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  IL TELEGRAFO del 5 novembre 1966 - Apocalisse in Toscana con le alluvioni di Firenze e Pisa

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Archivio di grandi eventi
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FINESTRE APERTE
SUL TERRITORIO

Elenco puntato - Genova  GENOVA

Il capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
"Capitale Europea della Cultura"...

Elenco puntato - Euroflora  EUROFLORA

In primavera, ogni 5 anni,
alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo...

Elenco puntato - Via Francigena  VIA FRANCIGENA

Col Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento...

Elenco puntato - Parco del Magra  PARCO DEL MAGRA

A Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa...

Elenco puntato - Golfo della Spezia  GOLFO DELLA SPEZIA

Tra la punta di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più profonde insenature di tutto il litorale occidentale italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella quale è incastonata La Spezia, città sede di porto militare e mercantile, che oggi è anche punto di attracco per le navi da crociera...

Elenco puntato - Le Cinque Terre  LE CINQUE TERRE

Cinque borghi marinari il cui destino è sempre stato storicamente legato alla terra e all'agricoltura piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i Patrimoni Mondiali dell'Umanità...

Elenco puntato - La Val di Magra  LA VAL DI MAGRA

Nobili, vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio...

Elenco puntato - La Val di Vara  LA VAL DI VARA

La "Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa...

Elenco puntato - La Lunigiana  LA LUNIGIANA

La "Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e perfettamente conservati...

Close Up

Argomenti in primo piano,
news, eventi e storia del territorio

Acque minerali e termali
Sul territorio che anticamente faceva parte della Lunigiana storica ci sono moltissimi punti di sbocco di sorgenti naturali che hanno vita autonoma rispetto agli acquedotti pubblici...

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Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
territorio, un tempo abitato dai
bellicosi Liguri Apuani,
da dove parte questo sito...

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Le Alpi Apuane
Originano da movimenti
tettonici del fondo marino e sono
prevalentemente costituite di
roccia (il notissimo marmo bianco).
I calcari risalgono ad almeno 250
milioni di anni fa e ne fanno un
"monumento geologico"
unico al mondo...

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Liguri Apuani e Statue Stele
Le radici più profonde delle
comunità lunigianesi affondano
fino alle soglie della protostoria.
Mari e monti della Lunigiana Storica (comprendente anche Val di Vara e Val di Magra) un tempo erano occupati dalla bellicosa
popolazione dei Liguri Apuani...

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Il Canale Lunense
Inaugurato nel maggio 1930, prende acqua dal fiume Magra, nei pressi di Isola di Caprigliola, ed è la più importante opera idraulica ad uso irriguo della vallata. Le sue sponde vengono oggi utilizzate per lo scorrimento di una pista ciclabile...

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Crollo del Ponte di Albiano
La mattina dell'8 aprile 2020 crollava sul letto del fiume Magra una struttura storica della viabilità spezzina e lunigianese. La fine annunciata da un boato assordante e da una grande nuvola di polvere...

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PIGNONE - Una ruspa dei Vigili del Fuoco intenta a liberare il greto del torrente dal legname accumulatosi durante il nubifragio del 25-10-2011

Nubifragio del 25/10/2011
Un evento atmosferico di
eccezionale portata ha dato luogo
a forti precipitazioni nel Levante
ligure e nell'alta Toscana.
Come conseguenza, le esondazioni
di canali, torrenti e fiumi hanno
originato una vera e
propria apocalisse...

Grafica elenco puntato link

Alluvioni in Liguria dal 1894
In Liguria i disastri legati al
maltempo sono determinati da
tanti fattori. Alluvioni e
devastazioni operate da corsi
d'acqua impazziti, violente
mareggiate e frane sono da sempre
una costante del territorio...

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Liguria regione ad elevato
rischio idrogeologico

Secondo uno studio di
Legambiente in Liguria sono
molti i territori che risultano
fragili ed esposti ad un elevato
rischio idrogeologico...

