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Finestre fotografiche su Liguria e Toscana |
Acquisto ragionato di
una macchina fotografica |
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L'ATTIMO FATALE DELLA FOTOGRAFIA |
Il mercato della
fotografia tende sempre a fare una netta distinzione tra le
fotocamere di fascia medio/bassa ovvero destinate al mercato
amatoriale e quelle concepite per i professionisti. Sovente i
consumatori sono portati a credere che, avendo tra le mani una
macchina fotografica di "alto rango", questa possa costituire un
viatico per l'ottenimento di una migliore qualità delle
immagini. Tutto questo è assolutamente falso, uno dei tanti luoghi
comuni della fotografia. I fattori che entrano in gioco nello
scatto fotografico sono tantissimi, ma l'attimo che consegna
un'immagine ai posteri è fissato in una semplice coppia
tempo/diaframma. Quel momento deve essere uguale per tutte le
fotocamere. Cioè io devo far arrivare sulla pellicola o sul sensore
una giusta quantità di luce che mi consenta di portare a |
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a casa la
fotografia voluta.
Pertanto l'esposimetro di una macchina fotografica destinata ai
fotoamatori deve indicare, in pari condizioni, la medesima quantità
di luce di quello piazzato su una reflex professionale. Se non lo fa
vuol dire che è starato, con la conseguenza che l'immagine verrà
sovresposta o sottoesposta. Lo stesso vale
per i tempi dell'otturatore e il |
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L'8 Marzo di Francesca |
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movimento del diaframma: fatte salve
delle normali tolleranze, non ci possono essere due pesi e
due misure. |
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Stiamo ovviamente parlando di cose tecniche. E' intuitivo che, dal
lato artistico, una misurazione media
dell'intensità della luce può consegnarci un risultato diverso da
quella spot, ma questo è un'altro paio di maniche...
Le reflex professionali hanno sempre avuto delle particolari
caratteristiche costruttive: sono più robuste, le parti in
movimento sono lubrificate in modo diverso per funzionare a
bassissime o altissime temperature, le fonti di energia sono
maggiorate, possiedono degli accessori che non trovano un utilizzo
pratico negli scatti quotidiani di un fotoamatore. Questi fattori
contribuiscono ad elevare notevolmente il prezzo, ma non c'entrano
assolutamente un fico secco nella qualità di una foto.
Siccome nell'"attimo fatale" le macchine fotografiche si devono
comportare tutte nello stesso modo, cosa può generare una differenza?
Bisogna fare dei distinguo: nella fotografia tradizionale la
differenza vera l'hanno sempre fatta solo gli obiettivi e le
pellicole utilizzate. Ai tempi era molto più sensato comprare prima l'obiettivo, e
poi metterci dietro la "scatola".
La fotocamera era appunto un involucro stagno dove poteva entrare luce con tempi
e diaframmi stabiliti automaticamente o manualmente. Una valeva l'altra. Anche
la più scalcinata delle fotocamere, se tarata bene, dava i medesimi
risultati della più blasonata reflex professionale.
Quello che però faceva veramente la differenza, a livello
qualitativo, era il rullino impiegato.
Si andava tranquillamente dall'Everest alla Fossa delle Marianne.
Ogni marca diceva la sua, sulle sensibilità, sulla grana, sulla
saturazione dei colori, sulle dominanti. C'erano (ci sono ancora?)
in commercio delle pellicole qualitativamente orrende, che neppure
un cane (con tutto il rispetto per i cani) avrebbe voluto nella
propria macchina fotografica. Quelle pellicole orrende, messe su una
reflex professionale, avrebbero prodotto delle immagini orrende.
Perciò, anche un fotoamatore evoluto, se voleva ottenere dei
risultati apprezzabili in termini di qualità, doveva optare per
rullini che dessero certe garanzie. Questi, se venivano
impressionati in una macchina fotografica col corpo in plastica
sicuramente non si "offendevano", anzi svolgevano correttamente il
compito per i quali erano stati progettati...
Era di fondamentale importanza conoscere a fondo i comportamenti
della pellicola che veniva usata, i suoi pregi, i suoi difetti, i
suoi limiti e comportarsi di conseguenza. |
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Accessori sofisticati e rinnovate promesse di felici acquisti |
Con l'avvento del digitale abbiamo
assistito ad una vera e propria rivoluzione. Il mercato tende a far
entrare almeno una macchina fotografica in ogni famiglia, allo
stesso modo di un personal computer. La fotocamera ce l'hanno
piazzata anche nel telefono cellulare.
Tanta gente per le strade, che scatta a destra e sinistra, non si
era mai vista. I prodotti fotografici vengono sostituiti
con una frequenza molto elevata. Ogni volta nuovi e più
sofisticati accessori e rinnovate |
promesse di felici acquisti.
La fotografia si è massificata, nel bene e nel male.
E' pur vero che la tecnica digitale ha completamente stravolto
alcuni aspetti tecnici.
Per esempio, i sensori non soffrono del "difetto di reciprocità"
come le pellicole. Una fotografica astronomica che con la pellicola
poteva richiedere anche un'ora di esposizione, oggi viene catturata
in soli 10 minuti, con una qualità decisamente superiore e non paragonabile.
Le prime risultanze "a caldo" ci dicono che il livello
qualitativo medio della fotografia digitale è decisamente migliore
di quello della fotografia "analogica". Oggi con una fotocamera
compatta possono essere scattate delle ottime fotografie, che nulla
hanno a che invidiare a quelle ottenute con le reflex.
Un tempo questo non era possibile. Chi era pratico del settore si
accorgeva immediatamente dei difetti qualitativi generati da una
compatta a pellicola. Il divario era troppo elevato.
Nella fotografia digitale c'è però anche un aspetto nuovo: |
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Paolo Carta |
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i sensori sono direttamente incorporati nella
macchina. Cosa può significare questo fatto in termini qualitativi? Sicuramente
che tra marca e marca e tra modello e modello ci possono essere delle differenze.
Non solo: la casa produttrice entra in ballo direttamente nel risultato finale,
diventa lei l'artefice dei nostri successi o insuccessi.
La complessità e l'accuratezza costruttiva delle reflex
professionali digitali continuano a determinare un prezzo
d'acquisto elevato, anche se sofisticati accessori e ricercati
processi di elaborazione dell'immagine hanno un'influenza relativa
sul risultato finale. Quasi sempre le tecnologie che contano vengono
trasmesse anche ad alcune "sorelle minori". Una blasonata casa
costruttrice di apparecchi fotografici non ha interesse a fare
notevoli differenze qualitative tra modelli di fascia medio/bassa e
quelli professionali.
