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Archivio di grandi eventi
nazionali ed internazionali,
inchieste, reportages su
quotidiani e riviste celebri |
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FINESTRE APERTE
SUL TERRITORIO |
GENOVA
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Il
capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
"Capitale Europea della Cultura"... |
EUROFLORA |
In
primavera, ogni 5 anni,
alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo... |
VIA FRANCIGENA |
Col
Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento... |
PARCO DEL MAGRA |
A
Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa... |
GOLFO DELLA SPEZIA |
Tra la punta
di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più
profonde insenature di tutto il litorale occidentale
italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella
quale è incastonata La Spezia, città sede di porto
militare e mercantile, che oggi è anche punto di
attracco per le navi da crociera... |
LE CINQUE TERRE |
Cinque
borghi marinari il cui destino è sempre stato
storicamente legato alla terra e all'agricoltura
piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della
Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i
Patrimoni Mondiali dell'Umanità... |
LA VAL DI MAGRA |
Nobili,
vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio... |
LA VAL DI VARA |
La
"Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa... |
LA LUNIGIANA |
La
"Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e
perfettamente conservati... |
Close Up |
Argomenti
in primo piano,
news, eventi e storia del territorio |
Colombiadi 1892 e 1992
Nel 1992 le
celebrazioni per il 500° anniversario della scoperta
dell'America hanno consentito al capoluogo ligure un notevole
rilancio in campo internazionale. Anche le feste colombiane del
1892 attirarono su Genova gli occhi del mondo... |
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Il dialetto genovese
Le trasformazioni
fonetiche avvenute nella parlata di Genova sono un segno
inequivocabile del dinamismo espresso dalla città durante i
secoli della Repubblica. A Genova il dialetto è una lingua viva,
che oggi viene insegnata anche nelle scuole... |
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Funicolari e Ferrovia
A Genova effettua
servizio una delle tranvie a cremagliera più antiche d'Italia,
che collega la zona della Stazione Principe con il quartiere
collinare di Granarolo. Assieme alle altre funicolari consente
di accedere a punti panoramici per vedere la città dall'alto.... |
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Teatro popolare e di strada
Le esibizioni
teatrali in strada hanno origini molto remote. Le prime notizie
di giocolieri e saltimbanchi risalgono addirittura all'antico
Egitto. Nel 2004 il comune di Genova ha riconosciuto l'arte di
strada come fenomeno culturale e ha regolamentato la materia... |
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Il principe Andrea
Doria
L'abilissimo
ammiraglio genovese diventò ricco e potente, ma non perse mai
quelle caratteristiche morali che lo avevano contraddistinto fin
da giovane. In una sua biografia si legge: "Aveva aspetto
eroico, gravità virile e gesto umano... il sobrio vivere e il
suo parco vestire non erano da principe ma da privatissimo
gentiluomo..." |
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Alluvioni in Liguria dal 1894
In
Liguria i disastri legati al
maltempo sono determinati da
tanti fattori. Alluvioni e
devastazioni operate da corsi
d'acqua impazziti, violente
mareggiate e frane sono da
sempre una costante del territorio... |
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Fotografie ©
GIOVANNI MENCARINI |
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Genova
Centri |
La perla del Mediterraneo |
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Le Colombiadi |
L'Expo
1992, concepita
per il 5° centenario della scoperta dell'America, è stata l'occasione per realizzare modifiche
urbanistiche che hanno dato un nuovo volto alla città. |
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Alcuni centri di interesse culturale Some fine arts centres |
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CASA DI CRISTOFORO COLOMBO
- Vico Dritto Ponticello |
Quella che viene indicata come la
"casa di Cristoforo Colombo" non è precisamente l'abitazione
in cui il grande navigatore nacque nel 1451, in un giorno imprecisato,
ma forse quella della sua infanzia. Cristoforo Colombo
sarebbe infatti nato in vicolo
dell'Olivella, nel quartiere di
Portoria. Domenico Colombo, padre del navigatore,
si trasferì con la famiglia nella casa di Vico
Dritto Ponticello (fuori
Porta Soprana) nel 1455, quando
Cristoforo aveva quattro anni. L'aspetto attuale è il
risultato di un salvataggio operato alla fine del '700.
