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L'Inter del dopo Moratti

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LA GAZZETTA DELLO SPORT del 12 luglio 1982 - Italia-Germania 3-1, Campioni del Mondo!

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Elenco puntato - Genova  GENOVA

Il capoluogo della Liguria
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In primavera, ogni 5 anni,
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Col Giubileo del 2000 è stata
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Elenco puntato - Parco del Magra  PARCO DEL MAGRA

A Gennaio 2008 il Parco Naturale
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eco-certificato più esteso d'Europa...

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Tra la punta di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più profonde insenature di tutto il litorale occidentale italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella quale è incastonata La Spezia, città sede di porto militare e mercantile, che oggi è anche punto di attracco per le navi da crociera...

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Cinque borghi marinari il cui destino è sempre stato storicamente legato alla terra e all'agricoltura piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i Patrimoni Mondiali dell'Umanità...

Elenco puntato - La Val di Magra  LA VAL DI MAGRA

Nobili, vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti per storia e tradizioni,
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e hanno permeato il territorio con
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Elenco puntato - La Val di Vara  LA VAL DI VARA

La "Valle dei borghi rotondi"
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Varese Ligure nel 1999 è stato il
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La "Terra della Luna", in Italia,
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Le Alpi Apuane
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Le radici più profonde delle
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Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
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Antiche ricette in Lunigiana
Piatti prelibati di una cucina essenziale, ma non per questo meno saporita. Cibi dal sapore antico che tornano ad imbandire le nostre tavole dopo  essere stati riscoperti a nuova vita.

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Ferrovia Aulla-Lucca
Il fascino dei treni d'epoca
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Una linea di vitale importanza
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Ex Ceramica Vaccari
Il comprensorio della fabbrica è un prezioso esempio di civiltà industriale di fine Ottocento e rappresenta un pezzo di storia fondamentale per Santo Stefano Magra e per tutta la Provincia della Spezia. Le aree recuperate vengono oggi dedicate all'arte, allo spettacolo, alla cultura...

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Il dialetto genovese
Le trasformazioni fonetiche avvenute nella parlata di Genova sono un segno inequivocabile del dinamismo espresso dalla città durante i secoli della Repubblica. A Genova il dialetto è una lingua viva, che oggi viene insegnata anche nelle scuole...

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Infiorate del Corpus Domini
"Per tetto un cielo di stelle e
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A Brugnato, ogni anno, giovani e
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secondo un'antica tradizione che
origina da un miracolo
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Mezzi da lavoro storici
I raduni e le esposizioni di questi autoveicoli sono un modo per ricordare ed onorare le persone che, in passato, questi mezzi li hanno guidati per mestiere...

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Mezzi militari storici
I più celebri veicoli militari che hanno partecipato alle vicende della Seconda Guerra Mondiale sfilano per strade e piazze e mantengono vivo il ricordo di quei terribili giorni...

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L'INTERNAZIONALE di Milano nella stagione 1970-'71 vince il suo 11° scudetto
Emozioni di una splendida impresa, di un trionfo di uomini veri, decisi a tutto
Il presidente dell'Inter Ivanoe Fraizzoli e la moglie Renata con il loro cane bassotto che indossa una maglia nerazzura con lo scudetto tricolore 1970-'71
Sintesi dal "Corriere della Sera" del 3 maggio 1971

E'stata una giornata in cui le sostanziali differenze di carattere, di saldezza morale, di vigoria fisica, di consapevolezza delle proprie forze, sono inoppugnabilmente emerse nelle due squadre (Milan e Inter ndr) quasi a sottolineare definitivamente, nell'ora della decisione, l'ineccepibile equità di un verdetto che, dopo cinque anni, riporta l'Inter al vertice dei valori nazionali e la reinserisce nel grande giro del calcio europeo, ove è ancora vivo il ricordo delle sue fulgide imprese...
Vincere uno scudetto è sempre esaltante; ma per una delle due squadre milanesi lo è molto di più se lo si vince lasciandosi alle spalle proprio l'antagonista più tradizionale ed irriducibile. E' uno scudetto che ha un'altro sapore.

CORRIERE DELLA SERA del 3 maggio 1971 - L'Inter è campione. I nerazzurri hanno concluso una splendida impresa. Un trionfo di uomini veri, decisi a tutto...

