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Archivio di grandi eventi
nazionali ed internazionali,
inchieste, reportages su
quotidiani e riviste celebri |
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FINESTRE APERTE
SUL TERRITORIO |
GENOVA |
Il
capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
"Capitale Europea della Cultura"... |
EUROFLORA |
In
primavera, ogni 5 anni,
alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo... |
VIA FRANCIGENA |
Col
Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento... |
PARCO DEL MAGRA |
A
Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa... |
GOLFO DELLA SPEZIA |
Tra la punta
di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più
profonde insenature di tutto il litorale occidentale
italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella
quale è incastonata La Spezia, città sede di porto
militare e mercantile, che oggi è anche punto di
attracco per le navi da crociera... |
LE CINQUE TERRE |
Cinque
borghi marinari il cui destino è sempre stato
storicamente legato alla terra e all'agricoltura
piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della
Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i
Patrimoni Mondiali dell'Umanità... |
LA VAL DI MAGRA |
Nobili,
vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti
per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio... |
LA VAL DI VARA |
La
"Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa... |
LA LUNIGIANA |
La
"Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e
perfettamente conservati... |
Close Up |
Argomenti
in primo piano,
news, eventi e storia del territorio |
Acque minerali e termali
Sul
territorio che anticamente faceva parte della
Lunigiana storica ci sono moltissimi punti di
sbocco di sorgenti naturali che hanno vita autonoma
rispetto agli acquedotti pubblici... |
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Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
territorio, un tempo abitato dai
bellicosi Liguri Apuani,
da dove parte questo sito... |
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Le Alpi Apuane
Originano da movimenti
tettonici del fondo marino e sono
prevalentemente costituite di
roccia (il notissimo marmo bianco).
I calcari risalgono ad almeno 250
milioni di anni fa e ne fanno un
"monumento geologico"
unico al mondo... |
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Liguri Apuani e Statue Stele
Le radici più profonde delle
comunità lunigianesi affondano
fino alle soglie della protostoria.
Mari e monti della Lunigiana Storica
(comprendente anche Val di Vara e Val
di Magra) un tempo erano
occupati dalla bellicosa
popolazione dei Liguri Apuani... |
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Il Canale Lunense
Inaugurato nel
maggio 1930, prende acqua dal fiume Magra, nei pressi di Isola
di Caprigliola, ed è la più importante opera idraulica ad uso
irriguo della vallata. Le sue sponde vengono oggi utilizzate per
lo scorrimento di una pista ciclabile... |
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Crollo del Ponte di Albiano
La mattina dell'8 aprile 2020 crollava sul letto del fiume Magra
una struttura storica della viabilità spezzina e lunigianese. La
fine annunciata da un boato assordante e da una grande nuvola di
polvere... |
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Nubifragio del 25/10/2011
Un evento atmosferico di
eccezionale portata ha dato luogo
a forti precipitazioni nel Levante
ligure e nell'alta Toscana.
Come conseguenza, le esondazioni
di canali, torrenti e fiumi hanno
originato una vera e
propria apocalisse... |
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Alluvioni in Liguria dal 1894
In Liguria i
disastri legati al
maltempo sono determinati da
tanti fattori. Alluvioni e
devastazioni operate da corsi
d'acqua impazziti, violente
mareggiate e frane sono da sempre
una costante del territorio... |
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Liguria regione ad elevato
rischio idrogeologico
Secondo uno studio di
Legambiente in Liguria sono
molti i territori che risultano
fragili ed esposti ad un elevato
rischio idrogeologico... |
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La crescita del PIL è un non-sense |
Il
profitto è ancora salvo, ma solo perché gli uomini non sono
tutti uguali e gli occidentali ricchi campano più a lungo e
"respirano" meglio perché gli altri campano poco e
"respirano" male. Se qui da noi mangiamo carne e pesce in
abbondanza e sprechiamo petrolio e gas è perché altri fanno
la fame, restano poveri tutta la vita e non hanno mai
conosciuto l'energia elettrica. Insomma il sistema
capitalistico non potrà portare tutti gli abitanti del
pianeta allo stesso livello di sviluppo (o, meglio, di
spreco), ragion per cui è matematicamente impossibile che
tutto il mondo continui a crescere ancora dal punto di vista
del PIL. E certo non potrà farlo ancora per i prossimi
decenni. Semplicemente si tratta di un non-sense fisico,
prima ancora che politico, economico e sociale... |
Mario Tozzi
- primo ricercatore
Cnr - Igag e conduttore televisivo |
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Il fiume Magra
fotografie
ed il parco naturale regionale di
Montemarcello - Magra |
Nel XXI secolo l'acqua
potrebbe diventare più
preziosa dell'oro e del petrolio |
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Le variazioni climatiche influenzano le
precipitazioni |
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Le variazioni climatiche originate dalle attività
umane sembrano essere il principale effetto scatenante
la progressiva degradazione e desertificazione dei
terreni per la mancanza di acqua, sia nel sottosuolo che
a livello di precipitazioni. Ci sono già movimenti
migratori di popolazioni che non riescono più a
sopravvivere sul loro territorio e si spostano in zone
più fertili ed adatte alla vita umana.
In Africa il lago Ciad è ormai prosciugato,
principalmente per la mancanza di precipitazioni, ma
anche per i consumi incontrollati e lo sfruttamento
intensivo dei pascoli limitrofi.
Il lago Aral, che era il quarto bacino
interno del mondo, sta scomparendo.
La superficie di questo rinomato luogo di
villeggiatura dell'Asia Centrale, famoso per le sue
limpidissime acque, è ormai ridotta ad una piccola
striscia nella parte occidentale, che rappresenta
meno di un decimo della dimensione originaria.
Anche il volume delle acque è molto basso e prossimo
all'esaurimento. La causa di tutto ciò risiede nel
prelievo sfrenato di acqua dai fiumi che lo alimentano
(destinata all'irrigazione dei campi di cotone
circostanti). |
EARTH SCIENCE WEEEK
American Geological Institute (*)
May 2017 News |
The
Climate Literacy and
Energy Awareness Network (CLEAN) Portal
is designed to steward a major
collection of climate and energy science
educational resources and to support a
community of professionals committed to
improving climate and energy literacy.
The three key components are:
- The
CLEAN Collection of Climate and Energy Science Resources
- high-quality, digital resources
(learning activities, visualizations,
videos, short demonstrations/experiments) geared
toward educators of students in
secondary through undergraduate levels.
-
Guidance in Teaching Climate and Energy Science
- pages designed to help educators
understand and be equipped to teach the
big ideas in climate and energy science.