Dal 1887 il rudere è di proprietà |
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del Comune. Dall'ultimo restauro
effettuato è possibile vedere all'interno, attraverso un
vetro appositamente installato, l'originale posizione di
una parte di fondamenta della casa risalente al V secolo.
Per tutto il medioevo essa ebbe carattere di borgo
artigianale, destinato soprattutto alle attività
connesse alla tessitura della lana.
La "Casa di Colombo"
fa parte di quei monumenti che da anni sono stati
rivalutati e aperti ai turisti grazie all'interessamento
dell'Associazione Culturale Genovese "Porta Soprana". |
Maggiori informazioni su Cristoforo
Colombo, la sua casa e le sue scoperte |
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LA LANTERNA |
A Genova, caratteristica ed unica è la "Lanterna",
simbolo della città.
La prima torre d'avvistamento sul capo di
Faro venne eretta nel 1128. La costruzione
della Lanterna è datata invece al 1211, ma
entrò effettivamente in servizio solo nel 1321.
Il suo aspetto attuale risale all'incirca alla metà del
Cinquecento quando, tra le altre cose, vennero sostituite le
antiche merlature con balaustre.
E' situata all'estremità del
promontorio di San Benigno, con un'altezza
dal livello del mare di 118,5 metri e di 76
metri dal livello della scogliera. Emette un fascio di luce
bianca che ha una portata di 27 miglia marine. Per
raggiungere la terrazza posta sulla sua sommità
bisogna salire 375 gradini.
Leggenda vuole che il costruttore della
"Lanterna"
sia stato buttato dall'alto della torre che
egli stesso aveva costruito, perché non ne
potesse più progettare per altri porti,
tanto era grandiosa per quei tempi.
Prima della costruzione della Lanterna, i
punti pericolosi erano segnalati ai naviganti bruciando
fasci di "brisca", ovvero gli
steli di ginestra raccolti a Briscata, nella Val Bisagno.
Al Molo Vecchio e al Molo Nuovo vi erano
fari di minore intensità visiva e colorati a
seconda delle norme di marina. |
BIBLIOTECA GOVERNATIVA UNIVERSITARIA
- presso ex Hotel Colombia |
La sede storica della principale biblioteca genovese
(vedi foto) era annessa al "Palazzo dell'Università" di
Via Balbi ed è stata chiusa nel luglio 2014.
La nuova sede del prestigioso centro culturale genovese,
consacrata nel dicembre 2008 con una fastosa cerimonia,
è |
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oggi ospitata nei locali del dismesso Hotel
Colombia, uno dei primi esempi a Genova di stabile
costruito in cemento armato.
Il trasferimento si è reso necessario in quanto i locali
della storica biblioteca erano ormai diventati
inadeguati alle esigenze di universitari e studiosi.
Il nuovo progetto aveva preso corpo nel 2002 per mano dell'allora
direttore della Direzione Generale per i Beni Librari,
Francesco Sicilia, con l'intento di
valorizzare la cultura del libro ed avvicinarla alle
moderne tecnologie. I primi lavori iniziarono nel
settembre del 2004 e posero mano al restauro
della facciata e delle opere strutturali
per allestire il magazzino librario sotterraneo. Grande
cura fu posta nella conservazione e restauro
dell'apparato decorativo monumentale e dei serramenti.
Il processo di trasferimento del patrimonio fu
completato nel 2013.
A carattere storico e letterario, la biblioteca dispone di oltre
320.000 volumi, 100.000 opuscoli, 4.870 periodici.
Nel corso della sua lunga storia si è arricchita di cospicue
donazioni, tra cui la raccolta di libri intitolata a Manuel Belgrano,
la biblioteca del senatore Gerolamo Gaslini
e quella del Presidio Militare.
Il nuovo polo della vita culturale genovese è costituito
da spazi per circa 12.500 mq con 755
posti. Degli oltre 300.000 volumi, 950
sono a scaffale aperto.
La nuova struttura, ubicata nella zona di Genova - Porta
Principe, supporta gli studi universitari e assicura
un' informazione generale in ambito culturale, turistico,
giuridico e commerciale.
I locali della nuova Biblioteca Universitaria sono
anche teatro di mostre, conferenze, convegni, il tutto
con l'ausilio didattico di moderne informazioni e
tecnologie digitali. |
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DUOMO DI SAN LORENZO -
Piazza San Lorenzo |
Secondo la tradizione popolare, fu eretto sul luogo ove
albergò il Santo quando, recandosi dalla Spagna a Roma, si trovò
di passaggio a Genova (260).