Bisogna pensare che il grosso delle vendite avviene sul mercato
amatoriale. Sono i fotoamatori che vanno a spulciare tutte le
caratteristiche tecniche della reflex in loro possesso, che la
testano con prove e controprove, che analizzano centinaia di dati
espositivi per vedere le differenze tra uno e l'altro. Se si sparge
la voce che un prodotto è inaffidabile è finita...
A un reporter di guerra, invece, non interessa un fico secco se il
bilanciamento del bianco della sua reflex non è perfetto al 100%.
Lui mette in primo piano la composizione dell'immagine e l'effetto
sensoriale che la stessa avrà su futuri osservatori. I colori e le
dominanti si mescolano e si compenetrano nelle scenografie cruente,
o non, che vengono mostrate. Tutto il resto passa in secondo piano...
A conferma di quanto sopra, nel momento in cui sto aggiornando
questa pagina (maggio 2012), circolano per esempio delle voci insistenti sul
fatto che Nikon inizierà presto a produrre reflex digitali di fascia
bassa dotate di sensore full-frame (fotogramma pieno). Un
sensore full-frame ha praticamente le dimensioni del vecchio
fotogramma 35 mm su pellicola, a differenza di quelli maggiormente
in uso che hanno una superficie minore.
Questa non è una notizia, anzi sarebbe illogico che la casa del Sol
Levante non lo facesse. E probabilmente si comporteranno così anche
Canon e tutte le altre principali marche produttrici. Ad oggi
(26-06-2013) questo fatto non è ancora avvenuto. Mettete in conto
comunque che aumentare le dimensioni del sensore non produce
automaticamente un'immagine migliore dal punto di vista qualitativo.
In conclusione: potete tranquillamente comprare una reflex
digitale con il corpo in plastica. Alle temperature infernali
del deserto magari potrebbe sciogliersi come neve al sole, ma per un
uso normale sarà in grado di darvi delle ottime soddisfazioni, alla
pari di una più blasonata reflex professionale.
Una scelta deve essere sempre ragionata, anche tenendo bene a mente
che "Non è tutto oro quel che luccica" o che promette
di luccicare...(vedi sotto)... |
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La macchina fotografica ideale |
Nel 2011, un comunicato stampa
ricevuto per la pubblicazione su questo sito aveva a corredo alcune
fotografie. Sono rimasto subito incuriosito dalla qualità non
eccelsa delle immagini. Di solito non controllo i dati exif, ma
quella volta ho voluto fare un'eccezione.
La luce della scena non era molto elevata, ma uniforme. Problemi
espositivi zero. Bisognava solo premere il pulsante di scatto.
Purtroppo ho avuto l'amara sorpresa di constatare che quelle
fotografie |
erano state generate da una delle tante reflex
professionali presenti sul mercato...
La genuinità di quello che sto dicendo è abbastanza evidente, visto
che non faccio nomi. In primis, questo può significare che
quella blasonata macchina fotografica non era settata correttamente,
ma può voler dire anche altro, come spiegato più sotto.
Molto probabilmente, la fotocamera compatta che sto adoperando in
questo momento, nella stessa situazione si sarebbe comportata meglio.
Molti si chiedono quale sia la fotocamera ideale.
Personalmente ritengo sia quella il cui esposimetro |
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Sbandieratori di
Pisa |
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mi calcoli con estrema precisione la quantità di
luce e il suo sensore mi restituisca un'immagine il più fedele
possibile alla scena che hanno visto i miei occhi. Tutto il resto è
pura accademia...
Oggi, quando si acquista una fotocamera, è importante fare qualche prova
preliminare, comparare modelli equivalenti. Una cosa ideale sarebbe quella
di poter testare macchine di amici, conoscenti e parenti.
La qualità è quella visiva, non quella sbandierata nei libretti di
istruzione o nei messaggi pubblicitari.
Non fidatevi dei sentito dire e delle prove altrui. Quello
che conta è il vostro giudizio sul campo. Quello che va bene per
voi, può non andare bene per altri.
In ultima analisi, potete chiedere al vostro negoziante di
fiducia di fare qualche scatto, sulla medesima scena, con
modelli e marche differenti. La visione immediata dei risultati sul
suo computer vi farà subito capire qual'é la macchina fotografica
che più soddisfa i vostri gusti.
Ho parlato anche di gusto perché, così come un tempo poteva non
piacere la tonalità o la grana di una pellicola, oggi potrebbe non
andarci bene come lavora un certo sensore.
Allora cambiare marca o tipo di rullino, non costava nulla. Per il
momento invece, se le cose non vanno, bisogna sostituire tutto...
Considerate inoltre che una reflex digitale esce dalle linee di produzione
con delle tarature standard predisposte dalla casa costruttrice,
che sono modificabili a piacere settando il software a disposizione.
Questo rende possibile regolare finemente due o più fotocamere di marche
diverse per portarle a scattare immagini che hanno il medesimo impatto visivo.
Ci vuole molta pazienza, ma alla fine ci si riesce.
Tenete ben presente che la quantità dei pixel non influenza la
bontà delle foto. Una fotocamera da 10 megapixel cattura
un'immagine meno "pesante" di una da 15. Le stampe saranno di
formato leggermente minore, ma la loro qualità potrebbe essere anche
superiore alle altre. Per ora è così...
Per darvi un'idea: un sensore da 4 megapixel, alla massima
risoluzione, è già sufficiente a fornire ottime stampe di formato A4
(un foglio di fotocopiatrice).
Non acquistate una fotocamera troppo leggera in relazione alla
vostra corporatura. Un oggetto che non fa sentire la sua
"presenza" nelle vostre mani rischia di farvi scattare delle foto
mosse perché più esposto alle vibrazioni e ai movimenti involontari.
Se la vostra scelta è caduta su una reflex, è molto
probabile che, presto o tardi (più presto che tardi) vi troverete a
combattere con un fastidioso inconveniente:
il sensore, o meglio, il filtro passa-basso
che si sporca a causa della polvere o di altre sostanze determinando
delle macchie visibili nelle fotografie.