- The
CLEAN Network
- a community of professionals committed
to improving climate and energy literacy.
Funded by the National Oceanic and Atmospheric
Administration (NOAA), the National
Science Foundation, and the Department
of Energy, CLEAN was launched in 2010 as
a National Science Digital Library (NSDL)
Pathways project. It is led by the
science education expertise of TERC, the
Cooperative Institute for Research in
Environmental Science (CIRES) at the
University of Colorado Boulder, and the
Science Education Resource Center (SERC)
at Carleton College. As of 2012, CLEAN
has been syndicated to NOAA's
Climate.gov portal. |
January 2017 News |
The National Park Service invites you to
view videos on a variety of climate
change topics, including citizen
science, sea-level rise, glaciers, and more.
Through these educational videos,
teachers and students can learn the
basics about climate change topics,
explore the National Park Service's
unique position in responding to climate
change, understand the challenges of
managing parks in the face of climate
change, and find out more about the
science behind climate change.
Learn how climate change figures into
the Earth Science Week 2017 theme of "Earth
and Human Activity." See
videos online and
YouTube channel. |
December 2016 News |
For Earth science teachers and students searching for the
latest, most up-to-date information on
climate change, the National Science
Foundation (NSF) now offers a useful website.
"Our planet's
climate affects - and is affected by -
the sky, land, ice, sea, life, and
people found on it. To understand the
entire story of climate change,"
according to the site, "we must study
all of the natural and human systems
that contribute to and interact with
Earth's climate system."
Go
online to find an NSF report summarizing the
current state of knowledge about climate
change, as well as resources dealing
with related news, discoveries,
statistics, and publications. |
August 2012 News |
The U.S. Environmental Protection Agency (EPA)
offers a climate education web site for
students, teachers, and school
administrators, including information
and activities related to reducing
greenhouse gas emissions.
In one activity, for example, middle
school and high school students estimate
and conceptualize their schools'
emissions and explore ways to mitigate
them. Also, teachers can learn from
climate experts and search a database of
lesson plans, videos, books, and tools.
See the EPA web site at:
http://www.epa.gov/climatechange/ |
June 2012 News |
Three short online
videos depict the dramatic changes in
Alaska's marine ecosystems through
interviews with scientists and Alaska
natives. The videos were produced by the
Center for Ocean Sciences Education
Excellence (COSEE) Alaska, the Alaska
Sea Grant program, the Alaska Marine
Conservation Council, and the Alaska
Ocean Observing System.
To view more Alaska COSEE Resources, go to
http://www.coseealaska.net/resources/. |
(*) Founded in 1948, the American Geosciences Institute
(4220 King Street - Alexandria, VA 22302-1507 - United States)
is a nonprofit federation of geoscientific and
professional associations that represents more than
250,000 geologists, geophysicists and other earth scientists. |
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I quasi 70.000 Kmq di fondali si sono trasformati in
un territorio desertico dove i venti
disperdono nell'aria i residui di pesticidi
chimici e sostanze inquinanti ridotte in polvere
e che prima giacevano sul fondo delle acque. Il
ritiro della superficie acquea è stato così
imponente da far tornare alla luce reperti
archeologici risalenti al XIV secolo. Un città
delle antiche popolazioni del luogo che
costruivano in mattoni e fango e coltivavano a
riso grandi appezzamenti di terreno.
Le Nazioni Unite considerano quanto sta accadendo
il più grave disastro ambientale di sempre
procurato dalle attività umane.
Alcuni progetti per riportare acqua dolce nel lago
Aral, tramite canali, non sembra che possano
trovare attuazione, vuoi per il tempo (per
ripristinare integralmente la superficie acquea
ci vorrebbero circa 30 anni), ma soprattutto per
gli elevatissimi costi.
Per sanare parzialmente una situazione critica,
si pensa invece di effettuare un rimboschimento
delle aree desertiche con piante le cui radici
tollerano alte concentrazioni di sale. In questo
modo si potrebbe limitare di molto il
sollevamento delle polveri tossiche dal suolo,
che attualmente stanno causando parecchi
problemi di salute alle popolazioni locali. |
DICEMBRE 2015 - A Parigi la
conferenza Onu sul clima |
A differenza delle precedenti conferenze
di Kyoto e Copenaghen, questa volta la
ragione ha prevalso e tutti i Paesi
partecipanti alla Cop 21 hanno trovato
uno storico accordo per ridurre le
emissioni di gas serra sul pianeta. In
prima linea in questa battaglia si sono
ritrovate anche Cina e India (che in
precedenza avevano sempre fatto orecchie
da mercante), nazioni in forte sviluppo
e proprio per questo afflitte da un tasso
d'inquinamento che sta raggiungendo
livelli intollerabili.
La temperatura media globale del mese di
maggio 2015 è stata la più alta mai
registrata, senza contare l'estate dello
stesso anno, una delle più calde degli
ultimi due secoli.
Solo nel 2014 i danni dovuti a
catastrofi naturali nel mondo sono stati
pari a 110 miliardi di dollari.
Purtroppo però gli eventi naturali
estremi (alluvioni, uragani, incendi,
caldo torrido, danni alle colture
agricole...) non sono il solo prezzo che
la società dovrà mettere in conto per il
futuro. I cambiamenti climatici infatti
avranno anche effetti negativi sulla
salute umana (infezioni, malnutrizione,
problemi respiratori ecc..) e intere
popolazioni potrebbero essere costrette
ad abbandonare le loro terre ormai
inospitali per non soccombere.
L'allarme generale lanciato dagli
scienziati è stato finalmente recepito
dai 195 paesi al top dell'economia mondiale
i quali faranno sodalizio per abbassare
la temperatura media del pianeta. Questo
è avvenuto a ben 23 anni dal
Summit 1992 di Rio de Janeiro,
dove si iniziò a parlare di
sviluppo sostenibile per evitare che il
surriscaldamento dell'atmosfera desse
origine ad un'alterazione del clima
della Terra.
L'accordo ratificato al Cop 21 di Parigi
prevede che nei prossimi 50 anni i
governi devono impegnarsi a contenere
l'aumento della temperatura media del
pianeta entro il limite di 2 gradi
centigradi, cercando, se possibile, di
limitarlo a solo 1,5 gradi. A partire
dal 2020, i paesi più industrializzati
alimenteranno un fondo annuo da 100
miliardi di dollari (con un meccanismo
di crescita programmata) destinato a far
progredire l'utilizzo di tecnologie pulite
(green economy) nei paesi a scarsa
industrializzazione. Questo operato a
favore del clima subirà delle verifiche
periodiche, con un intervallo di tempo
fissato in 5 anni.
