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Le imprese di Fausto Coppi

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LO SPORT del 3 settembre 1953 - Fausto Coppi con la maglia di Campione del Mondo di ciclismo su strada

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Elenco puntato - Genova  GENOVA

Il capoluogo della Liguria
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Elenco puntato - Euroflora  EUROFLORA

In primavera, ogni 5 anni,
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Elenco puntato - Via Francigena  VIA FRANCIGENA

Col Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
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Elenco puntato - Parco del Magra  PARCO DEL MAGRA

A Gennaio 2008 il Parco Naturale
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Elenco puntato - Golfo della Spezia  GOLFO DELLA SPEZIA

Tra la punta di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più profonde insenature di tutto il litorale occidentale italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella quale è incastonata La Spezia, città sede di porto militare e mercantile, che oggi è anche punto di attracco per le navi da crociera...

Elenco puntato - Le Cinque Terre  LE CINQUE TERRE

Cinque borghi marinari il cui destino è sempre stato storicamente legato alla terra e all'agricoltura piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i Patrimoni Mondiali dell'Umanità...

Elenco puntato - La Val di Magra  LA VAL DI MAGRA

Nobili, vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
 Culture differenti per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
 e hanno permeato il territorio con
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Elenco puntato - La Val di Vara  LA VAL DI VARA

La "Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
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Varese Ligure nel 1999 è stato il
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Elenco puntato - La Lunigiana  LA LUNIGIANA

La "Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
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circa 160. Alcuni sono bellissimi e perfettamente conservati...

 

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Le Alpi Apuane
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Liguri Apuani e Statue Stele
Le radici più profonde delle
comunità lunigianesi affondano
fino alle soglie della protostoria.
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Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
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bellicosi Liguri Apuani, da dove
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Antiche ricette in Lunigiana
Piatti prelibati di una cucina essenziale, ma non per questo meno saporita. Cibi dal sapore antico che tornano ad imbandire le nostre tavole dopo  essere stati riscoperti a nuova vita.

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Ferrovia Aulla-Lucca
Il fascino dei treni d'epoca
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Ferrovia Pontremolese
Una linea di vitale importanza
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Ex Ceramica Vaccari
Il comprensorio della fabbrica è un prezioso esempio di civiltà industriale di fine Ottocento e rappresenta un pezzo di storia fondamentale per Santo Stefano Magra e per tutta la Provincia della Spezia. Le aree recuperate vengono oggi dedicate all'arte, allo spettacolo, alla cultura...

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Il dialetto genovese
Le trasformazioni fonetiche avvenute nella parlata di Genova sono un segno inequivocabile del dinamismo espresso dalla città durante i secoli della Repubblica. A Genova il dialetto è una lingua viva, che oggi viene insegnata anche nelle scuole...

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Infiorate del Corpus Domini
"Per tetto un cielo di stelle e
per strada un tappeto di fiori...".
A Brugnato, ogni anno, giovani e
meno giovani si radunano nel
centro storico per abbellire strade
e piazze con disegni floreali,
secondo un'antica tradizione che
origina da un miracolo
avvenuto a Bolsena...

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Mezzi da lavoro storici
I raduni e le esposizioni di questi autoveicoli sono un modo per ricordare ed onorare le persone che, in passato, questi mezzi li hanno guidati per mestiere...

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Mezzi militari storici
I più celebri veicoli militari che hanno partecipato alle vicende della Seconda Guerra Mondiale sfilano per strade e piazze e mantengono vivo il ricordo di quei terribili giorni...

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Fausto Coppi in fuga solitaria sulle cime del Tour de France del 1949. La frase invece è del radiocronista Mario Ferretti, pronunciata durante la più mitica vittoria di Coppi, la tappa Cuneo-Pinerolo al Giro del '49

FAUSTO COPPI
il campionissimo
del ciclismo

"Coppi, come tutti i forti, è un calcolatore, un ragionatore, un freddo. Finché la corsa sarà una corsa in linea e vi sarà in palio una vittoria non condizionata, Coppi si limiterà a vincere... Coppi è un fenomeno di muscoli e di energia, al servizio di un cervello lucidissimo, di una fredda e precisa volontà, di una competenza ciclistica che non teme confronti. I suoi compagni di squadra dicono che correndo con lui si può lasciare il cervello a casa, perché non occorre pensare, perché si sa sempre cosa si deve fare. E' lui che ti dice quando é il momento di andare in testa, quando devi scattare, quando devi inseguire uno che scappa. Sa tutto e vede tutto. Questo è Coppi..." (Nutrizio)

SETTEMBRE 1946 - Trionfo di Fausto Coppi nel GP della Nazioni a Parigi
TUTTOSPORT del 16 settembre 1946 - Sergio Maggini vince il Giro del Piemonte. Fausto Coppi trionfa nel GP della Nazioni a Parigi
Il commento di Oscar Egg: "Coppi un fenomeno, una locomotiva umana!"

Folla enorme fin dalle prime ore del mattino su tutte le strade che da Parigi conducono a Versailles dove era fissato il convegno per i partecipanti al "Gran Premio delle Nazioni", corsa ideata nel 1932 dal noto giornalista francese Benac, il quale anche oggi ha potuto fungere da mossiere della sua importantissima manifestazione. Sono venuti a mancare all'ultimo momento gli spagnoli, tutti impegnati nel Giro di Catalogna. Improvvisamente hanno dato forfait anche gli olandesi, mentre gli svizzeri Knecht e Wagner, pur essendo già a Parigi dove hanno partecipato al Giro del Trocadero, non scenderanno in gara per il mancato accordo finanziario con gli organizzatori. I favori del pronostico erano generalmente per il primatista mondiale dell'ora Fausto Coppi, al quale la

stampa francese ha reso negli ultimi tempi elogi considerevoli. Però in campo francese si sperava soprattutto sul giovane Carrara, vincitore lo scorso anno, e si davano possibilità anche a Piel, specialista dell'inseguimento... Trentuno corridori si sono ritrovati alle ore 11,00, per partire distanziati di quattro minuti, cosicché l'ultimo corridore ha lasciato Versailles alle ore 13,04. Un percorso di 140 chilometri che si snoda nella grande periferia parigina, toccando la foresta di Rambouillet e transitando sulla lieve salita di Ablis. In questa meravigliosa giornata settembrina, oltre un milione di spettatori erano radunati lungo le strade per assistere al passaggio dei concorrenti...
Dopo i primi sessanta chilometri, Coppi era in ritardo di 48" sull'ex campione di Francia Emilio Idéè, che stava segnando il miglior tempo. Il corridore in maglia bianco-celeste iniziava quindi un'offensiva poderosa che lo avrebbe portato, al centesimo chilometro, alla testa della gara, con due minuti di vantaggio su Idée e cinque o sei sugli altri concorrenti. Al Parco dei Principi circa 40.000 spettatori, informati dagli altoparlanti sulle fasi della gara, attendevano con impazienza l'arrivo dei migliori. Idée concludeva con un ottimo tempo, stabilendo il nuovo primato della corsa.
Coppi appariva provato ma effettuava l'ultimo giro con un supremo sforzo, accolto da un boato dalla folla e applaudito da tutti gli altri concorrenti. La vittoria era sua in 3 ore 41'12", così come il nuovo primato assoluto. Al secondo posto Idée in 3 ore 43'35"; terzo Mahé in 3 ore 49'07".

