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Finestre fotografiche su Liguria e Toscana |
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La fotografia notturna |
Fotografare con la pellicola una scena
notturna era sempre un momento di grande fascino nella vita di un fotografo.
Le riprese notturne prescindevano da indispensabili conoscenze tecniche dei
materiali utilizzati e da una buona dose di esperienza, cose fondamentali
per la buona riuscita di un lavoro.
Le pellicole soffrivano del cosiddetto "difetto di reciprocità" o effetto
Schwarzschild. In termini molto semplici, manifestavano una perdita di
sensibilità allorquando doveva essere usato un tempo di posa più lungo di
1/10 di secondo o più breve di 1/2000. Tralasciando quest'ultima
evenienza, perché non comunemente praticabile, la ripresa di immagini ad
otturatore aperto (posa B) necessitava di correttivi sui tempi o sulle
aperture. Indicativamente, per 2 secondi di esposizione ne occorrevano in |
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realtà 3; 4 secondi passavano a 8; 10 secondi finivano
addirittura verso i 24..., come si può vedere nella tabella più sotto.
Nella fotografia astronomica, dove la luce di stelle, pianeti e
galassie è molto fioca, poteva essere necessaria anche un'ora di posa B.
In parole povere, occorreva lavorare in manuale e di cervello. Su
manuali e stampa specializzata potevano essere rintracciate delle
tabelle indicative, ma non esaustive, |
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Santo Stefano di Magra - Piazza della Pace
fotografia digitale, focale 50
mm, tempo 1/30 di secondo a mano libera, sensibilità fotocamera 100 ISO.
Nevicata in corso. La scena è illuminata da due potenti lampade al
mercurio che producono una luce abbastanza fredda e neutra per la neve.
L'atmosfera viene "riscaldata" dalla luce giallo/arancio dei
lampioni del centro storico. |
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per tempi/duaframmi in
relazione alle situazioni da immortalare. La base di partenza era
sufficiente, ma poi bisognava mettere in conto i comportamenti delle
pellicole (profondamente
diverse tra loro), l'obiettivo usato (più luminoso, meno luminoso), la
tipologia delle fonti di illuminazione sulle quali si desiderava esporre
correttamente, le condizioni meteorologiche ecc. ecc. Si
capisce che la fotografia notturna andava correttamente «masticata»
e sviscerata in tutti i suoi aspetti e non era certamente ad appannaggio
di un «fotografo della domenica».
Con l'avvento del digitale, la situazione è cambiata radicalmente.
Oggi, anche con una fotocamera compatta digitale, si possono
scattare delle ottime fotografie notturne, in completo automatismo.
La regolazione della temperatura di colore in base alle
luci che illuminano la scena restituisce degli scatti che sono
tremendamente aderenti a quello che hanno visto i nostri occhi.
I sensori non soffrono del difetto di reciprocità, però il tempo di
esposizione può rimanere relativamente e logicamente lungo.
Questo fatto impone tuttora un'attenzione diversa da quella dedicata
alle foto scattate in luce diurna.
Quando si parla di qualità, ci si riferisce sempre a quella tecnica
e non artistica.
La qualità artistica di una fotografia prescinde
sempre dai materiali tecnici utilizzati e non origina da tabelle,
libretti di istruzione, manuali o corsi. Le idee che danno vita
ad una buona foto nascono nel cervello del fotografo,
quasi sempre in anticipo sugli eventi o cose da
fotografare. Il fotografo non subisce l'azione, ma la anticipa e la
concretizza con i mezzi che ha a disposizione, qualunque essi siano. |
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I tempi lunghi d'esposizione |
Pur lavorando in modo diverso, anche i sensori
necessitano di un tempo lungo di esposizione per catturare le immagini di
notte. Non potrebbe essere altrimenti.
La situazione però è decisamente cambiata. Non mi sono mai trovato a
scattare fotografie notturne digitali con un tempo d'esposizione superiore ai 4 secondi.
E' pur vero che i sensori non sono tutti uguali e anche i processori delle
macchine fotografiche possono fare la differenza nel risultato finale.
Da prove sul campo, fotografie che con la pellicola necessitavano di 20
secondi d'esposizione, oggi con la tecnica digitale si possono catturare
solo in 2 secondi, in completo automatismo, anche con una fotocamera compatta.
Rimane il fatto che, con questi tempi, neppure un tiratore scelto
riuscirebbe a tenere ferma la macchina fotografica a tal punto da evitare il
mosso strutturale.
Si possono scattare fotografie notturne anche a mano libera, con tempi tali
da impedire il mosso strutturale. Non esiste per questo una regola valida
per tutti, anche se mediamente è preferibile non usare un tempo inferiore |
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La Piazza Medicea di Fivizzano,
fotografia da negativo colore 100 ISO, focale 28 mm, tempo 1/8 di
secondo a mano libera.
Fotografare a mano libera con tempi lunghi è possibile. Bisogna
essere molto rilassati perché anche il battito cardiaco può produrre
delle vibrazioni fastidiose; appoggiare la schiena ad un oggetto
molto stabile (muro, albero, palo di segnaletica, autovettura ecc.);
la macchina fotografica va impugnata dolcemente; il pulsante di
scatto va "sfiorato" e non premuto. Quando si scatta bisogna
trattenere il respiro.