Prestate attenzione alle offerte e alle promozioni che i
centri commerciali fanno abbastanza frequentemente. Acquistare un
modello di reflex che sta per andare fuori produzione non è una
vergogna, anzi potremo avere a disposizione un prodotto di qualità
fortemente scontato (almeno un 30%). Controllate bene, prima
dell'acquisto, che lo sconto applicato sia reale! |
Elenco di seguito
alcune note su quesiti posti ai motori di ricerca che hanno
rimandato a questa o altre pagine del sito, affinché gli
approfondimenti siano utili ad altri visitatori. |
Come vanno considerati i test effettuati e i giudizi riportati sulle riviste
fotografiche? |
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Mi è capitato tra le mani il primo numero della
rivista di fotografia "Reflex", che uscì nell''aprile 1980,
dove i redattori si espressero sull'argomento, fornendo ad un lettore una risposta
sibillina e altamente illuminante. Sentite il loro pensiero:
"Esistono giudizi e giudizi. Giudizi che cambiano da persona a
persona. C'è l'esperto fissato della meccanica, che giudica
severamente l'apparecchio elettronico, c'è quello aperto alle nuove
tecnologie che invece giura sull'assoluta necessità di indirizzarsi
verso un apparecchio completamente automatico. Una redazione è fatta
di persone che hanno i propri gusti e le proprie passioni e quindi
si può discutere di vantaggi e svantaggi e concludere restando
ognuno della propria opinione Ma su una cosa siamo tutti d'accordo:
che il metro di giudizio più importante è quello di chi deve
acquistare. Vuol dire che una volta che si sono letti tutti i test,
i minitest, le prove su strada, i «sotto al torchio», i «banco di
prova», gli «alla sbarra», le prove confronto che si voglia, quello
che conta è la vostra sensibilità. Insomma, siccome la macchina
fotografica dovete usarla voi e non l'esperto che ve l'ha suggerita,
non dovete fare altro che studiarla, metterla a confronto con
un'altra e magari scegliere solo quella che vi piace di più, che vi
cade meglio in mano, che vi sembri offrire un mirino migliore, che
vi consenta una migliore carica della leva. E
state tranquilli: oggi acquistare una reflex che non funziona bene
è una delle imprese più difficili del mondo".
Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia ma le parole
sagge dei redattori di Reflex sono ancora attualissime, fatta salva
la leva di carica... |
Una macchina fotografica per amatori...? |
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Le fotocamere possono essere
più o meno complesse, più o meno accessoriate, più o meno costose. Il
prezzo è solitamente rapportato alle soluzioni tecniche che le case
produttrici impiegano nella loro costruzione.
Nessuna di loro ha un'etichetta che ne indichi la destinazione
assoluta, ma in genere i modelli di gamma medio-bassa vengono
indicati come ottimali per i fotoamatori, ovvero i consumers.
Quando si decide di acquistare un apparecchio fotografico, la prima
cosa da tenere in conto è l'uso che ne verrà fatto, perché anche tra
i fotoamatori esistono vari livelli di esperienza che possono
determinare l'impiego di attrezzature più sofisticate.
Chi ha necessità di una macchina fotografica semplice, da portarsi
dietro nelle gite, per riprendere gli amici, il gatto o la
fidanzata, può optare per una reflex entry-level
(primo prezzo) o una compatta, con obiettivi zoom di medie focali.
Se man mano si diventa più esperti e più bravi nel fotografare, c'è
sempre tempo a dotarsi di attrezzature di maggiore pregio od
obiettivi particolari, che non sono tuttavia indispensabili.
Un luogo comune piuttosto diffuso nella fotografia è quello che una reflex top di
gamma, adoperata dai professionisti, restituisca immagini
decisamente migliori di una "sorella minore", più abbordabile in
fatto di prezzo. Le differenze, se esistono, sono evidenziabili solo tramite
test con idonea strumentazione, non certo se viene fatta una stampa 12x15 o
se la foto viene visionata solamente sullo schermo di un pc domestico
(magari regolato malissimo)...
E' vero invece che una reflex entry-level, che nell'accezione comune
viene "bollata" come amatoriale, se utilizzata da un bravo
fotografo, può produrre immagini professionali.
Vale la pena di ricordare che le case costruttrici traggono
i maggiori utili proprio dalla vendita di apparecchiature fotografiche ai
fotoamatori, o altrimenti definiti consumers. I prodotti
devono essere si semplici da utilizzare, ma comunque curati e
tecnologicamente validi, altrimenti nessuno li comprerebbe... |
(In
altra pagina maggiori informazioni sulla fotografia digitale e i
suoi luoghi comuni) |
La migliore macchina fotografica manuale professionale...? |
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Chi ha posto questo
interrogativo a Google si riferiva sicuramente al periodo analogico
della fotografia, ovvero quando si usavano le pellicole. Ma non è
chiaro se il proponente intendesse rapportare l'aggettivo "migliore"
alla qualità delle fotografie ottenute o alla tecnologia utilizzata
nella costruzione della macchina fotografica.
Nel primo caso, per quanto riguarda le reflex, la qualità (tecnica)
delle foto analogiche dipendeva esclusivamente dalla pellicola
utilizzata e dagli obiettivi che erano innestati sul corpo macchina
e non dai meccanismi o dagli accessori in esso contenuti.
La fotocamera doveva essere semplicemente dotata di un esposimetro
(il più preciso possibile) in modo che i tempi e i diaframmi
impostati dal fotografo fossero quelli corretti. Il suo era giusto
un "compitino", paragonato alla "tesi di laurea"
che, ad ogni scatto ed in situazioni estremamente variabili,
dovevano sostenere il film e le ottiche.
Nel parco ottiche delle primarie case costruttrici di apparecchi
fotografici se ne trovavano (trovano) di buone e meno buone. Lo
stesso dicasi per gli obiettivi universali che, in genere, a parità
di prestazioni con i precedenti, costano leggermente meno.
Grande importanza avevano le pellicole e la cura con la quale esse
erano conservate e trattate, perché le emulsioni sul supporto
plastico risentivano molto delle variazioni di temperatura. Per
fornire la massima resa qualitativa, i rullini professionali
andavano (vanno) conservati preferibilmente in luoghi non umidi e
freschi, ovvero anche in frigorifero.
Dando un'occhiata alle prove tecniche effettuate dalle riviste
fotografiche degli anni Settanta/Ottanta si può rilevare che le
fotocamere (professionali e non) sottoposte a test presentavano
tutte delle piccole imprecisioni. Per esempio, un tempo di scatto di
1/500 di secondo poteva essere nella realtà 1/450, oppure 1/550. Una
lieve scarto che rientrava abbondantemente nelle tolleranze e che
non comprometteva il risultato finale. Anche altri lievi difetti
venivano scoperti solo grazie ad adeguate strumentazioni, giusto
proprio per andare a scoprire il pelo nell'uovo.
Premesso quanto sopra, possiamo dire che, costruttivamente, le
reflex professionali Nikon della serie F furono espressamente
progettate per risultare "le fotocamere migliori del mondo". Tra i
pezzi di storia della fotografia come non ricordare la Canon F-1 o
la Pentax MX. Nel formato 6x6 un'icona dei professionisti è sempre
stato il marchio svedese Hasselblad, produttore anche di macchine
fotografiche utilizzate dalla NASA per le riprese nello spazio.
