E
anche senza un terzino di eleganza quale
Padulazzi, riesce a battere la Juventus
3-0. Che si vuole di più?
D'accordo: contro la Juventus i
nerazzurri non hanno ripetuto lo
splendente primo tempo col Milan. Ma se
non c'è stato gioco bello
sull'ispirazione della tradizionale
Inter, crediamo che ci sia stato
comunque del gran gioco, quello dei
solisti: il prodigioso Nyers, Wilkes il
palleggaiatore tremendo, Skoglund che
porta a passeggio la palla per dare
respiro alla difesa, Lorenzi che è pur
sempre tra gli eccellenti giocatori
d'Italia e Armano, chiave di volta di
una tattica che ha contribuito a dare i
gustosi frutti del primato... |
Dal "GUERIN SPORTIVO" del 5 dicembre
1950 - Il Campionato 1950/1951 venne poi
vinto dal Milan, seconda arrivò l'Inter e
terza la Juventus |
|
Nel 1952, dopo una stagione deludente,
la sofferta riconferma del presidente
Masseroni |
Nel maggio del 1952 quasi cinquecento
persone si ritrovano affastellate in un
salone presto trasformato in fumoir,
dove avrebbero passato una notte in
bianco. Fuori, in Piazza Belgioioso,
stazionava una camionetta della celere.
Un clima nevrastenico che è preludio
tipico delle decisioni importanti. I
soci dell'Inter stavano per dare alla
società un nuovo presidente: Carlo
Rinaldo Masseroni da una parte, Paolo
Lampugnani dall'altra. L'avvocato
Bertini aveva lanciato una proposta
simile ad un ramoscello |
d'ulivo: presidenza onoraria Masseroni, quella
effettiva a Lampugnani. I pro e i contro
avevano scatenato una baraonda che
Montecitorio appariva al confronto un
giochetto innocente da ragazzi
dell'oratorio.
Masseroni, non affatto convinto da
quella proposta, si era così espresso:
"Sono arcigrato della proposta, ma
ripeto che il mio desiderio vivissimo è
quello di non essere licenziato a pedate. I
contentini non mi servono, io me ne vado
anche senza presidenze onorarie"...
Va ricordato che la squadra non vinceva
uno scudetto da 12 anni e la stagione in
corso non era stata certo brillante.
A favore di Masseroni era sceso
in campo il direttore sportivo
Carletto Davies, riuscendo con
le sue parole a distendere un
poco gli animi. Aveva detto: "Amici
voi stasera sfogate la vostra
amarezza per le delusioni che la |
|
squadra vi ha dato. Avete ragione ed
io, direttore sportivo, sono qui a rendervene
conto. In Masseroni la vostra amarezza è
decuplicata: chi poteva, nel settembre
scorso, prevedere un simile campionato
da parte dell'Inter? Pago io, quindi, ma
diamo a Masseroni ancora un anno di
tempo affinché possa avere, o almeno
tentare di avere quella soddisfazione
che in dieci anni gli è stata negata".
Masseroni aveva anche fatto presente ad
alcuni amici la sua volontà di lasciare
l'Inter, sempre però con una riserva per
non deludere i soci che lo volevano
ancora in carica. Le urne si
prospettavano quindi bollenti: le
votazioni iniziarono alle 23 passate e
lo scrutinio dei voti terminò verso
l'alba del giorno seguente. Il verdetto
sentenziò la vittoria di Masseroni. A
far pendere l'ago della bilancia forse
era stato anche un accorato intervento
del presidente uscente.
Queste le sue parole nell'aula in
fermento: "Volevo lasciare l'Inter
dopo la partita col Torino dell'anno
scorso, poiché mi era parso addirittura
amorale buttar via un campionato in 90
minuti. Più tardi la perdita di un
collaboratore fraterno come Pasinetti
ribadì in me il proponimento. Adesso
sono di fronte al dilemma, ma nel mio
mezzo deserto di Vigevano ci ho
ragionato su e ho capito che andavo allo
sbaraglio ma dovevo farlo per il bene
della società. L'Inter ha troppo
seguito: c'è gente che vive di pane e
Inter. Gli amici mi volevano ancora alla
presidenza, altri no. Accettando di
capeggiare una lista forse ho commesso
un errore, ma l'ho fatto soltanto per
non tradire i veri amici. Comunque la
mia aspirazione e che questa benedetta
Inter non sia più divisa fra guelfi e
ghibellini: e se per ottenere questo ci
vuole la mia testa, così sia. Dico ben
chiaro però che non voglio essere
licenziato come una serva; mio desiderio
è che si possa trovare un punto di
congiunzione in modo da far dire a
tutti: l'Inter è sulla strada giusta.
Mio desiderio è che una buona volta in
questa società si riesca a respirare
senza dover tossire perché l'aria è
cattiva". Ed erano stati applausi
scroscianti.... |
Fonte: "La Gazzetta dello Sport"
del 30 maggio 1952 |
|
|
|
NEL 1953 L'INTER VINCE LO SCUDETTO COL
"CATENACCIO"
In seguito, per rivincere uno scudetto
(il sesto) l'Inter di anni ne impiegherà
ben tredici, riuscendo a trionfare nella
stagione 1952-'53 con due punti di
vantaggio sulla Juventus.
Nel calcio italiano interviene una
svolta storica perchè nuovi schemi
razionali e rivoluzionari di gioco,
studiati da Alfredo Foni, fanno nascere
il battitore libero e di conseguenza il
famoso "catenaccio".
Foni, terzino campione del mondo nel '38
in Francia, fu chiamato alla guida
dell'Inter dall'allora presidente
Masseroni. I nerazzurri avevano un
disperato bisogno di rivincere il
titolo, dopo averlo sfiorato nel 1951
(secondi ad un punto dal Milan) e nel
1952 ( terzi dietro Juve e Milan). Foni
porta nuove idee |
|
|
|
e da al gioco una concezione personalissima.