Da "TUTTOSPORT" del 16 settembre 1946
GIUGNO 1947 - Fausto Coppi vince il 30° Giro d'Italia precedendo Gino Bartali
TEMPO SPORT del 16 giugno 1947 - Fausto Coppi vince il 30° Giro d'Italia
La "corsa del popolo" ha avuto il suo "slogan" nel duello tra Coppi e Bartali

Alla Welter il primato di squadra, ad Adolfo Leoni l'alloro nella tappa trionfale conclusasi al Velodromo Vigorelli di Milano. Il Giro d'Italia s'è imperniato sul duello tra Bartali e Coppi. Era la facile previsione della vigilia e la constatazione incontroversa di oggi. Le folle si sono buttate a pesce sui motivi tecnici, ma soprattutto passionali di questo duello. Hanno ritrovato nella diarchia il tema di antichi e non sopiti contrasti: Gerbi - Galetti, Girardengo - Belloni, Binda - Guerra...
Il nostro popolo, a differenza di altri più freddi (o più scettici), ama dividersi per due nei grandi amori e nei grandi odi: forse è il risucchio moderno di quel sentire per guelfismo e per ghibellinismo, più stato d'animo emotivo che razionale

concezione politica e causa, si, di grandi miserie, ma anche stimolo e fiamma di grandi imprese. Il Giro si è risolto in un dialogo fra protagonista e antagonista...
IL DUELLO FRA COPPI E BARTALI

Si è svolto in venti assalti (uno, almeno teorico, per tappa) per la durata di 23 giorni. Molte le schermaglie, parecchi i colpi doppi, come s'usa dire in gergo schermistico. Pochi gli affondo; due se vogliamo essere scupolosi. Il primo di Bartali a Coppi (tappa di Genova), il secondo di Coppi a Bartali (tappa di Trento).
Entrambi hanno avuto il carattere dell'imprevisto. Imprevista la cotterella di Coppi al Colle Caprile, imprevista quella di Bartali dal Falzarego al Pordoi. Va aggiunto, per onor di cronaca, che nell'un caso e nell'altro non si è avuta una sfida aperta, dichiarata, testa a testa, fra i due rivali. Sul Caprile, stanco e sfiduciato Coppi, Bartali è scattato per seguire la ruota fuggente di Ortelli e dall'episodio sono scaturiti i 2'41" di distacco tra il verde-oliva e

il bianco-celeste. Sul Falzarego Coppi ha allungato l'andatura a pochi passi dal valico, allorché un incidente di catena aveva fermato Bartali. In entrambi i casi, i

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storia umana e
sportiva di Fausto
Coppi, il campionissimo
del ciclismo (con foto)

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le ragioni segrete
alla base delle
leggendarie imprese di
Fausto Coppi (con foto)

In altra pagina le
imprese sportive di
Fausto Coppi attraverso
interviste e racconti
personali (con foto)

due vincitori hanno saputo bravamente sfruttare le inattese condizioni d'inferiorità dell'avversario diretto. Vittorie schiette e meritate, ma entrambe velate da un vizio d'origine (fuga di Ortelli al Caprile, incidente meccanico al Falzarego).
Lo  scontro  drastico, a  parità  di energie fisiche, non c'è mai stato. Non c'è stata la lotta furente, gomito a gomito, su per la balza del monte fino all'afflosciamento delle forze, fino al momento drammatico in cui una ruota si stacca dall'altra ruota e non sembra che siano le gambe degli scalatori che spingano, ma i denti che tirino e strappino, e la gioia dionisiaca del vincitore vale il dolore crudo dello sconfitto. Per questo bartaliani e coppiani continuano nell'eterna diatriba, gli uni asserendo che il fiorentino è sempre il più forte, gli altri affermando che il tortonese è ormai il dominatore.

CLASSIFICA FINALE DEL 30° GIRO D'ITALIA:  1° Fausto Coppi in 115 ore 55'07"  -  2° Gino Bartali a 1'43"  -  3° Giulio Bresci a 5'54"  -  4° Ezio Cecchi a 15'01"  -  5° Sylver Maes a 15'06"  -  6° Alfredo Martini a 19'20"  -  7° Mario Vicini a 30'46"  -  8° Salvatore Crippa a 31'05"  -  9° Fiorenzo Magni a 34'07"  -  10° Angelo Menon a 35'49"
CLASSIFICA PER SQUADRE:  1a Welter (Bresci, Cecchi, Martini)  -  2a Bianchi (Coppi, Vicini, Leoni)  -  3a Legnano (Bartali, Pasquini, R. Zanazzi) -  4a Viscontea (F. Magni, Corrieri, De Stefanis)  -  5a Lygie (Crippa, Menon, Peverelli)
GRAN PREMIO DELLA MONTAGNA:  1° Gino Bartali con punti 24 - 2° Fausto Coppi (21) - 3° Giulio Bresci (12) - 4° Giovanni Corrieri (7) - 5° Sylver Maes (6) - 6° Martini, Conte e Cecchi (5) - 9° Pagliazzi, Bevilaqua e Leoni (4)
Da "TEMPO SPORT" del 16 giugno 1947 - Sintesi da un articolo. di Bruno Roghi  -  Altre informazioni sul Giro d'Italia 1947
LUGLIO 1947 - A Parigi Coppi diventa Campione del Mondo dell'inseguimento
Strepitoso trionfo del ciclismo italiano a Parigi. L'iride sulle maglie tricolori

LA GAZZETTA DELLO SPORT - Trionfo italiano senza precedenti. Sulla stessa pista del "Parco dei Principi" che vide neppure 10 giorni fa la massima delusione per la strana fine del Giro di Francia, le maglie tricolori d'Italia hanno stravinto nel Campionato del Mondo dell'Inseguimento e sul più alto pennone del più importante stadio di Francia, per ben tre volte, è salita la bandiera italiana.... Quante discussioni, tra ieri e oggi, per questi campionati dell'inseguimento! L'atmosfera si era riscaldata ed innervosita quando si era saputo che Coppi era stato opposto in semifinale a Schulte. I competenti locali si erano addirittura scandalizzati. Affermavano che

LA GAZZETTA DELLO SPORT dell'11 giugno 1947 - Uno dei tanti "duelli" Coppi-Bartali al Giro d'Italia. Gino batte Fausto nella tappa con arrivo a Pieve di Cadore
LA GAZZETTA DELLO SPORT del 31 luglio 1947 - Dopo la vittoria al Giro d'Italia, Fausto Coppi a Parigi diventa Campione Mondiale dell'inseguimento insieme a Leo Benfenati
questa era la finale e vedevano nell'altra semifinale uno sfacciato favoritismo per lo svizzero Koblet. Anche tra gli azzurri l'incontro Coppi-Schulte era stato accolto con nervosismo.

I RISULTATI DELLE PROVE INSEGUIMENTO PROFESSIONISTI (11 giri pari a 5 Km)

PRIMA SEMIFINALE:  1° Bevilacqua (Italia) in 6'24"1/5  -  2° Koblet (Svizzera) a 55 metri;  SECONDA SEMIFINALE:  1° Coppi (Italia) in 6'19"3/5  -  2° Schulte (Olanda) a 160 metri;  FINALE PER IL 3° e 4° POSTO:  1° Koblet (Svizzera) in 6'26"3/5  -  2° Schulte (Olanda) a 95 metri;
FINALE PER IL 1° e 2° POSTO:  1° Fausto Coppi (Italia) in 6'16"1/5  -  2° Bevilacqua (Italia) in 6'22"3/5  -  Nella prova Fausto Coppi ha battuto di 5" esatti il record della pista del Parco dei Principi di Parigi, che apparteneva a Heimar con 6'21"1/5. Tempi sul giro del neo campione del mondo: 1° in 37" - 2° in 33" - 3° in 34" - 4° in 34" - 5° in 33" - 6° in 34" - 7° in 34" - 8° in 35" - 9° in 33" - 10° in 34' - 11° in 35".
CRONACA: Partenza più veloce di Coppi che guadagna una ventina di metri durante il primo giro. L'andatura del campione della Bianchi è formidabile, tanto che alla fine del 3° giro ha già 50 metri di vantaggio. Tuttavia Bevilacqua si difende strenuamente e fino al 6° giro le posizioni non mutano. La folla segue con entusiasmo il duello fra i due campioni e ammira la volitiva andatura di Coppi che impiega 33", 34" ogni giro. A tre giri dalla fine il vantaggio di Coppi è di circa 80 metri e aumenta ancora. Il campione d'Italia ha un finale entusiasmante e vince di circa 100 metri. Coppi è subito attorniato da dirigenti e nostri connazionali, che lo felicitano calorosamente. Si ripete quindi la stessa commovente cerimonia del campionato dilettanti. Coppi riceve la maglia iridata dal presidente Joinard, mentre la musica intona ancora l'inno garibaldino e il nostro tricolore sale sul pennone. L'inno è ripetuto poi per il secondo posto di Bevilacqua e un'altra bandiera tricolore sale sul pennone laterale.
CLASSIFICA FINALE: 1° Fausto Coppi (Italia)  -  2° Bevilacqua (Italia)  -  3° Koblet (Svizzera)  -  4° Schulte (Olanda).

