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Scoperte, invenzioni, record
e avvenimenti importanti che
hanno segnato il XX Secolo |
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Finestre fotografiche
su Liguria e Toscana |
GENOVA |
Il
capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
"Capitale Europea della Cultura"... |
EUROFLORA |
In
primavera, ogni 5 anni,
alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo... |
VIA FRANCIGENA |
Col
Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento... |
PARCO DEL MAGRA |
A
Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa... |
GOLFO DELLA SPEZIA |
Tra la punta
di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più
profonde insenature di tutto il litorale occidentale
italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella
quale è incastonata La Spezia, città sede di porto
militare e mercantile, che oggi è anche punto di
attracco per le navi da crociera... |
LE CINQUE TERRE |
Cinque
borghi marinari il cui destino è sempre stato
storicamente legato alla terra e all'agricoltura
piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della
Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i
Patrimoni Mondiali dell'Umanità... |
LA VAL DI MAGRA |
Nobili,
vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio... |
LA VAL DI VARA |
La
"Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa... |
LA LUNIGIANA |
La
"Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e
perfettamente conservati... |
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Close Up |
Argomenti del
sito in primo piano,
eventi, news e storia del territorio |
Le Alpi Apuane
Originano da movimenti
tettonici del fondo marino
e sono un "monumento
geologico" unico al mondo... |
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Liguri Apuani e Statue Stele
Le radici più profonde delle
comunità lunigianesi affondano
fino alle soglie della protostoria.
Mari e monti un tempo erano
occupati dalla bellicosa
popolazione dei Liguri Apuani... |
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Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
territorio, un tempo abitato dai
bellicosi Liguri Apuani, da dove
parte questo sito... |
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Antiche ricette in Lunigiana
Piatti prelibati di
una cucina essenziale, ma non per questo meno saporita. Cibi dal
sapore antico che tornano ad imbandire le nostre tavole dopo
essere stati riscoperti a nuova vita. |
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Ferrovia Aulla-Lucca
Il fascino dei
treni d'epoca
e delle locomotive a vapore |
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Ferrovia Pontremolese
Una linea di
vitale importanza
per La Spezia e la Lunigiana |
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Ex
Ceramica Vaccari
Il comprensorio
della fabbrica è un prezioso esempio di civiltà industriale di
fine Ottocento e rappresenta un pezzo di storia fondamentale per
Santo Stefano Magra e per tutta la Provincia della Spezia. Le
aree recuperate vengono oggi dedicate all'arte, allo spettacolo,
alla cultura... |
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Il dialetto genovese
Le trasformazioni
fonetiche avvenute nella parlata di Genova sono un segno
inequivocabile del dinamismo espresso dalla città durante i
secoli della Repubblica. A Genova il dialetto è una lingua viva,
che oggi viene insegnata anche nelle scuole... |
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Infiorate del Corpus Domini
"Per tetto un cielo di stelle e
per strada un tappeto di fiori...".
A Brugnato, ogni anno, giovani e
meno giovani si radunano nel
centro storico per abbellire strade
e piazze con disegni floreali,
secondo un'antica tradizione che
origina da un miracolo
avvenuto a Bolsena... |
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Mezzi da lavoro storici
I raduni e le
esposizioni di questi autoveicoli sono un modo per ricordare ed
onorare le persone che, in passato, questi mezzi li hanno
guidati per mestiere... |
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Mezzi militari storici
I più celebri
veicoli militari che hanno partecipato alle vicende della
Seconda Guerra Mondiale sfilano per strade e piazze e mantengono
vivo il ricordo di quei terribili giorni... |
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INDICE GENERALE
'800
CRONACA 01
02
03
04
05
06
SPORT GIRO
TOUR
CICLISMO
ALTRI
FAUSTO COPPI
INTER
RIVISTE |
L'INTERNAZIONALE
di Milano nella stagione 1970-'71 vince il suo 11° scudetto |
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Emozioni di una splendida impresa, di un trionfo
di uomini veri, decisi a tutto |
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Sintesi dal "Corriere della Sera" del
3 maggio 1971 |
E'stata una giornata in cui le
sostanziali differenze di carattere, di
saldezza morale, di vigoria fisica, di
consapevolezza delle proprie forze, sono
inoppugnabilmente emerse nelle due
squadre (Milan e Inter ndr) quasi a
sottolineare definitivamente, nell'ora
della decisione, l'ineccepibile equità
di un verdetto che, dopo cinque anni,
riporta l'Inter al vertice dei valori
nazionali e la reinserisce nel grande
giro del calcio europeo, ove è ancora
vivo il ricordo delle sue fulgide
imprese...
Vincere uno scudetto è sempre esaltante;
ma per una delle due squadre milanesi lo
è molto di più se lo si vince
lasciandosi alle spalle proprio
l'antagonista più tradizionale ed
irriducibile. E' uno scudetto che ha
un'altro sapore. |
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Ma questo titolo non ha solo un
altro sapore: Ha anche un'altro
significato. E' uno scudetto diverso da
tutti quelli che lo hanno preceduto e
non solo nella storia dell'Inter. E'
forse il primo scudetto nelle vicende
del calcio che i giocatori non sono
costretti a spartire con altri. La
commozione di Fraizzoli è legittima:
tifoso della vecchia guardia, spinto
come pochi da passione disinteressata,
ha dovuto sopportare per anni il peso
dei vecchi trionfi, al contestazione
spesso legittima dell'opinione pubblica,
la trafittura di aspri schieramenti e
oggi può offrire come orgogliosa
risposta uno scudetto conquistato in un
arco di tempo molto più breve di quello
che sia occorso a molti suoi
predecessori. Anche l'esultanza di
Invernizzi è legittima: ha preso l'Inter
quando sembrava disgregata, priva di
volontà, destinata o rassegnata ad un
campionato mediocre, se non
preoccupante; e oggi egli scrive il suo
nome - il nome di un tecnico giovane,
serio, prudente, attento, studioso - nel
libro d'oro dell'Inter e del calcio
italiano...
