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LA SPEZIA IN GUERRA 1940-'45 (Cinque anni della nostra vita) - Volume a cura di Arrigo Petacco, edito da "La Nazione"

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Elenco puntato - Genova  GENOVA

Il capoluogo della Liguria
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In primavera, ogni 5 anni,
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Col Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
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in segno di pentimento...

Elenco puntato - Parco del Magra  PARCO DEL MAGRA

A Gennaio 2008 il Parco Naturale
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Tra la punta di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più profonde insenature di tutto il litorale occidentale italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella quale è incastonata La Spezia, città sede di porto militare e mercantile, che oggi è anche punto di attracco per le navi da crociera...

Elenco puntato - Le Cinque Terre  LE CINQUE TERRE

Cinque borghi marinari il cui destino è sempre stato storicamente legato alla terra e all'agricoltura piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i Patrimoni Mondiali dell'Umanità...

Elenco puntato - La Val di Magra  LA VAL DI MAGRA

Nobili, vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio...

Elenco puntato - La Val di Vara  LA VAL DI VARA

La "Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa...

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La "Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
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circa 160. Alcuni sono bellissimi e perfettamente conservati...

 

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Le Alpi Apuane
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Liguri Apuani e Statue Stele
Le radici più profonde delle
comunità lunigianesi affondano
fino alle soglie della protostoria.
Mari e monti un tempo erano
occupati dalla bellicosa
popolazione dei Liguri Apuani...

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Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
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bellicosi Liguri Apuani, da dove
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Antiche ricette in Lunigiana
Piatti prelibati di una cucina essenziale, ma non per questo meno saporita. Cibi dal sapore antico che tornano ad imbandire le nostre tavole dopo  essere stati riscoperti a nuova vita.

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Ferrovia Aulla-Lucca
Il fascino dei treni d'epoca
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Una linea di vitale importanza
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Il dialetto genovese
Le trasformazioni fonetiche avvenute nella parlata di Genova sono un segno inequivocabile del dinamismo espresso dalla città durante i secoli della Repubblica. A Genova il dialetto è una lingua viva, che oggi viene insegnata anche nelle scuole...

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MAGGIO 1898 - A Milano il generale Bava Beccaris ordina di sparare sulla folla affamata

Fiorenzo Bava Beccaris chiede ai soldati di fare il «dest-riga» in Piazza del Duomo. Sul sagrato c'è la sua tenda. Fa quadrato attorno al tavolo del comando un battaglione, ben disposto geometricamente, con un corridoio per le staffette che portano notizie fantastiche. Bande armate scendono dalla Svizzera, contadini in processione dalla Brianza, verso Milano: forche e bastoni in mano. Perfino i Cappuccini di Monforte, dietro le mura del

CORRIERE DELLA SERA dell'8 e 9 maggio 1898 - Prima pagina tutta dedicata ai gravi disordini scoppiati a Milano per la crisi del pane
loro convento, organizzerebbero la resistenza anarchica.
"Va bene, coraggio...": comprensivo, gelido, Bava non si scompone. "Quando comanda il vecchio soldato, colpite". Il vecchio soldato è lui, almeno nelle sue parole. Lo scrive Cavour: "Sii spietato ma svelto, se vuoi accompagnare all'indignazione di chi perde l'ammirazione di chi giudica".
Mette in trappola i cortei dei poveri, disegnando agguati nel girone dei Navigli. Ha chiesto rinforzi: 38 battaglioni di linea, 13 squadroni di cavalleria, 9 batterie di campagna.

Nelle guerre d'Indipendenza gli austriaci lo hanno un po' strapazzato. Adesso è sicuro di vincere. Non ci sarà Fattori a dipingere le ritirate. Ma Luca Comerio, primo fotoreporter di Milano, salterà con le sue lastre da una barricata all'altra. Col treppiede sarà testimone dell'ordine ristabilito.
Mettere pace è l'impegno che agita anche Turati, ma con parole di ragione, però difficili da modulare. Il disastro di Adua aggrava la crisi economica, favorendo quel tipo di evoluzione sociale che, affossata l'aristocrazia del Risorgimento, afferma una classe dirigente nuova. Sono i giorni del «colpo di stato della borghesia».
Per il momento paga la gente minuta: esaspera in piazza l'utopia di una rivoluzione nazionale. Un operaio guadagna 18 centesimi l'ora: impiega 2 ore e mezzo a comprarsi un chilo di pane. Di Rudinì spera di difendere il suo governo con le lance dei cavalleggeri. L'ordine è: sparate a vista. Più di 100 morti e 450 feriti. L'ultimo assalto tocca ai bersaglieri: espugnano una barricata in Largo Foppa. E' fatta di banchi di scuola.
Col binocolo il generale segue l'esercito. Dirige personalmente la conquista del Convento dei Cappuccini. Il brivido di Porta Pia. Quando il cannone fa un buco nel muro dell'orto, scappano frati e mendicanti col tegame della minestra in mano. Re Umberto premia Bava Beccaris: croce di grande ufficiale. E la nobiltà è contenta, anche perché in Brianza è in arrivo l'estate e si aprono le «ville di delizia». "Nessuno sospetta" scrive Carlo Castellaneta, che ha costruito un romanzo in quella Milano, "che un tessitore anarchico di nome Bresci si prepara, in gran segreto, a vendicare i morti...".
(in altra pagina l'assassinio di Re Umberto I)