Ma questo titolo non ha solo un altro sapore: Ha anche un'altro significato. E' uno scudetto diverso da tutti quelli che lo hanno preceduto e non solo nella storia dell'Inter. E' forse il primo scudetto nelle vicende del calcio che i giocatori non sono costretti a spartire con altri. La commozione di Fraizzoli è legittima: tifoso della vecchia guardia, spinto come pochi da passione disinteressata, ha dovuto sopportare per anni il peso dei vecchi trionfi, al contestazione spesso legittima dell'opinione pubblica, la trafittura di aspri schieramenti e oggi può offrire come orgogliosa risposta uno scudetto conquistato in un arco di tempo molto più breve di quello che sia occorso a molti suoi predecessori. Anche l'esultanza di Invernizzi è legittima: ha preso l'Inter quando sembrava disgregata, priva di volontà, destinata o rassegnata ad un campionato mediocre, se non preoccupante; e oggi egli scrive il suo nome - il nome di un tecnico giovane, serio, prudente, attento, studioso - nel libro d'oro dell'Inter e del calcio italiano...
Questo successo appartiene ai giocatori nel male come nel bene; gli appartiene per l'amarezza che hanno inflitto al tecnico paraguayano (Heriberto Herrera ndr), sottolineando crudelmente l'ostilità e l'incomprensione dei loro rapporti; gli appartiene per l'entusiasmo che hanno saputo suscitare fra le schiere dei tifosi nerazzurri e per l'ammirazione che hanno provocato in tutto il mondo del calcio attraverso la realizzazione di un'impresa - l'inseguimento, l'aggancio, il sorpasso, lo scudetto, che è destinata a restare memorabile nella storia del calcio. E' un'impresa realizzata con lo spirito della vecchia Inter; la stessa grinta, la stessa concentrazione, la stessa spietata capacità di punire ogni errore commesso dagli avversari, la stessa fulminea rapidità d'esecuzione, la stessa esperienza, lo stesso altruismo, la stessa compattezza; ed in più una voglia matta di dimostrare di essere ancora viva. E lo ha dimostrato. Questo scudetto non scaturisce tanto dal gioco quanto dalla volontà e dall'orgoglio. E' uno scudetto per uomini veri, decisi a tutto. Come sono stati gli uomini dell'Inter 1971, per l'undicesima volta campioni d'Italia.

In altra pagina i primi scudetti vinti dall'INTERNAZIONALE di Milano

LO SCUDETTO DEL SORPASSO E DELLA MAGICA TABELLA
Il 2 maggio 1971 è stato il giorno della sicurezza matematica: il Milan perde a Bologna, l'Inter trionfa su Foggia e la folla invade San Siro in un tripudio di bandiere, di evviva, di entusiasmo che dilaga dallo stadio in tutta la città in una serie di frenetici e travolgenti caroselli. Gli stendardi nerazzurri, in piazza del Duomo, prendono il posto degli stendardi politici. Una manifestazione di sport, genuina, carica di passione e di trasporto fa sventolare i vessilli dell'Inter sul monumento a Vittorio Emanuele II ed in tutti gli angoli della capitale lombarda, sui balconi ed alle finestre degli Inter Club sparsi in tutt'Italia. Lo scudetto dell'Inter diventa un fenomeno di gioia nazionale, perché l'Inter (come dimostrano le recenti inchieste Doxa) è la squadra che possiede il maggior numero di tifosi ed altri ancora ne avrà certamente acquisiti con questa sua ultima, sensazionale impresa... Tutti sono concordi nel ritenere che quella fornita dall'Inter è stata una delle imprese più valide e più travolgenti che una squadra di calcio possa offrire... Due resteranno le date indimenticabili di questo scudetto: il 7 e il 28 marzo

INTER FOOTBALL CLUB n. 5 del maggio 1971 - Speciale scudetto "Inter 11"

1971! In quelle date l'Inter rifiniva il suo destino di squadra campione. Il mese di marzo è stato fatale al Milan e trionfale per l'Inter. Il 7 marzo, nel derby, i nerazzurri agghiacciavano letteralmente i rossoneri, che poi hanno ceduto sia atleticamente che moralmente. Lo stupendo gol di Corso e l'esaltante bis di Mazzola portarono l'Inter ad un solo punto dal Milan, precisando che i nerazzurri erano depositari di un gioco superiore, brioso, moderno, che avrebbe avuto come logica conseguenza lo scudetto.. Battuto, umiliato, il Milan alzò bandiera bianca di fronte alla superiorità interista e il 28 marzo venne sconfitto in casa dal Varese, mentre l'Inter "bruciava" il Catania negli ultimi minuti con un gol di Bertini. La travolgente avanzata nerazzurra si era così compiuta con un sorpasso a tutto clacson, elettrizzante...
Si deve anche dire che ogni giocatore ha dato il meglio di sé stesso, sul campo e fuori dal campo. Tutti hanno condotto una regolarissima vita da atleta dal giorno in cui tutti insieme, rifacendosi alla tabella Mazzola-Facchetti, hanno deciso di non arrendersi nonostante i sei punti di svantaggio dal Milan e i sette dal Napoli. La tabella redatta da Mazzola e Facchetti ha rappresentato una guida sicura, un punto fermo sul quale fare leva per la riscossa, un importante e, alla lunga, un formidabile incentivo....