La sua soluzione tattica sconvolge i puristi
della pedata e rimarrà come una pietra miliare
nella storia del nostro calcio.
La mossa escogitata dall'allenatore dell'Inter
prevedeva che l'ala destra (Armano) facesse il
terzino, consentendo così al terzino (Blason),
un giocatore massiccio come una quercia, di
piazzarsi alle spalle del centromediano
(Giovannini) e ribattere i palloni che avessero
superato il primo... sbarramento.
Fu l'inizio appunto del famoso "catenaccio", con
il centravanti avversario che si trovava sempre
addosso due avversari. L'Inter è tutta raccolta
davanti al portiere Ghezzi e poi rilancia verso
i «punteros» dell'attacco. Lo spettacolo non è
molto bello a vedersi, ma ne guadagna
sicuramente la classifica. |
|
|
Il girone di andata dei nerazzurri fu
sensazionale: il Milan era dietro di 6 punti, la
Juve di 7, la Roma di 8. Nella seconda parte del
torneo però, ai primi caldi, l'andatura della
primatista calò in modo allarmante e la
lanciatissima Juve tentò di approfittarne, senza
successo. |
LA FORMAZIONE BASE DELL'INTER 1952/1953:
Ghezzi, Blason, Giacomazzi, Neri,
Giovannini, Nesti, Armano, Mazza,
Lorenzi, Skoglund, Nyers |
LA TRADUZIONE IN CIFRE DELLO SCUDETTO
NERAZZURRO NUMERO SEI |
Il
50° campionato calcistico italiano,
il 21° retto dalla formula del «girone
unico», disputato per la sesta volta sulla base
di 18 squadre partecipanti, lo ha vinto
l'Internazionale con 47 punti
all'attivo, contro i 45 della Juventus,
campione uscente.
Con questo successo l'Inter porta a 6 la
propria dotazione di scudetti. Per la
prima volta nel dopoguerra la squadra
campione è rimasta al di sotto della
media inglese (-4), tuttavia già dieci
volte prima d'ora nella storia del
«girone unico» lo scudetto è stato
conquistato con una media inferiore allo
zero. Al Bologna spetta il titolo con la
media più bassa (-6), registrata nel
campionato 1940-'41.
Nonostante la modesta media, l'Inter può
legittimare il titolo conquistato con una
ragguardevole serie di primati:
maggior numero di vittorie complessive
(19); maggior numero di vittorie
in trasferta (8); minor numero di
sconfitte complessive (6); minor
numero di sconfitte in trasferta
(4); massimo dei punti conquistati in
trasferta (21); miglior serie di
partite senza sconfitte (19);
minor numero di reti subite (24);
minimo di reti passive casalinghe
(11); minimo di reti passive in
trasferta (13); migliore
quoziente-reti (1,91).
Forse mai come nella stagione 1952-'53
si sono dovute registrare, per molte
squadre, inspiegabili e sorprendenti
altalene di rendimento fra un periodo e
l'altro del torneo. La discontinuità,
per usare un gioco di parole, si può
dire sia stata l'unica nota costante del
campionato appena terminato. L'esempio
più clamoroso è proprio quello della
squadra neo-campione d'Italia che, dopo
aver chiuso il girone d'andata con 30
punti (addirittura un primato), ha
raccolto poi nel «ritorno» solo 17
punti, facendo peggio di molte altre
squadre di più modesta levatura.
La vittoria dell'Inter si è resa
aritmeticamente certa con un certo
anticipo e i nerazzurri hanno potuto
chiudere il campionato con tre sconfitte
consecutive senza riportare alcun danno.
Il primato degli uomini di Foni è
un po' l'espressione dello stato attuale
del nostro calcio, sebbene i nuovi
campioni siano riusciti ad imporre una
superiorità di tenuta e di rendimento
che nessuno può contestare. Lo
spettacolo calcistico, come quello degli
altri sport, si è allontanato ormai
dagli slanci di un tempo, allorché tutto
era generosità e improvvisazione, per
adeguarsi ai criteri utilitari del
momento; gli interessi in causa sono
notevoli ed il calcolo è divenuto una
necessità.
Ecco allora il dott. Foni ricorrere al
vecchio espediente (catenaccio), specie
nelle partite più impegnative, allo
scopo di potenziare la retroguardia con
benefici più o meno appariscenti anche
per gli altri difensori; naturalmente il
gioco offensivo è stato ridotto a schemi
più obbligati, quasi sempre impostati
sull'azione in contropiede o quantomeno
sulla manovra elaborata da pochi
tessitori. Da ciò un gioco scarno ma
abbastanza proficuo, in quanto la
potenza del dispositivo di difesa
avvalorava al massimo i goals segnati.
Il ridotto passivo è valso infatti a
realizzare molti successi di
strettissima misura, anche se alla
distanza gli attaccanti nerazzurri,
costretti ad un lavoro
supplementare, mostravano segni
di stanchezza. |
|
La
pericolosità maggiore in attacco è
venuta da Lorenzi, centravanti
originalissimo e stravagante che semina
lo scompiglio nelle difese avversarie
coi suoi guizzi e coi suoi strappi.
Anche se isolato e discontinuo, Lorenzi
ha dato parecchio filo da torcere,
essendo i suoi spostamenti e i suoi tiri
non sempre controllabili. |
Estratto dal settimanale "LO SPORT"
- articoli di Renzo de Vecchi e
Alberto Ambrosini |
|
|
In altra pagina l'Inter di Ivanoe Fraizzoli
conquista il suo 11° scudetto |
Nel pre-campionato 1953 l'Inter
sconfigge il Bologna per 7-2 |
Sta per aprirsi la stagione
1953-'54 e, al termine della
preparazione estiva, vengono
organizzate le ormai classiche
amichevoli di pre-campionato.
Una settimana prima del via, a
San Siro il Milan batte la Juventus
per 3-2, con due reti di Nordahl.