Costruito in posizione decentrata
presso le mura carolingie,
con i proventi dell'impegno genovese durante la prima crociata,
il Duomo di San Lorenzo impresse, con la sua presenza, una
svolta importante allo sviluppo urbanistico della città. Ebbe
speciale dignità nel 985, quando vi fu trasportata la sede
episcopale, con la cessata esistenza della Cattedrale a San
Siro. La chiesa fu riedificata dai consoli nel 1100 e consacrata
da Papa Gelasio (1118). Assunse la dignità metropolitana nel
1133, quando Innocenzo II conferì ai presuli genovesi il rango
di arcivescovi. Il duomo di Genova conobbe però l'aspetto
attuale nel XIII secolo quando maestranze francesi ne
impostarono la facciata sul modello delle cattedrali della
Francia settentrionale ( Chartres,
Rouen, Nantes
). San Lorenzo subì gravi danni nel 1296 a causa di un
incendio ed in seguito ad un'esplosione di polveri |
nel vicino palazzo vescovile. Nel 1550
lavori di restauro che rimasero incompleti furono
affidati a Galeazzo Alessi. E' il principale
tempio di Genova e si presenta col
fianco sulla Via San Lorenzo e la facciata sulla piazza,
con aspetto severo e grandioso. San Lorenzo è in Genova
un monumento legato alla storia cittadina che si svolse
intorno a esso; ricorre ad ogni momento nei ricordi
delle feste, nelle ordinanze comunali, nei legati.
Contiene le spoglie di San Giovanni Battista,
patrono del capoluogo ligure, sbarcate a Capo d'Arena
presumibilmente il 6 maggio dell'anno 1098.
La successione dei lavori architettonici fece si che |
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attualmente presenti tre stili: romanico, gotico e
rinascimentale. La facciata è di marmo, a zone bianche e
nere. Ai lati della spaziosa scalinata (vedi foto a sinistra) sono
due
leoni in marmo di Carlo Rubatto.
I tre portali (metà del secolo XIII), dalla svelta
arcata acuta, sono ornati da fasci di colonnine esili, a
disegno alterno di marmi bianchi e neri. Nel timpano
centrale, Cristo in gloria fra
i simboli degli Evangelisti; più sotto il
Martirio di San Lorenzo
in un bassorilievo posato sull'architrave, ornato di
pitture lombarde del Rinascimento (secolo XVI) e retto
da due stipiti nei quali sono scolpiti bassorilievi
raffiguranti a sinistra i
Misteri di N.D., a destra la Genealogia di Cristo.
All'angolo di destra della facciata si eleva il
campanile, ultimato nel 1522; vi lavorarono Michele
Pessolo, Pietro Carlone,
Domenico da Caranca. E' ornato ai piedi da una
statua reggente un disco, ridotto ad orologio solare,
popolarmente detta l'"Arrotino".
Sulle grandi finestre, alcune statue di scuola pisana.
Nel fianco destro della chiesa (Via San Lorenzo) sono
collocati i resti di sculture medievali e si apre la
porta romanica di San Gottardo, sulla quale, nel secolo
XV° si costruì la loggetta. Più avanti l'arca di
Antonio Grimaldi, trasportata qui dalla commenda di
San Giovanni di Prè. Nel fianco sinistro vi sono
resti di sarcofaghi ellenisti e romani, trovati negli
scavi della chiesa, e il portale romanico detto di San
Giovanni. L'interno è severo, solenne e imponente, ma
allo stesso tempo semplice e vario. Presenta tre navate,
sostenute da colonne corinzie in pietra che sorreggono
il falso matroneo. Il soffitto della navata grande fu
alzato nel 1550 e la cupola è su disegno dell'Alessi.
Conserva opere di Luca Cambiaso, Giovanni Carlone, Carlo
Barabino e F. Barocci.
La Cappella di San Giovanni Battista è una realizzazione
dei Gagini (1450).
Nella cripta della cattedrale è stato ordinato nel 1956
dall'architetto Franco Albini e dalla dott.sa
Caterina Marcenaro il "Tesoro".