Grafica elenco puntato link
 
 
 
 
Il fiume Magra  Titolo di testa - Il fiume Magra, fotografie   fotografie
          ed il parco naturale regionale di
Montemarcello - Magra

In Italia c'è il più grande
acquedotto d'Europa, il secondo
nel mondo: quello pugliese

Parco del Magra

Bandiere Blu

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L'acqua è vita

Le riserve idriche

Risorse, consumi e problematiche dell'acqua in Italia

Le risorse idriche mondiali

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Acqua e variazioni climatiche

 
 
FIUME MAGRA - Pontili nel tratto navigabile

ll nostro è un Paese tra i più ricchi d'acqua del mondo. Ha una elevata capacità idrica potendo vantare una disponibilità teorica annua di circa 155 miliardi di m³, pari ad un volume pro-capite di 2.700 m³. La natura irregolare dei deflussi e le carenze delle reti fanno scendere questa disponibilità a 110 miliardi di m³ (2.000 m³ pro-capite).
L'acqua effettivamente utilizzabile per gli usi quotidiani diminuisce a circa 54 miliardi di m³ ossia a 980 m³ a persona, poco più di 2500 litri a persona al giorno.
I depositi sotterranei di acqua sono valutati, in modo controverso, tra i 5 ed i 13 miliardi di

m³, oltre ai 40 miliardi di m³ di acque di superficie, di cui circa 10 miliardi accumulati in laghi naturali e invasi artificiali.
L'Italia ha il più grande acquedotto d'Europa, il secondo del mondo, l'Acquedotto Pugliese: 19.282km di tubazioni - 164 impianti di depurazione - 6 impianti di potabilizzazione.
Per effetto del clima (neve e piogge), l'orografia (le montagne), l'idrografia (i corsi d'acqua), l'acqua non è disponibile nella stessa quantità in tutte le parti d'Italia.
Le regioni del nord ne hanno in abbondanza e con regolarità, al Sud la disponibilità di acqua è piuttosto ridotta: sia in termini di precipitazioni (Puglia, Sicilia e Sardegna ricevono il 40-50% in meno di pioggia rispetto a regioni più umide), sia in termini di quantità d'acqua disponibile. Il nord utilizza solo il 50% delle sue disponibilità idriche, Sicilia e Sardegna e Puglia invece coprono appena il 10/20% del proprio fabbisogno di acqua.

Il geologo Mario Tozzi è dal 1999 Primo Ricercatore del CNR. Dal 1996 si occupa di divulgazione delle scienze geologiche, naturali e ambientali attraverso i mezzi di diffusione radiotelevisiva

Il geologo Mario Tozzi

La percentuale delle risorse idriche effettivamente utilizzate raggiunge il 65% al Nord, mentre è ferma al 15% al centro, al 12% al Sud e addirittura al 4% nelle Isole. La domanda di risorse idriche è maggiore al nord per effetto di una consistente attività agricola e zootecnica a carattere intensivo e di elevata concentrazione industriale. Nel sud si riscontra, al contrario, una cronica carenza di acqua per tutti gli usi. Quanto agli impieghi d'acqua a livello nazionale, i dati più recenti dicono che il settore agricolo assorbe il 52% dell'intera domanda di acqua. Il settore dell'energia e dell'industria ne richiede il 25%. Agli usi civili è destinato il restante 23%.
Nel settore agricolo fattori di mercato e nuovi modelli di agricoltura stanno determinando una riduzione dell'impiego di acqua, specialmente nel Mezzogiorno dove si sta passando da una produzione quantitativa a quella qualitativa.
Dai 20 miliardi di m³ di prelievi annui di acqua per uso irriguo riferiti ai primi anni duemila siamo passati agli 11,6 miliardi per l'annata 2009-2010 (dati Istat). Quello agricolo rimane comunque il settore meno efficiente. L'Italia è molto lontana dalla media europea

GRAGNOLA di Fivizzano (MS) - La fonte dei Malaspina

L'acqua dei Malaspina

dei prelievi (30%) soprattutto a causa dello scarso impiego di reti di irrigazione tecnologicamente avanzate.
Secondo i dati Istat riferiti all'anno 2012, l'industria manifatturiera italiana invece utilizza annualmente un quantitativo di acqua stimato in 5,5 miliardi di m³. Negli ultimi anni il fabbisogno è diminuito, vuoi per la crisi economica iniziata nel 2008, vuoi per le nuove tecnologie che contribuiscono ad abbassare i consumi, pur sempre molto alti nei settori energetico, petrolchimico, metallurgico, tessile ed alimentare. Va tenuto comunque in considerazione che buona parte delle industrie si approvvigiona direttamente dai corsi d'acqua e dalle falde.
Negli ultimi anni la situazione idrica anche in Italia è notevolmente peggiorata. La concentrazione di piogge intense in alcuni giorni dell'anno, il prolungarsi dei periodi di siccità e di caldo per effetto dei mutamenti climatici dei gas serra riduce e
depotenzia l'accumulo di acqua, acuisce il rischio di piene e alluvioni restringe le erogazioni irrigue e idropotabili nel Sud.
Media delle precipitazioni, quantità e qualità delle riserve idriche

