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Mondiale di Lugano 1953

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LO SPORT ILLUSTRATO del 12 giugno 1952 - Coppi e Bartali sulla copertina del magazine della "Gazzetta" che presenta il 39° Tour de France

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INDICE GENERALE   '800   CRONACA  01  02  03  04  05  06     SPORT GIRO  TOUR  CICLISMO  ALTRI   FAUSTO COPPI   INTER   RIVISTE
AGOSTO 1953 - A Lugano Fausto Coppi diventa Campione del Mondo di ciclismo su strada
LO SPORT del 3 settembre 1953 - Copertina dedicata a Fausto Coppi, Campione del Mondo di ciclismo su strada
Si è conclusa la settimana d'oro del ciclismo italiano. Coppi superasso

STADIO del 31/08/1953 - Lugano 30/8: A Coppi, fra i cento gioielli preziosi del suo scrigno di atleta, mancava un campionato del mondo su strada. Sembrò, ad un certo punto, che per una bizzarria del destino questo formidabile pedalatore non dovesse fregiarsi della maglia iridata degli stradisti; ma oggi si può dire che giustizia è fatta. L'asso della Bianchi, presentandosi a questo mondiale in smaglianti condizioni di forma, ha letteralmente schiacciato gli antagonisti sotto il peso della sua enorme classe, scatenando un'offensiva a 85 Km dal traguardo finale. Offensiva che, alimentata con inesauribile potenza, ha messo in ginocchio tutti gli avversari compreso il belga Derijcke che ha seguito

STADIO del 31 agosto 1953 dedica l'intera prima pagina a Fausto Coppi, Campione del Mondo di ciclismo su strada

Fausto come un'ombra fino all'ultimo giro... Michele Gismondi e Nino Defilippis, rispettivamente al 4° e 5° posto,  completano il trionfo della squadra azzurra.

L'ULTIMO GIRO DI COPPI E' UN TRIONFO

Travolti gli avversari, il campione non si arresta e fa mirabilia anche contro il tempo. Giunge alle tribune applauditissimo. Anche quando scende dalla sua auto, molti lo acclamano. E' un clima veramente euforico. Ultimi istanti di frenetica, impareggiabile attesa: sono le 17.32'.39" allorché un italiano - dopo ventuno anni - riesce a tagliare per primo il traguardo di un campionato del mondo. Ed è Fausto Coppi a compiere questa grande prodezza, che lo pone assieme a Binda e Guerra sulla stessa tribuna delle maglie iridate.
Coppi scende freschissimo dalla bicicletta ed è portato in trionfo sino alla tribuna d'onore dove viene ricevuto dal comm. Rodoni e da Joinard, il quale gli porge la maglia iridata ed un mazzo di fiori. Sale per la quarta volta, in questi Campionati, il tricolore italiano sul pennone centrale. E non si sa ancora di che colore sarà la bandiera del secondo. Bisogna aspettare oltre sei minuti per vedere arrivare, più dondolante di prima, il tenacissimo Derijcke che conquista la piazza d'onore. Un minuto ancora poi il forte Ockers ha ragione del magnifico Michele Gismondi che, al suo debutto azzurro, ha conquistato un lusinghiero quarto posto. E il trionfo dei nostri colori viene completato dall'arrivo di Defilippis che si piazza quinto, superando in volata Gaul.
La volata del gruppo degli assi è vinta con facilità estrema da Kubler, il quale supera Bobet e gli altri. Dopo l'arrivo di questi corridori, Coppi compie un tratto del giro in bicicletta con la maglia iridata. Poi viene portato a Bosco Luganese, dove trascorre le prime ore della sua nuova vita di campione del mondo per la stagione 1953-'54.

Sintesi da un articolo di Dante Ronchi
Le prime parole del nuovo campione del mondo: "Il più bel giorno della mia vita..."