Un po' di fortuna non guasta... |
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alla lunghezza focale dell'obbiettivo utilizzato. Cioè se
sto adoperando un 85mm, per evitare il mosso, devo impostare un tempo pari o
superiore a 1/85 di secondo (Esempio 1/125). Per questo, anche un obiettivo
stabilizzato ci può aiutare a migliorare la qualità dell'immagine. |
Un robusto cavalletto o altri supporti |
Nella maggior parte dei casi, una foto
notturna che si rispetti necessita quindi di un supporto stabile sul
quale poggiare la macchina fotografica. L'ideale è sempre un robusto
cavalletto a treppiede, al quale la fotocamera viene fissata con una vite, per rendere il tutto molto fermo.
La solidità può essere assicurata anche da uno stativo da tavolo che, avendo
delle dimensioni ridotte rispetto al precedente, è molto più leggero da
trasportare. Con uno stativo da tavolo il fotografo può anche appoggiare la
macchina fotografica contro un muro, oppure sul suo petto.
Altri oggetti utili per bloccare la fotocamera in punti di difficile accesso
sono i morsetti i quali, se |
pinzati su una solida base, sono a volte preferibili
al cavalletto stesso. La loro testa a snodo consente di livellare
accuratamente la macchina fotografica, oppure di orientarla in qualsiasi posizione.
Quando non si dispone di questi accessori, all'occorrenza vanno bene
anche un muro, i gradini di una scala, un palo piantato nel terreno, il
tetto o il cofano di un'autovettura ecc. ecc., insomma tutto quanto può
servire ad appoggiare la nostra macchina fotografica in modo che non risenta delle
vibrazioni dovute al movimento del corpo e delle mani.
Un trucco veramente utile per dirigere la fotocamera sulla scena voluta è
quello di appoggiarla su un sacchetto di |
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Basilica di Carignano e Porto Antico
di Genova,
fotografia digitale, sensibilità 100 ISO, esposizione 4 secondi,
f/8, focale 150mm, fotocamera su cavalletto |
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plastica riempito con 2-3 Kg di sabbia. Il tutto sarà
modellabile a piacimento e smorzerà ulteriormente le vibrazioni.
Con tempi non superiori al 1/2 secondo e se non si usano teleobiettivi di
elevata focale, può essere di aiuto nelle riprese notturne anche un
monopiede. Questo accessorio è molto pratico quando lo spazio a
disposizione è ridotto, ovvero quando le gambe del cavalletto
possono intralciare i movimenti. La stabilità può essere accentuata
puntellandolo contro il corpo, oppure contro un ginocchio, nel caso
in cui il fotografo sia accovacciato o seduto.
Un espediente efficace per sostituire «artigianalmente» un
monopiede è quello di mantenere in tensione una funicella
bloccata a terra con i piedi e fatta passare al di sopra
dell'obiettivo. Le oscillazioni della fotocamera saranno ridotte
veramente al minimo (provare per credere).
Sul cavalletto è necessario dire che può essere di estrema utilità
anche di giorno, quando si fotografa con dei teleobiettivi, e
diventa tanto più necessario quanto più si prolunga il tempo di
esposizione e/o aumenta la focale dell'ottica impiegata. Una regola
empirica vuole che si faccia ricorso ad un treppiede quando si
adopera un tempo di posa inferiore alla focale del tele utilizzato
(es. 1000 mm, tempo inferiore ad 1/1000 di secondo).
Attualmente non ci sono leggi statali che normano l'uso del cavalletto.
Bisogna però considerare l'aspetto dell'occupazione del suolo pubblico, che
è di competenza dei regolamenti comunali.
Una fotografia scattata per diletto, per uso privato o didattico, senza fini
di lucro è libera. Se invece si fotografa per professione, mediante uso di
cavalletto, bisogna pagare la tassa comunale per occupazione di suolo
pubblico. Considerate inoltre che le autorità di vigilanza possono impedirne
l'uso, o perché si intralcia il traffico, o la circolazione dei pedoni, o si
costituisce un pericolo per se stessi e per gli altri o semplicemente per
motivi di ordine pubblico.
Contro queste contestazioni non si può eccepire alcunché, anche se, ad onor
del vero, è sufficiente comportarsi educatamente e le porte rimangono quasi sempre aperte...
Anche nelle stazioni ferroviarie non è consentito scattare fotografie
utilizzando un cavalletto. |
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Autoscatto o scatto a distanza? |
Se state utilizzando un cavalletto e avete la
mano ferma potete anche premere direttamente il pulsante di scatto. E'
comunque un rischio, perché basta il più impercettibile dei movimenti a
causare del mosso. Pertanto, quando la foto notturna non è catturata a mano
libera, è consigliabile impostare l'autoscatto o utilizzare un comando a
distanza. L'autoscatto dovrebbe essere caricato su un tempo minimo (2 o 3
secondi bastano). Non dobbiamo dimenticarci che le scene possono cambiare
repentinamente; prima si procede e meglio è. L'autoscatto è ideale per le
fotocamere compatte.
L'attrezzatura per scattare a distanza, non costa molto, è comoda, ma non
indispensabile. |
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Sbandieratori di Borgo San Pietro (AT)
foto digitale, focale 35mm, tempo 1/4
secondo a mano libera, apertura f3,4, sensibilità 200 ISO |
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Sensibilità ed esposizione |
I sensori stanno diventando sempre più
sofisticati e ultrasensibili. Questo può essere utile, ma anche dannoso. Per
fare delle normali fotografie, hanno un senso 25.600 ISO? La risposta è no.
A proposito della fotografia notturna, qualcuno potrebbe associare una
maggiore sensibilità ad un migliore risultato finale. Comunemente si ritiene
che una fotocamera in grado di "leggere" sempre meglio al buio sia l'ideale.
