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Archivio di grandi eventi
nazionali ed internazionali,
inchieste, reportages su
quotidiani e riviste celebri |
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FINESTRE APERTE
SUL TERRITORIO |
GENOVA
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Il
capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
"Capitale Europea della Cultura"... |
EUROFLORA |
In
primavera, ogni 5 anni,
alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo... |
VIA FRANCIGENA |
Col
Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento... |
PARCO DEL MAGRA |
A
Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa... |
GOLFO DELLA SPEZIA |
Tra la punta
di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più
profonde insenature di tutto il litorale occidentale
italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella
quale è incastonata La Spezia, città sede di porto
militare e mercantile, che oggi è anche punto di
attracco per le navi da crociera... |
LE CINQUE TERRE |
Cinque
borghi marinari il cui destino è sempre stato
storicamente legato alla terra e all'agricoltura
piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della
Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i
Patrimoni Mondiali dell'Umanità... |
LA VAL DI MAGRA |
Nobili,
vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio... |
LA VAL DI VARA |
La
"Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa... |
LA LUNIGIANA |
La
"Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e
perfettamente conservati... |
Close Up |
Argomenti
in primo piano,
news, eventi e storia del territorio |
Colombiadi 1892 e 1992
Nel 1992 le
celebrazioni per il 500° anniversario della scoperta
dell'America hanno consentito al capoluogo ligure un notevole
rilancio in campo internazionale. Anche le feste colombiane del
1892 attirarono su Genova gli occhi del mondo... |
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Il dialetto genovese
Le trasformazioni
fonetiche avvenute nella parlata di Genova sono un segno
inequivocabile del dinamismo espresso dalla città durante i
secoli della Repubblica. A Genova il dialetto è una lingua viva,
che oggi viene insegnata anche nelle scuole... |
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Funicolari e Ferrovia
A Genova effettua
servizio una delle tranvie a cremagliera più antiche d'Italia,
che collega la zona della Stazione Principe con il quartiere
collinare di Granarolo. Assieme alle altre funicolari consente
di accedere a punti panoramici per vedere la città dall'alto.... |
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Teatro popolare e di strada
Le esibizioni
teatrali in strada hanno origini molto remote. Le prime notizie
di giocolieri e saltimbanchi risalgono addirittura all'antico
Egitto. Nel 2004 il comune di Genova ha riconosciuto l'arte di
strada come fenomeno culturale e ha regolamentato la materia... |
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Il principe Andrea
Doria
L'abilissimo
ammiraglio genovese diventò ricco e potente, ma non perse mai
quelle caratteristiche morali che lo avevano contraddistinto fin
da giovane. In una sua biografia si legge: "Aveva aspetto
eroico, gravità virile e gesto umano... il sobrio vivere e il
suo parco vestire non erano da principe ma da privatissimo
gentiluomo..." |
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Alluvioni in Liguria dal 1894
In Liguria i
disastri legati al
maltempo sono determinati da
tanti fattori. Alluvioni e
devastazioni operate da corsi
d'acqua impazziti, violente
mareggiate e frane sono da
sempre una costante del territorio... |
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Fotografie ©
GIOVANNI MENCARINI |
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Genova
Letteratura |
La perla del Mediterraneo |
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Euroflora |
Per una
settimana la città di Genova si trasforma nel
più bel giardino del mondo.
Nata nel 1966 ed organizzata dall'Ente Fiera del
capoluogo ligure, costituisce l'espressione ufficiale
della floricoltura italiana, riconosciuta in tutte le
parti del mondo grazie all'
AIPH
(Association Internationale des Producter de l'Horticolture). |
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La letteratura Literature |
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Poco
inclini per natura alla poesia ed alle divagazioni
letterarie, i genovesi furono spinti ad impugnare la
penna per lasciare ai posteri memoria della storia e
delle glorie della loro patria. Dal Caffaro, a Jacopo da
Varagine, al Giustiniani la più antica storia di
Genova ha trovato preziosi ed illuminati cronisti.