Alla Cop 21 vi è stata una presenza
massiccia del mondo delle imprese e
della finanza, che questa volta hanno
mostrato un impegno effettivo e non solo
di immagine; attori rilevanti del summit
parigino sono stati anche i
rappresentanti dei consumatori. |
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Gli scienziati del WWF mettono in guardia le
comunità dallo sfruttare selvaggiamente i
terreni per scopi agricoli, senza che vengano
rispettati i tempi ed adottate tutte le cautele
per garantire i cicli riproduttivi. I numeri
sono allarmanti: negli ultimi trent'anni
le popolazioni di vertebrati sono diminuite di
almeno un terzo, mentre l'impronta ecologica
dell'uomo (ovvero il peso della domanda
di risorse naturali) ha già superato il
punto critico: è dal 1986 che la Terra non ci basta più.
Nel 2022 l'Earth Overshoot Day - che tradotto
significa il "giorno in cui si è passato il limite" -
è caduto il 28 luglio (era
stato il 29 luglio nel 2021, il 22 agosto nel
2020, il 26 luglio nel 2019, il 25 luglio nel
2018, il 30 luglio nel 2017, il 3 agosto nel
2016, il 3 agosto nel 2015).
Da quelle date fino alla fine dell'anno, secondo i calcoli
del Global Footprint Network (organizzazione di
ricerca ambientale con sede a Oakland in California, che
misura l'impronta ecologica degli umani sulla Terra)
siamo andati in "rosso", vivendo al di sopra delle
nostre possibilità ecologiche. Emettiamo più anidride
carbonica nell'atmosfera di quanto gli oceani e le foreste
siano in grado di assorbire e deprediamo le zone di pesca
e le foreste più velocemente di quanto possano riprodursi
e ricostituirsi. Questo debito verrà scontato dai
nostri figli e nipoti.
Se mettiamo in conto che da parecchi anni molte
economie versano in uno stato di profonda
recessione, i dati assumono un aspetto ancora
più preoccupante. Il tanto decantato aumento del
PIL, che tutti i governi aspettano come una
manna dal cielo, a breve sarebbe un viatico ma
alla lunga causerebbe pesanti problematiche.
La continua crescita del PIL è un non-sense,
come ricordano autorevoli scienziati (vedi
citazione nella colonna a fianco).
I consumi umani superiori a quello che il
pianeta può produrre alla lunga (ma non
tanto) saranno causa di deforestazione, perdita
di specie viventi, inflazione galoppante per i
prezzi sempre più alti delle materie prime,
problematiche nel ciclo della pesca, disordini
civili per carestie e malattie. Proprio un bel
quadretto di cui non andare fieri. |
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Parco Naturale Regionale di Montemarcello-Magra -
Il fiume Vara, paradiso per la canoa e il rafting. |
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Se tutti gli abitanti del Pianeta avessero uno stile di
vita come gli americani, occorrerebbero le risorse di
5,4 "Terre". Se la Terra fosse abitata da soli Canadesi
bisognerebbe moltiplicarla per 4,2, per 3,1 se
Britannici, per 2,5 se Tedeschi. Gli italiani sono
indietro in questa classifica ma, per estendere le
nostre abitudini a tutto il globo, occorrerebbero sempre
e comunque almeno 2 "Terre". E se noi
dovessimo contare solo sulle nostre risorse nazionali
avremmo bisogno di 4,3 penisole italiane.
Se l'attuale ritmo di consumo di acqua, suolo
fertile, risorse forestali e specie animali non muterà,
secondo il WWF nel 2050 di pianeti ce ne vorranno due.
Ma, quel che è peggio, circa 3 miliardi di persone
potrebbero essere coinvolti in guerre per il controllo e
lo sfruttamento delle risorse di acqua dolce.
Regioni della Terra già in tensione per questa esigenza
primaria sono quelle attraversate dai fiumi Tigri ed
Eufrate, la parte terminale del bacino del Gange in
India, il comprensorio del fiume Giordano e quello del
Colorado, tra USA e Messico.
I territori della Spagna meridionale stanno pensando di
approvvigionarsi dal fiume Reno per porre fine alla loro
cronica siccità. |
Clima,
ambiente e adattamento ambientale |
Il clima della Terra |
La climatologia studia le cause che caratterizzano i
diversi climi e, per conseguenza, le forme di vita
nelle diverse regioni della superficie terrestre. Si
determina il clima di una regione mediante la
costante osservazione della forza e della direzione
dei venti dominanti, delle condizioni idrometriche
dell'aria, della quantità e frequenza delle piogge
e, infine, della temperatura media al suolo e della
misura delle sue oscillazioni, tra notte e giorno,
naturalmente rapportata al variare delle stagioni.
La temperatura del fluido atmosferico varia secondo
la latitudine, la direzione dei venti e la
prossimità del mare.
Poiché il calore che riceve la Terra diminuisce
dall'Equatore ai poli, ne consegue che più sono
obliqui i raggi del sole ricevuti da un'area
geografica, tanto meno sarà alta la sua temperatura
e sarà tanto più bassa quanto più breve è la durata
del giorno. All'Equatore, ove la durata del giorno è
sempre uguale, la temperatura è quasi costante,
mentre è molto variabile nei paesi nordici, dove la
durata del giorno varia in relazione al mutare delle
stagioni.
Poco sensibile è l'abbassamento di temperatura
dovuto alla latitudine; le condizioni
climatiche dei paesi aventi la stessa latitudine
sono approssimativamente analoghe, se i fattori
climatici sono simili.
Le acque degli oceani, essendo più calde
dell'atmosfera, soprattutto ai tropici e ai poli,
tendono a uniformare e ad elevare la temperatura
dell'aria. Questo spiega come ad eguale latitudine i
paesi interni dei continenti siano più freddi di
quelli che si affacciano sulle coste.
Invece la longitudine ha grande influsso
sulla temperatura; le rilevazioni effettuate
indicano un abbassamento medio di ½ grado ogni 100
Km. nella zona temperata. |
L'ambiente |
In natura gli esseri viventi sono legati gli uni
agli altri, poiché uno può possedere le sostanze
vitali che un altro non ha, e questo a sua volta ne
possiede altre ancora egualmente indispensabili:
ecco che si rende necessario uno scambio di sostanze
fra i due esseri, per fare in modo che entrambi
possano sopravvivere. E così via: la vita è un
continuo scambio, un lavoro in comune fra organismi
vegetali e organismi animali. Per studiare un
determinato territorio, bisogna conoscere bene le
sue condizioni di vita, il suo mondo vegetale o
flora e il suo mondo animale o fauna e le
relazioni che passano fra loro, come pure
l'influenza esercitata da questi due mondi sull'uomo
e viceversa.