Questo successo appartiene ai giocatori
nel male come nel bene; gli appartiene
per l'amarezza che hanno inflitto al
tecnico paraguayano (Heriberto Herrera
ndr), sottolineando crudelmente
l'ostilità e l'incomprensione dei loro
rapporti; gli appartiene per
l'entusiasmo che hanno saputo suscitare
fra le schiere dei tifosi nerazzurri e
per l'ammirazione che hanno provocato in
tutto il mondo del calcio attraverso la
realizzazione di un'impresa -
l'inseguimento, l'aggancio, il sorpasso,
lo scudetto, che è destinata a restare
memorabile nella storia del calcio. E'
un'impresa realizzata con lo spirito
della vecchia Inter; la stessa grinta,
la stessa concentrazione, la stessa
spietata capacità di punire ogni errore
commesso dagli avversari, la stessa
fulminea rapidità d'esecuzione, la
stessa esperienza, lo stesso altruismo,
la stessa compattezza; ed in più una
voglia matta di dimostrare di essere
ancora viva. E lo ha dimostrato. Questo
scudetto non scaturisce tanto dal gioco
quanto dalla volontà e dall'orgoglio. E'
uno scudetto per uomini veri, decisi a
tutto. Come sono stati gli uomini
dell'Inter 1971, per l'undicesima volta
campioni d'Italia. |
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In altra pagina i primi scudetti vinti dall'INTERNAZIONALE di Milano |
LO SCUDETTO
DEL SORPASSO E DELLA MAGICA TABELLA
Il
2 maggio 1971 è stato il giorno della
sicurezza matematica: il Milan perde a
Bologna, l'Inter trionfa su Foggia e la
folla invade San Siro in un tripudio di
bandiere, di evviva, di entusiasmo che
dilaga dallo stadio in tutta la città in
una serie di frenetici e travolgenti
caroselli. Gli stendardi nerazzurri, in
piazza del Duomo, prendono il posto
degli stendardi politici. Una
manifestazione di sport, genuina, carica
di passione e di trasporto fa sventolare
i vessilli dell'Inter sul monumento a
Vittorio Emanuele II ed in tutti gli
angoli della capitale lombarda, sui
balconi ed alle finestre degli Inter
Club sparsi in tutt'Italia. Lo scudetto
dell'Inter diventa un fenomeno di gioia
nazionale, perché l'Inter (come
dimostrano le recenti inchieste Doxa) è
la squadra che possiede il maggior
numero di tifosi ed altri ancora ne avrà
certamente acquisiti con questa sua
ultima, sensazionale impresa... Tutti
sono concordi nel ritenere che quella
fornita dall'Inter è stata una delle
imprese più valide e più travolgenti che
una squadra di calcio possa offrire...
Due resteranno le date indimenticabili
di questo scudetto: il 7 e il 28 marzo |
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1971! In quelle date l'Inter rifiniva il
suo destino di squadra campione. Il mese di
marzo è stato fatale al Milan e trionfale per
l'Inter. Il 7 marzo, nel derby, i nerazzurri
agghiacciavano letteralmente i rossoneri, che
poi hanno ceduto sia atleticamente che
moralmente. Lo stupendo gol di Corso e
l'esaltante bis di Mazzola portarono l'Inter ad
un solo punto dal Milan, precisando che i
nerazzurri erano depositari di un gioco
superiore, brioso, moderno, che avrebbe avuto
come logica conseguenza lo scudetto.. Battuto,
umiliato, il Milan alzò bandiera bianca di
fronte alla superiorità interista e il 28 marzo
venne sconfitto in casa dal Varese, mentre
l'Inter "bruciava" il Catania negli ultimi
minuti con un gol di Bertini. La travolgente
avanzata nerazzurra si era così compiuta con un
sorpasso a tutto clacson, elettrizzante...