Sono passati ventuno anni e finalmente il ciclismo italiano riconquista il Campionato del Mondo. Dopo Binda, che vinse nel '32 a Roma, ecco oggi, nel magnifico paesaggio del circuito di Lugano, il trionfo di Fausto Coppi.
Il grande campione, finalmente libero da ogni legame e da ogni prevenzione, deciso a stroncare tutte le polemiche e tutte le chiacchiere con la più grande impresa della sua vita, ha dato  la definitiva dimostrazione della sua classe e della sua superiorità, una supremazia perfino schiacciante... Un fulmine di vittoria: in 5 chilometri Coppi ha preso due minuti a Derijcke...
Centomila italiani hanno sofferto e gioito... Le prime parole del nuovo campione del mondo: "Il più bel giorno della mia vita..." - Coppi, prima di compiere il giro d'onore, ha avuto parole d'ammirazione per il suo «luogotenente» Gismondi: "Non è un gregario, è un asso, un ragazzo che diventerà qualcuno.." ha dichiarato... Oggi Gismondi ha conquistato i galloni: non è più un portatore d'acqua: forse Gismondi, un giorno, prenderà il posto di Coppi...

Da "LO SPORT" del 3 settembre 1953
Nelle prime fasi del mondiale Fausto Coppi corre coperto, al centro del gruppo Coppi al 12° giro, un attimo prima di scattare via insieme a Derijcke Primo piano di Coppi sulla Crespera, tallonato dal belga Derijcke I tifosi di Fausto Coppi presenti sul circuito esultano al passaggio del loro beniamino

LE FASI CRUCIALI DEL MONDIALE: Fausto doveva tentare un attacco al 14° giro, invece alla 13a tornata riprende insieme a Bobet un gruppetto di 7 fuggitivi e poi, tra lo stupore dei tecnici, parte al contrattacco con un'azione fulminea alla quale risponde solo il corridore belga. L'azione di Coppi è così violenta che in pochi chilometri il vantaggio dei due di testa sugli inseguitori sale a più di un minuto. Invitato più volte a collaborare nella fuga, Derijcke faceva orecchie da mercante. Così, al penultimo giro, il campionissimo rompe gli indugi, alza il capo e scatta sulla Crespera per piantare in asso anche lui e andarsene tutto solo verso la vittoria finale, dopo 270 Km di gara.

Dopo 270 Km di gara Fausto Coppi taglia vittorioso il traguardo di Lugano Nel dopocorsa, i gendarmi svizzeri proteggono Coppi dall'assalto dei tifosi Primo piano di Fausto Coppi durante il giro d'onore con la maglia iridata A Firenze l'abbraccio di Fausto Coppi (campione del mondo) col rivale di sempre, Gino Bartali (campione italiano) che si era rivolto a lui chiamandolo "Vostra Maestà"

L'EPILOGO DELLA CORSA: Coppi al traguardo, fresco e sorridente, viene subito circondato dai gendarmi svizzeri che lo proteggono a stento dai tifosi in delirio. Al termine della premiazione e del rituale giro d'onore un incontro affettuoso con Koblet. Il corridore zurighese, dopo una stretta di mano, gli rivolse alcune simpatiche parole, esternandogli la sua immutata amicizia e augurandosi che tra loro avessero termine tutte le polemiche. Una storica riconciliazione avvenne poi a Firenze anche tra Coppi e Bartali, quando «Ginettaccio» festeggiò il neo campione del mondo porgendogli un mazzo di fiori e dicendogli scherzosamente: "Ecco, sono per Vostra Maestà" (ultima foto sopra).

Fausto Coppi e Michele Gismondi hanno tenuto alto il prestigio del ciclismo italiano

opo ventuno anni di permanenza all'estero la maglia iridata dei professionisti ritorna in Italia portatavi da un campione che è ben degno di indossarla e che ha riconfermato oggi, davanti a duecentomila spettatori convenuti da ogni parte (ma soprattutto dall'Italia), di essere ancora il più forte di tutti.
Soltanto ad un Coppi poteva venire in mente l'idea di scappare a più di 5 giri dal termine della corsa, e soltanto un Coppi poteva riuscire a mettere in pratica questa idea. Un Coppi però che era cosciente delle proprie forze e che sembrò spavaldo, laddove invece era soltanto nettamente superiore, tanto superiore da dare l'impressione di appartenere ad un'altra categoria. Sembrò tutto facile per Fausto e invece egli stava portando a termine una delle imprese più memorabili della sua carriera di fuoriclasse del ciclismo mondiale.
Di un'altro atleta italiano - giovane questo - bisogna però parlare con l'entusiasmo che la sua prova ha saputo suscitare: Michele Gismondi, il ragazzo di Montegranaro divenuto il gregario preferito del campionissimo.
Le decine (o centinaia?) di suoi concittadini venuti sin qui dalla lontana località marchigiana hanno ottenuto la ricompensa che si attendevano e che, per la loro passione, meritavano. «Michè» al cospetto del fior fiore del ciclismo mondiale si è guadagnato il posto fra i più grandi campioni del momento; e l'avvenire gli sta davanti ricco di promesse appunto perché giovane e perciò in grado di percorrere ancora molta strada.
Fausto Coppi e Michele Gismondi si sono allenati insieme sotto la guida di Cavanna e insieme, oggi, hanno portato alle massime vette il prestigio del ciclismo italiano su strada. Al marchigiano, naturalmente, era stato assegnato un compito difensivo che egli ha svolto alla perfezione. Bravo Michè!