I RISULTATI DELLE PROVE INSEGUIMENTO DILETTANTI (9 giri pari a 4.090 metri)

PRIMA SEMIFINALE:  1° Leo Benfenati (italia) in 5'18"4/5  -  2° Andersen (Danimarca) a 90 metri; SECONDA SEMIFINALE: 1° François (Uruguay) in 5'16"4/5  -  2° Guillemet (Francia) a 90 metri;  FINALE PER IL 3° e 4° POSTO:  Andersen (Danimarca) viene proclamato vincitore su Guillemet  perchè quest'ultimo, dopo 4 giri, simulava un guasto meccanico;
FINALE PER IL 1° e 2° POSTO:  1° Leo Benfenati (Italia) in 5'20"2/5  -  2° François (Uruguay) in 5'27" (a 80 metri)  -  Tempi sul giro del neo campione del mondo: 1° in 36" - 2° in 32" - 3° in 32" - 4° in 34" - 5° in 36" - 6° in 36" - 7° in 36" - 8° in 36" - 9° in 35".
CRONACA:  François parte dal rettilineo d'arrivo, Benfenati dalla linea opposta. L'italiano si avvantaggia lievemente sin dal primo giro e consolida gradatamente il vantaggio che, dopo il terzo giro, è di una ventina di metri. L'uruguaiano, che marcia di forza, si difende strenuamente, ma nulla può contro l'andatura cronometrica e in pari tempo estremamente efficace di Benfenati. Il nostro atleta, dopo 5 giri, ha 60 metri di vantaggio. Ormai la sorte è decisa. Benfenati è campione del mondo.
François crolla di schianto mentre il suo avversario, sorridente e senza neanche forzare, continua a guadagnare terreno fino alla fine.  Applausi calorosi e ovazioni si rinnovano quando Benfenati, accompagnato dal presidente Rodoni, sale sulla tribuna presidenziale ove il sig. Joinard (presidente dell'U.C.I.) lo veste della maglia iridata.
CLASSIFICA FINALE:  1° Leo Benfenati (italia)  - 2° François (Uruguay)  - 3° Andersen (Danimarca)  - 4° Guillemet(Francia)
Leo Benfenati, nato a San Lazzaro di Bologna e tesserato con la società Vilco, aveva 22 anni.
OTTOBRE 1947 - Fausto Coppi tra fango e pioggia vince il 41° Giro di Lombardia
LA GAZZETTA DELLO SPORT del 27 ottobre 1947 - Fausto Coppi vince in solitaria il 41° Giro di Lombardia
Tutti staccati - Coraggiosa difesa di Bartali - Robic cede prima del Ghisallo

La corsa di chiusura, non certo per amore polemico considerata un vero campionato del mondo, non poteva che essere vinta che dal più forte, dal migliore tra i campioni del ciclismo europeo... E' stata durissima, ma nessun incidente grave ha attardato i favoriti e tutto s'è svolto con regolarità, anche se le macchine del seguito sono state tutt'altro che disciplinate... Ha vinto il migliore in campo, ma non basta in questo caso parlare del migliore in campo: si deve dire il migliore fra tutti i ciclisti del mondo, se è vero, come è vero, che erano presenti tutti i più noti, i più forti, i più reputati ciclisti di Francia, Belgio e Italia che in questo sport primeggiano. L'uomo delle più grandi imprese del 1947 ha voluto chiudere la superba e spettacolosa

annata sportiva con la più convincente vittoria e con la conferma delle sue grandi qualità fisiche, sportive e morali che tutti gli riconoscono... Però anche Bartali è degno di Coppi. Il tempo che passa scava una ruga sull'uomo intramontabile che ci diede la vittoria in un Giro di Francia. Ma il cuore della folla batte ancora per Gino. Applaude al fenomeno Coppi, è orgogliosa di lui, capisce tutto il suo valore, ma non dimentica l'anziano che ancora resta in piedi e quasi si ribella alla legge di natura e ancora si batte e ha la forza di superare tutti gli altri, tranne uno... A decine sul Ghisallo correvano dietro a Bartali mentre davanti Coppi dava battaglia con l'autorità del campionissimo. Coppi era il più giovane e il più forte e non aveva bisogno di incoraggiamento. Bartali era il più anziano e il più debole. E la gente gli andava dietro come un pennino attirato dalla calamita. Pochissime le spinte: Bartali stesso le ricusava. Allora la folla dietro in corteo, a gridargli lo stesso la sua speranza. Non c'era più nulla da fare, ma la folla sperava sempre...

Gli stranieri hanno fatto il possibile e l'impossibile per difendersi

Bisogna riconoscere che mai come in questa occasione gli ospiti francesi e belgi si sono battuti così coraggiosamente... Chi si è difeso con bravura è stato l'anziano e ammirevole quale, confermando la bella prova delle "Tre Valli Varesine", ha conquistato all'arrivo un posto onorevolissimo, il quinto... Robic ha deluso. Si lamentava dei dolori alla gamba sinistra. Ma si era già capito in Valbrona che il vincitore del Tour de France era «cotto». Meglio di lui hanno fatto Teisseire, che ha forato a Limonta prima del Ghisallo e il coraggioso Idèe che forò dopo il Ghisallo. Degli altri ospiti buono Schotte e il vecchio Lauck, inferiore all'attesa in salita Lazaridès, il quale però non stava bene, nebbia per tutto il resto. Fra gli italiani all'estero il migliore è stato Camellini...

Da "LA GAZZETTA DELLO SPORT" del 27 ottobre 1947 - Sintesi dagli articoli di E.De Martino e G. Giardini
ORDINE D'ARRIVO: 1°) Fausto Coppi che percorre i 222 Km. in 6 ore e 15', alla media di 35,520 Km/h. - 2°) Gino Bartali (Legnano) e 3°) Italo De Zan (Lygie-Gardiol) entrambi a 5'24" - 4°) Sergio Pagliazzi (Ricci-Clèment) a 7' - 5°) Louis Thiètard (Francia - primo degli stranieri)
Altre informazioni sul 41° Giro di Lombardia
GIUGNO 1949 - Coppi vince il suo 3° Giro d'Italia davanti all'anziano rivale Bartali
LA GAZZETTA SPORTIVA del 13 giugno 1949 - prima pagina dedicata a Fausto Coppi, vincitore per la terza volta del Giro d'Italia
Nel Giro delle meraviglie il corridore toscano è secondo davanti a Cottur, Leoni e Astrua

LA GAZZETTA SPORTIVA del 13 giugno 1949 - Alla Wilier-Triestina il primato di squadra. Coppi vincitore anche del "GP della Montagna" e del "Bracciale Azzurro". Tutti i primati della corsa alla casa Bianchi. La più grande prova del ciclismo italiano su strada ci ha offerto quest'anno emozioni e sensazioni e scenari e entusiasmi di folle che non avevano precedenti nella sua pur gloriosa storia... Vada poi una parola di vivo plauso a Vincenzo Torriani, degno emulo del nostro maestro Cougnet, che ha saputo tenere abilmente in pugno, con fidi collaboratori (primi fra essi Carini e Fanticini), le redini della complessa e difficile organizzazione... Nessun incidente di carattere sportivo o tecnico ha turbato la corsa...". I duelli fra Coppi e Bartali continuavano ad infiammare le folle e gli sportivi, a dispetto dell'età

di Gino (5 anni più anziano di Fausto)... L'ultima tappa, come era nelle previsioni, non ha avuto storia, agonisticamente parlando, ed è stata una passeggiata domenicale tra folle numerose ed acclamanti, in un'atmosfera di festa. Da Torino a Milano ha vinto Corrieri, davanti a Ricci e Coppi...

FAUSTO COPPI, IL SIGNORE DELLE DOLOMITI

Non ce n'era bisogno, comunque la tappa Bassano-Bolzano è venuta proprio per riconfermare che Fausto Coppi, sulle strade dolomitiche, non conosce rivali. Mai forse appellativo dedicato ad un campione calza tanto alla perfezione come quello che chiama Coppi il vero, indisturbato, inattaccabile "signore delle Dolomiti". Mai forse atleta ebbe in una località il suo regno, come lo ha Coppi sulle favolose cime redente dalla Prima Guerra Mondiale. Là, tra i giganti ammantati di neve e velati di nebbia, il grande campione trova davvero ogni anno il suo ambiente naturale, il suo piedistallo di gloria. Le imprese dolomitiche di Fausto superano tutte quelle che il campione del nostro tempo sa cogliere un po' dovunque; sono superbe, spopolano il dizionario degli aggettivi comuni e perfino di quelli rari. Può essere perciò interessante una rassegna delle passate imprese in queste zone e una graduatoria degli atleti che affrontarono con maggior valore la terribile fatica delle tappe del Giro arrivate su queste cime. Si parla dal 1937 (al 1949), perchè solo da quell'anno gli organizzatori ebbero la felice idea di chiamarle in causa.
Prendendo in esame le 21 tappe dolomitiche è facile compilare una graduatoria sia a punti che a tempi (distacchi). In quella a punti, assegnandone 3 al primo, 2 al secondo e 3 al terzo arrivato di ognuna delle tappe, nell'assieme prevale Bartali; Coppi primeggia invece dal 1940 in avanti. In quella per somma di distacchi dal 1937 prevale sempre Coppi.
Le vittorie dal 1937 al 1949 sono così ripartite: Bartali e Coppi 6, Valetti 2, Monabelli, Bizzi, S.Magni, Vicini, Servadei, Ronconi e Rossello 1. Nel periodo dal 1940 al 1949 si registrarono 6 vittorie di Coppi, 3 di Bartali, 1 di Vicini, Servadei, Ronconi e Rossello. Nessuno quindi può togliere a Coppi il titolo di "re delle Dolomiti", che si è conquistato con imprese tali da sbalordire tutti. Bisogna rilevare che i tornanti che salgono a spirale tra le abetaie del favoloso regno alpino sono un terreno sul quale non possono emergere che i grandissimi campioni. Bartali stesso ammette: "Quando Coppi annusa l'aria del Pordoi, non lo si può più tenere, nessuno lo potrebbe più tenere...". Carlin ha proposto di chiamarlo proprio "Re del Pordoi".
Comunque sia non c'è dubbio, Coppi è il... dolomitico numero uno. Ed è probabile che lo rimanga per un pezzo...