Forse ci potranno essere dei vantaggi nella foto diurna (possibilità di
utilizzare tempi più alti), |
ma nella foto notturna è vero il contrario.
Ho fatto varie prove di sensibilità e più si sale più la macchina
fotografica restituisce un'immagine che non è quella reale.
La compatta tenta di trasformare in leggibile quello che leggibile non deve
essere. Aumenta considerevolmente il rumore, la gamma tonale si
appiattisce verso il chiaro.
Invece il buio è scuro e tale deve rimanere.
Nella reflex, sopra i 2.000 iso, accade il contrario: aumenta
sensibilmente il contrasto e le immagini sono caratterizzate da una
«durezza» decisamente troppo evidente, che a me piace poco.
Pertanto: avere una sensibilità maggiore nelle foto notturne può
essere utile se si lavora a mano libera, ma i risultati qualitativi |
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Genova Blu Notte - Il Porto Antico
foto digitale, focale 35 mm, tempo 1/4 secondo con fotocamera
posizionata su ringhiera, sensibilità 200 ISO.
L'architettura di Renzo Piano alle prime luci della sera, sotto una
leggerissima pioggia. |
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non saranno eccezionali.
Quando si scatta su tempi lunghi, con la macchina fotografica
posizionata su un supporto stabile, è più sensato impostare, in
modalità manuale, la sensibilità minima.
E quando si lavora a mano libera, è consigliabile adoperare la
sensibilità più bassa che ci possiamo permettere, relazionata agli
altri fattori espositivi (tempo, diaframma e focale dell'obiettivo che stiamo
usando). Molti ignorano che la maggiore chiusura del diaframma contribuisce a
limitare le distorsioni e il mosso. Come conseguenza, se dopo non
voglio o non posso aumentare i tempi di esposizione, alzerò la
sensibilità della fotocamera. E lo farò nella giusta misura, in
ragione del miglior compromesso tra velocità e qualità e non
oltre... |
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Prima di scattare |
Una volta che ci siamo posizionati, abbiamo
impostato la nostra fotocamera e scelta la focale (anche regolando uno zoom)
in modo da comporre la scena che ci interessa, rimane una cosa da fare:
scegliere il punto di esposizione. Una regola che si può utilizzare è quella
dei terzi dell'immagine. |
Se nella scena c'è un soggetto fortemente più illuminato degli altri e la sua
dimensione è prossima o supera 1/3 della fotografia che andiamo a scattare,
è preferibile calcolare l'esposizione su quel soggetto. Ciò ovviamente vale anche
se il soggetto è da solo.
Nella foto a destra, per esempio, la chiesa è molto illuminata. Con
un'esposizione media sull'intero fotogramma la stessa, alla fine, sarebbe
risultata sovraesposta, cioè più chiara del normale.
L'esposizione media è invece ottimale per il panorama di una città ripreso
da lontano e/o dall'alto perché le luci che |
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Il centro
storico di Santo Stefano Magra
foto digitale, focale 50mm, tempo
2 secondi con uso di cavalletto, sensibilità 100 ISO, apertura f4,3 |
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si vedono, più o meno, hanno tutte la medesima intensità.
Però la fotografia notturna è troppo legata al lato artistico.
Non ci possono essere regole ferree valide per ogni situazione. Se quanto
stiamo fotografando non muta rapidamente, nessuno ci impedisce di fare delle forcelle
espositive e decidere a posteriori quale ci sembra la migliore.
Insomma, di volta in volta, sta al fotografo interpretare gli eventi e far
si che il risultato finale sia quello voluto. |
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Elenco di seguito alcune note su
quesiti posti ai motori di ricerca che hanno rimandato a questa o
altre pagine del sito, affinché gli approfondimenti
siano utili ad altri visitatori. |
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Tabella per esposizioni nella fotografia notturna con pellicola |
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Ai tempi della
fotografia analogica (uso della pellicola) si potevano trovare delle
tabelle, indicative ma non esaustive, contenenti tempi e diaframmi
da utilizzare per le fotografie notturne. Queste informazioni a
supporto erano necessarie in quanto gli esposimetri delle fotovamere,
utilissimi per ottenere fotografie |
corrette anche in situazioni difficili, nelle foto notturne
diventavano di scarsa affidabilità e portavano spesso ad
errori in quanto influenzati dalle molte luci presenti nella
scena inquadrata. Inoltre non tenevano conto del difetto di
reciprocità delle pellicole (vedi tabella a fianco) e pertanto anche
professionali
e costosissime fotocamere,che potevano consentire esposizioni superiori
ai 30 secondi, si dimostravano poco affidabili. Perciò la cosa
migliore da farsi era disinserire l'automatismo e procedere in base
all'esperienza o alle indicazioni sommarie di alcune tabelle
in circolazione che erano predisposte seguendo i consigli
dei fotografi più navigati. Comunque i dati forniti erano
solo indicativi |
CURVA DI RECIPROCITA' |
Tempo
misurato all'esposimetro |
Tempo
corretto |
2
secondi |
3
secondi |
4
secondi |
8
secondi |
6
secondi |
13
secondi |
8
secondi |
18
secondi |
10
secondi |
24
secondi |
12
secondi |
30
secondi |
14
secondi |
38
secondi |
16
secondi |
48
secondi |
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perché, ad esempio, non esistono strade
illuminate con la stessa intensità o tramonti che trasmettono sempre la stessa
quantità di luce. Pertanto, per essere certi di ottenere
un'esposizione perfetta, era consigliabile
scattare un paio di immagini in sovra e sotto esposizione di
almeno due diaframmi rispetto all'esposizione indicata.