Sintesi da un articolo di Luigi Chierici
Altre pagine del sito su Fausto Coppi

I suoi trionfi negli articoli
di quotidiani / riviste

Storia umana e sportiva
del «campionissimo»

Ragioni segrete alla base
delle sue leggendarie imprese

Le sue vittorie attraverso
interviste e racconti personali

Le lacrime negli occhi spenti di Cavanna -  Sulla Crespera Coppi saluta anche Derijcke e, non appena gli altoparlanti diffondono la notizia, iniziano con mezzora d'anticipo le scene di gioia che mancavano da ventuno anni. Quando Coppi transita per l'ultima volta davanti alle tribune il pubblico scandisce il suo nome con un fragore di tuono. L'atleta è impegnato nello sforzo massimo: è il Coppi della pedalata composta e imperiosa delle giornate memorabili; il più grande Coppi di questi ultimi anni. Soltanto un Fausto Coppi in tale sbalorditiva forma poteva farci dimenticare ventuno anni di disillusioni. Egli ha schiantato la poderosa coalizione degli avversari e a 34 anni ha conquistato il più luminoso traguardo della sua meravigliosa carriera. *** La scena finale di questo pomeriggio è di quelle che non si dimenticano. Gli italiani che si abbracciano non si contano: non vi sono più tifosi di parte, ma soltanto degli sportivi pazzi di gioia che hanno dimenticato tutto. Rodoni passa anche lui da trionfatore in mezzo a tanto entusiasmo. *** Poi una scena toccante: arriva sul traguardo Biagio Cavanna, il cieco che è il maestro di Fausto, e la folla gli tributa degli onori trionfali. Biagio sta piangendo dietro i suoi occhialoni neri e intanto abbraccia il suo «Faustino» che ha già indossato la maglia iridata. Cavanna sente la seta sotto le dita, bacia quella maglia e si tiene stretto il suo campione. Da tanti anni aveva sognato questo momento e ora potrebbe anche morire, perché morirebbe tranquillo...
Adattamento da "STADIO" del 31 agosto 1953 - articolo di Remo Roveri
Coppi è una testa dura, solo così poteva vincere il titolo iridato -  Parlando di Coppi, Cavanna dice: "Fausto ha un carattere terribile. Io che sono un uomo e forse un poco cattivo, non posso vederlo così. E' una testa dura e quando si fissa non c'è niente da fare. A lui piace la lotta in bicicletta, ma non quella che si combatte prima.
Per prepararsi al Campionato del Mondo si alzava tutte le mattine alla stessa ora, faceva un lungo allenamento nelle ore che poi avrebbe corso a Lugano. Mangiava orribili intrugli di erbe tritate. Per essere così «crapone» ha vinto il titolo iridato.
Certo, con lui si può anche litigare. Io ci ho litigato, proprio perché si era fissato su una cosa. Ed io, per la verità, sono più testone di lui. Comunque un campione come Fausto difficilmente si potrà ancora vedere.
I suoi difetti sono elementi importanti della sua figura di fuoriclasse. Se fosse un uomo normale non sarebbe quello che è. Anche (e vorrei dire soprattutto) i nervi sono elemento importante in un atleta e lui, quanto a nervi, sta piuttosto bene
".
Adattamento da "LO SPORT" - Il romanzo di Coppi - del 05 novembre 1953
I folgoranti successi italiani in terra svizzera fatto "unico" del ciclismo mondiale
LA GAZZETTA DELLO SPORT del 31 agosto 1953 - Prima pagina dedicata a Fausto Coppi campione del mondo di ciclismo su strada a Lugano
Tutti travolti da Coppi dominatore. Altri azzurri campioni del mondo...