L'Inter scende invece in campo
all'Arena contro il Bologna e
vince con un sonoro 7-2, di buon
auspicio per il torneo che sta
per iniziare. Tante le papere,
perchè alcuni giocatori sono
palesemente fuori condizione.
Incredibile a dirsi, il miglior
gioco fino alla goleada lo
esprime proprio la squadra che
risulterà la più perforata: il
Bologna. Nell'Inter hanno già
raggiunto una buona condizione
fisica sia Ghezzi che Brighenti,
così come Skoglund e Lorenzi
hanno saputo tirare fuori dal
cilindro degli ottimi spunti
individuali. |
|
|
|
|
BENITO LORENZI -
GIOCATORE INTERISTA FINO AL MIDOLLO SPINALE |
Insieme a Fattori, Benito Lorenzi
- nato a Borgo a Buggiano il 20 dicembre 1925 -
è tra i titolari dell'Inter il più anziano dei
cartellinati: sei bolli in nerazzurro. Il bravo
e fedelissimo «Veleno», che
durante l'incontro col Palermo ha riportato un
grave infortunio, non ha perso il suo buonumore
e ha commentato così la conclusione della
stagione 1952-'53: "Rotto, ma con lo scudetto".
Nell'annata che venne all'Inter (1946), Lorenzi
sofferse le pene dell'inferno: lo squadra si
trascinava anziché camminare e soltanto in virtù
di uno sforzo formidabile era riuscita a
salvarsi dalla retrocessione. Tre mesi orsono,
quando già si affacciava solida la probabilità
della conquista del titolo, «Veleno» sofferse le
stesse pene della famosa prima annata: eguale il
timore, anche se per un motivo ben diverso.
Il passaggio di Lorenzi dall'Empoli
all'Inter è legato a circostanze che riguardano
la stampa scritta. Doveva avere luogo a Mantova
uno di quei «convegni del cadetto» che facevano
scalpore e che soprattutto interessavano i
dirigenti delle grosse società, posti nella
vantaggiosa condizione di vedere in un sol
giorno la «sfilata» dei migliori elementi della
Serie B.
Tra i convocati, per referendum, non
figurava Lorenzi e qualche altro giocatore di
spicco della cadetteria. La manchevolezza diede
spunto al giornalista Alberto Ambrosini
per la stesura di un articolo che segnalava il
fatto, cosa che fortunatamente provocò per Lorenzi un
telegramma di convocazione. Il giocatore dell'Empoli
andò a Mantova e scese in campo per tutto il secondo
tempo dell'incontro.
In tribuna erano presenti il presidente
dell'Inter Masseroni e Meazza:
poche settimane dopo Benito Lorenzi, non ancora
«Veleno», venne ingaggiato per diventare il
centravanti titolare della squadra nerazzurra. |
|
SETTEMBRE 1953 - Campionato al via:
chi dice Inter, chi dice Juve |
"Pensiamo che ci si stia avviando verso
un campionato memorabile, nel senso che
molte squadre sono cresciute ed altre si
sono attrezzate in modo evidente. Per il
pronostico finale, alle «Tre Grandi»
bisogna aggiungere, riteniamo, la
Fiorentina (che potrebbe essere la
squadra più interessante del torneo), le
squadre romane e forse il Napoli. Sulla
squadra partenopea però ci permettiamo
qualche riserva sull'assetto difensivo,
alquanto debole in proporzione
all'attacco che, con Jeppson o
senza Jeppson, si presenta assai forte.
Il rendimento del Bologna sarà
subordinato al ritorno di Cappello, col
suo bagaglio completo di volontà, e ai
nomi delle mezze ali che verranno impiegate.
All'Inter sono un po' spaventati per le
voci ottimistiche. Dicono che è
meglio... partire in incognito. I
giocatori nerazzurri ribadiscono che non
è colpa loro se i gol vengono fuori |
|
senza troppo faticare. Avremo allora un'Inter
nuova in fatto di tattica. E questo è uno
spunto interessante... L'Inter da
l'impressione di essere più forte
dell'anno scorso. Con Brighenti e Buzzin
in prima linea, i nerazzurri possono
adottare varianti alla formazione, anche
se Skoglund ha fatto sapere che non ci
tiene affatto a giocare ala sinistra,
anche per un tempo solo. E sembra che
Lorenzi abbia fatto eguale dichiarazione
per quel che riguarda il ruolo di ala
destra. Ma questi sono particolari sui
quali non sembra difficile mettersi
d'accordo. C'è il caso dell'ala sinistra
Savioni, destinato a prendere il posto
di Nyers sempre in quarantena, non è in
forma e non si può giudicare: sta
conducendo a termine il servizio
militare e per di più è fresco di
«campeggio estivo» e di grandi manovre,
dove ha scalato montagne e ha effettuato
marce forzate. In quanto a Nyers,
vestirà ancora la maglia nerazzurra o
verrà lasciato libero di andarsene col
1° dicembre? In giro i tifosi dicono che
un giorno o l'altro finirà per
accordarsi ancora con l'Inter. All'Inter
invece sono molto secchi nell'affermare
che «Monsieur Etienne», per la società è
perduto. Avrebbe dovuto essere presente
al raduno dei calciatori interisti,
invece che andare in Jugoslavia.
Giovannini è ancora in polemica cortese
per il reingaggio e si è incontrato col
presidente Masseroni per vedere se lo
lasciava andare ad altra società. Anche
Migliorini è in vetrina. I maligni però
dicono che, se vogliono venderlo, non
debbono farlo vedere troppo.
Migliorini, che è un umorista, ci ha fatto su
quattro risate ed ha colpito un palo
della porta bolognese... La società ha
rifiutato una proposta della Pro Patria,
di giocare lei contro il Barcellona di
Kubala - a Milano - dando alla Pro una
congrua percentuale. Gli spagnoli hanno
giocato domenica sera a Busto (con
contorno di gran pubblico, accorso in
gran parte da Milano). Il resto è silenzio,
in attesa della visita della Lazio...