Mitica rimane la Hasselblad EDC (derivata dal modello di serie 500
EL) con la quale vennero scattate le prime fotografie dal suolo
lunare durante la missione Apollo 11 (luglio
1969). Elencando però solo questi modelli altisonanti (che qualche
difettuccio comunque l'avevano) si farebbe oggi un torto a "sorelle
minori" che, a parità di pellicole e obiettivi, potevano produrre le
stesse fotografie.
Per esempio, come non citare l'economica Pentax K-1000, robusta,
precisa e affidabile, che ha fatto la fortuna della casa
costruttrice in tutto il mondo (personalmente non ricordo un
commento negativo su questa macchina fotografica...).
Per non parlare della russa Zenit E, leader mondiale delle vendite
per quanto riguarda le reflex 35 mm, che montava obiettivi fissi di
marca Industar (50mm) o Helios (58mm), copie perfette di ottiche più
blasonate come Zeiss e Leica.
Il motivo del loro successo è semplice: nonostante un aspetto
spartano e il basso prezzo, la qualità delle immagini è sempre stata
eccellente. E' quello che contava e conta tutt'oggi... |
Quale macchina fotografica a pellicola posso comprare?
(08-02-2014) |
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R - Le case costruttrici
non hanno più interesse a produrre apparecchi fotografici analogici
in quanto le richieste in tal senso sono veramente esigue ed i
ricavi sarebbero insufficienti a riequilibrare i costi di
progettazione e produzione.
Nel mercato dell'usato invece gli scambi sono sempre buoni, anche
perché soprattutto le fotocamere meccaniche con pellicola sono
indistruttibili, ovvero in caso di guasto sono facilmente riparabili da un
buon artigiano del settore.
Questo fa sì che la produzione di rullini fotografici stia
continuando per una nicchia di fotografi, professionisti e non, che
sono ancora legati a quel mondo e per coloro che, pur essendo
passati al digitale, non hanno completamente abbandonato le loro
vecchie abitudini. Fallita la Kodak, il punto di
riferimento mondiale delle pellicole è rimasta la casa del Sol Levante Fujifilm.
Nel paragrafo soprastante sono indicati alcuni modelli di
fotocamere manuali che hanno fatto la storia della fotografia
tradizionale. Anche gli apparecchi automatici
di primarie aziende costruttrici hanno sempre dato tante soddisfazioni
ai loro possessori. Non bisogna dimenticare comunque che nella fotografia
analogica la vera differenza l'hanno sempre fatta gli obiettivi e le
pellicole utilizzate. La «scatola» (corpo macchina) aveva
un'influenza relativa, legata soprattutto alla robustezza ed alla
affidabilità, che centravano molto poco con la qualità della fotografia ottenuta.
Chi continua ad usare la pellicola ha una avversità marcata verso la
tecnologia digitale e, a volte, produce commenti molto sprezzanti
nei confronti di coloro che utilizzano pixel e memorie per catturare fotografie.
Mi sembra invece che non accada il contrario: un possessore di una reflex
digitale si compiace molto del suo acquisto, si illumina d'immenso
quando parla di tutte le lucine che gli compaiono nel mirino,
magnifica i programmi di fotoritocco che rendono perfette le sue
immagini, è tutto preso dai dati tecnici, dai quali non può
prescindere per realizzare (a suo dire) dei buoni scatti. Il resto
gli interessa poco...
Sono due mondi completamente differenti: chi è ancora
affascinato dalla fotografia tradizionale pone in campo a suo favore
argomenti che fanno maggiore riferimento al lato artistico (la
pellicola è un cult), gli altri, invece, hanno imparato a memoria il
libretto d'istruzioni della loro fotocamera e sperimentano, provano,
cambiano... per sfruttare al massimo la tecnologia a loro
diposizione. I primi sono portati ad usare la fotografia come un
mezzo per esprimere le loro sensazioni, i secondi sono usati dal
mercato fotografico, che li foraggia in continuazione con prodotti
sempre più sofisticati.
Per quanto mi riguarda, trovo che la fotografia digitale abbia
alcune marce in più rispetto a quella analogica. La gamma dinamica
dei sensori e la possibilità di regolare la temperatura
colore fanno la differenza rispetto alle pellicole. Non solo: un
buon controllo della luce fa si che le immagini digitali possano
esprimere una certa profondità, una terza dimensione che non
era ottenibile con i rullini fotografici. Chi non vuole accettare
questo mente a se stesso.
Va di pari passo che le fotografie digitali dovrebbero essere
catturate al meglio in fase di ripresa e non elaborate in
post-produzione, che il 90% delle opzioni software presenti sugli
apparecchi fotografici è inutile, che la possibilità di scattare
praticamente all'infinito ha prodotto quantità anziché qualità.
Senza contare che, su entrambe le sponde, la base di partenza
migliore per realizzare delle belle fotografie è sicuramente quella
di dotarsi di un un ottimo obiettivo... |
Quale fotocamera acquistare per scattare delle belle fotografie? |
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"Non è bello ciò che è bello,
ma è bello ciò che piace!". Il bello e il brutto sono due
concetti soggettivi e non oggettivi, soprattutto quando si parla di
arte fotografica... La fotografia la scatta il fotografo e non la
macchina fotografica...
Detto questo, dal punto di vista tecnico, se manteniamo i parametri
di ripresa entro un certo range (sensibilità tra 100 e 400 ISO,
diaframma tra 4 e 11, tempi tra 1/60 ed 1/1000) ogni fotocamera
digitale attualmente in commercio è in grado di produrre delle
fotografie di buona qualità. Invece quando si estremizzano le
condizioni di ripresa possono insorgere alcune problematiche
ben conosciute dai professionisti e dai fotoamatori evoluti. Per
esempio, alzando considerevolmente il livello della sensibilità,
l'immagine sarà contraddistinta da un certo rumore che influirà sul
risultato tecnico finale.
In questo caso, tra fotocamera e fotocamera, ci possono essere delle
significative differenze. Ma qual'é la percentuale di fotografie che
vengono scattate, per esempio, a 6.400 ISO? Ma soprattutto, perché
scattare a 6.400 ISO? Se abbiamo bisogno di una tale sensibilità
significa o che siamo immersi nel buio più totale o che necessitiamo
di avere tempi di ripresa altissimi, cosa che demanda ad un uso
super-specialistico, con limitata casistica.