Si deve anche dire che ogni giocatore ha dato
il meglio di sé stesso, sul campo e fuori
dal campo. Tutti hanno condotto una
regolarissima vita da atleta dal giorno in cui
tutti insieme, rifacendosi alla
tabella
Mazzola-Facchetti, hanno deciso di
non arrendersi nonostante i sei punti di
svantaggio dal Milan e i sette dal Napoli. La
tabella redatta da Mazzola e Facchetti ha
rappresentato una guida sicura, un punto fermo
sul quale fare leva per la riscossa, un
importante e, alla lunga, un formidabile
incentivo.... |
IN CINQUE MESI DAL FALLIMENTO AL TRIONFO: ELOGI ANCHE
DAL PRESIDENTE DEL MILAN |
Il 22 novembre 1970 - settima giornata di
campionato - l'Inter tenta il gran colpo
al Fuorigrotta. Segna per prima con Jair,
ma alla fine sarà sconfitta per 2-1. Ora
il Milan è a quota 12 e la precede di 6
punti: sarà il distacco più forte
dell'anno. Eppure l'Inter non si
rassegna. Mazzola e Facchetti
compilano una tabella di marcia per
risalire la corrente: è la prima
pietra delle grande rimonta. Già nel
turno seguente, pur soffrendo molto, i
nerazzurri mettono sotto il Catania per
3-2 ed iniziano una vertiginosa
arrampicata verso la vetta della
classifica, mentre il Milan, dopo un
ottimo girone d'andata, accusa una
chiara flessione di rendimento. E questa
flessione - come ha giustamente rilevato
il presidente rossonero Carraro -
è coincisa con un periodo esaltante dei
nerazzurri. In 21 partite i nuovi
campioni d'Italia hanno «mangiato» 11
punti ai «cugini»:
è un rilievo che basta ad illustrare il
ritmo ch'essi hanno tenuto nell'arco
della serie scudetto.
Il presidente del Milan, tra le altre
cose, ha avuto parole di elogio per il
successo dell'Inter: "Anzitutto
dobbiamo veramente congratularci con
l'Inter per la vittoria che ha
conquistato. L'Inter aveva tirato il
fiato per qualche tempo, almeno sul
piano psicologico, a livello di
scudetti. Quest'anno, invece, ha
prodotto il massimo sforzo, onorandolo
con il successo finale. Noi del Milan
dobbiamo quindi stringere la mano ai
giocatori e all'allenatore nerazzurri, e
considerare veramente grande la società
che li ha sostenuti". |
ANCHE IL «MAGO» HELENIO HERRERA TELEGRAFA ALLA
SOCIETA' PER CONGRATULARSI |
Helenio Herrera, l'allenatore che guidò l'Inter
a tutte le conquiste nell'epoca d'oro
della gestione Moratti, ha così
commentato: "Sono felice per la
vittoria dell'Inter in questo
campionato. A riprova di ciò, ho mandato
un telegramma con i miei complimenti ai
giocatori e alla società. Questo
successo assomiglia a quello che l'Inter
ottenne qualche anno fa sotto la mia
guida tecnica, rimontando in maniera
analoga a quella di quest'anno il Milan,
che era in vantaggio di 7 punti in
classifica... La vittoria finale è
andata alla squadra che ha meritato di
più. Il rendimento eccezionale di Corso,
il grande campionato di Boninsegna, di
Vieri, di Burgnich utilizzato come
libero: sono queste alcune delle chiavi
dello scudetto nerazzurro. Adesso
l'Inter può puntare alla Coppa dei
Campioni. Avrà bisogno di qualche
ritocco, perché un torneo di quel genere
non è come il campionato italiano; ma
anche in Coppa potrà fare molta
strada..." |
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In altra pagina i successi della "Grande Inter" di Angelo Moratti |
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NERAZZURRI
CAMPIONI CON DUE GIORNATE D'ANTICIPO
Sintesi dalla "Gazzetta di Parma"
del 3 maggio 1971 -
Apoteosi
anticipata per l'Inter che a due
giornate dalla fine del campionato si è
trovata lo scudetto cucito sulla maglia,
complice il nuovo scivolone del Milan.
Il delirio dei tifosi è stato portato al
massimo grado vuoi per le notizie che
via radio giungevano da Bologna, vuoi
per la partita superlativa che i
nerazzurri hanno giocato contro un
Foggia per niente disprezzabile. L'odore
dello scudetto ed anche le imminenti
convocazioni per la Nazionale (di cui
sperano di costituire il blocco di base)
sono stati gli incentivi che hanno
spinto i giocatori dell'Inter ad una
grande prestazione.
Una rete iniziale di Boninsegna,
tanto bella da far gridare al |
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capolavoro, ed altri quattro gol con
azioni sempre precise ed incisive:
questo lo spettacolo che l'Inter ha
fornito oggi al proprio pubblico. I
migliori fra i nerazzurri sono stati
quei giocatori per i quali si profila la
maglia azzurra: il "cannoniere"
Boninsegna; Mazzola, anch'egli tornato
al gol e autore anche di molte pregevoli
rifiniture; Corso, per il quale la
maglia della Nazionale vuole essere il
premio di una stagione senza precedenti
per lui; Bertini, impreciso nelle
conclusioni, ma sempre giocatore di
notevole peso in campo; Facchetti,
ottimo sia in difesa che negli
sganciamenti in avanti culminati con una
rete segnata di prepotenza e Burgnich
preciso coordinatore della difesa.
A questa apoteosi hanno validamente
contribuito anche i comprimari,
da Bellugi, a Jair, a Bedin per il quale
potrebbe profilarsi una convocazione in
Nazionale ad opera di Valcareggi, del
tutto meritata visto che in Italia
attualmente pochi centrocampisti possono
vantare un rendimento pari al suo...