Da "TUTTOSPORT" del 10 giugno 1949 - Era il giorno in cui Coppi si aggiudicò miticamente la tappa Cuneo-Pinerolo...
Fausto Coppi fugge sul Pordoi e trionfa nella tappa dolomitica Bassano-Bolzano
LA GAZZETTA DELLO SPORT del 3 giugno 1949 - Al 32° Giro d'Italia, sulle Dolomiti, Fausto Coppi vince per distacco la tappa Bassano-Bolzano. Adolfo Leoni conserva la maglia rosa
Bartali primo sul Rolle. Lo straordinario Leoni conserva la maglia rosa

Quello che tutti gli appassionati ed i tifosi dello sport ciclistico attendevano dalla grande tappa dolomitica si è oggi realizzato sulle cime del Rolle, del Pordoi, di Campolongo e di Gardena. Quale magnifica corsa, quali passaggi insuperabili, quali emozioni e quali entusiasmi!
Fausto Coppi ha trionfato. Ma anche i suoi avversari sono stati degni di questa tappa diabolica che ci ha tenuti tutti in febbre ed ha innalzato il Giro d'Italia all'altezza sognata. E' stato Bartali a dare battaglia, per primo, subito sull'ascesa del Rolle, vincendo così il primo traguardo della montagna. La maglia gialla di Gino, che pareva in splendida giornata, dominava perciò sulla prima

salita. Era come una fiamma che divampasse improvvisamente, gettando all'aria le ceneri che l'avevano sopita. Sul Rolle c'era la tempesta, ma la folla dei tifosi impazziva. Bartali resuscitava in un'aureola leggendaria fra scrosci di grandine e gli evviva tonanti dei suoi innumerevoli sostenitori che non capivano più nulla. Coppi s'era tenuto sulla difensiva, pur dando spesso una salda mano al primo tentativo di fuga cui parteciparono, oltre ai due assi, finalmente all'avanguardia, Astrua, Vittorio Rossello e Pasotti...

IL COPIONE SI RIPETE: GLI AVVERSARI CONSUMANO IL RIFORNIMENTO E COPPI SI INVOLA...
Il previsto attacco di Coppi sulle montagne delle Dolomiti si è scatenato con la furia dell'atleta che voleva a tutti i costi risalire la corrente e conquistare il comando della classifica. L'azione del campione è stata la stessa delle sue grandi giornate ed è iniziata, come in molte altre occasioni, subito dopo il controllo di rifornimento.
Coppi, come due volte nel Giro di Lombardia, se n'è andato cogliendo gli avversari di sorpresa mentre consumavano il rifornimento e, da quel momento, fu virtualmente padrone del campo poiché lasciò prima Leoni, poi Pasotti; a tre chilometri dalla vetta del Pordoi egli era già solo per incominciare da quel punto il suo magnifico volo verso la vittoria.
Ha vinto come sa vincere lui nei giorni di grande valore, con un'impressionante continuità d'azione e forse senza un forzato arresto nella fase finale a causa di una foratura (perse esattamente 25") avrebbe anche conquistato la maglia rosa. Una grande, una superba impresa che si aggiunge alle molte recenti e passate del grandissimo campione della Bianchi.
Ma il suo rivale diretto, Gino Bartali, è stato in tutto pari alla sua fama di granitico atleta, vinto ma mai domo. Tradito da una foratura proprio nel momento in cui Coppi si involava all'attacco del Pordoi, Gino non mollò mai, ne si scoraggiò all'annuncio che il rivale guadagnava terreno. Anche oggi Bartali ha confermato le sue grandi doti morali, la sua tenacia, la sua resistenza allo sforzo fisico. Ha ben meritato insomma gli applausi che lo accoglievano lungo tutto il percorso.
Nella lotta tra i due giganti favoriti del Giro si è inserito oggi Adolfo Leoni, il più grande Leoni che si sia mai visto, un atleta ammirevole e cocciuto, sorretto da una volontà indomita e da una classe di prim'ordine. Leoni è stato il protagonista numero tre della tremenda tappa dolomitica Bassano-Bolzano ed ha dimostrato di valere tutti i grandi campioni per coraggio, intelligenza tattica, continuità d'azione. Queste doti gli hanno permesso di non mollare quando il distacco da Coppi era tale che lo stesso avrebbe potuto superarlo in classifica generale: non si è arreso e questa sera ha ancora l'onore e l'orgoglio di indossare la maglia rosa, il più bel premio alla sua grande corsa, il più meritato premio alla sua grande fatica...
Da LA GAZZETTA DELLO SPORT del 3 giugno 1949 - Sintesi e adattamento dagli articoli di Emilio De Martino e Guidi Giardini
ORDINE D'ARRIVO DELLA TAPPA BASSANO-BOLZANO: 1°) Fausto Coppi - 2°) Adolfo Leoni - 3°) Gino Bartali - 4°) Giancarlo Astrua - 5°) Vittorio Rossello - 6°) Giordano Cottur - 7°) Andrea Carrea - 8°) Alfredo Martini - 9°) L. Jomaux - 10°) Nedo Logli
CLASSIFICA GENERALE: 1°) Adolfo Leoni che precedeva Fausto Coppi di 28" - 3°) Gino Bartali a 10'11" - 4°) Giordano Cottur a 13'47" 5°) Giancarlo Astrua a 14'39
LUGLIO 1949 - Coppi primo al Tour de France seguito dall'intramontabile Bartali
Nuova affermazione mondiale del ciclismo italiano. Bartali non smette di stupire

LA GAZZETTA SPORTIVA del 25 luglio 1949 - Vittoria completa della squadra tricolore unica arrivata compatta a Parigi e primato italiano della montagna. Magni 6° in classifica generale. L'intramontabile Bartali degno emulo del vincitore che nello stesso anno ha vinto anche il Giro d'Italia... Fausto Coppi è giunto a Parigi in sorprendenti condizioni di freschezza... Non appena Fausto ha indossato la maglia gialla, il suo morale è balzato alle stelle ed è uscito fuori da dominatore. Se non ci fosse stato Coppi, Gino Bartali altro meraviglioso nostro atleta, che nel suo speciale campo può essere pure considerato come un'eccezione, avrebbe vinto il suo

TUTTOSPORT del 25 luglio 1949 - Trionfo italiano al Tour de France: 1° Fausto Coppi, 2° Gino Bartali

terzo Giro di Francia. E pensare che Bartali aveva già deciso di rinunciare alla corsa perché amareggiato e deluso dal non avere ancora trovato un soddisfacente accordo tecnico ed economico...

LA GAZZETTA SPORTIVA del 25 luglio 1949 - Prima pagina dedicata a Fausto Coppi vincitore del Tour de France davanti all'eterno Gino Bartali

TOUR 1949: TRIONFO IN TRICOLORE - Il trionfo del ciclismo italiano si è dunque compiuto. E si è compiuto in una cordiale atmosfera di sportività. Ha vinto anche lo sport. Primo Coppi, secondo Bartali: ecco l'eloquente primo risultato del XXXVI° Giro di Francia. Lo stesso risultato del Giro d'Italia: Coppi in testa davanti a Bartali. Questa identità mai verificatasi nella storia delle due più importanti corse a tappe del mondo, identità che i tecnici non ritenevano possibile, sta ad indicare meglio di ogni altra considerazione la portata della nostra grande affermazione.
Fausto Coppi è il supercampione che è riuscito nello stesso anno a vincere Giro d'Italia e Tour de France. Anche questo non era mai avvenuto. Ciò dimostra l'eccelsa classe di un atleta completo, che forse supera ogni altro precedente campione del ciclismo mondiale. A Coppi manca soltanto di vincere il Campionato del Mondo su strada. Se lo vincerà, come

pensiamo che un anno o l'altro possa accadere, allora potremo togliere il forse e proclamare Fausto il più grande ciclista di tutti i tempi.