Questo piatto, reliquia dell'Ultima
Cena di Cristo, avrebbe accolto la testa di
San Giovanni Battista dopo la decapitazione. Secondo
la tradizione, sempre nell'Ultima
Cena con il "Catino di smeraldo",
portato a Genova da Guglielmo Embriaco nel 1101, sarebbe
stato servito l'agnello. Studi più recenti indicano il
reperto come un composto di vetro verde di epoca romana.
Altri oggetti sono: le arche delle presunte ceneri del
Battista, portate a Genova durante la
Prima Crociata (1098), la preziosa croce degli
Zaccaria e un reliquiario di arte bizantina del XII
secolo.
All'interno della cattedrale sono custoditi
pregevolissimi quadri ed affreschi dei più noti pittori
delle scuola genovese, i quali profusero a piene mani la
loro caratteristica arte per abbellire il loro massimo
Tempio. |
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PALAZZO BIANCO (Museo Artistico) - Via
Garibaldi |
La pinacoteca di palazzo Bianco è oggi la
principale raccolta d'arte di Genova. E' ordinata in una ventina di
sale ed è particolarmente importante per l'ampia
panoramica che offre sugli artisti genovesi dal XIII al
XVIII secolo (conserva il famoso
"Trattenimento in un giardino di Albaro" di
Alessandro Magnasco) nonchè per le numerose opere di
pittori fiamminghi ed olandesi ( Memling, G.David,
Rubens, Van Dyck, Steen, Cuyp, Van der Neer ).
Accoglie inoltre dipinti di scuola italiana (Filippino
Lippi, il Veronese, il Caravaggio), olandese (Steen,
Cuyp, Van der Neer), francese (Vouet, Lancret) e
spagnola (Murillo e Zurbarán). |
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Nel 1884 la proprietaria,
Maria Brignole Sale, duchessa
di Galliera,
lo donò al Comune di Genova con l'unica condizione che
venisse adibito a galleria d'arte. E così fù....
Il palazzo è di origine cinquecentesca, trasformato e
ingrandito agli inizi del XVIII secolo. Gravemente
danneggiato durante l'ultima guerra fu
restaurato su progetto di Franco Albini e aperto al pubblico
nel 1950. Di pregevole fattura il pallino
di seta purpurea ricamato, donato alla città nel
1261 dall'imperatore bizantino Michele VIII Paleologo. |
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PALAZZO DUCALE - Piazza Matteotti |
Costruito in parte sul tracciato delle mura cittadine innalzate
all'epoca del Barbarossa (1155-1163), occupa oggi
con la sua vasta e articolata struttura l'area tra la
centrale Piazza De Ferrari e l'Arcivescovado,
protendendo i due corpi laterali a racchiudere
l'ampio cortile. Fu progettato e costruito a
partire dal 1591, da Andrea |
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Ceresola, detto il
Vannone, nativo di Lanzo
(Como). Fu sede del Governo della
Repubblica di
Genova ed in seguito della
Repubblica Ligure
sino al 1805, nonchè residenza coatta dei Dogi, fortezza e
teatro di eventi storici straordinari. Nel luglio del
2001 è balzato all'onore delle cronache per essere stato
la sede del G8. |
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PALAZZO ROSSO (Museo Artistico)
- Via Garibaldi |
Palazzo Rosso fu costruito molto probabilmente
dall'architetto lombardo Matteo Lagomaggiore
per incarico di Ridolfo
e Gio Francesco Brignole Sale.
La costruzione fu iniziata nel 1671 ed ultimata nel
1677. Il palazzo, che prende il nome dal colore
originario della facciata, fu per due secoli residenza
dei Brignole Sale. Nel 1874 venne donato al Comune di
Genova da Maria Brignole Sale,
duchessa di Galliera. Anche questo edificio è adibito a
galleria d'arte pur non essendo una pinacoteca nel vero
senso del termine. Nelle sue dipendenze sono conservate
raccolte di ceramiche, di monete, di disegni, di stampe. |
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Un patrimonio enorme, se si considera che gli oggetti
mobili esposti nelle sale insieme a quelli
ordinati nei depositi del palazzo ammontano ad
oltre
44.000 esemplari. Questa fastosa dimora
nobiliare è ricca di affreschi dei maggiori
pittori del Seicento ligure e contiene
un'eccezionale
quadreria con dipinti raccolti in un'arco di più di 200 anni dalla famiglia
Brignole-Sale. Tra questi spiccano i ritratti di
famiglia opera di Van Dyck, Rigaud, von Maron, Gross.