La larga vittoria interista ha trovato
maggior valore nel fatto che di fronte
ai nerazzurri si trovava un Foggia che
non è mai stato boccone facile per
alcuno. Gli ospiti, nonostante le cinque
reti subite, non hanno affatto giocato
male, anzi hanno ribadito di avere una
buona impostazione generale di
squadra... |
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Giovani, neo-acquisti, riserve che hanno
contribuito all'appassionante avventura |
Dei "senatori" dell'Inter 1970-'71
(Burgnich, Facchetti, Bedin, Jair,
Mazzola, Corso) si parla ampiamente
nella pagina sulla "Grande Inter" di
Angelo Moratti. Di seguito si pone
invece l'accento su quei giocatori che
sono stati protagonisti della grande
impresa pur partendo dalla panchina, pur
essendo dei neo-acquisti, pur essendo
dei giovani emergenti senza grosso
credito iniziale. Insomma: "tutti
insieme, appassionatamente..." |
LIDO VIERI
- anni 32 - Un suo furente destro al
mento di Altafini (ore 17,17 del 21
marzo) metteva momentaneamente in crisi
l'Inter che poi usciva dall'impasse
rilanciando Bordon. In effetti Vieri se
la cava decisamente meglio tra i pali
che sul ring. Lo ha dimostrato anche
quest'anno, pur con un incerto inizio.
Dimenticato lo choc-Newcastle, non ha
più sbagliato una partita, sfiorando il
record di imbattibilità. Dopo 670 minuti
a quota zero, Altafini ha infranto il
suo sogno con un diabolico e rapido
inserimento in area. Vieri, tornato in
campo con la Sampdoria, è riuscito a
mantenere un auto controllo eccezionale
e Invernizzi si è messo tranquillo. In
molte partite ha salvato il risultato
con le sue prodezze. Purtroppo ha perso
il giro della Nazionale per le due crisi
di nervi che lo hanno tradito in terra
inglese e a San Siro e che gli sono
costati tre anni di squalifica.
IVANO BORDON
- anni 20 - Definito "il portiere di
ghiaccio". Squalificato Vieri, si è
addossato con disinvoltura una
responsabilità tremenda. Invernizzi era
convinto che se la sarebbe cavata, anche
se lo affermava con tanta paura dentro.
Bordon è riuscito a non soffrire i
timori esterni, evidenti, anche se
diplomaticamente mascherati. Anche in
campo è sempre stato tranquillo e con
lui tra i pali l'Inter non ha perso
punti (anzi forse ne ha guadagnati un
paio). Il suo primo anno in serie A è
super positivo: sei intere partite che
hanno fruttato 12 punti. L'avvenire si
prospetta roseo e su questo è d'accordo
anche Vieri.
MAURO BELLUGI
- 21 anni - Quando lo presentano dicono:
li ha fermati tutti. Tra i nomi più
famosi del campionato, ha bloccato anche
Prati e Bettega. Il suo battesimo col
fuoco è stato il derby, dove si temeva
che non reggesse il confronto con Prati
ala-centravanti. Invece ha raggiunto una
votazione largamente sufficiente.
Carattere esuberante ed estroverso, in
campo ritrova una naturale
concentrazione. Tira fuori gli artigli e
azzanna. Ha molta forza atletica e, a
volte è anche troppo irruente. Sbocciato
sotto Heriberto, ha completato la
maturazione con Invernizzi che lo
considera uno dei giovani più
promettenti. Non è stato schiacciato
dalla pesante eredità lasciatagli da
Burgnich. Una stagione senza dubbio
positiva. Qualche tempo fa aveva
dichiarato che voleva diventare famoso
come Arrigo VII, morto a Buonconvento in
circostanze mai chiarite. Mauro Bellugi,
da Buonconvento in provincia di Siena, è
stato accontentato: ora è famoso e
campione d'Italia!
GIANCARLO CELLA
- anni 31 - Spodestato da Burgnich dopo
l'avvento di Invernizzi, ha vinto il
suo... scudetto a Catania, quando ha
rimpiazzato il titolare in modo
splendido, pur con la folle paura di
perdere. Se l'Inter avesse perso la sua
imbattibilità, tutti avrebbero detto:
"E' colpa del rientro di Cella". Lui
invece ha stretto i denti e ce l'ha
fatta, conquistandosi un pizzico di
gloria e una fettina di scudetto. Poi è
tornato diligentemente e pacificamente a
fare la riserva di Burgnich. Per l'ex
granata il bilancio, nonostante tutto è
positivo, perché all'inizio non era lui
a non funzionare ma l'intera squadra.
Nel 1962 era il mediano migliore
d'Italia, con il biglietto in tasca per
i Mondiali del Cile. Venne fermato da un
grave infortunio al ginocchio avvenuto a
Ferrara, che gli fece vivere giorni da
incubo e che stava per troncargli la
carriera.
MARIO GIUBERTONI
- anni 26 - L'uomo venuto dal Sud ha
vinto uno scudetto! Il salto dal Palermo
all'Inter era stato notevole per questo
ragazzo modesto, tenace e taciturno.
Invece, dopo appena un anno in
nerazzurro, lo chiamano già «l'ammazza
centravanti». Questo riconoscimento se
lo porta come un fiore all'occhiello,
facendo presente che la definizione va
interpretata così: "colui che non fa
toccare palla agli avversari". E'
l'unico neo-nerazzurro scampato alla
grande purga tecnico-tattica. Chi se ne
è andato, chi è finito in panchina...lui
invece ha resistito fino in fondo.
Secondo i compagni di squadra è un altro Guarneri. Forse come stile è un po'
peggio di Aristide, migliore invece per
quanto riguarda la grinta. Molti lo
indicano alle soglie della Nazionale.
Una bellissima soddisfazione per uno che
fino ad un anno fa lottava per non
retrocedere...