Dai motori vedo che ci sono ancora degli appassionati della
fotografia a pellicola che cercano informazioni di questo genere e
pertanto ho rintracciato una di queste tabelle che propongo qui
sotto. |
Le indicazioni fornite nella griglia non sono valide per le
fotografie digitali in quanto darebbero luogo a dei disastri
espositivi ! |
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SOGGETTO |
pellicola 64 ISO |
pellicola 100 ISO |
Strade molto illuminate con negozi |
tempo 1/8" - diaframma 4 |
tempo 1/15" - diaframma 4 |
Insegne al neon |
tempo 1/15" - diaframma 4 |
tempo 1/30" - diaframma 4 |
Strade illuminate |
tempo 1/4" - diaframma 4 |
tempo 1/8" - diaframma 4 |
Interno di una chiesa |
tempo 20s - diaframma 4 |
tempo 10s - diaframma 4 |
Orizzonte al tramonto |
tempo 1/8" - diaframma 4 |
tempo 1/15" - diaframma 4 |
Panorama 10 minuti dopo il tramonto |
tempo 4" - diaframma 4 |
tempo 2" - diaframma 4 |
PANORAMI NOTTURNI |
tempo 8"~30" - diaframma 4 |
tempo 8"~30" - diaframma 4 |
Strade illuminate |
tempo 4" - diaframma 4 |
tempo 2" - diaframma 4 |
Monumenti e fontane illuminate |
tempo 6" - diaframma 5,6 |
tempo 3" - diaframma 5,6 |
Paesaggi con la luna piena |
tempo 40~60s - diaframma 4 |
tempo 20~30s - diaframma 4 |
Fuochi artificiali (otturatore aperto) |
diaframma 8 |
diaframma 11 |
Fulmini (otturatore aperto) |
diaframma 5,6 |
diaframma 8 |
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E' utile anche sapere che
ogni pellicola reagiva in modo leggermente diverso e quelle di elevata sensibilità non erano ideali perché
aumentavano la granulosità, le fotografie risultavano meno nitide e non riproducevano fedelmente i colori.
Non era necessario usare pellicole tarate per luce artificiale ma
andavano bene anche quelle utilizzate nelle riprese diurne: le
dominanti che si ottenevano restituivano comunque un risultato
visivo gradevole. Se una dominante risultava invece molto fastidiosa
andava trattata con dei filtri suggeriti dagli stessi fabbricanti.
Il difetto di reciprocità si verificava infatti sia nelle pellicole in bianco
e nero che in quelle a colori. Nelle prime poteva semplicemente essere
corretto usando un tempo di posa più lungo, mentre nelle seconde era
influenzato anche dai tre strati di emulsione. Gli stessi reagivano
in modo diverso e l'immagine finale poteva contenere una dominante
cromatica corrispondente allo strato che risentiva meno dell'effetto Schwarzschild.
Purtroppo le case produttrici non indicavano con chiarezza questo
fenomeno sui foglietti di istruzioni allegati alle confezioni di pellicole.
Avendo l'accortezza di usare sempre lo stesso film e lo stesso
diaframma tutte le volte che venivano effettuate foto notturne,
variando solamente il tempo di posa, anche i meno esperti
diventavano ben presto in grado di esporre ad occhio, con grande
facilità. In questi casi infatti l'esposizione era molto meno
critica che in condizioni di luce normali.
La tabella sopra indica misure di diaframma comprese tra 4 e 8,
soprattutto perché le stesse consentono una discreta profondità di campo
e determinano una resa qualitativa migliore dell'obiettivo (che
solitamente si ottiene chiudendo su valori centrali). Volendo però
si può anche realizzare che, in linea di massima, l'aumento
necessario a compensare un'esposizione di 10 secondi (fornita
dall'esposimetro) era di circa 1 diaframma.
Per fotografare di notte non occorrono obiettivi
dotati di apertura massima esagerata, che oltretutto sono sempre molto costosi.
Chiudere molto il diaframma fa si che le luci puntiformi diventino a raggiera,
come delle stelle. E' l'effetto «cross-screen», ottenibile di
preferenza con un filtro apposito regolabile che consente
risultati artistici ottimali.
Un filtro cross-screen è completamente trasparente e con le
facce parallele, su una delle quali sono incise una serie di linee
sottilissime, disposte in modo da formare un reticolo fitto e
regolare su tutta la superficie. Si possono avere vari raggi, a
seconda del numero e della disposizione delle linee che formano il
reticolo. Oltre a quelli con reticolo fisso, ne esistono anche con
reticolo variabile: in pratica si tratta di due filtri applicati su
una montatura ruotante.
Un filtro cross-screen ammorbidisce leggermente l'immagine,
provocando però un effetto inferiore a quello dei filtri diffusori.
Data la sua caratteristica di trasformare in stelle a più punte
tutti i riflessi di una certa intensità, il cross-screen è adatto
anche per foto di effetto alla luce del giorno.
Il software delle reflex digitali contiene un'opzione per creare
l'effetto cross-screen in post-produzione. Per ottenere dei
risultati accettabili non bisogna esagerare col numero dei raggi che
possono essere applicati alle luci o ai riflessi presenti nella
scena. |
IL
FLASH è un accessorio che trova larga applicazione nella fotografia notturna.