L'edificio ospita anche il
Gabinetto Disegni e Stampe e l'Archivio
Fotografico del Comune. |
La famiglia
Brignole Sale |
Quanto
i Brignole fossero ricchi e importanti a Genova è presto
detto: di stirpe antichissima, abitavano in questo
palazzo, fra i più belli della città, fastoso e
raggiante di ori e di damaschi. Si erano abituati a
farsi ritrarre dai più celebrati e pagati pittori del
tempo. Già agli inizi del Settecento, le loro sale erano
una galleria sola di ritratti famosi: Antonio Van
Dyck ospitato, alloggiato, corteggiato in famiglia -
un secolo prima - aveva dipinto la severa e regale
Geronima e la figlioletta Raggia compresa
dell'eccellenza materna e dell'immortalità dell'artista;
Antonio Giulio Brignole Sale, poeta marinista e bel
cavaliere; Paolina Adorno, dal volto paffuto e
dagli occhi ambigui, ritta in una fonda varietà di
broccati. E Van Dyck si era anche invaghito di quelle
donne sottili ed eleganti, morbide e proibite. E
un'altro pittore, il ritrattista del Re Sole, era salito
a Palazzo Rosso: era Hyacinthe Rigaud e vi aveva
dipinto il Doge di Balilla della fortunata cacciata
degli austriaci, Giovanni Francesco Brignole. Non
a caso l'educazione di Anna Pieri, tutta
sprizzante umorismo e mondanità, si verificava giorno
per giorno nello splendore secolare di quei ritratti e
subito fuori di casa, nella "Rue de Rois", dove i
palazzi tutti simili nella magnificenza ordinavano
prospettiva e architettura in un rigoroso stupore. I
Brignole, anche il doge delle "cinque giornate" che il
Rigaud aveva dipinto entro una rutilante armatura sullo
stile e con i modi ambiti e abituali alla corte di
Francia, erano pacifici già da qualche secolo e più
votati alla diplomazia che alle ardimentose gesta.
Passato con altera dignità in tutte le corti d'Europa,
si ricorda Antonio Brignole Sale, marchese di
Gròppoli, genovese, pronipote di dogi, astuto e
brillante diplomatico, talmente raffinato e riflessivo
da apparire imperturbabile e a volte insensibile, come
lo mostra un calligrafico ritratto di Edoardo von Heuss.
Ultimo di una famiglia di dogi, educato dalla madre
senese Anna Pieri - una rarità per Genova del fine
Settecento - parlava correttamente quattro lingue, tanto
da trovarsi sempre perfettamente a proprio agio sia a
Genova, quanto a Parigi, Madrid, Vienna o Londra. Maturò
la sua giovinezza a Parigi. Esordì in diplomazia al
Congresso di Vienna, subito brillante antagonista del
principe di Metternich. Incuriosì la regina
Vittoria d'Inghilterra, stupì tutti
all'incoronazione dello zar Nicola I°, quando
arrivò a Pietroburgo da ambasciatore ma con carrozze
proprie, per non gravare le finanze del regno sabaudo.
Però vi aveva fatto apporre, con splendore e
naturalezza, le insegne appaiate dei Savoia e dei
Brignole. Il fatto suscitò l'ammirazione dello zar, che
esclamò: "Le grand Ambassadeur du petit rois" -
Il grande ambasciatore del piccolo re (basso di statura).
In precedenza, durante il regno di Vittorio Emanuele
I, il giovane ex prefetto napoleonico aveva
strappato l'ammirazione di Talleyrand per avere
tenuto testa al Metternich. Il re, non se la sentì di
inviarlo subito a Parigi come ambasciatore, ma lo
incaricò di una missione in Toscana dove i rapporti con
il granduca non erano facili per via delle antiche
controversie di confine in Lunigiana (vedi link a
sinistra) e per regolare il servizio di
polizia marittima che le navi sarde esercitavano anche
per conto del granducato. La destinazione fu comunque
gradita ad Antonio perché Firenze non era poi così
lontana da Genova e perché i Brignole
possedevano terre e ville nella stessa Lunigiana e nelle campagne di Siena.