Descriveva in latino la Genova del 1100 Caffaro di
Rustico di Ciaschifellone, ora Castrofino,(1080-1164)
che fu il più antico degli storici genovesi e celebre
uomo di stato. Illustre capitano, si distinse nelle
guerre di Licia, in quella contro i Pisani (1126) e
nella conquista dell'Isola di Maiorca. Eletto otto volte
console, fu ambasciatore della Repubblica presso il
Barbarossa e partecipò alle crociate. I suoi
"Annali
di Genova", scritti in latino medievale,
furono inseriti dal Muratori nella sua grande raccolta
"Rerum
Italicarum Scriptores".
Da ricordare anche le scritture agiografiche o
moraleggianti del domenicano Jacopo da Varagine
(Varazze), come la "Legenda
Aurea", che diventò testo di cristiana
edificazione, diffuso in tutto l'Occidente, tradotto
nelle varie lingue volgari ed edito svariate volte tra i
secoli XV e XVII. |
JACOPO DA VARAGINE nacque
tra il 1228 ed il 1230 nella frazione Casanova di
Varazze, località nella quale è stata eretta una
cappella in suo onore.
Nel 1244 diventò domenicano e priore del convento
genovese di Santa Maria del Castello, dove si
distinse per lo zelo con cui insegnava teologia.
Nel 1292 venne eletto arcivescovo di Genova, dopo avere
rinunciato una prima volta nel 1288, e si impegnò nel
fare da paciere tra i Guelfi e i Ghibellini genovesi. In
quel periodo si dedicò alla compilazione della sua
meravigliosa "Legenda Aurea", che lo
accompagnò fino alla sua scomparsa avvenuta nel
capoluogo ligure il 14 luglio del 1298. Nel 1816 il Papa
Pio VII gli conferì in titolo di beato.
La "Legenda Aurea" è una immaginifica
raccolta delle vite dei Santi ed è uno dei libri più
utili per comprendere la storia della Chiesa. Si tratta,
in pratica, di un best seller che ha viaggiato
nel tempo e nello spazio, con immutato successo,
rimanendo la principale fonte d'ispirazione iconografica
per gli artisti italiani di tutti i tempi. |
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NEL TRECENTO
troviamo esempi di poesia religiosa e vari documenti
legati alla storia della Repubblica.
IL CINQUECENTO,
in Liguria, è il secolo della poesia al femminile. Un
letterato romano, Girolamo Ruscelli, in una
lettera del 1552, fa un elenco di poetesse genovesi (23)
e savonesi (6). La più leggiadra sicuramente fu
Argentina Pallavicini, che onorò della |
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sua
amicizia Pietro l'Aretino, al punto da ricoprirlo di doni,
ricambiati nel 1533 con la dedicatoria della commedia
"Il marescalco".
Brillante poeta del Seicento fu Gian Giacomo
Cavalli, autore della "Cittàra
Zeneize" (in dialetto).
Il XVII secolo regala anche ai liguri il loro maggiore
poeta, |
GABRIELLO CHIABRERA (1552 - 1637), nato a
Savona, morto a Genova, rinnovatore della metrica
classica, autore di poemi eroici, di opere drammatiche,
di componimenti sacri e profani, più noto per i suoi
scritti in toscano, di stampo antimarinista. Abbastanza
irruento di natura, ma dotato di grande talento, si
cimentò anche nella stesura di versi per musica e fu
l'inventore del termine "canzonetta". Educato a
Roma dai Gesuiti, trovò nella maturità quell'equilibrio
e quella moderazione che gli erano mancati in precedenza.
Fu fecondissimo verseggiatore: fra le suo opre sono
da ricordare: i "Sermoni",
nei quali sono anticipati il Parini e il Gozzi, e i
"Poemetti"
epico-lirici, sacri e profani, narrativi, descrittivi o
didascalici in versi sciolti. |
LA PROSA GENOVESE DEL SEICENTO
annovera tra le sue fila molti autori di
"romanzi" in lingua, come Anton Giulio
Brignole Sale, uomo politico, affarista, ambasciatore, patrono
dell'Accademia degli Addormentati; Gio Ambrogio De
Marini; Luca Assarino (avventuroso editore
del "Sincero",
la più antica gazzetta italiana); il sestrese
Bernardo Morando, commerciante-scrittore,
Francesco Fulvio Frugoni, autore della satira
barocca "Il cane di Diogene". |
IL SETTECENTO
è il trionfo della galanteria e del teatro che
trova spazio sui molti e splendidi palcoscenici
privati di villa. Studiosi dai molteplici
interessi popolano i salotti tra dame e
cicisbei. Qualche nome: Agostino Lomellini,
Raffaello Soprani. |
L'OTTOCENTO RISORGIMENTALE
decolla invece sulle strofe di Goffredo
Mameli, patriota e poeta, autore di
Fratelli d'Italia -
Inno Nazionale Italiano.
