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Finestre fotografiche su Liguria e Toscana

Terra della Luna

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  CHIP (Mensile di micro e personal computer) - n° 4 aprile 1984 - Oltre a vari test, la rivista presenta uno "Speciale Usa" avente come oggetto un viaggio nella Silicon Valley

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Archivio di grandi eventi
nazionali ed internazionali,
inchieste, reportages su
quotidiani e riviste celebri

 

FINESTRE APERTE
SUL TERRITORIO

Elenco puntato - Genova  GENOVA

Il capoluogo della Liguria
ha il centro storico più grande
d'Europa. Nel 2004 è stata la
"Capitale Europea della Cultura"...

Elenco puntato - Euroflora  EUROFLORA

In primavera, ogni 5 anni,
alla Fiera di Genova va in scena
lo spettacolo dei fiori per eccellenza.
I giardini più belli del mondo...

Elenco puntato - Via Francigena  VIA FRANCIGENA

Col Giubileo del 2000 è stata
definitivamente rivalutata
la via di Sigerico, che i pellegrini
percorrevano a piedi fino a Roma,
in segno di pentimento...

Elenco puntato - Parco del Magra  PARCO DEL MAGRA

A Gennaio 2008 il Parco Naturale
Regionale del Magra è il territorio
eco-certificato più esteso d'Europa...

Elenco puntato - Golfo della Spezia  GOLFO DELLA SPEZIA

Tra la punta di Portovenere e il Capo Corvo si apre una delle più profonde insenature di tutto il litorale occidentale italiano, declamata nei versi di illustri poeti e nella quale è incastonata La Spezia, città sede di porto militare e mercantile, che oggi è anche punto di attracco per le navi da crociera...

Elenco puntato - Le Cinque Terre  LE CINQUE TERRE

Cinque borghi marinari il cui destino è sempre stato storicamente legato alla terra e all'agricoltura piuttosto che alla pesca. Un paradiso naturale della Liguria che nel 1997 è stato inserito dall'UNESCO tra i Patrimoni Mondiali dell'Umanità...

Elenco puntato - La Val di Magra  LA VAL DI MAGRA

Nobili, vescovi, mercanti e pellegrini
lungo l'asse della Via Francigena.
Culture differenti per storia e tradizioni,
nei secoli, si sono sovrapposte
e hanno permeato il territorio con
i segni del loro passaggio...

Elenco puntato - La Val di Vara  LA VAL DI VARA

La "Valle dei borghi rotondi"
è anche conosciuta come
la "Valle del biologico" per le sue
produzioni agricole ottenute con
metodi antichi e naturali.
Varese Ligure nel 1999 è stato il
1° comune ecologico d'Europa...

Elenco puntato - La Lunigiana  LA LUNIGIANA

La "Terra della Luna", in Italia,
ha la più alta concentrazione di
antichi castelli. Se ne contano
circa 160. Alcuni sono bellissimi e perfettamente conservati...

Close Up

Argomenti in primo piano,
fotografie, turismo, news,
eventi e storia del territorio

  Cicloturismo nella Lunigiana Storica

Itinerario cicloturistico sulle
strade del miele e del castagno

Grafica elenco puntato link

Trattasi di un percorso semi-circolare che attraversa vari comuni della Lunigiana, tra i quali quello di Bagnone. Ci si sposta sulle colline che si affacciano lungo le due sponde del fiume Magra, in un comprensorio dove vengono prodotti il miele e la farina di castagne a marchio DOP...

Itinerario cicloturistico nella
valle del torrente Bagnone

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E' un percorso durante il quale si raggiunge il borgo di Treschietto, località rinomata per la coltivazione delle cipolle. Il dislivello totale si avvicina agli 800 metri. Non ci sono salite impegnative eccetto il tratto di circa un chilometro tra Bagnone ed il bivio per Collesino...

Carta della Lunigiana Storica
Una cartina con note mostra il
territorio, un tempo abitato dai
bellicosi Liguri Apuani,
da dove parte questo sito...

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Le vie di pellegrinaggio
I pellegrinaggi a Gerusalemme iniziarono già dai primi secoli dopo la morte di Cristo. La via Francigena non vide solo il passaggio di pellegrini ma anche di viandanti, militari e mercanti che misero a confronto la loro cultura con quella dei territori attraversati...

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La Via Marchesana
E' una strada storica che in epoca medievale veniva utilizzata dalla famiglia Malaspina per raggiungere i propri possedimenti in alta Italia. Il tracciato parte da Aulla, in Lunigiana, per raggiungere la città di Pavia in Lombardia...