La media annua delle precipitazioni registrata nei capoluoghi di regione nel periodo 2001-2014 è stata di 740,8 mm, l'1,1% in meno rispetto al 1971- 2000. Allo stesso tempo le temperature medie atmosferiche sono aumentate di circa l'1%.
Le statistiche rilevano impietosamente come dei circa 300 miliardi di metri cubi/anno di afflusso meteorico, solo 45 miliardi (il 15% circa) venga regolarmente assimilato dagli impianti. Il 15% della popolazione italiana (circa 8 milioni di persone) per quattro mesi all'anno non raggiunge il fabbisogno idrico minimo di 50 litri d'acqua/giorno per persona.
L'inquinamento delle acque sia superficiali che profonde, è un'altro elemento di allarme e di seria preoccupazione sulla disponibilità d'acqua in futuro.
Le falde freatiche sotto la Pianura Padana rappresentano un immenso "serbatoio" di acqua, ma è un giacimento di acqua malata, contaminata, tutta da depurare a costi alquanto elevati. Il Rapporto nazionale pesticidi nelle acque 2013, realizzato dall'Ispra sulla base delle informazioni fornite dalle Regioni e dalle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell'ambiente (Arpa) rileva impietosamente lo stato di diffuso inquinamento delle acque italiane. Sia in quelle di superficie che in quelle sotterranee sono stati trovati 166 tipi di pesticidi, utilizzati in prevalenza per non far crescere l'erba.
La concentrazione risulta più elevata nelle regioni del Nord Italia, anche perché in questo territorio è stato fatto il maggior numero di prelievi, che sono stati in tutto poco più di 21.000, suddivisi nel biennio 2009-2010.

Grafica titolo argomento  MARZO 2023 - Non piove e l'Italia si ritrova in emergenza siccità

NORD ITALIA - Gli ultimi dati statistici che fotografano il problema della siccità in Italia sono abbastanza drammatici. Ad essere più pesantemente colpito dal fenomeno è il Nord, in particolare la Pianura Padana, il cui territorio gravità attorno al Po. In questo momento la portata d'acqua del maggiore fiume italiano presenta un deficit del 60% rispetto al regime normale. Le conseguenze potrebbero essere molto gravi per circa 300.000 aziende agricole le quali, non potendo irrorare regolarmente i terreni, rischierebbero la chiusura.
Il pensiero corre immediatamente alle risaie che a marzo devono essere allagate per garantire i raccolti. L'Italia è uno dei maggiori produttori di riso al mondo ma il perdurare della siccità potrebbe dare un colpo di grazia a questo settore. Quante persone rimarranno senza lavoro? Quanto andrà a costare un chilo di riso? Sono interrogativi pesanti...