IN CINQUE MESI DAL FALLIMENTO AL TRIONFO: ELOGI ANCHE DAL PRESIDENTE DEL MILAN

Il 22 novembre 1970 - settima giornata di campionato - l'Inter tenta il gran colpo al Fuorigrotta. Segna per prima con Jair, ma alla fine sarà sconfitta per 2-1. Ora il Milan è a quota 12 e la precede di 6 punti: sarà il distacco più forte dell'anno. Eppure l'Inter non si rassegna. Mazzola e Facchetti compilano una tabella di marcia per risalire la corrente: è la prima pietra delle grande rimonta. Già nel turno seguente, pur soffrendo molto, i nerazzurri mettono sotto il Catania per 3-2 ed iniziano una vertiginosa arrampicata verso la vetta della classifica, mentre il Milan, dopo un ottimo girone d'andata, accusa una chiara flessione di rendimento. E questa flessione - come ha giustamente rilevato il presidente rossonero Carraro - è coincisa con un periodo esaltante dei nerazzurri. In 21 partite i nuovi campioni d'Italia hanno «mangiato» 11 punti ai «cugini»: è un rilievo che basta ad illustrare il ritmo ch'essi hanno tenuto nell'arco della serie scudetto.
Il presidente del Milan, tra le altre cose, ha avuto parole di elogio per il successo dell'Inter: "Anzitutto dobbiamo veramente congratularci con l'Inter per la vittoria che ha conquistato. L'Inter aveva tirato il fiato per qualche tempo, almeno sul piano psicologico, a livello di scudetti. Quest'anno, invece, ha prodotto il massimo sforzo, onorandolo con il successo finale. Noi del Milan dobbiamo quindi stringere la mano ai giocatori e all'allenatore nerazzurri, e considerare veramente grande la società che li ha sostenuti".

ANCHE IL «MAGO» HELENIO HERRERA TELEGRAFA ALLA SOCIETA' PER CONGRATULARSI

Helenio Herrera, l'allenatore che guidò l'Inter a tutte le conquiste nell'epoca d'oro della gestione Moratti, ha così commentato: "Sono felice per la vittoria dell'Inter in questo campionato. A riprova di ciò, ho mandato un telegramma con i miei complimenti ai giocatori e alla società. Questo successo assomiglia a quello che l'Inter ottenne qualche anno fa sotto la mia guida tecnica, rimontando in maniera analoga a quella di quest'anno il Milan, che era in vantaggio di 7 punti in classifica... La vittoria finale è andata alla squadra che ha meritato di più. Il rendimento eccezionale di Corso, il grande campionato di Boninsegna, di Vieri, di Burgnich utilizzato come libero: sono queste alcune delle chiavi dello scudetto nerazzurro. Adesso l'Inter può puntare alla Coppa dei Campioni. Avrà bisogno di qualche ritocco, perché un torneo di quel genere non è come il campionato italiano; ma anche in Coppa potrà fare molta strada..."
In altra pagina i successi della "Grande Inter" di Angelo Moratti
GAZZETTA DI PARMA del 3 maggio 1971 - L'Inter è già campione d'Italia. La lotta per lo scudetto si è conclusa con due giornate di anticipo...
NERAZZURRI CAMPIONI CON DUE GIORNATE D'ANTICIPO
Sintesi dalla "Gazzetta di Parma" del 3 maggio 1971 - Apoteosi anticipata per l'Inter che a due giornate dalla fine del campionato si è trovata lo scudetto cucito sulla maglia, complice il nuovo scivolone del Milan. Il delirio dei tifosi è stato portato al massimo grado vuoi per le notizie che via radio giungevano da Bologna, vuoi per la partita superlativa che i nerazzurri hanno giocato contro un Foggia per niente disprezzabile. L'odore dello scudetto ed anche le imminenti convocazioni per la Nazionale (di cui sperano di costituire il blocco di base) sono stati gli incentivi che hanno spinto i giocatori dell'Inter ad una grande prestazione. Una rete iniziale di Boninsegna, tanto bella da far gridare al

capolavoro, ed altri quattro gol con azioni sempre precise ed incisive: questo lo spettacolo che l'Inter ha fornito oggi al proprio pubblico. I migliori fra i nerazzurri sono stati quei giocatori per i quali si profila la maglia azzurra: il "cannoniere" Boninsegna; Mazzola, anch'egli tornato al gol e autore anche di molte pregevoli rifiniture; Corso, per il quale la maglia della Nazionale vuole essere il premio di una stagione senza precedenti per lui; Bertini, impreciso nelle conclusioni, ma sempre giocatore di notevole peso in campo; Facchetti, ottimo sia in difesa che negli sganciamenti in avanti culminati con una rete segnata di prepotenza e Burgnich preciso coordinatore della difesa.
A questa apoteosi hanno validamente contribuito anche i comprimari, da Bellugi, a Jair, a Bedin per il quale potrebbe profilarsi una convocazione in Nazionale ad opera di Valcareggi, del tutto meritata visto che in Italia attualmente pochi centrocampisti possono vantare un rendimento pari al suo...
La larga vittoria interista ha trovato maggior valore nel fatto che di fronte ai nerazzurri si trovava un Foggia che non è mai stato boccone facile per alcuno. Gli ospiti, nonostante le cinque reti subite, non hanno affatto giocato male, anzi hanno ribadito di avere una buona impostazione generale di squadra...

Grafica per titolo paragrafo  Giovani, neo-acquisti, riserve che hanno contribuito all'appassionante avventura
Dei "senatori" dell'Inter 1970-'71 (Burgnich, Facchetti, Bedin, Jair, Mazzola, Corso) si parla ampiamente nella pagina sulla "Grande Inter" di Angelo Moratti. Di seguito si pone invece l'accento su quei giocatori che sono stati protagonisti della grande impresa pur partendo dalla panchina, pur essendo dei neo-acquisti, pur essendo dei giovani emergenti senza grosso credito iniziale. Insomma: "tutti insieme, appassionatamente..."