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Pievi romaniche
In Lunigiana le pievi romaniche del periodo medievale costituiscono esempi artistici molto rilevanti. Anticamente le pievi avevano competenza esclusiva per la somministrazione dei sacramenti e per la sepoltura, non essendo tale prerogativa riconosciuta a cappelle, basiliche e monasteri...

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Acque minerali e termali
Sul territorio che anticamente faceva parte della Lunigiana storica ci sono moltissimi punti di sbocco di sorgenti naturali che hanno vita autonoma rispetto agli acquedotti pubblici...

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La Ferrovia Pontremolese
I centri di Villafranca e Filattiera possiedono stazioni autonome lungo questa strada ferrata.
Quella di Villafranca serve anche il comune di Bagnone.
In origine la linea ferroviaria Parma - La Spezia era lunga 120 chilometri. I lavori per la sua costruzione iniziarono nell'ottobre del 1880 e durarono 14 anni. Oggi sono in corso opere per un potenziamento strutturale ed il raddoppio dei binari, già completato per oltre un 50% del percorso...

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Storia di stampatori e librai
In Lunigiana i primi libri con la tecnica a caratteri mobili vengono stampati nel 1471 quando Jacopo da Fivizzano mette al torchio
una decina di titoli...

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La Disfida degli Arcieri
A Fivizzano si svolge ogni anno,
nel mese di luglio, la rievocazione
di una competizione avvenuta
nel 1572 e tramandata
da Frate Tommaso...

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SIMPOSIO LUNENSE A FIVIZZANO - L'artista cinese Jun Ho Kim al lavoro sulla sua scultura di alabastro

Simposio Lunense a Fivizzano
E' un manifestazione di scultura alla quale partecipano artisti nazionali ed internazionali. Per l'occasione la città si trasforma in una bottega d'arte a cielo aperto alla quale fanno da corollario convegni, spettacoli, concerti, con la presenza di vari ospiti illustri...

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Il Premio Bancarella
Sintesi di una passione
per il libro che dura a
Pontremoli da oltre 5 secoli...

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La Festa del Libro e dei Fumetti
A Montereggio di Mulazzo
tutte le piazze e le strade
sono intitolate ad un editore. Il borgo infatti è universalmente conosciuto come "Il paese dei librai". Dal 2020 vi si svolge anche un festival dedicato ai fumetti che coinvolge vari protagonisti del mondo della nona arte...

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COMANO - La collinetta del castello

Castelli medievali
In Italia la Lunigiana ha la più alta concentrazione di antichi castelli. Se ne contano circa 160. Alcuni sono bellissimi e perfettamente conservati e/o ristrutturati, altri un po' meno. Tutti hanno alle spalle storie interessanti...

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Il Giro della Lunigiana
Corsa ciclistica internazionale
per la categoria juniores

Grafica elenco puntato link

Nubifragio del 25/10/2011
Un evento atmosferico di
eccezionale portata ha dato luogo
a forti precipitazioni nel Levante
ligure e nell'alta Toscana.
La concentrazione della pioggia, in alcune aree dello Spezzino e della Lunigiana, ha raggiunto livelli tali da originare una vera e propria apocalisse...

Grafica elenco puntato link
 
 
 
 

Fotografie © GIOVANNI MENCARINI

 
La Lunigiana  Titolo di testa - La Lunigiana (6)    (6)

Località e territorio

 

Morfologia

Liguri Apuani

Alpi Apuane

Antiche ricette

Miele DOP

Prodotti naturali

LE VALLI DI ZERI

Il territorio del comune di Zeri è tipicamente montano, occupa una superficie di 73,61 Kq. e comprende un'insieme di paesi che si trovano in quattro vallate comprese tra i 200 e gli 850 metri di altezza sul livello del mare: la vallata di Zeri, quella di Rossano, di Adelano e di Codolo.
Le origini di Zeri si perdono nei tempi della dominazione preromana e richiamano gli antichi usi pagensi liguri, testimoniati da ritrovamenti tombali e dalle denominazioni di alcuni luoghi, quale Castello, che richiamano l'idea del castellaro ligure, più che la fortificazione medievale. Con l'antico nome Cerri, Zeri è citato in un atto del 774, ma è nel 1164 che Federico II lo infeuda ad Obizzo Malaspina e la sua storia successiva si mischia a quella di Pontremoli. I "rurales" di Zeri, sempre irrequieti, segnano per tutto il Cinquecento una storia di contestazioni e lotte armate, fino alla rivolta del 1526, quando assediarono Pontremoli in nome di una loro rivendicazione di indipendenza che, nell'uso comune, si sintetizza nell'antico detto: "Zeri mangia del proprio pane e veste del proprio pelo".
A Zeri nacque Francesco Natali, l'artista lunigianese del XVIII secolo, forse il più importante ed attivo in molte città.
Al Passo dei Due Santi, sull'Appennino Tosco-Emiliano, è localizzata una stazione di sport invernali fondata nel 1971 e che ebbe un forte sviluppo negli anni ottanta. Le piste si trovano tra 1400 e i 1600 metri di altitudine,