Forse non tutti sanno che il nostro Inno Nazionale venne cantato
per la prima volta proprio a Genova nel 1847,
quando una folla ininterrotta diede vita ad un corteo di
oltre cinque chilometri, dalla Spianata dell'Acquasola
al Santuario di Oregina, durante la festa patriottica per
ricordare la cacciata degli austriaci dalla città. |
GOFFREDO MAMELI, nato a Genova il 5
settembre 1827, dal marchese Mameli e dalla contessa
Adele Zoagli, cominciò presto a scrivere versi, ma dopo
l'inno che lo rese famoso diventò soldato della patria.
Nel 1848 formò la squadra dei volontari Genovesi che
mossero in soccorso dei Lombardi e ne fu eletto
capitano. Rimase in prima linea per tutta la guerra
d'indipendenza.
A Genova compose l'Inno Militare, musicato da
Verdi e divenne fervido seguace di Garibaldi
quando l'eroe dei due mondi entrò in città il 26 settembre 1848.
Caduta Milano, impugnò nuovamente la spada e corse a
Roma a sostenere la Repubblica (1849). Nel conflitto del
3 giugno a Villa Pamphilj, sul Gianicolo, fu ferito ad
una gamba, che gli venne amputata per l'insorgere di una
cancrena. Le cure risultarono comunque vane e il giovane
Mameli morirà a Roma il 6 luglio 1849, a soli 22 anni, e
resterà l'anima della gioventù eroica, il poeta della
Giovine Italia. Là è tuttora sepolto; i genovesi non
sono ancora riusciti a riportare le sue ceneri nella
città natia. Il 13 giugno del 1864 Garibaldi scrisse da
Caprera una
lettera alla madre del giovane eroe dopo che la
stessa gli aveva mandato un ritratto del figlio.
Inizialmente il titolo dell'Inno nazionale era il
"Canto degli Italiani" e fu scritto assieme al
musicista e direttore di banda Michele Novaro. Si dice
che a questo lavoro avesse partecipato anche un frate di
Lerici, l'insegnante Atanasio Canata, del quale Mameli
era stato un alunno. I due si scambiavano opinioni sulle
rive della Bormida ed in questo contesto sarebbe nata la
terza strofa, quella dal più marcato contenuto
religioso. Tra il 1846 ed il 1847 Mameli fu ospite dei
Padri Scolopi a Carcare ed ai carcaresi piace pensare
che il testo dell'Inno nazionale sia stato scritto
proprio durante questo soggiorno.
La stesura originale dell' "Inno di Mameli"
è conservata presso il Museo del
Risorgimento e Istituto Mazziniano in Via
Lomellini, che contiene un vasto archivio ed una
biblioteca storica che illustrano la storia ligure e
nazionale dal XVIII secolo all'Unità d'Italia, con
particolare attenzione al periodo compreso tra il 1746 e
l'età di Balilla e Roma Capitale.
Della corrente del "realismo dialettale" fa parte
Martin Piaggio (1774-1843), di cui esce nel 1829
l'Esopo Zeneize (vedi link "Il dialetto genovese"). |
MARTIN PIAGGIO era amato da tutta Genova
per il suo carattere bonario e per la sua genuina semplicità.
Con la sua poesia declamava i fatti di Genova; era un
cronista civile e garbato, non privo tuttavia, quando lo
voleva, di una certa capacità satirica. Come scrive il
Donaver, le composizioni poetiche del Piaggio erano
"qualche volta anche melanconiche, un pò strascicate,
ma in genere curate con garbo e gusto d'arte" .