MARIO BERTINI
- anni 27 - E' un podista scatenato e
quando Mario Corso lo ha fatto correre
non si è certo tirato indietro, dando al
centrocampo nerazzurro una spinta
notevole. Non ha sicuramente disputato il suo
migliore campionato, ma ha il grosso
merito di avere segnato uno dei più
importanti gol della stagione, quello
della vittoria a Catania (1-0) che,
grazie alla contemporanea sconfitta
interna del Milan(1-2 col Varese) ha
fatto pendere decisamente la bilancia
tricolore dalla parte dell'Inter. Dopo
questa prodezza è tornato diligentemente
dietro le quinte goleadoristiche per
fornire importanti suggerimenti al
bomber Boninsegna. Un campionato con
qualche ombra, ma con un record: quello
dei chilometri percorsi!
ROBERTO BONINSEGNA
- 28 anni - Parlano per lui i suoi 24
gol, di tutti i tipi, anche su rigore.
Di forza, d'astuzia, di piede o di
testa, da ogni posizione, persino
sembrati impossibili. Al centro delle
polemiche per la cessione di Domenghini
al Cagliari, il suo acquisto, fortemente
voluto da Fraizzoli, si è rivelato la
migliore operazione di mercato della
stagione. Boninsegna ha disputato un
campionato, a dir poco, strepitoso. La
sua assenza nelle prime partite è
costata all'Inter parecchi punti ed a
Heriberto il posto. Il centravanti
nerazzurro, valorizzato dal modulo
rapido della squadra, ha superato
perfino il record di Riva; si è
dimostrato insomma, in tutto e per
tutto, un bomber di notevole stazza,
sicuramente uomo campionato. Le
vittorie, nel calcio, si ottengono in
undici, ma non si azzarda niente nel
dire che se Boninsegna fosse andato in
crisi, forse l'Inter avrebbe avuto molte
difficoltà nel vincere il titolo. Lui si
definisce un duro, uno che non si
arrende mai, temprato da tanti momenti
amari vissuti nella sua carriera, oggi
ripagati da questa grande soddisfazione
e dal titolo di capocannoniere.
MARIO FRUSTALUPI
- anni 29 - Inizialmente si diceva che
era il doppione di Corso e che quindi si
trattava di un acquisto sbagliato. Lui,
perfettamente conscio dei suoi limiti e
delle sue qualità, ascoltava e soffriva
in silenzio, con la segreta speranza
che, prima o poi, la gente si sarebbe
ricreduta. Invernizzi lo ha utilizzato
come tredicesimo fisso, ruolo delicato,
oscuro per varie ragioni, ma
indispensabile. Frustalupi ha sempre
risposto al meglio. Non c'è stata volta
che, entrato al posto di questo o
quello, non abbia fatto per intero il
suo dovere con lodevole generosità. In
questa stagione va menzionata la partita
col Bologna dove ha segnato il gol del
2-1 per i nerazzurri (finale 2-2): una
rete avvenimento perché è difficile che
"Frusta" impensierisca i portieri
avversari dato che, per temperamento e
abitudini di gioco, gli è più congeniale
difendere il "suo" portiere. E lo fa
benissimo, giocando a tutto campo.
BERNARDINO FABBIAN
- Si era presentato al gran pubblico il
24 agosto del 1970, per l'amichevole
Inter-Bayern. Una fischiata terribile,
San Siro pareva sul punto di crollare.
Ma ci vuol altro per smontare Fabbian,
faccia d'angelo e cuore di granito, un
ragazzo orgoglioso. Una partita oggi,
una partita domani, è riuscito a
collezionare 17 presenze.
Possiamo dire di lui che è il Tagnin
nerazzurro 1970-'71, con più classe e
col... contachilometri. Fabbian ha
sempre fatto il gregario di lusso con
un'umiltà insospettata per chi lo
ricordava pieno di personalità e di
lampi di genio nella squadra
«Primavera». Si è adeguato ai voleri
prima di Heriberto poi di Invernizzi con
grande modestia. Ha annullato registi
come Suarez e C., ma ha pure corso
sempre per due e tamponato la difesa,
risultando così pedina tattica
determinante in alcune circostanze
critiche (un vero mastino quando deve
stare sull'uomo). Il paragone con Tagnin
è quindi abbastanza azzeccato, anche se
le differenze fra i due sono sensibili.
Fabbian è giocatore di classe, ben
impostato e con un calcio pochissimo
grezzo, un altro giovane
per la squadra di domani che, secondo
Invernizzi, finirà anche nel giro della
Nazionale.
GABRIELE ORIALI
- 19 anni - Buono il suo comportamento.
Ha esordito in serie a contro la Roma
all'Olimpico, senza accusare emozioni,
tenendo il campo a meraviglia, non
facendo vedere la palla a quel brutto
cliente che è Cappellini. Poi è stato
impiegato a Catania, nel giorno più
importante del torneo dell'Inter, quello
del sorpasso. Punto di forza della
Primavera nerazzurra e della Nazionale
juniores è un terzino sicuramente
promettente.
MARCO ACHILLI
- Studente di sociologia all'Università
di Trento, ha esordito con l'Inter di
Invernizzi nella partita interna contro
il Catania segnando un gol. Durante la
stagione 1970-'71 ha collezionato in
tutto tre presenze.
ALBERTO REIF
- E' in servizio di leva e quindi non
può allenarsi al meglio con i compagni.