LA GAZZETTA DELLO SPORT del 31/08/1953 - Il colossale successo dei nostri colori completato da Gismondi (4°) e Defilippis (5°). Finalmente il malefico incanto che ci opprimeva da venti anni si è spezzato! Lo ha mandato in frantumi Fausto Coppi, l'atleta che da un decennio domina la scena del ciclismo su strada, che tutti consideravano il migliore del mondo, ma che non era mai riuscito a ricevere la consacrazione della sua superiorità per l'astruseria di un metodo che tendeva a trasformare la più importante e risonante corsa in linea su strada, in un'allegra kermesse paesana... - Gli avversari lo riconoscono: necessario alla sua gloria - E' costato 20 milioni di lire il campionato del mondo a Fausto Coppi.

LO SPORT ILLUSTRATO del 10 settembre 1953 - Fausto Coppi scende in pista al Vigorelli e domina l'australiano Patterson, Campione Mondiale d'inseguimento

I venti milioni ai quali ha rinunciato trascurando le offerte di organizzatori di mezza Europa, che erano disposti a pagarlo come non avevano mai pagato nessuno. Questo lo disse mentre si avviava alla macchina che avrebbe dovuto portarlo a Bosco Luganese. Ed era felicissimo di avere rinunciato ad una così cospicua cifra, perché il titolo di campione del mondo viene finalmente a coronare la sua formidabile carriera.  Per mesi aveva curato una preparazione con una meticolosità stupefacente. Si alzava prima delle 6, montava in bicicletta alle 7 e solo dopo sei o sette ore di sella tornava a casa dove l'attendeva Cavanna per un massaggio che non durava mai meno di due ore. Una volontà straordinaria lo animava: voleva conquistare la maglia iridata a tutti i costi, anche se la conquista gli richiedeva sacrifici che in passato non aveva mai dovuto sopportare.

UNA DICHIARAZIONE DI CAVANNA A FAUSTO PRIMA DELLA PARTENZA - "Se mi dicessero in questo momento di scegliere fra la vista, che non ho, e la maglia di campione del mondo per te, ti giuro che sceglierei senz'altro la maglia iridata". E Coppi si era asciugato una lacrima.

PARTICOLARI TECNICI DELL'IMPRESA - Coppi racconta: "Mi ero deciso, dopo aver visto ripetutamente la Crespera, ad utilizzare questi rapporti: 51=47 x 14, 15, 17, 19, 21. Alla Bianchi mi avevano preparato due ruote mai viste, che pesavano 220 grammi l'una. Avevo gomme da 250 grammi. Da cinque anni un amico le teneva in serbo. Me le ha date dopo averle baciate. Due gomme veramente straordinarie". Per la cronaca la bicicletta di Fausto era equipaggiata con gomme Pirelli, cambio Campagnolo, catena e ruota libera Regina Extra, freni Universal.   (Nella sezione fotografica tutti i dati tecnici della sua bicicletta)

LA FUGA DECISIVA - Dice Fausto: "Nei giri precedenti avevo constatato che la Crespera non poteva essere affrontata a ritmo notevole che col 51x21, col quale si ottiene uno sviluppo di 5,28 metri. Mi sono trovato a meraviglia. Quindi superate le Cinque Vie ho azionato il 51x14 e così continuai per tutto il giro. Quando ebbi la certezza che il gioco era fatto, misi la catena sul 15 per procedere con molta regolarità fino all'arrivo".

PROSSIMI IMPEGNI -  Coppi conclude: "Domani sera correrò a Torino, la notte del 4/9 a Milano contro Patterson".

LE CAROVANE DEI TIFOSI - L'Italia ha mandato a Lugano 1.100 pullman, più di 1.500 automobili private e 12 treni speciali. Basta fare un semplice conto e aggiungere gli spettatori che provenivano dall'Austria, dal Belgio, dalla Francia, dall'Olanda, dalla Spagna, dall'Inghilterra, dalla Germania, dalla Jugoslavia, dall'Ungheria e dal Lussemburgo. Nella sommatoria totale devono inoltre essere compresi gli sportivi locali. Viene fuori una cifra di centinaia  di migliaia di persone ammassate lungo i 15 Km del circuito. Gli ottimisti affermano che Lugano aveva letti soltanto per poco meno di 4.000 ospiti; gli altri  che  sono  giunti in terra svizzera hanno

dormito in parte nelle tende piantate nel campo di aviazione di Agno, oppure nelle loro automobili o nei pullman. I fedelissimi di Coppi, per essere ben sicuri di trovare un posto sulla Crespera, dopo avere assistito il giorno prima alla gara dei dilettanti, sono rimasti a dormire nei campi vicini, al riparo di più o meno rudimentali tende o bivacchi di fortuna.