Scrisse anche di teatro. ma i suoi "storici" o "critici"
mai lo hanno detto, anche perchè non si trattava di una
produzione che lo attraeva come la poesia. Molte sue
commedie vennero rappresentate al teatro "Campetto",
sito nella omonima piazza, anche se permane qualche
dubbio sulla loro effettiva paternità.
La poesia dialettale ebbe nell'epoca moderna un grande
risveglio per merito anche di Don Gazzo, al quale
si deve la traduzione in genovese della
"Divina Commedia"; del Malinverni che seppe fermare in versi
dialettali la caratteristica vita genovese nei suoi
diversi aspetti e le sfumature più delicate della sua
anima |
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poetica e del Bacigalupo che tradusse in stile eroicomico
parte dell'"Eneide" e dedicò
una lunga ode alla "Rumenta".
Rumenta è una parola latina che indica i
trucioli di falegnameria e, in generale, i
frammenti dei materiali destinati allo
smaltimento. Nicolò Bacigalupo (1838-1904)
comprese ben presto che, nella realtà, invece,
della rumenta non si butta via nulla e vi dedicò
più di 500 versi per magnificare la sua utilità
e prendersi gioco di chi la snobba sentendosi
superiore. La pratica di rovistare nella
spazzatura è un'"arte" antica, dove nulla è
lasciato al caso e si tramanda di generazione in
generazione. |
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A tal proposito va
menzionato il movimento dell'"Arte povera", ideato
nel 1967 dal giovane critico d'arte Germano Celant,
all'interno del quale gli oggetti trovati nella
spazzatura o considerati di nessun valore commerciale
venivano utilizzati dagli artisti per dare vita alle
loro opere. Per ironia della sorte, la spazzatura ha
reso ricchi e famosi gran parte di loro, compreso il
critico Celant. |
GIOVANNI RUFFINI,
mazziniano esule, nacque a Genova nel 1807 ma compì i primi studi
a Taggia, luogo d'origine della madre Eleonora
Curlo. Nel capoluogo ligure si laureò in legge
nel 1830 per poi aderire alla Giovine Italia in
virtù dell'amicizia giovanile con Giuseppe
Mazzini. Nel 1833 l'organizzazione venne
scoperta e i due riuscirono, con una fuga
rocambolesca, a rifugiarsi a Marsiglia.
La vicenda è narrata, in inglese, nel
Lorenzo Benoni, romanzo parzialmente
autobiografico del 1855, pubblicato a Edimburgo e
ambientato a Genova. Nei personaggi il Mazzini
compare con il nome di Fantasio.
Del 1850 è invece Il dottor Antonio,
racconto romantico che narra la vicenda di miss
Lucy, giovane "turista", che si innamora del suo
medico in una locanda di Bordighera. Il lavoro si rivelò
da subito un best seller; avvicinò
l'opinione pubblica inglese alla causa
risorgimentale e mise in luce la straordinaria
bellezza del Ponente ligure. A Ospedaletti,
lungo la via Aurelia, c'è la chiesetta della
Madonna della Ruota che lo scrittore celebrò
in questo romanzo.
Giovanni Ruffini rientrò a Taggia nel 1874
per ritirarsi a vita privata. Condusse
un'esistenza modesta fino al 1881, anno in cui
scomparve nella sua villa di
fianco alla chiesa della Madonna del Canneto. |
Nel campo politico vanno ricordati Giuseppe
Mazzini, la cui ardente e mistica prosa infiammò la
gioventù italiana, mirando alla formazione di una
coscienza nazionale; Giuseppe Cesare Abba, il cui libro
"Da
Quarto al Volturno
",
sollevò le " Noterelle di uno dei Mille" nel
clima dell'epica. Tra gli scrittori di prosa degni di
nota il Barrili
dal periodare classico; il De Amicis, che
legò il suo nome alla letteratura infantile, e
Vincenzo Troya, insigne pedagogista. Va pure
menzionato Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, la
cui poesia melanconica e squisita tocca punti commoventi
ed affascinanti insieme. |
ANTON GIULIO BARRILI (Savona 1836 -
Carcare 1908) fu feracissimo romanziere, coetaneo dell'Abba
e, come lui, combattente e scrittore garibaldino.