LIDO VIERI - anni 32 - Un suo furente destro al mento di Altafini (ore 17,17 del 21 marzo) metteva momentaneamente in crisi l'Inter che poi usciva dall'impasse rilanciando Bordon. In effetti Vieri se la cava decisamente meglio tra i pali che sul ring. Lo ha dimostrato anche quest'anno, pur con un incerto inizio. Dimenticato lo choc-Newcastle, non ha più sbagliato una partita, sfiorando il record di imbattibilità. Dopo 670 minuti a quota zero, Altafini ha infranto il suo sogno con un diabolico e rapido inserimento in area. Vieri, tornato in campo con la Sampdoria, è riuscito a mantenere un auto controllo eccezionale e Invernizzi si è messo tranquillo. In molte partite ha salvato il risultato con le sue prodezze. Purtroppo ha perso il giro della Nazionale per le due crisi di nervi che lo hanno tradito in terra inglese e a San Siro e che gli sono costati tre anni di squalifica.
IVANO BORDON - anni 20 - Definito "il portiere di ghiaccio". Squalificato Vieri, si è addossato con disinvoltura una responsabilità tremenda. Invernizzi era convinto che se la sarebbe cavata, anche se lo affermava con tanta paura dentro. Bordon è riuscito a non soffrire i timori esterni, evidenti, anche se diplomaticamente mascherati. Anche in campo è sempre stato tranquillo e con lui tra i pali l'Inter non ha perso punti (anzi forse ne ha guadagnati un paio). Il suo primo anno in serie A è super positivo: sei intere partite che hanno fruttato 12 punti. L'avvenire si prospetta roseo e su questo è d'accordo anche Vieri.
MAURO BELLUGI - 21 anni - Quando lo presentano dicono: li ha fermati tutti. Tra i nomi più famosi del campionato, ha bloccato anche Prati e Bettega. Il suo battesimo col fuoco è stato il derby, dove si temeva che non reggesse il confronto con Prati ala-centravanti. Invece ha raggiunto una votazione largamente sufficiente. Carattere esuberante ed estroverso, in campo ritrova una naturale concentrazione. Tira fuori gli artigli e azzanna. Ha molta forza atletica e, a volte è anche troppo irruente. Sbocciato sotto Heriberto, ha completato la maturazione con Invernizzi che lo considera uno dei giovani più promettenti. Non è stato schiacciato dalla pesante eredità lasciatagli da Burgnich. Una stagione senza dubbio positiva. Qualche tempo fa aveva dichiarato che voleva diventare famoso come Arrigo VII, morto a Buonconvento in circostanze mai chiarite. Mauro Bellugi, da Buonconvento in provincia di Siena, è stato accontentato: ora è famoso e campione d'Italia!
GIANCARLO CELLA - anni 31 - Spodestato da Burgnich dopo l'avvento di Invernizzi, ha vinto il suo... scudetto a Catania, quando ha rimpiazzato il titolare in modo splendido, pur con la folle paura di perdere. Se l'Inter avesse perso la sua imbattibilità, tutti avrebbero detto: "E' colpa del rientro di Cella". Lui invece ha stretto i denti e ce l'ha fatta, conquistandosi un pizzico di gloria e una fettina di scudetto. Poi è tornato diligentemente e pacificamente a fare la riserva di Burgnich. Per l'ex granata il bilancio, nonostante tutto è positivo, perché all'inizio non era lui a non funzionare ma l'intera squadra. Nel 1962 era il mediano migliore d'Italia, con il biglietto in tasca per i Mondiali del Cile. Venne fermato da un grave infortunio al ginocchio avvenuto a Ferrara, che gli fece vivere giorni da incubo e che stava per troncargli la carriera.
MARIO GIUBERTONI - anni 26 - L'uomo venuto dal Sud ha vinto uno scudetto! Il salto dal Palermo all'Inter era stato notevole per questo ragazzo modesto, tenace e taciturno. Invece, dopo appena un anno in nerazzurro, lo chiamano già «l'ammazza centravanti». Questo riconoscimento se lo porta come un fiore all'occhiello, facendo presente che la definizione va interpretata così: "colui che non fa toccare palla agli avversari". E' l'unico neo-nerazzurro scampato alla grande purga tecnico-tattica. Chi se ne è andato, chi è finito in panchina...lui invece ha resistito fino in fondo. Secondo i compagni di squadra è un altro Guarneri. Forse come stile è un po' peggio di Aristide, migliore invece per quanto riguarda la grinta. Molti lo indicano alle soglie della Nazionale. Una bellissima soddisfazione per uno che fino ad un anno fa lottava per non retrocedere...
MARIO BERTINI - anni 27 - E' un podista scatenato e quando Mario Corso lo ha fatto correre non si è certo tirato indietro, dando al centrocampo nerazzurro una spinta notevole. Non ha sicuramente disputato il suo migliore campionato, ma ha il grosso merito di avere segnato uno dei più importanti gol della stagione, quello della vittoria a Catania (1-0) che, grazie alla contemporanea sconfitta interna del Milan(1-2 col Varese) ha fatto pendere decisamente la bilancia tricolore dalla parte dell'Inter. Dopo questa prodezza è tornato diligentemente dietro le quinte goleadoristiche per fornire importanti suggerimenti al bomber Boninsegna. Un campionato con qualche ombra, ma con un record: quello dei chilometri percorsi!
ROBERTO BONINSEGNA - 28 anni - Parlano per lui i suoi 24 gol, di tutti i tipi, anche su rigore. Di forza, d'astuzia, di piede o di testa, da ogni posizione, persino sembrati impossibili. Al centro delle polemiche per la cessione di Domenghini al Cagliari, il suo acquisto, fortemente voluto da Fraizzoli, si è rivelato la migliore operazione di mercato della stagione. Boninsegna ha disputato un campionato, a dir poco, strepitoso. La sua assenza nelle prime partite è costata all'Inter parecchi punti ed a Heriberto il posto. Il centravanti nerazzurro, valorizzato dal modulo rapido della squadra, ha superato perfino il record di Riva; si è dimostrato insomma, in tutto e per tutto, un bomber di notevole stazza, sicuramente uomo campionato. Le vittorie, nel calcio, si ottengono in undici, ma non si azzarda niente nel dire che se Boninsegna fosse andato in crisi, forse l'Inter avrebbe avuto molte difficoltà nel vincere il titolo. Lui si definisce un duro, uno che non si arrende mai, temprato da tanti momenti amari vissuti nella sua carriera, oggi ripagati da questa grande soddisfazione e dal titolo di capocannoniere.
MARIO FRUSTALUPI - anni 29 - Inizialmente si diceva che era il doppione di Corso e che quindi si trattava di un acquisto sbagliato. Lui, perfettamente conscio dei suoi limiti e delle sue qualità, ascoltava e soffriva in silenzio, con la segreta speranza che, prima o poi, la gente si sarebbe ricreduta. Invernizzi lo ha utilizzato come tredicesimo fisso, ruolo delicato, oscuro per varie ragioni, ma indispensabile. Frustalupi ha sempre risposto al meglio. Non c'è stata volta che, entrato al posto di questo o quello, non abbia fatto per intero il suo dovere con lodevole generosità. In questa stagione va menzionata la partita col Bologna dove ha segnato il gol del 2-1 per i nerazzurri (finale 2-2): una rete avvenimento perché è difficile che "Frusta" impensierisca i portieri avversari dato che, per temperamento e abitudini di gioco, gli è più congeniale difendere il "suo" portiere. E lo fa benissimo, giocando a tutto campo.
BERNARDINO FABBIAN - Si era presentato al gran pubblico il 24 agosto del 1970, per l'amichevole Inter-Bayern. Una fischiata terribile, San Siro pareva sul punto di crollare. Ma ci vuol altro per smontare Fabbian, faccia d'angelo e cuore di granito, un ragazzo orgoglioso. Una partita oggi, una partita domani, è riuscito a collezionare 17 presenze.
Possiamo dire di lui che è il Tagnin nerazzurro 1970-'71, con più classe e col... contachilometri. Fabbian ha sempre fatto il gregario di lusso con un'umiltà insospettata per chi lo ricordava pieno di personalità e di lampi di genio nella squadra «Primavera». Si è adeguato ai voleri prima di Heriberto poi di Invernizzi con grande modestia. Ha annullato registi come Suarez e C., ma ha pure corso sempre per due e tamponato la difesa, risultando così pedina tattica determinante in alcune circostanze critiche (un vero mastino quando deve stare sull'uomo). Il paragone con Tagnin è quindi abbastanza azzeccato, anche se le differenze fra i due sono sensibili. Fabbian è giocatore di classe, ben impostato e con un calcio pochissimo grezzo, un altro giovane per la squadra di domani che, secondo Invernizzi, finirà anche nel giro della Nazionale.
GABRIELE ORIALI - 19 anni - Buono il suo comportamento. Ha esordito in serie a contro la Roma all'Olimpico, senza accusare emozioni, tenendo il campo a meraviglia, non facendo vedere la palla a quel brutto cliente che è Cappellini. Poi è stato impiegato a Catania, nel giorno più importante del torneo dell'Inter, quello del sorpasso. Punto di forza della Primavera nerazzurra e della Nazionale juniores è un terzino sicuramente promettente.
MARCO ACHILLI - Studente di sociologia all'Università di Trento, ha esordito con l'Inter di Invernizzi nella partita interna contro il Catania segnando un gol. Durante la stagione 1970-'71 ha collezionato in tutto tre presenze.
ALBERTO REIF - E' in servizio di leva e quindi non può allenarsi al meglio con i compagni. Ha giocato le partite più amare della stagione, quelle dell'andata col Cagliari (1-3) e col Milan (0-3). Spera di rifarsi nella prossima stagione.
OSCAR RIGHETTI -  23 anni - Ha giocato solo 11 minuti, durante l'incontro Roma-Inter, in sostituzione di Bertini.