TUTTOSPORT del 31 agosto 1953 - Fausto Coppi corona a Lugano la sua ineguagliabile carriera conquistando la maglia iridata
PER L'ITALIA UN VERO TRIONFO
La maglia iridata che oggi Coppi ha indossato conclude tutta una vita di lavoro; rappresenta l'ufficiale riconoscimento di una superiorità che nessuno poteva negargli e per il ciclismo italiano vuol dire la fine di una maligna tradizione, il completamento, con altre tre maglie, di un'affermazione che non ha eguali nella storia del ciclismo mondiale. Mai nessuna Nazione aveva vinto quattro titoli su sette.

Tutto il mondo ciclistico riconosce lo straordinario successo e ce lo invidia, così come ci invidia Fausto Coppi, Riccardo Filippi (Campione mondiale su strada dilettanti), Guido Messina (Campione del mondo inseguimento dilettanti), Marino Morettini (Campione del mondo velocità dilettanti), che ne sono stati i principali artefici. Questi campioni oggi ci fanno volere sempre più bene a questo grande sport ciclistico, che appaga una passione di popolo, che gli fa sentire l'orgoglio di essere italiano.

SETTANTA PARTITI, VENTISETTE AL TRAGUARDO:  1° Fausto Coppi (Italia) che ha percorso i 270 Km. in 7 ore 30'59", alla media oraria di 35,235 - 2° Germain Derijcke (Belgio) a 6'16" - 3° Stan Ockers (Belgio) a 7'33" - 4° Michele Gismondi (Italia) a 7'33" - 5° Nino Defilippis (italia) a 9'11" - 6° Charly Gaul (Lussemburgo) a 9'11" - 7° Ferdi Kubler (Svizzera) a 12'57" - 8° Louison Bobet (Francia) a 12'57" - 9° Raphel Geminiani (Francia) a 12'57" - 10° Marcel Ernzer (Lussemburgo) a 12'57" ... 12° Pasquale Fornara (Italia) a 12'57"
Dati tecnici, curiosità e classifiche anche da "STADIO" del 31 agosto 1953 e altra stampa specializzata
La vittoria più bella mette fine ad una rete di maldicenze ed ostilità nata dopo il Giro d'Italia

E' stata questa la più bella corsa in linea disputata e vinta da Coppi da quando lo cinge l'aureola di campione; quella dalla quale il suo valore atletico ha avuto un maggiore risalto, nella quale egli ha impresso l'orma più profonda della sua eccellenza e per la quale ha concentrato tutta la fede, tutto l'orgoglio, tutta la suprema aspirazione della sua superiorità. Si direbbe quasi che egli, con la vittoria più bella, si è voluto rivalere di quello che da tre anni e più non riusciva a cogliere, che egli abbia voluto stroncare, con un'impresa sbalorditiva, la rete di maldicenze, la corrente di ingiustificate ostilità che dal Giro d'Italia gli hanno ammorbato l'aria che respirava.
Per questo oggi ha spiccato il grande volo del trionfo, nel più spirabile purissimo aere delle imprese che troncano ogni discussione, che spezzano ogni cattiveria, che pungono ed esaltano lo spirito, che rimangono nella storia. Questa impresa è fatta di preparazione meticolosa, di freddezza, padronanza e tempestività tattica, di potenza e resistenza atletica travolgente e incontenibile.
Il suo attacco a 85 km dall'arrivo è parso azzardato, tanto più che si è visto subito che Derijcke - l'unico che abbia saputo rispondere al suo allungo regolare ma potentissimo (solo lui poteva spingere quel rapporto di 51x21, che fa 5,18 metri, su un tratto di salita al 10%) - aveva deciso, tanta era la paura di vedersi staccato, di non tirare neppure un metro.
Coppi non si è preoccupato affatto della passività del suo compagno di fuga, si è assunto tutto l'onere della guida, ha fatto salire gradatamente la media, mentre alle sue spalle si dibattevano in sempre più fiacca e vana riscossa, quelli che avrebbero dovuto essere per lui gli avversari più pericolosi. A ogni annuncio degli altoparlanti, la vittoria di Fausto prendeva maggiore consistenza e la rotta degli illustri inseguitori appariva più inevitabile e disastrosa.
La liquidazione della minaccia di Derijcke avvenne, secondo le regole dell'arte, al penultimo passaggio della Crespera. Da quel momento Coppi fu pienamente libero anche della preoccupazione che poteva dargli un possibile incidente. La solitudine della fuga gli diede l'ultimo slancio conquistatore, che gli fece fare il penultimo giro ad oltre 38 di media, l'ultimo a 37. I molti minuti che passarono prima di vedere arrivare il secondo, e i più ancora di attesa degli altri, dicevano il distacco, il vuoto di classe che c'è fra il vincitore e i vinti, messo finalmente in luce inequivocabile da un percorso razionale.