Infatti i due libricini "Con
Garibaldi alle porte di Roma" e "Ricordi
e note" sono dedicati all'epopea del generale nizzardo.
Tra le sue sessanta opere vanno principalmente citate
"Capitan Dodero" e
"Il ponte del paradiso", che ebbero
uno strepitoso successo. Il Barrili, che aveva una vasta e profonda cultura,
fu anche professore e rettore all'Università di Genova. |
NEL XX SECOLO
si affacciano alla ribalta nuovi scrittori.
Tra essi Luigi Arnaldo Vassallo, il
popolare Gandolin, autore di brillanti
commedie tra l'amaro ed il faceto, Camillo
Sbarbaro, accorato cantore della Liguria ed
Eugenio Montale, scomparso a Milano il 12 settembre 1981,
premio Nobel
per la letteratura nel 1975. |
CAMILLO SBARBARO, nato a Santa Margherita Ligure
il 12 gennaio 1888 e scomparso a Savona il 31 ottobre 1967,
nell'ospedale San Paolo dove era ricoverato, viene ricordato
come uno dei più grandi poeti liguri. Assieme alla sorella
Clelia fu affidato alla zia materna Maria, alla quale
Sbarbaro dedicò le poesie di
"Rimanenze"
(1955).
Inizialmente aveva lavorato in una industria genovese
e poi si era dedicato all'insegnamento. Durante la
Seconda Guerra Mondiale si era trasferito a Spotorno per
sfuggire ai bombardamenti su Genova e per iniziare ad
occuparsi di scrittura.
Il poeta aveva infatti una frequentazione assidua di
questa cittadina perché ci vivevano i suoi nonni
materni. Nel 1951 vi andò ad abitare stabilmente insieme
alla sorella Lina ed alla zia Benedetta.
Nel Ponente ligure Sbarbaro scrisse molte delle sue
liriche e delle sue prose più belle. Si cimentò anche nella
traduzione delle opere di celebri autori stranieri.
La sua prima raccolta poetica
fu "Resine"
(1911), seguita da "Pianissimo"
(1914). Gli scritti in prosa ripropongono un universo
legato alla sua percezione poetica della vita quotidiana
come in "Trucioli"
del 1920, "Fuochi fatui"
del 1956... "Cartoline in
Franchigia" del 1966. Nel 1961 era
diventato un collaboratore dei Libretti di Malaria
di Arrigo Bugiani. |
EUGENIO MONTALE - Nato a Genova il 12
ottobre 1896, Eugenio (soprannominato
affettuosamente Eusebio) era l'ultimo di cinque figli.
Il padre, originario di Monterosso, nelle
Cinque
Terre possedeva una casa che nella "geografia
sentimentale" del poeta ha naturalmente sempre
avuto una funzione importante, essendo luogo di ricordi
legati alla sua gioventù.
Quello di Monterosso è infatti il paesaggio poetico
degli "Ossi di Seppia"
e |
MONTALE: "La poesia? E' cosa inutile che però non fa male..." |
Il 12 dicembre
1975, durante la consegna dei premi Nobel, come
voleva la consuetudine toccò a Eugenio Montale tenere il
discorso ufficiale all'Accademia di Svezia. Montale
scelse di parlare di un argomento che lo riguardava
da vicino, cioè della sua esperienza di poeta, e
citò brevemente e - quasi riduttivamente - il suo
curriculum: "Ho scritto poesie e per queste sono
stato premiato, ma sono stato anche bibliotecario,
traduttore, critico letterario e musicale e persino
disoccupato per riconosciuta insufficienza di
fedeltà a un regime che non potevo amare. Come ho
potuto distribuire tante attività così diverse? Ad
una giornalista ho spiegato che una vita non si può
pianificare come si fa con un progetto industriale.
Nel mondo c'è un largo spazio per l'inutile e anzi
uno dei pericoli del nostro tempo è quella
mercificazione dell'inutile alla quale sono
particolarmente sensibili i giovanissimi".
Montale aggiunse, non senza ironia: "In ogni modo
io sono qui perché ho scritto poesie, un prodotto
assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo; e questo
è uno dei suoi titoli di nobiltà. Ma non è il solo
essendo la poesia una produzione o una malattia
assolutamente endemica e incurabile".