Purtroppo chi pratica la fotografia, soprattutto per diletto, tende
ad attribuire troppa importanza ai dati tecnici. Le riviste
fotografiche sono piene di fotografie corredate religiosamente con
tutti i parametri di ripresa. Invece ogni immagine è unica e le
esatte condizioni di luce che l'hanno determinata, ben
difficilmente, si ripresenteranno in futuro. E poi, quale
soddisfazione può dare "copiare" da altri? Non è più bello e
interessante sperimentare in proprio?
Qualcuno potrebbe obiettare: ma questo é un modo per imparare a
fotografare! Non è propriamente esatto: osservando in continuazione
i lavori di altri, si sarà portati a ripeterli, perdendo di
originalità.
Avete mai visto un pittore che vada fiero di avere dipinto dei
quadri imitandone altri? Ben difficile: tutti sono gelosi del
proprio stile! E allora, quale senso ha produrre una fotografia che
è già stata scattata da altri?
Il segreto basilare per scattare delle belle immagini
è quello di conoscere approfonditamente la propria macchina
fotografica. Provarla in varie condizioni di ripresa, testare i
programmi automatici messi a disposizione dal produttore ma
soprattutto usarli con criterio; è necessario conoscere l'efficienza
del flash incorporato e il suo range di operatività. In parole
povere, bisogna leggere accuratamente il libretto delle istruzioni
ed impararne a memoria i passi principali. Questo ci consentirà di
essere sempre pronti ad utilizzare al meglio la nostra fotocamera.
Poi, una continua sperimentazione sul campo ci farà pian piano
maturare e scattare delle buone immagini, che esprimeranno
sensazioni positive in chi le guarderà.
Possono poi essere utili alcuni consigli specifici:
a) Se possedete una fotocamera compatta,
non estremizzate l'uso dello zoom ottico.
Scattare una fotografia al massimo della focale prevista produce,
quasi sicuramente, difetti qualitativi maggiori che non a metà
scala. Se il soggetto è troppo distante, avvicinatevi voi. Non usate
assolutamente lo zoom elettronico. E' un gadget di nessuna utilità,
che incide molto negativamente sulla qualità.
Quando la luce ambiente cala perché il sole tramonta, fate
intervenire forzatamente il flash prima che lo faccia la fotocamera
in automatico. L'occhio elettronico e l'occhio umano sono portati a
vedere una quantità di luce maggiore di quanta ce ne sia in realtà.
Anticipare l'intervento del flash farà si che i parametri di ripresa
(ISO, tempi e diaframmi) non vengano portati all'estremo dalla
fotocamera e l'esposizione ne guadagnerà. Grazie all'aiuto del
lampo, eventuali ombre saranno meno marcate, e la fotografia
risulterà più gradevole. Questa operazione andrebbe fatta anche con
soggetti fortemente in ombra.
b) Se avete tra le mani una reflex, non
tirate al massimo gli ISO e soprattutto ricordatevi che la qualità
dell'obiettivo incide molto sul risultato finale. Infatti sarebbe
più logico prima provare ed acquistare un buon obiettivo e poi
abbinarlo ad una fotocamera.
Scegliete il metodo espositivo più adatto alla scena che intendete
fotografare. Per esempio: con un soggetto in controluce, se non
utilizzate una misurazione spot, lo vedrete sicuramente
sottoesposto, cioè più scuro del normale.
c) Per chi è proprio alle prime armi: ricordatevi che la prima
elementare variabile artistica di una fotografia nasce proprio nel momento in
cui impugniamo la macchina fotografica. Riprendendo la stessa scena
a sviluppo orizzontale e poi verticale, le cose cambiano come dal
giorno alla notte... Controllate le vostre foto sul computer: sono
tutte a sviluppo orizzontale?
Quasi tutti coloro che utilizzano una fotocamera compatta
fotografano tenendola esclusivamente in orizzontale. Invece chi usa
un telefono cellulare lo impugna, per naturalità, quasi sempre in verticale...
d) Personalmente trovo più soddisfazione
nel fotografare con la mia fotocamera compatta invece che con la
reflex. Il motivo è molto semplice: la gamma dinamica del sensore é
più estesa. Le immagini catturate sono più aderenti alla realtà, le
scene rimangono impressionate come le vede il mio occhio. Per quanto
mi riguarda, lo ritengo un pregio notevole.
La reflex, da questo punto di vista, è sicuramente più «dura» e, in
aggiunta, ha un comportamento come un'auto da rally: per dare
il meglio di se deve, ogni volta, essere settata per il «terreno» su
cui lavora. Cambia di qua, modifica di la, sostituisci a destra,
adatta a sinistra. Alla fine la corsa si vince, ma pagando un prezzo elevato.
Un fotografo deve prestare maggiore attenzione alla scena da
riprendere piuttosto che ai dati che compaiono nel mirino, a
differenza di un pilota da rally per il quale è vitale tenere lo
sguardo rivolto alla strumentazione e alla strada.
Il concentrarsi troppo su aspetti tecnici può far produrre
immagini carenti dal lato artistico. |
Qual'é la migliore macchina fotografica per un reporter? |
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Quella che risponde meglio
alle proprie esigenze!
Qualche anno fa stavo seguendo in tarda serata un programma
televisivo nel quale venivano intervistati celebri personaggi
italiani. Era "di turno" un noto fotografo del Nord, che lavora
anche per la Magnum, la più blasonata agenzia fotografica del
mondo. Nella divulgazione delle sue esperienze egli, ad un certo
punto dell'intervista, ha reso noto che sovente utilizzava per il
suo lavoro una fotocamera compatta digitale da 4 mega-pixel.
Questo suo comportamento era dovuto al fatto che le persone
fotografate si sentivano più a loro agio di fronte ad un oggetto
così piccolo e comune. Lui era scambiato quasi per un dilettante, al
punto che le espressioni di coloro sui quali aveva posto
l'attenzione mantenevano la naturalezza di sempre, perchè non erano
oggetto di un'azione invasiva. Aggiungeva che, se si fosse
presentato con una macchina fotografica di grandi dimensioni, dotata
di un teleobiettivo a tubo di stufa e scattando a raffica li avrebbe
sicuramente impauriti, con risultati fotografici pessimi. Bene:
questo fotografo lavora per la più importante agenzia fotografica
del mondo, non per un giornale di provincia e ne per l'editore
dietro l'angolo di casa.
Ognuno ha le proprie esigenze e una fotocamera ideale per tutte le
occasioni non esiste proprio. Sta alla perspicacia del fotografo
capire, in anticipo, quale mezzo tecnico può dare il miglior
risultato finale.