I pascoli hanno sempre avuto una grande importanza nell'economia della Lunigiana

A sinistra un
pascolo di media
montagna, a
destra il Passo del
Rastello.

PASSO DEL RASTELLO - Segnaletica e sentiero dell'Alta Via dei Monti Liguri

a circa 30 Km dall'uscita del casello di Pontremoli sull'autostrada A15 La Spezia - Parma. Oltre al rifugio del Passo dei Due Santi, oggi esistono anche alberghi e campeggi dove gli amanti della montagna possono trovare tutti i comfort necessari per una vacanza all'insegna del contatto con la natura. Il motto della stazione è "Zum Zeri, ovvero la neve che si specchia nel mare", in quanto scendendo lungo le piste il panorama spazia fino alla costa ligure.

ZUM ZERI - Negli anni Settanta del XX secolo, con l'apertura della stazione invernale di Zum Zeri, è iniziato lo sfruttamento delle potenzialità turistiche comunali. Zeri sembrava destinato a rimanere l'isola austera di una economia montana prima che sorgessero i primi alberghi al seguito delle principali strade di collegamento, particolarmente con la Val di Vara, attraverso il Passo del Rastrello o Rastello. Ma il vero lancio turistico fu fatto nel 1971 quando la mulattiera per il Passo dei Due Santi divenne una strada carrozzabile, con due piazzali, due piste da sci e tutte le strutture sportive volute dall'Amministrazione Comunale e dall'Associazione Sportiva Zum Zeri. Il Comune iniziò anche una valorizzazione paesaggistica della zona, attraverso percorsi di trekking che permettono di godere le bellezze dei laghi Peloso ed Aracci, dei pascoli e delle cascine del Lago Verde.

LE MONTAGNE - Le Valli di Zeri sono delimitate da rilievi montuosi che per la loro altitudine e conformità le isolano quasi completamente dal resto del territorio. Le cime più elevate sono il Monte Fabei (1584 m.), il Gottero (1639 m.), il Focetto (1536m.) e lo Spiaggi (1554m.). Sul fianco del Monte Gretta, lungo la strada tra Patigno e Adelano, sorge un santuario dedicato alla Madonna di Lourdes, eretto nel 1958 per il centenario delle prime apparizioni alla piccola Bernadette.
In questo contesto abbondano le bellezze naturali della fauna e della flora. I rapaci come l'aquila reale, lo sparviere, la poiana, il gheppio e l'allocco, vivono nei boschi in assoluta sintonia con la natura.
Fra i mammiferi troviamo il cinghiale, la lepre, la volpe, l'orso, il tasso, la faina, lo scoiattolo, la donnola, il ghiro, il moscardino.
Gli abbondanti pascoli consentono l'allevamento di ovini, bovini ed equini.
Nei numerosi torrenti e corsi d'acqua prosperano la trota e il vairone. Il territorio ha inoltre un prezioso patrimonio idrico costituito da acque minerali e sulfuree.

COLORETTA - Fino ai primi decenni del XIX secolo era un piccolo villaggio montano mentre oggi è il più popoloso nucleo abitativo dello Zerasco, sede del Comune, delle scuole e dei maggiori servizi sociali e turistici, tutti a sostegno della stazione invernale di Zum-Zeri. Il borgo è raggiunto dalle principali vie di comunicazione comunali e dalla provinciale per il Passo del Rastrello. Nei pressi di Coloretta c'è il nucleo «Castello», che probabilmente era il «Castrum Ziri» medievale, i cui resti si ritengono essere quelli a nord dell'abitato. Il paese ha oggi un aspetto nuovo perché è stato oggetto di varie ricostruzioni operate dopo il secondo conflitto mondiale quando molte case furono bruciate dai tedeschi.