UN FENOMENALE PRIMATO

Parecchi anni prima del Tour  1949, "La Gazzetta dello Sport" e "L'Auto", per iniziativa degli scomparsi Desgrange e Colombo, di Godet e del Conte Alberto Bonacossa, annunziarono di aver deliberato un vistoso premio da assegnare a quel campione del ciclismo che nello stesso anno avesse vinto Giro e Tour. La notizia fece sorridere gli esperti, i quali dichiararono apertamente che mai sarebbe apparso alla luce del sole un fenomeno di tali straordinarie qualità fisiche e morali. Gli anni passarono e il bando del premio finì nel dimenticatoio.

Ma oggi, a distanza di tanto tempo, gli sportivi di tutto il mondo sono davanti a quello strano fenomeno, sono di fronte all'impresa da tutti ritenuta impossibile, realizzata da Fausto Coppi. Il grandissimo nostro campione ha vinto infatti, nello stesso anno, le due maggiori corse a tappe d'Europa con superiorità tanto evidente da rendere persino inutile il tentativo di cercare i suoi avversari fra i battuti...
Coppi è andato oltre le  frontiere della scienza medica, dimostrando che non vi è nulla di assoluto e nulla di impossibile per i fenomeni dello sport...

Coppi, Bartali e ... gli altri
al Tour de France.
Le avventure transalpine
dei nostri ciclisti e storia
della "Grande Boucle"

Perché oggi, a chiusura di questo Giro di Francia, bisogna avere la franchezza di dire che Fausto Coppi è il più grande, il più fenomenale campione ciclista che mai sia esistito. Se ancora esistevano dubbi in proposito, il Tour del 1949 ha chiuso ogni discussione... Coppi compendia tutta la gamma delle specialità ciclistiche, è il più completo, il migliore fra tutti i campioni del pedale... Vince le corse in linea più difficili, quelle a cronometro, quelle con le più aspre salite, non ha avversari nelle prove ad inseguimento e riesce a migliorare i più prestigiosi e difficili record della pista.

CLASSIFICA FINALE DEL 36° TOUR DE FRANCE:  1° Fausto Coppi (Italia) in 149 ore 40'49" - 2° Gino Bartali (Italia) a 10'55" - 3° Jacques Marinelli (Ile de France) a 25'13" - 4° Jean Robic (Nord-Ovest) a 34'28" - 5° Marcel Dupont (Aquilotti Belgio) a 38'59" - 6° Fiorenzo Magni (Italia) a 42'10" - 7° Stan Ockers (Belgio) a 44'35" - 8° Jean Goldschmidt (Lussemburgo) a 47'24" - 9° Apo Lazaridès (Francia) a 52'28" - 10° Pierre Cogan (Nord-Ovest) a 1 ora 8'55"... 12° Gino Sciardis (Italia) a 1 ora 22'01"... 17° Serafino Biagioni (Italia) a 1 ora 38'47"... 24° Bruno Pasquini (Italia)

GRAN PREMIO DELLA MONTAGNA:  1° Fausto Coppi con 81 punti - 2° Gino Bartali (71) - 3° Jean Robic (63) - 4° Apo Lazaridès (48) - 5° Lucien Lazaridès (29) - 6° Ockers (23) - 7° Tacca (16) - 8° Geminiani (15) - 9° Marinelli (14) - 10° Cogan (13)
CLASSIFICA PER SQUADRE:  1a Italia (Coppi, Bartali, Sciardis) - 2a Nord-Ovest (Robic, Cogan, Goasmat) - 3a Lussemburgo (Goldschmidt, Kirchen, Diederich) - 4a Francia (A.Lazaridès, Teisseire, Chapatte) - 5a Ile de France (Marinelli, Tacca, Brulé) - 6a Belgio (Ockers, Lambrecht, Van Steenbergen) - 7a Aquilotti del Belgio (Dupont, Demulder, Geus) - 8a Sud-Est (Lauredi, Brambilla, Martin) - 9a Centro Sud-Ovest ...
LA MEDIA GENERALE:  Fausto Coppi ha percorso i 4.808 Km complessivi del Tour in 140 ore 49'59"(tempo effettivo), alla media oraria di 30,560 Km. La maglia gialla è stata sulle spalle italiane per 2.586 chilometri.
FESTEGGIAMENTI E RIENTRO IN ITALIA:  I corridori italiani sono stati festeggiati al "Parisien Liberé", durante una breve e cordiale cerimonia voluta dal presidente del cda Verrieres, il quale ha avuto per Binda e i nostri atleti parole di compiacimento. Al termine, la comitiva italiana si è parzialmente frazionata: Coppi, Bartali e Milano sono partiti in serata con l'"Orient Express" in direzione Milano; Biagioni e Corrieri hanno fatto rotta verso il Belgio per partecipare ad una riunione su pista a Bruxelles; Binda e Mori col resto degli atleti sono rientrati in Italia il giorno dopo. Martedì sera riunione su pista al Vigorelli di Milano, dove saranno applauditi dagli sportivi milanesi per la grande vittoria ottenuta in terra di Francia. In questa prima uscita nella città lombarda, dove era stata accuratamente e lungamente preparata e studiata la spedizione al Tour, saranno presenti: Coppi, Bartali, Magni, Sciardis, Pasquini, Rossello, Ausenda, Ricci, Milano, Pezzi, Brignole, De Santi, Pedroni e Martini.
IL COMMENTO FINALE DI GIANNI BRERA:  "...La folla grida il nome di Binda, campione del mondo a suo tempo ed ora insuperabile direttore tecnico. Così Alfredo riprova un'emozione impensata. Rimonta in bicicletta e con un braccio al collo di Coppi precede la sfilata della nostra imbattibile squadra. Ancora applausi. Ancora e sempre acclamazioni. Il gran cuore di Parigi ha decretato il trionfo agli italiani, vittoriosi su tutta la linea. Questa giornata rimarrà indimenticabile nel cuore dei nostri e di tutti gli sportivi sinceri, siano essi italiani o francesi non importa: perchè lo sport li ha da tempo ravvicinati, lo sport li terrà uniti per sempre ."
Fonte: "LA GAZZETTA SPORTIVA" - articoli di Emilio De Martino, Guido Giardini e Gianni Brera
GIUGNO 1952 - Coppi vince il suo quarto Giro d'Italia battendo Magni e Kubler
LA GAZZETTA DELLO SPORT del 30 maggio 1952 - Si rivede il grande Coppi sulle montagne dolomitiche del 35° Giro d'Italia
Il trionfo del campionissimo nasce sulle montagne dolomitiche

LA GAZZETTA DELLO SPORT del 30 maggio 1952 - (11a tappa da Venezia a Bolzano)L'attesa grande giornata del Giro è venuta in tutta la sua maestosità panoramica, in tutta la sua sovrumana espressione atletica, in tutto il suo abbagliante riflesso sulla situazione generale. E Coppi non ha vinto ma stravinto, non ha battuto ma sbaragliato tutti gli avversari, i più tenaci e volenterosi dei quali sono stati gli altri due nostri maggiori esponenti, altri due campioni cari alle folle, Bartali e Magni, giunti insieme al traguardo nella scia del vincitore. Parecchie volte dal 1951, che non fu un'annata propizia al nostro superasso, s'era parlato del ritorno del grande, del vero Coppi; tutte le volte in cui il trionfatore d'oggi o dominava il campo - come nella tappa dei Pirenei -

o terminava vittorioso - come nella Perugia-Terni e nella Cortina-Bolzano del Giro d'Italia o nella tappa di Briançon del Tour o più ancora nel Gran Premio Vanini.
Ma tanto le sue affermazioni nel Giro quanto quelle del Tour parevano non convinceredel tutto della rinnovata efficienza dell'atleta o erano attenuate da riserve che le sminuivano e che non ci permettevano di spingere il nostro ottimismo fino alla sicurezza di avere recuperato l'irresistibile dominatore di tutti i campioni del mondo.