Il 15 settembre, a Montemerlo, avverrà
la premiazione della squadra che ha
vinto il Campionato scorso, insieme con
la squadra ragazzi trionfatrice al
torneo di Sanremo. Previsto un giocondo
banchetto al quale verrà invitata la
stampa cittadina..." |
Dal "GUERIN SPORTIVO" dell'8 settembre
1953 - sintesi dagli articoli di Don
Ciccio e Bruno |
I campioni
d'Italia tentano un difficile bis |
La scudettata Inter si ripresenta ai
nastri di partenza del campionato
1953-'54 a ranghi praticamente immutati,
con un'unica variante, però non
definitiva, quella dell'ala sinistra,
date le incertezze che vertevano
sull'utilizzazione di Nyers.
L'interrogativo che molti si ponevano
era questo: l'Inter sarebbe ricorsa
ancora al "catenaccio", oppure avrebbe
abbandonato in tutto o in parte quella
tattica che la stagione precedente era
stata foriera di tante discussioni?
Neppure l'allenatore Foni era in grado
di rispondere a questa insidiosa
domanda, perché tutto sarebbe dipeso dal
comportamento del terzino destro. Nello
scorso torneo Blason era apparso
particolarmente brillante se ben
coadiuvato, ma quando i nerazzurri
avevano praticato un gioco più aperto
qualche elemento aveva dato segni di
stanchezza ed erano affiorate le
difficoltà. All'inizio del campionato
Blason non è in buone condizioni fisiche
per i postumi di un vecchio colpo al
ginocchio e l'Inter perciò potrebbe
schierare come terzini Giacomazzi e
Padulazzi, oppure lanciare il solido
Vincenzi. In porta Ghezzi non desta
apprensioni anzi, dopo essere stato
l'ultimo uomo meno battuto del
precedente campionato, potrebbe anche
fare leva su una maggiore esperienza per
migliorare le sue prestazioni. La
mediana è il pezzo forte della squadra,
una spina dorsale salda composta da
Neri, Giovannini e Nesti. Qualche
problema per l'attacco che non si era
mai distinto per continuità ed
organicità però, pur difettando anche di
peso, Lorenzi, Skoglund e Brighenti
possiedono dei colpi individuali tali da
risolvere qualsiasi partita. |
|
In altra sezione le
fotografie di nomi illustri nella storia della
società |
|
NEL 1954 IL SETTIMO TRICOLORE CON SOLO
TRE SCONFITTE
Nel campionato 1953-'54 la squadra
rimane più o meno quella dell'anno
precedente. Al centro dell'area gli
spazi si sono un poco allargati per la
mancanza del solo Blason. Armano
continua a giocare arretrato sulla
fascia destra. Il presidente Carlo R.
Masseroni acquista alcuni giocatori di
supporto a quelli della formazione
titolare. Dalla Juve arriva il portiere
Cavalli (degna riserva di Ghezzi) e
dalla Reggiana il terzino Vincenzi, dal
fisico possente e dotato di un gran tiro.
Alfredo Foni non vuole apportare troppi
cambiamenti alla squadra scudettata.
E fa bene, perchè i suoi uomini
conquistano il settimo scudetto, il
secondo consecutivo della sua gestione,
quella di un gentiluomo, di un tecnico |
|
raffinato, che aveva idee lungimiranti
sul calcio moderno. L'Inter aveva un
gioco pratico, una difesa compatta e
all'occorrenza scatenava dei micidiali
contropiede per i solisti Lorenzi,
Skoglund e Nyers, in barba ai critici
sempre pronti ad arricciare il naso e a
predicare il calcio-spettacolo.
Nella classifica finale i nerazzurri
precedettero di un solo punto la Juve
(dei due Hansen, di Boniperti e di
Praest) e di sette il Milan e la
Fiorentina. Tra le sconfitte figura
quella nel derby di primavera, mentre la
partita decisiva venne giocata (e vinta
per 6 a 0) contro la Juventus di
Boniperti & C., di fonte ad una folla
record per il "vecchio" stadio di San
Siro. Un match spettacolare, all'interno
di un torneo al cardiopalmo vinto sul
filo di lana.
Ad eccezione di Giovannini, la difesa
interista venne successivamente
convocata per i mondiali di Svizzera.
Il gioco praticato però non ricalcava
quello di Foni e i nerazzurri spaesati
vennero coinvolti nel naufragio
collettivo della Nazionale italiana, di
cui era Commissario Tecnico Czeizler. |
LA FORMAZIONE BASE DELL'INTER 1953/1954:
Ghezzi, Giacomazzi, Padulazzi, Neri,
Giovannini, Nesti, Armano, Mazza,
Lorenzi, Skoglund, Nyers |
|
APRILE 1954 - L'Inter travolge la Juventus con
un punteggio tennistico (6-0) |
|
L'avv. Agnelli scende negli
spogliatoi per complimentarsi
con i "cannoni" nerazzurri |
Giornata disastrosa per la
Juventus. E' trionfale invece
per l'Inter che, dopo aver
scaricato il suo carretto di gol
nella rete avversaria, ha ancora
potuto godere grazie alla
notizia che la Fiorentina era
stata sconfitta in casa. Di
fronte all'Inter i bianconeri
non sono letteralmente esistiti.
La Juve, sia per gioco che per
forza di volontà, |
|
|
ha fatto cadere le braccia anche
ai suoi sostenitori. Dopo
mezzora di gara era già sotto di
2 gol ed è rimasta
definitivamente scossa, anche
perché pochi minuti dopo ha
perso, per giunta, il suo
migliore animatore: Muccinelli.