Le razze umane, i tipi di animali, lo sviluppo e la
varietà delle piante sono assai diversi nelle
differenti zone climatiche in cui gli
scienziati hanno diviso la Terra. Le condizioni
dell'esistenza cambiano completamente a mano a mano
che dalle zone equatoriali, tropicali, subtropicali,
dove regnano la foresta vergine e la
giungla con un'infinita abbondanza di
svariatissime specie di piante, ci si avvicina a
territori su cui a perdita d'occhio si estende
l'arida vegetazione della steppa o
addirittura alle zone polari e subpolari dove vi è
solo ghiaccio o tutt'al più qualche raro ciuffo di
piante ridotte al minimo. |
L'adattamento ambientale |
Molti animali non possono vivere altro che in un
determinato ambiente di clima e di vegetazione: ad
esempio la vita dei leoni è legata alle zone calde
delle savane tropicali, mentre la renna ha bisogno
di un clima molto freddo. Altri organismi invece
possono vivere in vari ambienti, sia per maggiore
adattabilità specifica, sia suddividendosi in varie
razze con proprie caratteristiche fisiche e
organizzative, che costituiscono l'adattamento
ad un luogo: così avviene per l'uomo.
Ogni giorno muoiono milioni di esseri visibili e
invisibili: la loro morte provoca il dissolversi dei
loro corpi, da cui si liberano nuovamente le
sostanze vitali che vengono assorbite da altri
esseri, che a loro volta moriranno per mantenere in
vita nuovi individui. In natura nulla si crea, nulla
si distrugge, tutto si trasforma e questo
affascinante circuito di vita e di morte sta durando
da un tempo indefinito.
Agli inizi degli anni Settanta del XX° Secolo ci si
accorse che, per la prima volta da quando esisteva
l'uomo, a causa dello sfruttamento selvaggio delle
foreste, si era rotto l'equilibrio tra produzione e
consumo di ossigeno. Cioè nell'atmosfera si creava
un accumulo di anidride carbonica potenzialmente in
grado di alterare il clima della terra.
Non solo: i processi naturali risultavano del tutto
sovvertiti dall'intenso sfruttamento delle materie
prime e la Terra non sarebbe più stata in grado di
auto-rigenerare quello che veniva consumato. |
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Il termine "desertificazione" fu
coniato nel 1927 dall'esploratore francese Louis
Lavauden per intendere l'espansione dei
deserti esistenti causata dall'avanzamento della
sabbia su ecosistemi fragili, degradati,
pre-desertici, quali ad esempio le savane o la
garigue. Per "desertificazione" possiamo anche
intendere la degradazione delle terre in zone
aride, sub-aride e sub-umide secche dovuta a
diversi fattori, spesso complessi, tra cui le
variazioni climatiche e le attività umane.
Numerosi studiosi e scienziati sono concordi
nell'affermare che la desertificazione è un
fenomeno ciclico, naturale. Da rilevazioni
satellitari, si può osservare che, in questo
momento, è in atto un regresso delle zone
desertiche del Sahara o di alcune parti
dell'Australia. |
La "Spada di Damocle" dell'Effetto Serra |
A livello globale la situazione però non è
per niente rosea, anzi è in costante peggioramento.
Pericolose sono le conseguenze dell'effetto
serra, il fenomeno dovuto all'accumulo
nell'atmosfera di numerosi gas, causato
principalmente dall'uso di combustibili fossili.
I principali sono: anidride carbonica (CO2),
metano (CH4), protossido di azoto (N2O), idrofluorocarburi (HFC),
perfluorocarburi (PFC), esafluoro di zolfo (SF6).
I dati diffusi dal WWF dicono che negli
ultimi trent'anni l'uso del petrolio |
e suoi derivati è cresciuto di nove volte e questa "cappa"
invisibile che avvolge la Terra fa in modo che
le radiazioni solari possano raggiungere il
suolo terrestre ma non essere riflesse nello
spazio. Si genera cioè un accumulo progressivo
che causa un surriscaldamento del clima.
Preoccupa soprattutto la deforestazione,
che deve essere combattuta a livello globale.
Per esempio, sono circa 40 anni che l'uomo
civilizzato si è instaurato in Amazzonia e da
allora sono stati abbattuti qualcosa come 42
miliardi di alberi, ovvero 2.000 al minuto!
E' abbastanza chiaro che, di fronte a queste
cifre, bisogna attuare un'inversione di tendenza
e far si
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che le foreste vengano utilizzate nel pieno
rispetto degli equilibri ecologici, pur
salvaguardando i diritti delle comunità locali e
tenendo conto dei principi di democrazia e
benessere.
Nel 2013 le emissioni derivanti dai processi
di deforestazione hanno raggiunto la cifra
di 3,3 miliardi di tonnellate, equivalenti
all'8% delle emissioni totali.
Il combustibile fossile più
inquinante per clima, salute e
ambiente è il carbone: la sua
combustione provoca ogni anno in Europa
23.300 morti premature.
Agli inizi dell'800, quando vennero
effettuate le prime monitorizzazioni ambientali,
l'anidride carbonica presente nell'atmosfera era
pari a 280 parti per milione. Secondo il Global
Carbon Project, nel 2013, la concentrazione di
biossido di carbonio aveva raggiunto le 395
parti per milione, con un aumento
significativo pari al 41%. In base ad un
rapporto del Noaa (agenzia Usa per l'atmosfera e
gli oceani) nel 2017 questo parametro ha
raggiunto il nuovo livello record di 405
parti per milione., con un tasso di crescita
che dal 1960 si è quadruplicato.
Nel mondo, tra il 1970 e il 2004 le emissioni di gas serra
dovute alle attività umane sono aumentate di
oltre il 70% rispetto al periodo precedente alla
rivoluzione industriale. Quasi la metà delle
emissioni (46%) sono a responsabilità del 20%
della popolazione mondiale (stati più
industrializzati).
Ogni anno vengono rilasciati nell'atmosfera
circa 40 miliardi di tonnellate di CO².
Tra il 2013 ed il 2014 si è registrato un
incremento del 2,5%.