LA GAZZETTA DELLO SPORT del 3 maggio 1971 - L'Inter batte il Foggia 5-0 e conquista in anticipo il suo 11° scudetto
UN TITOLO CHE RESTERA' MEMORABILE NELLA STORIA DEL CALCIO
Sintesi da "La Gazzetta dello Sport" del 3 maggio 1971 - Cinque reti al Foggia a San Siro e l'Inter è campione d'Italia in anticipo di due turni. Un'Inter bella, forte, la più forte di tutte, addirittura irresistibile, che raccoglie un meritato trionfo. Era atteso, ma non per ieri. Almeno sino a 10 minuti dalla fine, non lo si poteva immaginare. Il Milan, secondo le notizie della radio, era dato ancora vincente per 2-1 a Bologna. Poi, improvvisa, la notizia del 2-3. La frana clamorosa del Milan coincideva con la strepitosa vittoria dell'Inter sul Foggia (5-0). Gran tripudio sugli spalti, l'ultimo gol della splendida cinquina, la palla neppure rimessa al centro, infine Invernizzi che accorre in campo per abbracciare i suoi, la prima pacifica invasione, trionfini personali, la polizia ad arginare il traboccante entusiasmo e l'intero campo, dopo che le squadre sono uscite, ammantato di folla osannante. L'Inter si fregia del suo 11° scudetto e torna ai fasti della Coppa dei campioni. Come risorta dalle sue ceneri, l'Inter si riallaccia alla grande Inter della tradizione più recente e più gloriosa, chiusa malinconicamente nel 1967...