L'ultimo atto della sua intensa vita diplomatica,
passata in tutte le corti europee, lo compì nel 1857
quando, in un memorabile discorso al senato di Torino,
si oppose fermamente al trasferimento dell'Arsenale
Militare da Genova a La Spezia voluto dal governo.
Ipotizzava ancora immutabile il regno di Sardegna, che
invece quattro anni dopo diventò il regno d'Italia,
fatto che ne causò le dimissioni dal senato stesso.
Pochi anni dopo la morte. |
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PALAZZO SAN GIORGIO
- Via della Mercanzia |
E' il risultato della fusione di due edifici,
uno medievale ed uno cinquecentesco. Una coraggiosa
operazione di restauro, condotta a termine alla
fine del secolo scorso, ci consente oggi di
distinguere i due corpi, almeno all'esterno. In
origine il mare lambiva la base dell'edificio,
proprio al limitare del bacino del
Mandraccio, primo nucleo del porto a
ponente del Molo
Vecchio. Dirimpetto a Palazzo San
Giorgio, ancora nel secolo XIX, esisteva la
calata del Ponte Reale, località di attracco per
la galea del Doge. Il corpo medievale, visibile
dal lato monte, è infatti la parte superstite
del Palazzo del Mare,
fatto costruire da Guglielmo |
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Boccanegra nel 1256 (come ricorda
un'iscrizione sopra la loggia) per adibirlo a
sua dimora privata e quindi, nel 1260, adattato
da Frate Oliverio
a sede dei Capitani del Popolo
(palazzo delle Compere
di San Giorgio, in stile gotico, le
cui pietre furono importate dall'oriente).
Con la costruzione di Palazzo San Giorgio
Boccanegra voleva dare una sede fissa al governo
della città |
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che, fino ad allora, soleva riunirsi in luoghi
sacri o presso le curie delle principali casate. Nel XIV secolo,
dopo la morte del capitano, le famiglie dei
Doria e degli Spinola destinarono il palazzo
alla Dogana e ad alcune
magistrature di controllo dei traffici portuali
e di esazione fiscale. La sede del governo venne
spostata a Palazzo Ducale.
In effetti Palazzo San Giorgio sembrava
destinato ad un utilizzo di tipo commerciale in
virtù della sua collocazione tra il porto
vecchio e Sottoripa, dove avvenivano le
contrattazioni delle merci appena sbarcate.
L'edificio faceva da filtro tra il mare e la
città al punto da essersi meritato, fin dal
1278, l'appellativo di Palatium Maris.
Nei piani superiori, dal 23 aprile 1447,
trovarono collocazione gli uffici del Banco
di San Giorgio, primo esempio di
banca a livello mondiale, amministrante l'intero
debito pubblico dello stato genovese. I
mercanti-banchieri della "superba" furono anche
gli inventori della cambiale e delle prime
polizze assicurative sulle merci. Nel '500, insieme ai
notai della Loggia di Banchi, diedero
vita al primo esempio di Borsa Valori,
utilizzata soprattutto come servizio dei
mercanti portuali. |
Nel 1570, a causa di questo continuo
accrescimento delle funzioni del Banco, lo
stabile venne ampliato
verso il mare e il prospetto principale fu
dapprima affrescato dal Semino, quindi (nel
1608) da Lorenzo Tavarone
e in seguito da altri celebri artisti. La
corrosione della salsedine marina |
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e le manie di rifacimento hanno
fatto si che oggi nulla si conservi dei dipinti
originali. Il Banco di San Giorgio fu sciolto nel 1805
per volontà di Napoleone Bonaparte.
Alla fine dell'Ottocento, il complesso edilizio
venne restaurato da Alfredo D'Andrade,
direttore dell'ufficio per la conservazione
dei monumenti del Piemonte e della
Liguria che ricostruirà i più significativi
spazi all'interno: sala
del Capitano del Popolo, Manica Lunga e
Manica Corta.
L'architetto D'Andrade si impegnò personalmente a
riportare il palazzo al suo antico splendore
tirando fuori di tasca propria la consistente
somma di 40.000 lire.