L'uso più banale che ne viene fatto è quello che riguarda
l'illuminazione totale della scena da catturare. Ma il lampo
artificiale può essere artisticamente utilizzato, per esempio, anche per far risaltare un
soggetto su uno sfondo che ha già richiesto una lunga esposizione.
Ad otturatore ancora aperto si fa partire il lampo e questo metterà
in evidenza cose o persone portate/entrate in scena a pochi metri di distanza dalla
fotocamera. Più lampi in sequenza possono isolare particolari
movimenti di soggetti non statici, che alla fine risulteranno tutti
immortalati nello stesso fotogramma, con un'interessante e artistica progressione. |
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Le foto catturate con tempi lunghi vengono sporche... |
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R - Come accennato
più sopra, le fotografie scattate ad alta sensibilità ISO o con
tempi lunghi di posa possono dar luogo a fenomeni di «rumore». Il
disturbo solitamente si presenta con pixel luminosi distribuiti a
caso sul fotogramma, linee o visuale offuscata.
Per evitare questo inconveniente, decisamente penalizzante perché
compromette la qualità dell'immagine, si possono utilizzare
alcune precauzioni ovvero adottare soluzioni tecniche atte a
migliorare la ripresa, come di seguito esposto:
1) In genere le fotocamere digitali hanno un programma apposito che
deve essere impostato per scattare foto notturne. In questo modo la
casa costruttrice pone preventivamente in atto, in modo automatico,
quel «modus operandi» necessario a produrre buone immagini. Settando
la macchina fotografica per la foto notturna possono essere ridotti
i disturbi ed i colori innaturali, ad esempio quando si fotografano
i paesaggi dove c'è la presenza di luci stradali, fari di auto,
insegne al neon, monumenti illuminati ecc...
2) La sensibilità ISO impostata deve essere la più bassa che io mi
posso permettere in relazione alla fotografia che intendo scattare.
Questo vale soprattutto per le immagini catturate a mano libera. Più
si alza la sensibilità e più aumenta il rumore che disturba
l'immagine. Adoperando un cavalletto, oppure con la fotocamera appoggiata su un
robusto supporto, anche occasionale, se non ci sono esigenze
particolari è preferibile selezionare gli ISO minimi, abbinandoli
all'impostazione di cui al punto 1).
3) Attenzione agli obiettivi, soprattutto gli zoom, che essendo
dotati di un numero maggiore di lenti, su determinate focali possono
dare luogo a riflessi indesiderati sull'immagine. Per esperienza,
questi disturbi aumentano se nella scena da fotografare ci sono
delle alte luci e diventano particolarmente evidenti con elevate
chiusure del diaframma.
Anche la qualità di un obiettivo è fondamentale nella riuscita del
lavoro. Se l'ottica presente sulla vostra reflex non
è un'«aquila» (come si dice in gergo), otterrete risultati
ottimali chiudendo il diaframma sui valori centrali (4 - 8). Oltre a
consentire una buona profondità di campo, questo comportamento, di
norma, da luogo alla migliore incisività delle lenti e limita eventuali
aberrazioni cromatiche.
Gli zoom presenti sulle fotocamere compatte, in genere, danno il
meglio di loro alla focale minima. Spingendoli verso il massimo le
immagini perdono di qualità, diventano più morbide e possono
comparire anche distorsioni. |
In altra pagina maggiori informazioni su caratteristiche tecniche, pregi e difetti degli obiettivi |
4) Sulle reflex digitali può essere attivata, opzionalmente, la
funzione di «Noise Reduction» (riduzione del rumore) sulle pose
lunghe e sugli ISO elevati. Prima di essere stivate in memoria,
le fotografie vengono elaborate e pulite da eventuali imperfezioni.
Non posso dirvi se questa «diavoleria» tecnica sia efficace in quanto non
l'ho mai utilizzata. A breve mi riprometto di fare qualche prova
apposita onde poter riferire sui risultati ottenuti... |
Vorrei acquistare una fotocamera digitale che mi consenta di fotografare senza l'uso del flash... |
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R - Il flash è un
accessorio di provata utilità. Un piccolo
flash di appoggio, con numero guida non molto elevato, è solitamente
installato sulle fotocamere digitali in commercio per migliorare
l'esposizione quando le luci naturali o artificiali sono scarse.
La maggior parte dei dilettanti utilizza sempre i programmi standard
predisposti dalle case costruttrici: quando scende la sera,
la macchina fotografica inizia a scattare facendo partire il lampo
artificiale. Il flash entra in funzione anche negli ambienti interni
poco illuminati.
Però l'attivazione di questo utile accessorio può essere bloccata
settando opportunamente il software a disposizione. In questo caso
l'immagine sarà catturata con la sola luce endemica. Se questa è
insufficiente in base al range di operatività della macchina
fotografica, la foto risulterà più scura del normale, cioè
sottoesposta.
Con l'avvento delle macchine fotografiche digitali e dei sensori ad
alta sensibilità ISO in moltissimi hanno pensato di poter mandare in
pensione il flash. Invece, pur avendo la fotografia digitale delle
marce in più rispetto a quella analogica, i canoni che sovrintendono
alla cattura di un'immagine tecnicamente corretta sono rimasti
esattamente gli stessi. Ci sono situazioni nelle quali l'uso del
lampeggiatore è indispensabile anche in luce diurna. Questo valeva
per l'analogico e oggi vale anche per il digitale. |
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Eventi e paesaggi dal territorio |
Fate caso ai fotoreporter che seguono una corsa ciclistica o
lavorano su avvenimenti di cronaca o fatti politici: quasi tutti
utilizzano il flash anche in pieno sole. Negli ambienti chiusi, con
le attuali sensibilità ISO, l'uso del flash sarebbe evitabile.