Al rientro in campo Ferrario
abbandonava la difesa per
andarsi a piazzare stabilmente
come centravanti avanzato. Una
mossa che poteva essere
tentata in alcuni frangenti
della partita e non per tutto il
secondo tempo. Questo errore
tattico ha sconvolto i piani sia |
|
della difesa che dell'attacco: Boniperti
vagava come un'anima in pena alla ricerca di
palloni, Ricagni restava relegato
all'ala a fare un mestiere non suo.
Nelle retrovie il posto di Ferrario
doveva essere ricoperto da Gimona,
proprio uno che sarebbe servito meglio
come mediano o mezz'ala d'attacco.
Quando Gimona ha ceduto i palloni
passavano come l'acqua attraverso una
diga saltata. I terzini, attratti
anch'essi all'attacco, non marcavano più
nessuno: Oppezzo non sapeva più su chi
voltarsi e anche Viola, dopo aver parato
il parabile, aveva tirato i remi in
barca. Così i goal sono piovuti verso la
fine che parevano grandine ed è da
stupirsi che non siano stati di più.
Chiusi i giochi, i bianconeri hanno
fatto tutti brutta figura e i nerazzurri
l'hanno fatta tutti bella, come se gli
uni fossero tutti schiappe e gli altri
tutti assi...
Al termine della partita, negli
spogliatoi dell'Inter, si udì bussare
alla porta: tre colpi discreti... era
l'Avvocato. Agnelli aprì la porta quel
tanto da metterci dentro educatamente la
testa e Foni gli andò immediatamente
incontro, invitandolo ad accomodarsi.
Il presidente dell'Inter Masseroni gettò
il suo sigaro, si alzò dalla panchina e
strinse la mano tesa del collega
juventino il quale esclamò: "Sono
venuto a vedere i suoi cannoni...".
Poi l'avvocatissimo aveva sorriso, col
suo impareggiabile stile di sempre. |
INTER:
Ghezzi, Vincenzi, Giacomazzi, Neri,
Giovannini, Nesti, Armano, Mazza,
Brighenti, Fattori e Skoglund
JUVENTUS:
Viola, Bertuccelli, Manente, Oppezzo,
Ferrario, Gimona, Muccinelli, Ricagni,
Boniperti, John Hansen e Praest
MARCATORI:
Skoglund al 6' e al 78', Armano al 30',
Brighenti al 66' e al 82', Nesti al 84'
ARBITRO: Jonni di Macerata -
SPETTATORI: 60 mila circa |
|
BENITO LORENZI racconta: "Al mondiale
del 1954 ci condizionò una preparazione
sbagliata" |
|
Gli errori dell'arbitro Viana ci fecero
perdere la testa |
"Secondo me il sistema di
preparazione adottato da
Czeizler non fu molto azzeccato.
In 18 giorni effettuammo
qualcosa come 15 o 16
allenamenti: troppi dopo un
campionato lunghissimo e
tiratissimo. Anche l'allenatore
dell'Inter Foni aveva
consigliato a Czeizler una
preparazione ridotta, quasi in
souplesse, perché i suoi uomini
erano già a punto e non avevano
bisogno di tirare il collo.
Negli ottavi dovevamo incontrare
la Svizzera e il Belgio. La
partita con i padroni di casa fu
un disastro: sull' 1-1 diedi una
palla a Pandolfini che
prontamente la allungò in
profondità a Galli il quale
bruciò la difesa svizzera e,
giunto in area, tirò fortissimo
colpendo il palo. Io seguivo il
nostro centravanti alle spalle,
mi impadronii della palla
di rimbalzo e misi in
rete. L'arbitro brasiliano
Viana annullò il gol prima
sostenendo che Galli era partito in
fuorigioco (cosa non vera perché tutti
riconobbero che |
|
|
|
al momento dello scatto si trovava
ancora nella nostra metà campo), poi mi disse
addirittura che ero io in fuorigioco. Insomma
non ci si capì un bel nulla e il gioco riprese
con tutti noi che avevamo i nervi a fior di
pelle. Verso la fine della partita l'altro
fattaccio: lo svizzero Huegi afferrò per
un braccio Giacomazzi che aveva la palla tra i
piedi. L'arbitro fischiò e tutti noi ci
fermammo. Il portiere Ghezzi, con molta flemma,
chiese a Heugi la palla facendogli presente che
il direttore di gara aveva interrotto il gioco.
Il giocatore svizzero allora, senza convinzione,
quasi per gioco, proseguì l'azione e mise in
rete, non rendendosi conto che il suo goal
sarebbe stato convalidato. Incredibilmente
l'arbitro Viana indicò il centrocampo,
assegnando la rete a favore della Svizzera.
Dalle tribune non partì nessun applauso, anche
se la decisione aveva pesantemente favorito la
squadra di casa. Noi perdemmo la testa:
accompagnammo Viana a calci fin dentro gli
spogliatoi e continuammo finché non si rinchiuse
dentro il suo stanzino. Lui subì quel
trattamento senza dire niente, si prese un sacco
di pedate senza stendere neppure un rapporto...
I nostri mondiali del 1954 finirono praticamente
lì: vincemmo col Belgio ma tre giorni dopo
dovemmo affrontare di nuovo la Svizzera in uno
spareggio per il passaggio a quarti di finale. I
padroni di casa ci batterono sonoramente,
correndo come frecce, mentre noi si era stanchi
morti a causa della preparazione sbagliata e
delusi per quanto accaduto in precedenza....". |
|
|
GENNAIO 1960 - Angelillo e
Lindskog fanno scintille per 45' |
BATTUTA L'ALESSANDRIA (3-1)
- Ogni squadra che affronta l'Inter
a San Siro adotta la tattica che le
sembra più adatta per buscarne il meno
possibile e tentare il «colpo gobbo». Se
ne sono viste infatti di tutti i colori:
dal catenaccio ortodosso di Nereo Rocco
(che alla fin fine non è servito a
niente, in quanto il Padova Ha incassato
sei gol) della prima giornata a quello
del polemico Bigogno di due domeniche
fa, per finire con la tattica dell'
off-side architettata ieri da Pedroni.