Sono passati quattro anni, ma sembra ieri. Si fa presto a recuperare il passato quando un'affermazione è così perentoria, alla stessa insegna del passato prepotente che la squadra nerazzurra fece ammirare in Italia, in Europa e nel mondo. Sei undicesimi di questa formazione, non a caso, sono gli stessi di allora: Burgnich (al suo 5° scudetto), Facchetti, Jair, Mazzola e Corso (al loro 4° scudetto), Bedin al 3°. Gli altri sono gli innesti indovinati con un travaglio neppure lungo, che ha del miracoloso. Come miracolosa è parsa la strepitosa rincorsa, esaltante la serie positiva, che a suggello, ha infilato ieri la ventunesima partita utile consecutiva. Il Milan crollava e l'Inter si confermava invece la migliore...
Tra i giocatori che quest'anno hanno vinto lo scudetto con l'Inter, Tarcisio Burgnich (nato a Ruda, in provincia di Udine, il 25 aprile 1939) è il calciatore in attività che ha vinto il maggior numero di scudetti: cinque (uno con la Juventus nella stagione 1960-'61 - 13 presenze - e quattro con l'Inter nel 1962-'63, 1964-'65, 1965-'66 e quest'ultimo). Per la conquista matematica del suo 11° titolo italiano, l'Inter ha impiegato 20 giocatori. Solo Giacinto Facchetti ha giocato tutte le partite. Per ben nove volte Frustalupi è entrato come 13° uomo. Tre nerazzurri hanno avuto quest'anno il battesimo in serie A: si tratta di Fabbian, riserva di gran lusso, che ha collezionato 17 presenze, Bordon con 8 (due come 12°) e Oriali con 2. Da ricordare che Invernizzi è subentrato ad Heriberto Herrera dopo la 5a giornata, allorché l'Inter aveva solo quattro punti in classifica. Con Invernizzi non hanno più giocato Pellizzaro (ritornato al Palermo) e Reif, mentre Cella è ricomparso alla 23a giornata nella trasferta di Catania, come libero al posto dello squalificato Burgnich. In pratica gli "uomini nuovi" adoperati da Invernizzi per la scalata al vertice sono stati Jair, Bedin e Bellugi.
L'Inter che ha raggiunto il 21° risultato utile consecutivo, allungando così il relativo primato stagionale, potrebbe raggiungere i seguenti tre record relativi ai campionati a 16 squadre: 1) massimo punteggio in classifica (attualmente di 46 ed appartenente al Milan che lo conquistò nella stagione 1967-'68; 2) massimo numero di vittorie (attualmente di 20 e detenuto dall'Ambrosiana Inter 1939-'40 e dal Torino 1942-'43) a seguito delle 19 attuali; 3) massimo numero di vittorie casalinghe (attualmente di 13 e appannaggio tre volte della stessa Ambrosiana Inter nel 1935-'36, nel 1937-'38 e nel 1939-'40 e del Bologna sempre nel 1939-'40 e nel 1940-'41). Al momento l'Inter è a quota 12 vittorie e quindi tale record può solo eguagliarlo.