ADELANO - E' una vallata con tre paesi che, nel corso del tempo, hanno risentito del depauperamento legato all'esodo della popolazione la quale, per avere maggiori opportunità di lavoro, si spingeva verso altri lidi. Attraverso la valle scende un antichissimo sentiero, quello della Via del Gottero, conosciuto anche come Via Regia, attraverso il quale sono transitate tribù liguri, orde barbariche e greggi, fin dall'antichità preistorica e protostorica. Questa strada, poi divenuta una mulattiera in epoca romana e medievale, durante la Resistenza fu arteria vitale che scendeva dal Monte Cornoviglio in direzione di Bolano e Ceparana ed era anche chiamata «strada salaria», perché utilizzata dai mercanti di sale. Fu sempre e comunque una via privilegiata di congiunzione tra la Valle del Taro, Sarzana ed il Golfo della Spezia.

LA FORMENTARA - Fino alla II Guerra Mondiale era zona di alpeggio, composta da 27 cascine di pietra, dalla caratteristica copertura in piagne di arenaria e da una chiesa dedicata a San Bartolomeo. Alla Formentara i contadini tagliavano il fieno, raccoglievano i prodotti del bosco e sottobosco, pascolavano il bestiame. Oggi c'è solo il ricordo della vita di allora, di un mondo agro-pastorale che si è andato disgregando con l'esodo delle campagne e con l'epoca industriale.

BAGNONE

Bagnone e la sua Pieve dei Santi Ippolito e Cassiano sono collocati nell'area della Via Francigena che conduceva verso il Passo di San Nicolao di Tea e verso Lucca, la città del Volto Santo. La Pieve di Bagnone è antichissima e ad essa si riferisce un diploma di Ottone II del 981 dove si cita un mercatum in plebe Sancti Cassiani, individuando qui un luogo di scambio commerciale, difeso da un castello sottoposto, nel corso del tempo, a vari domini. La pieve era parte di un sistema che per Offiano, Codiponte, Soliera, Monti e Bagnone conduceva all'incontro dei due percorsi della Via Francigena a Filattiera; il castello si trovava invece lungo una linea di fortificazioni individuabile nelle torri di Bagnone, Treschietto, Apella, Comano, forse Torre Nocciolo, Castevoli, Verrucola, Casola, Viano, Minucciano di Garfagnana.

Una statua stele ritrovata a Treschietto e conservata nel Museo del Piagnaro di Pontremoli attesta che il territorio del comune di Bagnone era abitato sin da epoche remotissime e sta ad indicare la presenza

umana in loco già nell'età del bronzo. La prima attestazione di Bagnone sorto come castello sovrastante l'antico borgo di Gutula (poi inglobato), è contenuta in una bolla pontificia del 1148.
In origine per "Bagnone" si intendevano la roccaforte e l'agglomerato urbano di abitazioni sorte attorno al castello, edificato sulla sinistra del torrente dal quale prese il nome. Il castello si innalza sul colle che

BAGNONE (MS) - Le mura, il castello e il letto del torrente omonimo

domina la stretta gola ove scorre il torrente Bagnone. Il maniero malaspiniano fu costruito verso il 1351 e le

Il castello
e le mura di
Bagnone

e mura perimetrali sono elevate sull'orlo di un precipizio. Il manufatto prese corpo all'epoca in cui il borgo, dopo il frazionamento dell'antico predio marchionale dei Malaspina di Filattiera, divenne feudo autonomo.
La torre cilindrica è rimasta l'unica struttura superstite del fortilizio trecentesco, oggi del  tutto scomparso e in parte inglobato nella villa cinquecentesca dei conti Ruschi-Noceti, che subentrarono ai Malaspina nel governo del territorio. Questa dimora, ampiamente modificata da interventi ottocenteschi, è stata arricchita nei primi anni del Novecento da un imponente porticato. Oggi la villa è di proprietà privata e non è visitabile.
Il Castello era collegato al borgo murato tramite via Ponte Vecchio e la porta detta di Santa Caterina. La struttura scavalca con un'unica arcata il torrente Bagnone, incuneato tra speroni di roccia, e sbocca sulla piazzetta dove già nel sec. XII si svolgeva l'antico mercato, che rimase attivo in tale sito sino al sec. XIV.
A partire dalla seconda metà del XV secolo Bagnone entrò a far parte della Signoria e poi del Granducato di Toscana fino all'epoca napoleonica, rientrandovi poi dal 1815. Dal 1849 per dieci anni rimase annesso al Ducato di Parma. Dopo l'unità d'Italia venne compreso nella Provincia di Massa Carrara.
Nella frazione di Treschietto ci sono ancora tracce dell'imponente castello marchionale costruito nella prima metà del XIV secolo, riedificato su più antiche, ancora visibili, fortificazioni della rupe, da Giovanni Malaspina, del ramo di Filattiera. Politicamente aggregato a Firenze, il feudo venne annesso successivamente al Granducato. Passato nel 1747 alla Camera imperiale, con l'abolizione dei feudi finì sotto la Repubblica Cisalpina ed indi al Ducato di Modena. Attigui al castello, sono ancora oggi visibili i resti di una cappella quattrocentesca realizzata in pietra arenaria.