In base ai dati Eurostat, tra il 2014 e
il 2015 nel Vecchio Continente le
emissioni di CO² dovute alla combustione di
carburanti fossili hanno subito un
incremento dello 0,7%. Nel 2015 le
emissioni sono cresciute nella
maggioranza dei Paesi dell'Unione
Europea con la punta record in
Slovacchia (+9,5%).
Nel 2015 i livelli d'inquinamento
atmosferico dell'India (per la prima
volta da inizio millennio) hanno
superato quelli della Cina. I dati
satellitari della NASA evidenziano molto
chiaramente come gli Indiani siano stati
esposti a quantitativi record di polveri
sottili.
Grazie ad un efficace piano energetico
nazionale, dal 2013 la Cina ha
registrato un'inversione di tendenza
nell'uso dei combustibili fossili,
al contrario dell'India dove la qualità
dell'aria (dal 2005 al 2015) ha
continuato a peggiorare, soprattutto al
Nord del paese, nella capitale Nuova
Deli e nelle altre principali città.
Se non saremo capaci di ridurre le emissioni
di anidride carbonica del 20% entro il 2020,
prima della fine del secolo la temperatura media
terrestre potrebbe salire di oltre 4 gradi
centigradi, alterando irreversibilmente le
condizioni che hanno consentito lo sviluppo
della specie umana.
Purtroppo, alla data di aggiornamento di
questa pagina, nonostante summit,
conferenze, protocolli d'intesa ed
impegni vari tra i Paesi più
industrializzati a livello mondiale, le
rilevazioni effettuate dicono che siamo
ancora incamminati su una strada sbagliata... |
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Nel 1997 gli impegni del Protocollo di
Kyoto |
Entrato in vigore nel 2005, questo storico
accordo vincola ogni stato ad
un preciso limite per le
emissioni, compresi i Paesi in via
di sviluppo. Obiettivo principale era quello di ridurre
entro il 2012 le emissioni di gas serra del 5,2%
rispetto ai valori registrati nel 1990. Gli
Stati membri dell'Ue avevano un obiettivo
complessivo di riduzione dei gas serra dell'8%.
L'Italia avrebbe dovuto ridurre le proprie emissioni
del 6,5%. Rispetto all'anno base 1990, nel
periodo d'impegno 2008-2012, la media di
riduzione nel nostro Paese si è attestata
solamente al 4,6%.
La maggior parte dei gas serra italiani
rilasciati in atmosfera sono dovuti a due
fonti principali: l'energia (61%), soprattutto
utilizzata per il riscaldamento degli ambienti,
dell'acqua e la produzione di quella elettrica e
i trasporti (24%). In particolare sono
nell'occhio del ciclone quelli aerei sulle
distanze intermedie e l'utilizzo delle auto
private per brevi tragitti che potrebbero essere
compiuti con mezzi più ecologici.
Se si riuscisse a spostare su binari solo un
quarto dei trasporti, entro il 2020 le emissioni
calerebbero del 21%.
Secondo uno studio del Joint Research Centre
della Commissione UE, nel 2012 in Europa le
emissioni di gas a effetto serra si sono
attestate a 4546 milioni di tonnellate, mentre
nel 1990 erano pari a 5.626 milioni. La
sensibile diminuzione sarebbe riconducibile allo
sviluppo delle fonti rinnovabili. Il contributo
più alto alla mitigazione del cambiamento
climatico è arrivato dall'elettricità, che
rappresenta il 64% del risparmio e beneficia
della diffusione dell'eolico e del fotovoltaico.
Le rinnovabili nel settore del riscaldamento e
del raffreddamento hanno contribuito per il 31%,
mentre il restante 5% è derivato dal settore
trasporti. |
Conseguenze
dell'Effetto Serra sull'ecosistema |
L'IPCC (Intergovernmental Panel on
Climate Change)
- organismo scientifico
(nato nel 1988 con il supporto del Programma
Ambientale delle Nazioni Unite - UNEP) che
comprende scienziati di tutto il mondo e che
studia i cambiamenti climatici, nel suo
quarto rapporto (pubblicato a Parigi nel
febbraio 2007), sottolinea come undici degli
ultimi 12 anni - tra il 1995 e il 2006 - sono
classificati fra i più caldi mai registrati da
quando si hanno misurazioni globali delle
temperature.
L'OMM (Organizzazione Meteorologica Mondiale)
ha reso noto durante il summit sul clima di
Copenhagen 2009 che il decennio 1999-2009 è
stato il più caldo mai registrato dal 1850, anno
in cui sono iniziate le rilevazioni. Il 2009
risulterà al 5° posto nella classifica
dei 10 anni più caldi.
Il CNR ha ha fatto sapere che il 2003 figura in
testa alla top-ten italiana delle temperature
misurate negli ultimi due secoli. Al secondo
posto il 2001...al 5° il 2009. L'aumento medio
delle temperature peninsulari nel primo
decennio del XXI secolo è superiore di 1,2°
rispetto al periodo di riferimento considerato.
Le conseguenze dell'effetto serra si faranno
sentire soprattutto sui raccolti agricoli i
quali non saranno più in grado di sostenere una
domanda crescente di cibo (+1,4% all'anno).
Il danneggiamento dei prodotti della Terra
causerà malnutrizione, soprattutto nei bambini.
Le regioni tropicali potrebbero essere le più
colpite da questo fenomeno. Inoltre le
inondazioni costiere spingerebbero tante
popolazioni a migrare verso altri lidi più
ospitali, causando tensioni politiche ed
emergenze sanitarie tali da mettere in crisi la
stabilità economica e politica mondiale. Una
vera catastrofe!
Nel 2015, secondo l'Internal Displacement
Monitoring Centre, i rifugiati ambientali
(costretti a spostarsi a causa di disastri
naturali) sono stati nel mondo quasi 20 milioni,
distribuiti in 113 paesi.
Molte analisi e studi indicano che ci si aspetta
un incremento significativo del numero di
persone e comunità che saranno coinvolti dagli
effetti degli eventi estremi, che il cambiamento
climatico moltiplica per numero e intensità,
come siccità, alluvioni, desertificazione,
innalzamento del livello dei mari, fusione dei
ghiacci ecc.
Le previsioni sono catastrofiche: 1 miliardo e
mezzo di persone, da qui al 2050, saranno
colpite dai cambiamenti climatici. Di queste,
200-250 milioni secondo le stime dell'ONU
saranno dei rifugiati ambientali. |
A marzo 2008, dalla regione antartica si è
staccato un blocco di ghiaccio con una
superficie pari a 2 volte quella dell'isola
d'Elba. Questo evento era previsto fra una
quindicina d'anni e gli scienziati non escludono
che sia stato fortemente accelerato dall'aumento
delle temperature.