Invece i professionisti continuano ad illuminare le scene con la
luce del lampo, in primo luogo perché le ombre sono meno nette e
l'immagine risulta più gradevole.
Tale effetto non si può ottenere alzando il numero degli ISO,
operazione che anzi produce uno scadimento qualitativo dell'immagine.
Anche dal punto di vista artistico, a volte, può tornare utile
forzare il flash pur essendo presente un'intensa luce solare (vedi
questo sfondo). |
Perché inquadrando un cielo scuro, senza luci, la fotocamera non scatta? |
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R - Il set-up della funzione autofocus utilizzata
nelle fotocamere digitali prevede varie opzioni, delle quali una basilare del tipo on/off:
Settaggio 1) - Quando gli elementi della scena da fotografare non
sono perfettamente a fuoco, premendo il pulsante di scatto questo
non funziona e la fotografia non può essere catturata;
Settaggio 2) - La fotografia viene sempre e comunque scattata, anche
se il fuoco non è perfetto.
Chi ha la macchina fotografica impostata nel modo 1) non può
scattare la fotografia di un cielo scuro, senza luci, perché
l'autofocus non riesce ad evidenziare degli elementi nella scena che
contrastano con lo sfondo. In assenza di un soggetto, il sistema può
bloccarsi su una messa a fuoco casuale ed errata oppure continuare
la ricerca all'infinito.
Inoltre l'autofocus non è un sistema perfetto, anzi presenta molte
deficienze. Una di queste è proprio il fatto che con luce scarsa la
scena da fotografare può non essere messa a fuoco correttamente. In
questo caso ci viene in aiuto l'illuminatore AF (vedi
paragrafo sottostante). E' abbastanza ovvio che, fotografando
il cielo, l'illuminatore AF è di nulla utilità perché ha un campo di
azione limitato.
Anche di giorno, col cielo limpido e azzurro, senza nuvole, se noi
vogliamo fotografare un soggetto molto piccolo presente nella scena
(esempio un uccello che vola o un aereo in alta quota)
l'autofocus avrà difficoltà nel metterlo a fuoco correttamente se uno
dei punti di messa a fuoco non è proprio il soggetto stesso.
In conclusione: nella fotografia notturna con scene a terra
l'autofocus potrebbe avere malfunzionamenti; se vogliamo fotografare
astri e pianeti dobbiamo escluderlo a priori e mettere a fuoco manualmente
all'infinito. |
La luce che viene emessa da una reflex digitale per togliere gli occhi rossi è dannosa? |
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R - La luce arancione che le
fotocamere di un certo livello emettono quando c'è poca luce
ambiente serve principalmente per aiutare il sistema automatico a mettere
a fuoco correttamente. Non è un laser, ma solo una piccola torcia
con portata limitata (2-3 metri) che fa vedere meglio alla macchina
fotografica la scena da fotografare. Come tale è innocua.
E' abbastanza ovvio, comunque, che tale luce non dobbiamo spararcela
negli occhi a pochi centimetri di distanza!
L'accessorio di cui sopra si chiama «illuminatore AF» e,
nel momento in cui è attivato, se noi non stiamo facendo uso di un
lampo artificiale l'immagine verrà catturata con la sola luce
ambiente e le pupille dei soggetti ripresi risulteranno perciò normali.
Questa mini torcia, grazie al software presente sulla fotocamera,
può essere opzionalmente attivata in abbinamento col flash per
eliminare il fenomeno degli occhi rossi (vedi
paragrafo sottostante - punto 3) durante un ritratto. La
stessa entra in funzione un attimo prima del lampeggiatore e fa
chiudere maggiormente le pupille dei soggetti fotografati. |
Perché quando scatto col flash le immagini risultano con troppo giallo o arancione? |
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R - Prima di
rispondere a questo quesito è giusto analizzare in breve i diversi
modi operativi di un lampeggiatore.
Gli attuali flash elettronici sono dotati di un telecomputer
abbinato ad un sensore di luce riflessa che consente loro di
lavorare anche automaticamente. Impostato il programma adatto, il
flash regola l'intensità del lampo in relazione alla distanza del
soggetto. Alcuni lampeggiatori sono dedicati, cioè lavorano
«colloquiando» con la macchina fotografica, mediante una misurazione
TTL (Trough The Lens) della luce necessaria. E' la fotocamera che avverte dell'
avvenuta esposizione ed interrompe il fascio di luce artificiale. Anche
le fotocamere compatte digitali lavorano in questo modo.
Il telecomputer di un flash può essere disinserito, per operare in
modalità manuale. In questo modo, ad ogni fotografia, scarica tutta
la sua potenza. Questo comporta, in primis, un grande consumo di
energia e, di conseguenza, un tempo maggiore di ricarica del condensatore. Dal punto
di vista tecnico, sarà necessario variare, di
volta in volta, l'apertura del diaframma
della fotocamera al variare della distanza del soggetto. Avere
un'esposizione corretta in tutti quei casi dove il soggetto è in
movimento diventa assai difficile. Va bene invece per lavorare in
studio dove le pose errate possono essere ripetute e corrette.