LA FORMAZIONE DELL'INTER 1970-'71: Vieri, Bellugi, Facchetti, Bedin, Giubertoni, Burgnich, Jair, Bertini, Boninsegna, Mazzola, Corso. (Riserve: Bordon, Cacciatori, Cella, Fabbian, Frustalupi, Reif, Pellizaro)

In altra sezione le fotografie di nomi illustri nella storia della società

LACRIME E CHAMPAGNE PER IL COMMOSSO PRESIDENTE FRAIZZOLI
Sintesi da "Tuttosport" del 3 maggio 1971 - La grande festa dell'Inter è
cominciata a quattro minuti dal termine quando sull'onda dei transistor è arrivata alla folla nerazzurra la lieta novella: il Milan stava perdendo, l'Inter era matematicamente campione d'Italia. Urrah. Bandiere al vento, gole spiegate, un urlo solo esaltante e continuo per quattro minuti, un urlo che diventa violento quando Jair caccia in gol il quinto pallone della domenica. Di corsa negli spogliatoi. Peppino Prisco attende la conferma del 3-2 di Bologna. Poi si aspetta il presidente bloccato lungo le scalee dalla folla in delirio. E' la prima vera gioia di Ivanoe Fraizzoli che è molto commosso e ne ha ben donde. Mentre varca la porta lo assale il fragoroso saluto dei giocatori. La festa è completa: volano pacche, abbracci, si posa per le foto ricordo. Il presidente fra Mazzola e Corso, fra Corso e Bedin, fra Bedin e Vieri. La porta è spalancata: Cella si getta vestito di tutto punto nella vasca. Lui che ha giocato poche partite è il più felice di tutti.
Fraizzoli stura lo champagne e lo beve in proletari bicchieri di cartone, ma è comunque

TUTTOSPORT del 3 maggio 1971 - L'Inter dei miracoli è campione d'Italia per l'undicesima volta

dolcissimo. Il presidente si avvicina ad Invernizzi, gli versa addosso il Don Perignon e di dice: "Champagne scudetto, champagne che porta fortuna". Oggi il presidente, liberato da un incubo, si sente autorizzato a parlare e confessa: "Dedico questo scudetto a mia moglie, l'unica persona che mi sia stata vicino, che mi abbia confortato nei momenti grigi, che mi abbia convinto a non mollare ogni cosa, a lottare e soffrire. Scusate, forse vi parrò immodesto, ma vi garantisco questo scudetto non mi ripaga delle molte amarezze sopportate in questi tre anni di presidenza. Chi mi conosce bene sa che non parlo a vanvera. Ad un certo momento è stata messa in dubbio la mia buona fede, si è speculato sulla mia onestà. Il male più grande me lo hanno procurato persone alle quali avevo fatto del bene...".
In questa giornata di festa, di visi stravolti e di caos indescrivibile, perfino l'avvocato Prisco ha perduto la parlantina, ma non il gusto polemico.: "Per tutto l'anno - dichiara il vicepresidente - ho goduto a sfottere. Adesso taccio, ed è un silenzio che uccide...". Parla invece Gianni Invernizzi, l'allenatore fatto in casa, che attacca così il suo pistolotto tecnico: "Scudetto meritato. Con la vittoria di oggi l'Inter ha ribadito il diritto di vestire in blocco l'azzurro. Quando mi è stata affidata la squadra, ho fissato il primo punto del programma: riportare l'Inter ad esprimersi sui livelli congeniali al ricco parco giocatori. Dopo cinque o sei domeniche, visto che c'era veramente qualcosa di buono, ho fissato il secondo punto della scalata: tenere il passo del Milan che, in qual momento, stava andando forte. Dopo altre giornate di campionato l'ultimo punto: arrivare al derby con soli tre punti di distacco. Il resto, amici, è cronaca." Invernizzi poi conclude: "Sia comunque chiaro che lo scudetto lo ha vinto l'Inter e non lo ha perduto il Milan. L'Inter ha compiuto una marcia irresistibile, eccezionale irripetibile. Il merito va equamente diviso tra tutti i componenti della rosa. Questo scudetto lo dedichiamo al presidente Fraizzoli che, proprio oggi, compie 55 anni."
Sulle scalee di San Siro è stato rintracciato anche l'ex presidente dell'Inter, Angelo Moratti, il quale ha dichiarato: "Sono commosso. Mi sembra di essere tornato indietro di tanti anni, quando la mia Inter vinceva a destra e sinistra. Questa Inter è forte come quella di allora..."
Ottenuto matematicamente lo scudetto, nei prossimi giorni, forse addirittura domani, Fraizzoli ed Invernizzi si incontreranno per la firma del contratto riguardante la prossima stagione.