Ad aprile 2009 è stata la volta della placca
Wilkins a staccarsi e perdersi nell'oceano.
E' già dal 1995 che il continente antartico
subisce questa pesante modifica del territorio.
Secondo l'ESA, l'Agenzia spaziale
europea, negli ultimi 50 anni la temperatura
media in Antartide è salita di 2,5 gradi.
Se le temperature medie del globo saliranno
ancora di solo di 2°C l'Antartico potrebbe perdere
il 75% dei pinguini di Adelia. Senza
ghiaccio, che sta scomparendo a ritmi
vertiginosi nel Polo Nord, nel 2050 i
due terzi degli orsi polari esistenti
potrebbero scomparire per sempre.
Nel Mar Baltico le temperature riscontrate
nell'inverno 2007 sono state le più alte da tre
secoli a questa parte e questo è stata la causa
di una strage di cuccioli di foca.
Molti piccoli, a causa dello scioglimento
anticipato dei ghiacci, sono finiti in acqua
prematuramente senza avere un adeguato strato di
grasso protettivo e sono morti di freddo e di fame.
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La fontana del Papa |
Val di Vara
- Beverino
Tradizione
vuole che vi abbia trovato ristoro Pio VII (1742
- 1823), mentre veniva tradotto a Grenoble per
ordine di Napoleone. Il vecchio Papa, nel
luglio del 1809, si era infatti rifiutato di
riconoscere l'annessione alla Francia dei
Territori Pontifici ed aveva scomunicato tutti
gli invasori, scatenando le ire dell'imperatore
d'oltralpe. Una
lapide marmorea
ricorda il passaggio dell'illustre prigioniero,
che poi venne riportato in Italia, a Savona.
Oggi la fonte, per molti mesi all'anno, è secca
e le sue acque non sono più potabili a causa
delle mutate condizioni atmosferiche. |
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Scienziati canadesi hanno divulgato alcuni studi
in base ai quali le mutate condizioni climatiche
al Polo Nord sarebbero la causa di alterazione
dei cicli biologici degli orsi polari. Cioè il
caldo metterebbe a rischio il loro ciclo
riproduttivo, con possibili ripercussioni sulla
sopravvivenza della specie.
Anche la proliferazione del corallo è
messa in serio pericolo dall'aumento
delle temperature delle acque degli
oceani. Molte specie sono in via di estinzione
per cui si è reso necessario adottare misure di
protezione per la salvaguardia delle barriere.
I ghiacciai delle Ande, se non ci sarà
un'inversione di tendenza, potrebbero essere
tutti estinti entro il 2050.
Per limitare il surriscaldamento della
Cordigliera, un
gruppo di ambientalisti ha dato il via
nell'estate 2010 ad una singolare iniziativa.
Utilizzando una soluzione composta da bianco
d'uovo e calce idraulica, il
terreno viene pitturato di bianco per fargli
accumulare meno calore. I commenti su questo
empirico modo di agire sono più negativi che
positivi, anche perché al momento non è possibile
prevedere l'eventuale comparsa di danni
ambientali collaterali.
Gli effetti del surriscaldamento climatico
e inquinamenti di vario genere sono anche tra i
maggiori responsabili della possibile estinzione
di specie animali. Secondo la comunità
scientifica internazionale
IUCN - un quarto dei mammiferi della Terra è a
rischio (1141 specie su 5487). Il mammifero
maggiormente minacciato è il delfino
Irrawaddy del quale, nei mari delle
Filippine, rimangono al 2008 solamente 77
esemplari.
L'insieme di tutti questi gas serra sta causando
inoltre anche la diminuzione nella
stratosfera dell'ozono (gas che filtra i
pericolosi raggi ultravioletti), con pericolose
conseguenze per la salute degli abitanti del
Pianeta (soprattutto aumento dei tumori della
pelle e patologie legate alla vista). |
SETTEMBRE
2014 - Alla Spezia una manifestazione per
il clima |
Associazioni, comitati, organizzazioni e persone
interessate ai problemi legati all'inquinamento e
all'ambiente si sono attivate anche alla Spezia
aderendo alla marcia internazionale che
si è svolta a New York il 21 settembre
2014 con destinazione il
palazzo delle Nazioni Unite, al fine di chiedere
a coloro che decidono azioni concrete per
contrastare i cambiamenti climatici.
Tutti si sono ritrovati in Piazza del
Bastione per dare vita ad un evento che ha
visto momenti di intrattenimento, informazione
ed un grande concerto finale.
Quasi tutti gli scienziati riconoscono ormai che
le variazioni climatiche sono principalmente
dovute alle attività umane.
Lo scioglimento in atto delle calotte polari
impedisce la riflessione di buona parte dei raggi
solari con conseguente ulteriore surriscaldamento e
ulteriore scioglimento dei ghiacci.
La deacidificazione delle acque marine a
seguito dell'immissione negli oceani di acque dolci
da scioglimento minaccia la persistenza delle
correnti oceaniche e determina la progressiva
estinzione della fauna ittica.
Inoltre lo scioglimento del permafrost sta
rilasciando nell'atmosfera immense quantità di gas
metano, uno dei più pericolosi gas-serra.
Questi tre processi sono già in atto da tempo e
costituiscono un circolo vizioso letale per la vita
sulla Terra, così come la conosciamo. L'ultima era
glaciale si è determinata in soli 6 mesi e non in
centinaia o migliaia di anni... |
Nel 2014
ancora in forte aumento le emissioni di Co2 sul
pianeta |
Nonostante che la crisi economica mondiale,
iniziata nel 2008, abbia determinato dei
sensibili cali produttivi e minori consumi, non
accennano a diminuire le emissioni di anidride
carbonica nell'atmosfera del nostro pianeta. I
maggiori responsabili rimangono i Paesi
industrializzati e quelli emergenti come Cina ed
India dove minore è la sensibilità a questo tema.
Secondo Avvenia, società che opera nel settore
dell'efficienza energetica, entro la fine
dell'anno la quantità di gas serra che verrà
scaricata nell'aria salirà ulteriormente e
raggiungerà i 34 miliardi di tonnellate, mentre
le foreste e gli oceani potranno assorbirne solo
la metà. |
Nel 2012
l'inquinamento atmosferico nelle città italiane
è diminuito |
Dal
Rapporto ISTAT sulla qualità
dell'ambiente urbano risulta che nel 2012
la situazione di massimo allarme per la
qualità dell'aria nelle città italiane sia
migliorata: è infatti diminuito da 59 a 52
il numero dei capoluoghi di provincia dove il
valore limite per la protezione della salute
umana previsto per le polveri sottili viene
superato per più di 35 giorni. I
miglioramenti si registrano soprattutto al
Centro (da 12 a 9) e al Sud (da 9 a 6).