EDIFICI DI CULTO - La chiesa più antica di Bagnone è quella di Santa Maria che risale al XV secolo, alla quale si aggiunse nel XVII una nuova chiesa parrocchiale. L'edificio, intitolato a San Nicola, come la vetusta chiesetta romanica esistente al Castello, venne costruito a partire dal 1680 e consacrato nel 1735. Per raggiungere la parrocchiale si progettò l'apertura di una nuova strada nel cuore del paese. Il progetto venne attuato nel 1804 e, per far questo, si dovettero abbattere alcuni edifici. Uno di questi era una sala che aveva ospitato un piccolo ma efficiente teatro settecentesco, legato all'attività dell'Accademia dei Ravvivati. Dapprima la via così realizzata prese il nome di Strada Nuova per poi essere intitolata ad un illustre bagnonese, ovvero il senatore Niccolò Quartieri.

Grafica titolo argomento  La festa votiva di Santa Croce

Il 3 di maggio si celebra a Bagnone la festa votiva di Santa Croce, a ricordo dello scampato pericolo da un'epidemia di peste che mieteva vittime ovunque. Leggenda narra che Bagnone fu preservato per la devozione dei fedeli verso una sacra reliquia lasciata al castello dei Conti Noceti da un misterioso pellegrino. Si vuole che lo sconosciuto, ospitato per una notte al castello e scomparso il mattino successivo senza lasciare traccia, fosse stato il Cristo stesso.
Portata al paese, la reliquia ritornava sempre al castello in modo incomprensibile. Fu pertanto deciso di erigere una chiesa per conservarla ed adorarla. In epoca di pestilenze veniva portata in processione per le vie del borgo ed invocata con una formula che si usa ancora oggi: "A fame, peste, bello, libera nos domine". Visto che gli abitanti di Bagnone venivano sempre preservati dal contagio, l'Amm. Comunale di antica memoria istituì una giornata da dedicare ai festeggiamenti solenni della Santa Croce.
La fede verso la reliquia si è mantenuta inalterata nel tempo e Bagnone, durante il terribile terremoto del secolo scorso che colpì tutta la Lunigiana, rimase miracolosamente incolume...

Testi consultati - Vedi pagina principale "La Lunigiana"  Testi consultati: vedi pagina principale "La Lunigiana"

I MULINI BAGNONESI - Gli edifici vicino al torrente Bagnone ricordano una fiorente attività bagnonese del passato, e cioè l'industria molitoria, basata su diversi mulini ad energia idrica che sfruttavano con cascate, canali, e gore l'irruenza delle acque fluviali. La macinazione riguardava soprattutto grano, granturco e castagne. Queste lavorazioni rimasero in funzione fino agli ultimi anni dell'Ottocento finché le costruzioni non furono demolite o modificate per farle diventare delle abitazioni al servizio dei dipendenti della Società Elettrica. Nei bassi edifici vicini al torrente macinarono per secoli i mulini fatti costruire nel 1446 dai Malaspina di Bagnone (che li condussero fino alla cessione del feudo alla signoria fiorentina) e che, in seguito appartennero ai conti Noceti.

I BARSAN - Nel dopoguerra la popolazione di Bagnone aveva subito una drastica riduzione per l'esodo nel nord, dove i suoi emigrati esercitavano attività di vendita ambulante, progressivamente assunta ad affare economicamente rilevante. Le persone che, ad iniziare dalla fine dell'Ottocento si erano trasferite in una zona compresa tra Parma - Cremona - Mantova e Reggio Emilia erano soprannominati "Barsani" (in dialetto "Barsan") e commerciavano soprattutto in maglieria e chincaglieria. Dopo aver fatto fortuna, i "Barsani" sono tornati alle loro case e hanno contribuito con i loro investimenti a far rifiorire l'economia locale. Oggi il borgo di Bagnone punta tutto sul turismo e sul recupero di molte antiche tradizioni legate alla cultura, all'agricoltura, all'artigianato e alla gastronomia.