Da "CENTO ANNI dal Corriere della Sera" - supplemento al giornale del 13 ottobre 1976

Tutti i particolari della sommossa di Milano dove i rivoltosi sono stati presi a cannonate

Il rombo dei cannoni del generale Bava Beccaris domina, nel 1898, la scena politica italiana. Il rincaro del pane e altre aumentate pressioni sociali, che il governo Di Rudinì affronta in modo repressivo, scatenano in varie città italiane gravi disordini, culminati nella rivolta di Milano. Domata nel sangue la ribellione (le artiglierie sparano sui dimostranti), Di Rudinì tenta di riprendere in pugno la situazione presentandosi al Parlamento con un nuovo gabinetto e con un programma di misure repressive. Ma è ormai bruciato: l'aperta ostilità della Camera lo induce a rinunciare e a ritirarsi a vita privata. Gli succede l'ex ministro della Guerra, generale Pelloux, il quale tenta a sua volta di far passare una serie di provvedimenti che limitano la libertà di stampa, di sciopero e il diritto di riunione. Per superare l'opposizione parlamentare al suo «pugno di ferro» sarà costretto ad indire nuove elezioni, che vedranno però un esito favorevole alle sinistre (28 seggi in più). Poco prima dell'assassinio di re Umberto I il Pelloux lascia il posto a Giuseppe Saracco, il quale si mette subito all'opera per normalizzare la vita politica italiana formando un governo di larga partecipazione (con esclusione dell'estrema sinistra).
Nel dicembre 1900, la classe operaia intanto da prova della sua pacata potenza attraverso lo sciopero generale di Genova, causato dalla soppressione della Camera del Lavoro. Il prefetto Garroni, impressionato dalla compattezza dell'ordinata protesta, si rimangerà il provvedimento. Il primo sciopero generale in una città italiana otterrà così un successo incondizionato...

I racconti dei viaggiatori in arrivo alla stazione ferroviaria di Genova Porta Principe

Ieri notte il treno che da Milano doveva arrivare alla stazione di Genova alle 23:55 arrivò invece alle 0:10. Il convoglio non si era ancora fermato che già molte persone, che si trovavano sui marciapiedi, prendevano letteralmente d'assalto i viaggiatori, e in special modo il personale viaggiante, per avere notizie di quanto era accaduto nella città meneghina durante il pomeriggio.
I passeggeri - non molti a dire il vero - sembravano ancora in preda alla preoccupazione; qualcuno appariva

addirittura allibito, come se avesse ancora una visione di spavento davanti agli occhi.
Le prime parole furono: "E' uno strazio, uno spettacolo di desolazione!". Calmatisi poi dalla prima emozione, ecco quello che ci fu dato districare da tutto quell'incrociarsi di domande e risposte, dalle relazioni fatte simultaneamente e a brandelli. La sommossa, che pareva in qualche modo avesse rimesso del suo furore, riprese con violenza verso le ore 16; parecchie barricate sorsero rapidamente a Porta Garibaldi e a Porta Ticinese, e colà appunto si verificò il grosso della mischia fra i rivoltosi e le truppe. Sembra che a nulla giovassero le intimazioni e nemmeno le scariche di fucileria. I rivoltosi, invasi parecchi appartamenti signorili, li saccheggiarono e