Oggi Coppi è tornato a vincere a Bolzano con tanta sicurezza, con tanta padronanza che, uscendo dalla normale prudenza, si può dire di aver rivisto il Coppi del 1947 e 1949, di averlo veduto vincere alla sua famosa maniera, di aver veduto avversari che in questi ultimi tempi avevano potuto qualche volta batterlo per non dire umiliarlo, piegarsi come schiantati dalla sua strapotenza, inchinarsi di fronte al grande signore della montagna, tanto che il Giro, più che illuminato da questa sua impresa, ne rimane abbagliato... Questa Venezia-Bolzano doveva chiarire la situazione e comincia a farci capire chi sarà il probabile vincitore del Giro. Il più forte è senza dubbio Coppi e la maglia rosa sta molto bene sulle sue spalle... GINO BARTALI - E' stato ancora una volta il più fiero rivale di Coppi in salita. Battuto sul Falzarego, ha cercato di rinvenire con la sua ostinata tenacia. E' stato ancora migliore degli altri sui duri passi dolomitici. Non ha avuto mai un tentennamento e come si sono svolti gli avvenimenti, Bartali ha

GIRO D'ITALIA 1952 - Un momento della tappa Napoli-Roccaraso. Sulla salita appenninica Coppi precede Bartali, Kubler e Astrua, che arriverà primo al traguardo con 54" di vantaggio sul tortonese
GIRO D'ITALIA 1952 - Dal balcone di una casa, con uno striscione, tifosi piemontesi esortano Fausto Coppi a portare la maglia rosa fino a Parigi

Fausto Coppi a Roccaraso e i suoi tifosi del Piemonte

confermato tutto ciò che si sapeva di  lui ma non ha potuto opporsi (come era avvenuto in altre occasioni) all'irresistibile avversario. Giù il cappello davanti a questo formidabile campione che a 38 anni è ancora in grado di battere  con  disinvoltura  e  sicurezza  tanti  avversari italiani  e stranieri, che una volta di più è esempio di fierezza, orgoglio e di incrollabile volontà. E' stato persino commovente nella sua disperata quanto vana rincorsa ed era ben giustificato l'entusiasmo delle folle sul percorso e all'arrivo per questo campione che passerà alla storia dello sport per la sua fenomenale durata.

Il Giro d'Italia del 1952, come i giornalisti avevano previsto all'arrivo della tappa Venezia-Bolzano, venne poi vinto da Coppi con 9'18" di vantaggio sul secondo arrivato Fiorenzo Magni e 9'24" sul terzo, lo svizzero Kubler. Gino Bartali arrivò quinto a 10'33". Fausto Coppi, con quella prestazione esemplare, dimostrò a tutti di avere pienamente recuperato le forze dopo gli infortuni e il dolore per la scomparsa del fratello Serse, avvenuti nel 1951.
COPPI VINCE IN 280 KM UNA CORSA LUNGA 4.000, IMPONENDO A TUTTI LA SUA VOLONTA'

La frase più significativa a commento finale del 35° Giro d'Italia è stata pronunciata dal «vecchiaccio» (Bartali ndr.) nella penultima tappa. A chi lo incitava a tentare di risalire in classifica generale sul Gran San Bernardo e sul Sempione disse candidamente: "Ma dove volete che vada. Il Giro è finito da un pezzo; era finito a Bolzano". Il più esperto campione di corse a tappe, l'uomo che ha disputato e finito con questo dodici Giri d'Italia (primato assoluto), che ha vinto tre Giri d'Italia, due di Francia e due di Svizzera sapeva bene quel che diceva... Bartali, con una franchezza insolita e del resto comprensibile, ha fatto sapere che per lui le montagne delle Alpi Occidentali non avrebbero potuto far mutare qualcosa nella classifica. Niente da fare contro Coppi, niente da fare contro il dominatore assoluto del campo, il regista, il concertatore, il padrone della corsa.
Un ultimo e vano tentativo di Bartali e Kubler al Sempione fallì miseramente con l'umiliazione dei due attaccanti. In soli 200 metri Coppi raggiunse Bartali e Kubler, li guardò in faccia, dette ancora tre pedalate e guadagnò una decina di metri,

poi si rivoltò e li attese. Era la riprova di una superiorità così accentuata da far rassegnare tutti...
E' stato un Giro tanto dominato da Coppi da far rimanere sbalorditi, tanto da riportare alla memoria oggi i Giri vinti con netto vantaggio da Calzolari, da Girardengo, da Belloni, da Brunero, da Binda, da Valetti e dallo stesso Coppi nel 1949. Non è il vantaggio sul secondo che fa impressione, ma il modo col quale Coppi ha messo a sedere tutti gli avversari. Nell'ora del suo nuovo e più significativo trionfo ci passano davanti tutti i momenti più significativi della sua corsa.
Ha vinto il 35° Giro d'Italia in soli 280 chilometri: nei 35 in salita della cronometro da Roma a Rocca di Papa, nei 100 dalla vetta del Falzarego a Bolzano, nei 65 della corsa a cronometro del Lario, ai quali si sono aggiunti (per una vicenda fortuita) gli 80 chilometri da Rovigo a Venezia, in quella tappa che, per un incidente toccato ad Astrua, gli dette la maglia rosa.

LO SPORT ILLUSTRATO del giugno 1952 - Fausto Coppi, vincitore del 35° Giro d'Italia viene definito "L'ipnotizzatore"

Gli sono bastate quattro giornate e poche ore di vera corsa per distendere tutti gli avversari e fare sua una gara lunga 4.000 chilometri...
Magni, Kubler, Bartali, Ockers, Koblet, Geminiani sono usciti dal Giro senza nemmeno una vittoria di tappa. Il solo francese in campo, Geminiani, ha avuto almeno la soddisfazione di vincere il Premio della Montagna, per gentile... concessione di Coppi. «Fausto» ha vinto il suo quarto Giro d'Italia, a distanza di dodici anni dal primo, portandosi al secondo posto nel libro d'oro della nostra grande corsa, superato nel record soltanto da Binda che ne ha vinti cinque. Ha superato anche Bartali, altro fenomeno del nostro ciclismo che ne ha vinti tre (tra il primo ed il terzo dieci anni di intervallo), ma quello che più conta superando se stesso, battendo tutti gli avversari più forti d'Europa, battendo i critici che, pur non avendolo dimenticato o abbandonato non credevano di rivederlo grande, anzi grandissimo come nel 1947 e nel 1949.
Si temeva che le sue disavventure, le crudeli mazzate della più nera sorte che si era accanita su di lui nel 1950 e nel 1951, gli avessero tolto la volontà, il coraggio, la decisione di un tempo, lo avessero fisicamente minato lasciando in lui soltanto la grande, immensa classe. Invece constatiamo tutti, con commozione e letizia, che abbiamo ritrovato il grande Coppi e che il nostro ciclismo ha ritrovato il suo più forte rappresentante. Nel cuore degli sportivi si riaccende la speranza di altri successi all'estero, con un campione che tutto il mondo ci ha invidiato, ci invidia e ci invidierà sempre perché atleti come Fausto Coppi restano nella storia dello sport come simboli luminosi dell'eccellenza di un popolo...

Adattamento da un articolo di Guido Giardini
GIUGNO 1953 - Coppi si aggiudica il 36° Giro d'Italia, l'ultimo della sua luminosa carriera
LO SPORT ILLUSTRATO del 4 giugno 1953 - Un supplemento al n.23 celebra Fausto Coppi vincitore del 36° Giro d'Italia, l'ultimo conquistato nella sua luminosa carriera
Eguagliato il record di giri vinti (cinque) che apparteneva a Alfredo Binda

Fiumi d'inchiostro sono stati versati dopo la conclusione del 36° Giro d'Italia e soprattutto sul titanico duello Coppi-Koblet. Dopo la tappa di Bolzano, le possibilità per Coppi di vincere erano abbastanza limitate e si poteva sperare solo su qualche influenza positiva degli astri... Bisogna dire che il Giro d'Italia 1953 non è stato nello svolgimento sportivamente interessante come previsto, ma si è ristretto al solo episodio della contenuta guerra tra l'italiano e lo svizzero. E dei due non è pur detto che la vittoria sia stata del migliore, ma piuttosto del più tattico e del più forte solo in quelle tappe che comprendono i più aspri dislivelli esistenti fra tutte le competizioni ciclistiche mondiali.
Koblet, pur essendo al momento più completo di Coppi, è stato vittima dei suoi errori di strategia che doveva essere quella di attaccare a fondo gli avversari, sin dalle prime battute e anche nelle tappe pianeggianti come aveva già fatto nel 1950.