Poi disse ancora: "Sono qui perché ho scritto
poesie: sei volumi, oltre ad innumerevoli traduzioni
e saggi critici. Hanno detto che è una produzione
scarsa, forse supponendo che il poeta sia un
produttore di mercanzie; le macchine debbono essere
impiegate al massimo".
Passò poi a parlare della poesia in generale e, di
qui, una breve storia: "Per fortuna la poesia non è
una merce. Essa è un'entità di cui si conosce assai
poco, tanto che due filosofi molto diversi tra loro
come Croce storicista idealista e Gilson cattolico,
sono d'accordo nel ritenere impossibile una storia
della poesia". |
Montale ispirato dalle linee austere del litorale ligure |
Nella
motivazione dell'attribuzione del premio Nobel per
la letteratura 1975 a Eugenio Montale, l'Accademia
svedese afferma che con la sua prima raccolta di
poesie «Ossi di Seppia», pubblicata nel 1925, il
letterato, che allora aveva 29 anni, era già in
diritto di rivendicare il suo posto nella poesia
italiana.
L'Accademia sottolinea che Montale «più
manifestamente riconosciuto come uno dei più grandi
poeti contemporanei occidentali, ha tuttavia
raggiunto la notorietà letteraria soltanto molto
tardi, per motivi dovuti alla sua naturale
riservatezza, ma soprattutto alla parsimonia con la
quale ha dato al pubblico l'occasione di giudicarlo.
Montale sembra ispirato dalle linee austere del
litorale ligure, dove è nato, di fronte alle onde
scatenate, piuttosto che dall'attraente paradiso
soleggiato dei bagnanti della riviera. L'ermetismo e
l'inaccessibilità del poeta non sono soltanto
problemi di pura forma letteraria ma anche un
atteggiamento spirituale, una necessità intima, una
concezione della vita...» |
La mia città natale mi ha elargito scarso pane e deboli onori... |
Esiste
una lettera datata 23 maggio 1928 (su carta
intestata «R. Bemporad & Figlio editori») con
la quale Eugenio Montale scrive a Lucia
Rodocanachi, moglie del pittore la cui casa ad
Arenzano era luogo d'incontro degli intellettuali
(democratici) del tempo.
Il poeta parla di sé e, molto liberamente, degli
autori e dei prodotti letterari di quei giorni
legati alla poesia, alla narrativa e alla critica;
nella missiva Italo Svevo viene definito un
«giovane» autore di 66 anni, che vale più dei
giovani, mentre conveniva rassegnarsi sul fatto che
Angioletti e Comisso fossero i
campioni migliori di una letteratura che non
esisteva.
Il poeta era passato da un anno a Firenze a lavorare
per Bemporad. Tre anni prima aveva visto pubblicati
i suoi «Ossi di Seppia» e la sua
carriera di «letterato» in Toscana era bene avviata.
Alcuni commenti positivi al suo indirizzo apparsi
sul «Secolo XIX» lo avevano lasciato
sorpreso, ma non certo incantato. Nella lettera si
legge:"Bene per le lodi, ma non sono ancora così
commosso da pensare con troppa nostalgia alla mia
città natale che mi ha elargito scarso pane e deboli
onori...".
Sempre a proposito di Genova, che considera ormai in
ogni senso lontana, Montale aggiunge: "Sento con
orrore dell'apertura della solita promotrice
genovese che non visiterò mai più. Nevermore! Ho
rotto con la pittura e più con la scultura dei miei
concittadini...".
La lettera si chiude con un giudizio positivo su un
testo appena uscito, «Il nome sulla sabbia»
di Bonaventura Tecchi (Treves), che viene definito
un altro libro di un giovane leggibile.
In una postilla Montale si scusa con Lucia: "Scusi
se scrivo a macchina, ma in questo modo mi tengo
sveglio più facilmente. Ho tanto sonno!". |
Nel giugno 1967 la nomina a senatore a vita per
meriti letterari |
Il
Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, con
provvedimento in data 13 giugno 1967, nominò, a
norma dell'art. 59 della Costituzione, senatore a
vita Eugenio Montale «per aver illustrato la Patria
per altissimi meriti nel campo letterario ed
artistico».