Sintesi da un art. di Giuseppe Ambrosini
Il comm. Zambrini, direttore commerciale della Bianchi, era visibilmente commosso

Il comm. Zambrini aveva il braccio destro quasi anchilosato a forza di stringere mani. Il direttore commerciale della Bianchi aveva le lacrime agli occhi. Era commosso per l'abbraccio di Fausto.
Zambrini, sulla macchina degli «ufficiali» era riuscito a vedere l'azione dell'attacco decisivo. "E' stata una cosa impressionante" - racconta - "Coppi l'avevo visto andare forte moltissime volte; ma pedalare come oggi mai. Sono rimasto di stucco. Fare quello che ha fatto su un percorso così difficile come quello scelto dagli organizzatori del campionato. Derijcke, una volta staccato, si mise a piangere. E' per me una grande soddisfazione vedere il nostro più grande campione con la maglia iridata. Immagino la felicità del comm. Quintavalle e di tutti gli altri dirigenti della Bianchi alla notizia di questa nuova e stupenda vittoria".

La corsa di Michele Gismondi e la soddisfazione degli altri italiani in gara

Michele Gismondi, il ragazzo di Montegranaro, venne colto da crampi ai polpacci appena passata la linea del traguardo. Cavanna lo baciò: il giovane corridore non riusciva neppure a parlare. Aveva visto Fausto sulla tribuna d'onore con la maglia iridata. Voleva dire a Cavanna che era contento, contento come mai era stato in vita sua. Ma aveva qualcosa in gola che non gli permetteva di parlare. Cavanna gli disse che era stato bravissimo, che aveva fatto faville. Racconta così la sua corsa: "Quando Coppi è partito all'attacco con il belga, io pure sarei stato nelle condizioni di seguirli, ma avrei potuto trascinare con me Ockers e Varnajo che si erano messi alla mia ruota. Avrei sbagliato, naturalmente; ho fatto benissimo a rimanere con questi due, anche quando mi urlavano dietro che avrei dovuto passare al comando per fare l'andatura. Ancora non sono proprio convinto di essere arrivato quarto al campionato del mondo".
La volata per il quinto posto è stata vinta da Nino Defilippis, che ha preceduto Charly Gaul. Egli chiedeva quanti minuti avesse vinto Coppi. Era contento. E quando gli dissero che, grazie a lui, l'Italia aveva piazzato tre corridori nei primi cinque classificati, il campione della Legnano parve più che soddisfatto. Graglia volle complimentarsi con lui. Alcuni amici di Torino se lo passavano da l'uno all'altro, abbracciandolo.
Fornara disse di aver fatto del suo meglio. Al recinto lo attendevano i suoi amici di Borgomanero; risalì la strada di Bosco Luganese. E intanto Coppi, attorniato dal fratello Livio, da Cavanna, Tragella, Cuniolo, Gori e Luciano Girardengo, s'era allungato sull'erba del campo di aviazione e, così sdraiato, si godeva gli applausi della folla.