I "paparazzi" della "Dolce Vita" romana
non potevano certo cambiare
diaframma al muoversi dei personaggi da loro pedinati. Quando
capitava il momento buono, scattavano in continuazione su tutto
quello che per loro era interessante. Se il campo d'azione del flash
era ottimale, le foto risultavano buone, altrimenti si avevano quei
visi «sparati», bianchi come quelli dei cadaveri. E comunque quelle foto hanno
fatto la storia del nostro Paese e molte hanno tuttora un grande valore
documentaristico, pur non essendo state correttamente esposte.
Pertanto, nell'affrontare l'argomento flash, per semplicità di
esposizione diamo per scontato che esso lavori in automatico se
incorporato nella macchina fotografica. Come accessorio esterno,
prendiamo per buono che esso sia impostato dal fotografo su uno dei
tanti programmi messi a disposizione dalla casa costruttrice. Detto
questo, a grandi linee, possiamo dire che...
1) - Un flash emette luce bianca,
come quella solare presente a mezzogiorno, in una giornata estiva,
quando il cielo è terso, ovvero senza nuvole. La sua temperatura colore è di
circa 5.600 gradi Kelvin. Quando si fotografa in ambienti
scarsamente illuminati, utilizzando la sola luce di questo
accessorio, le immagini correttamente esposte non hanno dominanti.
La musica cambia se il flash viene adoperato in supporto di alcune luci che già
rischiarano il/i soggetto/i da fotografare. Se quelle luci artificiali endogene,
da sole, sono di una intensità tale da consentire una corretta
esposizione, l'intervento del lampo sarà quasi ininfluente e la
fotografia avrà delle dominanti in relazione alla temperatura
colore delle lampade utilizzate. Pertanto una scena risulterà gialla
o arancione perché, quasi sicuramente, illuminata da normali lampade
a filamento che forniscono una luce ancora più rossa di quella di un
tramonto sul mare.
Per evitare questo fenomeno bisogna impostare manualmente sulla
fotocamera un diaframma più chiuso rispetto all'esposizione ottimale
in luce endemica e adattare, di conseguenza, il programma di
esposizione presente sul lampeggiatore. A diaframma meno aperto, la
durata del lampo emesso dal flash sarà maggiore e solo quella luce
sarà catturata di rimbalzo dal soggetto, per cui le
dominanti di colore risulteranno assenti o talmente basse da non
influire su quanto fotografato.
Tenete presente però che, man mano che il diaframma si chiude
aumenta si la profondità di campo ma il soggetto illuminato dalla
luce del lampo risalterà nel buio circostante. Le
lampade di normale illuminazione non hanno infatti una potenza tale
da far si che lo sfondo risulti esposto e comprensibile.
Giova inoltre far presente che, per evitare dominanti, si potrebbe
correggere manualmente il bilanciamento del colore. Ma è
un'operazione che non va fatta indiscriminatamente. Un tramonto ha
una luce calda e arancione e non si può portarla a luce bianca,
perché non sarebbe più un tramonto! |
In altra pagina maggiori informazioni sulla temperatura di colore |
2) La portata di un flash è limitata,
così come lo sono i gradi del campo visivo illuminato dal lampo di luce.
Per sapere quanto un flash è potente bisogna controllare
il suo numero guida. Per esempio: un numero guida 30 a
100 ISO (già abbastanza potente), utilizzando un diaframma 2,
ci consente di fotografare correttamente massimo fino a 15 metri
(30/2). Se però chiudiamo il diaframma a 8, i nostri metri si
riducono a 3,75 (30/8). Portando la sensibilità della fotocamera a
400 ISO, le distanze prima indicate raddoppiano (30 metri e 7,5 metri).
Pertanto se con una compatta digitale tentiamo di immortalare un
gruppo di amici distante 5 metri, il suo minuscolo flash incorporato (che ha
sicuramente un numero guida molto più basso di 30) non ce
la farà a produrre una luce sufficiente. Gli automatismi della
macchina tireranno al massimo gli ISO e i tempi e la fotografia risulterà
impressionata solo dalla luce delle lampade presenti.
Se le lampade endemiche sono ad incandescenza, i nostri amici avranno
visi ed abiti tutti tendenti al giallo o all'arancione, con lampade
al neon (luce fredda) l'immagine risulterà dominata da un colore
tendente al verdolino.
3) Il fenomeno degli occhi rossi - Quando l'illuminazione è
molto scarsa le pupille dell'occhio sono molto dilatate, fotografare
delle persone usando un flash può dar luogo al fenomeno degli «occhi
rossi». Questo accade perché il fondo dell'occhio e la retina sono
molto ricchi di vasi sanguigni e quindi la luce potente del lampo si
riflette e rimbalza col colore del sangue. Quando si usavano le
pellicole questo era un problema serio e poteva essere eliminato
principalmente in due modi:
A) - In primo luogo si decentrava il flash rispetto all'obbiettivo,
cioè con una staffa lo si teneva di lato alla fotocamera, in modo
che la direzione del lampo fosse leggermente diversa dall'asse
ideale di ripresa.
B) - Ove questo non era possibile, si impostava sul lampeggiatore un
programma apposito che faceva emettere al flash due o tre pre-lampi
di intensità minore (tipo luci stroboscopiche), sufficienti comunque
a far chiudere le pupille dei soggetti. A foro molto chiuso, gli
«occhi rossi» non compaiono perché sulla retina arriva pochissima luce.
Sulle fotocamere digitali può essere attivato via software
un «illuminatore riduzione occhi rossi», una piccola torcia presente
sul corpo macchina che, principalmente, serve per aiutare la stessa
a mettere a fuoco la scena da fotografare quando c'è troppo buio.