Ha giocato le partite più amare della
stagione, quelle dell'andata col
Cagliari (1-3) e col Milan (0-3). Spera
di rifarsi nella prossima stagione.
OSCAR RIGHETTI
- 23 anni - Ha giocato solo 11
minuti, durante l'incontro Roma-Inter,
in sostituzione di Bertini. |
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UN
TITOLO CHE RESTERA' MEMORABILE NELLA
STORIA DEL CALCIO
Sintesi da
"La Gazzetta dello Sport" del 3 maggio
1971 - Cinque reti al
Foggia a San Siro e l'Inter è campione
d'Italia in anticipo di due turni.
Un'Inter bella, forte, la più forte di
tutte, addirittura irresistibile, che
raccoglie un meritato trionfo. Era
atteso, ma non per ieri. Almeno sino a
10 minuti dalla fine, non lo si poteva
immaginare. Il Milan, secondo le notizie
della radio, era dato ancora vincente
per 2-1 a Bologna. Poi, improvvisa, la
notizia del 2-3. La frana clamorosa del
Milan coincideva con la strepitosa
vittoria dell'Inter sul Foggia (5-0).
Gran tripudio sugli spalti, l'ultimo gol
della splendida cinquina, la palla
neppure rimessa al centro, infine
Invernizzi che accorre in campo per
abbracciare i suoi, la prima pacifica
invasione, trionfini personali, la
polizia ad arginare il traboccante
entusiasmo e l'intero campo, dopo che le
squadre sono uscite, ammantato di folla
osannante. L'Inter si fregia del suo
11° scudetto e torna ai fasti della
Coppa dei campioni. Come risorta dalle
sue ceneri, l'Inter si riallaccia alla
grande Inter della tradizione più
recente e più gloriosa, chiusa
malinconicamente nel 1967... |
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Sono passati quattro anni, ma sembra ieri.
Si fa presto a recuperare il passato quando
un'affermazione è così perentoria, alla stessa
insegna del passato prepotente che la squadra
nerazzurra fece ammirare in Italia, in Europa e
nel mondo. Sei undicesimi di questa formazione,
non a caso, sono gli stessi di allora:
Burgnich
(al suo 5° scudetto),
Facchetti,
Jair, Mazzola e
Corso (al loro 4° scudetto), Bedin al 3°. Gli
altri sono gli innesti indovinati con un
travaglio neppure lungo, che ha del miracoloso.
Come miracolosa è parsa la strepitosa rincorsa,
esaltante la serie positiva, che a suggello, ha
infilato ieri la ventunesima partita utile
consecutiva. Il Milan crollava e l'Inter si
confermava invece la migliore...
Tra i giocatori che quest'anno hanno vinto lo
scudetto con l'Inter, Tarcisio Burgnich
(nato a Ruda, in provincia di Udine, il 25
aprile 1939) è il calciatore in attività che ha
vinto il maggior numero di scudetti: cinque (uno
con la Juventus nella stagione 1960-'61 - 13
presenze - e quattro con l'Inter nel 1962-'63,
1964-'65, 1965-'66 e quest'ultimo). Per la
conquista matematica del suo 11° titolo
italiano, l'Inter ha impiegato 20 giocatori.
Solo Giacinto Facchetti ha giocato tutte le
partite. Per ben nove volte Frustalupi è entrato
come 13° uomo. Tre nerazzurri hanno avuto
quest'anno il battesimo in serie A: si tratta di
Fabbian, riserva di gran lusso, che ha
collezionato 17 presenze, Bordon con 8 (due come
12°) e Oriali con 2. Da ricordare che Invernizzi
è subentrato ad Heriberto Herrera dopo la 5a
giornata, allorché l'Inter aveva solo quattro
punti in classifica. Con Invernizzi non hanno
più giocato Pellizzaro (ritornato al Palermo) e
Reif, mentre Cella è ricomparso alla 23a
giornata nella trasferta di Catania, come libero
al posto dello squalificato Burgnich. In pratica
gli "uomini nuovi" adoperati da Invernizzi per
la scalata al vertice sono stati Jair, Bedin e Bellugi.
L'Inter che ha raggiunto il 21° risultato
utile consecutivo, allungando così il
relativo primato stagionale, potrebbe
raggiungere i seguenti tre record relativi ai
campionati a 16 squadre: 1) massimo
punteggio in classifica (attualmente di 46 ed
appartenente al Milan che lo conquistò nella
stagione 1967-'68; 2) massimo numero di
vittorie (attualmente di 20 e detenuto
dall'Ambrosiana Inter 1939-'40 e dal Torino
1942-'43) a seguito delle 19 attuali; 3)
massimo numero di vittorie casalinghe
(attualmente di 13 e appannaggio tre volte della
stessa Ambrosiana Inter nel 1935-'36, nel
1937-'38 e nel 1939-'40 e del Bologna sempre nel
1939-'40 e nel 1940-'41). Al momento l'Inter è a
quota 12 vittorie e quindi tale record può solo
eguagliarlo. |
LA FORMAZIONE DELL'INTER 1970-'71:
Vieri, Bellugi, Facchetti, Bedin,
Giubertoni, Burgnich, Jair, Bertini,
Boninsegna, Mazzola, Corso. (Riserve:
Bordon, Cacciatori, Cella, Fabbian,
Frustalupi, Reif, Pellizaro) |
|
In altra sezione le
fotografie di nomi illustri nella storia della
società |
LACRIME E CHAMPAGNE PER IL COMMOSSO
PRESIDENTE FRAIZZOLI
Sintesi da "Tuttosport"
del 3 maggio 1971 - La grande festa dell'Inter è
cominciata a quattro minuti dal termine quando
sull'onda dei transistor è arrivata alla
folla nerazzurra la lieta novella: il
Milan stava perdendo, l'Inter era
matematicamente campione d'Italia. Urrah.