Sintesi da un articolo di Rino Negri

Per tentare di fermare Coppi qualcuno seminò anche dei chiodi lungo il circuito

"A proposito di Lugano, bisogna dire che non tutto è marciato per il verso giusto. Se ne parla proprio perché a noi è toccato personalmente di assistere ad una seminagione di chiodi, fatta  da  un malcauto, che li ha lanciati da una finestra del primo piano di una casa di Bioggio. Il fatto è stato subito rilevato da spettatori italiani colà presenti e che per poco non ha causato una lite tra sportivi nostri e locali (il lancio dei chiodi è stato effettuato quando Coppi era già in fuga con Derijcke). Così come abbiamo assistito anche ad eccessi contro Magni, il quale ha però saputo difendersi e reagire da par suo. Ma questi sono gesti imputabili ad antisportivi isolati che non toccano naturalmente la correttezza e la lealtà di comportamento della grande maggioranza degli sportivi elvetici.
I campionati del mondo hanno avuto qualche altro strascico.

LUGANO 1953 - Un quintetto di iridati ai Campionati del Mondo: da sinistra, Messina, Patterson, Coppi, Morettini e Filippi
SETTEMBRE 1953 - Fausto Coppi nella prova ad inseguimento con Patterson al Vigorelli di Milano. Sfida post mondiale che vincerà realizzando il secondo miglior tempo di sempre...

Giova rilevare, primo fra tutti, l'ennesima (e speriamo definitiva) riconciliazione fra Coppi e Bartali. A Firenze è stato Gino a presentare il mazzo di fiori a Fausto ( non sappiamo se questa idea l'ha avuta Traversari o qualcun'altro, comunque il fatto sussiste). E' da deplorare che gli sportivi fiorentini (o una parte di essi) siano passati dai comizi di giugno a favore di Bartali al Tour de France ai fischi rivolti a Gino martedì scorso. Gli eccessi sono sempre deplorevoli. Come si è fatto del male a Bartali prima, lo si è fatto anche dopo. Bartali è un generoso e merita sempre stima e considerazione per quello che egli è stato nel ciclismo italiano (ed è ancora, non dimentichiamolo, uno dei migliori nonostante le sue 39 primavere). La riunione al Vigorelli di Milano è stata indubbiamente per Coppi una soddisfazione: dopo i «maltrattamenti» al Giro di Toscana, gli applausi a non finire della serata su pista. E Gino, celiando, gli ha detto porgendogli i fiori: "Ecco, per Vostra Maestà". E sapete come Zambrini dice quando parla di Coppi?

Nientemeno che «Sua Eccellenza», forse perché quando si reca in albergo a visitarlo, il più delle volte occorre fare la coda... Certo è che Coppi, con la vittoria senza precedenti conseguita a Lugano, ha fatto contenti i dirigenti dell'U.C.I. che hanno visto valorizzare, dal successo del «più grande campione di tutti i tempi e di tutti i Paesi» (come lo ha definito Gaston Bènac), il campionato mondiale su circuito ed ha messo a posto tante cose ed abolito ulteriori discussioni e confronti sulle sue e altrui capacità..."

Adattamento da "IL CALCIO E IL CICLISMO ILLUSTRATO" del 10 settembre 1953 - articolo di Mario Rossi
Il consuntivo di un Campionato Mondiale che ha dato tante soddisfazioni al ciclismo italiano
LA GAZZETTA DELLO SPORT del 2 settembre 1953 - I folgoranti successi italiani ai mondiali di ciclismo e la preparazione adottata da Fausto Coppi
I nomi degli sconfitti e degli umiliati dalla superlativa prova di Coppi

Il campionato del mondo è una prova che si eleva al di sopra di tutte le altre non solo per il suo significato sportivo e tecnico, ma per il suo complesso... Chi ha perso ha perso, e sarebbe troppo comodo tentare di trovare attenuanti per mitigare il disappunto dei battuti e dei loro paladini... Non si può giudicare in modo diverso i reduci dal Tour e gli altri, perché tra la fine del Giro di Francia e il campionato del mondo è corso un mese abbondante, il tempo più che sufficiente per riposare e riprendersi progressivamente... Gli avversari di Coppi vanno distinti in due gruppi: uno comprende gli sconfitti, l'altro gli umiliati. Sconfitti sono coloro che in corsa hanno dato quanto di meglio avevano nelle