E' dunque un succedersi di tentativi per
imbrigliare i nerazzurri, tentativi che
il più delle volte non riescono a chi li
attua ma che pur sempre impegnano allo
spasimo i giocatori dell'Inter,
notoriamente allergici alle serrature di
tutte le specie... Ci sono partite che,
al consuntivo, salvano appena il
risultato. Non è però il caso della
partita con L'Alessandria, il cui
risultato è peraltro indiscutibile. Non
va infatti passato sotto silenzio un
fatto molto |
|
importante e cioè che L'Inter del primo
tempo ha dominato il campo
e ha segnato due reti delle tre
o quattro che avrebbe potuto segnare. E
l'ha dominato per la forza naturale di
due uomini come Angelillo e Lindskog,
entrambi scatenati e congiunti da una
collaborazione amichevole e proficua.
Così i frutti non sono mancati: è dunque
vero che attaccando con una coppia-guida
di quel genere, ci vuole altro che la
modestia difensiva dell'Alessandria
ciabattona per evitare il peggio. Uomini
come Boniardi e Girardo «ballavano»
fatalmente di fronte alle scorribande di
Angelillo e sotto la propulsione zelante
e lucidissima del lungagnone svedese...
Il gioco non brillante della ripresa ha
indotto i tifosi a fischiare. Matteucci
dice: "Non capisco perché i tifosi ci
hanno gratificato di qualche fischio;
abbiamo vinto no? La gente esige troppo!".
Secondo Invernizzi la gente sarebbe
stata più contenta se la squadra avesse
continuato a fare gol. D'altra parte
bisogna pensare che i grigi non stavano
fermi a guardare, anzi quando Tacchi
attaccava non era certo facile
fermarlo... |
BENGT LINDSKOG, RAGAZZONE RISERVATO
CON UN FUTURO DA INDUSTRIALE DELLA
PLASTICA |
Lindskog
ha il temperamento classico dello
sportivo: leale, generoso, tenace
e pronto ad affrontare gli ostacoli,
specialmente oggi che - superato il
periodo di ambientamento nella squadra e
le traversie degli infortuni ai piedi -
ha ripreso fiducia in se stesso. Fu il
padre a scoprire in lui le qualità del
calciatore (Torsten Lindskog - il padre
di Bengt - ha giocato a calcio fino
all'età di 27 anni, disputando anche una
partita nella Nazionale A svedese). Gli
piaceva molto fare il calciatore e si
allenava seriamente, anche se aveva
qualche dubbio sulle sue possibilità.
Questo era dovuto al suo carattere non
molto socievole e al suo temperamento da
autentico nordico, più incline al
pessimismo che all'ottimismo. Nei primi
anni della carriera, a dare fiducia a
questo ragazzone dal sorriso bonario ci
pensarono la signorina Barbrö - che oggi
è la sua consorte - e i tifosi di Malmö.
Alla moglie piace il calcio e lo ha
sempre seguito, anche nelle partitelle
fra dilettanti in Svezia, fin da quando
erano solo fidanzati. Col tempo egli
riuscì ad acquistare completa fiducia
nei suoi mezzi.
Bengt Lindskog è un uomo molto posato, e
lo dimostra nelle decisioni. Quando
convolò a nozze, si preoccupò di
assicurare alla futura famiglia un
comodo tenore di vita. Occupato come
zincografo presso lo «Sydsveska
Dagbladet» - un quotidiano della sera di
Malmö - attese di militare nell'Hälsinborg,
una squadra di serie A che, grazie ai
«premi partita» gli permise un migliore
assetto economico.
In Bengt la passione è chiara e
definita, ed è rappresentata dallo sport
in generale e dal foot-ball in
particolare. Si, è vero, ha l'hobby
della cinepresa, ma questo è una diretta
conseguenza della sua professione e
della sua indole, in fondo,
sentimentale. E' attaccato ai ricordi e
alle tradizioni. Il fatto di poter far
vedere ai suoi figli, fra dieci o venti
anni i posti che egli ha visitato, lo
consola di questa carriera troppo breve,
per uno come lui che l'ha affrontata con
serietà d'intenti.
Il padre sta facendo la raccolta di
tutti gli articoli di stampa dove si
parla del figlio, come la faceva un
tempo quando i riflettori erano puntati
su di lui. E, ai due, fa piacere trovare
i loro nomi assieme. Se il figlio
maschio, un domani, diventasse anche lui
un calciatore, potrebbero leggere tutti
i tre nomi accomunati: nipote, padre, nonno.
Bengt Lindskog ha due figli - Eva e Bö -
nati in Svezia, ma che oggi vivono a
Milano con i genitori. I suoi occhi si
illuminano di gioia al pensiero che il
maschio, un domani, possa intraprendere
la carriera del padre. Per lui
significherebbe continuare a vivere nel
suo ambiente e nel «clima» del
foot-ball. Comunque, da persona posata
qual'é, non si farà crucci se il figlio
diventerà avvocato, medico o qualsiasi
altra cosa... purché possa lavorare con
passione.
Pensando al futuro, Bengt ha aperto in
Svezia una piccola fabbrica di oggetti
di plastica. Oggi la cura il padre ma,
quando smetterà di fare il calciatore,
ha intenzione di occuparsene
personalmente. Intanto cerca di mettere
da parte un po' di quattrini per
assicurare ai suoi famigliari un
tranquillo avvenire. |
ANGELILLO TORNA IN ARGENTINA?
NEPPURE PER SOGNO, LA «SUA»
SQUADRA E' L'INTER! |
In
settimana è rimbalzata sui giornali,
anche milanesi, la notizia pubblicata da
un quotidiano romano sul rischio che
Valentin Angelillo - scaduto a fine
stagione il contratto con l'Inter - si
appresti a rifare le valigie per
l'Argentina...