FRAZIONI e NOMI ILLUSTRI - A Castiglione del Terziere, sono stati riportati agli splendori rinascimentali il castello, diventato  il Centro di Studi Umanistici “Niccolò V” di storia lunigianese e fiorentina, e il complesso della Santissima Annunziata, con il convento trasformato in struttura ricettiva.
Il borgo, anticamente, era chiamato Castiglione dei Corbellari, nome dovuto ai primi castellani (i sub-feudatari Corbellari), che ne ebbero il possesso, insieme a quello di Virgoletta, in epoca altomedievale, e ai quali subentrarono in seguito i Malaspina. Nel 1275, dopo la morte di Obizzino dello Spino Fiorito, figli e nipoti si divisero il suo patrimonio, costituito dai beni situati sulla riva sinistra del Magra, con sede del marchesato a Filattiera. Castiglione fu compreso nella «terza parte» che toccò, insieme a Filattiera e altre terre della valle del Bagnone, al marchese Alberto, figlio di Obizzino. Da qui originò il nome «del Terziere», che rimase anche dopo il 1351 quando, con la spartizione di Filattiera, Castiglione divenne feudo indipendente in possesso del marchese Franceschino. Questi era conosciuto come «il Soldato» perché, tra le molte cariche, aveva anche quella di Capitano di Guerra della Repubblica fiorentina.
Castiglione diede i natali a Giovanni Francesco Segalara, famoso capitano di Ventura del XVI secolo. Costui dapprima militò in Lunigiana, spalleggiato da una cinquantina di uomini, poi, nel 1527, fu a capo delle Bande Nere nel torneo svoltosi in Firenze per il Duca Giovanni De' Medici. Rese pure servigi alla Repubblica di Genova, dalla quale ebbe in cambio alte cariche ed onori.
A Treschietto si tiene ogni anno (maggio-giugno) la "Sagra della cipolla", famoso prodotto tipico locale per la cui valorizzazione è stato istituito un apposito comitato.
Altro appuntamento autunnale bagnonese (settembre-ottobre) è la "Sagra della castagna e del fungo porcino".

COMANO

Comano è posto a 530 metri sul livello del mare ed il suo territorio è il meno popolato di tutta la Lunigiana. Molti i suoi cittadini che nel corso degli anni sono emigrati in altri lidi per maggiori opportunità di lavoro.
Prossimo ai confini con le province di Parma e Reggio Emilia, è oggi un tranquillo borgo di villeggiatura estiva, in una natura incontaminata e nel verde dei boschi ai piedi dell'Appennino.
Comune autonomo dagli anni Venti, epoca di un disastroso terremoto e di una successiva ricostruzione, Comano vanta, già dall''800, una vocazione specificamente turistica: all'epoca era considerato, per le bellezze ambientali e la salubrità del clima, la "Perla della Lunigiana". Risalgono ai primi anni del Novecento molti impianti residenziali di famiglie dell'alta borghesia spezzina e della costa, che qui trascorrevano le proprie vacanze. Oggi, col recupero del centro storico e nuovi insediamenti, la popolazione è tornata a crescere. Durante la bella stagione le presenze possono anche triplicare.
Si stabiliscono permanentemente in loco soprattutto Inglesi e Rumeni. Gli anglosassoni sono principalmente pensionati benestanti, che hanno acquistato molte residenze, le hanno ristrutturate riportandole alle loro originarie fattezze. Passano in zona molto tempo e spesso sono accompagnati anche da figli e nipoti. Diversa e più recente è l'immigrazione rumena, originata da motivi occupazionali.
A distanza, domina Comano il suo castello, il cui dominione centrale

Comano:
segnaletica turistica
del territorio
comunale

COMANO - Segnaletica turistica con i principali luoghi d'interesse, servizi e strade del territorio comunale

alto e rotondo svetta sulla costruzione risalente all'XI secolo. La pianta è quadrata con rotonde torri angolari che uniscono