ARCO ALPINO - A questo momento, sull'arco alpino, la quantità di neve caduta è pari al 53% di quella riscontrata di norma negli anni passati. Nel loro complesso, i laghi alpini presentano una capacità pari ad 1/3 del livello igrometrico normale. Stanno molto male i grandi laghi della Lombardia in alcuni dei quali le riserve d'acqua presenti sono inferiori al 10%. Secondo i dati forniti da Terna, nel 2022 la produzione di energia idroelettrica si è ridotta di quasi un 38%. Una situazione catastrofica che, in mancanza di adeguate precipitazioni primaverili, rischia di peggiorare sempre più.
Quando non piove da molto tempo, purtroppo, il sottosuolo si compatta talmente da non permettere che le precipitazioni possano raggiungere, con facilità, le falde acquifere sotterranee. Gli esperti ci dicono che per ritornare ad una situazione accettabile dovrebbe piovere per sei mesi di fila! Siccome questo è abbastanza improbabile, come consolazione possiamo augurarci che l'estate 2023 non sia molto calda dal punto di vista delle temperature perché sicuramente l'acqua potabile mancherà in molte parti d'Italia, soprattutto al nord.
IN LIGURIA - La situazione non desta ancora allarme come nella Pianura Padana ma il fenomeno della scarsità di acqua utilizzabile per le attività umane è monitorato da vario tempo.
Le strutture demandate a raccogliere e conservare l'acqua piovana purtroppo ne trattengono solamente poco più del 10%. Il lago del Brugneto, creato artificialmente nel 1959 con la costruzione della omonima diga, è l'invaso regionale più grande e costituisce la primaria riserva d'acqua delle città di Genova. Progettato per contenere una capienza massima di 25 milioni di metri cubi nell'ultimo anno ha registrato una perdita di 5 milioni di metri cubi e si trova allo stesso livello del luglio 2022. Negli anni precedenti al 2022 il lago aveva una percentuale di riempimento media del 92%; nel febbraio del 2022 questa percentuale è scesa all'86%; a marzo 2023 siamo arrivati al 66%.
Queste sofferenze partono soprattutto dalla mancanza di precipitazioni avvenuta ad ottobre 2022. In regime normale, in questo mese cadono circa 200 millimetri di pioggia mentre invece ne sono stati riscontrati solamente 40 millimetri.
IN VAL DI MAGRA - A livello locale per contrastare la siccità scende in campo il Consorzio di Bonifica del Canale Lunense il quale intende realizzare nel suo comprensorio alcuni laghetti artificiali multifunzionali dai quali prelevare acqua nei periodi di emergenza.
I primi due invasi a nascere saranno quelli di Castelnuovo Magra, nell'area della ex Filippi, e di Ponzano Magra (comune di S.Stefano di Magra), nell'area della ex Ceramica Vaccari.
ALPI APUANE E GARFAGNANA - In generale sono tra le zone più piovose d'Italia. Prima degli ultimi eventi, nelle Alpi Apuane, sul territorio della Val Serenaia cadevano in media circa 3 metri di precipitazioni all'anno: un vero primato per Italia.
Diciamo questo perché il bacino del Magra prende acqua dalle Apuane attraverso il torrente Lucido, che a Gragnola confluisce nell'Aulella la quale termina poi la sua corsa ad Aulla. Il nome Magra è indicativo del fatto che questo corso d'acqua non sia mai stato prodigo di molta acqua, soprattutto durante i mesi estivi. Una sofferenza sulle Apuane avrebbe perciò delle ripercussioni negative anche sul nostro fiume.
FIUME SERCHIO - Su questo tema il futuro non si presenta roseo visto che l'assenza di piogge sta mandando già in crisi il Serchio (che nasce appunto dalle Apuane), il primo fiume toscano per portata d'acqua. Anche i suoi principali affluenti sono all'asciutto e questo comporta rischi di carenze idriche nella Garfagnana ed in lucchesia che, tra l'altro, sono le aree più piovose della regione Toscana.
Tra gennaio e febbraio 2023 nel bacino del Serchio sono caduti solamente 10 millimetri di pioggia, rispetto ai 170 millimetri che normalmente sarebbero dovuti cadere. Nell'ultimo anno la quantità delle precipitazioni è scesa di più del 30% rispetto ai volumi normali. Il volume di acqua invasato nei laghi artificiali, al momento, assomma a circa 5 milioni di metri cubi contro i 22 milioni che vi erano mediamente presenti cinque anni fa.
La situazione non è quindi rosea, anche perché i pesticidi vanno a sommarsi ad altri vecchi residui contaminanti già rilevati negli anni precedenti.
Va però rimarcato che i pesticidi non sono stati trovati nell'acqua che esce dai nostri rubinetti ma in quella di falda, di lago e di fiume, che solo in alcuni casi viene usata per gli acquedotti pubblici. Inoltre i trattamenti per la potabilizzazione delle acque sono molto efficaci nell'abbattere drasticamente i residui di queste sostanze.
Se da un lato quindi aumentano i bisogni di acqua, dall'altro la quantità si sta riducendo anche in Italia. Nel contempo le analisi di laboratorio indicano un peggioramento qualitativo delle nostre riserve. Siamo perciò molto vicini al limite dello sfruttamento dell'oro blu e abbiamo davanti a noi il pericolo, molto realistico, di una crisi idrica qualitativa e quantitativa. Le reti idriche, infine, sono in media molto vecchie e "bucate"...
Sviluppo della rete idrica e caratteristiche degli acquedotti pubblici
La rete idrica italiana è pari a circa 291.000 Km e almeno 50.000 Km andrebbero rifatti del tutto. Dei prelievi complessivi d'acqua per usi potabili e igienico-sanitari negli ultimi anni vi è stato un aumento del 35% generato soprattutto dalle dispersioni e dalle perdite degli impianti di adduzione.
Queste possono avere tante cause: la pressione eccessiva, la scarsa manutenzione degli impianti, piccole rotture e gocciolamenti (vedi link "Fabbisogni e consumi nel mondo").
Grafica titolo argomento  MARZO 2024 - Secondo i dati Istat le perdite in rete sono aumentate