Nel 1889 ci furono delle accese polemiche sul
cosiddetto "avancorpo" di Palazzo San Giorgio,
la parte più antica che si può osservare nella
prima foto sopra a sinistra. Il manufatto
medievale, secondo larghi strati dell'opinione
pubblica, nuoceva gravemente alla viabilità
cittadina e ai traffici commerciali. Ne veniva
chiesto addirittura l'abbattimento.
Alla fine però prevalsero i fautori della
conservazione, per esigenze di carattere
artistico e culturale e per rispetto del
restauro operato da Alfredo D'Andrade, anche se
l'intervento era stato effettuato con un gusto romantico
e poco fedele agli arredi e alle strutture originarie
del luogo.
A ricordo delle glorie della Superba, sotto il
loggiato sono infisse due teste di leone, tolte
dai Genovesi al Pantocratore, un palazzo
che i Veneziani possedevano a Costantinopoli.
La leggenda vuole che nelle segrete di Palazzo
San Giorgio Marco Polo abbia dettato al
compagno di cella, Rustichello da Pisa, "Il
Milione", cioè le memorie dei
suoi viaggi nel favoloso Estremo Oriente.
Al primo piano è ben conservato il
Salone delle Congreghe,
ornato delle statue di coloro per la cui opera
lo stendardo di San Giorgio combattente col
drago, emblema del Banco di San Giorgio, impose
rispetto e riconoscenza al mondo finanziario e
politico del tempo.
Dal 1903 Palazzo S.Giorgio è sede dell'Autorità
Portuale di Genova. |
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GALLERIA MAZZINI |
Costruita
contemporaneamente alla contigua Via Roma tra il 1874 ed il
1875, fu realizzata in stile Liberty
e dotata di quattro giganteschi lampadari in bronzo, fusi a
Berlino, che tuttavia durante l'ultimo conflitto furono sacrificati.
In Galleria Mazzini si svolge l'edizione invernale della annuale
Fiera del Libro, uno tra gli spazi culturali più
affascinanti della città, che ha consentito a Genova di diventare la
"Capitale Italiana del Libro 2023".
La Fiera del Libro viene organizzata sin dal 1926. Nei
mesi di dicembre e gennaio si svolge l'appuntamento invernale; a
cavallo delle festività pasquali va invece in onda quella
primaverile. Nel corso dell'evento, oltre ai classici libri, sulle
bancarelle si possono trovare anche dischi in vinile, stampe d'epoca
e altri oggetti vintage che attirano l'attenzione dei molti
collezionisti che la frequentano. |
CHIESA DI SAN MATTEO - Piazza San Matteo |
Sorse come cappella gentilizia nell'anno 1125 per iniziativa di
Martino Doria. E' uno degli esempi più evidenti della
commistione frequente nei monumenti genovesi tra architettura
gotica e rinascimentale. Nel 1278 i Doria, in
concomitanza della ristrutturazione della piazza, intorno alla
quale sorsero i palazzi di famiglia, decisero di abbellire
l'edificio
sacro, che fu rifatto dalle fondamenta, nello stesso
luogo del precedente, ma molto più vasto ed in stile gotico.
Negli anni succesivi, tra il 1300 ed il 1310, fu aggiunto il
chiostro. La chiesa fu trasformata ancora alla metà del
Cinquecento per iniziativa di Andrea Doria (vedi link "Il
principe Andrea Doria"): vi lavorarono dapprima Giovanni Angelo
Montorsoli e quindi Giovanni Battista Castello
detto "Il
Bergamasco" e Luca Cambiaso.
La chiesa si trova a lato del Palazzo di Branca Doria. La
facciata è molto semplice, scarna di elementi decorativi.
L'unico ornamento è un antico mosaico raffigurante San Matteo,
posto nella lunetta del portone. Sotto la finestra di destra è
collocato un sarcofago romano contenente le ceneri di Lamba
Doria, lo stesso che asportò da Curzola la preziosa opera
scultorea risalente al III-IV secolo a.C.
Nella battaglia dell'Isola di Curzola
(1298) i Genovesi sconfissero la flotta veneziana,
catturando circa 7.000 prigionieri e il comandante nemico,
Andrea Dandolo, che poi si suicidò in carcere. Lo scontro
navale rimase famoso perchè tra i prigionieri veneziani c'era
anche Marco Polo, da poco rientrato dai suoi viaggi in
Estremo Oriente.