le mura. Il maniero venne costruito dai Dallo, fedeli ai Vescovi nemici dei Malaspina ma, nel corso del tempo, si ritrovò un possesso anche degli Estensi e di varie consorterie feudali come i Bosi, ai quali nel XIII secolo si aggiunsero, come condomini, i Malaspina del ramo di Filattiera e quelli del ramo di Olivola. Dopo aspre lotte avvenute in Lunigiana tra i Malaspina e i lucchesi di Castruccio Castracani, la valle superiore del Taverone passò completamente a Spinetta il Grande e alla linea dinastica della Verrucola. Questa ebbe una vasta signoria comprendente i territori che attualmente rientrano nei comuni di Fivizzano e Comano.
Si narra che in questo castello Spinetto Malaspina fece decapitare gli ultimi esponenti della famiglia, Bonaccorso e Boccarino, rei di aver fatto uccidere Marcello, appartenente al loro stesso casato. Il gesto servì a punire il delitto ma mirò anche ad eliminare gli ultimi avversari. annettendo così a se tutta la zona, che entrò successivamente nell'asse ereditario della linea della Verrucola, uscendo dal possesso di Olivola.
Frazioni del comune di Comano sono Torsana, regno di pascoli e di pietra, arroccato a 950 metri sul verde della montagna; Camporaghena, agglomerato rurale di stampo ottocentesco e non più medievale, posto a 950 metri sui detriti dell'Alpe di Succiso; Crespiano, posto a 330 metri, da sempre villaggio simbolo dell'isolamento montano, lambito dal torrente Taverone.

CAMPORAGHENA - Collocato a 950 metri di altitudine, si presenta arroccato sul dorso di un monte formato dai detriti dell'Alpe di Succiso. Case e mura di roccia rossastra, alternate a pietra più verde, danno l'impressione, a chi arriva da lontano, che nel borgo non ci abiti più nessuno. Già nel primo ventennio del XX secolo il Caselli lo aveva definito un paese morto, dove solo alcune persone anziane hanno caparbiamente mantenuto il presidio di un territorio che, nel corso dei secoli, è stato conteso da vari eserciti ed è stato miracolosamente salvato dalle distruzioni operate dalle forze naturali.
Camporaghena ci appare oggi in una veste rurale ottocentesca e non più medievale, certamente modificata rispetto alle forme originarie. Negli ultimi decenni l'opera di squadre di scalpellini ha trasfuso uno spontaneo messaggio artigianale in elaborate ed esotiche forme, tratte dalla cultura assorbita in anni di forzata emigrazione.

CRESPIANO - Si trova a 330 metri di altitudine ed è, da sempre, un villaggio simbolo dell'isolamento della montagna, con le poche case e la chiesa lambite dal torrente Taverone.
La millenaria pieve, dedicata a Santa Maria Assunta (vedi foto più sopra), in epoche remote aveva una vasta giurisdizione che comprendeva i territori posti sui due rami del Taverone. La sua storia si perde in epoca anteriore all'intervento di restauro attribuito alla contessa Matilde di Canossa che, secondo alcuni, in Lunigiana avrebbe costruito cinque chiese.
Di per certo, una lapide posta nella sacrestia ricorda un restauro dell'edificio avvenuto nel 1078 per opera del maestro Ottone.
La chiesa è un austero gioiello romanico, ombroso di colonne e capitelli; la sue forme originarie tutt'oggi suggestionano per il rigore e la purezza, mettendo in secondo piano i rimaneggiamenti operati nel periodo barocco ed ottocentesco.

IL LAGASTRELLO - All'antico valico si giunge passando di fronte alle rovine della remota Abbazia di Linari, dedicata a San Salvatore e San Bartolomeo. La chiesa, fondata intorno all'anno Mille per volontà della casa Estense, nel 1077 venne conferita ad Ugo d'Este da Arrigo IV e dotata di vasti possedimenti. Fu sempre contesa dai signori di Groppo San Pietro fino alla sua soppressione, voluta da Papa Gregorio XIII nel 1583. Aggregata al Convento degli Agostiniani di Fivizzano, concluse il suo illustre passato in una riconversione a fini agricoli, dopo che uno smottamento del terreno ne aveva determinato il crollo.
Dopo pochi chilometri la strada conduce al passo e poi costeggia il Lago di Paduli, creato artificialmente con uno sbarramento del terreno, dove, nel periodo estivo, allevatori toscani ed emiliani fanno confluire i cavalli per la transumanza.

IL CAVALLO DI COMANO - Nel processo di valorizzazione di alcune peculiarità della Lunigiana, è giunto a completamento il progetto che vedeva il Comune impegnato nell'ottenere il titolo di razza "doc" per il "cavallo di Comano". Una certificazione non fine a se stessa ma volta a qualificare ulteriormente la settembrina "Fiera degli equini".
Dal luglio 2010, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha inserito nel registro delle razze autoctone anche il cavallo Appenninico, tipico dell'Alta Lunigiana e dell'Emilia Romagna. Il documento fissa i tratti caratteristici che gli equini devono possedere per garantire la corretta riproduzione della specie e provvede già a censire circa 500 cavalli di Comano, che sono stati oggetto di studi approfonditi per svariati anni
Potrebbe essere invece al nastro di partenza una nuova iniziativa, quella della commercializzazione del latte equino, un prodotto di ottima qualità adatto a diversificare la dieta dei sofferenti di intolleranze alimentari.