Bandiere al vento, gole spiegate, un
urlo solo esaltante e continuo per
quattro minuti, un urlo che diventa
violento quando Jair caccia in gol il
quinto pallone della domenica. Di corsa
negli spogliatoi.
Peppino Prisco
attende la conferma del 3-2 di Bologna.
Poi si aspetta il presidente bloccato
lungo le scalee dalla folla in delirio.
E' la prima vera gioia di
Ivanoe
Fraizzoli che è molto commosso e ne
ha ben donde. Mentre varca la porta lo
assale il fragoroso saluto dei
giocatori. La festa è completa: volano
pacche, abbracci, si posa per le foto
ricordo. Il presidente fra
Mazzola e
Corso, fra Corso e Bedin, fra
Bedin e
Vieri. La porta è spalancata:
Cella si getta vestito di tutto punto nella
vasca. Lui che ha giocato poche partite
è il più felice di tutti.
Fraizzoli stura lo champagne e lo beve
in proletari bicchieri di cartone, ma è
comunque |
|
|
dolcissimo. Il presidente si avvicina ad
Invernizzi, gli versa addosso il Don
Perignon e di dice: "Champagne
scudetto, champagne che porta fortuna".
Oggi il presidente, liberato da un
incubo, si sente autorizzato a parlare e
confessa: "Dedico questo scudetto a
mia moglie, l'unica persona che mi sia
stata vicino, che mi abbia confortato
nei momenti grigi, che mi abbia convinto
a non mollare ogni cosa, a lottare e
soffrire. Scusate, forse vi parrò
immodesto, ma vi garantisco questo
scudetto non mi ripaga delle molte
amarezze sopportate in questi tre anni
di presidenza. Chi mi conosce bene sa
che non parlo a vanvera. Ad un certo
momento è stata messa in dubbio la mia
buona fede, si è speculato sulla mia
onestà. Il male più grande me lo hanno
procurato persone alle quali avevo fatto
del bene...".
In questa giornata di festa, di visi
stravolti e di caos indescrivibile,
perfino l'avvocato Prisco ha perduto la
parlantina, ma non il gusto polemico.: "Per
tutto l'anno - dichiara il
vicepresidente - ho goduto a
sfottere. Adesso taccio, ed è un
silenzio che uccide...". Parla
invece
Gianni Invernizzi,
l'allenatore fatto in casa, che attacca
così il suo pistolotto tecnico: "Scudetto
meritato. Con la vittoria di oggi
l'Inter ha ribadito il diritto di
vestire in blocco l'azzurro. Quando mi è
stata affidata la squadra, ho fissato il
primo punto del programma: riportare
l'Inter ad esprimersi sui livelli
congeniali al ricco parco giocatori.
Dopo cinque o sei domeniche, visto che
c'era veramente qualcosa di buono, ho
fissato il secondo punto della scalata:
tenere il passo del Milan che, in qual
momento, stava andando forte. Dopo altre
giornate di campionato l'ultimo punto:
arrivare al derby con soli tre punti di
distacco. Il resto, amici, è cronaca."
Invernizzi poi conclude: "Sia
comunque chiaro che lo scudetto lo ha
vinto l'Inter e non lo ha perduto il
Milan. L'Inter ha compiuto una marcia
irresistibile, eccezionale irripetibile.
Il merito va equamente diviso tra tutti
i componenti della rosa. Questo scudetto
lo dedichiamo al presidente Fraizzoli
che, proprio oggi, compie 55 anni."
Sulle scalee di San Siro è stato
rintracciato anche l'ex presidente
dell'Inter,
Angelo Moratti, il
quale ha dichiarato: "Sono commosso.
Mi sembra di essere tornato indietro di
tanti anni, quando la mia Inter vinceva
a destra e sinistra. Questa Inter è
forte come quella di allora..."
Ottenuto matematicamente lo scudetto,
nei prossimi giorni, forse addirittura
domani, Fraizzoli ed Invernizzi si
incontreranno per la firma del contratto
riguardante la prossima stagione. |
Gianni Invernizzi, pupillo di Fraizzoli,
serio e onesto allenatore fatto
in casa |
C'era una volta un giovane allenatore,
si chiamava Gianni Invernizzi, lombardo
di Abbiategrasso. La bella favola
potrebbe cominciare così e finire con il
solito "... e vissero tutti felici e
contenti". Giornata di grande,
serenissima gioia è stata quella del 2
maggio 1971: l'Inter di Invernizzi era
Campione d'Italia dopo che sei mesi
prima sfangava a metà classifica e tutti
le sparavano addosso senza pietà.