Dall'altra parte dell'Oceano, i giornali
argentini hanno gonfiato la notizia ad
uso e consumo dei «fans», e questo è
capibile. Se gli Angelillo e i Maschio,
i Grillo e i Sivori potessero tornare
alle squadre di origine, dove molto
sentita è la nostalgia, sarebbe un
evento di grosso rilievo. Ne
guadagnerebbe il tifo, indubbiamente.
Ma specie nel caso di Angelillo si
tratta di un «canard» giornalistico.
Niente di vero, niente assolutamente.
Angelillo, intanto, sta benissimo
all'Inter ed ha la ferma intenzione,
quando tra alcuni mesi dovrà rinnovare
il contratto finanziario con l'Inter, di
prolungarlo per altri due anni a cuor
leggero, con fiducia piena nel
presidente Moratti, che lascerà libero
di proporre la cifra... Per il resto, il
vincolo del giocatore all'Inter è, come
ogni vincolo, senza termini. Come ogni
calciatore, è legato alla società che lo
ebbe ad ingaggiare e, dunque, nessuna
possibilità - a norma del regolamento
internazionale - gli si offrirebbe di
collocarsi sul mercato mondiale
(Columbia esclusa) in condizioni di
patente irregolarità.
La morte del padre, la dimenticanza in
cui è caduta la sua ragazza di un tempo
ormai lontano e il nuovo più profondo
rapporto che lega Angelillo in Italia ad
un'altra donna (anche se ella sta
attendendo dal divorzio di riacquistare
libertà allo stato civile) sono
altrettanti motivi che fissano nel
nostro Paese il destino dell'Angelillo
calciatore e dell'Angelillo uomo. Lo
riprova il fatto che, in questi giorni,
egli ha finito di arredare il nuovo
appartamento preso in affitto, in attesa
di acquistarne uno tutto suo. |
Da "Calcio Lombardo - MILANINTER" del 25
gennaio 1960
- Una copia del settimanale costava Lire 50
IL CAMPIONATO 1959/1960 venne vinto dalla Juventus, seconda in
classifica la Fiorentina, terzo il Milan |
FEBBRAIO 1960 - Voci di mercato e
ragioni politico/sportive del mancato
ingaggio di Pelé |
Le notizie diffuse da Goteborg sono
risultate del tutto infondate e pertanto
gli approcci tentati dall'Inter presso
il Santos per acquistare Pelé non hanno
portato ad alcun risultato, così come in
precedenza non avevano avuto esito i
tentativi compiuti dal Real Madrid. La
società brasiliana non ha neppure fatto
una questione di cifre, semplicemente si
è rifiutata anche solo di discutere la
cessione del suo giocatore. In primo
luogo perché Pelé serve alla Nazionale
brasiliana per i Campionati del Mondo
1962 e, in secondo luogo, perché il
presidente del Santos - uomo politico
con grosse ambizioni - ritiene, non
senza ragione, che la cessione di Pelé
gli alienerebbe le simpatie (e i voti)
di molti sportivi. Oltre a tenersi la
sua «meraviglia nera», il presidente del
Santos - che si presenterà candidato
alle prossime elezioni presidenziali
brasiliane - opererà il massimo sforzo
finanziario per potenziare la sua
squadra onde conquistare il titolo di
campione paulista che quest'anno, fra la
sorpresa generale, è andato al Palmeiras
di Julinho.
L'acquisto
di Pelé corrisponderebbe ai
desideri di Angelo Moratti volti al
calcio-spettacolo, tuttavia
l'Inter già possiede e riconfermerà per la
prossima stagione uno straniero di notevole
valore: Lindskog. Anche Angelillo e
Corso sono attaccanti di cui è sicura
sin d'ora la riconferma. Ci sono fondate
ragioni per ritenere che Angelillo
riprenderà in via definitiva l'antico
ruolo di centravanti, poiché verrà a
cessare il dualismo con Firmani, il
quale invece sarà quasi certamente
ceduto. E' probabile che Eddie venga
usato quale materia di scambio per avere
dalla Roma Zaglio o Guarnacci, cioè quel
laterale necessario per risolvere il
gravoso problema della organizzazione a
centrocampo. La linea d'attacco verrà
completata con un «oriundo» (interno o
ala) e con un'altra estrema destra italiana.
Negli
ambienti ufficiosi nerazzurri si
vocifera che l'oriundo in arrivo sarà un
grande giocatore. Il suo ruolo
dipenderà dal giudizio che, a fine stagione, i
tecnici avranno espresso su Mario Corso.
Il ragazzo, in effetti, ad un primo
tempo brillante fa spesso corrispondere
una ripresa deludente (o viceversa),
denunciando appunto l'impossibilità
fisica a svolgere (almeno sino ad ora)
per novanta minuti il gioco della
mezzala...
Possiamo inoltre anticipare che il 3
febbraio, nella riunione dei presidenti
di serie A, il cav. Angelo Moratti
proporrà di portare da uno a tre gli
oriundi tesserabili da ciascuna società
a partire dal campionato 1960/'61. Fra i
tre oriundi dovrebbero essere compresi
gli «assimilati italiani». Inoltre per
gli oriundi il presidente dell'Inter
intende avanzare la richiesta di
abolizione del limite d'età, nella
logica convinzione che è interesse
stesso delle società di ingaggiare
calciatori giovani...