E' abbastanza ovvio che se vado a fotografare nella foresta del
Borneo, col 100% di umidità dell'aria, avrò quantomeno bisogno
di una macchina fotografica tropicalizzata, per evitare che circuiti
e meccanismi interni anneghino ben presto nell'acqua. Fare un
reportage in zone freddissime, a 30° sotto lo zero, presuppone
l'impiego di una fotocamera con meccanismi in movimento lubrificati
in modo particolare, o addirittura non lubrificati. A quelle
temperature, grassi e olii normalmente impiegati diventano
legamentosi come la pece e possono bloccare il funzionamento della
macchina fotografica. In tali casi sono utili anche dei battery-pack
maggiorati per avere la necessaria energia elettrica.
Per organizzare un reportage nel mondo del teatro ci vogliono
delle accortezze particolari.
La mia reflex ultimo modello, super professionale, che emette un
sacco di beep e che può scattare 10 fotogrammi al secondo,
servirebbe solo a farmi cacciare fuori a pedate alla prima "raffica"
della prima rappresentazione!
Ognuno può trarre le proprie conclusioni... |
Per le fotografie di moda con quale macchina fotografica è consigliabile scattare? |
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Per fotografare una
sfilata di moda è più che sufficiente una normale reflex con sensore
da 16 megapixel ed un buon obiettivo zoom, con focale massima neppure troppo spinta.
Può tornare utile anche l'uso di un flash.
Questo corredo sarà sufficiente per operare ai lati delle
pedane dove sfilano modelli e modelle...
La domanda denuncia però, come spesso
accade, un'attenzione troppo esagerata verso la macchina
fotografica, la quale viene spesso idolatrata e ritenuta
indispensabile per l'ottenimento di certi risultati.
Non dobbiamo dimenticarci che una reflex va impostata a seconda
delle situazioni che ci si parano davanti.
Fotografare una sfilata di moda presuppone regolazioni differenti
rispetto ad una gara di Formula 1, oppure ad un incontro di calcio.
Se l'incontro di calcio si disputa di giorno, con luce solare, è un
conto, se invece avviene in notturna è un'altro.
Durante una partita con luci artificiali il flash non si usa perché
disturberebbe i giocatori e soprattutto perché le azioni di gioco
sono talmente distanti da far si che il lampeggiatore sia
ininfluente. Durante una sfilata di moda il flash si usa eccome...
Questo ci fa capire che anche una reflex al top della gamma, male
utilizzata, produrrebbe inevitabilmente risultati scadenti. E'
il fotografo che scatta la fotografia e non la macchina fotografica,
che è solamente uno strumento nelle sue mani.
Per non parlare degli obiettivi che incidono fortemente sulla
qualità. A tal proposito, è bene tenere a mente quanto segue: è
sicuramente preferibile avere tra le mani una reflex entry-level con
un ottimo obiettivo che non una top reflex con un obiettivo
scadente. I risultati saranno decisamente migliori nel primo
caso, senza ombra di dubbio. |
(In
altra pagina: le prime fotografie di moda femminile vennero scattate a Parigi nel 1856) |
Ma le foto scattate con una macchina professionale vanno ritoccate? |
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Con l'avvento della
fotografia digitale ha preso sempre più campo una pratica che in
origine era ritenuta solamente un'"ancora di
salvataggio". Stiamo parlando della possibilità di correggere
un'immagine in post-produzione, utilizzando appositi software molto
popolari tra i fotografi professionisti e amatoriali.
Il fotoritocco è oggi talmente abusato da assurgere a livello di
normalità e questo visitatore, probabilmente disorientato dalle
informazioni sbagliate che gli arrivano alle orecchie, ha
interrogato i motori per togliersi un dubbio amletico.
Caro visitatore stia pure tranquillo: le fotografie che vengono
"partorite" dalle macchine fotografiche digitali,
professionali e non, sono già di per se stesse complete per essere viste su un pc o
per essere stampate. Addirittura possono essere stampate collegando
direttamente la fotocamera alla stampante, senza essere scaricate
sul computer o portate al laboratorio.
Se salviamo in formato RAW avremo stoccati nella memoria una
serie di dati non processati, che danno luogo ad una fotografia
"grezza". Per poterla ricreare fedelmente e visionarla occorre un
software decodificatore che può essere contenuto nella fotocamera
stessa, oppure viene fornito in dotazione dalla casa costruttrice,
oppure è di un tipo universale.
Il formato RAW è comodo perché consente di recuperare molte foto
sbagliate, i cui parametri possono essere modificati a
piacimento fino alla visione ottimale. Per avere i migliori
risultati è preferibile utilizzare il software della casa madre.
Quando l'esposizione è corretta, anche l'immagine ricreata dal
formato RAW non ha bisogno di alcun ritocco.
La sua domanda comunque è stata molto logica: è difficile capire
cosa stia succedendo in questo campo, quando, per esempio, i
software correttivi vengono installati direttamente nelle macchine
fotografiche. Ma chi ce l'ha il tempo di elaborare una fotografia
quando ancora si trova nella memoria della fotocamera? A volte non
c'è neppure il tempo di scattare tutte le fotografie che si vorrebbe...
Purtroppo però, per reggere il mercato qualcosa bisogna inventarsi:
lo zoom elettronico (vedi più sopra), la fotocamera che non scatta se coloro che sono
ripresi non sorridono (?!?!?), il fotoritocco direttamente in
macchina. E altri ne inventeranno per la gioia di molti che con la
fotografia hanno poco a che spartire...
Il fotoritocco ha comunque degli aspetti positivi: recuperare una
sottoesposizione di qualche stop (con una sovraesposizione i
risultati sono meno buoni), eliminare delle imperfezioni sulla pelle
delle modelle, togliere i fili della luce che possono disturbane nelle
riprese di vie o piazze, correggere il fenomeno degli "occhi rossi"
che può comparire quando si fa uso del flash in ambienti scarsamente
illuminati ecc. ecc.
Da statistica, sembra invece che ai primi posti dei "fotoritoccatori"
ci siano coloro che esasperano la saturazione dei colori o che ne
modificano l'equilibrio. |
Mi servirebbe una fotocamera autofocus che segua bene gli oggetti in
movimento... |
Consultando i libretti
d'istruzione delle fotocamere digitali in commercio ci si rende
immediatamente conto che l'autofocus non è un sistema perfetto anzi,
per stessa ammissione delle case costruttrici, può avere delle
deficienze in svariate situazioni.
Anche l'intelligenza artificiale (chiamiamola così) che sovrintende al
mantenimento del fuoco su un soggetto in movimento è di indubbia
utilità ma presenta comunque dei limiti e quindi dobbiamo
aspettarci degli errori.