L'Inter e Invernizzi vivranno a lungo
felici e contenti, su questo nessun
dubbio. Ora che «robiolina» ha
trascinato la sua truppa all'undicesimo
scudetto è giusto dare uno sguardo
indietro, ai primi tempi difficili, e
ricordare la sua pacata esultanza quel
pomeriggio di novembre, il primo
pomeriggio da trainer. Invernizzi
vinceva la sua prima partita a San Siro
contro il Torino ed entrava in campo a
stringere la mano ai suoi undici
ragazzi, battendogli un buffetto dietro
la testa. La rinascita dell'Inter ha
avuto inizio con cose semplici, un
sorriso, una forte e cordiale stretta di
mano, una battuta di spirito alla buona
che prima non si usavano.
Gianni Invernizzi, soprannominato «robiolina»
è nato con addosso la maglia nerazzurra.
All'Inter è arrivato nel 1945 e poi
l'hanno mandato qua e là per farsi le
ossa (Genoa - Triestina - Udinese) ma è
sempre tornato all'ovile e ci è rimasto
fino al 1960. Ha chiuso la carriera di
calciatore a Como, dopo brevi parentesi
al Torino e al Venezia. Ma il cuore non
ha mai cambiato colore, è sempre stato
nerazzurro.
"E' sempre stato il mio pupillo -
ha ripetuto cento volte il presidente
Fraizzoli - ho sempre ammirato la sua
serietà, la sua dedizione, la sua
volontà di sfondare. E lo ammiro anche
come uomo, onesto e sincero come ce ne
sono pochi. Si l'ho sempre considerato
il mio Boniperti!"... Oggi tutti
riconoscono al presidente il merito di
avere intuito per primo le eccezionali
doti dell'attuale «conducator»
nerazzurro.
Gianni Invernizzi ha imposto un nuovo,
rivoluzionario cliché di allenatore:
nessun ordine perentorio, niente «taca
la bala» o «non es problema», niente
proclami. Lui prima di lavorare sui
muscoli lavora sul cuore, sullo spirito
di Mazzola, Corso, Facchetti eccetera.
Se l'Inter è tornata una famiglia, se
l'Inter è Campione d'Italia ed ora mira
al titolo europeo, gran parte del merito
è suo... |
Nel 1959
era stato al centro di un caso senza
precedenti nella storia del calcio |
Le vicende calcistiche di tutto il mondo
sono piene di episodi nei quali
l'arbitro, per errori accertati o
presunti, ha subito le ire dei giocatori
in campo e del pubblico presente. In
tanti casi il direttore di gara è stato
oggetto anche |
di violenze fisiche più o meno
accentuate, per le quali sono state
inflitte ammende e squalifiche molto
pesanti a società, dirigenti e giocatori.
Nel caso di seguito esposto accadde
tutto il contrario: Invernizzi
il 13-12-1959, quando era un giocatore
nerazzurro, venne colpito
(involontariamente) con un pugno
dall'arbitro
Concetto Lo Bello durante
la partita di campionato Juventus-Inter
e si ritrovò al centro di un caso senza
precedenti nella storia del calcio.
Nella fattispecie, una decisione dubbia
del direttore di gara aveva suscitato le
proteste del capitano dell'Inter
Angelillo, il quale, spalleggiato da
Bolchi stava discutendo animatamente con
Lo Bello. In direzione dei tre litiganti
si era incamminato, senza averne titolo,
Invernizzi: per regolamento infatti solo il
«capitano» può far valere le proprie ragioni presso
l'arbitro. Il suo intervento per dar
manforte verbale ai compagni era
pertanto vietato ed inopportuno. |
|
Comunque l'azione non venne portata a
termine in quanto l'arbitro Lo Bello,
per difendere il suo operato, si stava
sbracciando oltre misura, con movimenti
esagitati ed appena Invernizzi gli
arrivò a portata di mano venne da questi
steso con colpo, seppure fortuito,
degno del miglior pugile.
Invernizzi fini al «tappeto» (verde)
colpito alla mandibola sinistra e, pur
soccorso dai sanitari dell'Inter, non si
riprese completamente. Al termine
dell'incontro l'Inter presentò reclamo
in quanto, per il resto della gara,
dovette utilizzare un giocatore in
sottorendimento per colpa dell'arbitro.
La Commissione Giudicante della Lega
Nazionale Calcio si trovò tra le mani
una patata bollente: nella storia del
calcio non era mai accaduta una cosa del
genere e le decisioni in merito dovevano essere
attentamente ponderate. Si resero
pertanto necessari ulteriori approfondimenti per
stabilire, non certamente i fatti che
erano abbastanza chiari, quanto il grado
di invalidità che rimase ad Invernizzi
nel finire l'incontro e se il danno
procurato dall'arbitro potesse avere
effettivamente inciso sull'esito della gara.
Lo Bello avrebbe dovuto essere convocato a Milano
affinché fornisse la sua versione dei
fatti e questo causò il rinvio
prolungato di una sentenza unica nel suo
genere che, come si suol dire, «avrebbe fatto
giurisprudenza».
Da MilanInter del 28 dicembre 1959 (vedi
sopra) si apprende della ormai prossima
deposizione di Lo Bello e della vittoria
dell'Inter in campionato che batte il
Genoa 2-0. Invernizzi è nuovamente al
centro delle polemiche perché uno dei
due gol della vittoria interista (da lui
realizzato) sembra che sia originato da
una posizione di fuorigioco.
La vicenda del pugno terminò poi in
una bolla di sapone e la Juventus vinse
lo scudetto. |
Da MilanInter del 28 dicembre 1959 |
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