MILANO 1898 - Soldati schierati in Via Torino per arginare i disordini dovuti alla popolazione affamata (foto di Luca Comerio)

con le masserizie formarono le barricate. Altri salirono sui tetti delle case circostanti, facendo piovere sui soldati una gran quantità di tegole e dei colpi di rivoltella. Qualche casa ne sarebbe rimasta mezzo smantellata. Siccome la mischia prendeva proporzioni sempre più gravi, si ricorse all'artiglieria. Un cannone venne caricato a Porta Garibaldi; altri quattro davanti al Trotter. Quanto a coloro che sarebbero rimasti feriti in questa sanguinosa lotta, si forniscono cifre disparatissime: chi parlava di 80 morti, chi di 100, e altri perfino di 200.
Tra i morti si faceva il nome di un capitano di fanteria e dell'on. Turati, il quale sarebbe stato colpito da una scarica di mitraglia, al primo colpo di cannone, a Porta Garibaldi.
I viaggiatori aggiungevano pure che passando col treno vicino a Porta Ticinese scorsero, al chiaro della luce elettrica, una barricata. In quel momento però la località era deserta; regnava tutt'intorno un lugubre silenzio; solo si udiva, di tanto in tanto, in lontananza, qualche scarica di fucileria o il rombo del cannone.
Quello che vi ha di positivo è che i fili telegrafici della ferrovia vennero tagliati e che il treno n. 37 non poté essere formato alla stazione centrale di Milano. Venne allestito a Porta Ticinese, dove pure si arrestò il treno n. 6. La stazione centrale è occupata militarmente e un picchetto di soldati sorveglia l'Ufficio Valori.
Molti forestieri hanno abbandonato la città, altri si accingono ad abbandonarla. Queste le notizie raccolte dai viaggiatori giunti a Genova dopo la mezzanotte. Naturalmente vi debbono essere in esse delle esagerazioni e noi ci auguriamo che ve ne siano molte. In questo momento non è possibile vagliare queste notizie. Esse perciò vanno accolte con la massima riserva...

A Genova il comune prende provvedimenti per produrre il pane a 40 centesimi al chilo

Le misure escogitate dal municipio di Genova per far fronte alla crisi del pane cominciano a produrre benefici effetti. Fin da ieri l'altro, quando tutto era pronto per la fabbricazione del pane calmierato, i fornai si recavano a Palazzo Tursi per fare una controproposta: impegnarsi cioè a vendere il pane grosso a 45 centesimi al chilogrammo, qualora la fabbricazione di quello comunale venisse sospesa. Per tutta risposta, vennero informati che ormai erano state prese tutte le disposizioni opportune per l'apertura degli spacci di paragone; che le provviste erano state ordinate e fissati gli operai. Di conseguenza, la proposta era troppo tardiva. D'altra parte è giusto rilevare che il Municipio, prima di adottare questi provvedimenti, aveva conferito con i panettieri per indurli ad una riduzione dei prezzi; per conseguenza, non possono chiamare in colpa se non loro stessi se si dovette ricorrere a tale misura.
Gli spacci furono aperti ieri mattina alle sette, com'era stato comunicato, in diciassette locali scolastici. Inutile dire della ressa in tutti questi punti vendita, specie i8n quelli stabiliti nei quartieri più poveri della città. Il pane, che costa 40 centesimi al chilo, venne smaltito con una rapidità fulminea, tanto che si dovette dare ordine immediato di fabbricarne ancora. La quantità smaltita ieri ascese a venti quintali: troppo scarsa a provvedere a tutte le richieste che era pur facile prevedere, tanto che molte famiglie ne rimasero senza. Oggi ne verranno fabbricati quaranta quintali...
Alla produzione del pane nei forni militari della Zecca vennero adibiti 25 operai panettieri disoccupati, i quali diventeranno oggi 40, non essendosene trovati di più ieri l'altro. Gli operai vengono forniti, a quanto si dice, dalla società di mutuo soccorso fra i lavoranti panettieri, e sono tutti abili e provetti. Il pane messo in commercio è in generale buono e di qualità non inferiore al pane comune. Alcuni tuttavia lamentarono una scarsa cottura e l'eccesso della midolla: in tanti segnalarono la mancanza di sale. Fatti ai quali, viene assicurato, si provvederà in giornata.
Alla lavorazione e alla cottura presiede il capo ufficio municipale, sig. Gennaro, il quale si adopera lodevolmente perché tutto proceda con ordine. A molti panettieri delle vie più popolose e dove maggiormente si fanno sentire le conseguenze dell'attuale crisi, rimase ieri invenduta una quantità di pane. Preoccupati da questo fatto, che era facilmente prevedibile, i panettieri si radunarono ieri mattina per discutere su da farsi. Si assicura siano venuti nella deliberazione di proporre al municipio un ribasso equo, in ragione dei prezzi correnti sul mercato, purché sia sospesa la fabbricazione per conto dell'autorità; salvo a radunarsi ancora domani, per sentire il parere di altri principali fabbricanti, e prendere allora una risoluzione definitiva.

Sintesi e adattamento da "IL SECOLO XIX" - articoli del 7 e 9 maggio 1898
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