gambe e non si sono rassegnati presto alla strapotente azione offensiva del tortonese, umiliati sono coloro che non sono riusciti ad uscire dalla mediocrità e hanno confuso il loro nome altisonante con altri concorrenti di secondo piano. Per intenderci meglio, l'umiliato di una grande prova mondiale è il favorito della vigilia, mentre lo sconfitto è il corridore che lotta senza arrendersi. Al gruppo degli sconfitti si possono assegnare dieci corridori, e cioè: Derijcke, Ockers, i nostri De Filippis, Gismondi e Fornara, i lussemburghesi Gaul ed Ernzer, Van Geneugden, Varnajo e Van Breenen. Per altra ragione anche il campione del mondo uscente Müller, De Baere e il nostro Rossello, il quale, per doveri di scuderia, si attardò con Magni e si vide poi tagliato fuori dalla lotta. I veri umiliati sono stati Kubler, Bobet, Geminiani, Schaer, Wagtmans, Van Est, Nolten e i nostri Magni, Petrucci e Astrua. Doppiamente umiliati coloro che si erano battuti alla disperata per trovare un posto nelle rappresentative nazionali e che perciò si dovevano supporre preparatissimi...

Da "LA GAZZETTA DELLO SPORT" del 2 settembre 1953 - sintesi dagli articoli di Guido Giardini e Rino Negri
Passano pochi mesi dal mondiale e Coppi viene in contrasto con i dirigenti nazionali

Dopo neppure due mesi dal trionfo di Lugano si è creata una frattura fra il campione del mondo e i dirigenti nazionali. Frattura dolorosa e, sotto certi punti, inesplicabile. Può essere che Coppi abbia anche esagerato in qualche suo gesto, in qualche sua decisione o in qualche intervista. Ma è davvero inconcepibile che gli stessi dirigenti che a Lugano gioirono per la vittoria del campione e si trovarono, di riflesso, illuminati dalla sua gloria, abbiano voluto infierire, impedendogli di difendere appunto la sua gloria e proprio nella stessa Lugano che vide la sua celebrazione di campione dei campioni. Anche per questo il ciclismo italiano che a Zurigo ed a Lugano fu complessivamente riconosciuto il primo del mondo, è in crisi.. L'esaltazione creata da una super-autorità ha ottenuto esattamente gli effetti opposti a cui mirava...

La nostra cara e vecchia bicicletta subisce l'incalzare di più moderni mezzi di trasporto

E' una crisi che passerà, deve passare... Non cercare una via d'uscita significherebbe gettare il mondo ciclistico in un abisso e proprio quando da ogni parte crescono le insidie. La nostra cara e vecchia bicicletta subisce il logorio del tempo e l'evidente incalzare di più moderni mezzi di trasporto. L'affetto che le portiamo non basterà a salvarla se tutti coloro che le vogliono bene, dimenticando le misere ripicche e gli astii personali, non si stringeranno insieme per trovare i modi più opportuni per difenderla.

Coppi è il campione dei campioni e merita rispetto e indulgenza

Di fronte al trionfo di Coppi nel Campionato del Mondo, ogni rancore piccolo o grande scompare nella gioia del formidabile successo. Mi domando come possa ora certe gente dimenticare tanto presto i fatti della giornata del 30 agosto a Lugano. Centocinquantamila italiani avevano superato la frontiera per assistere alle fasi della corsa. Domandate a questi centocinquantamila che cosa hanno provato quel giorno. Fausto è il campione dei campioni, merita rispetto e semmai anche indulgenza, soltanto per quello che ha fatto e per quello che ci ha dato sulla strada della Crespera. In fondo era una piccola salita a confronto delle grandi montagne che Coppi ha scalato vittorioso. Eppure la piccola salita bastò per dargli le ali.
Ancora oggi c'è qualche maligno o qualcuno in malafede che afferma le cose più sciocche e più incredibili. Smettiamola con l'indegna campagna delle calunnie e dei fatti personali. E innalziamo questo nostro superbo atleta che ha saputo darci purissime orgogliose gioie e che è ancora oggi il primo campione del mondo, come ha ribadito contro la «speranza» Anquetil in una fantastica edizione del Trofeo Baracchi, vinta ad oltre 45 di media. Innalzando Coppi, innalziamo anche tutti noi, il nostro sport e questa cara bicicletta che, malgrado tutto, rappresenta ancora la nostra passione e la nostra vittoria.

Da "LO SPORT" - Il romanzo di Coppi - numero speciale del 05-11-1953 - adattamento da un articolo di Emilio De Martino
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