Migliora anche l'indicatore che misura il verde
urbano nelle città, la cui superficie
complessiva cresce dell'1% rispetto al 2011. La
disponibilità media del verde urbano per
abitante è salita a 31,4 metri quadrati (+0,5%
rispetto al 2011). |
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Nel prossimo futuro, uno
dei problemi principali che affliggeranno la
Terra sarà proprio il rischio di
eventi meteorologici estremi (alluvioni e
siccità). Queste sinistre supposizioni purtroppo
sono già state tristemente confermate
il 3 Maggio 2008 quando il ciclone "Nargis"
si è abbattuto sulla ex Birmania, causando una
delle più devastanti catastrofi naturali a
memoria d'uomo, con la perdita di più di
centomila vite umane, danni ingenti al
territorio e agli insediamenti abitativi che
hanno prodotto milioni di sfollati..... |
Disastri ambientali legati alla siccità o alle intense precipitazioni |
Nubifragi in Liguria e Toscana del 2011
- Un
evento atmosferico di eccezionale portata si è
verificato nella giornata di martedì 25 ottobre
2011 (vedi sotto) nel Levante ligure e nell'alta Toscana.
In pratica è successo che una perturbazione di
origine atlantica, in transito sul territorio, abbia visto il suo passaggio rallentato
da una corrente di aria fredda continentale generata
dall'alta pressione. Come conseguenza le precipitazioni,
che altrimenti sarebbero state più diradate, in
alcune aree dello Spezzino e della Lunigiana hanno raggiunto
concentrazioni tali da originare una vera e
propria apocalisse. Canali, torrenti e fiumi
si sono gonfiati fino all'inverosimile, dando luogo
ad un'ondata di piena che ha
seminato morte e distruzione.
In Lunigiana, in poche ore, sono caduti la bellezza
di 350 millimetri di pioggia, un quantitativo che di
solito viene rilevato in 6/8 mesi.
Le stime indicano che la pioggia caduta su tutta
l'area del Magra è stata di circa 370 milioni di
metri cubi, il doppio della capacità del lago del Vajont.
Come se non bastasse, il 4 novembre 2011 a
Genova l'esondazione del Rio Fereggiano causava una
disastrosa alluvione che metteva in ginocchio la
parte orientale della città... |
Piogge
nell'estate del 2010
- Continuano i disastri ambientali legati
alle forti precipitazioni.
In Pakistan la quantità d'acqua caduta
per effetto dei monsoni è tale che buona parte
del paese è ridotto ad un immensa palude, con
elevati rischi di epidemie. Per le autorità
locali gli sfollati sono circa 20 milioni,
700.000 le case distrutte e 1.600 le persone
decedute.. Fonti ONU affermano che i senza
tetto, cibo e lavoro sarebbero 14 milioni.
L'agenzia alimentare del Palazzo di Vetro sta
cercando di portare assistenza a quasi un
milione di bisognosi, per la maggior parte
bambini. Le aree disastrate sono state visitate
anche dal segretario delle Nazioni Unite Ban
Ki-moon, il quale ha voluto rendersi conto di
persona dell'entità dell'accaduto. Sono circa
3,5 milioni i bambini in pericolo di vita per
uso di acqua inquinata.
Si stima che per far fronte ai danni
causati dalle piogge monsoniche siano necessari
circa 460 milioni di dollari.
In Cina le forti piogge e gli smottamenti
nella provincia di Zhouou hanno fatto
registrare finora più di 1.200 morti e circa 600
dispersi. A pochi giorni dalle inondazioni, il
bilancio delle vittime e dei danni viene
modificato frequentemente, anche perchè molti
villaggi, spazzati, via dal fango e dalla furia
delle acque, non sono ancora stati raggiunti. Il
governo Usa ha donato 50.000 dollari alla Croce
Rossa cinese per favorire i soccorsi delle zone
disastrate dalle frane e dalle inondazioni.
Nel nord dell'India particolarmente
colpita l'area di Choglamsar, investita
da una colata di fango che ha interrotto tutte
le comunicazioni. Isolata anche la città di
Leh. Nel Paese complessivamente si lamentano
al momento quasi 200 morti, 500 feriti e 400
sarebbero le persone disperse. |
Siccità nell'estate del 2010
- In Russia,
al contrario, per la perdurante siccità e le
temperature elevatissime (a Mosca si sono
toccati i 40°) i sistemi di pronto intervento
del Paese hanno avuto enormi difficoltà nel
contrastare una serie di devastanti incendi.
Il caldo, il fumo e i residui di alcuni roghi
scatenatisi intorno alla capitale hanno reso
l'aria irrespirabile e causato un significativo
aumento di decessi legati a complicazioni
cardiache e polmonari. Mosca, invasa dal
fumo, era più simile ad una Londra autunno-invernale
avvolta dalla nebbia e dallo smog.
Gli incendi hanno interessato aree dove sono
installate centrali atomiche, mettendo in
allarme popolazioni e autorità. Sono bruciate
anche le piante contaminate dall'incidente di
Cernobyl, e le fiamme potrebbero avere
disperso ulteriormente nell'aria altre
particelle radioattive. Non è escluso il rischio
che un domani le ceneri contaminate possano
essere sollevate dai venti o scaricate dalle
piogge in fiumi e torrenti.
Le temperature elevate, da sole, hanno mandato
in sofferenza alcuni impianti nucleari russi
(tecnologicamente piuttosto vecchi). Il reattore
n. 3 della centrale di Novovoronetskaya,
sul Don, è stato il primo ad essere
prudenzialmente bloccato, seguito dal numero 4
della centrale Leningrad vicina a San
Pietroburgo (simile a quello di Cernobyl). In
ultimo è stata fermata la centrale di Kalinin,
nella regione di Tver (200 km a nord-ovest di Mosca).
Gli ettari di foresta che sono andati in fumo
superano le centinaia di migliaia e la conta dei
danni è pesantissima: si parla di 15
miliardi di dollari, pari all'1% del Pil russo.
Per la prima volta dopo molti anni la Russia
potrebbe tornare ad importare grano
(circa 5 milioni di tonnellate dal Kazakstan)
con effetti negativi sul commercio
internazionale e sui prezzi delle materie prime agricole.