Sinteticamente possiamo dire che un sistema
autofocus è molto preciso quando il soggetto fotografato
si muove in direzione della fotocamera o se ne allontana, in maniera frontale
all'obiettivo. Se ciò che stiamo fotografando compie invece due
movimenti, cioè oltre al primo si associa uno spostamento
all'interno dell'area inquadrata (o fotogramma che dir si voglia),
ci possono essere degli inconvenienti.
Se i soggetti in movimento sono tanti, il sistema può decidere di
spostare il fuoco su uno che non ci interessa. Non si tratta di
cercare il solito pelo dell'uovo: provate a fotografare un gruppo di
ciclisti in curva che avanza e necessariamente si muove verso
destra o verso sinistra dell'area inquadrata. Vedrete che il punto di fuoco potrebbe non
essere quello desiderato...
Questo errore si può evitare impostando manualmente un punto di messa
a fuoco, oppure diaframmando maggiormente.
Nel primo caso l'operazione manuale va bene se viene fatta "una
tantum", per movimenti ripetitivi o soggetti statici che iniziano a
muoversi, non certo quando animali, persone o cose sono sempre in
movimento e con spostamenti irregolari. Sarebbe molto stressante
tenere testa a tutte le situazioni e questo ci distoglierebbe da una
fotografia creativa.
Nel secondo caso si
ottiene una foto tecnicamente corretta, ma diversa dal punto di
vista artistico, perché aumentando la profondità di campo risultano
leggibili un maggior numero di particolari indesiderati.
In conclusione: anche ammesso che la nostra fotocamera sia dotata
del migliore sistema AF in circolazione, dovremmo sempre mettere in
conto una certa probabilità di errore... |
Perché le mie fotografie a volte sono più chiare o più scure del normale? |
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Quando una fotografia risulta
più chiara o più scura del normale vuol dire che l'esposizione non è
stata quella corretta.
Nel primo caso (colori evanescenti e basso
contrasto) vuol dire che è intervenuta una sovraesposizione.
Un'immagine risulta sovraesposta quando il sensore che la cattura è
stato colpito da una quantità di luce maggiore rispetto a quella
ottimale. Questo accade principalmente per due fattori: il tempo di
esposizione è stato troppo lungo rispetto a quello corretto, oppure
il diaframma era più aperto del necessario,
ovvero tutte e due le cose assieme.
Nel secondo caso, una fotografia molto scura, con altissimo contrasto e i colori
che quasi non si distinguono si dice che è sottoesposta, cioè il sensore ha ricevuto
una quantità insufficiente di luce per problemi inversi a quanto detto sopra.
Quando l'esposizione viene calcolata
sull'intera area del fotogramma (il tipo di uso più comune)
è più facile che le attuali fotocamere digitali tendano
leggermente a sottoesporre che non a sovraesporre.
O meglio: l'esposizione viene calcolata con predominanza su toni e colori
chiari, in modo da non "bruciare" i particolari degli oggetti ripresi.
Le sovraesposizioni sono molto rare. Pertanto quando una fotocamera
digitale produce spesso foto molto più chiare del normale è meglio farla controllare da
un centro di assistenza perché, quasi sicuramente, ha dei problemi tecnici.
E' altresì vero che nella post-produzione è più facile correggere
un'immagine sottoesposta che non sovraesposta (se i particolari
sono stati "bruciati", non si possono certo ricreare a tavolino...)
Pertanto, a cosa dobbiamo stare attenti per non incorrere in una
sottoesposizione più o meno marcata?
L'esposizione può risultare errata se nella scena
inquadrata vi è la presenza di alte luci. E' sufficiente anche una
porzione di 1/5 di fotogramma per scurire maggiormente i 4/5
rimanenti (che molto probabilmente sono quelli che ci interessano di
più). Problemi possono insorgere anche quando c'è una mescolanza di colori
chiari con colori scuri
Vediamo di seguito alcuni piccoli esempi:
1) Stiamo scattando una fotografia in una
giornata nuvolosa e nell'area inquadrata compare una
porzione, più o meno vasta, di cielo. Oppure il cielo è
azzurro ma entra in campo nel nostro fotogramma una nuvola bianca.
La rilevazione dei toni e dei colori risulterà falsata da quel
pezzetto di cielo o di nuvola e la foto apparirà complessivamente
più scura del normale.
A questo inconveniente si pone rimedio facilmente
comportandosi come di seguito: si
punta la macchina fotografica maggiormente verso terra o di lato (destra o
sinistra), non appena il pezzetto di cielo scompare si blocca
l'esposizione (vedi libretto d'istruzioni della fotocamera), si
reimposta la scena che dobbiamo riprendere e si scatta. Chi sta
usando una reflex e guarda nel mirino noterà che durante lo
spostamento i parametri di
ripresa variano sensibilmente: il diaframma si apre di più (se si
lavora a priorità dei tempi), o il tempo aumenta (se si lavora a
priorità dei diaframmi) o tutti e due possono variare (esposizione
auto programmata). Questo è indice che la precedente esposizione
sarebbe stata sbagliata.
Utilizzando una compatta con visione su monitor, appena si sposta
l'inquadratura, l'immagine si schiarirà fino all'ottimale. A questo
punto bisogna comportarsi come descritto sopra per la reflex.
2) Nella scena che stiamo riprendendo c'è
un oggetto non trascurabile dal punto di vista delle
dimensioni e molto riflettente (costruito o rivestito di acciaio cromato
o alluminio lucido o lamiera ecc.). Questa situazione è ancora più critica di
quella descritta al punto 1). Oltretutto l'autofocus potrebbe non
funzionare correttamente, tanto che sarebbe meglio escluderlo per
operare manualmente (vedi libretto d'istruzioni).
Relativamente all'esposizione, le reflex possono essere dotate di un
programma automatico per la ripresa di scene brillanti o di oggetti
molto luminosi (vedi sempre libretto d'istruzioni). Per maggior sicurezza
si può impostare anche un bracketing (vedi ancora libretto
d'istruzioni), operazione con la quale si possono scattare più
immagini della stessa scena (forcelle espositive), variando i
livelli di EV (quantità di luce) secondo un programma prestabilito.
3) Quando si fotografano monumenti in
marmo bianco su fondi scuri i livelli di EV sono
molto distanti tra loro. Se le dimensioni della statua sono
discrete rispetto al totale dell'area inquadrata (basta anche 1/3),
l'esposizione diventa preponderante proprio su di lei e lo sfondo
scurisce troppo. Allora bisogna trovare un migliore compromesso
operando manualmente oppure predisporre delle forcelle espositive
(attivando la funzione bracketing) per poi scegliere l'immagine che
rende meglio o che soddisfa di più i nostri gusti.