Gli ultimi dati statistici che monitorano le perdite di acqua nella rete italiana evidenziano, impietosamente, che la dispersione è aumentata. Nel 2022, il volume delle perdite idriche nella fase di distribuzione è risultato pari a 3,4 milioni di metri cubi, ovvero il 42,4% di tutta quella immessa nelle reti. Questo indicatore è in leggerissima risalita rispetto al 2020 quando questo dato era pari al 42,2%. La rilevazione effettuata da Istat conferma, purtroppo, il persistente stato d'inefficienza di molte reti di distribuzione.
Le perdite maggiori avvengono in Sardegna (52,8%), in Sicilia (51,6%) e nell'Appennino Meridionale. Tra le cause si citano rotture nelle condotte, vetustà degli impianti, usi non autorizzati ed errori di misura dei contatori.

Fonte: Televideo RAI
L'acqua che esce dai rubinetti italiani è mediamente di buona qualità: siamo al 5° posto in Europa (maggio 2018) e questo perché la maggioranza delle fonti proviene dal sottosuolo. Gli acquedotti sono sottoposti a controlli periodici per analizzare i componenti chimici del residuo fisso, che si ottiene facendo evaporare l'acqua ad una temperatura di 180°.
Per esempio, l'acquedotto genovese, gestito dalla Fondazione Amga, eroga un'acqua oligominerale, molto leggera e con basso contenuto di nitrati, quindi di elevata qualità, che ogni anno viene sottoposta a circa 16.000 campionature, per testare 220.000 parametri.
A Milano
l'acquedotto pubblico annualmente esegue circa 18.000 analisi, mentre l'Asl (cui è affidato il compito di controllare l'acqua che arriva ai cittadini) ne compie altre 3.500: una media di oltre 50 controlli al giorno. A questi si aggiungono le ispezioni sugli impianti, per verificare che funzionino correttamente e siano in buone condizioni d'esercizio.
Un'acqua è detta oligominerale quando il suo residuo fisso varia tra i 100 ed i 500 mg/l. Tra i 500 ed i 1500 mg/l è classificata come minerale. Oltre i 1500 mg/l le acque diventano curative ed andrebbero assunte dietro controllo medico.
Parametri fissati per la potabilità dell'acqua
Per legge un'acqua è potabile quando è igienicamente sicura (salubre e pulita) - non deve contenere nessuna sostanza in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana - non deve essere inquinata da fognature, scarichi industriali e/o residui di impianti e tubature che la trattano e la trasportano.
Questi criteri sono contenuti nel Decreto Legge n. 31 del 2001, entrato in vigore a dicembre 2003, col quale sono stati anche fissati i limiti dei vari parametri.
Il numero dei controlli sono definiti dalle norme e sono esperiti dalle Aziende sanitarie assieme alle Agenzie regionali per l'ambiente e sono proporzionali ai quantitativi di acqua distribuita. A Roma, per esempio, vengono prelevati decine di campioni ogni giorno.
Per i metalli l'alluminio e il ferro contenuti nell'acqua non devono superare i 200 milligrammi/litro, il cromo i 50 microgrammi/litro, il nichel i 20, l'arsenico e il piombo i 10.
Uno dei timori più diffusi è legato al fatto che l'acqua possa assorbire elementi metallici dalle tubature e dalle reti, in particolare il piombo e il nichel. Dagli ultimi studi approfonditi dell'Istituto Superiore di Sanità si può constatare come, in Italia, questo aspetto non sia rilevante. Qualche attenzione in più deve essere prestata nei centri storici, dove è possibile che le reti siano molto vecchie, e comunque i dati rientrano sempre entro i parametri fissati dalla legge.
Il valore dei nitrati indica il livello di contaminazione originato da allevamenti, fertilizzanti agricoli, rifiuti industriali o liquami. Il limite massimo è fissato in 50 milligrammi litro.
Per il sodio, cavallo di battaglia pubblicitario delle acque in bottiglia, la legge fissa un limite massimo di 200 milligrammi/litro.
Un cattivo sapore e odore dell'acqua degli acquedotti pubblici può essere originato, soprattutto nella stagione estiva, dal cloro aggiunto alle acque per prevenire contaminazioni da batteri. Il cloro è sgradevole all'olfatto ma anche molto volatile. Per eliminarne l'odore basta lasciare decantare l'acqua a contatto con l'aria, ad esempio dentro una brocca.
Il sapore amaro delle acque può invece dipendere da una presenza eccessiva di ferro e manganese che, pur non essendo sostanze tossiche, possono influire sul gusto e sul colore dell'acqua.
Se l'acqua è molto salata è probabile un'eccessiva presenza di sodio, solfati e cloruri. Il sodio deve essere evitato dalle persone ipertese. I solfati, in grande quantità, possono dare origine a problemi gastrointestinali. Un'alta concentrazione di cloruri aumenta la corrosione delle tubature e da all'acqua un sapore cattivo.
Elementi naturali che possono contaminare l'acqua degli acquedotti