L'interno è impreziosito da una varietà di dipinti, tra i quali
si riscontrano opere di G.B Castello e Luca Cambiaso,
e contiene anche una scultura lignea del Maragliano.
Nella cripta (opera di
G. Angelo Montorsoli) riposano le spoglie dell'ammiraglio
Andrea Doria; sotto l'altare maggiore è conservata la spada
che il grande condottiero ebbe in dono da Paolo III.
Sia dalla chiesa che da Piazza San Matteo si può accedere al
chiostro quadrangolare che contiene le lapidi di molti esponenti
della nobile famiglia che tennero alto il nome di Genova nel
mondo intero.
Il chiostro venne fatto erigere dal priore Andrea da Goano,
tra il 1308 e il 1310, e subì due restauri nel 1719 e nel 1909.
Le colonnine binate reggono archi acuti; su un capitello
riccamente decorato è inciso il nome di colui che è ritenuto il
progettista e scultore del chiostro: Magister Marcus
Venetus. |
LE MURA E I FORTI |
Uno degli
aspetti più appariscenti del panorama collinare che circonda
Genova è il complesso delle opere difensive: 19 chilometri di
mura, una ventina di forti e altrettanti appostamenti campali,
oggi in gran parte scomparsi. A questo imponente sistema la
città affidava, alla fine del Settecento, la sua fama di essere
la fortezza più munita d'Europa, un luogo inespugnabile sia per
attacchi portati dal mare, che via terra. Ancora oggi i
Forti di
Genova costituiscono un enorme patrimonio culturale e uno
spettacolare colpo d'occhio sulle colline dietro la città.
Ricordano i fasti di Genova Repubblica Marinara e delle sue strategie
di difesa architettate per tutelare il proprio territorio a
causa della sua particolare conformazione orografica.
La cinta delle Nuove Mura fu costruita in poco meno di quattro
anni, tra il 1629 e il 1633, da un esercito anonimo di
sterratori, scalpellini, muratori - chi dice 800, chi
addirittura 3.000 - suddivisi in 28 squadre dirette dai migliori
capidopera del momento. Molti di questi "scarzeratori" o
piccoli impresari venivano per tradizione secolare dalla
Lombardia: così i Cantone, i Bianco, i Lurago;
ma un buon numero era anche ligure: i Boero, Scaniglia
e Francesco da Nove "architetto camerale" che
qualche anno dopo, assieme al Ponsello, altro genovese,
fu assistente alle fondamenta del Molo
Nuovo.
Il progetto delle Nuove Mura, di cui i genovesi andavano molto
fieri, risale al periodo fra il 1626 e il 1628. Tutte le fonti
sono concordi nell'affermare che l'opera, per lo meno nella sua
ideazione di massima, venne concepita da un frate domenicano
Vincenzo Maculano da Fiorenzuola d'Arda (1578-1667) che
aveva fama di essere un insigne studioso di matematica. Al
termine della sua attività al servizio della Repubblica
Genovese, il Maculano andò a dirigere le fortificazioni di Malta
e infine, ormai cardinale, si stabilì a Roma per verificare, in
nome di Papa Urbano VIII, la costruzione della cinta gianicolense.
A sovrintendere i lavori di costruzione delle Nuove Mura di
Genova fu nominato Giovan Battista Baliani, uomo di
scienza e amico di Galileo Galilei. Al Baliani venne
affidato il compito di calcolare e verificare sul posto ogni
angolo saliente o rientrante dei bastioni, la distanza tra un
bastione e l'altro e la loro lunghezza, che a Genova per la
prima volta nella storia dell'architettura militare, assunse una
notevole dimensione. E' curioso scoprire che il Maculano non
presenziò mai alla costruzione delle mura, ma fu sempre prodigo
di consigli e raccomandazioni, attraverso le sue epistole
spedite da Gavi.
Un primo restauro e recupero dei Forti genovesi avvenne agli
inizi del '900 per farne dei punti di appoggio militari.
L'ultimo è stato curato dal Demanio Italiano che ne è il
proprietario.
Oggi sono meta di turisti, escursionisti, appassionati di
trekking e mountain bike e di molti genovesi che vi fanno la
passeggiata domenicale o i pic-nic nelle aree verdi attrezzate
dei parchi circostanti. |
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