Sul fronte della siccità non va meglio
nell'America Latina dove il bacino del Rio
delle Amazzoni è in stato di allarme per
l'eccessiva riduzione del flusso delle acque.
Già molti tratti del fiume in territorio
peruviano non sono più navigabili e il porto
di Pucallpa è in secca. A Iquitos il
livello delle acque è sceso di circa 50
centimetri sotto il record negativo raggiunto
nel 2005. A Manaus il fiume è più basso di 7
metri rispetto allo standard normale. Questi
fatti si riflettono sulla navigabilità
del Rio Amazonas.
Questa via d'acqua è l'unica che consenta di
raggiungere le comunità più sperdute (anche
lungo corsi d'acqua minori) e rifornirle di
cibo, medicine ed attrezzature. Per farlo, ora
sono necessarie imbarcazioni più piccole del
solito, adatte a navigare su fondali più bassi.
La situazione è abbastanza critica anche nel
tratto brasiliano dove il flusso delle acque è
in costante decremento. Va ricordato che, per il
volume delle acque, il bacino del Rio delle
Amazzoni è il più grande della Terra. |
Cosa ne pensano i massimi esperti
- Tutti questi disastri, che si stanno susseguendo
con notevole frequenza e potenza, sembrerebbero
purtroppo confermare le risultanze degli studi
che associano la loro origine alle variazioni
climatiche.
Attualmente nel mondo ci sono circa 2.600
scienziati che stanno studiando questi fenomeni.
Tra loro 2590 sono concordi nel ritenere che
le attività umane e l'inquinamento siano
responsabili del surriscaldamento globale e
relative conseguenze. Solo una diecina ritiene
invece che non ci sia alcuna relazione tra i due
fenomeni e che tutto rientri nelle classiche
ciclicità terrestri.
Jorgen Randers insegna alla BI Norwegian
Business School, dove si occupa anche di
questioni climatiche e di analisi di scenario.
Fa parte della commissione per la sostenibilità
di British Telecom e di Dow Chemical Company.
Nel 2006 ha presieduto una commissione
ministeriale che ha indicato al governo
norvegese come ridurre di due terzi le emissioni
di gas serra entro il 2050. Nel 1972 fu coautore
di uno storico rapporto del Mit "I
limiti dello sviluppo",
con il quale il Club di Roma mise per
la prima volta in discussione il mito della
crescita continua. Secondo il professore, se
continuerà a prevalere la "short time human
vision" (visione umana di breve periodo), che
sembra una tara ineluttabile, ne vedremo delle
belle. L'umanità si mantiene infatti in una
condizione di sovrasfruttamento, con il doppio
di emissioni annue di anidride carbonica
rispetto a quella assorbita da oceani e foreste,
e si vedono già i primi chiari segnali di una
graduale distruzione degli ecosistemi.
Nel suo nuovo volume "2052:
scenari globali per i prossimi quarant'anni" dice
apertamente che figli e nipoti dovranno adattarsi
all'insostenibilità del pianeta causata
principalmente da: 1) Depauperamento delle
risorse e della biodiversità (tre quarti di
tutto lo spazio libero del mondo andrà perduto);
2) Diminuzione del reddito pro-capite e
arresto della crescita produttiva (eccetto in
una quindicina di grandi economie tipo Cina,
Brasile, India, Russia, Sud Africa ecc.); 3)
Persistenza della fame, che rimarrà un
problema irrisolto; inoltre la maldistribuzione
delle risorse inasprirà le tensioni e i
conflitti sociali; 4) Scomparsa della vita in
campagna; 5) Utilizzo della quota
maggiore del PIL globale per riparare i
danni provocati dai cambiamenti meteorologici.
L'interesse a breve termine, per la
miopia dei decisori, tiene quindi il mondo sotto
scacco ma, secondo Randers, basterebbe spostare
solo il 2% del capitale economico e della forza
lavoro sulle fonti di energia pulita e rinnovabile per
risolvere il «climatic change». Questo
costerebbe un differimento solo di pochi mesi
dell'attuale ricchezza. |
Quali sono i Paesi più a rischio per danni
diretti e/o indiretti?
I cambiamenti
climatici mettono a rischio tutti, ma
alcuni Paesi più di altri, anche perché le
loro risorse finanziarie sono insufficienti a
far fronte alle catastrofi naturali. In testa
alla graduatoria degli Stati più vulnerabili
figura Haiti, che, tra l'altro, è stato
colpito nel 2010 da un tragico terremoto. Dopo
Haiti seguono nell'elenco rispettivamente:
Bangladesh, Sierra Leone,
Madagascar, Cambogia, Mozambico,
Congo, Malawi e Filippine.
Gli esperti che hanno redatto questa speciale
classifica del rischio di disastro conseguente
alle variazioni climatiche affermano che
l'Italia si trova in una posizione decisamente
tranquillizzante (124° posto), nonostante le
recenti disastrose alluvioni verificatesi in Liguria e
Lunigiana.
Tra il 2006 e il 2010, in Siria, la mancanza di
precipitazioni ha spostato milioni di abitanti
verso le città, aggravando la ben nota crisi
politica.
Nel 2008 i paesi del Sahel hanno perso il
75% delle terre arabili; negli anni 2010 e
2011 la crisi idrica dell'intero Corno d'Africa
ha costretto 1,5 milioni di persone della
fragile Somalia a migrare verso i paesi
confinanti.
Queste problematiche non risparmiano neppure
l'Asia meridionale e orientale, su cui grava
anche un alto tasso di inquinamento da arsenico
delle falde acquifere e pesa la costruzione di
grandi dighe, mediamente 100 all'anno, causa di
delocalizzazione di intere città. Tutto questo
ha prodotto 3,7 milioni di sfollati dall'India,
3,6 dalla Cina e 2,6 dal Nepal.
Le catastrofi naturali hanno un'alta
incidenza anche nell'America Latina dove,
nell'aprile 2017, una valanga di detriti ha
ucciso quasi 300 persone. |
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Sono stati consultati:
Terzo Pianeta; Coop - Consumatori; Corpo Forestale dello Stato;
Corriere della Sera - Magazine; Eurostat; Green Cross Italia;
Il Leonardo - Almanacco popolare; Il Secolo XIX; La Gaia
Scienza - Mario Tozzi
(primo ricercatore del CNR);
La Casana - Periodico di Banca Carige S.p.A.; Legambiente; QN Quotidiano Nazionale; United Nations -
Unep; WWF |
Ultimo aggiornamento l'1 Settembre 2018 / Last updating on
September 1st 2018 |
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