COMANO CAVALLI - E' la più grande fiera equina di tutta la Lunigiana e si svolge ogni anno alla metà del mese di settembre. Viene organizzata dall'Associazione Allevatori Cavalli di Comano e nel 2023 è arrivata alla 54ma edizione. Nell'arco di tre giornate si svolgono vari spettacoli, esibizioni equestri, competizioni tra allevatori, commerci di animali. Questo appuntamento è ripreso nel 2022 dopo la sospensione biennale dovuta alla pandemia. Nella penultima edizione il pezzo forte è stata la Rievocazione Storica "Quintana Cybea", una gara nata a Massa durante la quale 5 cavalieri giostranti si sfidano per la conquista di un Palio. La competizione si ispira all'evento originale avvenuto il 10 giugno del 1557 durante la fondazione della Massa Nova ad opera di Alberico Cybo-Malaspina.

 
Comuni,
arte, turismo,
trasporti,
economia e
gastronomia

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La Cipolla di
Treschietto
La cipolla di Treschietto, (oignon, cebolla, onion, zwiebel) è una pianta erbacea del genere Allium (A.cepa) della famiglia delle liliacee. Il bulbo schiacciato, di grandezza assai varia, è formato da squame carnose, generalmente di color bianco, e ricoperto di squame scariose rossicce. Tra le foglie, cilindriche e scanalate, s'innalza un lungo scapo fiorifero, rigonfio verso la base e terminante in una ombrella globosa di fiori bianchi.
La cipolla è di uso frequente nella cucina locale, soprattutto fresca, anche perché non si presta ad un lunga conservazione.
Il "mangiar pane e cipolla" è un detto che significa nutrirsi in modo povero di cibo umile e che ricorda il passato, in cui il castagno e la cipolla erano gli alimenti principali della popolazione della Lunigiana.
BAGNONE - Slogan su cartello turistico del comune: "Io vivo a Bagnone, non bacio mia moglie da 20 anni, preferisco la Cipolla di Treschietto!"
Treschietto è oggi raggiungibile con strade carrozzabili asfaltate, ma ha mantenuto un ambiente sano e incontaminato.
È questa una delle ragioni che garantiscono la qualità della cipolla che conserva le sue caratteristiche solo se coltivata nei piccoli appezzamenti di terreno attorno all'abitato e ai ruderi del castello. Qui un buon numero di piccoli produttori, soci dell'Associazione di Tutela, assicurano tutto il ciclo produttivo, dal seme alla raccolta delle cipolle mature, che a volte è fatta in presenza dei visitatori. Sono garantiti i metodi tradizionali di coltivazione, senza l'impiego di fitofarmaci, diserbanti e concimi chimici.
PIATTI
TRADIZIONALI

Con la dolce cipolla di Treschietto, per il suo gusto fragrante e delicato, si possono preparare ottimi piatti tradizionali, tramandati da molte generazioni.
Si devono distinguere i piatti confezionati con cipolle tenere o in erba e quelli con cipolle adulte. Con le prime si preparano torte mescolate ad erbe varie, nelle quali si impiega la parte bianca della cipolla e parte delle foglie verdi.
Gustosissima è la "barbotta" (vedi link "Antiche Ricette"), una sorta di sformato con cipolle, latte e farina di mais. Le dolci cipolle fresche vengono mangiate anche in "pinzimonio" ed in gustose insalate miste.
Ottima la "zuppa di cipolle", con fettine di formaggio pecorino, fatte gratinare al forno.
Le cipolle stagionate vengono cucinate "ripiene", di magro oppure con mortadella, e cotte al forno oppure impiegate per fare frittate; unite alla bietola compongono le caratteristiche torte d'erbi, racchiuse tra due sfoglie sottilissime di farina di grano e cotte nei testi in ghisa, ovvero l'antico “forno portatile” di campagna costituito da un disco di base (sottano) e un coperchio a cupola (soprano) entro cui la preparazione cuoce in mezzo alla cenere.
TUTELA DEL
PRODOTTO

A Treschietto si è costituita un'Associazione per la protezione del prodotto tipico locale ed è attivo un Comitato per la Valorizzazione della dolce "Cipolla di Treschietto", con sede nella Casa Canonica, in località Fenale.  Ulteriori informazioni sul: sito ufficiale
 
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