ARSENICO - E' una sostanza velenosa, insapore ed inodore, che viene rilasciata nell'acqua dai depositi naturali presenti nel terreno. Tipiche sono le problematiche di alcune zone del Lazio. L'arsenico, ad elevate esposizioni, può causare tumori della pelle e degli organi interni, quindi le acque pubbliche devono essere trattate per eliminarlo.
Ad ottobre 2010 la Commissione europea aveva respinto la richiesta di deroga da parte dell'Italia di poter arrivare fino ad una concentrazione di arsenico nell'acqua pari a 50 microgrammi per litro. Bruxelles ha giudicato rischiosa per la salute dei cittadini questa richiesta, fissando il limite massimo a 20 microgrammi per litro, citando pareri dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dello SCHER (Scientific Commitee on Health and Enviromental Risks), comitato scientifico della Commissione stessa. Oltre i 20 microgrammi per litro si va incontro a rischi sanitari superiori, in particolare alcune forme di tumore. Stop quindi alle deroghe che consentivano ad alcuni acquedotti italiani di tollerare la presenza di arsenico in misura fino a 5 volte superiore a quella stabilita dalla normativa vigente (10 microgrammi per litro).
Va comunque specificato che le deroghe chieste in Italia sono legate alle caratteristiche geologiche del suolo e non a problemi di inquinamento antropico. L'acqua, attraversando le rocce, solubilizza e si porta dietro alcune sostanze che nelle zone vulcaniche sono soprattutto arsenico, fluoro e boro.
BORO - E' una sostanza tossica per le vie riproduttive, anche se non viene rilevata un'azione cancerosa. Il limite di legge è fissato in 1 mg/l.
CROMO - Il cromo (in chimica Cr) è un metallo che non esiste in natura allo stato puro, ma in composti. Nelle acque si parla di cromo totale per definire la somma delle varie specie presenti in un campione di acqua. Il limite massimo di 50 microgrammi/litro non fa distinzione quindi tra «buoni» e «cattivo», ovvero tra cromo trivalente Cr(III) o bivalente Cr(II) che hanno bassa tossicità e sono nutrimenti essenziali per l'uomo ed il cromo esavalente Cr(VI) altamente tossico e cancerogeno. La sua inalazione in ambienti professionali è associata al tumore ai polmoni. L'assorbimento con l'acqua è considerato meno rischioso perché il nostro apparato digerente è in grado di trasformarlo in cromo trivalente.
Un'alta concentrazione di cromo esavalente c'è stata nelle acque pubbliche del bresciano: la scoperta venne fatta da un cittadino che mediante analisi private ne rilevò una quantità pari a 10,9 microgrammi/litro. Dopo una serie di denunce, la vicenda si era trascinata per parecchio tempo in quanto, per legge, quelle acque erano potabili, anche se non poteva dirsi che fossero salubri.
Alla fine si decise di adottare dei sistemi di abbattimento del cromo esavalente nei pozzi cittadini che ne avevano maggiore presenza, anche per tutelare la salute dei bambini.
Il costo dell'intervento ammonta a 4 milioni di euro, che però sembra destinato a ricadere sulle bollette dei cittadini invece che essere addebitato a chi ha inquinato.
FLUORO - Il fluoro è un elemento indispensabile per il nostro organismo perché costituisce le ossa e i denti. E' per questo motivo che, solitamente, si trova nella maggior parte dei dentifrici in quanto aiuta a prevenire la carie.
Una quantità elevata di fluoro può causare fluorosi ai denti stessi e seri danni neurologici. Basti pensare che negli Stati Uniti, ogni anno, circa 50.000 persone fanno ricorso alla cure ospedaliere per avere ingerito accidentalmente del dentifricio contenente fluoro: molti di loro sono bambini. L'ingerimento di un intero tubetto di dentifricio contenente fluoro è potenzialmente in grado di causare la morte di una persona adulta.
Il limite del fluoro contenuto nell'acqua potabile è fissato a 1,5 mg/litro; comunque, per lattanti e bambini, si consiglia prudenzialmente di non superare 1 mg/litro in quanto, se assunto in quantità eccessive, questo può causare loro fluorosi dentale e ossea.
PIOMBO - La presenza di piombo nelle acque destinate a consumo umano può comportare rischi per la salute dei consumatori. E' importante evitare l'assunzione di acqua contenente livelli di piombo superiori ai limiti di legge, soprattutto per le donne in stato di gravidanza, neonati e bambini al di sotto dei sei anni di età. A raccomandarlo è un documento dell'OMS.
Un uso di acqua con dosi eccessive di piombo può causare disturbi neurologici e comportamentali, malattie cardiovascolari, insufficienza renale, ipertensione, ridotta fertilità e aborti, ritardo nella maturazione sessuale e alterato sviluppo dentale.
Il piombo, in Italia, finisce nell'acqua per il rilascio di vecchie tubature ormai corrose. Lo stesso dicasi per vecchie rubinetterie, saldature, raccordi o altri materiali presenti negli impianti di distribuzione idrici. I casi di contaminazione per la presenza del minerale in rocce e sedimenti, con cui l'acqua viene a contatto, sono abbastanza rari.