Invece Koblet si è impegnato a fondo solo nelle due prove a cronometro, nella Auronzo-Bolzano e in altri effimeri attacchi, come nel finale della Vicenza-Auronzo.
E' possibile fornire una spiegazione del perché sia incorso in questo errato piano di battaglia? Prima di tutto sperava di battere Coppi e gli altri nelle discese come appunto gli era riuscito di fare nel Giro della Svizzera Romanda. Sistema questo pericoloso, ma meno faticoso, specie per un corridore che non si sente più potente come in un passato recente.  Poi si può pensare che egli non abbia voluto intorbidire le quiete acque della prima parte del Giro, la più facile, non disponendo che di una squadra dimezzata dopo il deplorevole abbandono di Kubler & soci e avendo di fronte lo squadrone biancoceleste ed altri in piena efficienza.
Così era stato vittima della tattica preferita da Coppi è il Giro aveva languito per una quindicina di tappe, ravvivato solo da episodi originati da figure

GIRO D'ITALIA 1953 - Passerella al Vigorelli di Milano per il vincitore Coppi. Il campionissimo ha appuntata sulla maglia rosa la croce di Cavaliere Ufficiale della Repubblica

comprimarie. Con questo suo comportamento Hugo si era prestato ad attendere, ad armi pari, l'incontro con Fausto sulle montagne dove, si sa, i gregari spariscono alle prime scaramucce. Al termine della tappa di Bolzano il buon Koblet non era per niente preoccupato anzi ostentava una grande sicurezza, forte anche delle dichiarazioni di Coppi fatte alla radio dove egli dava per perduta ogni speranza di vincere il Giro e di raggiungere il record di Alfredo Binda fissato a 5 successi. Invece, come si sa, la notte porta consiglio e non solo... Infatti, a fine giornata, oltre al conforto degli amici a Coppi arrivò inaspettatamente la notizia che gli era stata concessa la croce di Cavaliere Ufficiale della Repubblica.
L'indomani, sulle rampe dello Stelvio, galvanizzato dal riconoscimento, Fausto spiava attentamente le mosse della maglia rosa e, quando Koblet denunciò di non trovarsi perfettamente a suo agio su uno scatto di De Filippis, intuì che era il momento di contrattaccare a sua volta...e il Giro fu suo.
Solo allora il campione zurighese si rese conto di quanto i suoi due minuti di vantaggio fossero troppo pochi per battere un Coppi che, anche se menomato e logorato dal tempo, si era trovato perfettamente a suo agio sulle montagne...

Adattamento da "Il CALCIO E IL CICLISMO ILLUSTRATO" - Giugno 1953 - Articolo di Lauro Bordin
LA SCIABOLATA FINALE DI FAUSTO IL TEMPOREGGIATORE

Il 36° Giro d'Italia è stato il fatto di poche cifre e di due uomini: Coppi e Koblet... La maglia rosa è una fraschetta alla quale piace civettare. Lungo il viaggio del Giro ha civettato a turno con Van Est, De Santi, Fornara e Corrieri; poi ha avuto una relazione durevole con Koblet. Pareva che i due dovessero passare a nozze. Ma una cosa è una relazione sentimentale, un'altra cosa è il matrimonio. Allorché si è trattato di scegliere per marito l'uomo più goliardo della carovana zingaresca, la maglia rosa non ha esitato nel trovare la sua sistemazione tra le braccia e sulle spalle di Coppi. Non c'è da dubitare che ad un Coppi una maglia così, tutta di rosa vestita, andasse a pennello. Questo è avvenuto a Bormio. Alla cerimonia nuziale celebrata davanti ad Ambrosini, ufficiale civile del Giro, Koblet non si è presentato: la maglia rosa l'aveva abbandonato e non si poteva pretendere ch'egli assistesse al matrimonio con un altro. Coppi, assente il corrucciato Koblet, ha avuto per padrini Fornara e Bartali. Erano stati i compari ed avversari a lui più vicini nell'ultima fase della grande avventura alpestre. Erano i più degni e i meglio qualificati per apporre le loro firme in calce all'atto di nozze tra Fausto e la maglia rosa. Pordoi, Sella, Stelvio: sono i vertici del triangolo che ha dato al girovagante itinerario del Giro la sua risoluzione e la sua sintesi geometrica. In sostanza la vittoria di Coppi ha un suo disegno tracciato con la squadra del geometra. Non c'è una linea fuori posto...
L'episodio memorabile che ha dato la vittoria a Coppi è la scena centrale del dramma sportivo del Giro d'Italia. Su uno Stelvio deciso, definitivo e totale Coppi ha vinto due volte: in attacco e in difesa. Ha vinto in attacco per avere sconfitto in salita Koblet fino al limite di rottura dello schianto. Ha vinto in difesa per avere fronteggiato il temuto e temibile inseguimento del rivale nel breve e vertiginoso tuffo in fondo valle. Coppi ha guadagnato più del previsto in salita (4' 27") e ha perduto meno del previsto in discesa (1'10"), sempre rispetto al suo antagonista. Vittoria di assoluta precisione e di spaccata giustizia agonistica. Questo è stato, nei suoi lineamenti essenziali, il grafico di un 36° Giro d'Italia che - partito svelto da Milano e impoltronitosi per via a cagione di quell'attendismo degli assi che è il male congenito e inestirpabile delle corse a tappe - si è inalberato nel finale così da toccare le vette purissime dello sport...
Un Giro non è un Giro se non diploma e incorona il suo campione in montagna. E' in montagna che l'asso modella la statua della vittoria e nello stesso tempo crea la leggenda del ciclismo, che è la leggenda dello scalatore alato. Perciò l'asso risparmia in pianura tutto quanto gli servirà per essere prodigalmente speso in montagna. E' fatale che questo avvenga, è correlativamente fatale che le corse a tappe sbadiglino fino al momento in cui si avvicina, in groppa ai dinosauri mostruosi delle montagne, il traguardo finale d'arrivo...

Adattamento da un art. di Bruno Roghi
Agosto 1953 - A Lugano Fausto Coppi diventa Campione del Mondo di ciclismo su strada
TROFEO BARACCHI 1953 - Una bella immagine a colori che ritrae un passaggio della coppia iridata. Il promettente Filippi sta tirando davanti a Coppi
DOPO LUGANO - TROFEO BARACCHI 1953 - IN MAGLIA IRIDATA IL RE SI DIVERTE

Gioiosamente pedalava il grande re, sulla bellissima strada, tra gli stupendi paesaggi del bergamasco e della Brianza, nel rosso sole dell'autunno. Pareva che prima ancora della vittoria, degli applausi, del trionfo, Fausto ricercasse in se stesso il profondo godimento della sua perfezione atletica, della meravigliosa freschezza dei suoi muscoli. Più che della folla in delirio al suo passaggio, Coppi si inebriava di se stesso: era felice del suo corpo, dei suoi nervi vivi, del suo cuore miracoloso, dei suoi possenti polmoni. In uno stato di felicità, egli si esaltava dell'armonia dei suoi movimenti, della facilità della sua azione, della sua potenza. Un gioco bellissimo gli sembrava di compiere. Egli giocava a provarsi sul massimo sforzo, ottenendo il massimo rendimento; e sorrideva a se

stesso con candido compiacimento, con l'ingenuità commovente dei grandissimi campioni nei momenti delle più grandi imprese. Aggiungeva piacere, al divertimento del re, la compagnia di Filippi. Sua Maestà provava gusto a misurarne la forza e la resistenza, a controllarne il respiro sul ritmo dei cinquanta all'ora, a registrarne la prontezza e la potenza nei cambi e nelle tirate. Ed era felice di constatare che il giovane compagno gli resisteva con facilità, con stile, addirittura con esuberanza. Era felice di sentire agire, anche in lui, un perfetto meccanismo atletico. Perciò anche lui mostrava alla folla un viso lieto e raggiante di gioia... All'ingresso del Vigorelli, la coppia Landi-Bevilacqua, partita da Bergamo sedici minuti prima, viene raggiunta e superata. I primi e gli ultimi girano uniti, saldati assieme. La folla applaude al miracolo...