Per ridurre gli occhi rossi, l'emissione della
luce che va a colpire i soggetti viene attivata un attimo prima
dell'entrata in funzione del flash onde far si che le loro pupille
possano essere già maggiormente chiuse.
Professionalmente le occasioni per fare ritratti con luce scarsa
sono limitati o dovuti ad esigenze particolari, pertanto
l'«illuminatore riduzione occhi rossi» trova impiego soprattutto tra
i fotografi dilettanti, i quali sono abituati a scattare comunque e
dovunque...
Per chiudere l'argomento, vale la pena di ricordare che nella
fotografia digitale gli «occhi rossi» possono essere egregiamente
eliminati dai programmi di fotoritocco. Pertanto, nella maggior
parte delle situazioni, è preferibile
concentrasi su altri fattori che possono produrre una bella
immagine piuttosto che perdere tempo nell'usare espedienti tecnici
atti a «farli fuori» in partenza.
Volendo, il processo di rimozione può avvenire anche grazie al
software presente sulle stesse macchine fotografiche, prima che le
immagini vengano scaricate sul pc o mandate direttamente in stampa. |
Se la mia compatta non ha la posa B come faccio a scattare foto notturne? |
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R - Gli
attuali sensori non soffrono del difetto di reciprocità, pertanto si
possono ottenere ottime immagini notturne facendo lavorare la
fotocamera in completo automatismo, previa selezione del programma
apposito che prevede tempi lunghi anche fino a 30 secondi e il
blocco del flash. E' consigliabile inoltre selezionare la sensibilità
ISO minima prevista dalla fotocamera per avere un basso «rumore»
ed aumentare perciò la qualità dell'immagine ottenuta.
Con una pellicola di sensibilità 100 ISO per fotografare un panorama
notturno potevano essere necessari anche 20 secondi. Adoperando una
fotocamera digitale il tutto si risolve in 2-4 secondi. Ovviamente,
anche se i tempi sono notevolmente ridotti rispetto a prima, non si
può lavorare a mano libera e la macchina fotografica va piazzata su un robusto
cavalletto o poggiata su un supporto molto stabile per evitare il mosso. |
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Eventi e paesaggi dal territorio |
Un'interessante opzione del programma per foto notturne è la
«sincronizzazione lenta», che attiva il flash e riduce
automaticamente la velocità dell'otturatore in modo che oggetti
o persone in primo piano (colpiti dalla luce lampo) possano risultare
correttamente esposti insieme allo sfondo illuminato. Anche in questo caso
è d'obbligo posizionare la fotocamera su un solido treppiede od un punto di
appoggio che non abbia vibrazioni, per esempio a causa del vento... |
Si può utilizzare una fotocamera compatta digitale per le foto astronomiche? |
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R - Se la
compatta digitale è dotata della «Posa B», in teoria la risposta è
si, in caso contrario no.
La fotografia astronomica richiede tempi lunghi di esposizione,
perché la luce di stelle e galassie è veramente fioca.
Anche con la fotografia digitale, quasi sempre, si rende necessario
aprire l'otturatore per diversi minuti...
Di conseguenza, uno degli ostacoli principali è rappresentato
dall'esaurimento delle batterie. Le macchine fotografiche digitali
sono letteralmente delle «mangiapile» e ti possono piantare in asso
quando meno te l'aspetti. Soprattutto di notte, quando fa più
freddo, soprattutto d'inverno quando le temperature rigide limitano
alquanto l'erogazione della corrente.
Un altro limite di natura tecnica è costituito dalle ottiche. Gli
zoom presenti sulle fotocamere compatte, in genere, degradano
progressivamente all'aumentare della focale. E' pur vero che tutti
gli zoom, anche quelli delle reflex, sono obiettivi che hanno una
complessità costruttiva maggiore di quelli a focale fissa e
qualitativamente ne risentono. Hanno un numero maggiore di lenti,
sono meno luminosi e le distorsioni, le aberrazioni, le vignettature
si notano di più.
Se non si hanno pretese di arrivare nello spazio profondo e non si
spinge molto lo zoom (35/50mm), anche in questo campo fotografico,
con una fotocamera digitale compatta si potrebbero avere delle belle
soddisfazioni.
L'uso del condizionale è dovuto ad un ulteriore impedimento, che non
è di secondaria importanza, anche se preso in esame per ultimo: per
scattare una fotografia della volta celeste, partendo da una
normale focale di 50mm e tempi superiori ai 15/20 secondi, bisogna
compensare il moto di rotazione della terra, altrimenti le stelle
non risulteranno puntiformi ma filiformi, con striature rettilinee
se puntiamo l'obiettivo verso l'equatore e sempre più circolari man
mano che orientiamo la fotocamera verso la Stella Polare.
Per fare questo ci sono due metodi: o dotarsi di un astro-inseguitore
motorizzato, controllabile anche tramite pc software, oppure fissare
la macchina fotografica su un telescopio con relativo cavalletto e
inseguire manualmente, con micromovimenti, il moto apparente degli astri.
Avrete pertanto già capito che una fotografia astronomica richiede,
oltre le attrezzature, anche una notevole perizia, fattore che è
indispensabile per un buon risultato finale.
Per concludere: se siamo dotati di buone conoscenze in materia,
anche con una fotocamera compatta digitale, in casi limitati e con
un po' di fortuna, potremmo scattare delle discrete immagini, in
caso contrario, meglio lasciar perdere perché il gioco non vale la
candela. |
Tolte
dal
Cassetto
- Finestre fotografiche su Liguria e Toscana
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