In conclusione, volendo sintetizzare una mini regola generale: ogni volta che
abbiamo in campo porzioni di cielo nuvoloso, oggetti bianchi oppure molto chiari
o molto luminosi, è necessario prestare più attenzione perché
l'esposizione potrebbe non essere quella ottimale e quindi dovremo
intervenire con dei correttivi...
Per ottenere fotografie con un contrasto naturale in
scene all'aperto fortemente illuminate o con zone d'ombra le reflex
digitali sono dotate di un software attivabile e programmabile a
piacimento (consultare il libretto d'istruzioni). L'uso di questa
opzione migliora gli errori descritti sopra perché le aree più scure
risultano maggiormente leggibili.
E' possibile anche impostare un diverso tipo di esposizione
(spot o media con prevalenza dell'area centrale).
La prima è utilissima nei controluce,
la seconda trova vasta applicazione nei ritratti di persone. Ambedue
danno predominanza ad un'area limitata del fotogramma. Il
risultato finale potrebbe essere buono, ma si potrebbe anche andare
incontro anche a dei disastri espositivi. L'unico modo per saperlo è
operare artigianalmente sul campo... |
Qual'é il numero di scatti a disposizione in una fotocamera digitale? |
Non è quantificabile con dati
fissi, ovvero è variabile, in base a svariati fattori.
Cominciando dal fondo, il numero degli scatti a disposizione
dipende più dalle batterie di alimentazione della macchina
fotografica che non dalla memoria in uso, perché le fotocamere
digitali sono letteralmente delle mangiapile.
Quando si fotografa in modo prolungato, con uso intensivo di
accessori che richiedono molta elettricità, oppure se fa molto
freddo, per essere sicuri di non perdere nessuno scatto,
bisognerebbe avere a disposizione almeno un battery-pack di riserva
(o delle pile sostitutive). Per questo motivo, la quasi totalità dei
professionisti, usa sulle proprie reflex digitali battery-pack maggiorati.
Effettivamente bisogna poi considerare la capacità della
memory-card installata sulla macchina fotografica.
In terzo luogo, è fattore determinante il formato nel quale sono
salvate le immagini (JPG, TIFF, RAW ecc.).
Altro elemento che entra in gioco è la risoluzione con la quale
vengono scattate le fotografie.
Le dimensioni in pixel e opzioni qualitative selezionabili sulla
fotocamera possono modificare di molto la "pesantezza" di
un'immagine e quindi incidere fortemente, in positivo o negativo,
sulla memoria a disposizione.
Pochi concentrano la propria attenzione su fatto che, quando
le immagini vengono salvate in formato JPG, le loro dimensioni in KB
variano significativamente, in base al soggetto o ai soggetti
fotografati. Una fotografia di un campo di grano o di un prato in
fiore possono contenere milioni di pixel tutti diversi tra loro,
perché i particolari sono molto minuti. Diversamente, se fotografo
la facciata di una casa, avrò centinaia di migliaia di pixel tutti
uguali fra loro (quelli che danno origine alle finestre, al portone
d'ingresso, al colore col quale è dipinta ecc.). Questo aiuta il
sistema di compressione tipico di quel formato, col risultato che la
fotografia della parete di un'abitazione avrà bisogno di meno
memoria per essere "stivata" nella card utilizzata
sulla macchina fotografica.
E' comunque realistico che, se le immagini vengono scaricate con
regolarità su altri supporti di salvataggio, il "full" su una
memory-card, sarà sempre un evento molto raro. La tecnica
digitale consente perciò di scattare in abbondanza, sgombrando la
nostra mente da un tale problema. E se la memoria dovesse,
malauguratamente, diventare insufficiente, basta avere un scheda di
riserva ed il gioco è fatto... |
Quale differenze di angolo visuale ci sono tra una reflex e una compatta? |
L'angolo visuale di
ripresa non dipende dalla macchina fotografica ma dall'obiettivo che
essa incorpora (compatta) o intercambiabile che stiamo utilizzando
(reflex o formati più grandi). Con un obiettivo zoom l'angolo di
ripresa è variabile da un minimo ad un massimo, in relazione
all'escursione focale per cui è progettato.
Nelle reflex digitali con sensore full-frame un
obiettivo da 50mm di focale viene definito "normale", perché
restituisce un angolo di campo di circa 47° che è pari a quello
della visione degli occhi umani. Sotto i 50mm gli obiettivi
vengono definiti "grandangolari", perché l'angolo visuale
aumenta. Per esempio, un 28mm restituisce un angolo di campo di
circa 76°. Sopra i 50mm di focale ci sono i "teleobiettivi",
caratterizzati da angoli di visuale molto stretti (un'ottica con
focale da 500 mm ha un angolo di campo pari a 5°).
Se il sensore della reflex non è full-frame ma più piccolo,
l'angolo di campo dell'obiettivo utilizzato diminuisce. Per
esempio, una normale ottica da 50mm diventa pari ad un medio-tele.
Nelle fotocamere compatte i sensori hanno dimensioni ancora minori.
Questo comporta che un obiettivo zoom impostato sulla
focale di 28mm possa produrre un angolo di campo abbastanza stretto
e superiore a quello di un normale. |
(In altra pagina: caratteristiche tecniche, pregi e i difetti degli obiettivi) |
La qualità delle immagini di una fotocamera compatta dipende soprattutto dal
suo sensore? |
La risposta è no, perché
anche gli obiettivi utilizzati hanno la loro importanza. Solitamente
uno zoom tirato all'estremo fa decadere in modo sensibile la qualità
delle immagini. Per avere una resa ottimale sarebbe meglio non spingersi oltre la metà della
focale massima, fatte salve due possibili distorsioni ottiche: quella a barilotto e
quella a cuscinetto. La prima fa si che le linee rette verticali si incurvino
verso i bordi del fotogramma (□), la seconda, al contrario, le fa tendere
verso il centro )□(.
Utilizzando uno zoom, è molto facile che, al variare della focale, le linee
cadenti verticali siano restituite passando da una distorsione all'altra.
Esiste ovviamente anche un punto nel quale le stesse appaiono
perfettamente "a piombo".
Un obiettivo a focale fissa può invece presentare una sola delle due
distorsioni, oppure nessuna...
Fortunatamente con la tecnica digitale è possibile correggere
questi difetti in post-produzione, con un software adatto.
Le ottiche, inoltre, possono essere affette anche da "aberrazione
cromatica", un difetto che fa comparire degli aloni lungo i bordi
degli oggetti causato dal fatto che i diversi colori dello spettro
sono messi a fuoco separatamente su piani diversi. |
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Tolte
dal
Cassetto
- Finestre fotografiche su Liguria e Toscana
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