Da "SPORT ILLUSTRATO" del 12 novembre 1953 - Sintesi da un art. di Ulisse Corno
La coppia iridata Coppi-Filippi vinse il "Trofeo Baracchi" del 1953 polverizzando tutti i record della corsa a coppie. I due portarono a termine il percorso di 108 chilometri alla media stratosferica di 45,713 Km/h.
Magni e Minardi, nel 1951 e con lo stesso chilometraggio, avevano vinto ad una media di 41,182 Km/h. Nel 1952 invece, su una distanza di 125 chilometri, il successo era andato alla coppia Astrua-Defilippis che corsero ad una media di 41,112 Km/h.
Titolo paragrafo - Le più importanti vittorie di Fausto Coppi  Le più importanti vittorie di Fausto Coppi

Angelo Fausto Coppi nacque a Castellania (Alessandria) il 15 settembre del 1919. La sua altezza era 1,77, il peso forma 74 Kg. (nel periodo invernale saliva a 78 Kg.). Dopo alcune corse fra i dilettanti nel 1938, nel '39 diventò indipendente. Raggiunse i primi successi dopo alcune prove incolori, grazie alle sue spettacolose doti di scalatore-passista. Di seguito si elencano le sue maggiori affermazioni.

Nelle competizioni su strada ha vinto: 2 Giri di Francia (1949 e 1952), 5 Giri d'Italia (1940 - 1947 - 1949 - 1952 e 1953), 4 Campionati italiani (1942 - 1947 - 1948 e 1955), 3 Milano-Sanremo ( 1946 - 1948 e 1949), 5 Giri di Lombardia (1946 - 1947 - 1948 - 1949 e 1954), 3 Giri dell'Emilia (1941 - 1947 e 1948), 1 Giro della Toscana nel 1941, 3 Tre Valli Varesine (1941 - 1948 e 1955), 3 Giri del Veneto (1941 - 1947 e 1949), 3 Giri di Romagna (1946 - 1947 e 1949), 2 Giri della Campania (1954 e 1955), 1 Parigi-Roubaix nel 1950, 1 Freccia Vallone nel 1950, 1 Gran Premio del Mediterraneo nel 1952.
La sua ultima vittoria in una corsa in linea è il Giro dell'Appennino del 1955.
Tra i suoi successi su strada vanno ricordate anche 22 vittorie di tappa al Giro d'Italia e 9 vittorie di tappa al Tour de France.

Ritratto giovanile di Fausto Coppi
Fausto Coppi

Le prove su strada a cronometro lo hanno salutato vincitore 2 volte al GP delle Nazioni (1946 e 1947) , 2 volte nel GP Vanini (1951 e 1952), 4 volte nel Trofeo Baracchi (1953 - 1954 - 1955 e 1957 in coppia con Baldini e fu il suo ultimo trionfo in assoluto).  Da ricordare che il Trofeo Baracchi del 1959, in coppia con Bobet e concluso con un

onorevole piazzamento, fu la sua ultima gara disputa.
Nelle prove su pista, a fare corona al primato mondiale dell'ora senza allenatori (che fu suo dal 1942 al 1956 - Km. percorsi 45,798), ha aggiunto due Campionati del mondo dell'inseguimento (1947 e 1949), 5 Campionati italiani dell'inseguimento (1940 - 1941 - 1942 - 1947 e 1948). A tutto il 1953 aveva disputato 88 incontri ad inseguimento vincendone 60, dei quali 28 prima del limite di gara stabilito.

E' stato il primo corridore al mondo che abbia vinto due volte il Giro e il Tour nel medesimo anno.
Nella sua più fortunata stagione (1949), si permise di vincere tutte queste gare: Milano-Sanremo, Giro della Romagna, Giro del Veneto, Giro di Lombardia (tutte per distacco), Giro d'Italia, Tour de France, Campionato Italiano su strada in 5 prove, GP della montagna nel Giro e nel Tour, Campionato mondiale dell'inseguimento. Nel 1949 ha conquistato anche la Challenge Desgrange-Colombo; nel 1947 e 1952 il Trofeo Gentil, nel 1947 e 1949 il Premio dell'atleta.

Fonte: "LA GAZZETTA DELLO SPORT" e altra stampa specializzata
Gennaio 1960 - Il cuore più forte del mondo si ferma. Coppi muore a Tortona
CORRIERE D'INFORMAZIONE (edizione pomeriggio 2/3 gennaio 1960) - Prima pagina dedicata alla scomparsa di Fausto Coppi avvenuta all'ospedale di Tortona
Il campionissimo stroncato da un'infezione misteriosa contratta in Africa

CORRIERE D'INFORMAZIONE del 2/3 gennaio 1960 - La madre e la moglie Bruna al capezzale. La figlia Marina colpita da una crisi. Giulia Occhini, la compagna, sviene all'ospedale di Tortona. Il trapasso alle ore 8,45. Il campionissimo è stato stroncato da un'infezione misteriosa contratta in Africa durante una battuta di caccia. Anche Raffaele Geminiani colpito dalla misteriosa malattia (si saprà in seguito che era la malaria). A Firenze, Gino Bartali, raggiunto ed informato dall'Ansa della scomparsa di Fausto, rilascia questa dichiarazione:"Non so proprio cosa dire, come esprimermi, mi sento un groppo alla gola indicibile, non so rendermi ragione di come possa essere accaduta una cosa del genere, così

Storia umana e sportiva di Fausto Coppi, il più bravo e il più sfortunato

fulmineamente. Stamane ancora ero profondamente fiducioso che il fisico di Fausto avrebbe resistito agli attacchi del male, avrebbe reagito e superato la crisi..."

Alcune definizioni di Fausto Coppi apparse sui giornali sportivi per decantare le sue imprese: "Il cuore più forte del mondo"
"Il rullo compressore" -  "Il re dei re" -  "Il ciclista volante"  -  "Il campionissimo del ciclismo"  -  "Il direttissimo"

GLI ULTIMI GIORNI DEL CAMPIONE da ILSECOLO XIX del 3 gennaio 1960

La notizia della malattia di Coppi, seguita da quella della sua morte, ha fatto rapidamente il giro della città e già dalle prime ore di ieri mattina il nome del campionissimo era sulla bocca di tutti. Coppi non era infatti noto solo per i suoi successi sportivi ma anche perché, per molti anni dopo il matrimonio, aveva vissuto a Sestri Ponente dove conta ancora numerosissimi amici... Un giovane studente genovese della facoltà di economia e commercio ha seguito Coppi nella recente trasferta africana e ha potuto fornire preziosa testimonianza dei fatti.
Adriano Laiolo, così si chiama, ha partecipato con lui alla battuta di caccia grossa nella riserva sudanese di Porga... Il racconto di Laiolo presenta un più grande motivo di interesse: il giovane ha infatti contratto in Africa la stessa malattia da virus che ha stroncato la vita del campionissimo. Soltanto da due giorni ha potuto lasciare il letto dopo essere stato sottoposto ad una energica e per fortuna tempestiva cura di antibiotici. A salvargli la vita è stata una giovane dottoressa, Gina Gorgonio, che interpellata dalla famiglia Laiolo si era subito insospettita avendo saputo che il paziente era reduce da alcuni giorni dall'Africa. I sintomi che presentava, febbre alta senza raffreddore, tosse e mal di gola, andavano interpretati diversamente da quelli di una comune influenza. Gli usuali presidi terapeutici antinfluenzali sono stati subito abbandonati dalla dottoressa e sostituiti dalla somministrazione di una forte dose di antibiotici che hanno avuto un effetto risanatore...
Ormai in convalescenza, Laiolo ricorda particolarmente una cosa: il caldo. Un caldo sfibrante, ostinato, una temperatura torrida che raggiungeva i 50 o 60 gradi e annullava in gran parte la vitalità degli uomini che, con un rapido balzo in aeroplano, erano passati in poche ore dall'inverno europeo al clima equatoriale africano.
Al ritorno dall'Africa il giovane studente universitario e Coppi si erano lasciati con l'impegno di ritrovarsi pochi giorni dopo per una nuova partita di caccia. Coppi il 26 dicembre gli aveva telefonato invitandolo ad una battuta nella riserva di Nizza ma Laiolo aveva dovuto declinare l'invito perché già febbricitante a causa della infezione malarica.
Una volta guarito era stato Laiolo a telefonare a Coppi per ricordargli il comune appuntamento. Ma il campionissimo aveva la voce rauca, stanca e lamentava fortissimi dolori al capo perché era già in preda al male che di lì a poco lo avrebbe ucciso...

LA CAUSA DELLA MORTE su IL SECOLO XIX del 7 gennaio 1960

"TORINO 6 gennaio - Da Genova è giunta stasera notizia che nell'Istituto di Microbiologia dell'Università è stato accertato che il campione è morto di "malaria estivo-autunnale" contratta durante il soggiorno in Africa".

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