Gianni Invernizzi, pupillo di Fraizzoli, serio e onesto allenatore fatto in casa
C'era una volta un giovane allenatore, si chiamava Gianni Invernizzi, lombardo di Abbiategrasso. La bella favola potrebbe cominciare così e finire con il solito "... e vissero tutti felici e contenti". Giornata di grande, serenissima gioia è stata quella del 2 maggio 1971: l'Inter di Invernizzi era Campione d'Italia dopo che sei mesi prima sfangava a metà classifica e tutti le sparavano addosso senza pietà.
L'Inter e Invernizzi vivranno a lungo felici e contenti, su questo nessun dubbio. Ora che «robiolina» ha trascinato la sua truppa all'undicesimo scudetto è giusto dare uno sguardo indietro, ai primi tempi difficili, e ricordare la sua pacata esultanza quel pomeriggio di novembre, il primo pomeriggio da trainer. Invernizzi vinceva la sua prima partita a San Siro contro il Torino ed entrava in campo a stringere la mano ai suoi undici ragazzi, battendogli un buffetto dietro la testa. La rinascita dell'Inter ha avuto inizio con cose semplici, un sorriso, una forte e cordiale stretta di mano, una battuta di spirito alla buona che prima non si usavano.
Gianni Invernizzi, soprannominato «robiolina» è nato con addosso la maglia nerazzurra. All'Inter è arrivato nel 1945 e poi l'hanno mandato qua e là per farsi le ossa (Genoa - Triestina - Udinese) ma è sempre tornato all'ovile e ci è rimasto fino al 1960. Ha chiuso la carriera di calciatore a Como, dopo brevi parentesi al Torino e al Venezia. Ma il cuore non ha mai cambiato colore, è sempre stato nerazzurro.
"E' sempre stato il mio pupillo - ha ripetuto cento volte il presidente Fraizzoli - ho sempre ammirato la sua serietà, la sua dedizione, la sua volontà di sfondare. E lo ammiro anche come uomo, onesto e sincero come ce ne sono pochi. Si l'ho sempre considerato il mio Boniperti!"... Oggi tutti riconoscono al presidente il merito di avere intuito per primo le eccezionali doti dell'attuale «conducator» nerazzurro.
Gianni Invernizzi ha imposto un nuovo, rivoluzionario cliché di allenatore: nessun ordine perentorio, niente «taca la bala» o «non es problema», niente proclami. Lui prima di lavorare sui muscoli lavora sul cuore, sullo spirito di Mazzola, Corso, Facchetti eccetera. Se l'Inter è tornata una famiglia, se l'Inter è Campione d'Italia ed ora mira al titolo europeo, gran parte del merito è suo...
Nel 1959 era stato al centro di un caso senza precedenti nella storia del calcio

Le vicende calcistiche di tutto il mondo sono piene di episodi nei quali l'arbitro, per errori accertati o presunti, ha subito le ire dei giocatori in campo e del pubblico presente. In tanti casi il direttore di gara è stato oggetto anche

di violenze fisiche più o meno accentuate, per le quali sono state inflitte ammende e squalifiche molto pesanti a società, dirigenti e giocatori.
Nel caso di seguito esposto accadde tutto il contrario: Invernizzi il 13-12-1959, quando era un giocatore nerazzurro, venne  colpito (involontariamente) con un pugno dall'arbitro Concetto Lo Bello durante la partita di campionato Juventus-Inter e si ritrovò al centro di un caso senza precedenti nella storia del calcio.
Nella fattispecie, una decisione dubbia del direttore di gara aveva suscitato le proteste del capitano dell'Inter Angelillo, il quale, spalleggiato da Bolchi stava discutendo animatamente con Lo Bello. In direzione dei tre litiganti si era incamminato, senza averne titolo, Invernizzi: per regolamento infatti solo il «capitano» può far valere le proprie ragioni presso l'arbitro. Il suo intervento per dar manforte verbale ai compagni era pertanto vietato ed inopportuno.

MILANINTER del 28 dicembre 1959 - In campionato l'Inter batte il Genoa 2-0. L'arbitro Lo Bello convocato a Milano per il caso Invernizzi

Comunque l'azione non venne portata a termine in quanto l'arbitro Lo Bello, per difendere il suo operato, si stava sbracciando oltre misura, con movimenti esagitati ed appena Invernizzi gli arrivò a portata di mano venne da questi steso con colpo, seppure fortuito, degno del miglior pugile.
Invernizzi fini al «tappeto» (verde) colpito alla mandibola sinistra e, pur soccorso dai sanitari dell'Inter, non si riprese completamente. Al termine dell'incontro l'Inter presentò reclamo in quanto, per il resto della gara, dovette utilizzare un giocatore in sottorendimento per colpa dell'arbitro.
La Commissione Giudicante della Lega Nazionale Calcio si trovò tra le mani una patata bollente: nella storia del calcio non era mai accaduta una cosa del genere e le decisioni in merito dovevano essere attentamente ponderate. Si resero pertanto necessari ulteriori approfondimenti per stabilire, non certamente i fatti che erano abbastanza chiari, quanto il grado di invalidità che rimase ad Invernizzi nel finire l'incontro e se il danno procurato dall'arbitro potesse avere effettivamente inciso sull'esito della gara.
Lo Bello avrebbe dovuto essere convocato a Milano affinché fornisse la sua versione dei fatti e questo causò il rinvio prolungato di una sentenza unica nel suo genere che, come si suol dire, «avrebbe fatto giurisprudenza».
Da MilanInter del 28 dicembre 1959 (vedi sopra) si apprende della ormai prossima deposizione di Lo Bello e della vittoria dell'Inter in campionato che batte il Genoa 2-0. Invernizzi è nuovamente al centro delle polemiche perché uno dei due gol della vittoria interista (da lui realizzato) sembra che sia originato da una posizione di fuorigioco.
La vicenda del pugno terminò poi in una bolla di sapone e la Juventus vinse lo scudetto.

Da MilanInter del 28 dicembre 1959
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