Per Montale la nomina fu quasi una sorpresa. Un paio
di anni prima qualche giornale aveva accennato alla
possibilità che al poeta potesse essere attribuito
l'alto riconoscimento. "Poi - riferì Montale -
non se ne parlò più e pensai che la cosa fosse caduta
nel nulla o rinviata «sine die». Invece, improvvisa,
è giunta la notizia della nomina. Mi fa molto
piacere, naturalmente. Io credo che con questo si
sia voluto onorare non tanto la mia persona, quanto
la letteratura, l'arte e la cultura italiana".
Il sindaco di Genova inviò al poeta il seguente
telegramma: "Genova apprende con viva soddisfazione
sua nomina a senatore a vita, meritato
riconoscimento per l'alto messaggio di poesia da lei
rivolto all'umanità e insieme per fervida opera di
cultura nella quale ha mirabilmente esaltato
l'inesauribile forza dello spirito italiano e
ligure. Accolga sentimenti ammirazione,
felicitazioni vivissime e fervidi voti augurali suoi
concittadini e miei personali". |
Fonti: "Il Secolo XIX " del
14/06/1967 - 24/10/1975 - 15/09/1981 |
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di alcune liriche delle "Occasioni".
Durante l'infanzia la salute di Montale fu cagionevole:
dovette interrompere gli studi e proseguirli
privatamente. Dal 1948, dopo essersi trasferito a
Milano, diventò critico ed elzevirista del "Corriere
della Sera" e critico musicale del "Corriere
d'Informazione". Negli anni Sessanta, con
l'ampliamento e la ristampa di una raccolta dei suoi
articoli (Farfalla di Dinard)
pubblicati sul giornale milanese, la fama di Montale
varca i confini nazionali e le sue opere vengono
tradotte nelle principali lingue europee, compreso
quella serba, croata e russa.
Nel 1961 ricevette le lauree ad honorem dell'Università
di Roma, Milano e Cambridge. L'anno seguente gli venne
consegnato il "Premio
Feltrinelli" dell'Accademia dei Lincei.
Il 13 giugno 1967 venne nominato senatore a vita dal
Presidente Saragat "per altissimi meriti nel campo
letterario e artistico". Nel 1974 altra laurea "honoris
causa" da parte dell'Università di Basilea e nel
1975 il "Premio Nobel",
che gli viene assegnato anche per la sua coerenza di
uomo intellettuale e di cultura, libero da
condizionamenti politici e morali e dai mostri
ideologici di una società massificata.
Il poeta scomparve il 12 settembre 1981 a Milano mentre
era ricoverato nella clinica San Pio X per problemi
neurologici. Le sue spoglie riposano nel cimitero di San
Felice a Ema, località nella periferia di Firenze,
assieme a quelle della moglie Drusilla. |
EMANUELE LUZZATI - Il 26 gennaio 2007
scompare a Genova Emanuele Luzzati
(Genova 1921) il maestro scenografo e costumista, ma
anche illustratore, scrittore, autore di cinema
d'animazione e teatro. Tra i suoi lavori più di 500
sceneggiature e diversi libri dedicati all'infanzia.
Allestì anche il Festival
Internazionale del Teatro per Ragazzi al
Piccolo Teatro di Milano. I suoi disegni
hanno impreziosito le pagine di libri per adulti (Divina
Commedia) e per bambini (Favole
dei Fratelli Grimm). Dal 1998,
Porta Siberia
a Genova è diventato il Museo permanente delle sue opere
principali.
Tra i centri culturali genovesi di particolare interesse
va anche citato il Museo
Biblioteca dell'Attore (MBA), in Via IV
Novembre, all'interno di
Villetta Serra, un'istituzione dedicata allo
studio dell'attore e delle arti sceniche
dell'Otto-Novecento. Il museo contiene un vasto archivio
storico e migliaia di documenti iconografici; possiede
una biblioteca specializzata in teatro e cinema di circa
40.000 volumi, che ne fanno uno dei centri studi
più importanti ed attivi d'Italia. |
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