Dalla
stagione 1946/47 a quella attuale
(14 anni di importazioni), le
società calcistiche italiane hanno tesserato
ben 189 giocatori provenienti da federazioni
straniere. Attualmente - in serie A - ne
sono in attività 36, così ripartiti
secondo la loro condizione federale: 9
stranieri, 5 assimilati, 4 fuori quota,
18 oriundi. Nel dopoguerra all'Inter
sono arrivati 21 «stranieri», tre dei
quali non sono mai stati utilizzati:
Cacciavillani (Uruguay), Natteri (Perù)
e Orlandi (Uruguay). |
Sintesi da "Calcio Lombardo - MILANINTER" del 1° febbraio
1960 - Una copia del settimanale costava Lire 50 |
|
APRILE 1961 - Per rinforzare la squadra si
contattano nomi altisonanti. Opzione su Pelé |
|
Herrera torna dalla Germania col
contratto di Seeler nella valigia |
MILANO, 27
aprile 1961 -
L'allenatore dell'Inter arrivò a Linate
un po' prima di mezzogiorno, con un
aereo di linea della Lufthansa
proveniente da Francoforte. Il mister
trascinava stancamente un bagaglio color
marrone e, alla vista dei giornalisti,
attaccò subito: "Ho in valigia il
contratto di Uwe Seeler, un formidabile
stoccatore, un calciatore fortissimo che
tira da tutte le posizioni. Fino ad ora
ha segnato 200 gol in campionato. Vi
pare niente? L'abbiamo ingaggiato per
tre anni. La cifra non interessa,
comunque è inferiore a quella pubblicata
dai giornali". Un giornalista fece
notare che, con l''ingaggio di Seeler,
l'Inter avrebbe risolto tutti i problemi
dell'attacco. Mancava appunto un
uomo-gol, tipo Altafini, anche se il
tedesco era un po' grassottello. In
Germania lo chiamavano «der dicke», il
grasso. Herrera, un po' seccato rispose:
"Grasso un corno, è un tipo
tarchiato, due spalle da boscaiolo, però
che muscoli e che scioltezza di
movimenti! |
|
La definizione adatta sarebbe
piuttosto «palla di gomma». Segna gol
con straordinaria facilità e possiede
un'elevazione stupefacente, lui che non
è un gigante. E non basta: se infila i
corridoi, per la difesa avversaria sono
guai. Quella di ieri contro il
Barcellona non è stata la sua migliore
partita. Seeler è capace di giocare
meglio". |
AL FUTURO «MAGO» DELL'INTER
VENNERO CHIESTI LUMI ANCHE SU SUAREZ |
Ma Herrera rispose che in squadra due
stranieri c'erano già: Seeler, appunto,
e Lindskog (vedi articolo soprastante),
giocatore utilissimo e di grande
rendimento. Al massimo avrebbero potuto
ingaggiare un oriundo. E non c'era
nessuna volontà societaria di cedere
Lindskog per andare su Suárez.
A questo punto arrivò il colpo di scena
finale: un giornalista gli riferì la
notizia che il Milan aveva preso Pelé.
Il mister nerazzurro, senza scomporsi,
ribatté prontamente: "Impossibile!
Pelé ha firmato un'opzione con l'Inter.
Siamo arrivati prima noi. Ma su Pelé,
fino a dopo i mondiali, sarà difficile
fare assegnamento". |
DALLA GERMANIA UWE SEELER TACEVA |
Notizie provenienti da Amburgo
informavano che Uwe Seeler rifiutava
sistematicamente di commentare il fatto
di un suo avvenuto ingaggio da parte
dell'Inter. Avrebbe parlato solamente
dopo il 3 maggio, giorno in cui era
previsto a Bruxelles lo spareggio col
Barcellona, valevole per le semifinali
della Coppa dei Campioni. |
RIPRENDE IL CAMPIONATO CON LA JUVE
SCONFITTA A TAVOLINO |
Domenica riprende il campionato con la
classifica modificata «secondo la
legge», vale a dire con la Juventus
sconfitta a tavolino nel confronto
diretto con i nerazzurri, anche se il
consiglio direttivo della squadra
torinese ha preso la decisione di
ricorrere alla CAF (Commissione di
Appello Federale) contro il verdetto
emanato ieri dalla Commissione
Giudicante della Lega Nazionale. Il
ricorso potrebbe essere esaminato sabato
6 maggio.
L'Inter scenderà in campo a Ferrara con
la Spal. Bolchi, rientrato da Parigi
dove si era sottoposto alle cure di
Wanono, ha dimostrato nell'allenamento
svolto ieri a Linate di essersi
perfettamente ristabilito. Il problema
muscolare alla gamba infortunata si è
risolto con una seduta di massaggi e
qualche consiglio giusto. Anche Buffon e
Lindskog hanno superato brillantemente
l'ultimo collaudo, ragion per cui
Herrera, rientrato poche ore prima da
Amburgo, ha potuto annunciare lo
schieramento nerazzurro... |
FORMAZIONE DELL'INTER CONTRO LA SPAL: Buffon,
Picchi, Gatti, Bolchi, Guarneri, Balleri,
Bicicli, Morbello, Firmani, Lindskog e
Corso - Info da
"TUTTOSPORT" del 28 aprile 1961 |
COME ANDO' A FINIRE?
- Il Milan e l'Inter non ingaggiarono
mai Pelé. Anche Uwe Seeler rimase in
patria e continuò a giocare
nell'Amburgo. Dal Barcellona, nel 1961
arrivò invece all'Inter proprio
Luis Suárez Miramontes
(pallone d'oro nel 1960), che sembrava
fuori da ogni mira nerazzurra. Un
acquisto più che fortunato, il cervello
della "Grande Inter" di Angelo Moratti, uno
che i gol, più che farli, li faceva
fare, il vero motore della squadra, uno che
sul campo non si risparmiava mai... |
|
|
Sono stati consultati: "Tuttosport"
05-04-1954 / "Inter 11- Speciale
Scudetto" - (supplemento a "Inter Footbal Club
n. 5" - 1970)
La Gazzetta dello Sport " 80 anni di
cronaca sportiva" / "Epoca"
31-05-70 / "Il calcio e il
ciclismo illustrato" 10-09-1953 |
INDICE GENERALE
'800
CRONACA 01
02
03
04
05
06
SPORT GIRO
TOUR
CICLISMO
ALTRI
FAUSTO COPPI
INTER
RIVISTE |
|
|