TALLIO - Verso la fine del 2014, valori anomali di tallio sono stati rilevati nelle acque pubbliche di Pietrasanta grazie ad analisi chimiche commissionate privatamente da una

famiglia. La metà degli abitanti della frazione Valdicastello Carducci era risultata significativamente contaminata da questo minerale, assunto bevendo acqua dell'acquedotto.
La sua presenza nella falda è dovuta a vecchie miniere di pirite abbandonate e mai bonificate.
Nella foto a destra si può vedere come - nella piccola frazione che ha dato i natali al poeta Giosuè Carducci - il letto del torrente Baccatoio sia da sempre caratterizzato da un insolito colore rosso dovuto ai sedimenti ferrosi trasportati verso valle.

VALDICASTELLO CARDUCCI - Il letto del torrente Baccatoio colorato di rosso per i sedimenti ferrosi che vengono trascinati a valle dalle miniere di pirite abbandonate e mai bonificate

Il torrente Baccatoio

Non sono certamente le acque limpide e cristalline che danno vita ad altri rivi delle Alpi Apuane.
Ora la situazione dell'acquedotto è stata normalizzata, ma alcuni cittadini non si fidano e vanno settimanalmente a fare provviste di acqua nelle fonti naturali dei comuni limitrofi posti ai piedi delle montagne.

VANADIO - E' un metallo tossico, presente in alte concentrazioni nelle acque del catanese. La contaminazione è dovuta al terreno di origine vulcanica (Etna). Invece di installare impianti di abbattimento, si discute ancora se rappresenti o meno un pericolo per la salute.
Sono stati consultati:
Terzo Pianeta;  Coop - Consumatori; Corpo Forestale dello Stato; Corriere della Sera - Magazine; Green Cross Italia; Il Leonardo - Almanacco popolare; Il Secolo XIX; Ispra; Istat; La Gaia Scienza - Mario Tozzi (primo ricercatore del CNR); La Casana - Periodico di Banca Carige S.p.A.; Legambiente; QN Quotidiano Nazionale; United Nations - Unep; RAI - TGR della Regione Toscana; Radio A - Lunigiana Talk.
Ultimo aggiornamento il 23 Marzo 2024 / Last updating on March 23rd 2024
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